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Autore: desigra2005    25/11/2022    0 recensioni
Ci sono amori che nascono per magia quando gli sguardi si accarezzano e le pelli si sfiorano, che non conoscono limiti, distanze e religioni, amori incondizionati, puri. Questa è la storia di Loredana, giovane fisioterapista, che tra amori, drammi, spensieratezza e speranze colorerà la campagna romana.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Gabriele rassicurò il papà e la nonna sulle condizioni di Giada e ne approfittò per farle una bella ramanzina sui danni che l’abuso di alcool può provocare. Mia sorella sembrava davvero mortificata per quanto accaduto mentre mio padre non si lasciò scalfire dalle sue scuse e mantenne il polso duro nei suoi confronti. “Non importa quanto tu possa sentirti dispiaciuta, ogni azione ha una sua conseguenza e diventare grandi vuol dire anche prendersene la responsabilità. Capirai bene che il mio ruolo di genitore mi impone di infliggerti una punizione per ciò che è successo; mi rendo conto di aver lavorato troppo quest’anno e di averti dedicato troppo poco tempo per cui ciò potrebbe aver influenzato la tua capacità di giudizio. Per tutta l’estate ti sarà vietato partecipare alle feste e/o serate con i tuoi amici ad eccezione che non ti accompagnino Beatrice o Loredana. Se per caso dovessi venire a conoscenza che ti sei di nuovo avvicinata all’alcool in maniera esagerata prenderò provvedimenti molto più restrittivi. Non ho piacere nel punirti, per cui tesoro, evita di farmi calare nel ruolo del padre cattivo. Gabriele vorrei ringraziarti ancora una volta per tutto quello che hai fatto per noi, non lo scorderò di certo”. L’arrivo dei primi ospiti interruppe il discorso di mio padre, si congedò da noi e andò ad accoglierli. “Mi raccomando Giada l’alcool non è mai la soluzione ai problemi”. Mia sorella che aveva indossato dei semplici jeans strappati e una canotta sbuffò. “Ho capito dottore, non sono stupida. E’ facile parlare, bisognerebbe calarsi nei panni delle persone”. Gabriele si sedette accanto a lei. “Ti racconterò una breve storia: c’era una volta un bambino che ha passato la maggior parte della sua infanzia in un istituto orfani; in quel posto si sentiva molto solo, non riceveva carezze, nessuno gli faceva complimenti, non si sentiva amato. Un giorno viene affidato ad una famiglia di medici, il bambino era ormai cresciuto ed era un adolescente, era arrabbiato con il mondo ed iniziò così un percorso di autodistruzione: si metteva in situazioni pericolose, beveva, cercava sempre la rissa e così facendo non si accorgeva che stava perdendo l’unica cosa bella che la vita gli aveva donato: la sua famiglia. Per fortuna i suoi genitori furono molto pazienti ed amorevoli e lo aiutarono a trovare la sua strada e a fargli capire che dedicandosi completamente alle altre persone poteva colmare e placare il vuoto dentro di sé. L’alcool è una bestia, non lasciare che prenda il sopravvento su di te”. Con il dorso della mano mi asciugai gli occhi, era la prima volta che raccontava del suo passato; ai tempi dell’università non aveva mai fatto mistero di essere stato adottato ma nessuno aveva mai immaginato che la sua infanzia fosse stata così difficile. Mia sorella rimase profondamente colpita, lo ringraziò con il cuore e poi andò ad accogliere i suoi amici lasciandoci soli. Andai ad abbracciarlo ma lui spostò dolcemente le mie mani. “Loredana non voglio la tua compassione. Ho raccontato questa storia solo perché Giada capisse che parlavo con cognizione di causa ma vorrei che tu continuassi a guardarmi con gli stessi occhi di prima. Te lo chiedo per favore”. Annui con la testa e lo invitai a scendere giù per partecipare all’aperitivo di benvenuto. “Vi ringrazio per aver deciso di partecipare così numerosi alla mia piccola festa. Spero che la giornata sia di vostro gradimento e che possiate godervi il lavoro che è stato svolto durante l’anno. Se oggi siamo qui è anche merito vostro e delle vostre famiglie. Non mi dilungherò troppo con le chiacchiere e direi subito di brindare a noi. Grazie”. Mio padre era un vero e proprio oratore, sapeva bene cosa dire, come dirlo e quando farlo; mia nonna spesso gli diceva che sarebbe stato un grande politico se solo avesse voluto. Intorno a noi tantissime persone si unirono al brindisi, erano già in molti ad essere arrivati. Le mie sorelle mi raggiunsero appena ci videro. “Finalmente sei arrivata. Matteo è arrivato insieme agli altri, l’ho preso in disparte e gli ho chiesto di mantenere un profilo basso soprattutto per rispetto verso papà. Gli ho anche vietato di avvicinarsi a Edoardo e di rispondere alle provocazioni. Camilla mi ha promesso che lo terrà d’occhio ma credo che si comporterà bene. Papà vuole conoscerli, ora vado con lui da loro. Speriamo in bene ragazze”. Giada stava affrontando il tutto nel migliore dei modi, Gabriele mi mise un braccio intorno alle spalle e mi fece l’occhiolino; Beatrice invece era molto nervosa, continuava a guardarsi in giro. “Tutto bene? Marco non credo sia ancora arrivato per cui puoi metterti tranquilla”. Cercai così di smorsare la tensione. “Non sono in pensiero per Marco, mi troverebbe anche se decidessi di nascondermi per tutto il giorno. Spero che non si presenti David, il cancello rimarrà aperto per permettere alle persone di entrare ed uscire; è stata un’espressa volontà di papà”. Gabriele intervenne spontaneamente nella conversazione. “Spero per lui che non si presenti perché altrimenti glieli lascio io due segni sul polso! Non so i dettagli e non mi interessano ma un uomo per essere chiamato tale deve portare rispetto ad una donna e lui non l’ha fatto”. Placai subito il suo senso di protezione. “Gabry, per piacere, quello che vorremmo è che non ci fossero scontri oggi, di nessun tipo: né verbali né fisici. Mio papà ci tiene troppo a questo giorno e se qualcosa dovesse andar male per colpa nostra non ce lo perdoneremmo mai”. Annuì con lo sguardo e proprio in quel momento ci si avvicinò la famiglia De Barbieri al completo. “Buongiorno ragazze. Siamo molto contenti di essere qui oggi. Vostro padre ha fatto un gran lavoro quest’anno e ora che è anche socio di mio figlio sono molto felice di poter toccare con mano il suo ingegno. Anche se, come ogni anno, il principale motivo per il quale sono presente è certamente la cucina di vostra nonna”. La battuta ci strappò una risata comune, lo ringraziai a nome di tutta la famiglia. “Lei deve essere il dottore che ha affittato la casa vicino la nostra, non è vero?”. Lucia squadrò Gabriele dalla testa ai piedi mentre io colta di sorpresa lo guardai interrogativamente. “Salve, per il momento sono solamente venuto a vederla ma è mia intenzione fare una proposta per l’affitto della casa. E’ molto bella e la zona mi è piaciuta molto”. Andrea non si fece scappare l’occasione per chiarire il suo pensiero. “Nessuno lo trova strano visto che lavorerà a Roma? Non era meglio trovarsi un appartamento nelle vicinanze dell’ospedale? Cos’ha di tanto speciale questo piccolo paesino da rubarti il cuore?”. L’allusione era evidente a tutti e non riuscii a fare a meno di arrossire, per fortuna Lucia calmò le acque. “Suvvia tesoro, non mettiamo in imbarazzo il dottore. Anzi, dobbiamo considerarci fortunati ad averlo come vicino di casa”. Gabriele le sorrise. “Signor De Barbieri ho saputo che è un collezionista di auto d’epoca. Io ne sono un grande appassionato, mi piacerebbe un giorno poter visionare il suo garage”. Vittorio fu conquistato immediatamente e si allontanarono chiacchierando amabilmente, il primo sospiro di sollievo della giornata uscì dalle mie labbra. Lucia ne approfittò per chiederci dove fosse nostro padre e con la scusa di salutarlo si allontanò con la figlia, Edoardo era molto taciturno mentre Andrea era decisamente contrariato. “Non pensavo di trovarmelo qui anche oggi. Se lo avessi saputo avrei gentilmente declinato l’invito. Perché lo hai invitato? Stai testando la mia pazienza?”. Beatrice intervenne in mia difesa. “Non arrabbiarti con lei, è stato nostro padre a chiedergli se volesse restare. E’ venuto questa mattina a visitare Giada per accertarsi che stesse bene. Se è così che pensi di vincere la guerra, caro mio, stai prendendo un granchio. Usa la testa e meno testosterone! E tu, se tieni un po' a lei valla a cercare e parlale; ma perché voi uomini non mettete mai da parte il vostro fottuto orgoglio?”. Mia sorella si allontanò tappandosi le orecchie e facendo smorfie proprio a sottolineare il fatto di non voler sentire repliche. “Che faccia tosta che ha tua sorella! Non so come faccia Marco a sopportarla. Su una cosa ha ragione però, Edoardo dovresti andare a cercare Giada”. Il ragazzo sbuffando seguì i loro consigli. “Dobbiamo parlare di tante cose ma non so se avremo il tempo per far tutto oggi. Sono qui anche per presentare il nuovo progetto quindi probabilmente avrò tutto il pomeriggio impegnato. So che non ti sentirai sola e questo mi fa impazzire!”. D’istinto lo abbracciai; come le nostre pelli si sfiorarono un calore ormai familiare si fece largo nel mio corpo: la passione tra noi era al culmine e prima o dopo sarebbe esplosa facendoci dimenticare di tutto e di tutti.
   
 
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