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Autore: GioGrimes    23/11/2022    3 recensioni
E se Aemond avesse un debole per suo nipote? E se questo debole ma ardente desiderio cambiasse completamente la Danza dei Draghi? E se Aemond raggiungesse Lucerys prima che questo possa spiccare il volo e andarsene da Capo Tempesta?
Un diverso finale di stagione che porterà a un diverso esito nella guerra.
Attenzione: potrebbero essere presenti spoiler minori del libro Fuoco e Sangue e di conseguenza delle future stagioni di House of the Dragon.
Dal testo:
“La guardi con terrore,” commentò Aemond sollevando lo sguardo sul proprio drago. Lucerys si strinse nelle spalle.
“Non è lei che temo,” ribatté il giovane principe.
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Aemond Targaryen, Daemon Targaryen, Lucerys Velaryon, Rhaenyra Targaryen
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Incest
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Dance of the dragons

 

Lucerys aveva appena lasciato il palazzo di Lord Borros.
Una tempesta si stava abbattendo sulla fortezza. Vento, pioggia e tuoni scuotevano il cielo nero.
Arrax lo aspettava nel piazzale davanti all’ingresso.
Il piccolo drago era inquieto, muoveva la testa avanti e indietro verso l’ingresso del palazzo e poi su verso il cielo. La pioggia si abbatteva su di lui, le sue squame azzurre erano umide e fiumiciattoli di acqua chiara cadevano in grandi pozze ai suoi piedi.
Quando vide Lucerys camminò verso di lui.
“Calmo Arrax, concentrati,” gli disse Lucerys avvicinandosi al suo fianco.
Strinse una mano sulla sella e una contro il suo muso, cercando di calmare il piccolo drago spaventato.
Gli occhi di Arrax corsero alle sue spalle e un ringhio fece vibrare il suo corpo.
Una fredda mano si serrò sulla bocca di Lucerys, un braccio gli strinse i fianchi impedendogli di allontanarsi.
Tentò di gridare ma i suoi lamenti erano sormontati dal frastuono della tempesta che infuriava e le guardie che sorvegliavano l’ingresso non sembravano notarlo. Cercò di calciare il suo assalitore ma i suoi colpi non raggiungero il bersaglio.
“Silenzio. Placa il tuo drago e non ti farò alcun male,” ordinò Aemond parlando contro il suo orecchio. Il respiro di Aemond era caldo, piacevole rispetto alla fredda aria serale.
Lucerys cercò di afferrare la sua spada stretta al fianco ma lo zio lo intercettò immediatamente, intrappolando il suo braccio in una presa ferrea. 
“Niente mosse avventate, nipote. Non intendo farti del male,” disse Aemond con tono sufficiente e un occhio di riguardo per le guardie.
Lucerys comprese che lottando non sarebbe riuscito a liberarsi e così si rilassò contro il corpo dello zio e la mano contro le sue labbra scomparve.
“Hai minacciato, davanti a Lord Borros, di prendere il mio occhio. Le tue azioni non sembrano quelle di un uomo che non intende farmi del male,” rispose Lucerys con coraggio.
Cercò di guardare Aemond in viso ma la scomoda posizione in cui si trovava e la pioggia bantente gli impedì di voltarsi.
Arrax si era allontanato di qualche metro, guardando i due uomini con occhi gialli e corpo teso. Comprendeva di non poter aiutare il proprio cavaliere senza rischiare di ferirlo.  

“Se lo avessi voluto saresti già morto,” Vhagar che riposava oltre le mura del maniero, sollevò l’imponente corpo, scuotendo la testa come un animale infastidito dalle mosche.
L’intero palazzo sembrò vibrare sotto i suoi movimenti.
Lucerys si morse le labbra rosee.
In uno scontro sia lui che il suo drago sarebbero stati in svantaggio. Aemond lo avrebbe affettato come un pezzo di pane ben cotto e Vhagar avrebbe ridotto Arrax in brandelli.
“Devo parlarti. Ho una proposta che potrebbe interessarti. Un'alleanza migliore che quella che potrebbe offrire Lord Borros Baratheon,” disse Aemond lasciandolo finalmente libero.
Lucerys si allontanò, avvicinandosi immediatamente al proprio drago. Se lo avesse ritenuto necessario avrebbe potuto montare in sella e fuggire. Vhagar era più imponente e saggia ma Arrax era piccolo e scaltro. Con una buona dose di fortuna avrebbero potuto allontanarsi prima che Aemond raggiungesse la sua cavalcatura.
“Parla,” ordinò Lucerys accarezzando il muso di Arrax che guardingo guardava Aemond. L’alito del drago era così caldo da far evaporare la pioggia battente.
Il giovane principe si strinse nel mantello rosso, cercando di sfuggire ai morsi del gelo.
Aemond puntò l’unico occhio sulle guardie nascose dalla pioggia. Dubitava che avrebbero potuto sentire la loro conversazione ma la sicurezza non era mai troppa.
“Non qui,” rispose iniziando ad allontanarsi.
Lucerys non si mosse ma si strinse al fianco del proprio drago. La pelle coperta di squame era piacevolmente calda e il suo corpo era una protezione contro la pioggia.
Quando Aemond si rese conto di non essere seguito si voltò, guardando il nipote con fare stanco.
“Non intendo venire con te,” rivelò Lucerys che non era uno sciocco e sapeva che allontanarsi insieme a suo zio avrebbe potuto andare incontro alla sua morte.
Si fece più vicino ad Arrax e il drago inarcò la schiena come fosse un gatto che cercava di farsi più grande e intimidatorio.
Aemond gli si avvicinò con passo rapido e lo afferrò per un braccio, strattonandolo come fosse una bambola di pezza.
“Non intendo discutere in questa piazza,” ringhiò Aemond contro il suo viso, strattonando il giovane principe.
Lucerys tentò di frenare l’avanzata dello zio ma il pavimento era scivoloso sotto i suoi piedi e con un passo di troppo finì in terra.
Arrax ringhiava impotente, il fuoco ardeva nella sua bocca ma le fiamme non la lasciarono mai. Aemond riservò al drago un sguardo torvo.
“Richiama il tuo drago,” ordinò Aemond rimettendo Lucerys in piedi. Il giovane si liberò dalla presa semplicemente perché Aemond sembrava stanco di quel gioco.
“Perché? Così potrai avermi indifeso e a tua disposizione?" domandò Lucerys battendo i denti per il freddo. I suoi capelli erano piatti contro la testa e la fronte.
Aemond lo afferrò per il collo, avvicinandolo a sé e Lucerys conficcò le unghie nella carne del suo braccio, cercando di liberarsi.
“Potrei strangolarti qui e ora e il tuo piccolo drago non potrebbe fare nulla per fermarmi. Vhagar lo ingoierà in un solo boccone,” minacciò Aemond stringendo la presa.
Lucerys respirava con difficoltà, l’aria che attraversava la sua gola era come tanti piccoli artigli che lo dilaniavano dall’interno.
Aemond lo lasciò andare e Lucerys riprese a respirare.
“Seguimi senza altre storie. Credo tu abbia capito che se lo desidero morirai qui o altrove,” Aemond gli voltò le spalle e questa volta Lucerys lo seguì. 

 

Smisero di avanzare una volta raggiunto il fianco di Vhagar. Arrax si era fermato diversi metri prima, tenendosi a distanza dall’enorme corpo. Aemond e Lucerys si erano avvicinati, sfruttando il drago come riparo dal vento e dalla pioggia battente.
Vhagar aveva chinato nuovamente il capo, ma con un occhio socchiuso osservava i due cavalieri.
“Parla,” ordinò Lucerys che con occhio vigile sorvegliava l’imponente drago.
Lo sguardo correva dal rettile allo zio. Non si preoccupò di nascondere il proprio nervosismo, sapeva perfettamente di non potergli celare nulla.
Aemond si guardò attorno poi abbassò il singolo occhio sul nipote.
“Mio fratello non è adatto a regnare,” disse semplicemente. Lucerys parve confuso da quelle parole, guardò Aemond con aria inebetita e lo zio si domandò se mentre non guardava il piccolo fosse scivolato e avesse battuto la testa.
“Rinneghi il tuo re?” domandò Lucerys. Aemond buttò l’occhio al cielo e si fece più vicino, chinando la schiena.
“Aegon non è un re. Avrà il nome del Conquistatore ma nient'altro. Il giorno dell’incoronazione è fuggito e ha accettato il suo ruolo solamente quando il popolo lo ha acclamato. Cerca attenzione come una falena la luce ma sarebbe un re peggiore di Maegor,” disse Aemond con aria stizzita.
Lucerys lo guardava senza fiatare, gli sembrava tutto così confuso.
“Allora perché sei diventato il suo messaggero?” domandò Lucerys stringendosi nei freddi abiti. I vestiti gli si erano appiccicati alla pelle e ora che la pioggia non batteva costantemente contro il suo corpo iniziava a sentire i morsi del gelo.
Aemond sembrava intoccato.
“Non potevo andarmene. Non senza un piano. La sicurezza di Heleana e dei suoi figli dipende da me,” rispose Aemond fissando lo sguardo su di lui. Lucerys inclinò il capo, confuso.
“E ora lo hai? Un piano?” domandò il nipote. Una goccia si separò dall’ammasso di capelli e scivolò sul suo viso, lui la scacciò rapido.
Aemond sorrise.
“Offro a tua madre la mia spada e Vhagar, ma mi aspetto protezione e… il resto è per le sue orecchie soltanto,” disse Aemond poggiando una mano contro il fianco massiccio di Vhagar. Il drago aprì lentamente entrambi gli occhi e sollevò il capo. Torcendo il lungo collo portò il muso vicino ai due cavalieri.
Lucerys deglutì e prese un grosso respiro, fronteggiando il drago.
“Intendi venire a Roccia del Drago?” domandò quando sentì il respiro di Aemond sfiorargli un orecchio. Nuovamente la sua mano venne afferrata e avvicinata al muso della bestia.
"Sì," rispose Aemond.
Lucerys, alla vista dei denti, si divincolò. Cercò di fuggire dalla presa ferrea dello zio.
Arrax ringhiava, a ogni passo che faceva l’istinto lo implorava di allontanarsi dall’enorme drago.
“Lasciami!” esclamò Lucerys quando la vicinanza fu troppa. Aemond lo lasciò andare.
Il giovane principe corse dal suo drago e quando finalmente raggiunse Arrax si voltò per guardare Aemond e Vhagar.
Il drago lo guardava con la stessa aria di superiorità del suo cavaliere.
“Fammi strada. Dubito che tua madre sarà felice di vedermi,” Lucerys montò su Arrax e spiccò il volo. Aemond fu subito alle sue spalle. 

 

Il fragore della tempesta era assordante eppure Lucerys riusciva chiaramente a sentire lo sbattere delle ali di Vhagar. Suo zio rimaneva alle sue spalle e ogni volta che Lucerys si voltava per controllare dove si trovasse rabbrividiva. Vedere Vhagar volare così vicino a lui era terrificante. La bocca del drago era chiusa eppure Lucerys riusciva a immaginare le fauci aperte e grondanti di sangue. 

 

Quando giunsero a Roccia del Drago trovarono Rhaenyra e Daemon ad attenderli.
Regina e principe consorte apparivano turbati.
Lucerys scivolò giù dalla schiena di Arrax e si avvicinò alla madre con passo rapido. Il suo desiderio era quello di correre ma non voleva mostrarsi debole e spaventato. Non davanti ad Aemond e il suo drago.
Rhaenyra gli baciò la fronte e accarezzò il suo viso. Daemon si limitò ad assicurarsi che stesse bene, la sua attenzione era tutta rivolta ad Aemond che lentamente si stava avvicinando.
Proprio come da Lord Borros Vhagar sostava in lontananza, l’immenso corpo come monito per chiunque decidesse di avvicinarsi.
“Mia regina, principe consorte,” li salutò Aemond porgendo un lieve inchino.
Rhaenyra lo guardò nascondendo in modo eccellente lo stupore. Non avrebbe mai immaginato di sentire il suo fratellastro chiamarla regina.
Guardò suo figlio che sorrise timido, annuendo impercettibilmente.
“Mi chiami regina eppure servi un re usurpatore,” disse lei facendo qualche passo avanti, le mani giunte contro il ventre tondo. Sollevò il viso per guardare Aemond.
Il fratellastro la guardò con un sorriso sfacciato.
“Ho un accordo da proporti. Possiamo parlarne altrove?” domandò Aemond rivolgendo uno sguardo alle guardie che li circondavano. Rhaenyra fece altrettanto e con lentezza, senza mai voltargli le spalle si rivolse a suo marito. 
Daemon stava al fianco di Lucerys, il giovane principe appariva meno nervoso, si sentiva al sicuro a casa propria e circondato dai propri cari. O forse era proprio la presenza del principe Carogna a rassicurarlo.
Regina e principe consorte si guardarono intensamente. Aemond aveva appreso che la sua sorellastra e suo zio avessero l’innata capacitò di comunicare senza scambiare una singola parola. In quello sguardo avrebbe potuto essere racchiuso un intero discorso. 
“Non sono felice di avere un Verde sotto il nostro tetto ma Aemond non ha fatto del male a Lucerys quando avrebbe potuto. Suggerisco di ascoltare le parole del principe e se ciò che dirà non sarà di nostro interesse sarò io stesso a mozzargli la testa,” disse Daemon stringendo l’elsa di Sorella Oscura.
Aemond abbassò lo sguardo sulla spada, era la stessa con cui poco tempo prima Vaemond Velaryon era stato giustiziato.
“Oggi nessuno perderà la testa, Daemon,” disse Rhaenyra con tono quasi esasperato. Il principe Carogna sollevò le spalle e sussurrò qualcosa nell’orecchio di Lucerys. Il principe rise.
Rhaenyra richiamò a sé Ser Erryk e ordinò che Vhagar venisse sorvegliata.  
Poi si rivolse a suo figlio. Mandò Lucerys nella sua stanza affinché si cambiasse e Daemon mandò a chiamare Lord Corlys e la principessa Rhaenys, la regina che non fu.
Guidarono Aemond nella sala del trono e quando tutti furono riuniti il giovane principe venne invitato a parlare.
“Non mi aspettavo di vedere un Verde tra queste mura,” disse Rhaenys camminando attorno ad Aemond. Il giovane la seguì con il solo occhio buono ma mai distolse lo sguardo dalla regina e il suo consorte.
Lord Corlys era seduto su uno scranno. Era ancora reduce dalla malattia e non sembrava essere in grado di rimanere in piedi molto a lungo.
“Ne io immaginavo di essere qui,” rispose Aemond rivolgendosi finalmente alla donna. Lei lo guardò con sufficienza poi si portò al fianco della regina.
Diverse guardie erano sparse per la stanza, rimanevano nell’ombra ma Aemond poté vedere la loro lame risplendere alla luce del focolare.
“Parla. Dicci, qual è la tua proposta?” domandò Rhaenyra poggiando i palmi contro il tavolo mappato.
Aemond portò le mani alle proprie spalle e raddrizzò la schiena.
“Mio fratello Aegon non ha nessun diritto di rivendicare il Trono di Spade. Tu sei l’unica erede di Viserys,” disse Aemond chiarificando immediatamente il proprio pensiero.
Daemon si lasciò sfuggire un risolino ma il nipote lo ignorò. Conosceva suo zio, per certi versi era molto simile a lui. Nato per provocare, per creare una reazione che scaturisse nella rabbia cieca e perfetta.
“Dimmi qualcosa che non so,” rispose Rhaenyra pur essendo soddisfatta e vagamente colpita da quelle parole. 

Aemond sospirò. Sua sorella non era facilmente impressionabile. Non gli sarebbe bastato volare da lei in sella a Vhagar per convincerla della propria sincerità.
“Aegon non ha la capacitò di regnare. Non desiderava il trono fino a quando un gruppo di idioti lo ha acclamato come re. I Sette Regni non hanno bisogno di un ragazzino bisognoso di attenzioni come sovrano ma di una figura stabile,” e si interruppe per guardare la regina.
“Nessuno mi sembra più adatto di te, sorella,” disse Aemond.
Rhaenys sorrideva scaltra. Pensò che il ragazzo fosse abile con le parole e decise di metterlo in difficoltà.
Poggiò una mano sul tavolo e si avvicinò al giovane principe. Aemond non si scompose e senza voltare il capo tenne l’occhio fisso su di lei.
“Come ben sai ero presente il giorno dell'incoronazione di tuo fratello. Se non sbaglio tu stesso eri uno di quegli idioti che lo acclamavano,” commentò la regina che non fu.
Le labbra del principe si piegarono in un sorriso.
“Io mancò di un occhio ma tu sei cieca,” disse Aemond con l’intento di provocare.
Rhaenys non cadde nel suo tranello.
“Sono stato io stesso a riportare Aegon alla Fortezza Rossa. Ho chinato il capo davanti al nuovo re e per questo ti ho permesso di fuggire,” commentò lui guardando Rhaenys dritta in viso. Lei inclinò il capo e sorrise.
“Credi davvero che non mi fossi accorto della tua scomparsa? Ser Erryk è abili ma mia madre non è la sola ad avere delle spie a palazzo. Se lo avessi voluto avrei potuto inseguirti e riportarti ad Approdo del Re per essere giustiziata,” disse Aemond con sguardo fisso e il suo solito sorriso di sfida.
Daemon si schiarì la gola e poggiò le mani sul grande tavolo.
“Perciò hai da sempre confabulato contro tuo fratello e tua madre, poetico,” commentò il principe Carogna. Aemond sorrise.
“Faccio ciò che mi serve per sopravvivere, è quello che hai sempre fatto anche tu,” ribatté il giovane principe. Daemon aprì bocca per ribattere ma Rhaenyra lo zittì con un gesto della mano.
“Continua,” ordinò la regina. Aemond chinò il capo. 

“Ho lasciato che la principessa Rhaenys fuggisse perché speravo di poterla usare a mio vantaggio quando sarei venuto qui. Incontrare il principe Lucerys al cospetto di Lord Borros ha solamente semplificato le cose,” spiegò Aemond.
Rhaenyra inclinò il capo.
“Quindi anche tu ti trovavi alla corte di Lord Baratheon. Immagino che tuo fratello volesse accalappiare la fiducia del Lord,” disse lei con tono ovvio.
Aemond annuì.
“Lord Baratheon ha giurato fedeltà ad Aegon, anche se immagino che il mio cambio di schieramento potrebbe ribaltare la situazione,” commentò il principe. Rhaenyra sollevò il capo e Daemon le poggiò una mano sulla spalla.
“Intendi quindi schierarti dalla parte della regina?” domandò Lord Corlys alzandosi dal suo seggio. Aemond lo salutò chinando il capo.
“Le offro Vhagar e la mia spada. Ho solamente una richiesta,” disse Aemond tornando a guardare la regina. Rhaenyra sollevò il capo e raddrizzò la schiena, le spalle tese in una linea sottile.
Le guardie nascoste nell’ombra si erano fatte più attente e così Daemon, che aveva portato una mano alla spada stretta al fianco.
“Voglio una posizione di favore nella tua corte. Un matrimonio me la darebbe,” Daemon strinse la mano attorno all'elsa di Sorella Oscura.
“Rhaena e Baela sono già promosse," rispose il principe Carogna. Aemond scosse il capo, come a negare le parole dello zio.
“Non sono le tue figlie a interessarmi, no. Io voglio il principe Lucerys,” rivelò Aemond con un pizzico di soddisfazione nella voce.
Rhaenyra scaraventò in terra una delle pedine poste sul tavolo. Il simbolo di metallo tintinnò contro il pavimento.
“Quali sciocchezze vai dicendo? Dovrei darti mio figlio? Cos’è questo? Un qualche stupido scherzo per te? Una rivincita per il tuo occhio?” domandò Rhaenyra marciando verso di lui e fermandosi a un soffio dal suo viso. Aemond non si scompose.
“Lucerys è il secondo in linea di successione. La successione al Trono non sarà intaccata,” rispose il fratello con aria calma.
Rhaenyra scosse il capo e tornò al fianco del marito, lo sguardo che dardeggiava da una parte all’altra della stanza. Aemond pensò sembrasse un drago intrappolato. Pericoloso e disposto a tutto.
“Giochi un gioco pericoloso, giovane principe,” disse Rhaenys con tono serio ma una scintilla di ammirazione le illuminava lo sguardo.
“Lucerys è l'erede di Driftmark,” disse Lord Corlys.
Aemond sorrise e si morse l’interno delle guance.
“Lo avevo scordato,” il Lord sorrise a propria volta. Il suo sorriso era cupo e senza ombra di risa. 

Aemond riportò lo sguardo su Rhaenyra. 

"Io ho dato un occhio per Vhagar. Tu puoi darmi un marito," le disse. 

Rhaenyra sollevò una mano, zittendolo. 

"Ti farò scortare nelle tue nuove stanze. Ti chiamerò quando avrò una risposta," Aemond venne congedato. 

 

Lucerys si trovava nella sua stanza.
Si era tolto i vestiti ancora umidi per la pioggia e li aveva gettati in terra, più tardi una delle domestiche li avrebbe portati a lavare. Ora indossava un paio di pantaloni neri e una pesante maglia rossa. I capelli si erano asciugati più velocemente dei suoi abiti e ora li spazzolava stando seduto davanti al fuoco scoppiettante.
Qualcuno bussò alla sua porta e quando rispose Joffrey e Aegon entrarono nella sua stanza. Lucerys strinse i due fratelli in un abbraccio.
“Sei tornato!” disse Joffrey che di anni ne aveva sei. Il bambino era la copia esatta di suo fratello, stesse guance rosse e occhi del medesimo azzurro.
Aegon, il figlio maggiore di Daemon e Rhaenyra, era stretto contro il suo fianco e annusava i suoi vestiti.
“Puzzi di drago!” esclamò il bambino che di anni ne aveva quattro. Lucerys rise e prese il fratello minore in braccio, lasciandogli un bacio sulla fronte.
“C’é Vhagar fuori,” disse Joffrey correndo alla finestra che dava sul mare.
L’immenso drago era sdraiato sulla spiaggia sorvegliata da soldati. Daemon aveva lasciato il suo drago, Caraxes, insieme agli uomini.
“Zio Aemond è qui,” commentò Aegon che aveva iniziato a giocherellare con i lacci che tenevano chiusa la maglia di Lucerys. Lucerys annuì.
Ricordò quanto fosse stato terrorizzato alla vista di Vhagar. Il suo corpo mastodontico che sormontava le mura a difesa di Lord Borros.
“Aemond voleva parlare con nostra madre,” disse Lucerys mettendo il fratellino a terra. Aegon tornò a sedersi davanti al fuoco, il visetto illuminato dalle fiamme. In quella luce i suoi capelli bianchi parvero arancioni. Lo stesso colore del cielo al tramonto.
Qualcun’altro bussò alla sua porta. Aemond.
Joffrey si strinse al fianco del fratello mentre Aegon corse incontro allo zio, lasciando che quest’ultimo lo prendesse in braccio.
Aegon amava guardare il mondo dall’altro, impazziva di gioia quando suo padre lo portava sulle spalle e stretto fra le braccia di Aemond fu altrettanto felice. L’altezza dei due principi infatti era la stessa.
Lucerys fu costretto ad ammettere che Aemond sarebbe stato un perfetto fratello maggiore.
“Nipote è una gioia rivederti,” disse Aemond accarezzando i capelli bianchi del piccolo.
Lucerys deglutì alla vista di suo zio e suo fratello. Lanciò uno sguardo al fianco di Aemond dove era stretta una lunga spada. Se il principe avesse voluto avrebbe potuto ucciderli tutti in quella stanza e poi fuggire in groppa a Vhagar.
“Speravo di poter parlare con Lucerys,” disse poi Aemond mettendo a terra Aegon.
Il bambino guardò lo zio con occhi viola e pensierosi poi guardò Joffrey. Il bambino dai capelli scuri guardò suo fratello maggiore e Lucerys sorrise accarezzandogli il capo. Un gesto di congedo.
I due bambini li lasciarono soli.
Quando la porta si chiuse per la seconda volta Aemond iniziò a guardarsi attorno. La stanza di Lucerys era grande ma non vistosa come quella che aspettava il principe ad Approdo del Re.
“Zio,” disse Lucerys.
“Nipote,” rispose Aemond.
Vhagar sollevò l’imponente testa e un profondo ruggito fece tremare le finestre del palazzo. Lucerys si coprì le orecchie, terrorizzato da quel suono. Aemond si precipitò alla finestra.
Nessuno si era avvicinato al drago ma Caraxes sembrava in attesa di qualcosa, il lungo collo sollevato e il muso appuntito puntato all’orizzonte.
“Che cosa le prende?” domandò Lucerys affiancando lo zio con aria preoccupata.
Aemond scosse il capo e senza ulteriori parole lasciò la stanza. Il nipote fu subito alle sue calcagna.
Quando raggiunsero la spiaggia i soldati si erano allontanati da Vhagar la cui testa era ancora sollevata e il muso puntava verso il mare.
“Rimani qui,” ordinò Aemond premendo una mano contro il petto di Lucerys che sembrava volerlo seguire fino al fianco del drago.
Damon era fermo al fianco del suo drago, guardava l’orizzonte dalla sommità della scogliera.
“Vhagar!” esclamò Aemond e il drago abbassò immediatamente l’imponente corpo, permettendo al cavaliere di montare sulla sua groppa.
Dalla sua posizione sopraelevata Aemond poté vedere che cosa turbava il suo drago.
Il giovane principe Jacaerys e il suo drago stavano facendo ritorno, alle loro spalle una grande nave scivolava sull’acqua. Il drago a tre teste su sfondo verde marchiava la vela maestra.
“Un messaggero,” commentò Daemon con un sorriso che prometteva poco di buono. 

 

Otto Hightower non sembrò felice di vedere suo nipote vegliare al fianco di Lucerys Velaryon. Regina e principe consorte erano frapposti tra la Mano del Re e i due giovani principi.
“Perché mio nipote è qui?” domandò l’uomo che stringeva un messaggio fra le mani. Aemond non rispose, fu suo zio a parlare per lui.
“Sicuramente non è stato portato qui con la forza,” e regalò uno sguardo a Vhagar che attenta studiava l’incontro tra le due fazioni. Neri e Verdi.
“È venuto di sua sponte, il re che hai messo sul trono non sembra di suo gusto,” commentò Daemon con parole stranamente garbate.
Otto puntò lo sguardo su Aemond e lui ricambiò con l’ombra di sorriso che gli aleggiava sempre in viso.
“E così tradisci tuo fratello?” domandò Otto con tono alterato. Aemond si limitò a sollevare l’occhio buono al cielo.
“Parli di tradimento ma non sono stato io a mettere un falso re sul trono. Se Maegor il Crudele tornasse dalla morte sarebbe una scelta migliore di Aegon,” rispose Aemond con tono piccato. Otto strinse la spada che portava al fianco e le guardie di Rhaenyra strinsero le proprie.
Lucerys osservava lo scambio di battute con espressione preoccupata, i grandi occhi sgranati e le labbra socchiuse. Otto Hightower puntò lo sguardo su di lui e sembrò giudicare la vicinanza tra i due principi.
“Per tua madre sarà un orribile tragedia. Vuoi davvero ferire così una vedova?” domandò Otto.
Rhaenyra fece un passo avanti, la pesante corona di suo padre le pendeva sulla testa. Era uno spettacolo meraviglioso.
“Sei qui per parlare con me Ser Otto, non per colpevolizzare tuo nipote. Di ciò che hai da dire e vattene,” disse la regina con tono imperativo.
Prima che Otto potesse parlare Rhaenyra si voltò verso suo figlio e suo fratello.
“Tornate a palazzo,” nessuno dei due principi si oppose.
Quando Lucerys si voltò un’ultima volta trovò gli occhi di Otto Hightower fissi su di lui. 

 

I due principi si rifugiarono all’interno delle mura ma nonostante questo continuarono a osservare, dalla finestra nella stanza di Lucerys, lo scambio che stava avvenendo sul ponte. Il principe Jacaerys li raggiunse proprio in quell’istante. Lucerys corse immediatamente ad abbracciarlo, gli accarezzò il viso e le spalle, assicurandosi che stesse bene.
“Sono felice che tu sia tornato sano e salvo,” disse il minore.
“Anche io, è stato un viaggio lungo,” rispose Jacaerys poi, tenendo un braccio avvolto attorno alle spalle del fratello, fissò lo sguardo su Aemond che dopo avergli rivolto uno sguardo tornò a guardare fuori dalla finestra.
“Sembra che siano successe diverse cose dalla mia partenza,” commentò il giovane guardando lo zio con occhi colmi di ira. Ira che Aemond colse immediatamente.
Si voltò per guardare i suoi nipoti e si permise di fare qualche passo avanti. Come da aspettarselo Jacaerys si portò un passo più avanti al fratello, nascondendolo alle sue spalle.
“Non devi preoccuparti di me, nipote. Per te non sono una minaccia,” disse poggiando lo sguardo su Lucerys. Usò volontariamente il singolare. Voleva stuzzicare il maggiore dei suoi nipoti. Il gesto sembrò fare scattare qualcosa nella mente dell’erede al trono perché immediatamente portò la mano alla spada.
“Per me dici? E per mio fratello? Lucerys ha preso il tuo occhio o lo hai forse scordato?” domandò Jacaerys mettendosi in posizione di combattimento.
Aemond lo guardò con disinteresse ma portò ugualmente la mano alla propria spada.
“Basta!” esclamò il giovane principe portandosi davanti al fratello. Gli mise le mani sul petto e lo spinse delicatamente indietro.
“Lucerys è al sicuro con me,” disse Aemond lasciando le braccia molli lungo i fianchi stretti. Jacaerys non parve convinto.
“Domandalo a tua madre,” continuò Aemond passando al loro fianco. I due fratelli si guardarono e Lucerys fece un passo avanti.
“Cosa intendi?” domandò il giovane principe. Aemond non rispose, semplicemente sorrise e se ne andò. 

 

Quando Otto Hightower tornò ad Approdo del Re convocò immediatamente sua figlia, la regina madre. Alicent si precipitò da suo padre.
“Padre! Dov’è Aemond?” domandò la donna guardando alle spalle del genitore sperando di vedere suo figlio.
L’ultima volta che era stato visto era alla corte di Lord Borros e quando il Lord Baratheon era stato interrogato aveva confessato che il giovane Lucerys si era presentato al suo cospetto quella notte stessa. Disse che il principe Aemond aveva lasciato la sala delle udienze pochi istanti dopo al nipote.
Otto si sedette al tavolo e sua figlia fece altrettanto.
Aegon, ubriaco come suo solito, dormiva profondamente su un letto poco distante. Il viso affondato nel cuscino e i capelli bianchi sparpagliati attorno alla sua testa.
“Con i Neri,” rispose Otto con espressione contratta. Alicent poggiò le mani sulle cosce coperte da un abito verde.
“È stato fatto prigioniero? Ma Vhagar…” suo padre la interruppe scuotendo il capo.
“Aemond si è schierato dalla loro parte. Abbiamo perso l’appoggio di Vhagar,” Alicent chiuse gli occhi, un’espressione sconfitta le comparve in viso ma venne immediatamente sostituita dalla rabbia.
“Cosa gli ha proposto Rhaenyra? Cosa gli ha offerto?” domandò la regina madre alzandosi in piedi. Iniziò a camminare per la stanza, domandandosi in quale modo la sua figliastra avrebbe potuto far sì che Aemond li tradisse. Pensò a quale potesse essere un punto debole per Aemond ma suo figlio sembrava non possederne. Non aveva amici, non aveva legami al di fuori della famiglia e aveva Vhagar, il drago esiste più grande al mondo.
“Non ha offerto nulla. È stato Aemond ad avanzare una richiesta,” rispose Otto guardando il fuoco che ardeva. Avrebbe tanto voluto dare fuoco alla falsa regina e alla sua stirpe, anche a suo nipote se fosse stato necessario.
“Cosa? E cosa ha chiesto in cambio di Vhagar?” domandò Alicent con occhi lucidi ed espressione disperata. Quando aveva deciso di insediare Aegon sul trono si era sentita sicura all’idea di avere dalla sua parte il drago più grande del mondo ma ora non aveva più nulla a cui aggrapparsi. Aveva sperato che suo figlio fosse stato preso prigioniero ma Aemond era partito di sua volontà.
“Lucerys Velaryon,” rispose Otto sollevando lo sguardo sul viso della figlia. Lei si lasciò cadere pesantemente su una delle sedie. Una lacrima sfuggì al suo controllo, la asciugò immediatamente contro la manica dell’abito e tornò a guardare suo padre.
“Lucerys Velaryon…” ripeté lei con tono incredulo. Otto annuì.
“E… cosa- cosa vuole da Lucerys? Intende prendersi i suoi occhi? Rhaenyra sacrificherebbe la vista di suo figlio per un drago?” domandò Alicent con tono alterato e il respiro corto.
La regina si guardava attorno spaesata.
“Un matrimonio. Intende sposare Lucerys,” spiegò Otto. Alicent scosse il capo ripetutamente, sembrava non credere alle parole di suo padre.
“Lucerys Velaryon,” ripeté lei che in tutti quegli anni nemmeno una volta aveva visto Aemond in compagnia di una donna. Il suo giovane figlio trascorreva il tempo ad allenarsi in compagnia di Ser Criston e i suoi uomini.
“Il ragazzo si è fatto affascinante. Assomiglia alla madre. Femmineo al punto da poter far pensare a una donna ma non abbastanza da dimenticare che sia un uomo,” spiegò Otto con tono calmo.
Durante il suo viaggio di ritorno aveva avuto tempo di pensare e riflettere e la rabbia era presto scomparsa. Forse lui non avrebbe potuto fare nulla per convincere suo nipote a rinunciare a quella follia ma sua madre forse si.
“E tu credi che abbia sedotto Aemond? Figlio di Rhaenyra in tutto,” ringhiò Alicent stringendo le mani a pugno. Si morse le labbra fino a farle sanguinare, poi le ripulì nella manica verde.
“No, il ragazzo è troppo innocente per infilarsi nel letto di tuo figlio mentre tu non guardi. No, credo sia un’idea di Aemond, forse la pugnalata che gli ha portato via l’occhio ha danneggiato il suo cervello,” commentò Otto con fare riflessivo.
Alicent sbatté una mano sul tavolo.
“Anche Rhaenyra sembrava innocente mentre andava a letto con Ser Criston Cole e con suo zio,” ribatté la regina madre. Otto scosse nuovamente il capo.
“Il ragazzo non c’entra. Sua madre è una puttana ma lui conserva la sua innocenza, almeno per ora. Se Rhaenyra dovesse acconsentire al matrimonio, e sono certo che lo farà, niente riporterà Aemond dalla nostra parte," Alicent sospirò esausta.
Suo figlio Aegon russava rumorosamente. Stringeva a sé uno dei tanti cuscini e sembrava non avere un singolo problema al mondo. Quella stessa mattina era stato riportato a palazzo da Ser Cole. Il Comandante della guardia cittadina lo aveva trovato in un bordello della città, come ci fosse finito eludendo tutte le guardie rimaneva un mistero.
“Cosa vuoi che faccia?" domandò la regina madre. Suo padre fu schietto.
“Manda un corvo e chiedi di poter parlare con Aemond. Convincilo che quello che sta facendo è male. Riporta lui e Vhagar da noi”. 

 

Lucerys trovò sua madre nella sua stanza.
Rhaenyra Targaryen era al quinto mese di gravidanza. Seduta su una comoda poltrona posizionata davanti al fuoco si accarezzava lo stomaco gonfio. Dameon non era con lei ma aveva iniziato a sorvolare Roccia del Drago alla ricerca di possibili punti ciechi o danni causati dalla tempesta.
“Madre,” la chiamò Lucerys chiudendo la porta della stanza.
Rhaenyra si voltò a guardarlo, sorridendo nel vedere suo figlio felice e in salute. Batté una mano contro il bracciolo del suo seggio e Lucerys le si avvicinò immediatamente, sedendosi ai suoi piedi.
“Sei turbato?” domandò Rhaenyra accarezzandogli i capelli. Ricordava quando, appena trasferiti a Roccia del Drago, durante tempeste particolarmente rumorose Lucerys nascondeva il viso sotto la sua gonna, cercando di sfuggire al rumore.
“Di cosa hai parlato con Aemond?” domandò subito Lucerys. Le carezze si fermarono solamente per un istante ma questo disse molto al giovane principe.
“Qualcosa che non mi piacerà,” dedusse lui. Rhaenyra lo invitò lentamente ad alzarsi. Il principe ubbidì, tenendo stretta una mano della madre.
“Aemond mi ha fatto una richiesta,” iniziò lei guardando Lucerys dritto negli occhi. Il ragazzo annuì, di quello era a conoscenza.
“Ha chiesto la tua mano in cambio di Vhagar,” disse sua madre con espressione combattuta e Lucerys poté comprenderne appieno il perché, tuttavia questo non gli impedì di mostrarsi contrario.
“Cosa? Vuole sposarmi!?” domandò il giovane principe con respiro pesante e occhi tempestosi. La regina annuì calma.
“E tu hai detto di si?” le domandò Lucerys con fare sempre più agitato.
Un conto era vivere al fianco di suo zio considerandolo un alleato, un altro era immaginare di condividere ogni aspetto della sua vita con lui.
“Ho semplicemente detto che presto gli avrei dato una riposta,” e sollevò lo sguardo sul figlio.
“Voglio che sia tu a decidere che cosa fare,” concluse lei. Lei che non aveva avuto la possibilità di opporsi quando suo padre aveva deciso di darla in sposa a Laenor Velaryon, suo cugino dalla fama di preferire gli stallieri alle donne di corte.
Lucerys sospirò e tornò a sedersi ai piedi della madre, poggiando il capo sulle sue gambe.
“Posso rifiutare?” domandò il principe sollevando gli occhi chiari in quelli viola di Rhaenyra. Lei gli sorrise comprensiva.
“Puoi scegliere quello che preferisci. Ti chiedo solamente di riflettere prima di darmi una risposta. Pensa ai pro e ai contro della tua decisione e quando sarai pronto potrai dirmi quello che pensi,” disse Rhaenyra accarezzandogli i capelli scuri.
Il giovane principe si alzò, le baciò la fronte e uscì dalla stanza. 

 

Incontrò Daemon lungo i corridoi. Il suo patrigno sembrava pensieroso e puzzava di drago. Doveva aver passato il suo tempo perlustrando la costa.
Daemon lo salutò accarezzandogli il viso. Gli chiese dove fosse Rhaenyra e quando Lucerys rispose Daemon lo lasciò solo per correre dalla sua amata regina. 

 

Lucerys trovò suo zio sulla spiaggia.
Vhagar sembrava riposare, il muso premuto nella sabbia e le basse onde che le bagnavano il ventre rotondo.
“Zio,” lo salutò Lucerys. Aemond sollevò lo sguardo su di lui e sorrise nel vedere la tempesta che infuriava negli occhi del nipote.
“Nipote,” lo salutò lui facendo qualche passo avanti, fino a fronteggiarlo.
Le guardie che sorvegliavano Vhagar erano a debita distanza e con il rumore delle onde non avrebbero potuto udire che cosa i due figli del drago si sarebbero detti. Nonostante questo Lucerys iniziò a parlare in Alto Valyriano.
Hai chiesto la mia mano in cambio di un'alleanza," disse il giovane principe guardando Aemond dritto negli occhi. Riusciva a immaginare lo zaffiro blu notte, che stava sotto la benda di pelle bruna, fissarlo.
Hai parlato con tua madre,” affermò Aemond. Lucerys annuì e rivolse un’occhiata a Vhagar, l’imponente drago che sarebbe dovuto appartenere a Rhaena, colei che avrebbe dovuto sposare.
Dirai di sì?" domandò Aemond avvicinandosi pericolosamente a lui. Lucerys non indietreggiò nonostante sentisse i suoi muscoli fremere. 
Rimase a lungo in silenzio. Non aveva ancora una riposta a quella domanda ma più guardava Vhagar e più si rendeva conto di non avere scelta. Conosceva suo zio e temeva cosa avrebbe potuto fare se avesse subito un suo rifiuto.
La guardi con terrore,” commentò Aemond sollevando lo sguardo sul proprio drago. Lucerys si strinse nelle spalle.
Non è lei che temo,” ribatté il giovane principe.
Le sue parole non erano totalmente vere. Temeva suo zio e la sua capacità di tirare di spada ma nulla era più terrificante di Aemond in sella a Vhagar, ne aveva avuto un assaggio mentre volavano verso Roccia del Drago e suo zio aveva iniziato, scherzosamente, a inseguirlo. Arrax era stato in preda alla paura, le sue ali si muovevano rapidamente cercando di sfuggire al terrificante drago.
Non osava immaginare cosa avrebbe provato se Aemond si fosse schierato contro di loro. 
Quindi è me che temi,” disse Aemond iniziando a camminare attorno al nipote. Lucerys sentì i capelli di suo zio sfiorargli le spallema nonostante questo non distolse lo sguardo da Vhagar che a propria volta lo stava osservando, occhi gialli fissi su di lui.
Quando sentì suo zio fermarsi alle sue spalle si voltò, fu costretto a sollevare il viso per poterlo guardare negli occhi. Erano così vicini che i loro corpi si sfioravano.
Temo la tua reazione," rispose Lucerys con occhi che inconsapevolmente corsero a guardare le labbra pallide di Aemond.
Il principe sorrise e con una mano iniziò ad accarezzargli una spalla. Lucerys si fece rigido ma quando il tocco divenne una carezza tornò a rilassarsi.
La mano di Aemond viaggiò lungo la sua schiena, sul suo collo e infine si fermò fra i suoi capelli. Con forza bruta li strinse in una presa ferrea, strattonandoli verso il basso e costringendo suo nipote in una scomoda posizione. Petto contro petto, occhio viola in occhi azzurri. Lucerys si lasciò sfuggire un respiro secco e afferrò la maglia di pelle dello zio, cercando di ferirlo.
Eppure tra noi due sei tu quello che mi ha portato via un occhio. Forse sono io a dover temere te,” disse Aemond a un soffio dalle sue labbra.
Avresti ucciso Jace. Ho solamente difeso mio fratello. E poi, lo hai detto tu stesso. Hai perso un occhio ma hai avuto un drago” rispose Lucerys con sincerità. Aemond lo guardò con espressione di ilarità. Lentamente lasciò andare i capelli del nipote e il principe si lasciò sfuggire un sospiro.
Vieni, lascia che ti mostri cosa ho guadagnato,” disse Aemond avvicinandosi a Vhagar.
 

Daemon aveva trovato sua moglie nella loro camera da letto.
Rhaenyra era seduta dove Lucerys l’aveva lasciata. Daemon prese una sedia e si sedette al suo fianco, baciandole la fronte.
“Hai parlato con Lucerys?” le domandò il principe Carogna. Lei annuì continuando ad accarezzare il ventre rotondo. La loro bambina, la regina era certa si trattasse di una femmina, si muoveva irrequieta, scalciando a ogni occasione.
“Gli ho lasciato libera scelta,” rispose lei guardando Daemon. Lui la baciò dolcemente, lasciandole una carezza fra i capelli bianchi.
“Lucerys è intelligente, farà la scelta giusta,” disse il principe appoggiandosi al morbido schienale. Il fuoco ardeva e fuori il cielo si stava coprendo di nuvole nere. Presto avrebbe iniziato a piovere.
“So che farà la scelta giusta ma mi domando se Aemond sia la scelta migliore. Sappiamo che odia Lucerys per quello che gli ha fatto,” disse Rhaenyra chiudendo gli occhi stanchi. Daemon scosse il capo.
“Aemond non odia Lucerys. Forse lo odiò anni fa ma ora… ora non ne sono certo. Sicuramente ha i suoi motivi per aver scelto un accordo simile, avrebbe potuto trovare un altro modo per far sì che gli venisse garantito un posto a corte. Avrebbe potuto sposare una delle mie figlie e invece ha scelto Lucerys…” disse Daemon con espressione pensierosa. Egli stesso aveva agito in modo inspiegabile in passato. Aveva fatto tutto quello che aveva voluto senza preoccuparsi di nessuna ripercussione e alla fine aveva ottenuto quello che voleva. La mano di sua nipote. La sua amata Rhaenyra.
La regina si alzò dal suo seggio e si incamminò verso il letto.
“Non parliamone più, vieni e riposa con me,” il vestito le scivolò di dosso. 

 

Cosa intendi fare, zio?” domandò Lucerys quando Aemond lo guidò verso Vhagar. Confidava che le guardie sarebbero intervenute se si fosse trovato in pericolo.
Aemond lo spinse verso il fianco del drago fino a quando raggiunsero la corda intrecciata che fungeva da scala per raggiungere la sella.
Ti mostro la mia conquista,” rispose Aemond accennando alla corda. Lucerys lo guardò confuso poi, deglutendo strinse le mani attorno alla corda e sotto incitamento dello zio iniziò ad arrampicarsi. Aemond fu subito dietro di lui.
Vhagar sembrò notarli perché sollevò il capo e si voltò a guardarli. Non riconobbe Lucerys e subito avvicinò il muso alla rete di corda ma si immobilizzò quando Aemond richiamò il suo nome. Lucerys era immobile a metà dell’arrampicata, troppo spaventato all’idea di muoversi. Sentiva gli occhi di Vhagar fissi su di lui.
Aemond lo raggiunse e gli poggiò una mano sulla schiena.
“Arriva fino in cima,” tornò alla lingua comune consapevole che le guardie non avrebbero potuto sentirli.
Il cielo si stava lentamente oscurando.
Lucerys deglutì e con corpo tremante riprese ad arrampicarsi raggiungendo la cima. Si aggrappò alla sella e si sedette respirando faticosamente. Arrax lo avrebbe odiato per quello.
Aemond si sedette dietro di lui. A differenza di Lucerys non sembrava minimamente affaticato.
Prese due delle quattro catene legate alla sella e le chiuse sulla cintura avvolta attorno ai fianchi del nipote. Con le altre si preoccupò di assicurare sé stesso.
Allungò le braccia e strinse i manubri della sella. Si ritrovò così vicino a Lucerys che i suoi capelli scuri gli stuzzicarono il naso.
“Vuoi farla volare?” domandò Lucerys una volta che ebbe ripreso fiato. Aemond sorrise contro i suoi capelli.
Soves Vhagar!” esclamò il principe.
Vhagar scosse l’enorme testa e si sollevò sulle zampe. Sollevando una pioggia di sabbia spalancò le immense ali e Lucerys si ritrovò in volo.
Volare sul dorso di Vhagar si rivelò completamente diverso dal volare insieme a Arrax. Il drago era così mastodontico da proteggere i due cavalieri dal freddo vento autunnale. Il suo corpo era caldo oltre misura e Lucerys passò la maggior parte del tempo con le mani premute contro la pelle rugosa di Vhagar.
“Un occhio per un drago. Ottimo scambio, non credi?” domandò Aemond contro il suo orecchio.
Lucerys sobbalzò, perso com’era nella contemplazione del drago aveva finito per dimenticarsi dello zio le cui braccia gli facevano da protezione aggiunta alle catene.
“È stupenda,” ammise Lucerys con fare sognante. Si domandò se anche Arrax avrebbe potuto crescere fino a raggiungere quelle dimensioni.
Caraxes, il drago di Daemon, aveva più di cinquant’anni e in quanto a grandezza era la metà di Vhagar. 

“È antica. L’ultima creatura che abbia assistito alla conquista di Aegon I,” disse Aemond.
“e assisterà alla sconfitta di Aegon II,” continuò con tono glaciale.
Lucerys voltò il capo, guardando suo zio dritto in viso. Aemond abbassò lo sguardo su di lui e sorrise, incitando Vhagar a volare oltre le nuvole temporalesche.
Una leggera pioggerella aveva iniziato a scendere leggera. I capelli di Lucerys si erano inumiditi e sembravano un prato coperto di rugiada.
Il giovane principe sobbalzò quando Vhagar prese a volare verticalmente verso il cielo. Sentì le catene tenerlo fermo sulla sella, ma nonostante questo si ritrovò premuto contro il petto dello zio, le cui mani erano strette attorno ai manubri, le nocche bianche per lo sforzo.
Lucerys si aggrappò a propria volta ai manubri inferiori, riuscendo ad allontanarsi dal corpo dello zio. Questo successe per la sua schiena contro il suo petto, non per il sedere contro il suo inguine.
Quando Vhagar superò le nuvole tornò a volare verso l'orizzonte e la pressione sulle catene scomparve. Lucerys si lasciò sfuggire un sospiro, appoggiandosi quasi completamente al corpo del drago. Il viso premuto contro la pelle dura.
“Incredibile,” sussurrò Lucerys. Aemond lasciò la presa sui manubri e gli strinse i fianchi, aiutandolo a rimettersi seduto. Lasciò le redini e permise a Vhagar di muoversi a suo piacimento, assicurandosi comunque che non si allontanasse troppo da Roccia del Drago.
I due rimasero in silenzio fino a quando Lucerys sganciò le catene che lo tenevano assicurato alla sella. Aemond lo guardò preoccupato ma sorrise quando vide che il giovane intendeva semplicemente girarsi verso di lui. Quando si ritrovarono l’uno davanti all’altro Lucerys riagganciò le catene.
“Ti sposerò,” disse immediatamente. Il sorriso provocatorio che aleggiava sempre sulle labbra di Aemond si fece più ampio. Prima che potesse rispondere Lucerys sollevò una mano, invitandolo a rimanere in silenzio.
“Ma ho anche io una richiesta,” Aemond aggrottò le sopracciglia ma rimase in ascolto, virando di poco il percorso scelto da Vhagar.
“Ti sposerò quando mia madre verrà riconosciuta come regina. Quando siederà sul Trono di Spade e i tuoi familiari si inginocchieranno davanti a lei. Allora e soltanto allora avrai la mia mano,” disse Lucerys con sguardo sicuro e occhi feroci. Aemond inclinò il capo, godendo dello spettacolo di luci che illuminavano il viso del nipote.
“Come posso sapere che non stai mentendo? Una volta che tua madre sarà regina potrà imprigionarmi nelle segrete e annullare il nostro accordo,” commentò Aemond incrociando le braccia contro il petto.
Vhagar scosse il capo, scacciando uno stormo di uccelli che volava verso sud. Lucerys si aggrappò alla sella cercando di non perdere l’equilibrio.
“Hai Vhagar, se mentissi potresti comunque prendermi e portarmi via con la forza. Dubito che qualcuno potrebbe fermarti,” e quelle parole stuzzicarono qualcosa nel basso ventre di Aemond. Sorrise, perché qualcosa gli era passato per la testa.
“Perciò potrei portarti via anche ora. Lasciare che le nostre famiglie litighino per quello stupido trono e noi potremmo andare in un luogo lontano,” disse Aemond sorridendo malevolo. Lucerys sollevò le sopracciglia, poi scosse rapidamente il capo, notando l’umorismo nel tono dello zio.
“Niente di tutto questo. Tu hai promesso di aiutare mia madre a riconquistare il trono e io prometto che ti sposerò quando questo sarà successo,” e gli tese una mano, aspettandosi che Aemond la stringesse.  
Lo zio la prese nella propria e ne baciò il dorso. Lucerys scoprì che le labbra di suo zio erano calde come la pelle di Vhagar.
“Intendo corteggiarti, nipote,” disse Aemond prima di strattonare le redini di Vhagar, indicandole una nuova via da seguire. Lucerys notò che stavano tornando indietro ma tra le nuvole temporalesche non riusciva a distinguere molto altro.
“Preparati, torniamo a Roccia del Drago,” e i due principi vennero investiti dalla pioggia. 

 

Quattro giorni dopo un corvo della regina madre Alicent raggiunse Roccia del Drago.
Il principe Aemond e il principe Lucerys erano nella stanza di quest’ultimo. Joffrey sedeva sulle gambe di suo fratello mentre Aegon e Visierys erano ai piedi dello zio che stava raccontando loro una storia.
I bambini erano affascinati e Joffrey, superata la paura, aveva iniziato a porre qualche domanda. Aemond rispondeva con pacatezza e Lucerys trovò immensamente bizzarro quel tono gentile. Suo zio era conosciuto per molte cose ma la bontà non era una di queste.
Intendo corteggiarti. Quelle parole gli rimbombavano in testa. Che fosse quello il corteggiamento inteso da Aemond? Mostrarsi gentile con i propri nipoti.
“Zio, cosa c'è sotto la tua benda?” domandò Aegon con occhi sgranati e attenti. Lucerys si irrigidì a quel commento e Aemond si zittì. Il giovane principe gli rivolse uno sguardo ansiosi ma suo zio sorrideva.
“Vuoi vedere?” domandò Aemond avvicinandosi il viso a quello dei nipote dai capelli biondi. Viserys annuì immediatamente, avvicinandosi al fratello che annuì a propria volta.
Aemond portò una mano alla cordicella che teneva fissa la benda, sciolse il nodo e raccolse la benda che gli cadde in mano.
I tre bambini, Joffrey incluso, sospirarono ammirati e Aemond fu più che felice di quella reazione. Erano in pochi a reagire senza strillare quando vedevano il suo occhio.
Una gemma azzurra stava al posto dell’occhio. Risplendeva colpita dalle fiamme e sembrava che al suo interno ci fosse una galassia di stelle.
“Perché è blu?” domandò Aegon avvicinandosi allo zio. Aemond sorrise sospirando.
“Avrei voluto un'ametista per richiamare il colore degli occhi dei Targaryen ma la mia adorata madre insisteva perché scegliessi il verde della sua casata così ci accordammo per una pietra azzurra,” rispose Aemond ricoprendo l’occhio con la benda.
Aegon si alzò in piedi e poggiò le mani sul ginocchio dello zio.
“Sono sicuro che noi potremmo trovare un sasso viola sulla spiaggia,” disse il piccolo e Viserys annuì nuovamente con entusiasmo. Jeffrey saltò giù dalle gambe di suo fratello e si rivolse a lui.
“Possiamo chiedere a Daemon di accompagnarci,” disse il bambino. Lucerys sorrise ma scosse il capo.
“Credo che Daemon abbia altro a cui pensare. Perché non chiedete a Jacaerys? Sono sicuro che sarà felicissimo di accompagnarvi,” disse Lucerys. 

Sapeva che suo fratello avrebbe scortato volentieri i suoi fratellini ma dubitava che il motivo di quella ricerca gli sarebbe piaciuto.
“Torneremo con un sasso viola!” esclamò Aegon correndo fuori dalla stanza. Visierys, su gambe più malferme, rincorse suo fratello e Joffrey fece altrettanto. Uscirono sbattendo la porta e lasciando i due uomini da soli.
“Un sasso viola,” commentò Aemond con tono estremamente divertito. Lucerys sorrise a propria volta.
I due principi rimasero in silenzio, godendo del calore delle fiamme.
“La storia che gli stavi raccontando… era bella,” disse Lucerys guardandolo con espressione gentile e in mancanza di altre cose da dire.
“Una vecchia storia, Me la raccontava Viserys,” rispose Aemond ricordando il padre defunto da poco tempo. Lucerys rise coprendo le labbra con una mano.
“Nonno Viserys raccontava le storie migliori,” disse il giovane principe. Aemond annuì concorde, poi si sporse in avanti, guardandolo dritto negli occhi. Lucerys tornò immediatamente serio. Ogni volta che suo zio lo guardava in quel modo si sentiva un piccolo topo in presenza di un gatto enorme.
“Sei ancora spaventato da me, nipote?” domandò Aemond con il viso a un soffio da quello di Lucerys. Gli occhi del giovane scivolarono verso le labbra dello zio, poi tornarono frettolosamente sul suo occhio.
“Sei bravo con i bambini,” disse senza rispondere alla domanda. Aemond sbuffò una risata.
“Piccole creature fastidiose,” ribatté Aemond mostrando comunque un sorriso felice.
Lucerys inclinò il capo, studiando il viso dello zio.
“Non vorresti dei figli?” domandò il giovane principe a cui sin da bambino era stata insegnata l’importanza dell’avere degli eredi. Sua nonna Aemma era morta cercando di dare alla luce i figli di Visierys. Solamente sua madre Rhaenyra era sopravvissuta.
“Hai una fica, nipote?” domandò Aemond raddrizzando la schiena. Lucerys arrossì e scosse vistosamente il capo.
“Dunque dei figli sono fuori dalle nostre possibilità,” disse Aemond appoggiando la schiena alla morbida poltrona.
Qualcuno bussò alla porta e quando Lucerys rispose una serva entrò portando una lettera che consegnò al principe Aemond.
Il principe aprì la lettera e lesse velocemente il contenuto poi la gettò fra le fiamme.
“Cosa diceva?” domandò Lucerys quando vide suo zio alzarsi.
“Mia madre vuole incontrarmi per discutere delle mie discutibili scelte,” commentò lui citando le parole contenute nel messaggio. Lucerys si alzò a propri volta, fronteggiando lo zio. I due si guardarono negli occhi e Aemond si leccò le labbra.
“Verrà qui?” domandò Lucerys avvicinandosi a lui. Il principe scosse il capo e guardò fuori dalla piccola finestra dove la testa di Vhagar era ben visibile.
“Andrò io da lei. Sarò di ritorno entro cinque giorni,” disse Aemond baciandogli la fronte. Lucerys rimase talmente colpito da non avere nemmeno il tempo di salutarlo prima che uscisse dalla porta. 

 

Daemon lo accompagnò fino al suo drago.
“Nipote,” disse con tono lento. Un sorriso gli si era aperto in viso.
“Se dovessero cercare di trattenerti non avere paura di usare fuoco e sangue per farti largo,” Aemond sorrise a propria volta. Suo zio gli aveva appena dato il permesso di compiere un massacro. 

 

Lucerys guardò suo zio volare lontano da Roccia del Drago. Lo seguì fino a quando lo vide sparire oltre le nuvole.
Guardò la spiaggia e vide Jacaerys condurre i suoi fratellini lontano dalle onde.
Lucerys sorrise e si precipitò da loro. Quando li raggiunse Jace lo strinse in un abbraccio mentre Joffrey gli corse incontro, mostrandogli una pietra gialla ma dalle macchie viola.
“Per ora abbiamo trovato solo questa,” disse il piccolo con aria un poco delusa. Anche Aegon e Viserys sembravano sconfitti, il secondo sembrava pronto ad addormentarsi e Lucerys fu più che felice di prenderlo in braccio e baciargli la fronte.
“Nostro zio è partito. Dove è diretto?” domandò Jacaerys camminando al fianco del fratello ma tenendo occhi ben fissi su Joffrey e Aegon. Con le onde che lentamente si facevano più alte la spiaggia iniziava a farsi pericolosa.
“La regina madre Alicent voleva parlare con lui… sarà di ritorno fra qualche giorno,” rispose Lucerys accarezzando la schiena di Viserys. Il bimbo aveva nascosto il viso contro il suo collo e sembrava essersi addormentato.
“E se lo uccidessero?” domandò Jacaerys guardando verso il mare dove un sole rosso stava lentamente tramontando. Avevano ancora un’ora di luce, forse poco di più.
Jace richiamò i bambini e insieme iniziarono a percorrere la strada in senso opposto.
“Non fraintendermi. Non voglio che stia qui ma… Vhagar è il drago più grande al mondo, se si scatenasse contro di noi sarebbe un grosso problema,” continuò Jacaerys calciano qualche pietruzza.
Lucerys si fece pensieroso.
“Credo che riuscirà a trovare. Aemond è bravo con la spada, forse al pari di Daemon e poi nessuno si avvicinerà a Vhagar,” afferò il giovane principe.
Rimasero in silenzio e quando giunsero davanti alla scalinata che conduceva all’ingresso di Roccia del Drago si fermarono, lasciando ai bambini ancora qualche minuto per cercare pietre viola.
“Hai parlato con nostra madre? Sai cosa intendeva dire Aemond?” domandò Jace sedendosi sui bassi gradini. Lucerys fece altrettanto, facendo attenzione a non svegliare Viserys.
Guardò i due bambini che correvano sulla spiaggia, poi suo fratello.
Aemond vuole sposarmi,” disse con sguardo serio. Jacaerys scoppiò a ridere, smise quando si rese conto che suo fratello non rideva con lui.
Dici davvero? Perché Aemond vuole sposarti? è una vendetta?” domandò Jace gesticolando furente.
Lucerys sollevò le spalle e scosse il capo, poi accarezzò i capelli di Visierys.
Non lo so ma ho accettato la sua proposta,” rispose il principe. Jacaerys sgranò gli occhi, fissando lo sguardo sul viso di Lucerys.
Cosa? Perché mai hai accettato?” domandò con tono alterato. Joffrey li guardava dalla riva. Non aveva ancora imparato a parlare Alto Valiryano ma, in quella conversazione, riconosceva il nome di suo zio.  
Lui ha Vhagar! Se ci sarà una guerra con lui vinceremo sicuramente! Nostra madre siederà sul trono e noi potremo finalmente vivere in pace,” esclamò Lucerys imitando il tono del fratello. Jacaerys scosse il capo ma non disse nient’altro. Joffrey si avvicinò a loro, sembrava preoccupato. Jace gli baciò la fronte e richiamò Aegon che aveva immerso i piedi nella acqua fredda.
Torniamo a casa,” Jacaerys prese i due bambini per mano e iniziò a salire la rampa di scale. Lucerys lo seguì. 

 

Aemond giunse ad Approdo del Re due giorni dopo. Quando attraversò il cortile della Fortezza Rossa le guardie lo guardarono con occhi pieni di astio, il suo cambio di bandiera doveva essere venuto a conoscenza di molti. Strinse la spada che teneva stretta al suo fianco e raggiunse sua madre che lo attendeva davanti all’ingresso.
“Madre,” la salutò chinando un poco il capo. Lei lo schiaffeggiò. Aemond non reagì, lasciando che Alicent sfogasse la sua rabbia.
La regina madre gli voltò le spalle e s’incamminò verso l’interno della fortezza. Aemond la seguì studiando i propri dintorni. C’erano guardie dove prima non erano presenti e Aemond era certo fossero lì per lui. Una guardia ogni sei metri, abbastanza distanti l’una dall’altra da non farlo impensierire ma abbastanza di numero da fargli stringere la spada.
Alicent lo guidò nella sala delle udienze. Vuota.
Trovo strano che suo nonno, Otto Hightower, non fosse lì. E fu in quel momento che si rese conto che quella convocazione era proprio opera della Mano del re. Otto intendeva usare sua madre per spingerlo a tornare dai Verdi.
“Siediti,” ordinò Alicent porgendogli un calice di vino rosso addolcito con del miele. Aemond lo lasciò sul tavolo senza nemmeno sfiorarlo, conoscendo suo nonno avrebbe potuto contenere dei sedativi se non del veleno.
Aemond si accomodò al tavolo e guardò mentre sua madre si premurava di servirgli dolcetti e pasticcini. Se non altro Alicent conosceva il suo amore per i dolci.
Sua madre si sedette davanti a lui e lo guardò rimanendo in silenzio. Solo quando lo sguardo del figlio divenne insostenibile abbassò gli occhi.
“Perché Aemond? Perché tradire così la tua famiglia?” domandò lei allungando le mani sul tavolo, sperando che suo figlio le prendesse nelle proprie.
“Proprio tu parli di tradimento?” Alicent lo guardò come se fosse stata schiaffeggiata in pieno viso. Aemond sospirò e raddrizzò la schiena, decidendo di prendere la mano della madre, forse con il desiderio di confortarla.
“Ho scelto di stare con chi era dalla parte del giusto. Rhaenyra è la legittima erede al Trono di Spade e tu questo lo sai. Non certo quello ubriacone di Aegon,” disse Aemond stringendo un poco la mano della madre che ora era più piccola della sua. Ricordò con felicità quando da bambino, dopo una caduta, lei lo prendeva per mano e lo cullava.
Alicent lo guardò con aria di consapevolezza.
“Sei geloso di tuo fratello? Per questo fuggi dal compito di proteggerlo,” Aemond buttò gli occhi al cielo. Essere geloso di Aegon era l’ultimo dei suoi pensieri. Come avrebbe potuto essere geloso di quel rifiuto di uomo che era suo fratello.
“No madre, non darei nulla al mondo per ritrovarmi nella posizione di Aegon. Concorderai con me che non è adatto a fare il re. Sappiamo entrambi che non sarà mai come mio padre Viserys. Sarà sciocco e avventato come un bambino,” sua madre distolse lo sguardo e questo bastò a dare conferma alle sue parole.
“Aegon è tuo fratello e tu dovresti difenderlo non schierarti dalla parte della prima puttana che apre le gambe,” ringhiò Alicent con occhi lucidi. Asciugò le lacrime con il dorso della mano, solamente la rabbia le illuminava il viso.
“Come?” domandò Aemond con tono colmo di ira. Strinse con forza la mano della regina madre e lei sembrò soffrirne. Lei puntò gli occhi, ora rossi, su di lui.
“Tuo nonno dice che hai richiesto a Rhaenyra di sposare suo figlio. Le hai offerto Vhagar per lo stesso ragazzino che ti ha sfregiato!” esclamò lei infuriata.
Aemond passò una mano contro la benda e sfiorò la cicatrice che gli attraversava il viso.
“Lucerys stava proteggendo suo fratello. Non posso incolpare l’uomo di oggi per le azioni del bambino di dieci anni fa,” rispose Aemond. Alicent scosse il capo e tirò su con il naso, cercando di mantenere un certo contegno.
“Quel piccolo manipolatore si sta prendendo gioco di te! Ha preso tutto da sua madre,” disse ancora Alicent che ricordava perfettamente l’angelico viso del secondo figlio di Rhaenyra. I suoi ordinari capelli neri e i meravigliosi occhi azzurri.
“Tuo nonno dice che è un ragazzo incantevole… ti ha sedotto Aemond? Dimmi, si è infilato nel tuo letto la stessa notte in cui venne riconosciuto come erede di Driftmark? Da quando tempo scopi tuo nipote!?” domandò Alicent con tono freddo, espressione distorta da un insieme di disgusto e disapprovazione.
Aemond si alzò con uno scatto e la sedia su cui era seduto cadde a terra con sonoro tonfo. La stanza si fece improvvisamente silenziosa.
Aemond guardava sua madre con furia, strinse i pugni con così tanta forza da far sbiancare le nocche.
La porta della stanza si aprì e Aegon, completamente ubriaco, entrò.
“Fratello! Sei tornato!” esclamò il sovrano battendo con forza una mano contro la schiena del minore. Aemond non lo degnò di un singolo sguardo, sembrò quasi che non venisse toccato dalle pacche.
“Questo è il tuo re,” disse semplicemente Aemond. Spostò un piede e suo fratello cadde a terra ridendo come un folle. Il principe lo guardò con disgusto.
“è tuo fratello,” ribatté la regina madre alzandosi in piedi a propria volta.
“E Rhaenyra è l’erede al trono. Smetti di dire ovvietà. è tutta la vita che ci avveleni con le tue idee, avremmo potuto crescere e amarci l’un l’altro come qualsiasi altra famiglia ma tu sei sempre stata troppo legata al potere per pensare ad altro. I figli di Rhaenyra la amano e lei ama loro. Guarda come sono cresciuti e guarda come siamo cresciuti noi,” disse Aemond con tono severo.
“Un ubriacone, un soldato e una pazza,” veggente. si corresse mentalmente. Senza parlare del principe Daeron che non vedeva da anni.
Aegon si sollevò la terra e con passo traballante, molto simile a quello del piccolo Viserys, si avvicinò a suo fratello, stringendogli un braccio attorno alle spalle.
Ti sei già sposato? Aemond,” domandò Aegon appoggiando il viso contro la spalla del minore. Aemond non gli rispose, troppo occupato a guardare le lacrime che rigavano il viso di sua madre. Alicent sembrava non avere più nulla da dire.
La prima notte di nozze è la migliore… Lucerys deve essere uno spasso… dovevi dirmi che te lo scopavi, avremmo potuto condividere-" il pugno che colpì Aegon fu così improvviso e brutale da mandarlo al tappeto. Il re ubriaco cadde senza emettere alcun suono.
“Aegon!” Alicent si precipitò al suo fianco, accarezzando il viso sanguinante del figlio. Aemond guardò quella scena con disgusto ma soprattutto rabbia. Rabbia nei confronti di suo fratello che aveva osato parlare di Lucerys come fosse una comune prostituta.
"Condividere…" sussurrò Aemond. Alicent sollevò lo sguardo e per la prima volta nella sua vita sembrò spaventata dal proprio figlio.
“Rhaenyra ti offre la possibilità di arrenderti. Convinci Aegon a rinunciare alla sua corona e la regina non darà inizio a una guerra,” Aemond lasciò la stanza chiudendosi la porta alle spalle. Era a metà corridoio quando sentì sua madre chiedere l’aiuto delle guardie e, quando sentì dei passi venire verso di lui, iniziò a correre. 

 

Non fu difficile mettere una certa distanza fra lui e i soldati di sua madre e raggiunse il cortile con la stessa velocità con cui era entrato. Una volta fuori finse che nulla fosse successo e con passo rapido ma non affrettato si avvicinò a Vhagar.
I soldati lo guardarono con dubbio. Molti si guardarono gli uni con gli altri, domandandosi che cosa avrebbero dovuto fare. Provare a fermare il principe traditore e morire sotto la sua spada e il fuoco di Vhagar o non fare nulla e guardarlo volare via.
Aemond era a metà della sua arrampicata verso la sella quando le guardie che lo stavano inseguendo uscirono da palazzo dichiarandolo in arresto.
Vhagar rivolse l’enorme testa verso di loro e nessuna delle guardie osò avvicinarsi. Solamente un viso familiare si fece avanti. Criston Cole.
Aemond aveva ormai raggiunto la sella e si stava preparando ad allontanarsi ma nonostante questo attese che Ser Cole parlasse.
Il Comandante della guardia cittadina non  disse nulla, sembrava spaventato all’idea di esprimersi liberamente in mezzo a tutti quegli uomini così, raccolse una pietra da terra e attorno ci avvolse un foglio di carta poi la scagliò verso l’alto. Aemond riuscì a prenderla al volo.
Puttana la madre, puttana il figlio. Recitava il messaggio.  
Le guardie sollevarono le balestre e alcuni dardi rischiarono di colpirlo, uno gli tagliò una coscia, l’altro il collo. Tutte le altre frecce di schiantarono contro la spessa pelle di Vhagar e finirono in pezzi.
Soves!” Vhagar si sollevò in volo e le sue ali travolsero le guardie. Aemond sperò che Ser Criston Cole non fosse morto. L’avrebbe ucciso lui stesso che ci fosse una guerra o meno. 

 

Aemond tornò a Roccia del Drago sei giorni dopo.
Arrivò prima che il sole sorgesse ma Lucerys era lì ad aspettarlo. Quando il quinto giorno era passato e Aemond non era tornato Lucerys si era preoccupato e così aveva passato la notte sveglio, guardando fuori dalla finestra.
Quando vide un immensa sagoma avvicinarsi corse fuori dalla sua stanza e si precipitò sulla spiaggia.
Non c’erano guardie, quando Aemond era partito Rhaenyra non aveva visto la necessità di lasciare dei soldati a sorvegliare un pezzo di terra e così li aveva messi di guardia sulla scogliera.
Vhagar atterrò lontano da lui eppure il vento che provocò fu così forte da farlo cadere in terra. Quando si rialzò Aemond stava scendendo dalla sella.
Zio e nipote camminarono l’uno incontro all’altro.
“Nipote,” lo salutò Aemond. I suoi capelli erano spettinati, amidi per la pioggia che quella notte aveva bagnato la costa e Lucerys vide subito il taglio sul collo. Non sembrava profondo ma doveva aver sanguinato a lungo perché la sua pelle era sporca di rosso.
“Cosa ti è successo?” domandò Lucerys sfiorando il taglio con dita tremanti. Aemond prese la mano nella sua e gli baciò il palmo. Le guance di Lucerys si tinsero di rosso. Aemond sorrise contro la mano pallida del principe. Ne baciò ancora il palmo, il polso e poi le dita.
Lucerys lo guardava con labbra socchiuse.
Aemond avvicinò il viso al suo e Lucerys provò a baciarlo. Aemond si ritrasse un poco e sorrise. Lucerys era rosso in viso, così rosso da fare invidia al sangue che colorava il collo dello zio.
Aemond lo baciò e Lucerys avvolse le braccia attorno al suo collo, avvicinandolo al proprio corpo. Aemond lo strinse fra le braccia premendolo contro di sé.
Si baciarono a lungo, sorridendo tra un bacio e l’altro. Le mani di Aemond correvano lungo la schiena del giovane principe, cercando di strappare i vestiti e rivelare la pelle bianca.  
“Aemond?” domandò Rhaenyra che stava scendendo la lunga scalinata. I due principi si separarono e Lucerys ringraziò l’oscurità per aver nascosto quella vista a sua madre. Lucerys si sistemò i vestiti e passò una mano contro le labbra. Si allontanò da suo zio proprio nell’istante in cui sua madre e Daemon comparvero davanti a loro.
“Lucerys,” disse Rhaenyra con tono confuso. Lui sorrise imbarazzato.
“Ho visto Vhagar e volevo assicurarmi che zio Aemond stesse bene,” bisbigliò Lucerys abbassando lo sguardo. Daemon ridacchiò, a pochi sarebbero sfuggite le labbra innaturalmente rosse del giovane principe. 
“Sei stato ferito,” commentò Rhaenyra guardando collo e coscia del fratello. Aemond annuì.
“Mi hanno colpito con delle frecce. Non sono ferite gravi,” disse Aemond mentre, accompagnato da sua sorella, si incamminava verso palazzo.
Daemon affianco Lucerys che, ancora rosso in viso, guardava verso il basso.
“Non essere imbarazzato,” lo consolò Daemon. Lucerys sollevò lo sguardo su di lui e il principe consorte sorrise.
“Zio e nipote… è una cosa di famiglia,” e si allontanò sorridendo.  

 

Rhaenyra condusse Aemond dal Maestro che si occupò immediatamente di curare le ferite del principe. Il taglio sulla coscia era evidentemente più profondo di quello sul collo e il curatore fu costretto a ricucire i lembi di pelle con del filo.
“Sembra che la regina madre non sia stata felice di vederti,” commentò Daemon sedendosi al fianco del nipote. Aemond rimase impassibile mentre il maestro lo ricuciva, non aveva battuto ciglio quando all’età di dieci anni il Maestro gli aveva ricucito il taglio sull’occhio e non avrebbe detto nulla per quel taglietto.
“Non la difendo ma capisco la sua reazione. Ho preso a pugni Aegon,” Daemon ridacchiò. Lucerys sollevò le sopracciglia, stupito. Rhaenyra scosse il capo ma incrociò le braccia contro il petto.
“Perché lo hai fatto?” domandò la regina accomodandosi su una delle tante sedie. Aemond infilò la mano in una delle tasche della sua giacca ed estrasse un foglio di carta, lo stesso che Criston Cole gli aveva lanciato. 
“Si è lasciato sfuggire dei commenti che mi hanno infastidito,” e le porse il biglietto. Rhaenyra lo aprì lentamente, lo girò su sé stesso e aggrottò le sopracciglia. Arrotolò il foglio e lo gettò nel fuoco.
“L’ha scritta Aegon?” domandò la regina. Aemond scosse il capo.
“Criston Cole,” rispose. Daemon buttò gli occhi al cielo.
“L’avevo detto che avrei dovuto ucciderlo, sarebbe così semplice,” commentò il principe consorte. Daemon odiava profondamente il nuovo Comandante della guardia reale e valeva il contrario. Cole aveva preso la verginità di Rhaenyra la stessa notte in cui Daemon l’aveva baciata per la prima volta. Il principe consorte si era così pentito di non aver portato sua nipote nella sua camera da letto.
“Concordo,” disse Aemond. Il Maestro concluse il suo lavoro, porse un inchino alla famiglia reale e lasciò la stanza.
“Quali sono i piani di Alicent?” domandò Rhaenyra quando Aemond si alzò in piedi e si rimise i pantaloni. Storse il naso quando il morbido tessuto passò sopra i punti.
“Al momento rimane della sua idea. Ho provato a fare presa sul suo istinto materno e ho comunicato il tuo messaggio,” riferì Aemond.
“Non ci resta altro che aspettare una sua risposta,” commentò Daemon alzandosi in piedi. Porse una mano alla sua sposa e Rhaenyra l’afferrò, sorridendo al marito.
“Lucerys accompagna Aemond nella sua stanza,” disse Daemon rivolgendogli un sorriso pieno di significato. 

 

Lucerys ubbidì senza battere ciglio. Aemond camminava al suo fianco e quando giunsero davanti alla sua stanza aprì la porta, invitando il nipote a entrare.
Quando la porta si chiuse Lucerys si voltò, pronto a parlare di quello avvenuto sulla spiaggia, e Aemond lo baciò stringendolo contro di sé. Lucerys prese il viso dello zio fra le mani e ricambiò il bacio, accarezzando i lunghi capelli bianchi.
Le mani di Aemond scivolarono lungo la schiena di Lucerys fino al suo fondoschiena, strinsero le natiche in una presa ferrea e Lucerys si ritrovò sollevato da terra, le gambe strette attorno ai fianchi dello zio.
Aemond lo spinse contro il muro mentre le sue mani si infilavano sotto i suoi abiti.
“No… no…” sussurrò Lucerys tra un bacio e l’altro. Tenendo un braccio stretto attorno al collo dello zio afferrò le sue mani con una delle proprie.
“Non possiamo,” disse il giovane principe baciando ancora le labbra di Aemond. Lui sospirò e unì le loro fronti.
“Perché no?” domandò Aemond lasciando scivolare Lucerys a terra. Il principe tenne le braccia avvolte attorno al suo collo e gentilmente gli baciò il mento.
“Perché non siamo sposati,” rispose Lucerys. Aemond sbuffò una risata strozzata poi scosse il capo.
“Il matrimonio non importa quando sei un uomo. Sai quante puttane ho scopato ad Approdo del Re?” domandò lo zio guardandolo dritto negli occhi. Lucerys storse il naso.
“Quindi per te sono una… una prostituta? Noi ci sposeremo, Aemond. Ti ho dato la tua parola e intendo arrivare puro alla nostra notte di nozze,” disse Lucerys spingendo lontano lo zio. Aemond scosse il capo e passò una mano fra i capelli bianchi.
Lucerys era seduto sul letto, le braccia incrociate contro il petto e le guance colorate di rosso. Non sollevò lo sguardo quando Aemond si sedette al suo fianco.
“Non intendevo offenderti. Sono stati cinque giorni molto lunghi,” si scusò Aemond appoggiando la fronte contro la spalla del nipote. Lucerys lo guardò da sotto le folte ciglia nere. Si concentrò sulle due nuove ferite.
“è stato difficile tornare a casa?” domandò Lucerys appoggiando una mano sulla sua coscia.
“è stato più semplice andarmene. Le frecce hanno aiutato,” commentò Aemond e Lucerys scoppiò a ridere. Forse quella era la prima volta che sentiva suo zio fare una battuta che non comportasse un insulto a lui e alla sua famiglia.
“Ora voglio solamente riposare,” continuò Aemond sdraiandosi sul letto. Lucerys lo guardò per qualche istante poi si sdraiò al suo fianco. 

 

Il mattino seguente Aemond si svegliò con Lucerys che gli accarezzava i capelli. Il giovane principe era inginocchiato sul letto, teneva lo sguardo fisso fuori dalla finestra ma le sue mani continuavano a coccolarlo.
“Buongiorno, nipote,” sussurrò Aemond prendendo la mano del nipote nella propria. Baciò il dorso e poi sorrise.
“Buongiorno,” rispose Lucerys sorridendo a propria volta. Aemond si sollevò sulle braccia e lo baciò dolcemente. Il nipote rispose stringendo il suo viso fra le mani, accarezzando la cicatrice che lui stesso gli aveva procurato.
“Mia madre vuole vederci, è ora di fare progetti per la guerra…” sussurrò Lucerys pallido in viso. Aemond annuì e si alzò in piedi.
Gli offrì una mano.
“Allora andiamo,” La sala del consiglio era fiocamente illuminata e quando i due principi fecero il loro ingresso vennero immediatamente annunciati.
“Nipote, come ti senti?” domandò Daemon dandogli le spalle. Regina e principe consorte si trovavano ai lati opposti del grande tavolo. Rhaenyra dava le spalle al fuoco scoppiettante e la sua ombra si allungava sulla mappa di Westeros.
“Ben riposato,” rispose Aemond seguendo Lucerys al fianco della regina. Jacaerys era al fianco destro di Rhaenyra, sorrise a suo fratello e regalò uno sguardo di sufficienza allo zio.
“Il principe Aemond è da poco tornato da Approdo del Re e saprà darci nuove informazioni,” disse Rhaenyra guardando il fratello. Aemond annuì lentamente e portando le mani dietro la schiena iniziò a parlare, raccontando tutto ciò che aveva scoperto durante la sua breve visita.
“La regina madre ha sostituito la maggior parte delle guardie e Criston Cole è ancora Comandante della guardia cittadina,” concluse Aemond.
Daemon buttò gli occhi al cielo ma evitò qualsiasi commento gli fosse venuto in mente.
“Quanti sono i draghi a loro disposizione?” domandò Lord Corlys, seduto al fianco del tavolo. Sua moglie, Rhaenys Targaryen, era partita tempo prima per sorvegliare il Tridente insieme al suo drago, Meleys la Regina Rossa, e ora al suo fianco stavano le sue due nipoti, figlie di Daemon e Laena Velaryon.
“Sunfire è il drago di mio fratello. Dreamfire è il drago di mia sorella, non è mai stato cavalcato e dubito che Helaena scenderà in battaglia. Morghul e il drago di mia nipote   Jaehaera, è un cucciolo e lo stesso vale per Shrykos, il drago di Jaehaerys,” rispose Aemond. Lord Coryls annuì e chinò il capo in segno di ringraziamento.
“Perciò hanno un solo drago che potrebbe rivelarsi una minaccia. Noi ne abbiamo sette,” continuò Lord Coryls.
“Quattro, tre ora che Rhaenys è lontana,” obiettò Daemon senza sollevare lo sguardo dalla mappa. Aemond osservava lo scambio di battute con aria confusa.
Rhaenyra, che era al suo fianco, annuì.
“Tre di questi sette draghi appartengono ai miei figli. Vermax, il drago del principe Jacaerys, potrebbe essere una minaccia ma Arrax è troppo piccolo per essere sfruttato in combattimento e Tyraxes appartiene a Joffrey, non permetterò che un bambino di sei anni scenda sul campo di battaglia,” disse la regina guardando Lord Coryls.
“E la regina aspetta un figlio, non permetterò che metta a rischio la vita,” disse Daemon. Il Signore delle Maree annuì, alzandosi faticosamente in piedi.
“Con Vhagar al nostro fianco abbiamo comunque un evidente vantaggio,” commentò Daemon accennando al nipote. Aemond annuì rapido.
In quell’istante Ser Erryk entrò nella sala, il lungo mantello bianco gli copriva le spalle e in una mano guantata teneva una balestra.
“Ser Erryk, quali nuove porti?” domandò la regina, attirando l’attenzione dell’intera sala su di lui. Daemon si voltò giusto in tempo per vedere il cavaliere sollevare la balestra e puntare la freccia incoccata contro la regina. Scattò verso Rhaenyra ma Aemond fu più rapido. Con occhio attento aveva seguito i movimenti della guardia e quando l’aveva visto sollevare il braccio si era subito gettato verso la sovrana, spingendola fuori dalla traiettoria della freccia che lo colpì in pieno petto.
“Aemond!” esclamò Lucerys precipitandosi al fianco dello zio che era caduto su un fianco, l’occhio chiuso e una mano stretta attorno alla fraccia.
Le guardie si precipitarono a bloccare Ser Erryk mentre Daemon aiutò Rhaenyra a ricomporsi.
Jacaerys si inginocchiò al fianco di Aemond, portò un orecchio alle sue labbra e sospirò quando lo sentì respirare.
“Chiamate il Curatore!” gridò la regina stretta fra le braccia del marito.
Due guardie corsero fuori dalla sala del consiglio. Lucerys teneva le mani premute contro il petto di Aemond, il sangue correva a fiotti fra le sue dita bianche.
Daemon si avvicinò al traditore inginocchiato a terra e gli puntò la spada alla gola.
“Che succede?” domandò Ser Erryk entrando nella stanza. Sguardi confusi si fissarono su di lui, poi sull’uomo inginocchiato a terra.
“Arryk?” domandò il soldato.
“Fratello,” rispose Ser Arryk.

 

Aemond venne trasportato nelle Camere di Cura. Il Maestro cacciò tutti dalla stanza, lavorando per ora intere senza dare notizie. Fu quando il sole stava ormai tramontando che un aiutante aprì le porte.
“Sopravviverà ma ora ha bisogno di riposo,” disse il Curatore pulendo le mani sporche di sangue in un candido asciugamano. Lucerys sospirò sollevato e Jacaerys gli passò un braccio attorno alle spalle, abbracciandolo.
Rhanerya portò una mano al petto, ringraziando gli dei.
Daemon e Ser Erryk stavano interrogando il fratello di quest’ultimo e la regina si assicurò di mandare qualcuno a informare il principe consorte degli sviluppi sulla salute del nipote.
Lucerys guardò oltre le porte spalancate. Aemond risposava steso sulla schiena, il petto avvolto da bende dello stesso colore dei suoi capelli.
“Dorme?” domandò il giovane principe con tono preoccupato. Il Maestro gli sorrise gentile, poggiò l’asciugamano al fianco di una bacinella e si rivolse alla famiglia.
“Dorme. Non posso dire quando si sveglierà,” rispose sinceramente l’uomo.
“Posso rimanere con lui?” domandò Lucerys. Il medico annuì e invitò il principe a entrare nella stanza. 

 

Lucerys passò l’intera notte e l’intera mattina successiva al fianco di Aemond. Fu solo quando sentì un ruggito paragonabile allo scoppio di un tuono che si allontanò dal suo capezzale. Corse alla finestra, terrorizzato all’idea che Aegon e Sunfire avessero deciso di attaccare, ma trovò solamente Vhagar che ruggiva con il capo rivolto al cielo.
Vide due figure dai capelli bianchi cercare di calmarla.
Lucerys guardò Aemond, era pallido ma sembrava respirare correttamente. Si avvicinò al letto e gli lasciò un bacio sulla fronte.
“Torno subito,” disse il principe chiamando il Curatore, assicurandosi che lo zio non restasse solo.
Corse sulla spiaggia e trovò Jacaerys e Rhanerya che si tenevano per mano. Daemon si era avvicinato a Vhagar, mani aperte e schiena arcuata, canticchiava una vecchia ninna nanna in Alto Valyriano.
“Cosa succede?” domandò Lucerys stringendosi al fianco della madre. Lei gli accarezzò i capelli.
“Il suo legame con Aemond è forte, credo senta la sua sofferenza,” disse Rhaenyra accarezzando il ventre rotondo.
Vhagar scosse l’enorme testa e Daemon scattò all’indietro quando rischiò di essere colpito da una delle grandi ali. Sospirando tornò da sua moglie e dai suoi figliastri.
“Ho provato ma non è Caraxes e lei sa che io non sono Aemond,” disse Daemon passando una mano fra i capelli bianchi.
Lucerys guardò Vhagar e, stringendo il braccio della madre, si avvicinò al drago.
“Luke!” esclamò Jacaerys seguendolo.
Lucerys premette una mano contro il petto del fratello, sussurrandogli di fermarsi e aspettare.
Calmati Vhagar!” esclamò in Alto Valyriano. Il drago abbassò lo sguardo su di lui, avvicinò il muso fino a quando non fu a un soffio dal suo corpo. Lucerys sentiva il suo alito bollente sul corpo, ebbe paura che i suoi vestiti prendessero fuoco.
“Luke…” sussurrò Jacaerys con tono ansioso. Vhagar si fece più vicina, i suoi occhi gialli lo scrutavano con un misto di interesse e novità.
Basta Vhagar, riposa adesso,” continuò Lucerys. Vhagar scosse il capo, appoggiò l’enorme testa sulla sabbia e chiuse gli occhi. Un sospiro lasciò il suo corpo sollevando una nuvola di sabbia dorata.
Lucerys sospirò sereno e indietreggiò lentamente raggiungendo il fratello.
“Sei folle,” disse Jacaerys. 

 

Rhaenys tornò a Roccia del Drago un mese dopo.
Meleys atterrò con difficoltà e presto tutti scoprirono il perché. Parte della sua coda mancava, un’ala era tranciata in più punti e aveva un taglio sul fianco.
Lord Coryls le andò incontro con passo zoppicante, una stampella stretta al fianco.
“Aegon e Sunfire ci hanno attaccati,” disse la regina che non fu avvicinandosi con passo svelto a Rhaenyra e il principe consorte.
Daemon scosse il capo, stringendo una mano attorno all’elsa della spada.
“Sono feriti,” continuò lei mentre il gruppo procedeva verso la sala del consiglio. Rhaenys si guardò attorno.
“Dove sono il principe Lucerys e il principe Aemond?” domandò lei.
Lord Coryls raccontò brevemente l’attentato alla regina e di come Aemond le aveva salvato la vita.
Rhaenys annuì decisa.
“Aegon ha le gambe rotte e il braccio destro ustionato. Il suo drago ha perso un'ala e non può volare, striscia lungo la costa in cerca di cibo,” disse Rhaenys con tono che poteva sembrare triste.
“Il momento è adatto per attaccare e prendere Approdo del Re,” disse Daemon poggiando un pedone di ferro sulla mappa del regno.
Rhaenyra sospirò ma annuì, la corona di suo padre le scivolò sulla fronte. Presto avrebbero dovuto farla stringere da un fabbro.
“Ci presenteremo con i draghi e se non abbasseranno le armi attaccheremo,” continuò Daemon con decisione, spostando altre pedine sul grande tavolo.
Lord Coryls annuì, osservando i movimenti del principe Carogna. Lord Velaryon offrì le proprie navi affinché viaggiassero al fianco dei draghi e sorvegliassero il mare circostante ad Approdo del Re.
“Daemon e il principe Jacaerys partiranno domani. Meleys può volare?” domandò Rhaenyra rivolgendosi a Rhaenys. Lei annuì.
“Sarà più lenta di molti ma parteciperà allo scontro,” disse la principessa.
Jacaerys, dal proprio canto, sembrava entusiasta all’idea di essere finalmente considerato un adulto, grande abbastanza per volare fino ad Approdo del Re per conquistare.
“Quando sarà sicuro manderemo un corvo per avvisarti,” disse Daemon rivolgendo un sorriso gentile alla moglie. 

 

Il giorno della partenza Lucerys si unì alla spedizione. 

 

Quando i draghi giunsero ad Approdo del Re centinaia di occhi si sollevarono verso il cielo e i cittadini fuggirono nelle proprie case, terrorizzati all’idea che i principi di Roccia del Drago potessero incenerire la città come punizione per il tradimento degli Hightower.
Ma non una singola fiamma sfiorò la città. I draghi volarono alla Fortezza Rossa e mentre Daemon e Rhaenys piombarono davanti all’ingresso Jacaerys e Lucerys sorvolarono le mura, assicurandosi che nessuno lasciasse il palazzo.
Ser Harrold Westerling, privato della sua cappa bianca, accolse i due Targaryen a braccia aperte.

 

Passò una settimana prima che un corvo giungesse alla Roccia del Drago.
Mia Rhaenyra, mia regina,
Aegon II, codardo usurpatore, è fuggito insieme a sua moglie e i suoi figli. Sunfire e Dreamfire non si trovano più alla Fossa del Drago.
Alicent e Otto Hightower sono stati incarcerati. La moglie di mio fratello è rinchiusa nelle sue stanze. Suo padre dorme nelle segrete.
Criston Cole è morto. Io stesso ho reciso quella sua inutile testa.
Ser Harrold Westerling ha ripreso il comando della guardia reale.
Il palazzo è tuo, mia regina. Aspettiamo il tuo ritorno.
Tuo marito, Daemon.
 

Il giorno seguente Rhaenyra si preparò a partire, decisa a portare con sé i suoi figli.
Fu proprio qualche ora prima della partenza che Aemond si risvegliò.
“Fratello,” lo accolse la regina, un grande e dolce sorriso a illuminarle il viso stanco.
Il principe batté lentamente la palpebra, permettendo alla sua vista di tornare alla normalità, ignorando la nebbia che lentamente si dissipava.
“Abbiamo presto Approdo del Re. I Sette Regni sono miei,” disse Rhaenyra stringendo la sua mano nelle proprie.
“Lucerys…” sussurrò Aemond.
“Ti aspetta alla Fortezza Rossa,” assicurò la regina. 


Vhagar e Syrax giunsero ad Approdo del Re quando il sole stava ormai per tramontare. 

 

Un mese dopo si tenne l’incoronazione della nuova regina.
Rhaenyra appariva eterea. I lunghi capelli bianchi e ondulati le ricadevano sulle spalle mentre suo marito la incoronava regina dei Sette Regni.
Alicent Hightower e Otto Hightower furono costretti ad assistere.
Otto venne giustiziato lo stesso pomeriggio, ponendo fine alla sua lunga e tormentata vita. Fu considerato pieno responsabile della corruzione di sua figlia e dei suoi nipoti.
Alicent venne risparmiata e esiliata a Vecchia Città, dove avrebbe potuto trascorrere il resto della sua vita.
Daemon passò mesi interi alla ricerca di Aegon e della sua famiglia ma il giovane principe Targaryen sembrava scomparso dalla faccia della terra.
Aemond mise una buona parola per conto di suo fratello e di sua sorella ma la regina sembrava aver già perdonato i suoi fratellastri, conscia che i loro comportamenti fossero una conseguenza delle malelingue. Aegon e Heleana erano semplici vittime di un uomo crudele e desideroso di potere.
Presto, la voce che la regina avrebbe perdonato i suoi familiari si sparse 

 

Due mesi dopo l’incoronazione Aegon II Targaryen e Heleana Targaryen tornarono a palazzo. I loro due figli li accompagnavano tenendo i genitori per mano.
Aegon, ancora ferito dallo scontro con Rhaenys, si inginocchiò davanti alla nuova regina. Parte del suo viso era sfregiato dalle fiamme e così lo era il suo corpo.
“Sorella, la mia famiglia non ha colpe. Punisci me per le mie azioni ma non fare del male a mia sorella e ai miei figli,” disse il principe gettando a terra la corona del Conquistatore. La banda di metallo nera rotolò ai piedi di Rhaenyra.
Heleana stava in piedi alle sue spalle, un sorriso gentile e innocente le aleggiava in viso.
Rhaenyra scese dal suo trono e inginocchiandosi davanti a suo fratello lo aiutò a rialzarsi. Con gentilezza gli accarezzò il viso. sfiorando la pelle martoriata. 
“Le tue azioni sono state condizionate da un uomo crudele e da un padre assente… ti perdono, fratello,” e Aegon scoppiò a piangere fra le braccia di sua sorella.  

Quando Aegon si asciugò le lacrime, ancora con occhi appannati, notò che Lucerys era stretto al fianco di suo fratello, una mano stretta contro il suo braccio. 

 

Il principe Aemond Targaryen e il principe Lucerys Velaryon si sposarono un anno dopo l’ascesa al trono di Rhaenyra.
Il matrimonio fu secondo le antiche tradizioni Valyriane.  

 


 

Fine

 

 

 

Pubblicata su EFP il 23/11/2022. Modificata l'11/01/2023

 
   
 
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