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Autore: HoneyNeechan    17/11/2022    1 recensioni
TMNT 2012 - La sera in cui Lola e Donatello si sono incontrati per la prima volta. Nulla di romantico, ma abbastanza significativo per la tartaruga dalla bandana viola
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Nuovo personaggio
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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"Vai avanti senza di me!"
"Che cosa??", la mia collega, ormai avanti di diversi metri, si voltò nella mia direzione, scoccandomi un'occhiata sconcertata, "Non avrai intenzione di tirarti indietro anche stavolta, spero!", mi apostrofò con tono leggermente urtato, ravvivandosi una ciocca di capelli rossi con un gesto stizzito, "Avevi promesso che mi avresti accompagnata a questa festa, non puoi mollarmi così di botto!".
"Non avevo intenzione di farlo, infatti", la rassicurai una volta raggiunta; nonostante i tacchi alti e la minigonna che si alzava ogni due secondi costringendola ad abbassarla con un gesto stizzito, riusciva ad essere persino più veloce di me che indossavo normalissime scarpe da ginnastica, e una tuta da corsa color rosa shocking composta da un semplice crop top e degli shorts, "Volevo solo tornare a controllare di aver chiuso la macchina", provai ad uscirmene con quella piccola bugia, ma lei fu svelta a smentirmi: "Siamo venute con la mia macchina, zuccona. Cerca di pensare ad una scusa migliore".
Non credo sia necessario specificare che non ne avevo neanche una.
Dopo pocchissimi minuti ci ritrovammo mio malgrado di fronte alla porta del locale, presidiata da un buttafuori che più che un essere umano pareva un armadio ad ante doppie per quanto era pompato. Scambiò un paio di battute con la mia collega, squadrò me da capo a piedi manco avesse visto un alieno, e poi si scostò per lasciarci libero accesso a quello che per me era solo una perdita di tempo.
Non avrei mai potuto immaginare che da quella sera la mia vita avrebbe subìto una strana svolta.

Erano passate ormai quasi due ore piene, ma della ragazza ancora nessuna traccia.
Tirai fuori ancora una volta il cellulare per assicurarmi ancora una volta di non aver calcolato male i tempi. Da quello che avevo studiato durante le mie varie ronde notturne, era quello pressapoco l'orario in cui la giovane tornava da lavoro, ma della sua presenza neanche l'ombra. 
Sospirai rassegnato per l'ennesima volta, prendendo finalmente la decisione di allontanarmi dalla mia posizione da osservatore. 
Cos'era andato a pensare? Cosa credeva di fare quand'anche se la fosse trovata davanti? Probabilmente era già impegnata con qualcuno e forse adesso erano addirittura insieme! Ma se anche non fosse stato così, lui che speranze credeva di poter avere?
Saltai da un palazzo all'altro senza quasi neanche guardare dove stavo andando, affidandomi al mio istinto che sapeva in automatico dove dirigere i miei passi per tornare al rifugio, quando avvertìì delle voci in lontananza, di cui una abbastanza familiare. 
"Levami le mani di dosso razza di stronzo!".
Coprii la distanza che mi separava da quella voce in due secondi netti, incurante del lieve bruciore alla gamba che ancora stava guarendo dall'ultimo scontro, e discesi velocemente nel vicolo più vicino, alleandomi alle ombre per celare la mia presenza e poter osservare la scena: davanti a me c'era la ragazza che stavo cercando, assediata dalle avances non richieste di un ragazzo chiaramente ubriaco che stava cercando in tutti i modi di metterle le mani addosso.
Sentii il sangue ribollirmi nelle vene, così forte da sentirlo battere contro le tempie, mentre con rabbia afferravo il mio bastone, pronto a dar battaglia per difenderla.
Peccato non fu necessario.
Con un forza e una violenza che stupirono persino me, la ragazza cacciò un dito nell'occhio del suo aggressore, per poi prenderlo a calci nelle parti basse fino a ridurlo in ginocchio, dandogli poi un'altra botta sulla nuca con lo zainetto che portava in mano, stendendolo definitivamente al suolo.
Ero talmente esterrefatto da quella dimostrazione di difesa personale, che non mi accorsi di essere allo scoperto, a pochi metri di distanza da lei, che ora si era voltata nella mia direzione, fissandomi con un'espressione incredula.
L'unica cosa che il mio cervello riuscì a farmi elaborare in quella situazione fu di alzare lentamente una mano in un lieve cenno di saluto.

"C-Ciao... c-come va...?"
Mi stava salutando. La tartaruga umanoide della mia allucinazione da alcool era lì e mi stava salutando. Con l'unica differenza che ero sicuramente sobria e decisamente senza parole per quella situazione.
Quella... creatura... era vera?? Non era stata tutta una creazione della mia mente annebbiata dal liquore?
Ero decisamente confusa.
Un gemito alle mie spalle, mi fece sobbalzare e ricordare che io e la tartaruga non eravamo soli; prima che quel deficiente che aveva provato ad abbordarmi potesse rialzarsi gli assestai un'altra botta in testa con lo zainetto, per assicurarmi una buona volta che rimanesse giù. 
Me ne bastava uno di problema da risolevere.
Mi voltai nuovamente verso l'anfibio gigante: "Prova ad avvicinarti e farai la stessa fine, sia chiaro", lo minacciai, giusto per fargli capire che non avevo intenzione di fare la vittima perfetta da film horror.
Allucinazione o meno, sapevo come difendermi e il pepe spray che avevo nella borsa non aspettava altro che essere usato.
"Oh nonono tranquilla! Io sono uno dei buoni!", gesticolò con le mani in maniera incontrollata, facendo due passetti indietro, continuando ad avere sul viso un sorriso incerto, come se neanche lui fosse convinto di quello che stava facendo.
Ha un piccolo spazio tra i denti, notai involontariamente, chissà se riesce anche a fischiare? E' così buffo.
"Ti... Ti ho vista in difficoltà e sono corso ad aiutarti...", continuò a giustificarsi, indicando prima il bastone che teneva in mano e poi lanciando un'occhiata all'uomo disteso a terra, "Devo dire però che hai fatto già da sola... Bel colpo...".
Spostai il peso da una gamba all'altra, tenendo lo zainetto con la mano destra portandomelo dietro una spalla, sempre pronta a colpire nel caso ce ne fosse bisogno. "Ti ringrazio... tartaruga... ma adesso devo andare. Addio", feci prima due passi indietro, per tenere d'occhio i suoi movimenti... e poi scattai a scorrere verso il parcheggio dove avevamo lasciato l'auto.
Allucinazione o no, nessuno sano di mente sarebbe mai rimasto in compagnia di quella creatura in una strada solitaria.
Peccato però che dopo neanche 1 metro scarso, il caso volle che dovessi inciampare nei lacci delle mie stesse scarpe e ruzzolare sull'asfalto, lanciando improperi non molto adatti al linguaggio di una signorina.

Mi aspettavo corresse via da me, dopotutto chi non lo avrebbe fatto; quello che molto probabilmente nessuno di noi due aveva previsto era che inciampasse neanche due secondi dopo.
Corsi immediatamente al suo fianco, nonostante la parte razionale di me stesse praticamente gridando di lasciar perdere; la ignora, come poco galantemente feci con le proteste di lei che insisteva nell'affermare di non aver subìto alcun danno nonostante l'evidente e visibilmente sanguinante ferita al ginocchio.
"Ti dico che sto bene!"
"Non stai bene! Stai sanguinando e molto probabilmente la ferita si infetterà se non la trattiamo subito!".
"Guarda che lo so! Lasciami in pace!".
Mi diede una lieve spinta, tentando di rimettersi in piedi senza il mio aiuto, ma dopo pochi secondi si riaccasciò a terra maledicendo il dolore che stava provando.
Mi lasciai scappare un sospiro frustrato mentre la guardavo testardamente riprovarci, ottenendo lo stesso, identico risultato.
Non voleva il mio aiuto e di sicuro io non potevo forzarla contro la sua volontà, sebbene mi stessi preoccupando per lei (quella sarebbe stata più una mossa da Raffaello); mi alzai dunque in piedi, indietreggiando di qualche passo per darle lo spazio che desiderava e notai tristemente di come il suo corpo si rilassasse quasi immediatamente ora che non ero più nel suo campo visivo. Le avevo evidentemente causato più stress io con la mia presenza che la caduta stessa.
Con quella realizzazione in testa mi decisi a girare i tacchi e allontanarmi, appuntandomi mentalmente però di controllarla a distanza, per tranquillizzarmi quantomeno sul fatto che riuscisse a tornare effettivamente a casa.
Come avrebbe fatto con la gamba che le doleva non lo sapevo, ma dovevo sforzarmi di non intromettermi troppo.
Era un'umana, una sconosciuta che avevo incrontrato già una volta di troppo, e avrebbe potuto rappresentare un problema in futuro.
Meglio allontanarsi e levarsela definitivamente dalla testa.

Finalmente, dopo il quarto (o quinto?) tentativo dolorosissimo riuscii a rimettermi in piedi. Il ginocchio sembrava dover esplodere da un momento all'altro per quanto forte sentivo pulsare la ferita, ma mi sforzai di ignorare la sensazione.
"Ecco fatto! Visto che non avevo bisogno del tuo aiuto?", mi voltai con un sorriso forzato ma trionfante verso la tartaruga umanoide che finalmente si era zittita, ma quale non fu il mio sconcerto nel constatare che a parte me e il poveretto disteso a terra, per strada non c'era nessuno.
Avvertii distintamente il mio cuore skippare un paio di battiti; mi ero dunque immaginata tutto?
Eppure ero sobria, non avevo bevuto neanche un bicchiere!
"Mi stai dicendo che mi sono fatta male per niente??", gridai la mia indignazione al buio e al vento, prendendomi poi la testa tra le mani, passandomi le dita tra i capelli per calmarmi.
E' tutta colpa dello stress, pensai, cercando di trovare una spiegazione a quello che era appena accaduto, Il lavoro mi sta sfinendo, è normale che io abbia delle allucinazioni. Sarei dovuta rimanere a casa a riposare, altro che accompagnare quell'ochetta isterica!!
E a proposito di lei...
"Loooolaaaa! Sono quiiiiii!". Eccola che ritornava e, sorpresa!, la accompagnava un ragazzo mai visto prima.
"Ehi! Ma che hai fatto alla gamba?", mi chiese. 
Colsi la palla al balzo: "Sono caduta e mi sono fatta male per colpa di questo idiota", e indicai il corpo steso a terra, "Ti prego, riaccompagnami a casa, sto sanguinando!".
Fortunatamente per me, capelli rossi e ragazzo erano ancora abbastanza sobri da capire la gravità della situazione, e in meno di mezz'ora fui nuovamente a casa, intenta a disinfettarmi e a pulirmi dal sangue secco.
Ad ogni sibilo di dolore corrispondeva un improperio diretto a quella creatura.
"Giuro sulla mia collezione di lattine, che la prossima volta che la rivedo, allucinazione o no, gli tiro qualcosa appresso!!".

Una promessa quella, che mi sarei ritrovata a dover mantenere molto presto.
   
 
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