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Autore: B_Yul    11/11/2022    0 recensioni
Una storia antica lega la giovane Jia al Dragon Hole nel sud della Cina.
Quando arriva a Seoul per assumere il ruolo di vice del CEO di Elite Entertainment, Park Chanyeol, si trova al centro di uno scambio di messaggi che le sveleranno la verità sulle sue origini.
Riuscirà il CEO Park a conoscere ogni lato della strana "signorina Wein" prima che mamma Park lo spinga all'altare?
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chanyeol, Chanyeol, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo avevo avuto davvero il cuore caldo, un tempo.
Cercavo sempre una soluzione a breve termine, qualcosa che mi accendesse almeno un istante e poi scappavo perché le emozioni mi davano il volta stomaco e tornavo ad amare la routine con calma: tea rosso, albume, caffè, allenamento, doccia, lavoro, un’uscita ogni tanto per bere o prendere ossigeno e qualche parola detta cantando in un pub vicino casa.
Poi era arrivato Kris. E io avevo smesso di scaldarmi.

“quando è stata l’ultima volta che hai cantato dal vivo?”
Si accigliò un po’, ma non potevo aspettare Shanghai per tutto e fissarlo mentre con i polpastrelli si torturava le labbra in cerca di chissà quale informazione nei meandri di quella testa così impenetrabile, all’apparenza.
Come la mia, forse,
“Direi due anni fa. Si, due anni. Prima di prendere il posto di mio padre”
“Non ti manca?”
“Mio padre o il palco?”
“Entrambi”
“Mio padre è stato un bravo papà ma non era il mio. Quindi mi manca come figura di riferimento ma non riesco a sentire di aver perso proprio … non so se …”
“Capisco. Anche nel mio caso sarebbe lo stesso”
“Ecco. Non riesco a farlo capire a nessuno a parte mia sorella …il palco invece no. Mi manca la musica come la vivevo in quegli anni. Quando ho iniziato a scrivere, a comporre, studiavo per amore e sentivo qualcosa dentro che mi impediva di smettere anche nei momenti peggiori, anche quando iniziavamo a provare alle 5:00 e finivamo la mattina dopo, andava bene. Poi ho perso l’amore però. Ho iniziato a sentire una specie di dolore così strano, silenzioso e sordo ma …”
In quel momento una lacrima gli rigò il viso, cadde veloce sulla pelle liscia e non sappi se sentirmi in colpa o grata per aver visto qualcosa di diverso al mondo da ciò a cui ero abituata.
“Scusa, non ne parlo mai perché … non ha senso ma è così”
Scossi la testa, convinta che comunque fosse andata, ne sarei uscita rigenerata da quel pezzo di vita in Corea: “Se piangi è perché ti sei stancato di stare male. Quindi non dovresti evitare di parlarne, prova invece a farlo più spesso”.
Sorrise e mi accarezzò la testa con delicatezza: “Non hai tolto il filo?”
“No, tu lo hai tolto?”
“No, la signora Kim sa essere convincente. E stavolta sentivo fosse giusto tenerlo anche io”.
“Mh. Anche io”.
Annuì e prese le cuffiette dalla tasca della giacca: “Tieni, queste erano destinate ad un album prima che lasciassi il training, dimmi se ti piacciono ma prima dimmi perché tu non canti più. Per favore”
Ci pensai su un momento, non ero certa di avere una spiegazione logica, in fondo in mio maestro era stato il suono delle montagne e del fiume, degli strumenti a fiato strani di FeiFei e avevo imparato a lasciarmi andare alle note come all’aria senza mai badare troppo a cosa ci fosse fuori dall’amore per la musica come appoggio morale, come mano sempre tesa.
Poi avevo incontrato Kris.
Vedere cosa si arrivasse a fare, per quella stessa musica che io amavo così profondamente e sentire così inutili le mie parole, come se contasse solo sfogarsi e lasciare lì a marcire, mi aveva col tempo lentamente convinta che a nessuno interessassero davvero e che, in fondo, dei libri non mi avrebbero mai tradita mentre prendermi la responsabilità di intrattenere centinaia di migliaia di persone, quello si, mi avrebbe pugnalata alle spalle.
“Io non credo di saperlo, è successo e basta. Forse conoscere da vicino l’industria discografica mi ha tolto il gusto di essere l’attore ma non mi ha mai tolto la voglia di poter cambiare scena”.
Sorrise e abbassò lo sguardo: “Quando sei arrivata il primo giorno ho pensato che fosse stato davvero un rischio assumerti come vice. Ma adesso so che non avrò nulla da temere quando sarò via per la leva. Sappi solo che quando la lasci libera, la tua è una voce che può riempire gli stadi ma anche quando sei incerta, è sempre bello ascoltarti”.
Mi voltai per l’imbarazzo, c’era riuscito di nuovo. Presi le cuffiette e iniziai ad ascoltare quei premix un po’ vecchi mentre la sua mano mi sistemava i capelli ancora una volta e io cedevo un po’ all’idea che non fosse mai tardi per vedere in grande.
Aveva la voce scura e calda, leggera e delicata, roca e ariosa, un mix strano che sembrava una carezza per la mia mente iperattiva. Nel giro di pochi minuti, mi addormentai e mi risvegliai all’atterraggio con una carezza vera sulla guancia.
“Ho dormito?”
“Incredibile ma vero, non so se offendermi o prenderlo come un complimento”
“Penso sia un complimento, fin quando sono stata lucida, è stato molto bello ascoltare anche te. Però, credo di aver capito come tu ti sia sentito durante il training e credo anche tu non debba aver paura di non farcela con la divisione Cinese. Se non dovesse andare, chi vorrà verrà a Seoul e lavorerai bene anche solo da lì, non servono mille persone, a volte sono quelle 2-3 giuste a far la differenza”
“Mmh, anche perché come ti ho detto, gestire soprattutto il punto di vista sanitario qui, è diventato estremamente difficile”.
Mi trovai d’accordo, mi era costato un mutuo sistemare la vecchia casa di FeiFei qualche anno prima, ma aveva bisogno di uno spazio salubre e non mi ero pentita di quella scelta.
“Tieni, questa è tua!”
“è uscita per prima la mia valigia? Sono sconvolta … oh, questa è la tua!”
Tirammo un sospiro di sollievo entrambi, lieti di non dover attendere oltre e uscimmo in attesa del taxi che, con ulteriore stupore, trovammo pronto ad attenderci.
“Signor Park, signora, prego”
Era già la seconda persona a darmi della signora Park ed era decisamente trascorso troppo poco tempo dal mio primo “lo odio” con Chanyeol ma nessuno dei due si prese la briga di smentire e io smisi di riflettere troppo sulla questione. Accesi il telefono e chiamai mia nonna ma non prima di osservare, ciò il che il cielo mi offrisse in quel momento.
Shanghai non falliva mai di stupirmi, che fosse la luce del mattino o i neon della sera, sentivo così distante eppure così vicina quella città da me da non poter fare a meno di trovare il tempo di tornarci ogni tanto. Mi chiedevo spesso se in fondo non fosse solo FeiFei il motivo per cui tornavo a cercare la cosa più vicina a “casa” che avessi. Non vedevo l’ora di abbracciarla.
“Piccina?”
“Nonna, sono atterrata!”
“Sei? Sei sola?”
Cercai di non farmi capire: “Siamo, tutti e due. Ci vediamo domani che abbiamo il day off”
“Oh bene! Porti anche Chanyeol?”
“Non lo so nonna” Lo guardai di sfuggita e lui inclinò la testa come per capire cosa stessi dicendo. Io sorrisi e smussai la domanda, ci provai almeno: “Ha molte cose da sbrigare e …”
Ma lui non sembrò del mio stesso avviso: “Dille che verrò volentieri a conoscerla, non ho urgenza di vedere gli altri, saremo già a cena con loro stasera”.
Annuii: “Sentito?”
“Oh si, chissà se somiglia a suo nonno? O a sua nonna. O alla sua mamma, era così bella da piccolina”
“Nonna, mi raccomando.”
“Tranquilla. La settimana prossima Liu Wei vi presterà l’auto per andare al Dragon Hole, se vorrai”
“Si, credo di si. Grazie per avergliela chiesta in anticipo. A domani signorina Fei! Non cucinare troppo!”
Shangai sempre la stessa, amo la città perché non si ferma, è sempre attiva, non ha tempo di stare a pensare a cosa succederebbe se tornassimo indietro e facessimo scelte diverse da quelle fatte. Io non ho mai avuto grossi rimpianti ma sicuramente sentivo che una parte di me non stava vivendo al 100% e questo mi faceva impazzire a volte.
“Mia nonna sa essere pressante, ti prego di non sentirti obbligato a mostrare entusiasmo per ogni cosa le venga in mente”
Mi guardò di sfuggita e sorrise: “Lasciala fare, non mi crea alcun problema e ti ho chiesto io di vedere il Dragon Hole. Spero non chiamino di continuo da Seoul piuttosto, ogni volta che mi allontano ho la sensazione che possano succedere cose irreparabili all’improvviso”
 
“Oh, Park Chanyeol, pensi davvero di avere le briglie per contenere tutta quella macchina? Il business è anche fortuna e coraggio, non solo savoir faire”

“Lo so, ma i ragazzi sono tanti e le ragazze altrettanto. Certe volte mi sembra di non gestirli”
 
“E infatti non li gestisci, non dal punto di vista umano almeno. Però daremo loro più strumenti, inizieranno a sentirsi più accolti e poi anche se qualcosa non dovesse funzionare, sarebbero responsabili delle loro decisioni. Non si può essere educatori, genitori, coach, fratelli, amici, amanti … troppa roba. Meno, anche meno”
 
“Ho capito … ci proverò”
 
Presi un quaderno con degli appunti nella borsa, c’erano gli appuntamenti e poi le coordinate per arrivare al Dragon Hole con alcune di quelle strane uscite di FeiFei quando la trance aveva la meglio durante le nostre chiacchierate.
Mi accorsi per la prima volta da quando ero arrivata a Seoul che anche lì dentro ci fosse un bigliettino ripiegato. Lo guardai chiedendomi se fosse opportuno o meno leggerlo in quel momento ma qualcosa mi disse che sarebbe stato meglio farlo il prima possibile. Cercai così di evitare che Chanyeol se ne accorgesse e lessi velocemente: “Quando in fondo al Dragon Hole calerà il patto, a guarire basterà un secondo laccio”.
Ancora meno chiaro degli altri, ma ogni volta appariva tutto semplice al momento giusto.
Chanyeol sembrava perplesso mentre osservava la pioggia iniziare a farsi più forte dal finestrino: “Chiamo Lim”, disse.
Dall’altra parte del telefono rispose una voce squillante: “CEO Park! Come state? Siete arrivati?”
“Salve Lim, si siamo a Shangai, senta dovrebbe farmi un favore: se mia madre dovesse telefonare questi giorni, semplicemente non risponda. Se dovesse insistere, le faccia sapere che sono fuori per lavoro e che non voglio ricevere chiamate fino a Sabato prossimo, chiaro?”
“Chiarissimo. E per l’altra faccenda?”
Chanyeol tolse il vivavoce, pensai fosse qualcosa al di fuori del lavoro e mandai anche io un messaggio a Miji per avvisarla che fosse tutto a posto. Ovviamente rispose con grande entusiasmo sia perché ero viva, sia perché vedeva avvicinarsi il mio matrimonio.
“Per l’altra faccenda faranno tutto loro domani mattina, andranno a casa e porteranno tutto da me, che poi è il motivo per cui le ho chiesto di evitare scambi di opinioni con mia madre”.
Non ho idea di cosa rispose il segretario Lim ma Chanyeol sembrò rasserenarsi e sedersi più comodamente lasciando andare la testa in dietro come fosse sollevato di un gran peso.
“Grazie Lim, ci sentiamo nei prossimi giorni”.
Mentre finivo di dire a Miji che le sue osservazioni sul matrimonio fossero totalmente superflue, Chanyeol mi disse: “Vado via di casa, mi trasferisco di fronte all’azienda”.
“Oh … così? Non hai avvisato tua madre?”
“No, perché è fuori città e la ditta di traslochi troverà Lim pronto ad aiutare gli operai, poi penserà lui a lasciarle un biglietto da parte mia e io sistemerò le cose al mio ritorno. Mia madre non uscirà mai dal loop del matrimonio”


“Potremmo presentarle Miji”
“uh?”
“Niente. Miji anche è fissata col farmi sposare, lo fa giocando ovviamente visto che è più grande di me ma certe volte è snervante perché sembra intrappolata in un ruolo”
“Non lo sembra, tutti in Corea lo siamo, chi più chi meno. Ma non è il matrimonio a mettermi pressione, sono i rituali, il fatto che lei abbia scelto qualcuno in base alla sua posizione sociale come io non ne avessi una e anche non la avessi, ognuno deve sentirsi libero di adattarsi o progredire come meglio crede Jia, non è detto che si stia bene solo ai piani alti, capisci?”
“Capisco, si”
“Ecco, lei no. La amo, è mia madre, ma è giunto il momento di essere un po’ meno figlio”
“Sono d’accordo. Ed è giunto anche il momento di abbinare i ferma cravatte agli orologi, per dire non per rovinare l’atmosfera”
“Ecco questo è uno dei motivi per cui credo che una segretaria al posto di Lim sarebbe stata più efficiente ma se insisti, prenditi pure la briga di occuparti degli abbinamenti di colori”
Ricambiai con una smorfia e decisi di aggiornare un po’ i social, non usavo instagram da due settimane ma appena scendemmo dall’auto mi accorsi che Shangai stava dando il meglio di se, post pioggia e scattai una foto che nel giro di pochi secondi raggiunse circa 20k likes. Mai successo prima, un chiaro segno che il mio nuovo lavoro non fosse passato inosservato.
   
 
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