Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: Alexander33    25/11/2022    1 recensioni
Una ragazza poco raccomandabile dispersa tra le pieghe del tempo, un sos misterioso, una soluzione da trovare, un cuore spezzato da guarire.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Tadashi Daiwa, Yattaran
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Domani faremo porto ad Eta Carinae*…» Harlock diede questo annuncio come se stesse commentando la situazione meteorologica, prima di lasciare la plancia e ritirarsi.

 

Si alzarono esclamazioni di giubilo, mentre Kei fece una smorfia infastidita «Ecco, ci risiamo…»

 

«beh?! Che c’è di particolare su questo Eta Carinae?» chiese Kaya.

 

«puoi immaginare il posto più volgare, degradato, vizioso e squallido dell’universo?»

 

«si, certo!»

 

«bene! Puoi scommetterci che Eta Carinae è molto più deprimente di quello!»

 

«mmmm… interessante… e perché il capitano vuole andarci?»

 

«non riesci proprio ad immaginarlo?» 

 

«Più o meno, solo che non me lo vedo Harlock che va a puttane. Il vicecomandante invece sì.»

 

«non è sempre stato così… » sospiró Kei ma non aggiunse altro.




 

Un piano si era insinuato nella sua mente. La sera dopo tutto l’equipaggio era avviato a recarsi nel centro della città. Kei e Tadashi si avvicinarono a Kaya 

«vuoi venire con noi? Andiamo al casinó, è il posto meno peggiore di tutto questo puttanaio…»

 

«no, grazie. È la prima volta che visito un pianeta alieno: mi faró un giretto, voglio osservare il più possibile…»

 

«come vuoi!» la moto con a bordo Kei e Tadashi partì sgommando.

 

“non me ne frega un cazzo del pianeta! Devo sapere dove se ne va il guercio…”


Si fermó appena fuori dall’Arcadia, a pochi passi dall’Hangar dal quale uscivano i mezzi di trasporto. Aprì la borsetta e ne versó il contenuto a terra, poi si accucció fingendo di raccogliere tutto per prendere tempo, mentre tutti i pirati le passavano accanto: chi su moto, chi su automobili, qualcuno a piedi. Il capitano ancora non si vedeva.

 

Appena uscì l’agganció:

«sono rimasta a piedi… me lo dai uno strappo?»

 

E così guadagnó un passaggio a bordo del bolide del capitano. Sfrecciavano tra le vie spoglie, bambini malvestiti e lerci giocavano per strada nonostante la sera fosse calata da un bel pezzo. Prostitute volgari e trasandate appostate ogni pochi metri ad offrire corpi macilenti o troppo generosi. Ma doveva ammettere che farsi vedere aggrappata a quel bel pezzo d’uomo, a bordo del motociclo di grossa cilindrata fece sentire bellissima anche lei.

 

Harlock parcheggió la moto in un piazzale in periferia.

«laggiù c’è una fermata dell’autobus. Ti porterà in centro senza spese”.

 

«non posso venire con te?» provare non costava nulla, ma prevedibilmente:

 

«no, non puoi. Ho degli affari da sbrigare. Fatti riaccompagnare da qualcuno della ciurma…»

 

Detto questo si avvió a passo spedito dalla parte opposta delle luci della città.

Kaya contó mentalmente fino a 10, poi gli si mise alle costole.

Sapeva pedinare senza farsi scorgere: aveva affinato la tecnica quando doveva borseggiare le signore ingioiellate. Le puntava, le seguiva per 2 o 3 isolati e al momento giusto passava all’azione.

 

Harlock camminó a passo spedito per una ventina buona di minuti, dopodichè si fermó dinnanzi ad un piccolo squallido e vecchio condominio, imboccó il portoncino d’entrata.

 

A fare da palo una donna di mezza età truccata in maniera esagerata. Era sicuramente l’entrata di un bordello d’infimo ordine.

 

«che delusione capitano! Mi sembravi più un tipo da escort…»

 

Giró l’angolo e aprì la borsetta che aveva a tracolla: ne estrasse un fagotto e un paio di scarpe dai tacchi vertiginosi. Per fare quel che aveva in mente doveva intonarsi con l’ambiente circostante e vestirsi da puttana era il minimo.

Non aveva ne il tempo ne gli strumenti per un trucco elaborato: un rossetto rosso fuoco sarebbe bastato.

Il fagotto si riveló un tubino in similpelle talmente corto e stretto da coprirle a malapena il sedere.


Entró senza esitare.

La hall del bordello era squallida come l’esterno: moquette vecchia e consunta nocciola stinto, carta da parati di uno squillante rosso mattone con decorazioni che un tempo dovevano essere state color bronzo,  un bancone di finto legno con un abat-jour dalla quale penzolava una frangia di perline multicolori. Poster con ragazze completamente nude in pose molto poco eleganti decoravano le pareti.

 

Fu subito fermata da un tizio che doveva essere il pappa: al collo aveva un’oreficeria e anelli vistosi alle dita.

 

«chi sei tu? Che vuoi? Cerchi lavoro?»

 

«cosa voglio io?! Sono venuta a cercare quel porco di mio marito! Dimmi dov’è! Questa volta lo mando in ospedale!»

 

«abbassa la voce gallinella… non posso sputtanare i miei clienti! Aspettalo fuori tuo marito!»

 

«senti carino…» frugó nella borsetta e ne trasse un rotolo di banconote che aveva rubato dalla scrivania di Harlock poche ore prima. Era sempre molto previdente.

 

«fammi questo favore… devo fotografare quello stronzo mentre si scopa la tua puttana: mi servono le prove o non becco un quattrino dal divorzio!»

 

Mise il rotolo di soldi in mano al tizio.

 

Dalla faccia dell’uomo, non doveva aver mai visto tanti soldi in una volta sola, e tentennó solo un attimo.

 

«d’accordo, dimmi chi è tuo marito, descrivimelo»

 

«alto, slanciato, sfacciatamente bello e… gli manca un occhio.»

 

A quelle parole il tizio ridacchió e la squadró meglio da capo a piedi

«certo! Dovevo immaginarlo…»

 

«che cosa? Cosa immagini? Parla!»

 

«dovevo immaginarlo che fosse lui, basta guardarti! Sei identica a Sarah… vuole sempre e solo lei. Guarda!»

 

Tiró fuori da sotto il bancone la foto di una ragazza e quando la vide non ne restó affatto stupita: poteva essere un suo ritratto perché mostrava una giovanissima mora con gli occhi chiari, tra il grigio e il verde.

“Ma allora è un maniaco! Lo sapevo che aveva qualcosa che non andava…”

 

«… non capisco perché venga a cercarsi la mia puttana, quando a casa ne ha una già bella che pronta all’uso…»

 

«hei! Non sono fatti tuoi! Come ti permetti?!» fare la finta indignata la divertiva sempre molto: aveva la vena dell’attrice consumata.

 

«comunque adesso è nella 305, secondo piano. Se sali subito lo becchi con le dita nella marmellata… se la vogliamo mettere così…»

 

«sai cosa? Ci ho ripensato: è meglio se me lo tengo. Mi porta un sacco di soldi, e poi ho due bocche da sfamare a casa… per adesso va bene così, faró finta di nulla…»

 

«come ti pare, ma i soldi li tengo…»

Kaya fece un gesto con la mano, come per mandarlo a quel paese e si giró per uscire, quando una voce la fece trasalire.

 

«E quella? Dove la tenevi nascosta? Chi è?»

 

Kaya si immobilizzó, con un piede fuori la soglia pronta a scattare. 

“Porca vacca! Ha già fatto? Capitano, sei scarsetto a quanto pare…”

 

Era la voce di Harlock che aveva finito di farsi i fatti suoi e stava uscendo dal bordello.

 

Il tipo sghignazzó divertito

«dovresti conoscerla molto bene, ma lasciatemi fuori dalle vostre beghe familiari…»

 

Harlock lo guardó interrogativo

«la devi conoscere molto bene perché dice di essere tua moglie…»

 

Kaya stava già correndo lungo il marciapiede più veloce che poteva, con Harlock alle calcagna. Si fermó giusto un secondo per togliersi le scarpe col tacco e riprese a correre più veloce di prima.

Non conosceva la città quindi correva a casaccio, infilandosi in vie affollate per far perdere le sue tracce ma Harlock le stava sempre dietro.

 

“Merda! Ne ha di fiato!”

 

Un paio di volte fu li li per agguantarla e stava disperando di poterlo seminare quando si infiló in una via più larga, costeggiata di locali non proprio per signore. Infiló la prima porta e la sorte fu propizia: era una discoteca zeppa di gente. Sgomitando avvicinó la prima donna e le si aggrappó addosso

«Presto!!! Il bagno delle signore!»

La tipa, evidentemente strafatta di qualche sostanza stupefacente, si limitó ad indicare un punto nel buio alla sua destra.

 

Harlock intanto stava fendendo la folla, cercandola.

 

Kaya si abbassó, sperando di nascondersi e sgattaioló nella direzione che le era stata indicata.

 

«sono proprio dei veri cessi!» disse Kaya storcendo il naso, e passando avanti tra la fila di ragazze e donne che si era formata in attesa.

 

«hei! Aspetta il tuo turno!» una donna sulla sessantina, grossa, mal truccata e coi denti guasti la rimproveró.

 

«ma per favore!!!!» cosí dicendo Kaya estrasse il coltello facendolo girare abilmente tra le dita

«coraggio, via via toglietevi di mezzo! C’è un tizio che mi sta dietro… fatemi entrare!»

 

«ti stanno inseguendo?» cinguettó una ragazzina più giovane di lei.

 

«potevi dirlo subito, ti copriamo noi! Entra in bagno!» era stata la signora grossa a parlare. Le fecero largo lasciandola passare.

 

Sia benedetta la solidarietà femminile.

 

Harlock spalancó la porta e fu subissato dagli insulti

 

«hei! Il cesso degli uomini è dall’altra parte!»

 

«vai fuori! Sporcaccione!!!!»

 

«ecco un’altro porco! Cosa vai cercando? Sparisci!»

 

A quel punto Harlock si arrese e tornó sui suoi passi.


Quando fu sicura che Harlock ebbe lasciato il locale si sedette su una sedia, sfinita,  massaggiandosi i piedi a pezzi.

Rimise le scarpe col tacco in borsa e si infiló le sneakers.

 

Tutto quel pandemonio ne era valso la pena: era entrata nell’intimità del capitano. Adorava avere informazioni che gli altri ignoravano.

Adesso conosceva il tallone d’achille di Harlock: era una dritta che avrebbe potuto rivelarsi utile in futuro.





 

«allora capitano? Divertito ieri notte?» Yattaran era euforico: le nottate su Eta Carinae lo ritempravano come nient'altro.

 

«ho fatto una strana scoperta…» Harlock esitó guardando di sott’ecchi Kaya che gli volgeva le spalle «sono venuto a sapere di avere una moglie e due figli…»

 

Kaya trattenne il respiro… possibile l’avesse riconosciuta?

 

«ti avranno scambiato per qualcun’altro…» azzardó Kei.

 

«puó essere… anche se ho passato un bel po’ di tempo ad inseguire una moretta con un gran bel culo, che diceva di essere mia moglie… chissà, forse era un’altra puttana in cerca di clienti…»

 

Kaya sudava freddo tendendo le orecchie come antenne radar, e fingendo di occuparsi di altro.

“Puttana! …attento a te, sfregiato di un guercio…”

 

«beato te capitano!» si lagnó Yattaran «a me non succedono mai queste cose. Se non pago, non batto chiodo!»

 

«questo Perchè a voi uomini interessa unicamente inzuppare il biscotto. Se vi impegnaste a trovare una brava ragazza per mettere in piedi una storia semi seria non avreste di questi problemi» osservó Kei.

 

«avrai anche ragione, ma dove lo trovo il tempo? Siamo nomadi tra le stelle e, a meno che tu non ti offra volontaria, non c’è molta scelta su questa nave…»

 

«non ci provare vicecomandante!» Kei faceva la finta offesa.

 

«e tu? Ti sei divertita ieri sera?»

Anche se era girata di spalle fingendo di non seguire la conversazione, sapeva benissimo che Harlock stava parlando con lei.

 

«dico a te, cronoturista!» 

 

“Fa anche lo spiritoso… e bravo l’orbo!”

 

«eh?! Io???»

 

«sì, tu! Ci siamo separati al parcheggio… che hai fatto dopo?»

 

«niente di che… ho passeggiato, ho visto vetrine, negozi… ma nulla di interessante. Ha ragione Kei: quel posto è squallido, non fa per le ragazze come noi…»

 

Kei le dava ragione.

 

«peró ho comperato questo…» mostró il polso che sfoggiava un bracciale d’oro grosso un dito: sapeva che così facendo avrebbe tolto ad Harlock qualsiasi dubbio, seppur ne avesse avuti, sull’identità della sua presunta “moglie”, perché il bracciale apparteneva al pappone del bordello.

 

«comprato? Sicura?» un guizzo nello sguardo: la comprensione.

 

«comunque tutto sommato non era un granché: una prostituta in cerca di un pollo da spennare…»

 

Kaya non resistette, avvicinandosi ad Harlock, che come di consueto era spalmato sul suo trono, e facendo in modo che nessuno la sentisse oltre lui, lo provocó

«…non sapevo avessi un debole per le minorenni, sulla terra si finisce in gattabuia per vizietti come questo…» Sorrise diabolica, sfilandogli davanti, quando il capitano allungó appena una gamba, facendola incespicare. Finì lunga distesa sul pavimento tra l’ilarità dei presenti.

 

«inciampi sui tuoi piedi?» la schernì, poi le pose una mano per aiutarla a rimettersi in piedi. Kaya lo fulminó con lo sguardo, ma stette in silenzio.

 

«tutto a posto? Nulla di rotto?» poi, piano per non farsi sentire da altri proseguì «questa conversazione si è fatta interessante, ma preferisco continuarla altrove».


Kaya seguiva Harlock, dopo che le aveva fatto intendere che era arrivata la resa dei conti.

 

Camminava avanti a lei con passo spedito ma l’andatura faceva trapelare una sorta di stanchezza, più morale che fisica.

 

Le tenne la porta aperta e la richiuse quando furono entrati.

 

«Avanti. Cosa stai cercando?» lo disse senza preamboli. Ormai era chiaro che Kaya stesse ficcando il naso nella sua vita.

 

Così, a carte scoperte, non era facile parlare. O mentiva o avrebbe dovuto ammettere di avere un debole per lui. Un’ossessione, era più il termine adatto. E a volerla dire tutta, era gelosa. Gelosa marcia del suo doppelgänger, di quella ragazza che pur avendo tutto, aveva gettato quel tutto alle ortiche.

 

«Allora? Ti trovo a frugare nei miei appartamenti, mi pedini fingendoti mia moglie, ficchi il naso nella mia vita privata… cosa stai cercando?»

 

«voglio sapere di lei. Chi è? Perché se ne è andata? Che persona era?» la sfacciataggine non le mancava di certo.

 

Harlock si era seduto e giocherellava con un tagliacarte mentre Kaya parlava. Poi lo gettó sul tavolo e tiró fuori un pacchetto di sigarette.

Prima di risponderle si prese tutto il tempo di accenderne una e decidere se mandarla definitivamente al diavolo o vuotare il sacco. Ma sì, in fondo ne era passata d'acqua sotto i ponti. 

Kaya aspettava, sicura che tra pochissimo avrebbe svelato il mistero che rincorreva ormai da settimane.

 

Espiró una densa nuvola di fumo, stringendo l’occhio per osservarla oltre la nube biancastra.

 

«vuoi sapere di Mayu… perché? Non la conosci nemmeno.»

 

«perché mi somiglia. Perché ho scoperto che vai a scoparti quella puttana su Eta Carinae almeno una volta al mese perché ti ricorda lei. Perché voglio cercare di capire se la mia presenza qui ha a che fare con lei…» E perché sono fottutamente gelosa, questo lo pensò ma se lo tenne per sé.

 

Harlock fece una risata secca, piegando la testa da un lato

«sembra il comportamento di una donna patologicamente gelosa. Vuoi sapere di Mayu? Bene! Sarai accontentata, ma non so se quanto sto per dirti ti piacerà…» fece un tiro e Kaya osservó quanto la magrezza del suo volto, accentuata dall’atto di aspirare, mettesse in evidenza gli zigomi che davano quel tocco maschio al viso, già bello di suo. Le labbra socchiuse mentre la osservava le fecero fremere d’emozione la bocca dello stomaco.

 

Continuó «Mayu è la giovane donna di cui hai rotto il ritratto. Lei è stata l’affetto più grande della mia vita da sempre. Dici che le somigli? Esternamente, puó darsi, ma non sei lei. Nessuna potrà mai prendere il suo posto perché lei era tutto; è stata la mia amante, la mia compagna…. Cosa c’è di strano in questo?» parlava assorto, teneva la sigaretta tra indice e medio, osservandone il minuscolo ardere delle braci.

 

Sospiró prima di continuare «Amante e compagna… ma prima di tutto questo lei era… mia figlia.»

 

Sentirlo pronunciare quelle parole fu come una doccia gelata.

 

Figlia! Rieccheggiava nella sua testa, mentre velocemente metteva insieme i pezzi: l’ossessione per tutte le ragazze che le somigliavano, il non volerne parlare e, forse, il motivo per il quale lei se ne era andata? Harlock, l’unico uomo ad averla trattata con dignità e rispetto era infine della stessa pasta di quel maiale che le aveva rubato la vita?



 

*ho preso a prestito il nome di un sistema binario di stelle. 

   
 
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