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Autore: Nao Yoshikawa    17/11/2022    4 recensioni
"Sarebbe bello se esistesse un incantesimo in grado di controllare l'amore". Questo è quello che pensa Yumichika. Non un incantesimo, ma un filtro d'amore è quello che gli viene casualmente "offerto" da Kisuke Urahara. La soluzione più semplice e veloce per fare innamorare Ikkaku di lui. Ma quando il vapore di quel filtro si diffonde per tutta la Soul Society, cose TERRIBILI iniziano a succedere. Chi sarà vittima in questo strano gioco d'amore?
«Cos’è questa cosa?» domandò prendendo in mano la boccetta, pesante e in vetro. Kisuke strabuzzò gli occhi.
«Umh, quella? Ma tu pensa, erano anni che non la vedevo, pensava di averla distrutta. Quello è semplicemente un filtro molto pericoloso che ho creato ai tempi in cui ero a capo del Dipartimento di ricerca e sviluppo. Uno dei miei primissimi esperimenti a dire il vero, ma ho lasciato perdere quasi subito.»
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Ayasegawa Yumichika, Inoue Orihime, Ishida Uryuu, Mayuri Kurotsuchi, Urahara Kisuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il filtro d'amore di Kisuke Urahara
 
Fare una gita nel mondo degli umani era sempre la soluzione migliore per i problemi, così gli aveva detto Rangiku. Yumichika però non si sentiva affatto meglio e a poco erano valsi lo shopping e il gelato.
Soffriva per amore! Cosa poteva farci? Che colpa ne aveva se lui, una creatura bellissima e affascinante, si era innamorato del più imbecille degli Shinigami?
«Dai, Yumichika. Non fare quella faccia» gli disse Rangiku, mentre seduta e con le gambe accavallate gustava la sua granita alla fragola.
«Che faccia? Questa è la mia bellissima faccia. E comunque anche tu saresti depressa se fossi innamorata di un cretino che è interessato solo al combattimento. Stupido Ikkaku, non lo sopporto.»
Fra tutti gli uomini, proprio di lui doveva innamorarsi. Chiunque avrebbe fatto a botte per stare con lui, il quinto seggio dell’Undicesima compagnia. Bello, affascinante e con un grande stile. E invece Ikkaku nemmeno lo guardava, a lui interessava solo diventare più forte, fare a mazzate e allenarsi, non necessariamente in quest’ordine.
«Ma tu gliel’hai detto? Forse lui non crede di piacerti» disse Rangiku.
«E cosa dovrei fargli, un disegnino forse? Ho provato in tutti i modi a farglielo capire. Ma figurati se mi guarda. Cioè, non guarda me, ti rendi conto? Non è giusto. Io sono il più bello, il più affascinante e il più elegante. Oh» Yumichika si lasciò andare ad un sospiro. «Certo sarebbe bello se esistesse un incantesimo in grado di controllare l’amore.»
«Non saprei. Quell’amore non sarebbe autentico, no?»
Rangiku si stiracchiò, sazia della sua granita. Beh, comunque era inutile starne a parlare, non esisteva niente di così potente da controllare l’amore.
Dopo la loro pausa, i due amici fecero una capatina all’emporio Urahara, lì Rangiku trovava sempre dei gingilli interessanti. Quando arrivarono si accorsero del grande caos e disordine e capirono ben presto perché: Urahara stava per andare in vacanza, quindi si stava dedicando agli ultimi preparativi.
«Non mi aspettavo una vostra visita. Vogliate scusare il disordine. Gradite del tè?» domandò Kisuke, sventolando il ventaglio.
«Mh, no grazie. Fa troppo caldo per il té. Avanti, mostrami la mercanzia, ti è arrivato niente di interessante?» chiese Rangiku.
Yumichika sospirò, stanco. No, non era di buon umore e tornato alla Soul Society sarebbe stato peggio.
Lì in negozio era il caos. Più che preparativi per un viaggio, Urahara sembrava starsi trasferendo.
Yumichika si spostò per seguirli e cercò di non inciampare. Ma finì comunque per cadere a causa di una scatola che era stata lasciata proprio lì in mezzo al corridoio.
«Mmmh, ora basta!» gridò. «Polvere ovunque, disordine! Il mio bellissimo viso è coperto di polvere.»
«Oh, perdonatemi. Ma a che ci sono sto anche buttando via ciò che non mi serve» si scusò Kisuke, il quale sembrava molto più divertito che dispiaciuto.
Yumichika si sollevò sulle ginocchia e così il suo sguardo finì sulla scatola aperta. Non c’era niente di nota, eccezion fatta per una boccetta contenente un liquido viola, glitterato d’oro. Davvero elegante, una delizia per gli occhi.
«Cos’è questa cosa?» domandò prendendo in mano la boccetta, pesante e in vetro. Kisuke strabuzzò gli occhi.
«Umh, quella? Ma tu pensa, erano anni che non la vedevo, pensava di averla distrutta. Quello è semplicemente un filtro molto pericoloso che ho creato ai tempi in cui ero a capo del Dipartimento di ricerca e sviluppo. Uno dei miei primissimi esperimenti a dire il vero, ma ho lasciato perdere quasi subito.»
Rangiku, a braccia conserte, si mostrò interessata.
«E a cosa serve?»
«Beh, il liquido contenuto lì dentro è formato da Ossicitina, Noradrenalina e Dopamina all’ennesima potenza. O quanto meno, delle imitazioni di quest’ultimi che ho creato appositamente in laboratorio. Sono conosciuti anche come ormoni dell’amore. Una volta fuori dalla boccetta, il liquido si trasforma in vapore e se lo respiri, beh… ti innamori della prima persona che guardi negli occhi. Non so come mi sia venuta in mente un’idea del genere, ma ero giovane e... beh…»
Kisuke si rese conto di aver parlato un po’ troppo. Non era saggio dare tante informazioni del genere su quel filtro.
A Yumichika brillarono gli occhi. Doveva essere destino, perché era proprio ciò che aveva desiderato appena mezz’ora prima.
«Non ho capito una parola di quello che hai detto. Ma se fa innamorare le persone ad un solo sguardo, allora fa proprio al caso mio.»
Kisuke fu ben più veloce di lui e afferrò la boccetta, rubandogliela dalle mani.
«Oh, no, no. Questo non è proprio possibile. Vedi, non l’ho mai sperimentata su nessuno proprio perché temo le reazioni. Insomma, l’amore rende folli e questo filtro è pericoloso. Però ha un buon odore di essenza di melograno. Per dare un effetto più afrodisiaco, sai com’è» ammise, senza riuscire a nascondere una punta di soddisfazione. Yumichika gonfiò le guance, irritato. E no. Non si sarebbe fatto soffiare dalle mani l’unica occasione che aveva per conquistare il cuore di Ikkaku. Certo, gli sembrava un po’ strano che Kisuke Urahara non avesse mai distrutto quella strana pozione magica per tutti quegli anni, ma comunque non era affar suo.
Kisuke riposò la boccetta al sicuro in un’altra stanza e chiuse a chiave. Oh, seriamente? Pensava bastasse così poco per tenerlo lontano?
«Prego, mi segua signorina Rangiku» disse poi.
«E va bene. Tu non vieni, Yumichika?»
«Sì, ma… prima dovrei andare al bagno» mentì. Non gli era venuto in mente nulla di più elegante da dire, ma almeno come scusa funzionò. Rimasto solo, si tolse una forcina dai capelli. Lo aveva visto fare in un film, una roba da umani.
«Caro Kisuke Urahara, dovresti prestare più attenzione. Così sembra quasi che tu voglia servirmela fu un piatto d’argento!»
In effetti era un po’ troppo facile. Ma chi se ne importava, la soluzione ai suoi problemi era lì a portata di mano!
Dopo aver armeggiato un po’ con la serratura, riuscì ad aprire la porta: la boccetta se ne stava lì posata su uno scaffale. L’afferrò, nascondendola e facendo attenzione a non romperla.
«Tu vieni a casa con me, boccettina. Non farò male a nessuno, io voglio solo essere ricambiato. Cosa vuoi che accada? Farò attenzione.»
 
 
Una volta tornato alla Soul Society, Yumichika dovette pensare ad un modo poco losco per usare quel filtro dal colore stiloso. Non poteva farla bere a Ikkaku, vista la peculiarità del liquido a trasformarsi in vapore una volta riversata (molto comodo, doveva dire). E poi doveva essere certo che fosse lui la prima persona che avrebbe visto immediatamente dopo.
Era però già notte e Ikkaku si era appisolato: dormivano nella stessa camera, il che rendeva tutto ancora più difficile, visto che quella testa calva non si decideva a saltargli addosso.
«Sono stanco morto. Mentre tu te ne andavi in giro a fare chissà cosa nel mondo degli umani, io stavo qui ad allenarmi fino a sputare sangue» borbottò Ikkaku, con gli occhi chiusi e sul futon.
Yumichika gli dava le spalle e si rigirava tra le mani la boccetta. Forse era meglio aspettare che si addormentasse.
«Non è colpa mia se dovresti rivedere le tue priorità. Almeno ti sono mancato? Eh? Ikkaku?»
E ti pareva. Ikkaku stava già russando, proprio al momento meno opportuno, come al solito.
Yumichika si avvicinò con un sospiro. L’amore era davvero complicato, ma erano finiti i suoi giorni di struggimento. Un piccolo aiuto non faceva male a nessuno, quanto mai poteva essere pericoloso un filtro che faceva innamorare?
Si chinò e con molta attenzione riversò qualche goccia del liquido. Solo che quest’ultimo, anziché cadere, si trasformò in un vapore rosa molto grazioso, che sfiorò il viso di Ikkaku. Quest’ultimo si mosse, senza però svegliarsi.
«Accidenti, l’odore è buono, ma meglio che non lo respiri troppo» disse Yumichika. «Beh, mio caro. Domani mattina, quando mi vedrai, non riuscirai più a fare a meno di me. Com’è normale che sia, dopotutto.»
Soddisfatto, andò a posare la boccetta sul bordo della finestra: la notte era tranquilla, non c’era pericolo che il vento la facesse cadere.
Dopodichè se ne andò a dormire, impaziente che il giorno dopo arrivasse.
Quello che ancora non sapeva era che l’amore (o l’amore indotto) poteva essere terribilmente potente e pericoloso. E che un’unica e improvvisa folata di vento avrebbe fatto cadere la boccettina, disperdendo il suo roseo contenuto per tutta la Soul Society…

Nota dell'autrice
Con questa storia esco di molto dalla mia zona comfort, perché di commedie ne ho scritte anche parecchie, ma qui siamo proprio sul comico demenziale. Sono stata influenzata molto dal film "Strange Magic", che adoro, e soprattutto dalle sue canzoni che mi hanno portato a chiedermi: "Ma cosa accaderebbe se alla Soul Society tutti iniziassero a innamorarsi a random a causa di un filtro d'amore?". Beh, ecco qua. Avendo quasi concluso la storia (di un 7/8 capitoli), ho deciso si pubblicarla. Personalmente mi sono divertita molto, specie per alcune coppie e triangoli che si sono venute a creare, ma va bene. Chissà per chi Kisuke aveva creato quel filtro d'amore, eh? La colpa è sempre sua.

Nao
   
 
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