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Autore: MaryFangirl    23/11/2022    0 recensioni
Camilo non ha mai pensato di conoscere suo zio Bruno. Gli è stato insegnato che Bruno è un orco, più una leggenda che un membro della famiglia. Quando Bruno torna, Camilo scopre che non è affatto come pensava che fosse. Questo Bruno, quello vero, è gentile e serio, goffo e desideroso di compiacere, e un partner ideale per guardare telenovele.
Camilo inizia a preoccuparsi quando la sua amicizia con lo zio gli fa pensare che ci sia qualcosa di più tra loro.
[Bruno/Camilo]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Bruno Madrigal, Camilo Madrigal, Dolores Madrigal, Mirabel Madrigal
Note: Lime, Traduzione | Avvertimenti: Incest
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Per il suo ventunesimo compleanno, Camilo decise di voler fare un regalo invece di riceverne.
 
Beh, forse non era corretto ritenerlo un regalo. I regali erano generalmente pensati per essere inequivocabilmente positivi. Per quanto ne sapeva, il risultato più ovvio sarebbe stato l’orrore da parte della sua famiglia. L’avrebbero odiato e avrebbero odiato Bruno. Sarebbero stati cacciati di casa, senza nemmeno avere il lusso di nascondersi nei muri come aveva fatto Bruno per tanto tempo. Probabilmente avrebbero dovuto abbandonare l’Encanto, se le peggiori paure di Camilo si fossero avverate.
 
Camilo era terrorizzato. Non conosceva altro che l’Encanto. Tutta la sua vita era stata costruita lì e non immaginava di ricominciare da capo da nessun’altra parte. Era possibile anche che la notizia dello scandalo si diffondesse in altri villaggi, impedendogli di vivere normalmente quando tutti avessero iniziato a considerarlo un criminale. La parte peggiore era immaginare come avrebbe reagito sua madre. Pepa adorava Camilo e le ci era voluto un po’ per superare la rabbia nei confronti di Bruno circa quello che pensava avesse fatto al suo matrimonio. Si era sforzata molto e Camilo ne era stato testimone. Se fosse andato tutto male, Camilo poteva solo immaginare quale tempesta avrebbe scatenato. Avrebbe potuto essere tanto intensa da distruggere l’intero villaggio.
 
Ma dopo aver trascorso quasi due anni a pensare a ogni possibile esito, sapeva che era giunto il momento. Lui e Bruno erano felici insieme, ma iniziavano ad avvertire l’ansia per la segretezza che consentiva alla loro relazione di esistere. Era incredibilmente difficile passare ogni notte insieme e fingere che non ci fosse nulla tra loro durante il giorno. Stava diventando quasi impossibile per Camilo evitare di baciare Bruno a tavola o prenderlo per mano mentre passeggiavano per il paese. Vivevano una doppia vita e Camilo se ne stava stancando. Sapeva che anche per Bruno era così e ultimamente passavano molto tempo a immaginare come sarebbe stato se avessero potuto finalmente vivere apertamente la loro relazione con tutti.
 
Avevano considerato alcune opzioni. Forse a causa delle telenovele, ma un anno prima Camilo aveva suggerito di fingere la propria morte e trasformarsi definitivamente in qualcun altro affinché lui e Bruno fossero finalmente liberi. Aveva pensato di diventare Serena, inventandosi un ridicolo retroscena per cui se n’era andata dopo un divorzio particolarmente difficoltoso, tornando dopo aver capito che voleva stare con Bruno. Ma Bruno si era rifiutato, non potendo sopportare di dover baciare un viso che non fosse il suo. Non avrebbe sopportato di dover fingere di piangere al suo funerale.
 
Bruno aveva proposto di scappare via per vivere da soli, ma entrambi avevano respinto rapidamente l’idea. Avevano bisogno della famiglia, anche se tutto si fosse rivelato un disastro.
 
Col passare del tempo, Mirabel e Dolores divennero più comprensive. A volte si radunavano in camera di Camilo, per parlare e giocare insieme in un ambiente in cui nessuno doveva fingere. Camilo vedeva ancora Dolores che sussultava quando baciava Bruno di fronte a lei, ma smise di dire che non approvava. Camilo non pensava che avesse realmente cambiato idea, ma apprezzava molto i suoi sforzi affinché lui e Bruno avessero una parvenza di normalità. E comportarsi come una coppia, anche se solo davanti a due persone, era terapeutico.
 
Camilo riteneva che la cosa peggiore fosse quella di dover dormire da solo quasi tutte le notti. A volte dormiva nel letto di Bruno, ma da quando suo padre aveva fatto un commento disinvolto sul concetto di due uomini adulti che dormivano insieme, le occasioni erano diventate molto meno frequenti. Era geloso dei suoi genitori, di zio Agustin e zia Julieta, di Dolores e Mariano. Erano innamorati e potevano condividerlo con il mondo. Potevano viversi, tutto il giorno, tutti i giorni. Camilo aveva solo poche ore di notte.
 
Quando Camilo disse a Bruno cosa voleva fare per il suo compleanno, Bruno non era sorpreso.
 
Erano nella stanza di Camilo, sdraiati sul letto a leggere. Avevano iniziato ad espandere gli interessi al di là delle telenovele, ed era bello. Quasi come se fossero sposati. Oltre alla lettura, Camilo aveva convinto Bruno a giocare a calcio con lui, Mirabel e Antonio. Non era particolarmente dotato e spesso si lamentava dei dolori alla schiena dato che aveva una certa età, ma Camilo sapeva che si divertiva.
 
Camilo toccò la spalla di Bruno, distraendolo.
 
“Eh?” fece Bruno.
 
“Voglio mostrare Amore Proibito per il mio compleanno”
 
Bruno annuì. “È ora, vero?”
 
Fu deciso.
 
Lo dissero a Dolores e Mirabel. Le chiamarono in camera di Camilo e fecero attenzione, come sempre, a chiudere bene la porta. Camilo aveva immaginato che Dolores non sarebbe stata d’accordo, ma in realtà era entusiasta. Doveva averlo previsto, dato che sentiva tutto.
 
“Finalmente” sospirò, “basta segreti”.
 
Camilo sorrise. Dolores aveva sempre odiato doverne custodire tanti. Uno in meno doveva essere un enorme sollievo.
 
Mancavano poche settimane al compleanno di Camilo. Si servirono di quel tempo per esercitarsi con le battute, prepararsi, assicurarsi che tutto fosse perfetto. Mirabel chiese di interpretare Amancio, sorprendentemente.
 
“Per favore” domandò, “è così romantico!”
 
Camilo aveva sempre pensato che sarebbero stati lui e Bruno a interpretare i loro alter ego. Ma riflettendoci, forse era l’opzione migliore. Più sicura. L’obiettivo era abituare tutta la famiglia all’idea, non sbattergliela in faccia senza preavviso. Quindi, Mirabel interpretò Amancio, Dolores era Julio, Camilo era il narratore e Bruno il pollo, Marisol.
 
“È strabiliante, come la prima volta” disse Mirabel. Camilo sorrise. Ora che era all’università, Mirabel si serviva spesso di quel tipo di termini.
 
Man mano che la giornata si avvicinava, Camilo disse ad Abuela che desiderava una festa privata, solo per la famiglia. Abuela ne fu stupita.
 
“Non sei mai stato il tipo da feste ristrette”
 
Camilo scrollò le spalle. “Quest’anno vorrei una festa solo per la famiglia. Per me non c’è niente di più importante di voi”
 
Abuela sorrise. “Va bene, allora saremo solo noi”
 
Camilo sapeva che Bruno era spaventato. Quando il giorno giunse, trovò Bruno in camera sua a fissare il pavimento, giocando con l’orlo della sua ruana. Faceva scorrere le dita su ogni piccolo disegno.
 
“Stai bene?”
 
Sapeva che sarebbe stato ancora più difficile per Bruno che per lui. Essendo il più grande, sarebbe stato più gravato della responsabilità. O della colpa. Era un momento particolarmente difficile perché, nonostante gli anni passati, Bruno era ancora preoccupato che gli altri Madrigal lo considerassero non indispensabile. Ancora un mezzosangue.
 
“E se tenessero te, mandando via me?”
 
Era una conseguenza che avevano considerato e discusso.
 
“Troverò un modo per raggiungerti”, diceva sempre Camilo quando Bruno esprimeva quella paura. Si sedette accanto a lui e appoggiò la testa sulla sua spalla. Per abitudine, Bruno gli accarezzò il capo e Camilo si godette il contatto. Bruno gli sorrise.
 
“Buon compleanno” gli disse, dandogli un bacio.
 
Camilo fece sistemare tutti in sala per la sua festa. Dovettero recuperare qualche sedia in più, ma dopo un po’ di caos, tutti erano accomodati e fissavano intensamente Camilo.
 
“Ehilà” disse Camilo, grattandosi nervosamente il collo. “Probabilmente vi starete chiedendo cosa sta succedendo. Beh, io e Bruno abbiamo lavorato su un progetto da un po’ e volevo sfruttare il mio compleanno per mostrarlo a tutti voi. Abbiamo scritto una telenovela e penso che vi piacerà molto” sorrise quando sentì alcune risate. Sempre con queste telenovele, stavano sicuramente pensando. “Dolores e Mirabel hanno voluto aiutarci, quindi volete venire qui, ragazze?”
 
Dolores e Mirabel sorrisero, si alzarono e raggiunsero Camilo. Questi guardò Bruno, raggomitolato su se stesso al suo posto. “Bruno?”
 
Un po’ riluttante, Bruno si alzò e si unì a loro. Respirò profondamente mentre guardava il resto della famiglia. Camilo gli sorrise rassicurante prima di proseguire:
 
“Saranno i topi a esibirsi, ma Mirabel interpreterà il protagonista, Amancio, mentre Dolores sarà Julio, io sono il narratore e Bruno è un pollo di nome Marisol”
 
Ci fu qualche altra risata. Camilo si fermò e guardò la sua famiglia. Sua madre sorrideva con aria incoraggiante e gli mostrò il pollice alzato. La fissò ancora un po’, sperando non fosse l’ultima volta in cui avrebbe ricevuto uno sguardo così amorevole. Si voltò verso Dolores e Mirabel e sorrise. Infine, guardò Bruno. Sembrava molto meno teso, mentre si preparava per il suo ruolo. Fece un cenno del capo e continuò:
 
“Senza ulteriori indugi, vi presento ‘Amore Proibito: storia di due amanti”.
 
Così, iniziò.
 
 
 
Narratore: La scena si apre su un bellissimo villaggio, in un paradiso incantato, senza nome. Gli alberi sono carichi del peso dei frutti maturi e il sole splende, coprendo tutto nella sua ampiezza, in una foschia onirica. Gli uccelli cantano volando nel cielo senza nuvole. Arriviamo su una casetta, con pareti gialle e un cancello ricoperto d’erba. Mucche e galline pascolano pacificamente nei campi intorno. Sembra tutto perfetto e meraviglioso all’esterno, ma all’interno è esattamente l’opposto. Incontriamo il nostro protagonista, Amancio, un uomo brusco di mezza età, soffre perché è solo. Che mondo crudele, ad averlo lasciato in un paradiso senza anima con cui condividerlo! I suoi unici amici sono le vacche, i polli e i volatili. È seduto al tavolo e parla con il suo adorato amico, il pollo Marisol.
 
Amancio: Credo di impazzire, mia cara gallina
 
Marisol: Co co co coc!
 
Narratore: Marisol può solo chiocciare in risposta.
 
Amancio: Sono qui da trent’anni, solo con me stesso. Ho dimenticato il suono di una voce diversa dalla mia. Almeno ho te, mia Marisol.
 
Narratore: Marisol, incapace di capire le sue parole, vola via. Amancio si rassegna a un’altra giornata solitaria nel suo paradiso-prigione. La parte peggiore è che non riesce a ricordare come sia arrvato lì, o da dove venga. Non ha mezzi per scappare, perché nelle fitte foreste che circondano il suo paradiso, non sa dove potrebbe andare. Per quanto ne sa, potrebbe essere l’ultimo uomo sul pianeta. Ma, improvvisamente, un forte rumore si sente alla sua porta. È terrorizzato, ma deve indagare.
 
Amancio: Mostrati!
 
Narratore: Uno sconosciuto entra, inciampando.
 
Amancio: Chi sei? Vattene subito!
 
Narratore: Entra Julio, un giovane che chiaramente ha affrontato un terribile viaggio. I suoi vestiti sono cenciosi e sporchi, il viso coperto di graffi e tagli.
 
Amancio: Sei tu...
 
Narratore: Dovete sapere che Amancio sogna spesso. E a volte, i sogni gli dicono qualcosa sul futuro. La sua vita qui è terribilmente tranquilla, quindi sogna principalmente del clima, della crescita dei raccolti e della nascita dei vitelli. Ma di recente ha visto l’ombra di un uomo. Non vi ha mai dato molto peso, ma all’improvviso lo stesso uomo è in piedi davanti a lui, non è più l’ombra illusoria di un sogno. Per la prima volta dopo anni, i sogni di Amancio hanno dato alla luce un essere umano. Non ce n’era mai stato un altro nel suo paradiso, a parte lui.
 
Julio: La prego, signore. Ho bisogno di riposare. Posso restare qui?
 
Amancio: Come mi hai trovato?
 
Julio: Che significa? Non ci siamo mai incontrati prima.
 
Amancio: Suppongo di no...
 
Narratore: Amancio sa che è meglio tenere nascosto il suo potere a questo sconosciuto. Anni fa, prima di essere scacciato, il suo dono è stato abusato da altri che volevano solo cercare fama e fortuna. Quando i sogni non promettevano risvolti positivi, tutti hanno cominciato a odiare Amancio, incolpandolo per i loro destini. Anche se non ricorda nomi o volti, ricorda il dolore di essere stato disprezzato.
 
Amancio: Ti prego, entra. Ti preparo del the.
 
Julio: Grazie mille. Non posso esprimere quanto apprezzi la generosità.
 
Amancio: Vieni, siediti. Ecco una tazza. Riposati.
 
Narratore: Julio si accomoda, grato, desideroso di far riposare le sue gambe stanche.
 
Amancio: Cosa ti porta qui?
 
Julio: Io...non ricordo. Devo essere caduto, perché so solo di essermi svegliato, dolorante, ferito e solo. Ho vagato così a lungo, sperando di trovare qualcosa, quando mi sono imbattuto in questo paradiso e ho pensato di avere le allucinazioni. È tutto reale, vero?
 
Amancio: Certamente.
 
Narratore: Tuttavia, a volte Amancio non si sente una persona reale. E ora, parlando con qualcuno per la prima volta in decenni, si sente più irreale che mai.
 
Amancio: Come ti chiami?
 
Julio: Sono Julio. E tu?
 
Amancio: Io sono Amancio.
 
Julio: Amorevole.
 
Amancio: Come?
 
Julio: Amorevole. È il significato del tuo nome, in portoghese.
 
Narratore: Qualcosa si smuove dentro Amancio. Guarda negli occhi questo sconosciuto, questo Julio, e riconosce qualcosa. Non riesce a capire bene, ma Julio ha una somiglianza con qualcosa, con qualcuno, che Amancio non riesce a ricordare. Forse è la sua vecchia mente stanca che cerca di ingannarlo, ma malgrado ciò, Amancio si innamora all’istante del viaggiatore.
 
Amancio: Perché non rimani un po’ qui? Un bagno caldo e un po’ di riposo ti faranno bene. Oltre che un buon pasto.
 
Julio: Sei molto generoso, Amancio.
 
Narratore: Julio ha voglia di restare. Non sa dove potrebbe andare, senza alcun ricordo di casa sua o del suo viaggio. Il paradiso in cui si è imbattuto è diverso da qualsiasi cosa abbia mai visto. E quest’uomo, quest’angelo di fronte a lui, è come un faro di luce alla fine di un minaccioso tunnel. Julio pensa di poter rimanere per molto tempo.
 
 
 
 
Camilo si fermò un momento, soprattutto per creare suspense, ma si accorse che tutti ascoltavano attentamente. Sembravano interessati, rapiti, e trovò la sicurezza di andare avanti. Proseguì, raccontando la crescente relazione di Amancio e Julio. Julio finiva con il confessare ad Amancio che voleva rimanere e iniziarono a sentirsi a proprio agio, insieme. Si innamorarono. Camilo guardò la sua famiglia mentre descriveva il primo bacio e sorrise quando vide sua madre stringersi il petto con entusiasmo.
 
Quasi rise per come tutti rimasero senza fiato durante una scena particolarmente intensa. Osservò Abuela che copriva le piccole orecchie di Teo.
 
Ma si avvicinava la parte che faceva temere a Camilo la reazione di tutti.
 
 
 
Narratore: Le ferite di Julio si sono appena rimarginate quando improvvisamente Marisol sbatte le ali e si trasforma. I due uomini si guardano confusi mentre il pollo diventa una bellissima donna dai lunghi capelli dorati e un vestito bianco, luccicante. Sembra un angelo e Julio e Amancio non distolgono lo sguardo.
 
Marisol: È ora che tu sappia la verità, Amancio.
 
Amancio: Che succede? Marisol, pensavo fossi una gallina! Come può essere?
 
Marisol: Sono stata scelta come tua protettrice molti anni fa, quando sei stato bandito in questo luogo.
 
Amancio: Bandito? Cosa intendi? Non sono mai stato bandito! Io...sono venuto qui per ia scelta! È sicuramente una bugia.
 
Julio: Amancio, cosa significa?
 
Narratore: Julio afferra il braccio di Amancio, spaventato. Entrambi tremano mentre Marisol parla ancora.
 
Marisol: È la verità, Amancio. Ricordi i tuoi sogni? Sono stati loro a condurti qui. Anche se sembra un paradiso, in realtà questo posto è la tua prigione. La tua punizione. Sei stato esiliato qui perché uno dei tuoi sogni ha infranto il codice del tuo villaggio.
 
Narratore: Amancio non crede alle proprie orecchie. Il suo villaggio? Il codice? Non ricorda nulla della sua vita passata, eppure ciò che fino a poco fa è stato un pollo gli comunica che ha realmente un passato. Comincia a capire, e la verità non è positiva.
 
Marisol: Hai profetizzato la distruzione del tuo mondo. Hai sognato una guerra. Una guerra così grande, così orribile, da polverizzare il tuo villaggio. Quando hai raccontato del tuo sogno, sei stato esiliato. Sei stato definito un traditore.
 
Amancio: Ma...non può essere vero! Non ricordo niente!
 
Julio: Amancio, ho paura! Che sta succedendo? Cosa significano questi sogni?
 
Marisol: Julio, Amancio è un profeta. I suoi sogni prevedono il futuro e molto tempo fa, il suo potere era considerato un dono.
 
Narratore: Amancio inizia a ricordare qualche frammento. Li mette insieme, uno ad uno, minuscoli dettagli del mondo che un tempo conosceva. Vede il viso di sua madre, la sua vecchia casa. È terrorizzato.
 
Amancio: Perché adesso, Marisol? Perché non dirmelo prima?
 
Marisol: Sono stata scelta come tuo guardiano durante la prigionia. Sono io a tenerti qui. Ma ora dovevi saperlo.
 
Amancio: Perché? Perché adesso?
 
Marisol: Non posso dirtelo. Ti fornirò i tuoi ricordi.
 
Narratore: Marisol torna ad essere una gallila. Chioccia e agita le ali prima di andarsene, lasciando Julio e Amancio mentre i ricordi tornano e Amancio è inorridito dalla verità.
 
Julio: Amancio, sei pallido! Stai bene?
 
Amancio: No...non può essere, non può...
 
Narratore: Julio tenta di confortarlo con un bacio, ma Amancio si ritrae con terrore.
 
Amancio: Non possiamo! Non possiamo!
 
 
 
Camilo dovette fermarsi. Stava arrivando al punto in cui Amancio rivelava che Julio era sua nipote, e si capiva già che la famiglia stava ricomponendo i pezzi. Era ovvio che Amancio fosse Bruno e Camilo notava le espressioni compassionevoli di tutti.
 
Non ci sarebbe voluto molto.
 
 
 
Narratore: Amancio indietreggia spaventato, incapace di rivelare la verità che gli ronza in testa. Sa di doverla dire, ma è terrorizzato. La verità lo distruggerà.
 
Julio: Ti prego, mio amato, dimmi cosa succede? Perché non vuoi baciarmi?
 
Narratore: Amancio non resiste oltre e scappa.
 
Julio: Amancio!
 
Narratore: Soffre a ignorare le grida dell’innamorato, ma non si ferma. Lascia la casa, il paradiso, e corre nei boschi circostanti. Luoghi in cui non è mai entrato. Improvvisamente, cade a terra.
 
Amancio: Ah!
 
Narratore: È inciampato. Capisce di essersi rotto la gamba. Rimane lì, fissando il cielo e sperando di morire. È stato prigioniero così a lungo. È prigioniero di se stesso. Ma Julio lo raggiunge.
 
Julio: Amore! Cos’hai fatto?
 
Narratore: Amancio non impedisce a Julio di baciarlo. Le loro lacrime si mischiano, ma piangono per ragioni diverse.
 
Julio: Ti prego, dimmi cosa succede! Devo sapere!
 
Amancio: Amore mio, mi dispiace tanto. Così tanto. Se l’avessi saputo, non avrei mai...
 
Julio: Saputo cosa? Cosa, Amancio!
 
Amancio: Tu sei...sei mio nipote.
 
 
 
“Mio dio!”
 
Era Pepa. Si stava facendo aria con una mano, gli occhi incollati sui topi e il loro piccolo palco. Camilo guardò sua madre, cercando di capire le sue emozioni. Non era disgustata, quanto eccitata. Ma si trattava di un’opera di finzione. Non aveva idea di quale fosse la realtà.
 
Camilo proseguì.
 
 
 
Julio: Non può essere vero, amore. So che non è così! Non ci credo!
 
Narratore: Ma il segreto più profondo e oscuro di Julio, è che sa tutto. Diversi giorni dopo essere approdato nel paradiso di Amancio, la memoria ha cominciato a tornargli, poco a poco. Inizialmente, non ricordava Amancio. Ricordava di essere stato mandato dalla sua famiglia a salvare lo zio. Ricordava la guerra, la casa rasa al suolo, e sua madre che lo pregava di liberare suo zio dalla sua prigione in modo che potesse salvarli. Ma Julio era caduto. Era caduto da un dirupo e aveva battuto la testa. A differenza dell’amnesia di Amancio, dovuta alla magia, quella di Julio è svanita nel tempo. Quando ha realizzato la verità, riconoscendo il viso di Amancio come quello del proprio zio, si era già innamorato.
 
Amancio: È vero, mio amato. È la verità. Mi dispiace così tanto.
 
Narratore: Amancio si solleva e riprende a correre, nonostante la gamba rotta. Il dolore è atroce, ma niente gli fa più male della consapevolezza che Julio, il suo amante, condivide il suo sangue. Più corre, più la foresta si fa densa. Erbacce sgorgano dal suolo, controllate dalla magia, e si intrecciano intorno alle sue gambe. Sa che la prigione gli impedisce di scappare, ma deve farcela. Mentre Julio riacquisisce pienamente la sua memoria, è inorridito mentre ricorda un dettaglio molto importante.
 
Julio: Amancio, no! Fermati subito!
 
Narratore: Julio sa che la prigione è fatta apposta per evitare qualsiasi fuga. Se Amancio si allontana troppo, sarà inghiottito e ucciso, seppellito nel suo stesso paradiso.
 
Julio: Ti prego, Amancio! Fermati! Morirai!
 
Narratore: Ma Amancio è troppo lontano per sentirlo. Corre, rimane imprigionato, cade un’altra volta, ed è incapace di rialzarsi mentre viene scagliato al suolo. Julio lo raggiunge quando è del tutto immerso nell’erba densa.
 
Julio: No! Ti prego, Amancio!
 
Narratore: Le urla di Julio sono vane. Può solo accasciarsi al suolo, cercare di scavare, ma non è rimasto nulla. Il suo amato non c’è più. Fine.
 
 
 
Nessuno applaudì quando il sipario fu calato.
 
Mirabel, Dolores e Bruno si fecero avanti, accanto a Camilo mentre guardavano il resto della famiglia, silenziosamente sconvolta. Nessuno parlò, ma Camilo sapeva. Il messaggio era passato forte e chiaro.
 
Afferrò la mano di Bruno, solidificando il concetto della telenovela ma anche cercando di tenere i nervi a bada quando parlò: “Grazie a tutti”
 
Nessuno fiatò. Nessuno si alzò. Tutti si limitarono a fissarli.
 
Dolores fu l’unica abbastanza coraggiosa da parlare: “Che ne pensate?” chiese prima di farsi avanti per prendere Teo in braccio. Strinse il bambino. Aveva paura.
 
La mano di Bruno era ghiacciata in quella di Camilo. Quando lo guardò, vide che era altrettanto terrorizzato.
 
“Camilo...” iniziò Abuela con attenzione, “tutto questo...significa qualcosa?”
 
Ovviamente, aveva capito. Camilo comprese dal suo sguardo che aveva capito. E ora che lui e Bruno si tenevano per mano, non c’era spazio per l’ambiguità.
 
“Abuela, mami” fece Camilo, “tutti voi. C’è una cosa che voglio dirvi. E so che non sarà facile, ma ascoltate, per favore”
 
Bruno iniziò a parlare, stringendo la mano di Camilo. Raccontò tutto ciò che aveva detto a Camilo due anni prima, tranne le parti particolarmente inopportune. Iniziò dal padre, di come non si sentisse apprezzato né benvenuto, di come Camilo fosse stato il suo primo, unico amico. Poi della vita dietro le mura, quando aveva cercato di dimenticare tutti, e la riunione. Parlò dell’amicizia con Camilo e di quanto l’avesse reso felice. Poi, con tono molto più timido, parlò di come le cose avevano iniziato a cambiare. Come aveva cominciato a provare sentimenti che non avrebbe mai pensato di provare. Come aveva cercato di respingerli, ma poi c’era stata la visione. Raccontò di Dolores e Mirabel, di come avevano parlato, cercando di scacciare via tutto, ma si trattava di amore. vero amore. Per quel motivo, ora era lì. Avendo il coraggio di dire tutto.
 
Camilo intervenne quando poté. Cercò di spiegare la battaglia con le proprie emozioni e il modo in cui non avevano fatto che crescere. Cercò di spiegare, con fin troppe parole, come Bruno significasse tutto per lui. Si fermò solo quando sua madre alzò una mano, chiedendo di parlare.
 
“Posso parlare da sola con mio fratello, per favore?”
 
Camilo volle protestare, ma Bruno lo fermò. “Sì” disse, seguendo Pepa nella sua stanza. Camilo guardò la porta che si chiudeva, tenendolo fuori da qualunque cosa sarebbe successa lì dentro.
 
Si rivolse al resto della famiglia. Aspettò che qualcuno, chiunque, parlasse.
 
Felix si alzò. “Camilo” disse piano. Si avvicinò esitante al figlio, guardandolo dalla testa ai piedi. Lo abbracciò. Camilo rimase fermo, timoroso di ricambiare. “Tu...non so cosa dire”
 
Dolores si fece avanti e abbracciò entrambi.
 
“E tu lo sai da tutto questo tempo?” le chiese Felix.
 
“Da due anni, sì”
 
Isabela intervenne. “Tutto questo è sbagliato” disse inorridita, “perché nessuno dice niente? Camilo, lo sai che è sbagliato, vero?” si alzò e gli si avvicinò. Lo scrutò come se fosse un estraneo. “Questo non sei tu...non è quello che vuoi, ti prego, dimmi che non è quello che vuoi”
 
Camilo scosse il capo. “Lo amo da un sacco di tempo, Isa. Dovevo dirvelo. Ma non posso cambiare, quindi per favore non provare a dirmi che non è ciò che voglio. Me lo sono ripetuto per anni e non ha funzionato. Lo amo davvero”
 
Julieta affrontò Mirabel. “Perché non me l’hai detto? Avrei potuto provare ad aiutare”
 
“Mamma, ti prego, fidati quando ti dico che all’inizio ho cercato di fermarli” disse Mirabel, “ma è davvero così tremendo? Bruno è stato via a lungo ed è tornato. È stato così triste, per anni. questo lo rende felice. Non vuoi che rimanga?”
 
“Certo che lo voglio. Ma questa non è felicità, Mira. È sbagliato”
 
“Davvero? È nostro zio solo per metà, non è così orrendo”
 
“Mira!” sussultò Julieta, “come puoi provare a giustificarlo?”
 
Isabela parlò: “Mirabel, come hai potuto tenercelo nascosto? E tu” si rivolse a Camilo, risultando tradita, “perché hai coinvolto Mirabel? Perché addossarle un peso del genere?”
 
“Non intendevo farlo” disse Camilo, cercando di non piangere, “non ho mai voluto fare del male a nessuno. Provo quello che provo e per qualche ragione, Bruno ricambia”
 
Felix portò silenziosamente Antonio in camera sua. Camilo si sentì male, sapendo che suo padre pensava di dover tenere il fratello lontano da lui.
 
Luisa era rimasta relativamente in silenzio, ma quando Felix portò via Antonio, disse: “Come fate a essere sicuri che sia amore? Insomma, si può amare un parente in quel modo?” sembrava più confusa che arrabbiata, e dato che Camilo si sentiva in trappola, era un sollievo. “Non si può? Non è...non sembra giusto”
 
Mariano, con aria di chi era fuori luogo, disse: “Beh, non possono avere bambini. È già qualcosa, no?”
 
Agustin, seduto accanto a lui, posò una mano sul suo braccio. “Non è solo per questo. È sbagliato. Bruno lo conosce da quando era un bambino”
 
“A malapena!” esclamò Camilo. Ora stava piangendo. “L’ho conosciuto per cinque anni e basta! E all’epoca non era apprezzato da nessuno di voi. Lo odiavate tutti. E non ricordate cos’ha detto? Ero io il suo unico amico! Non significa niente?”
 
“Quindi pensi che sia colpa nostra?” chiese Julieta.
 
Camilo scosse il capo, frustrato. Aveva deciso di farlo, aveva voluto che accadesse, ma iniziava a pentirsene. “Certo che no. Quello che voglio dire è, è così difficile credere che possa innamorarmi di qualcuno che non ha fatto parte della mia famiglia per un decennio? Forse sarebbe stato diverso se Bruno non se ne fosse andato, ma è successo! Quindi per tutto quel tempo, ho avuto un solo zio. Non ho mai pensato a Bruno come a un parente. Quindi forse, solo forse, non è così disgustoso come pensate!”
 
Tutti si zittirono quando Abuela si alzò. “Camilo, per favore, via in camera tua. Voglio parlare con gli altri”
 
“Ti prego, Abuela, lasciami spiegare...”
 
Lei scosse la testa. “Hai detto abbastanza. Vai in camera tua adesso”
 
Lui si voltò verso Dolores e Mirbael, che fecero il possibile per sorridergli rassicuranti, ma era chiaro quanto fossero in preda al panico. Stava tutto crollando rapidamente. Era sorprendente che Camilo non fosse stato ancora cacciato, ma si sentiva stupido per aver pensato che la sua famiglia potesse approvare. Aveva permesso a uno sciocco filo di speranza di insinuarsi nella sua mente, e ora stava soffrendo come non mai.
 
E Bruno non c’era. Stava ancora parlando con Pepa, nella sua stanza. Camilo avrebbe dato qualsiasi cosa per andare lì ad aiutare, ma sapeva che sua madre non l’avrebbe permesso. Quindi scelse di obbedire e andò in camera sua.
 
Rimase da solo per quelle che gli parvero ore. Camminò avanti e indietro per calmarsi, ma mentre il tempo scorreva e aspettava che succedesse qualcosa, che Abuela entrasse e gli dicesse di fare le valigie e non tornare mai più, sentiva il panico montargli in petto. Più di ogni altra cosa, era preoccupato per Bruno. Pepa non aveva alcuna nuvola mentre conduceva Bruno nella sua stanza. Era più che arrabbiata: era sbalordita. E quando avesse assorbito tutto, avrebbe potuto scatenare un uragano abbastanza grave da distruggere la casa involontariamente.
 
Dopo parecchio tempo, finalmente la porta si aprì. I suoi genitori entrarono.
 
Il cuore di Camilo sprofondò quando li invitò ad entrare. Si sedettero sul bordo del letto, scambiandosi sguardi furtivi e conversando silenziosamente con gli occhi. Camilo cercò di pazientare e aspettare che uno di loro parlasse, ma la tensione lo stava uccidendo.
 
“Vi prego, non odiatemi” disse, “mi dispiace. Ma lo amo davvero”
 
Pepa lanciò a Felix un’ultima occhiata prima di iniziare. “Camilo, mi dispiace di averti fatto credere che zio Bruno non facesse parte della famiglia” si stava formando una nuvola temporalesca e la respinse velocemente, “ma è così. Che ti piaccio o no, è tuo parente”
 
“Lo so, mamma. Non ho mai smesso di pensarci. Ma non posso cambiare quello che provo. Stiamo insieme da due anni”
 
La pioggia cominciò a cadere sulla testa di Pepa. “Mio dio” sussurrò, chiudendo gli occhi. Scosse il capo e tentò di calmarsi. Felix le posò una mano rassicurante sulla spalla, cosa che sembrò aiutarla. “Nonostante ciò, puoi fermare tutto adesso? Per me?”
 
Camilo si sentì male. Amava sua madre, ma non cambiava nulla. “Non posso”
 
Pepa trattenne un grido e segnalò a Felix di parlare al suo posto. “Bruno ha detto la stessa cosa, figliolo. Ma sapete entrambi che non va bene”
 
Già, Bruno. Camilo aveva bisogno di sapere dov’era. Aveva paura che potesse scappare. Ma non l’avrebbe fatto, vero? Non avrebbe abbandonato Camilo a raccogliere i cocci. “Posso vederlo?”
 
“No!” esclamò Pepa, ma alzò le mani cercando di mantenere la calma. “Mi dispiace di aver urlato. Ma no. Non adesso. Per favore, non adesso. Possiamo parlare? Se non intendi cambiare idea, possiamo almeno parlarne?”
 
Camilo le prese la mano. Fu sollevato quando lei accettò e strinse la sua. “Certo, mamma”
 
Lei sorrise tristemente. “Mio dolce Camilo. Sei sempre stato un ragazzo buono. Forse è questa la ragione. Hai un cuore così buono, volevi solo che tuo zio non fosse più triste”
 
Camilo scosse la testa. “È molto di più. Voglio che sia felice, ma non puoi capire come mi fa sentire. Lui è tutto per me. Penso che morirei senza di lui”
 
“Non moriresti” insistette Pepa, “sei così giovane. Tutto è amplificato quando si è giovani. Ma hai tutta la vita davanti a te. Non vuoi trovare qualcuno con cui puoi stare realmente?”
 
“Sono già con qualcuno con cui voglio stare. Mamma, te l’ho detto. Stiamo insieme da tanto ormai. Ci abbiamo riflettuto”
 
“No, non credo che tu l’abbia fatto. E nemmeno Bruno, altrimenti non l’avreste fatto”
 
Felix intervenne. “Vogliamo solo ciò che è meglio per te, anche se non sembra”
 
“Voi non capite” disse Camilo mentre le lacrime gli rigavano il viso. “Ve l’ho detto, sono passati due anni. E provavo questi sentimenti già tre anni prima. È tanto, no? Per amare qualcuno?”
 
La tempesta sul capo di Pepa si rafforzò. Felix fece del suo meglio per scacciarla, ma si stavano inzuppando tutti. Camilo almeno non si sentì troppo imbarazzato per le sue lacrime. Pepa disse: “L’amore è confuso, figliolo. Ce ne sono diversi tipi. È facile fraintendere”
 
“Non sono confuso, mamma! Non sono mai stato così sicuro”
 
Pepa sospirò. La tempesta finalmente iniziò a placarsi. “Sei davvero determinato, eh?”
 
Camilo annuì. “Sì. Lui è il solo per me”
 
Lei e Felix si guardarono a lungo. Camilo si agitò, ma non volle interrompere la loro conversazione muta. Finalmente, si voltò di nuovo verso Camilo.
 
“Devi capire che, in quanto tuoi genitori, non è qualcosa che possiamo accettare ciecamente. E probabilmente tua nonna non l’accetterà mai”
 
Probabilmente. La parola rimase impressa nella mente di Camilo. Cosa stava insinuando? Sembrava stesse dicendo che c’era la possibilità che tutto sarebbe andato bene. Cercò di non alimentare le proprie speranze.
 
“E non avresti dovuto mentirci per così tanto”
 
Camilo provava rimorso per quello. “Lo so. Mi dispiace”
 
“Non la migliore festa di compleanno, eh? Disse Felix.
 
Camilo sorrise. Suo padre era molto simile a Mirabel da quel punto di vista. Entrambi cercavano sempre di allentare la tensione con umorismo. Era tranquillizzante sentirlo fare una battuta. Significava che la loro relazione non era del tutto irreparabile.
 
“Sono contento che finalmente tutti lo sappiano”
 
“Ci servirà molto tempo” disse Pepa.
 
“Tempo?”
 
“Se...se dovremo imparare ad accettarlo”
 
Camilo si gettò in avanti per abbracciare sua madre e suo padre. Li strinse forte, forse un po’ troppo, ma non voleva lasciarli. Rimasero lì, stretti insieme, finché Dolores e Mirabel bussarono ed entrarono.
 
Pepa si asciugò una lacrima. “Dolores, tesoro” disse. Poi guardò Mirabel. “Oh...” senza parlare, Dolores e Mirabel si unirono all’abbraccio.
 
“Non avreste dovuto mentirci, piccole” disse Pepa, ma non le lasciò. Anzi, strinse più forte.
 
Dolores annuì. “Lo so. Ma dovevamo andare al ritmo di Camilo e Bruno”
 
“Penso...di poter capire” Pepa annuì, più a se stessa che agli altri. Guardò Felix.
 
Lui sorrise. “Andiamo a dormire. È stata una giornata lunga”
 
Per un istante, Camilo si sentì bene.
 
Quando tutti finalmente si erano calmati a sufficienza da andare a letto, Camilo azzardò ed uscì. Sentiva alcune voci dalla stanza di Agustin e Julieta, ovviamente Abuela, Isabela e Luisa stavano intrattenendo un’accesa conversazione sebbene sussurrassero, ma tentò di ignorarla, andando da Bruno. Doveva vederlo. Doveva assicurarsi che stesse bene.
 
Camilo trovò Bruno nella sua cava delle visioni. Cercò di essere silenzioso, ma Bruno notò subito la gigantesca roccia che veniva rimossa. Si alzò, corse verso Camilo e lo abbracciò.
 
Entrambi piangevano. Non dissero nulla per qualche minuto mentre rimasero fermi, le braccia avvolte l’uno intorno all’altro, mentre versavano lacrime sulle rispettive pelli. Bruno mormorò nella sua spalla: “Sono orgoglioso di te”
 
Camilo seppellì il volto ancora di più nel suo collo. “Anch’io, di te” non seppe perché, ma rise. “Ce l’abbiamo fatta”
 
Bruno rise a sua volta. “Sì. Ce l’abbiamo fatta davvero”
 
“Ma penso non abbiano apprezzato la telenovela”
 
“Cosa? Non c’era un solo occhio senza lacrime! Per me è stato un grande successo, fino alla fine”
 
Camilo smise di ridere. “Stai bene?”
 
Bruno sospirò. “Chi di noi sta bene?”
 
“Cosa ti ha detto mia madre?”
 
“Mi ha chiesto perché volessi rovinare suo figlio”
 
Camilo scosse il capo, posando le mani sul viso di Bruno, che continuò: “Era arrabbiata. Non l’ho mai vista così arrabbiata. Ma abbiamo parlato a lungo. Le ho detto che non ti farei mai del male. Penso che dopo un po’ mi abbia creduto”
 
Camilo scrutò i suoi occhi. “Lo pensi davvero?”
 
“C’è un solo modo per saperlo con certezza”
 
Per un momento, non si spostarono, e si baciarono. Molto presto sapevano come sarebbero andate le cose, ma nel bene o nel male, l’uno aveva l’altro. E Camilo sentiva i fuochi d’artificio nel cervello ogni volta che Bruno lo baciava.
 
Bruno gli prese le mani e lo condusse al centro di un cerchio semi realizzato. Lo fece sedere, poi riprese quello che stava facendo prima che Camilo entrasse. Finì di disegnare il cerchio, accese le candele, gettò del sale oltre la spalla e tese le mani.
 
“Tieniti forte” disse.
 
Camilo aveva visto Bruno durante una visione solo una volta, sedici anni prima. Era a malapena un ricordo ormai, rammentava solo gli occhi luminosi di Bruno e la sabbia che fluttuava nell’aria. Sorrise ricordando quel Bruno, quello in cui lui stesso si trasformava per spaventare i bambini. Il suo supereroe. Sembrava passato così tanto tempo. In un certo senso, era così.
 
Osservò attentamente Bruno che chiudeva gli occhi e, quando li riaprì, erano di quel familiare verde brillante. La sabbia si sollevò da terra, intorno a loro, andando sempre più veloce man mano che il vento aumentava. Furono circondati da un intenso verde smeraldo, dello stesso colore degli occhi di Bruno. Entrambi osservarono frammenti di immagini che iniziavano a vorticare.
 
Videro molte lacrime. Molti litigi. Ma anche abbracci e mani che si stringevano, e loro due sdraiati insieme mentre dormivano. C’era confusione, un’infinità di profezie che si collegavano e scollegavano, era difficile capire. Camilo non sapeva bene cosa stesse vedendo, ma Bruno era completamente silenzioso, assorto.
 
Quando finalmente la tavoletta apparve tra le mani di Bruno, c’era una sola immagine: l’intera famiglia Madrigal era seduta a tavola. Tutti sorridevano, alcuni persino ridevano. Abuela sedeva a capotavola con un’espressione calorosa. Era un’immagine familiare, ma c’era una fondamentale differenza. Bruno e Camilo erano seduti vicini, le mani intrecciate sopra il tavolo, alla vista di tutti.
 
La sabbia ricadde a terra. Gli occhi di Bruno tornarono normali. In quel momento, lo seppero.
 
La strada era lunga da percorrere, ma un giorno sarebbe andato tutto bene.
 
 
Grazie a chi ha letto e a chi leggerà, a chi ha apprezzato e a chi apprezzerà, a chi ha commentato -zannarossa- e a chi, magari, commenterà ^__^

 

 

  
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