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Autore: drawhood    18/11/2022    1 recensioni
Emily è un tipetto orgoglioso, testardo e senza peli sulla lingua. Finge che non le interessa niente ma nel profondo spera di trovare l'amore.
Derek è il migliore amico di suo fratello, nonché il fidanzato di una delle sue amiche più strette. Decisamente proibito per lei.
Ray è tenebroso, sconsiderato e nemico pubblico della metà delle persone che conosce.
Phineas è dolce e attento ma troppo piccolo per lei.
Eppure questi tre non fanno altro che gravitarle attorno ed Emily non ne ha la più pallida idea: chi è quello giusto per lei?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
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Non avevo più sentito Derek dopo quella strana discussione, se così si poteva chiamare. Mio fratello invece mi era sempre con il fiato sul collo ed era stranissimo perché addirittura aveva accettato di andar a prendere Charlie ogni mattina per accompagnarci insieme a scuola. Non lo faceva per gentilezza o per fare un favore a me, semplicemente era un modo per non farmi prendere l’autobus. Finiti gli allenamenti ci riaccompagnava entrambe e addirittura sulla strada di ritorno ci faceva tante domande, dalla serie “oggi che cosa avete fatto?”

Will e io però non eravamo quel genere di fratelli, quelli che si raccontavano le cose. Un’idea me l’ero fatta però e aveva a che vedere con Ray. Nonostante ogni tanto lo incrociassimo nel corridoio, non mi azzardavo a salutarlo e quando mi passava di fianco fingevo sempre di essere impegnata o a volte mi voltavo dall’altra parte per non essere salutata. Non era una cosa molto corretta da fare ma avevo come la sensazione che fosse meglio così per tutti. E quando intendevo tutti mi riferivo a Will e Derek.

A proposito di quest’ultimo, a quanto pare mi stava ignorando di proposito. Infatti un giorno mentre stavo con Charlie, beccammo Nisha e Derek seduti al tavolo con Rue e il suo nuovo fidanzato. Le nostre amiche ci salutarono e ci invitarono a prendere posto accanto a loro. Noi pensavamo di non disturbare perciò ci unimmo al tavolo delle coppiette, solo che fu stranamente imbarazzante. Derek neanch mi guardava in faccia e Nisha aveva intuito che qualcosa non andava ma neanche lei sapeva spiegarsi che cosa. Infatti aveva provato più di una volta a farci interagire ma Derek aveva sempre trovato il modo per sviare. Era lì con noi ma in realtà era come se non ci fosse. Perciò alla fine io e Charlie trovammo una scusa per andarcene.

«È stato stranissimo.» Mi rivelò la mia amica quando fummo abbastanza lontane. «Non dirlo a me…»

«Ma che gli è preso a Derek? Ti guardava in un modo…»

«In che modo esattamente?»

«Come se ce l’avesse con te.»

«Quindi anche tu te ne sei accorta.»

«In realtà credo proprio che se ne siano accorti tutti.» Purtroppo Charlie aveva ragione. «Dopo parlerò con Nisha e le chiederò il favore di indagare. Onestamente al momento non voglio preoccuparmi di questo.»

C’era altro di più urgente. «Mio fratello Will è insopportabile, non ce la faccio più.»

E parlando del diavolo… Il maggiore degli Haines si avvicinò appunto a noi che eravamo sedute su una panca isolata nel cortile della scuola apposta per non essere disturbate. Will non era solo, con lui c’era anche Phineas.

«Perché non mi hai detto che Valentina gioca a pallavolo?»

«Che palle! Ancora con questa storia?!» Charlie non parve capire. «Che c’entra Valentina adesso?» chiese e io le spiegai brevemente della pseudo cotta o per meglio dire ossessione che mio fratello aveva per la nostra amica. Stranamente Charlie si rabbuiò. «Ah…»

«Non ho una cotta per Valentina.» Si affrettò a chiarire Will. «Solo che non ci credo che non le piaccio giusto un po’. È impossibile.»

«Credici, invece.»

Io e Will eravamo entrambi molto orgogliosi ma molto diversi in questo. Will era anche narcisista perciò non ammetteva un rifiuto e adesso questo stava cercando di fare. Negare il rifiuto.

«E poi che ti importa se Valentina gioca o meno a pallavolo?»

«Mi importa eccome. Almeno abbiamo qualcosa in comune, ci piace entrambi lo sport.»

Alzai gli occhi al cielo ma decisi di non proseguire oltre quella stupida conversazione. Piuttosto mi rivolsi a Phineas, anche lui silenzioso e sulle sue. «Phineas come sta il braccio?»

«Migliora.» Mi rispose senza però guardarmi in faccia. Cosa alquanto bizzarra perché Phineas non era il tipo.

«Tutto bene Phineas? È successo qualcosa?» Lui non mi rispose. Si inventò una scusa con mio fratello e se ne andò. A quel punto Will mi guardò cercando spiegazioni da me. «Che cosa gli hai fatto?»

«Io? Niente!»

E mi alzai di scatto, dicendo a Charlie di aspettarmi lì perché sarei ritornata subito.

«Phineas, aspetta!» gridai e lo raggiunsi di corsa. Il ragazzino si arrestò ma aveva l’aria seccata.

«È successo qualcosa?»

«Non lo so… Devi dirmi qualcosa?»

Perché sembrava che gli avessi fatto qualcosa anche se ero abbastanza sicura di non avergli fatto niente? Aggrottai la fronte. «Derek ti ha detto qualcosa per caso?»

«Che cosa c’entra lui adesso?»

«Niente... Era solo- lascia stare. Mi sembra che tu ce l’abbia con me.»

«Senti Emily, sei una brava ragazza e non credo che faresti nulla per ferirmi di proposito ma io ti ho dato un bacio l’altra volta e tu ti sei comportata come se non fosse mai accaduto. Come pensi che possa sentirmi adesso?»

«Ah…»

Quindi si trattava di quello. Me ne ero completamente dimenticata. «Phineas te ne volevo parlare, ok? Solo che sono successe un paio di cose e me ne sono…» finì lui per me «te ne sei completamente dimenticata.» Detto così però suonava orribile.

«Mi dispiace.»

«Sappi che non è tanto bello capire che la ragazza di cui si ha una cotta a stento si ricorda della tua esistenza.»

«Non è così!» Provai a dire ma Phineas non era più interessato ad ascoltarmi. «Non c’è bisogno di parlarne… Io sono troppo piccolo per te. Messaggio ricevuto.»

«Phineas…»

Ma lui mi aveva già dato le spalle e se ne era andato, lasciandomi con un groviglio nello stomaco fatto di sensi di colpa.





Quella giornata terribile non voleva sentire di terminare. Ero stanca, volevo tornare a casa e riposare. Invece ero costretta a fare avanti e indietro tra una classe e l’altra. «L’hai trovato?»

«Credevo di averlo lasciato qui!» Eravamo nella classe di biologia lì dove pensavo di aver dimenticato il cellulare. La mia amica Charlie sbuffò. «Vado a cercare nell’aula di spagnolo. Se ci dividiamo facciamo prima.»

«Buona idea.»

Qualcuno doveva avermi maledetto con molto sentimento perché non era possibile che tutte le sventure capitavano a me e proprio tutte oggi! Aprii tutti i mobiletti, pure quelli che non avevo mai toccato. Addirittura frugai nell’armadietto dell’insegnante ma niente. Stavo per arrendermi quando lo vidi. Per terra, accanto al secchio dell’immondizia. Mi sarà dovuto cadere quando stavo correndo per raggiungere in fretta la classe successiva. Tirai un sospiro di sollievo e dopo averlo recuperato mi rialzai e feci per uscire; sulla soglia però mi scontrai con qualcuno.

«Guarda dove metti i piedi» sbottai e non mi importava se in parte l’errore lo avevo commesso io, distratta com’ero. Ormai non avevo più la tolleranza di sopportare niente e nessuno. Alzai lo sguardo e riconobbi il viso dell’ultima persona che avrei voluto incontrare.

«Haines.»

«Scott.»

Lui parve piacevolmente stupito del mio modo di ricambiare il saluto. «Pensavo mi stessi ignorando.»

«Lo sto facendo infatti.»

«Anche adesso?» Si avvicinò pericolosamente e io indietreggiai in risposta. «Che fai?» Mi guardai attorno nervosa per assicurarmi che fossimo soli. Del resto la maggior parte degli studenti era già a casa, ad eccezione di chi aveva corsi extra o come me e Charlie aspettavamo che Will terminasse gli allenamenti.

«Non avere paura.»

«Non ho paura.»

«Però sembri nervosa. Non vuoi che qualcuno ci vedi?»

«In realtà si.» Dichiarai schietta. «Ultimamente non fanno che fraintendere tutti.» La mia ultima risposta non poteva fare altro che accrescere la sua confusione. Purtroppo per lui però non ero interessata ad approfondire il discorso. «Adesso se mi vuoi scusare. » Feci per passargli davanti e andar via ma lui mi trattenne per un braccio tirandomi a sé. Aveva quello strano vizio di parlare faccia a faccia, a pochi centimetri di distanza. Tanto che ormai ero abituata a sentire il suo fiato solleticarmi il viso. «Che cosa c’è?» Chiesi a bassa voce e fu un grave errore perché percepimmo entrambi una strana tensione crescere nell’aria.

«Mi devi una rivincita a bowling.»

«Pensavo che te la fossi già presa a biliardo.» Ray scosse la testa e ghignò. «Non sapevi giocare e a me non piace vincere facile.»

«Ah no?» Chiesi mordendomi le labbra e Ray parve notare quel gesto perché abbassò lo sguardo e sospirò pesantemente. «Ti piacciono le sfide?» Era pericoloso quel gioco che stavamo facendo ma Ray aveva uno strano effetto calamita su di me. Tutto di lui era sbagliato, pericoloso e azzardato. L’idea che anche solo parlare con lui potesse essere uno sbaglio non faceva altro che attrarmi.

«Non credo di essere l’unico a cui piace vincere, Emily.» Pronunciò il mio nome a bassa voce e con una certa enfasi. Un brivido percorse la schiena e cercai di ignorarlo ma era difficile pensare a quanto fosse facile per lui provocarmi tutte quelle sensazioni. «Che ne dici di questo venerdì?»

«Solo io e te intendi?»

Ray annuì. Mi guardava in attesa e forse stavamo entrambi trattenendo il fiato in quel momento. «Non posso, Ray.»

«Perché no?» Aveva addolcito il tono di voce. Stavo per cedere… Se continuava a guardarmi le labbra in quel modo non sapevo proprio cosa avrei fatto. «Perché…» tentai di trovare una spiegazione che non fosse troppo stupida, ma in verità qual era il motivo per cui non potevo uscire con lui? Perché me lo aveva detto mio fratello? Perché avrei deluso Derek? O perché avrei ferito Phineas? Qualsiasi fosse la ragione adesso non mi importava.

«Emily ho cercato dappertutto ma non l’ho trovato.»

Non appena riconobbi la voce di Charlie l’incantesimo che si era creato tra di noi si ruppe. Distolsi lo sguardo e mi scostai da Ray. Mi aveva presa il braccio per trattenermi ma poi non mi aveva più lasciata. «L’ho trovato. Era a terra.»

Charlie ci raggiunse e si pose al mio fianco. Ray intanto, nonostante mostrasse un certo fastidio attendeva comunque una risposta da me. «Allora Haines che ne dici?»

Era tornato a chiamarmi con il mio cognome. «O hai paura di uscire da sola con me?»

«Non ho paura, Ray Scott. Semplicemente non sono interessata.» E detto questo presi la mia amica a braccetto e me ne andai. Potevo percepire lo sguardo di Ray addosso finché non svoltammo al prossimo angolo.

«Ti ha davvero chiesto di uscire?»

«Già...»





Quando giungemmo nel campo da football trovammo solo Derek, pertanto diedi un leggero colpetto a Charlie per chiederle di parlare al posto mio. La bionda alzò gli occhi al cielo per quel comportamento infantile ma alla fine fece come chiesto. «Ehi Derek.»

Il ragazzo sollevò appena la testa. «Dov’è Will?»

«Si sta cambiando.»

«Avete finito gli allenamenti?»

«Per oggi si.»

Era assurdo. Non lo avevo mai visto così. Lo conoscevo da più di dieci anni e nonostante fossero tante le volte che discutevamo, non era mai accaduto che lui ce l’avesse al punto tale da non guardarmi neanche in faccia. La cosa mi feriva oltre ogni modo. «Io vado.» Disse, rivolgendosi a Charlie. Ci superò e fece per andarsene; la mia amica a quel punto mi tirò per un lembo della maglia e mi sussurrò ad un orecchio di seguirlo. «Sei impazzita?!»

Charlie era abbastanza ostinata e per poco non mi spinse. «Almeno fatti dire il motivo per cui ce l’ha con te.»

Sbuffai ma non restai a lungo con le mani in mano. Rincorsi Derek finché non mi parai davanti. Lui non mi aveva sentita giungere infatti per poco non ci scontrammo. «Sei impazzita?!»

«Fermo dove sei.» E per paura che potesse andarsene gli poggiai le mani sul petto e lo feci retrocedere di qualche passo. «Emily, non sono in vena dei tuoi giochetti.»

«Ma quali giochetti?» Quasi urlai. Se c’era una cosa che mi dava proprio fastidio era vedere Derek che mi ignorava. Non era giusto, non gli avevo fatto niente. «Mi spieghi perché mi tratti così?»

«Così come?»

«Dimmelo tu, Derek! Anche Phineas ce l’ha con me ma almeno lui ha un buon motivo. Tu invece… Che cos’è che ti ho fatto?»

Lo conoscevo e purtroppo sapevo che non sarebbe stato facile estrargli le parole da bocca. Derek era testardo come un mulo. «Non mi hai fatto niente. Adesso fammi passare, devo prendere Nisha tra un’ora.»

«Guarda che se non me lo dici tu me lo dirà lei.»

Derek sbuffò e mi spinse via. Non voleva che lo toccassi. «Ma perché fai così?» Continuai a seguirlo, nonostante mi costasse caro, nonostante odiassi solamente l’idea di dover stare dietro a qualcuno. «Derek!» Urlai in mezzo al cortile della scuola. Lui finalmente si voltò. «Se non mi dici subito che cosa ti prende giuro che non ti rivolgo mai più la parola.»

Derek trasse un respiro profondo e chiuse gli occhi. Intendevo davvero quello che avevo detto e forse lo aveva capito anche lui. «Ray Scott non è una brava persona, Emily.»

«Quindi è per questo?» Mi venne quasi da ridere ma Derek era serissimo.

«Lo so che stai uscendo con lui.»

«Tu non sai un bel niente, Derek!»

«Ti conosco e non sai mentire. Non prendermi per il culo.»

Ero allibita e anche infuriata. Incrociai le braccia al petto e lo fissai negli occhi sapendo che quello che avrei detto non gli sarebbe piaciuto affatto. «Derek non sei mio padre, non sei mio fratello e di certo non sei il mio fidanzato. Non hai nessun diritto di dirmi quello che devo o non devo fare.» Fui chiara e coincisa, per non parlare della freddezza con cui mi uscirono quelle parole che ebbero la capacità di colpirlo in pieno.

«Non ti sto obbligando.»

«Certo che lo stai facendo. Vuoi manipolarmi, facendomi sentire in colpa per questioni che neanche ti riguardano.»

Lui scosse la testa e rise di me. Quello che stavo per dire adesso sapevo non potevo rimangiarmelo e avrebbe sicuramente compromesso la nostra amicizia, ma ero troppo incollerita e non riuscivo a ragionare quando perdevo le staffe.

«Tu non sei nessuno per me.»

Ci fu qualche attimo di silenzio. Nessuno dei due osò proferire parola. Derek contrasse la mascella ma fu l’unica cosa che riuscii a notare. I suoi occhi verdi erano impenetrabili. «Allora io e te non abbiamo più niente da dirci, Emily.»

«Perfetto.»

Ero ferita e avevo uno strano nodo in gola. Non riuscii più a dire nient’altro. Aspettai solo che se ne andasse, infatti restai a guardare la sua schiena allontanarsi e seppur una parte di me chiedeva di seguirlo nuovamente e chiedergli scusa – non intendevo davvero dire ciò che mi era uscito da bocca– restai immobile ad osservarlo fino a che non scomparve del tutto.



   
 
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