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Autore: Stella Dark Star    24/11/2022    0 recensioni
“Mi chiamo Ryuguji Kan. Sono nata il 10 maggio 1990 a Shibuya, Tokyo. Mio fratello gemello Ken è nato sei minuti prima di me. Nostra madre era una prostituta. Ha dato me in adozione il giorno stesso della mia nascita... [] Ho scoperto di essere stata adottata quando ero in sesta elementare. [] Non me ne importava niente dell’adozione. L’unica cosa che desideravo era incontrare mio fratello, il mio unico legame di sangue.”
Kan, ragazza madre che rischia di vedersi portare via le figlie gemelle, con queste parole comincia a raccontare la propria storia, partendo dalla ricerca per ricongiungersi col fratello gemello Ken, la sua metà e unica àncora nella vita. Una sorta di diario personale ricco di esperienze, di emozioni, di amicizie profonde come quella con Kazutora e con Angry e altre complicate tipo Baji e Ryusei, della sua prima storia d'amore con Mikey e delle difficoltà della crescita che l'hanno condotta pian piano sull'orlo del baratro, ma con la speranza che per lei possa in qualche modo esserci un lieto fine.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kazutora Hanemiya, Ken Ryuguji (Draken), Manjirou Sano, Nuovo personaggio, Shuji Hanma
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 4
[Break Up & Make Up]
 
La notte di Capodanno è da sempre un nuovo inizio, una porta aperta su un nuovo anno tutto da esplorare, sogni da realizzare, buoni propositi per migliorare se stessi, colmi di speranza per le cose belle che si spera accadranno. Tutto ciò che è stato viene lasciato alle spalle, si dimenticano le cose negative, si perdona, ci si alleggerisce dei fardelli e si va avanti. Condividere quella notte con i familiari, con gli amici o in generale con chi si ama, è fonte di gioia. Si cena assieme, con piatti tradizionali, poi si va in un Tempio a pregare e fare offerte agli dei, chi indossando il kimono e chi un normale cappotto. Nel caso di Baji e Kazutora la storia era un po’ diversa. Avevano disertato la cena in famiglia, lasciando le rispettive madri in mano a parenti che si facevano vedere raramente, poi si erano mangiati degli gyoza già pronti presi al konbini ed erano andati a rintanarsi nella loro amata sala giochi, che per l’occasione teneva aperta tutta la notte. Loro due si bastavano e tutto il resto del mondo poteva andare a fanculo. Baji poi era ancora di pessimo umore per qualcosa che riguardava Mikey e la Vigilia di Natale, anche se Kazutora non era riuscito a strappargli più dettagli per capire cosa fosse successo.
“Comunque non me ne frega niente, che facciano quello che vogliono. Tanto Mikey non mi si fila più da tempo.”
Fu questa la frase più articolata che Baji pronunciò al riguardo. Di cosa stesse parlando lo sapeva solo lui.
Attorno  a loro c’era più chiasso di quanto si sarebbero aspettati e questo li aveva spinti a piantare le tende su due videogiochi e continuare a fare partire fino a quando non avessero esaurito le monete. Alzarsi da lì anche solo per un istante, significava perdere il posto e venire sballottati da un gruppo all’altro.
“Ehi Baji, dopo vorrei andare al Tempio. Devo prendere una cosa.”
“Cosa?” Domandò lui, senza staccare gli occhi dallo schermo.
“Un biglietto della fortuna. E magari faccio un’offerta agli dei, se mi gira bene!”
“Che cazzata.!
“Ah ah! Lo so!”
“Ti accontento giusto perché sei tu, sappilo.”
Lo disse con serietà, ma Kazutora sorrise perché sapeva che il suo amico celava un cuore tenero sotto la corazza.
La mezzanotte era passata da una buona mezzora quando lasciarono la sala giochi, faticando non poco a raggiungere l’uscita. Le strade erano affollate, ovviamente, e la situazione non migliorò quando raggiunsero il Tempio più vicino. La fila per suonare le campanelle e pregare era talmente lunga che ci sarebbero volute almeno un paio di ore per smaltirla tutta, quindi puntarono subito sul negozio gestito da due adorabili sacerdotesse adolescenti. Giusto per fargli compagnia, anche Baji prese un biglietto, poi cercarono un posticino tranquillo dove sostare.
Kazutora aprì il proprio col sorriso sulle labbra ma, quando lesse cosa c’era scritto, la sua espressione mutò completamente.
“Che ti prende?” Gli chiese Baji, accorgendosene.
“Grande sfortuna…” Avvicinò il foglio al viso e lesse la lista delle voci. “Sono una peggio dell’altra…”
Baji aprì il suo e lesse ‘piccola sfortuna’. “Vuoi fare a cambio? Il mio è meno schifoso.”
“Ma ti pare? Non ha senso scambiarceli! Cazzo… Dopo averti incontrato le cose stavano migliorando. Cosa deve succedere di così brutto?”
Baji gli strappò il foglietto di mano e ci sputò sopra.
“Cosa fai, cretino???”
Lo ignorò e sputò anche sull’altro, per poi unirli insieme e formare un’unica palla di carta.
Kazutora lo richiamò ancora. “Dobbiamo andare ad appenderli per allontanare la sfortuna da noi!”
“Stronzate.” Rispose secco lui, quindi adocchiò un cestino della spazzatura e fece canestro.
“Baji!!!”
“Piantala! Non ci crederai davvero?! Sono dei biglietti stampati senza una logica, valgono meno della carta igienica.”
Kazutora strinse i pugni. “Tu non capisci. In questo modo non ho speranze che il mio desiderio si avveri.”
“E sarebbe?” Chiese Baji, sollevando un sopracciglio.
“Be’…in realtà ce ne son diversi… Tipo…che io e te continuiamo a essere grandi amici.”
Baji gli gettò le braccia al collo e lo guardò negli occhi. “Questo te lo garantisco io. Non ti serve un biglietto della fortuna.” Era dannatamente serio.
Kazutora abbassò lo sguardo. “Grazie. Poi…desidero piacere ai tuoi amici, quando me li presenterai.”
“Non posso prometterlo, ma credo che sarà così. In ogni caso, l’importante è che tu piaccia a me.”
“In ultimo… Vedi…c’è una persona che mi piace…”
Tu-tum.
“Chi?”
“E’ qualcuno a cui mi sono affezionato fin da subito e…” Deglutì. “Voglio dichiararmi.”
Tu-tum.
“Nome?”
Kazutora arrossì. “Non posso dirtelo! Insomma…non adesso.”
Tu-tum. Tu-tum.
“Non adesso?”
“Il fatto è che…è una cosa segreta…diciamo…”
Tu-tum. Tu-tum. Tu-tum.
Il cuore di Baji stava per scoppiare per l’emozione, credendo di essere proprio lui quella persona. D’altra parte lui e Kazutora erano inseparabili da quella memorabile sera in cui, al loro primo incontro, lui gli aveva tirato un pugno in faccia! Giorno dopo giorno, mese dopo mese, il sentimento di Baji non aveva fatto altro che crescere nei confronti di Kazutora. Colui che era entrato nella sua vita proprio nel momento in cui ne aveva più bisogno (quando Draken aveva preso il suo posto al fianco di Mikey) e grazie a Kazutora era diventato di nuovo il migliore amico di qualcuno e l’aveva ricompensato di ciò che aveva perso. Ora come ora era Kazutora la sua metà, due pezzi di un puzzle che s’incastravano alla perfezione. Era la sua persona speciale ed era solo suo. Sullo slancio di quel pensiero un po’ romantico e un po’ egoista, lo sciolse dall’abbraccio e lo prese per mano. “Vieni con me!”
Schivando delle persone e spintonandone delle altre, tornarono di nuovo al negozietto.
“Vorrei un omamori per la fortuna in amore!” Disse Baji, ad una delle ragazze.
Kazutora sobbalzò. “Non voglio che spendi soldi per me!”
Lui sfoggiò un sorrisino furbo, esibendo quei suoi canini da vampiro. “Mia madre mi ha dato la paghetta! E poi questa è una cosa importante per te! Quindi lo è anche per me!”
Prese il sacchettino di carta in cui l’amuleto era stato riposto e glielo diede. “Metticela tutta, tigre!”
Kazutora sul momento non seppe cosa dire, ma poi si sciolse e lo ringraziò con un sorriso.
Quando tornò a casa, più tardi, scartò l’amuleto e vi mise all’interno una fogliolina secca. All’apparenza non era niente di speciale, solo una foglia lanciforme di colore marrone, ma per lui era speciale. L’aveva tolta dai capelli di Kan, una delle prime volte in cui si erano visti al parco di Shinjuku e lui l’aveva aiutata a raccogliere delle belle foglie. Ora che l’amuleto era completo, se lo strinse al petto nel silenzio della stanza.
“Fa che la ragazza di cui sono innamorato mi ricambi.”
*
 
Kazutora sbirciò il proprio riflesso su una vetrina. I capelli in stile finto spettinato gli donavano abbastanza, ma il problema erano i vestiti, il solito maglione da sfigato e i pantaloni di seconda mano che lo facevano sembrare uno straccione. Uno dei suoi buoni propositi per l’anno nuovo era quello di cambiare stile, ma finora non era riuscito a metterlo in pratica a causa della mancanza di materia prima. I soldi. Aveva preso alcune riviste di moda, cioè, le aveva proprio ‘prese’ senza pagare da un giornalaio un po’ sulle sue che non si era accorto di nulla. Almeno sfogliando le pagine aveva cominciato a farsi qualche idea su cosa gli piaceva. Si fissò qualche minuto prima di decidere di rimettersi addosso il giubbotto, vecchio ma stranamente ancora in buono stato. Con quello poteva coprire un po’ il disastro che aveva sotto. Sospirò e lasciò perdere, tanto continuare a guardarsi non sarebbe servito a nulla. Fece qualche passo indietro, verso l’entrata del centro commerciale. Era nervoso. Aveva deciso di dichiararsi a Kan quel giorno stesso e gli rompeva essere vestito da cani!
“Tora!!”
La voce cristallina lo distolse dai pensieri. Volse lo sguardo e la vide, sorridente, bellissima, con le forcine colorate fra i capelli biondi, un cappottino di pelliccia grigia e una lunga gonna aderente che le arrivava alle caviglie. Lei e il suo modo di affrontare il freddo! Le sorrise e l’accolse a braccia aperte quando lei gli saltò addosso per abbracciarlo.
“Quanto tempo!”
“Avevo tanta voglia di vederti! Mi chiedo come hai fatto a farti mettere in punizione per due settimane! Hai cominciato proprio bene l’anno!” Scherzò lui.
Sciolto l’abbraccio, lei liquidò la faccenda. “Bah non parliamone! I miei genitori adottivi non capiscono niente! Non serve che ti dico i dettagli!”
Ok, era confermato: la vivacità fatta persona era tornata da lui!
Fecero un giretto veloce al piano terra, aggiornandosi sulle novità del periodo in cui non si erano visti, invece, quando salirono al primo piano, Kan si scatenò nei suoi negozi preferiti! Il suo entusiasmo era incontenibile quando vedeva qualcosa che le piaceva. Nel negozio di giocattoli aveva accarezzato tutti i peluche sugli scaffali, in quello di make up aveva provato almeno cinque palette nuove, in alcuni negozi di abbigliamento aveva praticamente messo su una sfilata di moda da quanti vestiti si era provata. Eppure non aveva acquistato nulla, stranamente. In ultimo, ma non meno importante, l’aveva preso a braccetto e trascinato in un negozio di abbigliamento maschile alla moda, che lei aveva definito “il negozio più figo che abbia mia visto, quanto vorrei essere un maschio per venire qui a vestirmi, quello scemo di mio fratello non vuole saperne di cambiare stile, ti prego almeno tu rendimi felice”. E poteva giurare di averle sentito dire tutto quanto senza fermarsi a riprendere fiato! Certo che, più che fargli provare qualcosa, Kan aveva praticamente spadroneggiato all’interno del negozio, mettendo all’angolo perfino la commessa! Vedeva, prendeva, accostava alla figura di Kazutora, poi se le piaceva lo mandava dritto in camerino, altrimenti rimetteva a posto. Invadente sì, disordinata no. Comunque, Kazutora perse il conto delle volte in cui aveva fatto avanti e indietro dal camerino e che poi si era messo in posa per lasciarsi scattare delle foto e farla contenta. Non che se ne lamentasse, sia chiaro. Vedere gli occhi di Kan brillare gli faceva venire il batticuore. A dirla tutta, gli dispiacque quando arrivò il momento di andare. Tornò un’ultima volta in camerino e si rimise addosso i vestiti da nullità. Che peccato… Quando uscì, trovò Kan a chiacchierare con la commessa, in modo cordiale, come per farsi perdonare del comportamento scorretto di prima. Che tipa! Kan lo vide, salutò e poi uscirono insieme dal negozio.
“Accidenti, che faccia da funerale!”
“Ora mi passa… Sono solo triste di non indossare più quei vestiti fighissimi…” Minimizzò lui.
“Non disperare, Cenerentola! Vedrai che la scarpetta tornerà da te!”
“Eh?”
Kan sollevò lo sguardo, pensierosa. “Mi sa che non era così la storia…” Fece spallucce e tornò a sorridere. “Tieni!”
Da dietro la schiena svelò la busta e gliela aprì davanti agli occhi. All’interno c’erano un paio di jeans neri con catena pendente al fianco e una felpa in tinta con stampato davanti un bulldog stilizzato di colore bianco.
“Eh?”
“Buon Natale e Felice Anno nuovo, amico mio!”
Kazutora aprì la bocca…
“Se dici un altro ‘eh?’ giuro che ti picchio!” Lo bloccò lei, un po’ scherzando e un po’ facendo sul serio, poi gli prese una mano e la infilò nei manici della busta. “Trova un’occasione speciale per indossarli, così potrò farti delle foto con lo sfondo diverso da quello del camerino!”
Finalmente lui riuscì a spiccicare parola, seppur perplesso. “Non posso accettare! E’ troppo per me!”
“Non rompere! Visto che per le festività non abbiamo potuto vederci, volevo recuperare!”
Kazutora dovette cedere. Ormai la conosceva e sapeva che non poteva farle cambiare idea. Però pensandoci… Kan non aveva preso nulla per se stessa, nonostante tutte le cose belle che aveva visto. Il che era strano, sapendo che lei spendeva con facilità i soldi dei genitori. E allora quel regalo costoso per lui? Qualcosa non quadrava.
“Ehi Kan…” Le si affiancò, dopo che lei lo aveva lasciato indietro per avviarsi lungo il corridoio. “Cosa significa?”
“Che cosa?”
“Perché tu non hai fatto compere?”
“Perché non ne ho voglia!” Mentì spudoratamente.
“Se non mi dici la verità, riporto tutto indietro.” E stavolta era irremovibile.
Kan abbassò lo sguardo. “Per il momento non ho altri soldi. Durante la punizione mi hanno ritirato anche la paghetta e questi li ho tenuti da parte perché ci tenevo a farti un regalo. Tu sei importante per me.” Si morse il labbro, ma poi lo guardò e tornò a sorridergli. “Però non preoccuparti, presto ricomincerò a fare le mie spese folli, quando avrò recuperato fondi!”
Con una confessione così, Kazutora non riuscì a trattenersi e l’abbracciò di slancio. A volte lei manifestava il proprio affetto in modi strani, però i suoi sentimenti erano puri e questo lo rendeva felice. La sciolse lentamente dall’abbraccio, i loro visi erano vicinissimi. Forse era il modo giusto per dichiar-
“TRADITORI!”
*
 
Sentendo quel grido, Kan e Kazutora si voltarono di scatto e, purtroppo per loro, si ritrovarono davanti un Baji incazzatissimo.
Kan tentò di parlare, nonostante il tremolio alla voce. “K-kei! Che…sorpresa! Che ci fai qui?”
“Un acquisto per mia madre. Tu invece? Che ci fai tra le braccia di un altro?”
“Ah! N-non è come credi! Io e lui…”
Prima che terminasse la frase, Baji si rivolse a lui. “Questo è un colpo basso, Kazutora. Ti avevo promesso di presentarti i miei amici ad aprile, il primo giorno di scuola. Era così difficile aspettare?”
Kazutora distolse lo sguardo. “Forse non mi crederai, ma io e lei ci eravamo incontrati per caso molto prima che tu prendessi quella decisione. E abbiamo deciso di continuare a vederci di nascosto perché sapevamo che ti saresti arrabbiato.”
“Da quanto va avanti?”
“Be’…”
“QUANTO?”
“Da fine ottobre…”
“Tsk!” Baji era così amareggiato che quasi gli veniva da ridere. Quasi. Digrignò i denti, gli occhi sottili ridoti ad una fessura come una pantera sul punto di attaccare. “Io e te abbiamo chiuso, sappilo.” Ovviamente si rivolse a Kan.
Lei scosse il capo. “Per favore... Possiamo risolverla pacificamente…”
Fu ignorata per la seconda volta e Baji tornò a parlare con Kazutora. “E tu… Cosa dovrei dire dopo che ti ho trovato a spassartela con la ragazza di Mikey?”
Si sentì raggelare. Che cosa aveva detto? Guardò lei, poi di nuovo Baji, la voce gli si era bloccata in gola.
Baji ridacchiò, vedendo la sua reazione. “Non lo sapevi? Quei due si sono messi insieme il 24 dicembre.”
La Vigilia di Natale… Ecco cos’aveva suscitato il suo malumore, quella volta!
“Ma allora… Perché mi hai preso quell’amuleto, se sapevi che…”
Baji spalancò gli occhi. “Quindi è lei la persona a cui volevi…” Non riuscì a terminare la frase e rise di se stesso. “Quanto sono idiota!”
Kan allungò una mano per sfiorargli il braccio. “Kei, ascolta…”
“Cazzo, ti ho detto di non chiamarmi così!” Le gridò contro. “E io che mi ero abbassato ad esserti amico! Tu invece sei solo una falsa bugiarda! Vuoi portarmi via tutto!”
“Cosa stai…?”
“Osi dire che non è vero? Tu e Draken avete proprio lo stesso sangue! All’improvviso è spuntato dal nulla e mi ha rubato il ruolo di migliore amico di Mikey! Poi sei arrivata tu e te ne sei impossessata facendolo diventare il tuo cagnolino bavoso!”
Kan aggrottò le sopracciglia. “Adesso stai esagerando. Io e Ken non abbiamo fatto un bel niente, Mikey ha preso le sue decisioni da solo.”
Baji allora indicò Kazutora. “E non contenta, ora mi stai portando via anche Tora!”
“Non è vero. Baji, adesso smettila.” Intervenne Kazutora, anche se inutilmente. Infatti Baji strinse i pugni e gridò. “Maledetti gemelli, perché non sparite dalla mia vita?”
Kazutora gli fu addosso e gli tappò la bocca con la mano. La situazione era degenerata.
Kan aveva sempre saputo che sarebbe stato difficile andare d’accordo con Baji, ma da lì ad arrivare a queste accuse infamanti, ce ne voleva! Non aveva nemmeno sospettato che lui pensasse delle cose così atroci su di lei e suo fratello. Era delusa, arrabbiata, triste…e non voleva più stare lì.
“Io me e vado. Scusa Kazutora.” Disse a bassa voce, per poi correre via.
Kazutora non poté seguirla, né richiamarla, e faticava anche a far tacere Baji che continuava a dimenarsi nella sua stretta. Con quella scenata stavano attirando l’attenzione, c’erano già troppe persone che li stavano guardando e non mancava molto perché arrivasse un addetto alla sicurezza. Meglio andarsene, prima di finire nei guai. In qualche modo riuscì a portare Baji al piano di sotto e poi fuori dal centro commerciale.
“Lasciami, dannazione!” Con uno strattone, Baji si liberò
“La stai facendo un po’ troppo grande. Anche se mi dispiace averti tenuto nascosta questa cosa, devi capire che-”
“Non me ne frega un cazzo!” Baji gli si avvicinò, fino ad essere a pochi centimetri dalla sua faccia. “Davvero pensi che io sia arrabbiato per questo? Mi ha dato fastidio scoprire che avevi un segreto con me, ma il problema è un altro.”
“E quale sarebbe? Dimmelo, visto che io non ci arrivo!”
Fece un passo indietro e gli voltò le spalle. “Sei davvero lento, porca puttana.”
A meno che… “Baji…sei innamorato di Kan anche tu?”
“Ma che cazzo, Tora! Ti pare che potrei amare quella stronza?” Sbottò lui.
“E allora che…” Il cuore gli mancò un battito nel vedere che Baji aveva gli occhi lucidi e le labbra che tremavano. “Noi siamo amici… Insomma, io sono il tuo migliore amico, no?”
“Lo sei!” Dovette deglutire. “Ma io desideravo che tu diventassi più di questo. Quella sera, sentendoti parlare della persona di cui eri innamorato, io credevo ti riferissi a me.” Deglutì di nuovo, si passò una manica sugli occhi prima che le lacrime uscissero. “Invece sono solo un illuso!” E anche lui se ne andò di corsa. E di nuovo Kazutora non fu in grado di muoversi. Era come inchiodato a terra. In pochi minuti aveva scoperto che la ragazza che amava era già fidanzata e che il suo migliore amico era innamorato di lui. Come doveva reagire? Cosa doveva pensare? I manici della busta si ruppero nella sua mano, dopo essere stati completamente sgualciti durante lo scontro, Il peso dei vestiti la fece cadere a terra con un ‘pof’. Un idiota malvestito, con una busta rotta accanto al piede, in un freddo giorno di metà gennaio.
*
 
Le facce scure di Draken e Mikey la dicevano lunga su cosa avrebbero fatto a Baji se lo avessero avuto fra le mani in quel momento. Alla fine, tra i sentimenti che Kan aveva provato durante il litigio, aveva prevalso la tristezza e lei era corsa da suo fratello.
Draken e Mikey erano insieme nella stanza quando lei era arrivata all’improvviso, col viso rigato di lacrime, e si era gettata fra le braccia del suo fratellone.  C’era voluto un po’ per raccontare tutto, più che altro perché i singhiozzi le avevano spezzato la voce in continuazione, mentre le lacrime erano scese incessantemente sulla spalla di Draken, lasciando un grande alone bagnato sulla felpa. Lui aveva ascoltato in silenzio, tenendo stretta a sé la sorella, seduti sul letto, di tanto in tanto i battiti del cuore acceleravano quando la rabbia gli saliva. Aveva atteso che il racconto finisse e che i singhiozzi di lei cessassero, fino a quando nella stanza non era calato un profondo silenzio. Solo allora aveva parlato.
“Quindi per tutto questo tempo, Baji mi ha visto così.”
Kan emise un mugolio di conferma.
Fino a quel momento, anche Mikey era rimasto fermo e muto, seduto sul tappeto, le gambe incrociate e lo sguardo fisso sulla schiena di Kan. Poi si alzò in piedi, il pugno stretto al fianco. “Anche se lo conosco da quando eravamo piccoli, nessuno gli da il diritto di maltrattare la mia ragazza e offendere il mio migliore amico. Dovrà vedersela con me.”
Fece per avvicinarsi alla porta, ma Kan balzò in piedi e lo fermò avvolgendogli il pugno con entrambe le mani. “Non farlo, Mikey! Non è questo che voglio!”
“Dopo quello che ha fatto, una scarica di pugni se la merita. Non è la prima volta.”
“Sono d’accordo.” Draken si alzò a sua volta e si avvicinò ai due. “Ma il primo turno spetta a me.”
Si scambiarono un’occhiata terrificante.
“Che state dicendo? Kei è nostro amico! Non ve l’ho raccontato per favi alzare le mani, ma perché voglio che sistemiamo le cose!” Prese respiro e s’impose di calmarsi. “Ho pianto perché le sue parole mi hanno ferita, è vero, ma sono molto preoccupata per lui. Quanto male deve sentirsi per arrivare a dire certe cose?”
“Quindi proponi di parlarne insieme e fare pace?” Chiese Draken.
“Ovviamente! Siamo un gruppo! Siamo amici! E gli amici si supportano e si perdonano anche quando sbagliano!”
Sentì il pugno di Mikey sciogliersi nella mano, pian piano la tensione stava andando via e anche il suo sguardo si stava facendo più limpido.
Draken sbuffò, per poi abbozzare un mezzo sorriso. “Stai puntando al Nobel per la pace, sorellina?” Ma sì, una battuta era quello che ci voleva per entrare nello spirito giusto!
In quel momento si udirono dei colpi affrettati alla porta. “Kenny, puoi venire? Ko-chan ha un crampo alla gamba!”
Era una cosa piuttosto frequente che le donne lo chiamassero per dei massaggi, per delle commissioni o per svolgere dei lavoretti, essendo lui l’unico maschio oltre al Direttore. Ah già, l’uomo all’ingresso non era un portinaio, bensì il Direttore del ‘centro massaggi’, solo che Kan lo aveva scoperto in un secondo momento, dopo aver frainteso il suo ruolo all’inizio!
“Il dovere mi chiama…” Sospirò Draken, quindi uscì dalla stanza, lasciando loro due soli.
“Andiamo a sederci sul letto, mentre aspettiamo che torni!” Propose Kan, portando Mikey con sé tenendolo ancora per mano. Si erano appena accomodati sul duro materasso, quando Mikey prese l’iniziativa di punto in bianco e saltò addosso alla propria ragazza! La spinse giù distesa e la intrappolò puntellando saldamente i gomiti e le ginocchia sul materasso. Fosse stato un predatore, l’avrebbe sicuramente mangiata. Invece abbassò lentamente il capo e posò le labbra sulle sue, in un tenero bacio. Le labbra di Mikey erano sempre tiepide al primo contatto, ma poi diventavano perfino bollenti quando il bacio si faceva più intenso. Si fermarono giusto per riprendere fiato, i loro sguardi socchiusi s’incontrarono.
“Non permetterò che accada ancora. Tu sei la mia ragazza, nessuno può farti del male e passarla liscia.” Disse al massimo della serietà, poi si chinò ancora, le sue labbra questa volta si posarono appena sotto l’occhio di lei, stampando leggeri baci e seguendo un tragitto fino alla guancia. Si leccò le labbra, sentì il sapore salato delle sue lacrime. “La prossima volta che qualcuno ti fa piangere, si ritroverà lui a piangere implorando la mia pietà.” Si spostò sull’altra guancia e fece lo stesso percorso, leccando la pelle con la punta della lingua, tipo un gatto che lecca le ferite della sua compagna. A modo suo era molto tenero.
Sotto quelle attenzioni, Kan si rilassò, riuscì a liberare le braccia dalla ‘trappola’ e gliele avvolse attorno al collo. Si guardarono intensamente, Kan sentì il cuore battere un colpo come un tamburo sotto l’effetto di quello sguardo magnetico e profondo. Fu lei a socchiudere gli occhi, mentre lo attirava giù a sé, fino a che le loro labbra non furono di nuovo unite. Da quando erano diventati ufficialmente una coppia, i loro baci si erano fatti più piccanti.
*
 
Quando Baji andò ad aprire la porta e vide chi aveva suonato il campanello, il suo sguardo tremò.
“Non ti sei più fatto vedere alla nostra sala giochi, così ho deciso di venire a casa tua.” Il volto di Kazutora era impassibile come quello della Sfinge, era impossibile capire quali fossero le sue intenzioni. Era venuto per dirgli addio? Oppure per chiamarlo frocio e pestarlo? O…
“Cosa vuoi?” Meglio stare sulla difensiva.
“Fare pace col mio migliore amico. Se sei d’accordo.”
In effetti Baji rimase sorpreso da quelle parole. La terza opzione eh? Che culo! Si spostò un po’ dall’ingresso. “Entra, qui sul pianerottolo si gela.”
Gli fece togliere le scarpe e lo condusse fino al salotto che era incorporato alla cucina e lì si accomodarono sul divano.
Baji si stropicciò le mani in grembo, tradendo un certo nervosismo. “Ti avviso che Mikey e Draken mi hanno già fatto una testa così per quello che è successo quel giorno. E mi sono anche scusato con Kan.”
“Sì, me lo ha detto. Ci siamo visti diverse volte dopo quell’episodio. Sei tu che sei sparito.”
“Ah… Be’…”
“Mi hai evitato in ogni modo e non mi hai nemmeno telefonato. Sono passate quasi due settimane.”
Che lo aveva evitato era vero. D’altronde, dopo quello che era successo, si vergognava da morire.
“Io… Non sapevo se volevi rivedermi…” Si giustificò.
Kazutora fece una smorfia. “Prima mi hai fatto una specie di dichiarazione d’amore e poi ti sei dileguato! L’unica cosa positiva è che ho avuto tempo di pensare alle tue parole…” Gli posò una mano sulla spalla. “Mi dispiace, Baji, non posso ricambiare i tuoi sentimenti. A me piacciono le ragazze. Però voglio continuare ad essere il tuo migliore amico, se per te va bene.”
Baji ridacchiò con una nota di amarezza. “Tranquillo, mi sono disilluso nei giorni in cui non ci siamo visti! Anzi, non so come avevo fatto a sperarci dopo aver visto la tua camera!”
“Già! Il pianeta ragazze è il mio sogno!” Kazutora stette allo scherzo, ma poi tornò subito serio. “Scusa se ti ho spezzato il cuore. So come ci si sente, visto che mi ritrovo nella tua stessa situazione.”
“Ti sei dichiarato a Kan?”
“Ti pare? Non avrebbe senso! Rischierei solo di rovinare la nostra amicizia!” Ascoltandosi, si rese conto che quelle parole potevano sembrare una frecciatina nei confronti di Baji, allora si affrettò a precisare. “Ma tra me e te non cambierà niente! Promesso! Non sono a disagio per i sentimenti che provi per me!”
Baji ridacchiò, ma questa volta più allegramente. “Meno male! Se mi trattassi in modo diverso credo che morirei!”
Kazutora gli diede un’amichevole pacca sulla spalla. “Ho intenzione di sopportare il tuo caratteraccio per i prossimi cento anni!”
“Credi…che riusciremo a sopportare il peso di questa situazione? Insomma…io innamorato di te, tu innamorato di lei e lei felice con Mikey?” Chiese Baji, guardandolo negli occhi con una certa preoccupazione.
“Non abbiamo scelta…” Kazutora prese respiro e cercò di dare voce ad un pensiero. “Per un po’ farà male, ma col tempo diventerà facile. L’ideale sarebbe che io mi innamorassi di un’altra ragazza e che tu trovassi un ragazzo che ti ricambia.” Fece spallucce. “Io sarei un disastro come tuo fidanzato, comunque! Tu hai bisogno di qualcuno che penda dalle tue labbra! Un tipo semplice, paziente e affidabile!”
“Cavoli… Praticamente hai descritto un animaletto domestico!” Si lasciò cadere all’indietro, sul morbido schienale imbottito. “Sarebbe bello trovare un tipo così! Chissà se ci riuscirò…”
Kazutora fece un cenno affermativo. “Potrebbe succedere da un momento all’altro! Hai più speranze di me! Io sono troppo esigente, perdo la testa per ragazze belle e sensuali e trovarne una che vorrà stare con me sarà un’impresa!”
“Quindi consideri Kan bella e sensuale… Bah, non capisco perché tutti impazziscano per lei…”
E questa opinione non gliel’avrebbe mai fatta cambiare nessuno.
*
 
Con marzo alle porte, il periodo del ghiaccio e del freddo era ufficialmente finito, ma questo non significava che Kan fosse pronta a rinunciare alla calzamaglia di lana, che non mancava mai di indossare non appena la campanella annunciava il termine delle lezioni! Mikey lo accettava, non è che bastasse questo a rendere la sua ragazza meno bella, però non vedeva l’ora di deliziarsi delle sue gambe da gazzella, al naturale, sia per guardarle sia per toccarle. Da quando stavano insieme non era ancora riuscito ad andare oltre ai baci, perché lei addosso aveva sempre troppi strati di lana o velluto che gli impedivano di…ehm…fare ciò che voleva. E adesso che la primavera si avvicinava, stava letteralmente contando i giorni che lo separavano dal suo obiettivo.
“Hai un’espressione strana…a cosa stai pensando???” Una domanda che conteneva già un rimprovero.
“A niente! Solo al povero Ken-chin che è a letto col raffreddore.”
Kan fece una mezza smorfia dubbiosa. “Quella non mi sembrava affatto preoccupazione…” Scosse il capo. “Lasciamo perdere.”
Camminando, la sportina col logo della farmacia di tanto in tanto le batteva contro la gamba. “Spero che con queste medicine, Ken si sentirà meglio.”
“Sentendo lui, bastavano le bevande energetiche! Neanche fosse fatto d’acciaio!” Scherzò Mikey.
“Il fratellone non ha affatto cura di se stesso! Guarda me! Indossando i giusti vestiti ho superato l’inverno senza ammalarmi!”
“Mh… Dopo l’inverno viene la primavera…e le temperature cominciano ad alzarsi…” Inseguendo una fantasia, sulla faccia gli si stampò di nuovo quell’espressione maliziosa al limite della decenza. “Poi arriva l’estate… Sarà calda! E per noi sarà bollenteee!”
Kan sapeva cosa gli frullava nella testa, visto che ultimamente provava ad allungare le mani ogni volta che si baciavano. Però, anche se da una parte era contenta di quelle attenzioni, dall’altra le saliva il panico. Mikey le piaceva così tanto che le veniva voglia di gridarlo al mondo intero. Il problema era che non si sentiva pronta per certe cose. Accidenti. Le stava sudando la mano. Ecco, camminare con lui mano nella mano era bellissimo, ma quando si emozionava troppo e la mano le sudava, si vergognava, temendo che a lui facesse schifo. Anche se non l’aveva mai detto. Boh, forse si stava martellando su cose insignificanti. Stando con uno così figo si sentiva un po’ insicura, soprattutto fisicamente.
“Guarda che brava sorella maggiore! Tiene per mano il suo fratellino al ritorno da scuola! Spero che tra qualche anno sarai così bravo anche tu!”
Una frase pronunciata da una mamma col passeggino, affiancata dal figlioletto che doveva essere in prima Elementare, a occhio e croce.
Loro due li oltrepassarono, senza dire nulla, e poco dopo svoltarono per imboccare una strada che portava alla metro. Lì si fermarono, si voltarono lentamente per guardarsi a vicenda e…
“AHAHAHAHAH!!!”
Da piegarsi in due dalle risate! Non era la prima volta che succedeva, in fondo loro due non dimostravano gli anni che avevano. Kan era alta e slanciata e le si dava qualche anno in più, mentre Mikey era basso e sembrava un bambino!
“Ti voglio tanto bene, sorellona!” Se ne uscì Mikey, approfittandone per abbracciarla e schiacciare la faccia fra i suoi seni.
“Ti prego, piantala! Mi farai arrestare!”
“Ma se abbiamo la stessa età!”
Un po’ alla volta smisero di ridere e pensarono bene di togliersi da lì per non dare spettacolo.  Scesero i gradini per la metro, dove vennero accolti da un bel calduccio, poi si sedettero al bar e fecero scorta di zuccheri mangiando dei caldi e gustosi waffle al miele, di cui ultimamente Mikey era ghiotto. E che lei imitava volentieri.
Terminato il primo dei due che aveva nel piattino, Mikey si succhiò il polpastrello bagnato di miele. “Ci pensi che tra un mese saremo studenti delle Medie?”
“Mh!” Kan deglutì il boccone. “Posso diti una cosa? Il giorno della cerimonia di apertura, ho intenzione di fare una sorpresa a Ken!”
“Quale?”
“Mi presenterò con addosso la divisa della vostra scuola!”
Sguardo assente di Mikey. Un puntino. Due puntini. Tre puntini di sospensione.
“Non hai capito? Mi sono iscritta anche io lì!”
Un’esplosione di fuochi d’artificio riempì gli occhi di Mikey. “Dici davvero?”
“In verità l’ho fatto a gennaio. Ricordi quando i miei mi hanno messa in punizione? Era per quel motivo. Loro non volevano e insistevano a dire che sarei andata in un prestigioso istituto. Ma alla fine li ho convinti a lasciarmi fare quello che voglio!”
“Caaaavoliii!” Cantilenò Mikey, con ammirazione.
“Quando tu e Ken vi siete decisi a dirmi che avreste frequentato la stessa scuola, io lo sapevo già da tempo. E mi ha fatto arrabbiare il fatto che non mi abbiate chiesto di unirmi a voi.” E quest’ultima parte la disse lanciandogli un’occhiataccia, poi però fece spallucce. “Comunque poi ho fatto di testa mia! Non esiste che restiamo separati!”
“Spero che mi mettano nella tua stessa classe, così potremo sederci vicini! E io potrò dormire con la testa sulla tua spalla!”
“…hai già deciso che dormirai per tutte le lezioni?”
Lui non le prestò attenzione, la nuova fantasia che stava inseguendo lo assorbiva completamente!
“Ogni mattina faremo la strada insieme, tenendoci per mano, poi pranzeremo insieme sul tetto della scuola, soli soletti, e tu mi imboccherai! E al pomeriggio ci nasconderemo nelle aule vuote per pomiciare! E dopo le lezioni di ginnastica faremo la doccia insieme!!!”
Anche troppo, a dirla tutta. Ok fantasticare, ma le sue parole stavano descrivendo situazioni che passavano il limite, sia del regolamento scolastico che del pudore in generale! Non c’è da sorprendersi che Kan, vergognandosi da morire, lo abbia richiamato alla realtà con un sonoro: “Ricordati quanti anni abbiamo, scemo!!!”
Poco più tardi andarono al palazzo dove Draken abitava. Mikey gli fece giusto un saluto stando alla porta della stanza e poi ritornò a casa, Kan invece si preparò tutto l’occorrente per passare la notte lì. Draken era un ragazzo forte e robusto, ma anche lui con un bel raffreddore addosso diventava debole e bisognoso di premure. Fece appena un piccolo tentativo per convincere sua sorella ad andarsene, per paura di attaccarle il raffreddore, ma dopo che lei lo ebbe aiutato a mangiare il riso in brodo e dato le medicine, la voglia di averla accanto divenne abbastanza forte da farlo cedere. Nessuno aveva una parola contraria sul fatto che dormissero insieme, dato che erano gemelli, e loro stessi non si posero il problema. Avevano condiviso il ventre per nove mesi, non c’era nulla di sbagliato a condividere il letto per una notte.
Kan fece una doccia calda e indossò l’amato pigiama di flanella, prima di intrufolarsi sotto le coperte. “Che bel calduccio qui!” Disse, accoccolandosi contro di lui.
“Forse è anche colpa delle linee di febbre. Con le medicine dovrebbero scendere.” Aveva la voce un po’ nasale, giustamente, però almeno non era sofferente e con un pizzico di fortuna si sarebbe addormentato in fretta. Prima dormiva, prima le medicine facevano effetto.
Kan si sporse un istante per stampargli un bacio sulla fronte. “Buonanotte, fratellone.” Poi lui tirò il cordino per spegnere la luce e il buio invase la stanza. Al caldo e abbracciati, la prima a scivolare nel sonno fu proprio Kan, ma non prima di sentire la voce di suo fratello sussurrare piano: “Sono felice che tu sia qui con me.”


Continua nel Capitolo 5: [Bloom]!
  
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