Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: drawhood    21/11/2022    0 recensioni
Emily è un tipetto orgoglioso, testardo e senza peli sulla lingua. Finge che non le interessa niente ma nel profondo spera di trovare l'amore.
Derek è il migliore amico di suo fratello, nonché il fidanzato di una delle sue amiche più strette. Decisamente proibito per lei.
Ray è tenebroso, sconsiderato e nemico pubblico della metà delle persone che conosce.
Phineas è dolce e attento ma troppo piccolo per lei.
Eppure questi tre non fanno altro che gravitarle attorno ed Emily non ne ha la più pallida idea: chi è quello giusto per lei?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Venerdì venne e così anche la mia voglia di uscire. Ray alla fine mi aveva scritto su Instagram rivendicano quell’uscita e io non ce l’avevo proprio fatta a dirgli di no. Anche se da una parte me la stavo facendo sotto, non ero sicura di poter fare quella cosa. Potevo? Insomma non ero mai uscita da sola con un ragazzo prima d’ora.

Non avevo detto niente a nessuno, persino a Charlie lo avevo tenuto nascosto e a lei ultimamente dicevo sempe tutto. Volevo tenere quella cosa per me al momento, soprattutto dopo quello che era accaduto con Derek. Minore era il numero delle persone che sapevano meglio era, in quel caso la cosa migliore era che nessuno sapesse niente.

«Mamma, papà io esco!»

«Dove vai vestita così?»

E indicarono il mio outfit per l’occasione. Mi ero detta di non esagerare per non sembrare che stessi facendo qualcosa per lui ma alla fine ero stata troppo tentata dal pantaloncino di jeans e dal maglioncino nero attillato. Era la prima volta che i miei mi vedevano con qualcosa addosso che non fosse più grande di qualche misura. «Esco con le amiche. Ci vediamo dopo, non faccio tardi. Ciao!» E chiusi la porta in fretta. Non volevo che mi facessero altre domande.

Raggiunsi la fermata dell’autobus ma non presi il mezzo pubblico. Piuttosto aspettai, seduta in un angolo finché non lo vidi arrivare a cavallo della sua moto. Era grande ed appariscente. Mi guardai attorno, quello era comunque un quartiere frequentato da persone che conoscevo quindi dovevo assicurarmi di non incrociare nessuno prima di accettare la mano di Ray e salire. Lui non si era tolto il casco, quindi non potei notare la sua espressione quando mi vide. «Metti questo.» E mi indicò il casco di riserva. Io feci come chiesto nervosa e poi mi aggrappai a lui.

«Tieniti forte.» Si premurò di dirmi prima che il rombo del motore sovrastasse tutto il resto. Allacciando le mie braccia minute attorno alla sua vita potevo percepire un corpo duro e robusto. Ray non era particolarmente muscoloso, ma doveva essere allenato.

Andare in moto fu un’esperienza meravigliosa. Vedevo le macchine passarci di fianco velocemente e la città meravigliosa che si stagliava davanti a noi nella luce tenue e rosata di un tramonto appena iniziato. Ci rimasi quasi male quando arrivammo davanti alla sala da bowling e dovettimo scendere, avrei fatto volentieri un altro giro. Ray parcheggiò la sua moto e poi smontò da essa, aiutandomi a fare lo stesso in un gesto da vero e proprio gentiluomo che mi sosprese. Quando fummo l’uno di fronte all’altra, si tolse il casco e potei ammirarlo in tutta la sua sfolgorante bellezza. Aveva i capelli in disordine eppure era più bello così, pensai incantata ad osservarlo mentre se li sistemava. Erano di un castano chiaro tendenti al biondo cenere e li portava lunghi davanti, in uno stile da principe azzurro.

Gli restituii il casco e cercai di distogliere lo sguardo per non attirare troppo la sua attenzione. Non volevo che si accorgesse che mi ero incantata. «Andiamo.» Feci ma prima che potessi muovermi di un solo passo, Ray mi fermò. «Aspetta.» Disse con un sorriso. «Aspettare cosa?»

«Voglio guardarti un secondo.» E fece quella cosa che mi scombussolò. I suoi occhi corsero lentamente sulla mia figura e infine si lasciò andare ad un pesante sospiro. Odiavo quando mi guardava così, mi faceva sentire… unica. Normalmente una ragazza avrebbe apprezzato ma c’era ancora molto di lui che non mi convinceva. Non volevo farmi abbindolare. «Smettila. Sono venuta qui solo per la rivincita.» Suonavano abbastanza ridicole quelle parole e infatti Ray rise. «Se lo dici tu.»

Ci dirigemmo all’interno del locale. «Comunque» aprì la porta e mi fece gesto di entrare per prima. Fu un grave errore perché quando i nostri corpi si sfiorarono lui si calò appena per sussurrarmi qualcosa. «Stasera sei uno schianto.» Mi bloccai un solo istante, il tempo necessario per fargli cogliere il rossore nelle mie guance poi affrettai il passo per mettere quanta più distanza tra di noi.

Non mi aspettavo che quella serata sarebbe filata liscia, anzi pensavo ci sarebbero stati un sacco di momenti di imbarazzo che alla fine mi avrebbero aiutata a realizzare che uno come Ray non era adatto a me. Eppure non fu quello che successe. Ray parlava e molto e lo faceva in maniera sciolta e in tono abbastanza amichevole. Riuscì a mettermi a mio agio. Mi raccontò della sua passione per la musica, di come avesse iniziato a suonare il basso e di quanto fosse stato difficile farlo senza avere qualcuno che gli insegnasse.

«Hai imparato da solo?!» Chiesi un po’ stupita mentre lui mi mostrava i calli sulle dita. «Ormai ho perso la sensibilità sui polpastrelli. Non sento più nulla.» E per provarlo mi chiese di dargli un pizzicotto. Ray non diede l’impressione di essersi fatto male. Feci per allontanare la mia mano dalla sua ma lui fu più svelto di me e in un gesto naturale e carino, approfittò per far combaciare i palmi delle nostre mani e per far infine intrecciare le dita. La sua pelle era ruvida e un po’ dura ma era una sensazione per nulla spiacevole. Anzi avvampai e dovetti combattere con tutte le mie forze per sottrarmi a quel contatto. Ray accennò un piccolo sorriso, per nulla scoraggiato dal mio rifiuto.

«Giochiamo.»

La serata trascorse tranquilla. Io e Ray eravamo entrambi molto competitivi, ad ogni strike dell’altro stavamo lì a gufare o a vantarci quando invece uno di noi era in vantaggio. Alla fine la rinvincita riuscì a prendersela sul serio ma solo perché sbagliai l’ultimo tiro. Qualcuno mi aveva sfiorato i fianchi e mi aveva distratta. La boccia non aveva buttato giù neanche mezzo birillo.

«Non vale! Hai barato.»

Ray era soddisfatto e sghignazzava al mio fianco. «Non lo chiamerei barare quello. Stavo solo cercando di aiutarti, non eri posizionata bene.»

«Non avevo chiesto il tuo aiuto. Se non mi avessi distratta…»

«Ah quindi ti avrei distratta.»

Arrossii. «Si è fatto tardi, devo tornare.» E gli passai davanti un po’ presa a male. Ray intantò lanciò uno sguardo all’ora. «È ancora presto…»

«I miei pensano che sia uscita con le mie amiche e nessuno di loro guida, pertanto credono che abbia preso l’autobus e in questi casi non vogliono che faccia troppo tardi.»

«Potevi dirgli che uscivi con un ragazzo.»

«No, non potevo.»

«Perché no?»

«Perché quest’uscita è stato un errore.»

«È questo quello che pensi?» Mi sbrigai ad uscire dal locale e Ray accelerò il passo giusto per starmi dietro. «Emily.» Odiavo quando mi chiamava per nome. Odiavo il modo in cui suonava bene pronunciato da lui. «Non so cosa stai cercando di fare ma con me non attacca.»

«Di che cosa stai parlando?»

«Dei tuoi sbalzi di umore, Ray. Di questo sto parlando.» Ci arrestammo entrambi quando raggiungemmo la moto. «Prima mi tratti male, vai da mio fratello solo per insultarmi e provocarlo, poi cerchi di provarci con me, con Charlie e ora addirittura mi inviti ad un appuntamento.»

«Non ho mai detto che era un appuntamento.»

Ferita da quelle parole distolsi lo sguardo dal suo. «Pensala come ti pare.» Non avevo intenzione di tornare a casa con lui. Ray era troppo assurdo in tutti i suoi gesti e riusciva totalmente a mettere sottosopra tutto. In questo preciso instante non sapevo più chi ero. Mi guardai riflessa nel vetro di una macchina e mi chiesi quand’era stata l’ultima volta che avevo messo dei pantaloncini e mi ero truccata così per qualcuno.

«Dove vai?» Mi urlò da dietro vedendo che mi allontanavo. Ma io allungai il passo e Ray dovette correre per raggiungermi. Alla fine si parò davanti un po’ stufo di quel mio giochetto.

«Non lo faccio di proposito.» Ammise in un sussurro. «Ma non mentire… Anche tu non hai idea di quello che senti quando sei con me.»

Non ebbi il coraggio di rispondergli. «Forse sbagliamo a pensare troppo…» mormorò mentre mi scostava i capelli e mi prendeva il viso tra le mani. Ray fece per calarsi e per baciarmi… tuttavia quando mi resi conto di ciò ripensai a come avevo ricevuto il mio primo bacio. Si affacciò alla mia mente l’immagine di Phineas.

«Ma che fai?» Lo spinsi via in tempo. «Dovresti chiedere prima all’altra persona se è d’accordo, sai?»

In realtà non funzionava così e ne ero consapevole anch’io. Eppure dopo l’ultima volta che ero stata baciata non volevo essere colta di nuovo di sorpresa. «Scusami.»

Ray però sembrava più scazzato che dispiaciuto. Forse stava pensando che ero solo una ragazzina ma poco mi importava. Mi guardai attorno nervosa, sperando solo che si allontanasse e mi lasciasse andare. Invece addolcendo il tono di voce mi disse: «fatti almeno riaccompagnare a casa.»





Il giorno dopo fu un giorno come tanti e il giorno dopo lo stesso e fu così per le restanti due settimane. Io e Ray non parlammo più di quanto era accaduto e a scuola ormai erano rare le volte che ci incontravamo nei corridoi e se accadeva nessuno dei due diceva nulla. In verità non facevo che pensare a lui, a quel bacio mancato e a come sarebbe stato tutto diverso se invece glielo avessi permesso. Era tutto così monotono… Avevo bisogno di svagarmi e per fortuna la proposta arrivò proprio da Rue. La nostra amica ci raggiunse mentre eravamo a mensa. Ormai non pranzavamo quasi mai assieme. Rue era sempre con il suo nuovo fidanzato e Nisha e Derek erano diventati una cosa sola.

«Ragazze voi venite giusto?» Ci passò un volantino. Si trattava di una festa in spiaggia. Una specie di falò in riva al mare. Rue ci promise musica rock e superalcolici. «Non fa troppo freddo per andare in spiaggia?»

«Sei davanti ad un fuocherello Emily! Che cosa ti importa se fa freddo o meno. Andiamo venite anche voi, del resto è da un po’ che non usciamo tutte insieme.»

Io e Charlie ci scambiammo un’occhiata. «Se troviamo un passaggio veniamo.»

«Valentina tu?»

«Se viene anche Jane perché no.»

«Certo che vengo!»

Ci mettemmo d’accordo su come organizzarci per i passaggi e sull’orario. Doveva essere un evento al quale avrebbero partecipato molti ragazzi della nostra età, perciò non mi feci troppi problemi al riguardo.

«Adesso devo proprio andare. Ci sentiamo più tardi.» Rue si alzò, ci salutò con un bacio volante e poi raggiunse il tavolo delle coppiette. Lei e Nisha ormai erano diventate amiche strette e questo perché avevano in comune una cosa. Buffo, pensai, come possono cambiare le cose in un anno. Rue era stata una volta la mia migliore amica ma nell’ultimo periodo ci sentivamo poco e le cose che avevamo da raccontare io le dicevo a Charlie e lei le diceva a Nisha. Probabilmente un pensiero del genere qualche mese fa mi avrebbe dato fastidio, adesso non più.

Infondo ero consapevole che si trattava solo di un passo importante della crescita. Cambiavano le abitudini e gli interessi e di conseguenza anche le amicizie. Valentina però non poté trattenersi, le indicò e pensò ad alta voce: «quelle due ormai si sono dimenticate di noi.»

«Non pensavo che fossero quel tipo di persona…» aggiunse Jane con un’espressione severa. «Che tipo di persona?» Chiese Charlie ingenuamente. Lei che era arrivata da poco in realtà non aveva avuto modo di conoscere Rue e Nisha, non credevo le considerasse nemmeno sue amiche visto che non sapevano nulla l’una dell’altra. «Quel tipo di amica che non appena ha il ragazzo scompare.» Precisai.

«E poi quando si lasciano tornano.» Aggiunse Valentina. «Che pena.» Continuò senza freni. Quella mattina la mia amica alta e bella non sembrava affatto di buon umore. Mi chiedevo che cosa le fosse successo. Rachel giunse in quel momento trafelata e scusandosi del ritardo prese posto accanto a noi.

«Di cosa stavate parlando?» Le indicai il volantino. «Ce lo ha portato Rue. Ci ha chiesto se volevamo venire.»

«Sembra figo. Voi ci andate?» Annuimmo perciò Rachel ci confermò che era anche lei dei nostri. «Sono stanchissima.» Disse dopo aver appoggiato la borsa sulla panca e essersi un po’ sgranchita le braccia. «Ultimamente non faccio che provare.»

«Come mai?»

«Abbiamo trovato un nuovo ingaggio e suoniamo proprio questa settimana.» Sentendo quelle parole ebbi quasi il timore che ci facesse la proposta di andare a vederla. Non me la sentivo di incontrare Ray ma stranamente Rachel non ci disse niente.

«Dovrei organizzare un pigiama party.» Annunciai così senza nessun preavviso. Le altre si voltarono per guardami. «Non siamo un po’ troppo cresciute per i pigiama party?» La domanda di Jane fu abbastanza ironica ma Charlie al contrario si mostrò interessata. «Non sono mai stata ad uno!» Ammise con occhi sognanti.

«Allora in questo caso sono obbligata ad organizzarne uno. Voi venite?»

«Contami.» Disse Rachel e seppur non molto convinta alla fine anche Jane accettò. Mancava solo Valentina. «Ci sarà anche tuo fratello?» Mi chiese come se la cosa le pesasse.

«Credo di si.»

Era anche casa sua quella perciò era un po’ assurdo che mi facesse quella domanda. «Non te la prendere Emily ma devo essere sincera con te. Non sopporto più Will, a volte mi manda dei messaggi, altre volte cerca di attaccare bottone a scuola. Non puoi semplicemente dirgli che non sono interessata?»

Spalancai la bocca sorpresa a sentire quelle parole. Mio fratello mi aveva avvisato che non avrebbe buttato la spugna facilmente ma non pensavo che diventasse così invadente. Se Valentina chiedeva aiuto a me che non mi piaceva affatto immischiarmi nelle faccende di Will significava che quel coglione aveva superato il limite. «Non ti preoccupare, ci parlo io. Però tu al pigiama party vieni, mi dispiacerebbe che per colpa di Will mancassi…» Fui così capace di convincerla.

«Dopo proverò a chiedere anche a Rue e Nisha. Magari è la volta buona che torniamo a stare tutte insieme.»





«Papà, sto entrando!»

Entrai come una furia nel suo studio perfettamente conscia che davanti alla porta c’era un cartello con scritto “bussare prima di entrare”. L’uomo di casa si tolse gli occhiali da lettura, mi guardò con aria stanca ma sorrise e mi invitò ad accomodarmi. «Che succede?»

«Tuo figlio.» Sbottai mentre incrociavo braccia e gambe. Lui vide che avevo uno sguardo di fuoco perciò decise di lasciar cadere i suoi appunti e si distese contro lo schienale della sedia.

«Va in giro ad importunare le mie amiche e come se non bastasse queste poi vengono da me chiedendomi di farlo smettere. Non lo sopporto più, papà!»

«Tutte le tue amiche?» Tutti sapevamo che mio fratello era un latin lover ma detta così lo stavo facendo passare per un poco di buono e per mio padre fu un colpo sentire dire ciò. Will e papà erano completamente l’opposto l’uno dell’altro. John Haines era infatti dolce, romantico e soprattutto aveva avuto occhi per una sola donna in tutta la sua vita. Spesso mi aveva parlato delle cose che aveva fatto per mia madre. Will era invece… Will era Will.

«Non tutte.» Chiarii. «Valentina.»

A volte mi dava l’impressione che stuzzicasse anche Charlie ma quest’ultima non si era mai lamentata e perciò non potevo tirarla in ballo. «Digli qualcosa, papà. Non può continuare così, lo sa quanto ci tengo alle mie amiche e l’ultima cosa che voglio è litigare con loro a causa sua.»

«Adesso non esagerare. Perché le tue amiche dovrebbero prendersela con te? Non è tua la colpa.»

«Lo so ma Valentina non voleva venire al mio pigiama party all’inizio per via di Will. Non vuole vederlo.»

Mio padre non disse nulla ma si prese del tempo per riflettere. Erano situazioni a cui era abituato infondo; di solito quando avevo un problema andavo sempre da lui. E di solito i problemi me li creava William Haines. «Fai venire tuo fratello qui.»

Improvvisamente il broncio sparì dal mio viso e raggiante scattai dalla sedia. Mio padre si era fatto d’un tratto serio e quando John Haines si faceva serio… si salvi chi può!

Senza farmelo ripetere nuovamente andai alla ricerca di mio fratello finché non lo trovai in cucina che stava aiutando mamma. «Will!» Lo chiamai con allegra cattiveria. «Che vuoi?»

«Papà ti vuole parlare. Ti aspetta nel suo studio.» Lui alzò di scatto la testa e guardò subito mamma. «Non ho fatto niente!» Ma mia madre non gli credeva affatto. «Che è successo Emily?» Mi chiese lei mentre guardava il primogenito con occhi severi. «Succede che Will deve imparare a stare al posto suo.»

«Che cosa gli hai detto?» Ringhiò in risposta. «Vedrai...» La voce di nostro padre risuonò per tutta la casa facendoci sobbalzare tutti.

«Me la pagherai…»







   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: drawhood