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Autore: Doctor Nowhere    25/11/2022    2 recensioni
Phileas Relish è un distinto universitario inglese a cavallo tra i secoli XIX e XX.
Vive in un mondo positivista, dove le continue invenzioni della scienza alimentano le speranze di un futuro in cui tutti i problemi verranno eliminati alla radice dalla Ragione Umana.
Dall'Esposizione Universale di Parigi del 1889 ad un paesino sperduto in Cornovaglia il giovane Relish, ben stretto al suo ideale di progresso e al suo mentore, il professor Chapman, si ritroverà suo malgrado ad avere a che fare con una strana foresta un tempo luogo di culto pagano, senza riuscire a scrollarsi di dosso l'impressione che ci sia sotto molto più di quello che sembra.
Genere: Dark, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Phileas mosse qualche passo lungo la veranda, e le travi del pavimento cigolarono. Fece schioccare il suo accendino, e la tenue fiammella illuminò la sua mano nel chiaroscuro della sera. Poi incontrò la sigaretta.

Phileas tirò una profonda boccata, e il leggero gusto del tabacco invase la sua bocca e i suoi polmoni. Il fumo si disperse nell’aria prima di raggiungere la tettoia. In quel posto sperduto, solo quell’odore gli ricordava Londra. L’albergo, come tutti gli edifici della città, era costruito in legno, e le tarme si erano ingozzate così tanto che era un miracolo se si reggeva ancora in piedi. Solo due piani, un penetrante odore di naftalina in ogni stanza e fruscii nei muri che nel migliore dei casi erano causati da scarafaggi.

Degno del resto di Wildprey. Un paesino dimenticato da Dio, con strade così strette che per la carrozza era stato difficile muoversi, poche decine di case e ancora meno abitanti. Un posto che Phileas avrebbe volentieri fatto a meno di visitare.

Lo stridio della sedia a dondolo alle sue spalle lo fece sobbalzare. "Professore" esclamò "Pensavo fosse andato a fare un giro per il paese"

Chapman si era imbacuccato in una coperta di flanella e dondolava placido. Alzò la testa per incontrare lo sguardo del suo assistente, poi emise un mugolio e alzò le spalle: "Nah. Mi è bastato fare un paio di isolati per vedere una torma di occhialuti colleghi tutti intenti a discutere della conferenza di domani. Se conosco Praiseworth sarà stato lui stesso a seminare pettegolezzi sulla sua nuova invenzione. Per creare aspettativa, no?" si strinse nella coperta "Se avessi voluto sentirmi ripetere all’infinito quanto quel cialtrone è geniale avrei accettato di dormire nell’albergo pagato da lui. Sempre detto che è un uomo di spettacolo più che di scienza. Senza scrupoli, senza valori…"

Dettagli sull’invenzione in anteprima? Phileas si sporse dietro l’angolo. Davanti a lui si stagliava la stradina principale del paese, polverosa e dissestata, e in fondo c’era effettivamente un piccolo groviglio di persone che, a giudicare dai gesti, erano presi in una discussione animata. Phileas si mordicchiò il labbro.

Non era il solo a fissarli. A una finestra di una catapecchia non troppo distante era affacciata una vecchia, che nei capelli aveva ancora qualche traccia di rosso, intenta a battere ritmicamente i panni e a scrutare torva i visitatori. Si accorse dello sguardo di Phileas, sputò per terra, tirò dentro tutto e sprangò le persiane.

"Desideri così ardentemente la compagnia di barbogi ammuffiti?" il professore si scosse e da un orlo della coperta estrasse la sua pipa "Non ti basta quello che hai qui?"

"Mi perdoni, professor Chapman" Phileas si chinò su di lui e gli accese la pipa "Non volevo essere scortese".

Lui strinse le spalle "Non c’è problema, Relish. Ah, a proposito, per domani mi raccomando la cravatta".

Phileas sorrise. Era proprio fissato con quella cravatta verde mela che non stava bene su niente.

Lo sguardo del vecchio volò oltre, e i suoi occhi si illuminarono "Non è magnifica?"

Phileas si girò. A pochi passi da loro iniziava la foresta. Gli alberi crescevano confusi, disordinati, senza uno schema. Alcuni tronchi erano rigidi e dritti, altri piegati ed attorcigliati. Corrugò la fronte. Tutto così caotico, inefficiente, rozzo. Niente a che vedere con i composti parchi di Londra o Parigi. Alzò gli occhi. Cosa ci trovava il professore…

Chapman si grattò la fronte: "Relish, non è bizzarro un bosco del genere in questa parte dell’Inghilterra? Non ha qualche storia curiosa da raccontarmi al riguardo?"

Il giovane tirò una boccata. Chiuse gli occhi, e tornò con la memoria alle lezioni del professor Ross. "In effetti…" disse a mezza voce "Mi pare di ricordare qualcosa. Wildwood, questo bosco, era un luogo di culto, o qualcosa del genere."

Un refolo di vento scosse gli alberi, che tremarono con un lieve sibilo. Phileas rabbrividì e si strinse nel giaccone.

Il professore si aggiustò gli occhiali sul naso "Affascinante. Dimmi di più"

Phileas trattenne uno sbuffo. Non era piacevole ricordare gli anni sprecati a studiare il passato, ma per il professore ne valeva la pena "Luogo di culto… dei Cornovi, la tribù celtica che diede il nome alla Cornovaglia. Poco meno di duemila anni fa la zona che ora è Wildwood era un grande ritrovo di druidi, e…"

Una macchia bianca guizzò per un istante nella foresta. Phileas sgranò gli occhi, nel tentativo di ritrovarla nella boscaglia.

"E…?" chiese il professore.

Era stata solo la sua immaginazione? O un gioco di luce? Phileas provò ad alzarsi sulla punta dei piedi, poi a chinarsi. Gli alberi di Wildwood rimasero immobili, silenziosi e beffardi.

"Relish? Relish tutto a posto?"

Il giovane si riscosse: "Mi scusi professore, devo aver visto un animale e ho perso il filo"

"Oh, capisco" il vecchio dondolò in avanti e si arrestò. Aggrottò le sopracciglia "Io non vedo nulla, Relish… d’altra parte i miei occhi non sono più quelli di una volta"

Phileas si accarezzò il mento. Non riusciva a levarsi la sensazione di essere osservato… era davvero solo la sua immaginazione?

"Salute, brava gente!"

Alle loro spalle era comparso un vecchio che indossava un giaccone verde e pantaloni marroni, lisi e rattoppati.

L’odore pungente di marciume e concime costrinse Phileas ad arretrare di un passo. Il nuovo arrivato, noncurante, sorrise e tese la mano "Benvenuti a Wildprey"

I pochi denti che gli erano rimasti erano giallastri con punte nere. Phileas si portò una mano sulle labbra e tossì per nascondere il disgusto.

La sedia a dondolo cigolò, il professore si alzò in piedi e strinse la mano al nuovo arrivato "Edgar Chapman, molto piacere signore. E questo è il mio assistente, Phileas Relish"

Al sentire il suo nome il giovane annuii per cortesia.

"Molto lieto, molto lieto" il paesano si umettò le labbra, poi estrasse dalla tasca un pezzo di tabacco da masticare "Venite da molto lontano? Sapete, di solito non abbiamo molti forestieri da queste parti ed ora ce ne troviamo un intero esercito"

Il professore si strofinò le mani "Non stiamo creando disturbo, voglio sperare"

"No, no, affatto, ma…" l’uomo strizzò l’occhio "Qualche comare ancora più vecchia di me sarebbe di sicuro più sollevata se capisse un po' meglio che cosa sta succedendo"

Phileas tirò un’altra boccata alla sigaretta ed arretrò di qualche passo. Stava facendo buio piuttosto in fretta, per una sera d’estate.

Il professore si strinse nella giacca "Beh, non è certo un segreto. Siamo qui per assistere ad una conferenza presso l’aula magna del vostro comune"

"Il comune?" il paesano addentò il tabacco con l’ultimo canino rimasto e ne staccò un pezzo "Luogo bizzarro per riunire tanta gente da tanto lontano"

Chapman allargò le braccia: "Sono più che d’accordo con voi, ma l’invito era molto chiaro in proposito. Ad ogni modo non preoccupatevi, dubito che questa confusione durerà ancora a lungo. La conferenza sarà domattina, dopo di che presumo che partiremo quasi tutti"

Il paesano succhiò forte e schioccò la lingua: "Domattina, dite?"

Il professore annuì: "Domattina alle nove in punto, ve lo assicuro. Concedeteci solo un altro po' della vostra pazienza"

Un bruciore all’indice fece trasalire Phileas, e gli sfuggì un gridolino. Aprì la mano, e la sigaretta consumata cadde al suolo. Il paesano gli rivolse un ghigno "Molto bene, signori, vi auguro buona permanenza a Wildprey allora. Vi consiglio però di non avvicinarvi troppo alla foresta. Sapete, non è un posto molto sicuro, specie per chi non la conosce"

Phileas strinse gli occhi. Quel tono non gli piaceva granché.

Chapman, come se niente fosse, annuì “Saremo prudenti, non dubiti.”

Il giovane calpestò il mozzicone. Certo, perché quel boschetto faceva venire una voglia matta di farci una passeggiata. Le sue scarpe di vernice non sarebbero sopravvissute.

Il vecchio si girò e si allontanò. Iniziò a canticchiare un motivetto che Phileas non seppe distinguere, ma alcune note erano così stonate e aspre che si dovette massaggiare le orecchie.

Il professore si stiracchiò "Un tipo bizzarro, non trova Relish?"

"Preferirei non commentare, professore" mormorò il giovane "Tutto quello che potrei dire non sarebbe da gentiluomo."

   
 
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