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Autore: Miky_D_Senpai    26/11/2022    0 recensioni
Un'altra "What if?" che deriva da una delle più dolorose morti di tutto l'anime.
D'altronde si sapeva fin troppo poco su quel personaggio e ha fatto comunque abbastanza male ai nostri cuoricini (siamo cresciuti male e addolorati eh). Quindi volevo - perché anche questa storia proviene dal lontanissimo 2015 e la sto ristrutturando - dare una seconda chance al personaggio che prometteva di essere un buon sostituto come protagonista, ma che non ha avuto la protezione che meritava da parte di Oda-sama.
Comunque eccoci qui, personaggi nuovi verranno introdotti per rendere al meglio la narrazione simile a quella del manga. Dovrò fare anche un ripasso per non cambiare proprio completamente la trama di tutto One Piece per non dovermi inventare un universo in cui NON avvengono fin troppe cose.
Ci vediamo dall'altra parte nella speranza di trovare sempre nuove motivazioni per continuare la stesura.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Monkey D. Garp, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Arcipelago Organ, città di Orange (tempo presente)
 
«Sergente! I preparativi per la partenza sono stati ultimati, in questo modo dovremmo arrivare a Marineford in tempo per l’esecuzione» il biondo non lo stava ascoltando, troppo occupato a controllare alcune carte. «Sergente Hermeppo!» la seconda chiamata fece sussultare il ragazzo, che nascose in fretta il progetto dietro alle sue spalle.
«Ho capito, che diamine!» tentò di ricomporsi facendo valere quel briciolo di autorità che gli era stata concessa. Solo il fatto di aver ricevuto l’ordine di coordinare una missione segreta aveva riacceso una grande fiducia nella sua rincorsa all’aumento di grado. Aveva iniziato a percepirne l’urgenza quando si ritrovò a essere pari del suo amico Coby, malgrado fosse più grande e avesse più esperienza nella marina.
Nonostante questo, gli era stato concesso il coinvolgimento sul campo, lontano dal quartier generale, senza però avere modo di ottenere informazioni fondamentali, come conoscere tutti i dettagli di questa missione, le motivazioni per tanta premura da parte di Garp e, per quello che aveva capito, la causa dell’impiego di due singole persone per la fase successiva. Ma lui si doveva dimostrare l’uomo adatto, pronto a eseguire un ordine senza fare troppe domande, prendersi il suo premio e scordarsi di quanto accaduto, anche di chi era coinvolto, in particolare dei due ragazzi che stavano riposando ora che il lavoro era finito.
«Non preoccupatevi di svegliarli, devono comunque restare qui» ordinò Hermeppo, sarebbero salpati da lì a poco e quasi non ricordava il nome di quei due che si lasciava alle spalle. Sospettava qualcosa, ma la mente era troppo occupata a pensare alla grande guerra che si avvicinava per prestare attenzione anche solo alla cosa più ovvia: il cognome.
 
Portuguese D Michinaga si svegliò dopo qualche ora. Avevano attraversato un numero sconfinato di miglia e quel viaggio l’aveva stremato, in più aveva dovuto sottostare agli ordini di un marine che non aveva nemmeno controllato il suo grado prima di pavoneggiarsi per il suo ruolo in questa “missione segreta”. Non gliene avrebbe dato completamente la colpa, dato che lui era stato costretto a indossare una divisa molto più simile a quella di un nitōhei3.
Avevano preparato una piccola base operativa nel corso delle poche ore, allestendone una che potevano definire preconfezionata. Era molto umile per essere definita utile, non aveva nemmeno due piani ed era costruita attorno a una gabbia di agalmatolite marina che era ancora vuota. Lui e la sorella avrebbero avuto due alloggi ai lati della gabbia e avevano ricevuto ordini di fare da guardie carcerarie. Erano su un’isola così lontana dall’azione e dalla loro vecchia base che si sarebbero sentiti abbandonati se non fosse stata abitata.
Il luogo dove avevano posizionato la gabbia aveva preso il posto delle macerie di un edificio commerciale che aveva preso fuoco chissà quanto tempo prima. Non avevano avuto pochi problemi nello stabilirsi, soprattutto con un cane che sembrava fare la guardia a quel terreno e che, nonostante la differenza di forza, era riuscito a mordere il sergente Hermeppo più volte. Solo l’arrivo di Ayako sembrò porre un freno al suo malumore. Erano riusciti a tranquillizzare il sindaco con meno difficoltà, rassicurandolo di come la difesa della città sarebbe stata una loro priorità, trascurando completamente i dettagli della loro missione.
Sarebbe stata una convivenza forzata e più di un civile aveva espresso i propri dubbi in merito all’utilità di lasciare solo due marine per proteggere un intero arcipelago, ma anche Hermeppo, un po’ esagerando la sua sicurezza, aveva ammesso che erano stati scelti da Garp in persona per quel lavoro e avevano la loro piena fiducia. Si atteggiò un po’, dando anche la sua parola, senza sapere di stare parlando di suoi superiori, d’altronde non si erano nemmeno presentati.
L’atteggiamento sfacciato dei due giovani era l’unica cosa che si era fatta notare fino al momento in cui la ragazza si svegliò. Ayako portava con sé ancora il trauma della sera in cui furono svegliati da Tsukyiama, la stessa in cui la base era stata smantellata e i loro destini si erano separati. Nella sua mente, le maschere della Cipher Pol avevano lasciato un’impronta indelebile, ma il dolore più grande era stato l’arrivo di Sakazuki. Il marine non si era fatto scrupolo a “testare” la resistenza di due ragazzini che osavano mettersi tra lui e la missione che gli era stata assegnata, nonostante questa coinvolgesse anche loro direttamente, e in nessun modo questo comprendeva i loro cadaveri.
Il suo risveglio fu brusco, probabilmente era arrivata al punto peggiore del suo solito incubo, ma quello non la fermò da essere subito reattiva a una minaccia che le risultava in avvicinamento. Il suo potere le consentiva di sfruttare anche l’acqua marina, ma non direttamente, era una forma passiva di utilizzo che aveva perfezionato con il tempo e la sfruttava per capire correnti e gli oggetti in movimento sopra e sotto la superficie dell’acqua. La precisione andava perdendosi con la distanza dall’acqua, ma riusciva a mantenere il contatto sfruttando il manichino di acqua che plasmava a sua immagine.
Forse era stata la presenza di una nave che si avvicinava al piccolo porto della città a metterla in allerta, ma almeno aveva modo di mettere a tacere le voci su come solo due marine non sarebbero bastati a proteggere l’arcipelago. Voci che, per quanto potesse fare finta di non ascoltare, era decisa di mettere a tacere.
 
La nave, come seguendo un copione visto e rivisto, attraccò riversando il proprio equipaggio nel villaggio. La bandiera con il teschio sventolava fiera, anche se il viaggio di quegli uomini era appena iniziato, sembravano essere riusciti a procurarsi un vascello ben fornito, avrebbero potuto assediare il villaggio per giorni consecutivi con le giuste scorte, ma erano scesi a terra perché probabilmente non ne avevano.
I civili si erano rifugiati in tempo per evitare il passaggio della ciurma e, prima che questi arrivassero alla taverna, si trovarono davanti la piccola base con gli stendardi della marina. La loro sicurezza sembrò vacillare, probabilmente non pensavano di trovarsela davanti, nonostante avessero visto passare il galeone, attendendo con cautela per fare la loro mossa. Il capitano della ciurma, che sembrava il più attento, notò subito la gabbia e l’assenza sia di militari che di prigionieri.
La situazione sembrava abbastanza tranquilla per loro, avrebbero potuto saccheggiare in tranquillità senza lasciare alcuna traccia, ma qualcosa nella tranquillità di quelle strade li turbava. Troppo occupati a guardare gli edifici, non si accorsero che qualcosa stava oscurando il cielo. Quando finalmente l’ombra raggiunse le loro teste si girarono per scoprire che la nave con la quale erano salpati giorni prima, si trovava a mezz’aria, circondata da quella che sembrava una collana di perle luccicante.
Senza nemmeno avere avuto il tempo di formulare una risposta a quella situazione, attorno a loro, nella penombra creata dalla nave, iniziarono a comparire tante copie della stessa marine. In quello scenario apocalittico, i pirati si arresero, tentando di patteggiare avendo capito che la pirateria non era la loro strada. I civili furono felici di vedere quella situazione risolta senza spargimenti di sangue per il villaggio. La velocità con cui furono deposte le armi era stata, invece, sorprendente.
Nessuno di quei pirati fu arrestato, poiché la maggior parte aveva disertato, tranne il loro capitano, che in qualche modo venne imprigionato come capro espiatorio, a seguito soprattutto della richiesta dei civili, i quali chiedevano giustizia almeno per il disturbo causato. I due marine non avrebbero assecondato una tale richiesta, ma, oltre a eseguire gli ordini, dovevano anche trasmettere la sicurezza alla quale quelle persone li associavano.
La base aveva quindi già un prigioniero quando Ace arrivò sull’isola.



3: "nitōhei" = secondo ufficiale, nella Marina è il grado successivo alla semplice recluta
(Le note del capitolo precedente sono state aggiornate)
   
 
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