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Autore: federicaMalik    20/11/2022    0 recensioni
*la storia fatta eccezione per il prologo è raccontata dal punto di vista della protagonista due anni prima.
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Il lieto fine non è garantito e l’amore non è sempre fisico.
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Dal testo:
“Come ti hanno convinta a venire a questa festa?” Mi chiese riscuotendomi dai miei pensieri.
“Tuo fratello ed Izi” sospirai alzando gli occhi al cielo “non volevano lasciarmi a casa da sola” conclusi, scrollando le spalle.
“Ed il tuo ragazzo?” Mi domandò, gettando la sigaretta a terra ormai terminata, dopo averla spenta contro il muro.
“Cosa avevi mercoledì pomeriggio?” Ignorai la sua domanda, intenta ad indagare su quanto era successo, continuando a scrutarlo
attentamente.
“Non so di cosa tu stia parlando”
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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ATTENZIONE: ci tengo a precisare che il comportamento di Asia nel corso del capitolo NON è affatto corretto.La violenza verbale e psicologica è allo stesso livello di quella fisica e NON va in alcun modo giustificata.

 

Capitolo 7

 
Nell’ esatto momento in cui mi resi conto di non essere nella mia stanza e neppure in nessuna di quelle dei miei amici un moto di angoscia mi strinse il petto, impedendomi quasi di respirare.
Mi osservai velocemente, indossavo ancora i vestiti della sera prima, cercai di calmarmi e di regolare il respiro, iniziando a guardarmi intorno.
Non conoscevo quella stanza e odiavo non ricordare come c’ero arrivata.
Ero presa dai miei pensieri e dalla volontà di ricordare qualcosa, qualsiasi cosa, che sobbalzai quando la porta si aprì.
“Ti senti bene,Ass?” mi sussurrò Nick, appoggiandosi sullo stipite della porta, mentre mi scrutava attentamente con un’aria preoccupata.
“No, mi fa male la testa e non mi sento le gambe. Non ricordo nulla, che ore sono? Ma dove siam..” un fiume incontrollato di parole lasciò rapidamente le mie labbra, senza che io riuscissi a controllarle.
“Hey, hey, calma!” disse interrompendomi, entrando nella stanza ed avvicinandosi al letto.
“Sei a casa mia tranquilla, è la mia stanza!” cercò di tranquillizzarmi ed io sentii quel nodo alla gola pian piano affievolirsi.
Non conoscevo la stanza di Nick, perché non c’ero mai entrata e non avevo minimamente considerato l’ipotesi che quella in cui mi trovavo potesse essere la sua camera.
“Stai tranquilla, non è successo davvero niente, io ho dormito sul divano e tu eri troppo ubriaca anche solo per blaterare qualcosa” continuò a parlare, cercando di farmi calmare.
Evidentemente si era reso conto della mia frustrazione in quel momento; odiavo perdere il controllo di me stessa e non sapere esattamente cosa stesse succedendo.
“Hai dormito qui, perché Edo era più ubriaco di te!” disse ridacchiando, passandosi una mano tra i ricci, probabilmente con la speranza di strapparmi un sorriso.
Tuttavia, non riuscì a suscitare nessuna reazione in me, me ne stavo lì ferma, a tentare di ricostruire il puzzle di quella assurda serata.
“Ass, mi dispiace, non era mia intenzione farti perdere il controllo, perché non hai chiesto a me? Ti avrei preso nuovamente un cocktail leggero.” mi disse con aria dispiaciuta, continuando a scrutarmi.
“Non lo so, avevo sete” mormorai.
Lo sentii sospirare, era visibilmente dispiaciuto.
Ma infondo non poteva essere colpa sua, avevo deciso io di prendere qualcos’altro da bere, ed avrei davvero dovuto chiedere a lui essendo totalmente inesperta in materia di alcolici.
“Sta tranquillo, sono stata sciocca, non è colpa tua” gli dissi sincera, dando voce ai miei pensieri.
“Grazie per avermi portato qui!” Aggiunsi e lo vidi sorridere mentre scuoteva la testa ed ebbi come l’impressione che ci fosse una nota di imbarazzo sul suo viso.
“Vado a prenderti qualcosa per i postumi della sbornia” mi disse poco dopo, uscendo dalla camera.
Sospirai sentendomi leggermente più tranquilla rispetto a prima e presi a guardarmi intorno, senza avere, comunque, la forza di alzarmi dal letto.
La stanza di Nick era accogliente, grande quando quella del fratello, con un letto matrimoniale ed una grande finestra che immaginai la rendesse particolarmente Illuminata. 
Le pareti erano coperte prevalentemente da fotografie, non raffiguravano nessun soggetto in particolare, ma piuttosto luoghi, tantissimi posti, alcuni a me familiari, altri totalmente sconosciuti.
Ciò che mi colpì, oltre alle foto, fu una grande bacheca posta al muro dove erano affissi decine di stralci di articoli di giornale.
Sorrisi al pensiero di Nick che conservava vecchi articoli e mi sarei anche alzata a curiosare da vicino, se solo la stanchezza ed il mal di testa fossero stati più lievi.
 
 
Dopo qualche minuto, Nick rientrò nella stanza, porgendomi un bicchiere con una bustina.
“Vedrai che ti sentirai meglio!” mormorò ed io lo ringrazia speranzosa.
“Poi magari un giorno mi spieghi come fai a collassare con mezzo drink” mi prese in giro dopo qualche minuto di silenzio.
Io sbuffai, sollevando gli occhi al cielo, ma quel gesto mi procurò una fitta alla testa e non riuscii a trattenere un lamento che fece ridere di gusto il ragazzo.
Lo fulminai con lo sguardo, trattenendo l’impulso di insultarlo; tuttavia, lui continuò a ridere incurante del mio fastidio e, dunque, gli lanciai un cuscino, che prontamente scansò.
“Edo come sta?” chiesi dopo un po’, per rompere quell’imbarazzante silenzio che si era creato, mentre ero ancora semi sdraiata sul suo letto e lui in piedi ad osservarmi. 
“Sicuramente meglio di te!” rispose con la solita ilarità e io gli feci una linguaccia.
“Dorme ancora?”
“Certo che no, sono le quattro del pomeriggio, Ass!” Affermò ovvio ridacchiando.
“Cosa?” Chiesi sconvolta, sgranando gli occhi.
“Si lo so, hai dormito un botto, ad un certo punto temevo tu fossi mort..”
“Nono, aspetta!” Lo interruppi alzandomi goffamente dal letto e lo vidi osservarmi stranito.
“Sai per caso dov’è il mio telefono?” domandai allarmata.
“Forse nella borsa?” chiese retorico, indicandomi la mia pochette appoggiata su un puff ai piedi del letto.
Mi diressi verso l’oggetto dei miei interessi ed appena presi lo smartphone tra le mani mi maledii mentalmente.
Avevo una serie infinita di chiamate e messaggi tutti da parte dello stesso mittente.
“Ric mi ucciderà” piagnucolai esasperata e vidi Nick inarcare le sopracciglia e mormorare qualcosa.
Lo ignorai e chiamai il mio fidanzato, avrei dovuto passare quel giorno insieme a lui e non era di certo da me non presentarmi ad un appuntamento o ignorare le sue chiamate, per questo ero sicura fosse terribilmente preoccupato.
Rispose subito dopo il primo squillo e gli spiegai a grandi linee l’accaduto, convinta che capisse la situazione e non si arrabbiasse.
Dopotutto, anche a lui era successo di assentarsi a qualche nostro appuntamento, ovviamente per motivi più validi dei miei, ma in ogni caso io non gliene avevo mai fatto una colpa.
“Che dice? Contento che sei viva e vegeta?” chiese ironico Nick, quando chiusi la chiamata.
“Emh si, sta passando a prendermi!” risposi, abbozzando un sorriso.
“Ti conviene darti una sistemata allora” mi consigliò ridacchiando, quando d’istinto, a seguito della sua affermazione, mi voltai verso lo specchio a parete per osservare il mio aspetto.
“Lì c’è un bagno, puoi usarlo!” Mi indicò una porta all’interno della stanza.
Lo ringrazia e corsi, per quanto le mie precarie condizioni lo permettessero, a prepararmi.
 
“Buongiorno principessa” mi prese in giro Edo appena entrai nel salone, era malamente gettato sul divano ed aveva un viso terribilmente pallido.
“Buongiorno a te, orsetto!” Lo apostrofai dandogli un buffetto sulla guancia.
“Vuoi mangiare qualcosa?” mi chiese Nick, rientrando dalla cucina, con un toast tra le mani.
“No grazie, Ric sta per arrivare!” e difatti, non passarono molti minuti prima che il campanello di casa suonò.
Salutai i ragazzi e mi avviai alla porta, ma appena la aprii mi trovai davanti un Riccardo letteralmente furioso.
“Cosa diavolo ti è saltato in mente?” Iniziò, senza neppure salutarmi.
“Andare ad una festa ed ubriacarti? Quanti anni hai? Quindici?” rimasi scioccata da quelle parole, non aveva mai usato quei toni con me.
“Io..” cercai di parlare, ma non me ne diede il tempo.
“Hai idea di quanto io ti abbia aspettata inutilmente oggi?” Continuò, era decisamente fuori di se.
“Hey calmati!” Sentii dire alle mie spalle e mi voltai vedendo Nick ed Edo avvicinarsi all’ingresso.
“Non vi intromettete!” li liquidò Ric, tornando a concentrarsi su di me, che me ne stavo lì ferma, troppo stupita per avere anche solo una piccola reazione.
“Figurati se le puoi urlare contro dentro casa mia!” Disse Nick, senza farsi intimorire.
“Bene, andiamo via!” Replicò l’altro, prendendomi per un braccio, cercando di spingermi fuori da quell’appartamento.
“Ric, calmati! Mi dispiace!” non so come riuscii ad articolare quella frase ed a risvegliarmi dal mio stato di momentanea passività.
Vidi il mio ragazzo lasciarmi il braccio che stava stringendo con violenza e respirare profondamente, girare le spalle ed andare via dopo aver mormorato un “ne riparliamo un’altra volta.”
Sentii tutta la frustrazione di quella giornata farsi strada in me e gli occhi mi divennero lucidi, mi voltai correndo tra le braccia del mio più caro amico e scoppiai a piangere.
 
 
Passai il resto di quel pomeriggio sul divano dell’appartamento di Edo, accoccolata sulla sua spalla, mentre quest’ultimo mi accarezzava i capelli e mi scrutava in silenzio.
Nick, invece, dopo la sfuriata di Ric si chiuse in camera, senza proferire nessuna parola.
Mi dispiaceva pensare che potesse sentirsi in un certo senso responsabile dell’accaduto, quando in realtà ero stata io, per una volta, a decidere di lasciarmi andare e provare a divertirmi in modo differente.
Allo stesso tempo, mi dispiaceva terribilmente pensare di aver deluso Riccardo e solo ricordare il suo sguardo pieno di disapprovazione mi faceva tornare gli occhi lucidi.
“Ti senti meglio?” mi chiese Edo, interrompendo il flusso incessante dei miei pensieri.
Annuii in risposta, senza proferire alcuna parola, temendo di potermi tradire con il semplice suono della mia voce.
La verità era che mi sentivo incredibilmente frastornata tra il mal di testa ed i malesseri dovuti ai postumi della sbornia e l’angoscia per gli avvenimenti di quella assurda giornata.
“Mi dispiace di aver deluso Ric” mormorai, così piano che temetti, o sperai, che Edward non mi sentisse.
Lo sentii sbuffare pesantemente, “è solo un gran idiota!” 
“Probabilmente il mio silenzio lo avrà allarmato e quando gli ho detto come sono effettivamente andate le cose si sarà innervosito” tentai di comprendere le sue ragioni ed in un certo senso di giustificarlo.
Stavo con lui da abbastanza tempo per essere certa che non fosse un ragazzo aggressivo, non lo avevo mai visto urlare contro nessuno e probabilmente, anche se sbagliate, avrà avuto le sue ragioni per reagire in quel modo.
Sentii Edo spostarsi leggermente per la prima volta da quando Ric era andato via, porgendosi in avanti per potermi guardare in viso.
“Stai forse tentando di giustificare il suo comportamento?” mi chiese.
Dal tono della sua voce capii che  non fosse arrabbiato, semplicemente sconvolto ed allibito.
“Non lo sto giustificando, sto provando a capire” risposi sincera.
“Asia, ti controlla come se tu fossi una bambolina di pezza e per una volta che fai qualcosa di diverso da ciò che vuole lui, reagisce il quel modo!” disse con tono allibito, scuotendo la testa con disapprovazione.
“Io non faccio quello che dice lui!” precisai, mettendomi sulla difensiva.
“Non sto dicendo questo” disse, prima di riprendere fiato, come se volesse organizzare il flusso delle parole
“Ma è innegabile che nella vostra relazione tu non fai altro che stare dietro alle sue esigenze, adattandoti continuamente e facendoti andare bene tutto. “ disse tutto d’un fiato, come se si tenesse dentro quelle parole da tempo.
“Quante volte è successo che sia stato lui a non presentarsi ad un appuntamento?” Chiese con fare retorico, senza volere davvero una risposta precisa.
“E quante volte tu glielo hai fatto pesare?” continuò, prima di sospirare.
“Mi permetto di dirtelo solo perché ti voglio bene Asia, la vostra non è una relazione normale!” concluse.
“Lo sai che non si presenta agli appuntamenti perché è sommerso dal lavoro” cercai di giustificarlo, nuovamente.
Lo vidi alzare gli occhi al cielo, e capii che era il suo modo di dirmi che non approvava il mio punto di vista, ma che voleva darmi tregua e chiudere, almeno per quel giorno, il discorso.
Ed infatti, si voltò verso la finestra, restando in silenzio per un po’.
“Vuoi restare a dormire qui?” mi chiese “si è fatto tardi e fuori è buio, non mi va che torni a casa da sola.” 
“No meglio di no, Izi sarà davvero in pensiero per me” risposi rivolgendogli un sorriso e decidendo di alzarmi da quel divano.
 
 
Avevo passato l’intera domenica chiusa in casa, in pigiama, con la sola compagnia della mia coinquilina alla quale raccontai tutti gli avvenimenti del giorno prima.
Ovviamente Izi mi riproverò anche solo per aver pianto per quell’idiota, -o almeno così lei lo apostrofò- mi promise che prima o poi lo avrebbe ucciso e, per consolarmi, mi aveva preparato dei dorayaki stracolmi di nutella.
Per quanto riguarda Riccardo non lo avevo visto né sentito per l’intera giornata, anche se avevo provato a chiamarlo dopo avergli mandato, con la più assoluta disapprovazione da parte di Isabel, un messaggio di scuse.
Per questo mi stupii quando, il lunedì pomeriggio, uscendo dall’università lo trovai seduto in una delle panchine del grande giardino posto all’ingresso.
“Ric” lo salutai, avvicinandomi.
“Senti, mi dispiac..” cercai di scusarmi nuovamente, ma venni interrotta.
“Asia scusami per il mio comportamento, non avrei dovuto urlarti contro in quel modo” mi disse abbassando lo sguardo, si vedeva che fosse sinceramente dispiaciuto.
Stavo per dirgli di non preoccuparsi, che da un certo punto di vista potevo provare a capirlo , quando continuò a parlare.
“Semplicemente è un periodo che non ti riconosco più, stai sempre a leggere, quando dovresti lavorare di più sul tuo futuro.
Te ne stai qui a non fare nulla, quando potresti già iniziare a lavorare in una delle aziende di tuo padre.
Sei sempre distratta, sulle nuvole e adesso, ti ubriachi pure!” 
Restai interdetta alle parole di Ric, semplicemente non riuscivo a vedere nessun cambiamento in me, avevo sempre cercato di essere una buona fidanzata e di non appesantirgli le giornate, sapevo quanto lavorava e quanto ci tenesse alla sua carriera, ma non mi sentivo ancora pronta ad iniziare la mia.
“Sto solo continuando a studiare, perché dovrei già lavorare?” Chiesi titubante
“E non era mia intenzione ubriacarmi, mi conosci, probabilmente qualcosa è andato storto e mi dispiace davvero tanto di averti fatto preoccupare, non succederà più.” 
Lo vidi sospirare e poi stringermi in un abbraccio, che ricambia immediatamente.
Detestavo discutere con le persone, figuriamoci con quelle che amavo.
 
Dopo quell’abbraccio salutai Ric che doveva tornare a lavoro ed io ripresi a camminare sentendomi decisamente più leggera dopo aver chiarito con lui, nonostante le sue parole di poco prima mi ruotassero ancora nella mente.
“Un giorno mi spiegherai come fai a perdonare sempre tutti con questa incredibile facilità, Ass” 
“Mi pedini per caso?” Chiesi con un sopracciglio inarcato a Nick voltandomi leggermente verso sinistra.
“In effetti dovrei, dato che non ti si può lasciare un attimo sola che ti metti nei guai” rispose ridacchiando e nel frattempo mi raggiunse, iniziando a camminare al mio fianco.
“Non è affatto vero” mi difesi, mettendo un finto broncio offeso.
Lo sentii ridere di gusto, 
“Vogliamo parlare della sera di Halloween? Eri sana e ti ho ritrovato praticamente collassata” disse, senza perdere quel sorriso furbo che lo caratterizzava.
Sollevai gli occhi al cielo, ma non riuscii a trattenere un piccolo sorriso divertito, aveva l’incredibile capacità di mettere tutti di buon umore.
“Avete chiarito?” mi chiese dopo qualche secondo di silenzio.
“Più o meno” risposi, sospirando.
“Non ti merita affatto!” esclamò deciso, calciando una piccola pietra sull’asfalto.
Mi ripetei quella frase nella mente per qualche secondo, intenta a trovare una risposta adatta, ma venni battuta sul tempo da Nick.
“In realtà ti stavo cercando, voglio portarti in un posto” esordì dopo qualche secondo, interrompendo quel precario silenzio
“Dove?” domandai curiosa
“È una sorpresa!” 
 
Chi mi conosceva abbastanza bene sapeva quando io odiassi le sorprese; il che è ovvio per una maniaca del controllo come me, per questo motivo passai l’intero tragitto a pregare Nick di dirmi, quantomeno, dove stavamo andando e lui in risposta sollevò al massimo il volume della radio.
Restai dunque in silenzio per l’intero tragitto, ma quando scendemmo dalla macchina e la musica non poteva più sovrastare la mia curiosità, ricominciai a tempestarlo di domande.
Nick sollevò gli occhi al cielo spazientito prima di mormorare poco gentilmente un “sta zitta, siamo quasi arrivati.”
Sbuffai, imponendomi di restare in silenzio e mettendo su un finto broncio.
E restai in silenzio anche quando ci fermammo difronte ad una grande libreria, in cui vi erano diversi gruppi di persone ferme all’ingresso e molteplici enormi locandine in cui si informava che quel giorno degli autori avrebbero pubblicizzato i loro romanzi.
Non riuscii a trattenere un sorriso enorme all’idea di poter prendere parte alla presentazione di quei libri, essendo un’amante dei romanzi, veneravo letteralmente gli scrittori e la loro immensa capacità di portarci ovunque con le parole.
Mi voltai verso Nick, rivolgendogli un sorriso, con gli occhi pieni di gratitudine.
“Non sapevo ti piacessero i libri!”affermai iniziando ad incamminarmi verso l’ingresso della libreria.
“Mi piacciono invece, non in modo ossessivo come a te, ovviamente!” mi prese in giro.
“Però sono venuto qui per tentare di intervistare qualche scrittore emergente e ho pensato che ti poteva far piacere partecipare a questo genere di eventi” mi spiegò velocemente, dopo aver mostrato due biglietti di ingresso ad un controllore fermo sul ciglio della porta.
“Grazie mille!” gli sorrisi grata, iniziando a guardarmi intorno ed inspirando a  pieni polmoni il particolare profumo dei libri.

Buonasera,
ho deciso di aggiungere anche stasera un nuovo capitolo, nonostante ne abbia postato uno proprio ieri, perché sono davvero piacevolmente stupida dal crescente numero di lettori.
Grazie a tutti, spero che questa storia vi stia piacendo e coinvolgendo.
A presto! 

 
 
  
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