Fanfic su artisti musicali > Pearl Jam
Segui la storia  |       
Autore: IamNotPrinceHamlet    16/11/2022    0 recensioni
Seattle, 1990. Angela Pacifico, detta Angie, è una quasi 18enne italoamericana, appassionata di film, musica e cartoni animati. Timida e imbranata, sopravvive grazie a cinismo e ironia, che non risparmia nemmeno a sé stessa. Si trasferisce nell'Emerald City per frequentare il college, ma l'incontro con una ragazza apparentemente molto diversa da lei le cambia la vita: si ritrova catapultata nel bel mezzo della scena musicale più interessante, eterogenea e folle del momento, ma soprattutto trova nuovi bizzarri amici. E non solo.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Seattle non è Los Angeles e la First Avenue non è di certo il Sunset Strip, ma percorrere questa via che attraversa quasi interamente la città da nord a sud è la scelta migliore se vuoi entrare nel cuore dell'Emerald City. Se poi vuoi incontrare un musicista o un artista di qualsiasi genere, la zona tra First Avenue e Pike Street, prima del mercato, o l'area di confine tra Belltown e Downtown, sono quelle da tenere d'occhio. Non per i locali di musica dal vivo, che di certo non mancano, ma perché qui si trova la combinazione ideale di beni e servizi particolarmente ricercata dalla categoria appena citata: sexy shop, banchi dei pegni, negozi dell'usato, negozi di dischi, spacciatori e, soprattutto, posti in cui mangiare e bere super economici. Che abbia firmato con una major oppure no, il musicista medio qui è comunque perennemente al verde e non potrebbe sopravvivere senza posti in cui poter fare un pasto decente con pochi dollari. Molti si chiedono come mai proprio a Seattle si sia sviluppata questa scena musicale così fervente, tirando in ballo nella discussione le radio universitarie, le fanzine, le etichette indipendenti da una parte, l'isolamento, il freddo la pioggia e il non avere un cazzo da fare se non stare a casa e ascoltare o fare musica dall'altra. Secondo me però non ci sarebbe Seattle sound senza i caffè, le tavole calde e i bar che sfamano e dissetano gli artisti squattrinati che vivono qui da sempre o che vi si trasferiscono per far parte della scena.

Il Frontier Room è uno di questi santi posti. Apre alle sei del mattino e per le sette e mezza potrebbe benissimo metterti già ko. Bere qui costa poco e i baristi sono noti per avere la mano pesante. Sono al bancone con Layne, per un secondo round dopo il primo giro di presentazioni, chiacchiere e alcol con Demri e Heather. Devo dire che quella ragazza non è male, non è nemmeno come me l'aspettavo. Non so perché, ma dal nome mi immaginavo una specie di bomba sexy tutta tette e permanente... non che io abbia nulla contro le tette o la permanente, ci mancherebbe! E non voglio dire nemmeno che sia brutta, anzi. E' una bella ragazza, alta e magra con gambe kilometriche, occhi chiari e capelli scuri, potrebbe tranquillamente fare la modella e farebbe la sua porca figura, anche sfilando col maglioncino bianco e i jeans che ha su adesso. Sembra anche simpatica e alla mano, insomma, sarebbe anche il mio tipo. Se me ne fregasse qualcosa. Layne si allontana con i gin tonic per lui e Dem, mentre io osservo il barman che prepara i due whisky e coca per me e Heather contemporaneamente. Praticamente riempie i bicchieri di whisky fino a metà, poi prende la coca e, mentre si gira a parlare con un altro tizio, non si accorge che la maggior parte della bevanda che versa manca il bersaglio e finisce per infradiciare lo straccio che sta sopra il bancone. Quando termina lo scambio di parole, nota che i bicchieri sono ancora poco meno che mezzi vuoti e allora ci butta dentro un altro po' di whisky. Questo è il segreto del Seattle sound: i posti che ti danno più whisky che coca, spero vivano per sempre.

Prendo i bicchieri e faccio per andare al tavolo dei miei amici, quando intravedo uno sbaciucchiamento in corso proprio tra Layne e Demri. Nulla di esagerato, ma abbastanza da farmi fare una piccola inversione a U in cerca di un diversivo, che si materializza proprio davanti a me sotto forma di juke box. Appoggio i bicchieri sull'apparecchio e mi metto a spulciare i titoli per perdere un po' di tempo, scusa Heather! Passo un bel po' di musica country, non perché non mi piaccia, ma perché non sono nel mood giusto. Garth Brooks, Bob Seeger, c'è un po' di classic rock, ma continuo a scorrere, un po' perché voglio essere sicuro di trovare labbra scollate al mio ritorno, un po' perché nulla mi colpisce particolarmente. Eagles? Ugh... Scorpions. Mi fermo, per un doppio motivo. Numero uno: amo questa band. Numero due: Angie odia questa band. Credo di non averla mai sentita pronunciare una parola cattiva nei confronti di nessuno, a parte gli Scorpions, Bon Jovi e... ehm, beh, il sottoscritto. C'è Love at first sight, scontato, c'è Animal Magnetism, che è il mio album preferito, c'è pure Crazy world, l'ultimo, un buon lavoro, ma sicuramente il più commerciale. E io proprio lì vado a cadere.

 

Wise man said just walk this way

To the dawn of the light...

 

Kenny Rogers finisce proprio quando arrivo al tavolo con i drink, Send me an angel comincia e i miei tre compagni di serata mugugnano quasi in contemporanea. E non sono i soli perché posso quasi sentire un unico lamento percorrere tutti gli avventori del bar uno dopo l'altro mentre ascoltano la ballad e riflettono sul senso della propria vita. Un po' troppo deprimente forse, eh? La serata sembra tutto d'un tratto più silenziosa e più fredda e forse nemmeno il whisky e coca super carico è abbastanza forte per questa canzone. Penso di aver ufficialmente rovinato la serata a tutti, almeno finché Heather non si alza, e a quel punto penso di averla rovinata soprattutto a lei. E a Dem e Layne che in fondo vogliono solo che socializzi come una persona normale e non mi sembra chiedano troppo, ma perché è diventato tutto così difficile tutto d'un tratto? La ragazza però non tira su giacca e borsa per alzare i tacchi e andarsene con una scusa come pensavo, ma prende solo un paio di monete dalla tasca, mi fa l'occhiolino e con poche falcate raggiunge il juke box. Con lo stesso sorrisetto stampato in faccia scorre i titoli, inserisce i suoi quarti di dollaro, preme i pulsanti e torna al tavolo, mentre la mia canzone sfuma, lasciando il bar in un silenzio quasi totale e surreale. Heather non si siede, ma ci guarda, si guarda attorno e si rivolge a tutto il locale proprio mentre partono degli accordi decisamente più grintosi di Rudolph Schenker.

“Gli si sono accavallate le dita e ha sbagliato a schiacciare, tutto qui!” Heather alza le braccia e poi punta lo sguardo su di me, prende il bicchiere e bevendo un bel sorso di whisky praticamente puro e inizia a cantare, qui, in mezzo al bar, come se nulla fosse. La cosa mi stupisce, ma quello che mi sorprende di più è che io la seguo a ruota.

 

I look in your eyes, I really think you're fooling me

You're pretty and nice, it doesn't matter don't you see

 

Cantiamo Falling in love degli Scorpions in un duetto, ma solo fino al primo ritornello, perché da lì in poi diventa un coro, prima del nostro tavolo, poi di tutto il bar. La mia memoria potrebbe tranquillamente tradirmi, ma penso sia la prima volta che contribuisco a dare il via a un coro da bar. E' facile far cantare il pubblico ai tuoi concerti, ma molto più difficile svegliare un gruppo di ubriaconi in locale anonimo una sera freddina e umida di marzo. A volte bastano le dita giuste per risolvere una serata.

 

“Adoro quell'album” commento con Heather che annuisce, un bel pezzo dopo la fine del coro.

“E' il disco della svolta.” fa lei, poco prima che Dem e Layne si allontanino con la scusa delle sigarette “La mia preferita è The Zoo, ma quella era più orecchiabile”

“Eheh sì, più da karaoke. Comunque The Zoo è un pezzone, sei la prima ragazza che incontro che conosca così bene gli Scorpions” tralasciando Angie che, proprio perché li conosceva bene, vomitava solo al sentirli nominare, davvero non mi ricordo di nessuna fan in particolare. Beh, a parte lei, ma non era così sfegatata.

“Oh cavolo, Jerry, mi dispiace” Heather si fa subito seria e appoggia la sua mano sulla mia, che riposa accanto al posacenere dopo averci appena spento una sigaretta.

“Eheheh beh, non è grave, insomma, ben vengano i buoni gusti musicali, ma non sono tutto, cioè, mi fa piacere quando trovo qualcuno che condivide i miei interessi, ma non è fondamentale”. Insomma, la musica è la mia vita, ma ho smesso di scegliere gli amici in base ai gusti musicali nel 1980, più o meno.

“No, intendevo dire, mi dispiace... ma non verrò a letto con te” scuote la testa e mi guarda con aria contrita, come se mi stesse facendo le condoglianze.

“Che?”

“Non ci vengo a letto con te, non farti strane idee”

“Oh. Ok. Ma cosa c'entra?”

“Volevo essere onesta con te, prima che iniziassi a provarci. Ma non potevo dire niente prima, davanti a Demri, ci teneva così tanto a questa uscita”

“Chi ti dice che volessi provarci?”

“Lo stai già facendo... Sei la prima ragazza che incontro che ama gli Scorpions, uh!” dopo questa sorta di imitazione mi spinge via la mano ridacchiando e finisce il suo drink.

“Allora, capisco che possa sembrare una frase di pseudo-rimorchio e ammetto di aver usato qualcosa del genere in passato, ma ti giuro che in questo caso l'intenzione non era assolutamente quella”

“Seh come no! Guarda che non devi fare finta con me, è normale che uno si aspetti qualcosa da un appuntamento al buio, non te ne faccio mica una colpa” Heather allunga le mani sul mio pacchetto di sigarette senza chiedere, ne prende una e se l'accende col mio accendino.

“Certo che è normale, ma la normalità non mi appartiene molto ultimamente. Ti assicuro che era una semplice osservazione, non ci stavo provando. Se vuoi saperlo, visto che è il momento della verità, non ci volevo neanche venire stasera”

“Ma davvero?”

“Ero a tanto così dal tirarti un pacco clamoroso”

“Disse la volpe che non poteva arrivare all'uva...” Heather ammicca e mi soffia il fumo in faccia.

“Ahahah so cosa sembra, ma non è così. Farei sicuramente una figura migliore se ti assecondassi e andassi dietro alla tua storia, invece no. Sono molto più patetico di così” non so per quale motivo, forse è perché in fondo non la conosco, è un'estranea, ed è più facile essere onesti con gli sconosciuti; un po' sarà anche il suo modo di fare, molto schietto, ma dire la verità mi sembra la cosa più facile del mondo in questo momento, al tavolo con Heather.

“Patetico? Che vuoi dire?”

“Che fino a qualche mese fa non solo ci avrei provato con te, ma ci sarei anche riuscito e a quest'ora staremmo già guidando verso casa mia”

“Ahahah anche se ti avessi detto che non avevo la minima intenzione di dartela?”

“Certo e l'avrei fatto in un modo talmente sottile da farti credere di essere stata tu a cambiare idea, anzi, ti avrei convinta che anch'io non ci pensavo proprio e che il tutto stava succedendo totalmente per caso”

“Che poi è... quello che stai facendo adesso? O sbaglio?” mi sorride curiosa e anche se pensa di avermi sgamato, non sembra irritata. E' perché mi crede? E' perché sta al gioco? Boh.

“No no, adesso mi sto proprio mettendo a nudo, non sto usando tattiche, te lo giuro”

“E allora cos'è successo in questi mesi che ti ha cambiato così drasticamente?” ecco, la domanda fatidica. Prendo la giusta rincorsa con un bel respiro profondo e vado.

“Mi sono innamorato di una ragazza, le ho spezzato il cuore, sono stato mollato e non mi sono più avvicinato a un altro essere di sesso femminile da allora, che poi sarebbero tre mesi fa, più o meno”

“Oh. Beh, hai fatto una bella sintesi”

“Sono andato dritto al sodo, almeno nei discorsi sono ancora capace di farlo” cos'è, ho iniziato il percorso dell'autoironia? Beh, un po' funziona, mi viene da ridere e lei sghignazza con me.

“Sai, la tua sintesi è molto simile alla mia. Beh, nella sostanza, intendo. Anch'io mi sono innamorata, sono stata mollata da un po' e non mi sono ancora ripresa”

“Mi dispiace”

“Solo che io sono quella a cui è stato spezzato il cuore. Beh, mi ha mollata per un'altra, insomma”

“Capisco cosa stai passando, davvero. Non è una tattica di rimorchio!” ribadisco cercando di farla ridere ancora.

“Ho ucciso il mood, vero? Come tu con quella cazzo di canzone di prima!”

“Nah, io ti ho battuta su tutta la linea, mi spiace! E ti batto anche come storia triste, perché sono così messo male che i miei amici mi presentano ragazze sperando di tirarmi su e invece io finisco per farle scappare parlando della mia ex”

“Ahah e perché io? Cosa credi sia qui a fare stasera? Demri non ne può più di vedermi piangere in pausa un giorno sì e l'altro pure. E non è la sola. Le mie amiche mi spingono a conoscere tipi, ma non capiscono che così è peggio!”

“Esatto! Non so se è così anche per te, ma... è difficile da spiegare. Quando devi dimenticare qualcuno la soluzione migliore sarebbe evitare tutto ciò che ti fa pensare a quel qualcuno, no? Ecco, un appuntamento con un'altra è la prima cosa che mi fa pensare alla mia ex perché...”

“Perché è la cosa che facevi con lei! Anch'io la penso così. Esci con uno e ti vengono in mente le stesse situazioni e...”

“E fai i confronti!”

“Ovvio, come cazzo fai a non farli!”

“Sai perché ho scelto gli Scorpions al juke box?”

“Perché hai dei ricordi di lei con quella canzone?”

“Perché le stanno sul cazzo, li odia!”

“Ahahah”

“Era da un po' che scorrevo tutti i titoli di quel cazzo di juke box e non c'era un nome che mi facesse sentire qualcosa, e la musica è la mia vita, sia chiaro. Poi è bastato che mi cadesse l'occhio su quel nome e ciao”

“E poi ti ho pure detto che a me piacciono”

“Già! Dimmi come potrebbe questa serata farmi dimenticare Angie, non può”

“Io dopo cinque minuti che sei arrivato avevo già fatto il confronto mentale tra le tonalità di biondo dei tuoi capelli e quelli di Rob, oltre che delle vostre altezze e del modo di ridere”

“Siamo messi proprio male, qua ci vuole un brindisi!” esclamo, mentre verso un po' del contenuto del mio bicchiere nel suo, per poi tornare serio per un attimo “Se non ti fa schifo”

“Ahahah no, figurati! Brindiamo, ai cuori infranti e patetici!”

“Cin cin” i nostri bicchieri si toccano per poi essere svuotati alla goccia da noi.

“Sei simpatico, se non fossi a pezzi ci sarei stata con te. Sei anche carino”

“Ah sì?”

“Sì, alto, capelli lunghi, musicista... sei praticamente il mio tipo”

“Wow, grazie, ne sono lusingato”

“E almeno mi capisci. Invece dovrò passare per chissà quanti altri appuntamenti al buio”

“Beh, magari prima o poi troverai qualcuno che ti prenderà talmente tanto da farti dimenticare persino come si chiama il tuo ex”

“Eheh dopo quello che ci siamo detti, non sei credibile, mi dispiace”

“Beh, basta dire alle tue amiche che non vuoi uscire con nessuno per il momento”

“Pensi che non l'abbia fatto? Come se fosse indispensabile avere qualcuno, voglio dire, che c'è di male ad essere single?”

“Single e contenti!”

“E poi il sesso è sopravvalutato”

“Beh...”

“Sì, è figo, non dico di no, ma non è che mi manchi poi così tanto. Non è la cosa che mi manca di più di Rob, questa è la prova che non è fondamentale”

“In effetti anch'io non è che stia facendo fatica. E non ero uno che si risparmiava, anzi...”

“Scommetto che il tuo non risparmiarti ha a che fare col modo in cui hai spezzato il cuore alla tua ex, o sbaglio? Non ti sto giudicando, eh! Tutto facciamo degli errori, siamo umani”

“Che dire, hai colpito nel segno. Invece adesso le tipe che girano nel backstage dei nostri concerti nemmeno le guardo, non le vedo, non ne ho voglia”

“SENTI, HO AVUTO UN'IDEA!” Heather batte forte il palmo della mano sul tavolo, tanto da far girare verso di noi anche i tizi seduti al tavolo accanto.

“Che idea?”

“Siamo nella stessa situazione e abbiamo lo stesso problema. Perché non possiamo essere l'uno la soluzione del problema dell'altra?”

“Eh?”

“Mi è venuto in mente in questo momento, magari è una cazzata, ma secondo me no, può essere la svolta!”

“Vuoi spiegarti meglio?”

“Allora, tra poco Demri e Layne torneranno al tavolo, capiranno che non c'è trippa per gatti, vedranno che ognuno di noi tornerà a casa sua e che non ci scambieremo nemmeno i numeri e cosa faranno la prossima volta?”

“Ci romperanno le palle chiedendoci perché non è andata?”

“Questo lo faranno adesso, subito. Ma la prossima volta che faranno?”

“Che faranno?”

“Ci presenteranno qualcun altro! E ancora e ancora e non finirà mai!”

“Io sto per andare in tour coi ragazzi, mi chiederanno di fare il quarto ogni volta che rimorchieranno qualcuna con amica al seguito”

“E perché, Dem? Conosce tutta Seattle, hai idea di quanti musicisti alti e capelloni siederanno al tuo posto?”

“E la tua soluzione quale sarebbe?”

“Lasciare un po' di trippa per i gatti”

“Cioè?”

“Non diciamogli che non è andata” Heather fa spallucce come se mi stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo.

“Vuoi fargli credere che ci stai?”

“Gli facciamo credere che ci piacciamo, ci scambiamo qualche effusione...”

“Effusione?”

“Per finta! Ci scambiamo anche i numeri. Tanto tra poco tu vai in tour, no? Al massimo mi chiami una volta o due, giusto per rendere più credibile il gioco anche per la mia coinquilina. I tuoi amici vedono che sei preso da me e sei tranquillo e non ti rompono il cazzo con altre tipe col rischio di incasinarti di nuovo”

“E le tue amiche la piantano con gli appuntamenti al buio”

“Ci guadagniamo tutti e due”

“Mmm”

“Lo so che l'archetipo dei finti fidanzati è stra-abusato e può sembrare un cliché da commedia romantica alla John Hughes, ma ti assicuro che non ho secondi fini. E qui sarebbe per una giusta causa: la nostra sanità mentale” Heather mi guarda tutta speranzosa. Tutto sommato non sta dicendo una cazzata e, finzione o meno, ha degli occhi a cui è difficile dire di no.

“E' talmente assurdo che potrebbe funzionare”

“CHE COSA?” sono così concentrato sul piano diabolico di Heather che non mi accorgo del ritorno dei nostri amici, né di Demri che si avvicina per urlarmi nell'orecchio.

“Che cosa, cosa?” domando facendo il finto tonto.

“Cosa potrebbe funzionare?” ripete lei riaccomodandosi assieme al suo bello.

“Tra noi! Abbiamo scoperto di essere molto diversi, ma anche molto simili, vero Jerry?” Heather mi strizza l'occhio e si avvicina un po' di più a me con la sedia.

“Vero! Hai fatto bene a trascinarmi qui, amico, sai?” allungo il braccio attorno alle spalle della mia nuova complice mentre Layne mi guarda meravigliato.

“Sul serio? Beh, bene...” ma non senza sospetto.

 

Non mi sto andando a cacciare in un altro casino, vero?

 

*******************************************************************************************

 

"Il tuo primo bacio? Quando è successo? Con chi? Racconta un po'..."

Io e Grace siamo nel pieno della nostra sessione quasi quotidiana di Domande random post-coito per conoscerci meglio, ospitata come sempre dal divano di casa sua. Il divano di Grace è la sede ufficiale di tutto ciò che facciamo, in pratica, che abbia a che fare col sesso, il post-sesso, il niente sesso, ascoltare dischi, mangiare, guardare la tv, guardare gli acquari o cazzeggiare. Io per altro ci dormo anche, perché il letto di Grace ahimè è ancora offlimits. Perché il discorso che le ho fatto l'altra sera era perfetto e lo so che le mie parole hanno fatto centro, ma intanto di fare l'amore senza i suoi stivali non se ne parla, di dormire assieme tanto meno. E allora siamo qui, io in mutande, lei con addosso la mia maglietta e le sue immancabili calzature, sul divano che ormai ha assunto la forma dei nostri corpi, specialmente del mio, a mangiare anacardi tostati e a farci domande per conoscerci, quando in realtà basterebbe spogliarci completamente e andare di là per avvicinarci veramente. Ma tant'è, l'intimità è fatta di tante cose e per costruirla ci vuole un sacco di tempo. Pazienza ne ho, è solo che ho il brutto vizio di voltarmi e buttare sempre l'occhio alla strada più facile, mentre arranco sul sentiero più impervio e considerato unanimemente il più efficace.

"È successo in prima media, con una bambina dai capelli rossi che non mi piaceva" ricordo mentre lo scettro del potere, ovvero la ciotola di anacardi, passa dalle mani di Grace alle mie.

"Non so perché, ma mi aspettavo una risposta del genere. Era pazza anche lei?"

"Mmm no, Jane era normale, per quanto possa considerarsi normale una ragazzina di undici anni. Era simpatica, una a posto, ma non una che avevo intenzione di baciare"

"E com'è andata?"

"Stavamo tornando a casa da scuola, abitavamo nella stessa strada. Eravamo scesi dallo scuolabus e camminavamo insieme, casa sua era prima della mia, quando ci siamo arrivati e la stavo salutando, lei ci ha provato"

"Le ragazze che prendono l'iniziativa sono un elemento ricorrente nella tua vita, ci hai fatto caso?" Grace allunga la mano nella ciotola e prende una manciata consistente.

"Sì. Però con te no, ti ho baciata io" diamo a Cesare quel che è di Cesare.

"Va beh, e tutto il lavoro per arrivare al bacio? Dove lo mettiamo? Me lo sono smazzato io, bello!" va beh, anche lei, sempre a mettere i puntini sulle i.

"Dettagli"

"Comunque, Jane ha provato a baciarti e tu?"

"Io sono andato nel panico, ovviamente"

"Ovviamente"

"E mentre le sue labbra ci avvicinavano pericolosamente..."

"Sei scappato?"

"No, le ho detto la prima cosa che mi è passata per la testa"

"Cioè?"

"Che avevo appena vomitato"

"Ahahahahah cosa???" il divano trema un po' sotto di lei che se la ride. 

"Te l'ho detto, è stata la prima cosa che mi è venuta in mente! E mentre cercavo di spiegarle che doveva essere stato il polpettone della mensa, che era per forza andato a male e che l'avevo vomitato nel bagno della scuola prima di uscire, lei mi ha spiazzato"

"Ha vomitato anche lei?"

"No ha detto Non fa niente, ha fatto spallucce e mi ha baciato lo stesso! Ti rendi conto?"

"Wow dovevi piacerle proprio tanto"

"Quindi non era poi così tanto normale come sembrava" 

"Devi avere una bella cotta per essere disposta a baciare una bocca che ha appena vomitato"

"No, devi essere malata! Comunque è stato un bacio bagnato e freddo. E non ce ne sono stati altri tra me e lei. Per sicurezza comunque da allora in poi sono andato a scuola in bici"

"Non ti ha traumatizzato per niente, nooo"

"E invece tu?"

"Ah la mia storia è meno divertente. Avevo dodici anni, lui uno in più, io avevo l'apparecchio ai denti, lui pure. Non ci siamo incastrati o cose del genere, ma c'è stata qualche difficoltà tecnica, mini-scontri metallici, è stato un po' imbarazzante, ma carino" il sorrisetto che le si è stampato in faccia nel rievocare il ricordo mi fa quasi ingelosire.

"E il vostro bacio carino è stato il primo di una lunga serie?"

"No, il giorno dopo lui si è messo con la mia amica" ed ecco sparire il sorriso sognante, sostituito da un mezzo ghigno rassegnato.

"Ahia. Lei era senza apparecchio? Sarà stata una questione di accessibilità, non la prendere sul personale"

"In effetti no, non lo portava!"

"Dai, altra domanda, però stavolta tocca a me" riprendo in mano la situazione e faccio finta di improvvisare un quesito che invece mi sono preparato da un po'.

"Ok"

"Con quanti ragazzi sei uscita dopo l'operazione?"

"Oh. Wow, bella domanda" 

"Io faccio solo belle domande"

"Ecco, dovresti chiarire prima di tutto cosa intendi per uscita"

"Almeno un appuntamento, serale, da soli" elenco le condizioni primarie su tre dita.

"Ok, beh, questa sì che è una definizione precisa"

"Ti aspettavi forse qualcosa di diverso da me?" appoggio la ciotola degli anacardi sul tavolino e incrocio le braccia, voltandomi verso di lei, preparandomi alla sua risposta e al discorsone che ne seguirà.

"Eheh assolutamente no"

"Quindi?"

"Mah non so, una decina"

"Una risposta più precisa, adeguata alla domanda?" lo so, non è fondamentale avere il dato preciso, ma già che ci siamo, voglio sapere.

"Aspetta..." Grace, dopo un ultimo boccone, si sfrega le mani dal sale degli anacardi e poi la vedo iniziare a contare mentalmente e con le dita.

"12"

"Me compreso?"

"13" si corregge sorridendo compiaciuta. 

"E a quanti di questi hai rivelato il tuo segreto?"

"A tutti, tranne due. Quindi undici"

"E con quanti di questi c'è stato un secondo appuntamento?"

"Mmm sei"

"E con quanti hai fatto sesso?"

"Oddio, dove vuoi andare a parare?" Grace comincia a insospettirsi, ma io non mollo.

"Quanti?"

"Quattro"

"E di questi quattro, quanti hanno anche dormito con te?" 

"Dobbiamo proprio parlarne?" non è arrabbiata, giusto un pochino imbronciata.

"Sì" 

"Uno"

"Ok. E questo tizio era tanto migliore di me?"

"Stone..."

"Era un santo, un empatico, un premio Nobel per la pace...?"

"Direi di no"

"Uno psicologo, un terapeuta, un medico?"

"No e non era nemmeno un campione di sensibilità, se devo dirla tutta"

"Ottimo! Esattamente come me. Quindi, che ne dici se stanotte diamo una tregua alla mia schiena e ci facciamo una bella dormita in camera tua?"

"Devi capire che non è facile"

"Ma va? Davvero? Lo so che è difficile Grace e anche se non lo avessi capito da solo, diciamo che una media di uno su tredici sarebbe stata una prova schiacciante, non credi?" 

"Ci ho messo un sacco ad accettarmi, è stata dura riuscire a guardare me stessa, figurati farmi vedere e toccare da un'altra persona"

"Grace, lo so, ok? Lo so. Però ti faccio una domanda" la prendo per mano, forse più per bloccarla che per consolarla. 

"Un'altra??"

"Dobbiamo conoscerci, no?" le prendo anche l'altra e lei dà una stretta a entrambe.

"Sì, ma di questo passo ci diremo tutto stasera e da domani di che parliamo?"

"Ahah, secondo te mancano gli argomenti di cui parlare? A me? Mi sottovaluti"

"Ok, cosa vuoi sapere?" sospira rassegnata.

"Non ti fai vedere perché sei a disagio tu o perché non vuoi mettere a disagio me?" 

"Stone è... entrambe le cose"

"Ma in percentuale?"

"Come faccio a quantificare? Non so, cinquanta e cinquanta"

"Cazzate"

"Ahahahah come fai a dirlo?" 

"Cosa cambia se adesso ti togli questi stivali davanti a me? Per te nulla, tu sei tu, l'unica variabile sono io e come potrei reagire. È questo che cambia ed è questo che ti preoccupa"

"E secondo te la tua reazione non ha a che fare con me? Non ha nessun effetto? È ovvio che la cosa mi preoccupi"

"Certo, ma capisci anche che non è una cosa evitabile? Cioè, prima o poi dovrà accadere, non posso dormire in eterno su questo divano e tu non puoi portare stivali in casa per sempre" 

"A volte metto anche scarpe normali e pantaloni larghi" puntualizza sapendo benissimo che non è quello il punto, ma comportandosi come se lo fosse. 

"Sì e quando li metti vuol dire che non vuoi fare sesso" la so alleggerire anch'io una conversazione, sai?

"Ahahahah"

"Ho imparato a riconoscere i segnali, che ti credi"

"Comunque lo so che prima o poi succederà. Vorrei solo prendermi il mio tempo" 

"Perché se ti vedo tra un mese il tuo piede sarà meno assente di adesso? Cioè, l'inesistenza del tuo piede è inversamente proporzionale al tempo che passa?" sarà una buona idea fare battute sarcastiche in questo momento? Sì, perché se non le facessi non sarei io, sembrerei falso, e io invece voglio che tutto sia il più vero e onesto possibile. 

"No, ma avrai più tempo per abituarti all'idea"

"E perché dovrebbe essere un tuo problema?"

"Eh?" Grace mi guarda male, come se l'avessi insultata, quindi forse è il caso di spiegarmi meglio.

"Perché così torniamo alla mia domanda di prima: sei più a disagio per te stessa o è più un non voler mettere a disagio me? Perché se è la seconda, sappi che non devi, perché non è compito tuo. Non è tuo compito pensare a come far sentire a suo agio il tuo ragazzo quando sta con te, quelli sono cazzi miei, è la parte del lavoro di coppia che devo fare io, è una mia responsabilità, non tua. Sarà una passeggiata? No. Sarò del tutto indifferente alla cosa? Col cazzo, ma sono io a dover gestire le mie paure e le mie reazioni, non tu" 

"Ci stai proprio scomodo su questo divano per essere così convincente, eh?" le esce bene perché mantiene un'espressione serissima, eccezion fatta per un sopracciglio leggermente inarcato. 

"Non me ne frega un cazzo del divano"

"Lo so, ero sarcastica"

"Beh non puoi esserlo quando io non lo sono"

"La luce deve rimanere spenta" la luce sarà spenta, ma io finalmente vedo uno spiraglio di luce.

"Va bene, andrò a tentoni, tastando i peluches nell'oscurità in direzione del letto"

"E le mani devono stare lontane dalle gambe"

"Ma io le tengo lontane da tutto se vuoi, me ne sto dalla mia parte e non mi muovo, se vuoi ti avvicini tu. Insomma, se proprio devi"

"La protesi la devo togliere quando dormo"

"Sono così ignorante che non lo sapevo, vedi quanto sto già imparando con te? Comunque va bene" 

"Però ho la calza"

"Ok"

“E' una calza apposta, che si mette sopra... copre il tutto, insomma”

"Tanto al buio non la vedo”

“Ok”

"Allora... andiamo?" mi alzo lentamente dal divano, senza lasciar andare le sue mani, che ho tenuto per tutto il tempo.

"Andiamo" si prende un momento, poi si alza anche lei.

"Comunque non serve che la spegni subito la luce. Indossi la mia maglietta e sotto sei completamente nuda, chi li caga i piedi? Ma poi, in generale, non è che la gente si guardi continuamente i piedi interagendo. Do per scontato che la gente li abbia, però non è che stia lì ad osservarli. Tu li hai mai visti i miei piedi? Onestamente mi sapresti dire come sono fatti? Credo proprio di no, penso che non te ne freghi un cazzo in fondo. E la stessa cosa vale per me. E poi sono troppo concentrato su quello che c'è per pensare a quello che manca" vado a ruota libera, forse perché la camminata in silenzio verso la camera da letto mi sa tanto di percorso verso il patibolo e questo non c'entra proprio per niente.

"Hai finito?" Grace si ferma davanti alla porta della stanza e mi guarda come se fossi un povero coglione.

"Sì"

"Ho già accettato, non mi devi più convincere"

"Hai accettato questa cosa, adesso. Ci sono ancora un sacco di cose che devo convincerti a fare, devo tenermi in allenamento"

*********************************************************************************************************

21:58 

In teoria mancano due minuti alla fine del mio turno, in pratica, come al solito, ci vorrà ancora del tempo prima di rimettere piede a casa. Prima devo smaltire la gente in cassa, poi devo fare i conti e annotare l'incasso parziale, controllare che ci siano abbastanza monete e contanti, sacchetti, rotoli del pos e del registratore di cassa, lasciare gli appunti in agenda per Ian sulle cose fatte e su ciò che c'è ancora da fare. Insomma, prima delle dieci e mezza non si schioda, ma stasera non mi pesa. Tanto devo aspettare Eddie. Finalmente ci vediamo e riusciamo a trascorrere una serata assieme. Almeno spero, insomma, mi ha avvisata che potrebbe tardare, ma che farà di tutto per essere qui al volo dopo la sessione di registrazione di oggi. Ci tiene un sacco e, beh, anch'io. Tutte le volte che ci sentiamo al telefono o ci vediamo di sfuggita è come se cercasse di scusarsi per i suoi impegni e io sempre lì a rassicurarlo. È il suo lavoro e non è necessario stare insieme 24 ore su 24 per avere una relazione. Comunque mi fa piacere poter riuscire a passare una serata tranquilli senza i minuti contati. Sarà anche per questo mio insolito buon umore che decido di infrangere la regola della brava commessa scazzata e dare il là a una conversazione col cliente che ho di fronte che vada un passettino oltre il semplice saluto. 

"Buona sera, come va?" sorrido mentre batto lo scontrino.

"Sei mai stata sulla tazza del cesso a leggere il giornale così tanto a lungo da dimenticarti che avevi cagato per poi accorgerti soltanto qualche minuto dopo che non ti eri pulita il culo?"

"... sono ventiquattro dollari e cinquantacinque"

È colpa mia, solo colpa mia. 

L'intellettuale paga e se ne va ed è la volta di un altro tizio sulla quarantina. Fra tutti gli articoli che mi ha appoggiato sul bancone, prendo per prima la confezione da sei di birra e sto per batterla, ma l'uomo mi interrompe. 

"Scusa, in realtà sto cercando di bere un po' meno. Potresti metterle via, per favore?"

"Certo, nessun problema!" metto le birre da una parte e continuo col resto della spesa, quando una donna, sbucata fuori dal nulla, si avvicina a lui e mi fissa con sguardo truce.

"Che cosa gli hai detto?!" urla contro di me.

"Mi scusi?"

"Smettila di parlare col mio uomo! Non puoi averlo, è mio!" poi si gira verso di lui "Che cazzo ti ha detto? Ti ha chiesto il numero o cosa?!"

"Mmm no, le ho solo chiesto di mettere da parte le birre" risponde con voce calma, monotona, in netto contrasto con quella ansiogena di lei. 

Io la guardo allibita, lei fissa prima lui, poi me e io prendo le birre per mostrargliele e confermare la versione dell'uomo; poi lo sguardo torna su di lui.

"Ah! Così adesso offri da bere ad altre donne, eh?! Scordati di tornare a casa stasera!" e con questo prende e se ne va. 

Il cliente resta qui, impassibile, alza gli occhi al cielo e poi mi fa segno di continuare. Batto gli ultimi pezzi e a quel punto lo vedo allungare le mani sulle birre per avvicinarle di nuovo alla cassa.

"Va beh, facciamo che la birra la prendo. Se stanotte mi tocca dormire nella cuccia del cane, almeno non sarò sobrio!" accenna un sorriso, piuttosto amaro, con la faccia di uno che scene del genere le ha già viste e riviste. Finisco il suo conto, lui paga e se ne va e io lo saluto, non invidiandolo per niente. 

"Mah che gente…" una signora con un lungo soprabito giallo, l'ultima della fila, almeno per ora, scuote la testa mentre si avvicina al bancone.

"Eh a quest'ora capitano tipi strani a volte" 

"Molto strani"

"Posso aiutarla?"

"Sì, dovrei fare un cambio"

"Certo, mi dica"

"Restituisco questo" la signora mi porge una copia del Seattle Times di oggi. 

Non c'è due senza tre.

"Perché vuole cambiarlo, scusi?"

"Perché l'ho letto tutto, mi serve quello di domani"

Fai un respiro, Angie, un bel respiro profondo. 

"Il giornale di domani non è ancora uscito, signora, ma non potrei cambiarglielo comunque"

"Beh mi faccia un buono, così domani posso prendere il giornale nuovo"

"Non è possibile, signora, non posso cambiarglielo"

"Perché no? È di oggi, è in scadenza, me lo deve cambiare con quello di domani" 

La cosa che più mi manda al manicomio è proprio dialogare con gente così: non gli stronzi, che ti insultano o se la prendono con te urlandoti dietro, quelli sono nulla al confronto delle persone che sono perfettamente tranquille, addirittura anche gentili, e lucide nella loro follia, pensano davvero di avere ragione e semplicemente non capiscono perché stai lì a creargli problemi. 

"Dei cambi di questo genere si occupa il mio superiore, aspetti che lo chiamo" non vorrei rompere i coglioni ad Hannigan, ma io stasera non ce la posso fare. E poi ho intravisto i fari e la sagoma del pick-up di Eddie attraverso il vetro, perciò tanti saluti. 

Faccio intervenire il capo, che deve essere proprio in stato di grazia perché mi dice di andare e che al resto ci pensa lui. Siamo a metà marzo, ma domani nevica sicuro! Mi cambio al volo e quando ripasso davanti alla cassa sento la signora ripetere le stesse obiezioni e, in contemporanea, lo scampanellio della porta d'ingresso.

"EDDIE! Dio come sono felice di vederti!" lo travolgo, e quasi lo abbatto, con un abbraccio.

"Ehi! Oh, beh, eheh, anch'io Angie"

"Ti prego, salvami, portami via da questa gabbia di matti" aggiungo sottovoce implorando pietà. 

"Ah! Allora è per quello…"

"Stasera c'è una concentrazione particolarmente alta di clienti fuori di testa"

"E io che pensavo di esserti mancato, almeno un pochino" Eddie si scioglie dalle mie grinfie e mi allontana per scherzo facendo il finto offeso. 

"Ma certo che mi sei mancato." mi riavvicino e lo bacio. Sì, qui, davanti a tutti, Hannigan, Ian e cliente svalvolata compresi. Eddie dovrebbe essere fiero di me, ormai non mi vergogno più di nulla. Beh, quasi "Il fatto che il tuo arrivo coincida con la fine del mio turno da incubo è un di più" 

"Faccio finta di crederti. Ti perdono. Ma solo perché sei tu. E perché è un giorno speciale" mi bacia per suggellare la pace e io penso a quanto speciale sarà questa serata. Mi sa che Eddie ha aspettative altissime, io invece spero giusto di non addormentarmi prima della fine del film visto che sono anche un po' stanchina.

"Allora, che vuoi fare? Dove andiamo?" mi chiede una volta fuori.

"Oh beh, io avevo in mente di stare a casa, ho noleggiato un film" 

"Va bene, micetta" apprezzo il fatto che abbia conservato il nomignolo scemo per quando saremmo stati soli, lontani da orecchie indiscrete.

"E poi pensavo di ordinare una pizza, visto che non ho mangiato"

"Oh perfetto, nemmeno io! In effetti sto morendo di fame" con un braccio attorno al mio collo mi accompagna verso il portone di casa mia. 

"Ma forse tu volevi andare da qualche parte"

"Nah, casa tua va benissimo"

"Magari pensavi a qualcosa in particolare. Possiamo anche cambiare programma eh?"

"Il programma è fantastico e, a dire il vero, è proprio quello che speravo, sono un po' cotto. Certo, se poi avessi organizzato altro mi sarei adeguato, ma davvero, pizza, film e divano con te mi sembrano un sogno ora come ora"

"Sicuro?" insomma, continua a parlare di serata speciale e vuol farmi credere che non aspettava altro che stravaccarsi sul sofà a fare incetta di pizza e horror. 

"Sicurissimo. Poi è con te, quindi è perfetto a prescindere"

"Ah sì?" gli domando mentre saliamo le scale.

"Certo. Anzi, no." cambia passo, in tutti i sensi, perché accelera per conto suo e mi supera sui gradini, poi si gira e vedo che ha messo il muso. Vero o finto? "No, perché in realtà sono arrabbiato con te" 

"Eheh cosa? Perché?"

"Chiedilo a Matt" inizia a correre su per le scale, ma non troppo, perché sa benissimo che lo raggiungerei dopodomani e col fiatone.

"Matt? Che c'entra Matt?" chiedo sia a lui che a me stessa, non capendo il nesso tra il batterista e qualche stronzata delle mie che posso aver detto o fatto. 

"Beh Matt mi ha detto una cosa stamattina, durante la nostra lezione  di chitarra"

"Ah. Intendi quel Matt" capisco che parla di Dillon e non di Cameron.

"Già, quel Matt. Lasciatelo dire, sono molto, molto deluso" arriviamo al piano, attraversiamo il corridoio, lui sempre avanti col broncio e io dietro che un po' rido e un po' penso a come ne uscirò stavolta. 

"Non capisco cosa vuoi dire, che ti ha detto?" faccio la finta tonta mentre apro la porta, sotto lo sguardo severo e giudicante di Eddie. 

"Mi ha detto che qualche giorno fa ha incontrato delle mie amiche sul set, che poi sareste tu e Grace"

"Ok"

"E allora io gli ho spiegato che sei la mia ragazza e indovina cosa mi ha detto?" ha davvero sentito l'esigenza di specificare a un attore di Hollywood che sono la sua ragazza? 

"Ehm e se prima ordino la pizza e poi indovino?" domanda retorica mentre mi levo la giacca e acchiappo il cordless.

"Che sicuramente ci saremmo incrociati tutti più spesso sul set, visto che Cam TI HA OFFERTO UNA CAZZO DI PARTE NEL FILM" Eddie svela il tutto e alza la voce proprio quando ho finito di digitare il numero e mi accosto il telefono all'orecchio.

"Con doppio formaggio va bene?" 

"Sì." concede e poi mi porta per mano fino al divano mentre finisco di ordinare "Ma sei una bugiarda"

"Non è vero, te l'avevo detto! Ti ho anche raccontato di come sono scappata e della relativa figura di merda" tento di giustificarmi con lui, che mi guarda come un preside che ascolta le scuse dello studente nei guai, indeciso se sospenderlo o no, seduto ovviamente dal lato opposto del divano a mille chilometri da me.

"Mi hai detto che eri scappata perché c'era troppa gente famosa e ti stava salendo l'ansia e non perché Crowe ti aveva appena proposto di recitare nel film"

"Non è una bugia, tecnicamente è più un'omissione"

"E perché avresti omesso di dirmi questa cosa?"

"Perché se lo avessi saputo avresti tentato di convincermi ad accettare"

"Perché? Non vuoi accettare?" mi chiede improvvisamente meravigliato e si sposta sul divano nella mia direzione.

"Ecco, appunto"

"Ma perché?" Eddie si avvicina ancora un pochino. Perché? Come se non mi conoscesse.

"Perché… non è roba mia"

"Ma il cinema… è roba tua, non dovrebbe essere tipo il tuo lavoro?" si avvicina ancora di più finché le nostre ginocchia si sfiorano.

"Io voglio scrivere per il cinema, non recitare"

Eddie scioglie le mie gambe, che erano incrociate fino a un secondo fa, e le accomoda delicatamente sulle sue, mi tira a sé e ora siamo vicini che più di così non si può. 

"Anch'io voglio scrivere e cantare canzoni, non fare il roadie. Ma i palchi li ho montati lo stesso. Fa tutto parte del sistema, da qualche parte bisogna entrare"

"Tu lo facevi per vederti i concerti gratis"

"E pensa che tu puoi guardarti un film gratis, da dentro il film." ribadisce stringendomi "Puoi vedere come si fa un film, vedere gli attori"

"Gli attori non mi interessano e i film si vedono molto meglio da fuori, fidati"

"Angie, posso chiederti una cosa?"

"Sì" rispondo affermativamente e mi aspetto già il discorso corretto e perfettamente logico, oltre che quasi sicuramente simpatico, con cui metterà a nudo la stupidità delle mie insicurezze e dimostrerà che accettare quella parte è l'unica cosa sensata da fare e mi convincerà a dire di sì ed è esattamente questo il motivo per cui non volevo dirgli un cazzo di niente. 

"Anzi due"

"Ok"

"Dov'è Meg?"

"È andata a fare la hostess a un congresso di cardiologia o roba così, e ha detto che dopo sarebbe andata a ballare con le altre ragazze, quindi tornerà sul tardi"

"E quando arriva la pizza?" mi spiazza e io cerco di capire quanto larga la stia prendendo e dove voglia andare a parare col suo discorso motivazionale partendo dalla mia coinquilina e passando per la pizza.

"Tra una mezz'ora. Perché?"

"Perché… lo so che stiamo discutendo di cose importanti e non vorrei assolutamente sembrare fuori luogo, ma siamo soli e si possono fare tante cose in mezz'ora e sei così sexy quando ti ostini a difendere le tue indifendibili opinioni e sono più o meno quindici anni che non facciamo sesso, quindi che ne diresti di andare un attimo di là in camera tua?"

"Come fanno a essere quindici anni se ci conosciamo da meno di uno?"

"Tsk vuoi fare la scrittrice e non sai riconoscere un'iperbole?"

"Una che?"

"Un'iperbole"

"Ridillo"

"Iperbole"

"Sei sexy quando dici iperbole, potresti dirlo con un tono più indifendibile?"

"Vaffanculo. Andiamo?" 

Siccome sono brava a fare la figa opponendo resistenza, dopo circa trenta secondi siamo nel mio letto. E siamo ancora lì esattamente sette minuti dopo, a comunicare tramite fiatone nel buio. 

"Un po' veloce, eh?" 

"Veloce, ma efficace"

"Te l'ho detto che mi sembravano quindici anni…"

"Se questi sono gli effetti, consiglio di proseguire a vederci con questa frequenza"

"Che stronza!" riesco a distinguere il suo profilo sorridente nell'oscurità, mentre si avvicina "Comunque, tornando al discorso di prima…"

"Ah vuoi tornare al discorso di prima? Pensavo l'avessi ormai archiviato causa bisogni più urgen- AHIA!" scherzo e lui, stretto a me, si vendica con un pizzicotto dove non batte il sole. 

"No, non l'ho archiviato. E fai la brava, perché sto per fare un discorso serio"

"Mmm ok, spara" eccolo che arriva il cazziatone sotto mentite spoglie che mi porterà ad accettare la proposta.

"Non voglio dirti cosa fare, perché alla fine sei tu che devi decidere. Posso solo darti la mia opinione. Io penso che sotto sotto vorresti buttarti in questa cosa, ma hai paura o ti vergogni o entrambe. Non so se lo sai fare, ma Crowe è un professionista, credo sia in grado di capire se una persona sa recitare o meno e non ti affiderebbe mai una parte al di sopra delle tue capacità. Anch'io ho una battuta, sai?"

"Ma io ne ho più di una, è questo il problema!"

"Sicuramente a lui non frega un cazzo delle nostre doti attoriali, vuole che interpretiamo noi stessi, quindi anche tu, dovrai solo essere te stessa"

"Ok, mi correggo, è questo il problema"

"Io non…" i miei occhi si sono adattati all'oscurità e vedo quasi tutti i dettagli del suo viso mentre cerca di mettere insieme quello che vuole dire "Ripeto, non voglio dirti cosa fare e qualsiasi sarà la tua decisione, io la appoggerò, ma non vedo perché non dovresti provare. Nella peggiore delle ipotesi, se proprio non dovesse andare, Cam potrebbe sempre tagliare la tua parte, non hai niente da perdere"

"Tranne la faccia"

"Mmm non fingere di essere una fifona"

"Ahahah secondo te faccio finta? Certo, in realtà sono super coraggiosa"

"Sei molto coraggiosa. Da quando ti conosco, ti ho vista fare un sacco di cose che magari all'inizio non volevi nemmeno sentire nominare: giocare a basket con noi, suonare la batteria, salire sullo Space Needle, ballare in una discoteca piena di gente senza timidezza, prendere un aereo per San Diego da sola…" mi dà un bacio dopo l'ultima voce in elenco "Io non c'ero ancora, ma ho saputo che hai addirittura preso l'ascensore di questo palazzo una volta" 

"Lì ho rischiato seriamente"

"Insomma, mi sembra che tu sia abbastanza brava nel fare le cose che ti spaventano di più, questa sarebbe solo l'ennesima dimostrazione di quanto sei figa, non rischieresti nulla"

E io vorrei dirgli che non sono né figa né coraggiosa e che se ho fatto ognuna di quelle cose è perché ogni volta c'era qualcun altro a spingermi e che con me basta una piccola insistenza ed è davvero facile farmi dire di sì. Ma per una volta non voglio esagerare, non voglio farlo sbuffare come mio solito e risultare la pesantona complessata di sempre, non voglio distruggere le sue convinzioni: voglio dire, se si è disegnato questo ritrattino di Angie l'Intrepida nella mente, chi sono io per confutarlo? Allo stesso tempo, non ho idea di che cazzo dire perché non ho mai capito come diavolo si risponda ai complimenti, cioè, chi avrebbe dovuto insegnarmelo e quando? In genere rispondo con una battuta sarcastica, ma ora sono a letto col mio ragazzo e qualcosa mi dice che non sarebbe la reazione migliore. Allora cosa faccio? Mostro disagio? Ridimensiono le sue lusinghe? Giustifico il motivo della riuscita di tutte le esperienze che ha elencato? Diffido? Gongolo? Non dico niente? Cambio argomento? Ringrazio e stop? In mio soccorso arriva il suono del citofono.

"Oh. O Meg ha spezzato tutti i cuori al congresso dei cardiologi oppure la nostra pizza è in anticipo" Eddie si stacca da me e si tira su a sedere sul letto.

"Tocca alzarsi per scoprirlo" 

"Vado io, tranquilla" Eddie con ritrovata energia improvvisa scatta come una molla giù dal letto e corre di là.

"EDDIE?!" gli urlo dietro mentre scappa, ma non mi ascolta. Riappare sulla porta della mia camera un minuto dopo.

"È la pizza" fa come se niente fosse.

"MA SEI ANDATO COSÌ?" insisto rintanata sotto il piumone, mentre lui accende la luce ed esplora il pavimento della stanza. E meno male che sono già in posizione distesa, se no avrei potuto avere dei cedimenti.

"Così come?" domanda distratto, poi trova i suoi boxer ai piedi del letto e, tirandoli su, finalmente mi guarda. E io lo guardo. E allora capisce "Ho solo risposto al citofono, mica mi vede" sorride sornione mettendosi le mutande.

"Meno male…"

"Non fare finta di essere gelosa, non sei credibile" s'infila al volo i pantaloni cargo e la camicia rossa a quadri, abbottonandola a casaccio. 

"I soldi per la pizza sono nel mobile qua fuori in corridoio, nel cassetto"

"Ok." fa per uscire di nuovo dalla camera, ma poi si volta "Che fai? Non vieni?"

"Adesso arrivo"

"Ok"

"Ok" rispondo, sempre sotto il piumone, mentre lui non si schioda da lì. 

"O magari vuoi cenare a letto?" il maledetto mi fa l'occhiolino.

"No no, niente briciole nel mio letto, mangiamo di là"

"Va bene"

"Ok" e resta lì.

"Dai, che poi si raffredda se no" 

"Ti ho detto che adesso arrivo, vai e ti raggiungo!" mi scappa quasi da ridere, ma il ragazzo della pizza mi salva una seconda volta e suona il campanello. Eddie si arrende e va ad aprire, ma non sento il rumore del cassettino che si apre. E che cazzo. Mi alzo dal letto in volata e chiudo la porta prima di infilarmi il pigiama a tempo di record. Quando esco dalla camera facciamo quasi un frontale: lo stronzetto pensava di cogliermi in flagrante! 

"Già pronta?" chiede fingendo di passare di lì per caso.

"Hai pagato?" 

"Sì"

"Ma se i soldi sono qui?" apro il cassetto incriminato e li sbugiardo.

"Li ho presi dal mio portafoglio"

"E perché?"

"Per fare prima. Ora vieni o stiamo qui a discutere finché la pizza non diventa immangiabile?"

"Andiamo, va!" vorrei prenderlo per mano, ma finisco per tirarlo per la manica sbottonata della camicia, e lo porto fino al divano. Eddie agguanta subito una fetta di pizza e io faccio in tempo a tirargli i tovaglioli di carta minacciandolo "Se sporchi il mio divano ti ammazzo"

"Che film vediamo, micetta?"

"Vediamo Grano Rosso Sangue!" rispondo entusiasta premendo PLAY sul telecomando e avventandomi anch'io sulla pizza.

"Dal titolo immagino sia una commedia romantica con lieto fine assicurato" 

"Ovvio" 

"E dici che posso mangiare mentre lo guardo?"

"Ahah sì, tranquillo, non è così forte" apro due birre e gliene allungo una.

"Avevi detto la stessa cosa di Hellraiser"

"Va beh, sei tu che sei sensibile! Comunque questo è moooolto più soft, non c'è paragone, direi che è quasi comico"

"Ok, mi fido, micetta" brindiamo con le nostre lattine e iniziamo la visione.

***

"Beh proprio comico… non direi…" il film è finito, così come pizza e birra.

"Ma dai, vogliamo parlare della recitazione? E poi, quegli effetti speciali del cazzo! Sembra che a un certo punto abbiano finito i soldi"

"Lì avranno spesi tutti in granturco"

"Ahah esatto! Ehi, comunque lo sai che anch'io in un certo senso sono stata una figlia del grano?"

"Eri membro di una setta satanica di baby-assassini?" Eddie, che era ormai accasciato in un tutt'uno col divano, si tira un po' su incuriosito.

"Eheheh no, anche perché a quest'età mi avrebbero già sacrificata"

"E allora?"

"Beh, hai presente i lavoretti estivi di quando eri piccolo? Ok, tu sei di San Diego, quindi boh, il vostro concetto di lavoro estivo includerà cose tipo bagnino, cameriere, gelataio, roba così, no?"

"Più o meno. Invece in Idaho?"

"In Idaho si andava a castrare il mais!"

"Ahahah cosa?" a questo punto ho catturato tutta l’attenzione di Eddie, che si mette a sedere composto e mi si avvicina.

"Ci sono andata per quattro anni di fila, a Notus"

"Che cazzo significa castratura? Il mais si castra?"

Segue ovviamente la mia mini-lezione di agricoltura che Eddie non vedeva l'ora di ascoltare. Nelle serate speciali i fidanzati parlano di progetti, si scoprono lentamente, flirtano. Io invece parlo di come il mais abbia fiori sia maschili sia femminili, spiegando che se rimuovi la parte maschile della pianta questa non s’impollinerà da sola, ma potrà essere fecondata dalla varietà scelta dal contadino, che non verrà cimata, creando così degli ibridi. 

"In parole povere il lavoro consisteva nel camminare ore e ore nei campi di mais, strappando le cime dalle piante a mani nude. Iniziavi la mattina, quando era tutto bello umido, e finivi al pomeriggio zuppo di sudore per il caldo. Anche perché dovevi per forza metterti pantaloni lunghi e maniche lunghe se non volevi affettarti completamente la pelle"

"Foglie affilate?"

"Come dei cazzo di rasoi, Eddie, non puoi capire"

"Il lavoro ideale per dei bambini, insomma"

"Sono certa che ora sarai più comprensivo con Malachi”

"Ahahah sì! Ora capisco perché si sono ribellati, poveracci"

"Secondo me Colui che cammina nel grano in realtà un bambino che si era perso castrando il mais morendo dissanguato e la sua anima continua a vagare nei campi in cerca dei genitori per vendicarsi"

"Grano Rosso del sangue di bambini impiegati nel lavoro minorile"

"Di quelli in maglietta a mezze maniche! Però facevo dodici dollari l'ora…"

"Non male! Comunque, praticamente eravate i contraccettivi del granoturco"

"Eravamo Planned Parenthood del mais"

"Quindi anche il mais fa sesso. E più di noi, mi sa”

"Ahahahah Eddie!" mi alzo scandalizzata, e vado a buttare sia il cartone della pizza sia le lattine di birra vuote.

"Preferirei non essere castrato però"

"Sei un coglione! Da quanto ci stavi girando attorno per andare a parare lì?"

"Da un po'. Comunque scherzo, micetta"

"Lo so" mi risiedo di ritorno dalla cucina.

"È solo che… insomma, ci siamo appena messi assieme, dovremmo essere nel pieno della nostra fase Luna di miele, invece io non ci sono mai e mi dispiace un sacco"

"Nella fase che??"

"Sì, insomma, la prima fase di una relazione. Quando ti cerchi in continuazione… euforia, tanta attenzione reciproca, coccole, continua ricerca del contatto fisico, passione, chimica … hai presente?"

"Beh, direi che ce le abbiamo ugualmente queste cose, no? Solo, sono più… diluite nel tempo"

"Eh io preferirei concentrarle"

"Ma non è necessariamente un male. Vedila così: in questo modo ti stuferai di me mooolto più tardi" 

"Perché devi dire queste cose?" non è che proprio s’incazzi, ma si vede chiaramente che si scurisce un po’ in volto.

"Eheh ma sì, era una battuta"

"Lo so, ma non mi piace quando fai queste battute. Su io che ti lascio, che mi stufo… è come se lo facessi per normalizzare la cosa, per prepararti a quando dovrebbe succedere"

"Ma va, figurati" invece è esattamente così, cazzo, e non avrei saputo sintetizzare meglio il concetto. Se mi scappa di dire certe cose non è perché voglio essere rassicurata da lui che non accadranno mai, ma proprio perché so per certo che accadranno e almeno così mi abituo all'idea. 

"Sono esagerato, lo so. Non voglio farne un dramma, è solo che io non ci penso proprio alla fine della storia, non mi viene da pensarci, neanche per scherzo"

"Magari è perché abbiamo avuto esperienze diverse, tutto qui"

"Già. Comunque non volevo fare polemica, chi se ne frega delle altre esperienze, pensiamo a questa adesso, ok? E poi, soprattutto oggi" mi prende per le mani e il sorriso corredato di fossette torna prepotente.

"Eheh perché oggi?"

"Beh, perché è un giorno speciale"

"Wow il fatto che ti sono mancata così tanto mi lusinga, ma basta così poco per rendere una giornata speciale?"

"Lo è sempre quando stiamo assieme, ma… stavolta non è speciale solo per quello"

"Ah no? E per cosa?"

"Beh, dovresti saperlo…"

Oh cazzo. 

"Mmm dovrei?"

"Angie, che giorno è oggi?" mi lascia le mani e, a braccia conserte, dà inizio all’interrogazione.

"Giovedì"

"Sì,  ma che giorno è?"

"14 marzo"

"E che giorno è?"

"Il tuo compleanno è a dicembre"

"Infatti non è il mio compleanno. E nemmeno il tuo"

"Onomastico? Non sapevo fossi cattolico"

"No e no" dal fatto che sta sorridendo capisco che non sono nei guai, ma è chiaro che non sto facendo una gran figura. 

"Dovevamo fare qualcosa e me ne sono completamente dimenticata?"

"No, è una cosa che abbiamo già fatto, tempo fa." mi spiega e quando vede il nulla cosmico nei miei occhi mi dà un altro indizio “Una cosa fatta in questo giorno”

"Ma l'anno scorso a marzo non ci conoscevamo, non ero nemmeno qui"

"Non andare così indietro"

"In che senso?"

"Un mese fa, che giorno era?" alza gli occhi al cielo e mi concede l’ennesimo aiutino.

"14 febbraio, San Valentino?"

"E dov'eri un mese fa a quest'ora?"

"Boh, come da 18 anni a questa parte, a letto a dormire molto probabilmente"

"No. Pensaci bene, dov'eri?"

"Aspetta, sì, ero su un autobus per Seattle"

"Va beh, e invece qualche ora prima? Dov'eri? Che facevi? Angie, mi stai facendo sudare, cazzo"

"Aaaaaaaaaah! La so! Alla stazione dei pullman! Ci siamo baciati!"

"BINGO!" Eddie fa partire persino un mini applauso, non so se di sollievo o per prendermi per il culo o tutt’e due.

"Evvai! Visto che c'è l'ho fatta?"

"Quindi capisci perché è speciale"

"È stato bello, sì. Io a un certo punto non capivo più un cazzo, ma è stato un momento indimenticabile" lui mi ha baciata e io ho cominciato a sentire i Depeche Mode nella mia testa e poi non mi ricordavo più nemmeno dov’ero, se non mi ci avesse messa lui su quel pullman sarei ancora lì molto probabilmente.

"Sì ed è stato il momento da cui è iniziato tutto. Insomma, è una specie di ricorrenza, no? Non è un anniversario, ma…"

"È un mesiversario! Ahahahahah come dicono i dodicenni, che contano i mesi"

"Beh, è un mese che stiamo insieme, quindi…"

"Un mese che…? In che senso, perché tu… conti dal bacio?"

"Sì, per me è partito da lì. Perché? Tu da quando conti?"

"Io non conto"

"Eh?"

"Cioè, non mi sono mai posta la questione. Non sapevo di dover contare, ecco"

"Non sapevi di dover contare" ripete guardandomi con aria quasi esterrefatta.

"Io non… ti ho spiegato che non ho avuto relazioni proprio regolari, no?"

"Stai dicendo che non hai mai contato?"

"Esatto, quelli con cui stavo non erano interessati a queste cose. E quindi non me ne sono mai interessata nemmeno io. Non ho mai festeggiato anniversari, mesiversari o giorniversari. Le mie storie sono sempre state così brevi che non c'è stato neanche il tempo di capire se poteva andarmi di festeggiare"

"Beh, non è che sia indispensabile avere una data. Però… no, fanculo, non è vero, io voglio una data, mi serve, quindi se per te va bene, il 14 febbraio è il nostro giorno, ok?" il suo dibattito interiore si vede benissimo anche da fuori e mi fa sorridere.

"Quello che per te è il nostro giorno coincide con la festa più ipocrita e commerciale del mondo, te ne sei accorto?" 

"Certo! E trasformarla nel nostro giorno è il più grande atto rivoluzionario che possiamo fare, non credi?" 

"Beh, è un punto di vist- ASPETTA" non sorrido più perché ho appena realizzato che non c’è un cazzo da ridere.

"Eheh che c'è?"

"Sono giorni che parli di questa serata speciale. Perché tu intendevi questo! Celebrare il nostro… Oddio, mesiversario?!"

"Sì, ma non è che dovessimo fare chissà quale celebrazione, quello che abbiamo fatto va benissimo"

"Ma non vale comunque se io non ne sapevo un cazzo! Me ne sono dimenticata, capisci? Mi sento una merda" fisso il tappeto della sala e mi ci vorrei arrotolare dentro per poi farmi buttare in discarica dalla vergogna.

"Ahahah ma no, perché?"

"Tu hai pensato a una cosa dolce e io sono la fidanzata anaffettiva del cazzo" prendo un cuscino dal divano e ci affondo la faccia dentro.

"Anaffettiva tu? Ma dove?!"

"Sono una stronza. Per fortuna non mi hai fatto anche il regalo, se no sarei una stronza al cubo"

"Uhm…"

"Eddie?" la sua esitazione mi porta a levarmi il cuscino dalla faccia e la risposta la leggo sulla sua.

"Non è che ti abbia proprio preso un regalo…"

"MA PORCA DI QUELLA TROIA" stavolta mi accascio direttamente sul bracciolo del divano.

"Ma è una cosa per tutt'e due, non necessariamente per festeggiare il mese" prova a indorare la pillola mentre si alza a recuperare la giacca per prendere qualcosa dalle tasche.

"Cioè, tu mi hai fatto anche il regalo. E io non ti nemmeno fatto un panino. Ho ordinato una pizza. CHE HAI PURE PAGATO TU!"

"Micetta, non ti agitare" torna qui e si inginocchia sul tappeto davanti a me, facendomi salire ulteriormente l’ansia.

"Consiglio: MAI chiamarmi micetta quando sono agitata"

"Senti, ho solo preso due biglietti per Neil Young al Coliseum ad aprile. Li avrei presi comunque, mesiversario a parte" spiega mostrandomi i due talloncini bianchi e azzurri.

"Non posso credere che tu dica mesiversario, sei un adulto" tiro un sospiro di sollievo, anche se mi sento sempre una merda.

"Stai cercando di farmi sentire scemo?” pensandoci, io mi sento stupida per essermene dimenticata, ma come deve sentirsi lui? Che ha fatto tutto questo cinema quando  io nemmeno ci pensavo lontanamente e in più ne sto facendo una tragedia greca.

"No! È piuttosto evidente ormai che sono io la scema della coppia" Eddie mi mette i biglietti tra le mani e poi le prende tra le sue.

"Allora, quello che sto cercando di dire è che li ho presi e basta, a prescindere dalle ricorrenze, perché appena ho saputo del concerto la prima cosa a cui ho pensato è che ci sarei andato insieme a te. Ho pensato di darti il biglietto oggi perché, sempre per il discorso di prima, mi sembrava un bel modo per dirti Ehi, Angie, non sono sparito, ci sono ancora e voglio stare con te e fare cose con te e anche se sembra che le correnti mi trascinino via di tanto in tanto, tu non mi perderai mai perché le correnti cambiano di continuo, ma io tornerò sempre e solo da te"

"Hai proprio un debole per le metafore surfistiche, non c'è che dire"

"Vaffanculo, Angie. Dal profondo del mio cuore" mi bacia e non posso fare a meno di pensare a quanto mi piace farmi mandare a quel paese da Eddie. 

"Ora devo pensare a cosa regalarti che sia all'altezza"

"Non mi devi regalare niente, non mi devi nulla" scuote la testa mentre si alza dal pavimento e si risiede sul divano.

"Va beh, se voglio farti un regalo per il secondo mesiversario? Chi me lo vieta? Stavolta me lo segno sul calendario però"

"Ahah non è che adesso dobbiamo festeggiare tutti i mesi"

"Come no? E io come la recupero la figura di merda?"

"Non la recuperi, così io mantengo il vantaggio nelle nostre dinamiche di coppia"

"Io già pregustavo il quinto, con la curiosa frapposizione tra il nostro mesiversario e l'anniversario della Presa della Bastiglia: i due atti rivoluzionari per eccellenza"

"Vedo che ancora prendi per il culo" io scappo di nuovo scivolando dall’altro capo del divano, ma lui mi segue e mi è praticamente addosso.

"Chi? Io? No!"

"Sei sexy quando lo fai"

"Allora sì, ti sto decisamente prendendo per il culo, alla grande proprio"

"La verità è che fai e dici un sacco di cose sexy, te ne sei accorta?" 

"Sì vede che quello è il mio vantaggio nelle dinamiche di coppia"

"Anche questa, molto sexy"

"Vuoi, tipo… andare di là?"

"E mi leggi anche nel pensiero”

“Ma non riesco a leggere proprio tutto tutto”

“No?”

“Eh no”

“Allora mi sa che mi tocca darti qualche dritta”

“Prego, sono tutta orecchi”

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Pearl Jam / Vai alla pagina dell'autore: IamNotPrinceHamlet