Questa storia partecipa al Torneo Tremaghi - Harry Potter Edition indetto sul gruppo Facebook L’angolo di Madama Rosmerta.
«Se
scopro chi ha messo il mio nome nel Calice» sibila Lance, truce, il
viso storto in un’espressione sanguinaria e le iridi fisse davanti
a sé. «Giuro che glielo faccio rimpiangere per il resto della sua
miserabile vita» promette minaccioso, scandendo le parole in un
sibilo furioso.
Annuisce
con il capo, perfettamente concorde.
«Ti
do una mano» si offre disponibile, seduta su quella stessa panca di
legno, tra quei due, e altrettanto bisognosa di versare sangue. Quasi
le sono caduti gli occhi dalle orbite quando la Preside ha annunciato
che era stata designata come ultima Campionessa per Hogwarts mentre
Tobi, seduto qualche posto più là, stramazzava svenuto sul tavolo
di Grifondoro dopo aver mormorato un esultante sono
salvo.
Smidollato,
strepita
nella sua mente, inferocita da quel ricordo. «Ma solo se poi mi
aiuti a punire chi ha fregato me» puntualizza intransigente,
mettendo ben in chiaro i punti di quell’accordo.
«Andata»
concede suo cugino, all’istante, voltando il viso per guardarla in
faccia. «Nessuna pietà per quei bastardi» decreta feroce.
«Nessuna»
concorda Molly, bellicosa, corrugando le sopracciglia in un cipiglio
terribile. «Li voglio morti!» dichiara ferrea, trattenendosi a
stento dall’urlare.
E
farlo nella stanza adibita ai Campioni, dietro la Sala Grande,
dimostrando tutto il proprio squilibrio mentale, forse non è proprio
una grande idea.
Anche
se forse potrebbe intimidire la concorrenza e convincerla a
ritirarsi.
Come
no. Probabilmente venderebbero pure un rene per vincere quella
dannata Coppa e onorare la propria scuola.
Sbuffa
scornata, gettando ai nemici
un’occhiata
di sottecchi.
I
francesi si sono riuniti davanti al camino, intenti a scaldarsi
grazie alle fiamme, e frettolosi di scambiarsi mormorii a malapena
udibili. A Molly non è sfuggito lo sguardo sorpreso e poi valutativo
con cui li hanno accolti, cercando di valutare se loro tre saranno
quei rivali da tenere d’occhio.
Gli
allievi di Durmstrang, invece, si sono riuniti nell’angolo più
lontano e cupo del locale, altrettanto seduti su una panca di legno.
Non hanno detto una parola, sono rimasti zitti, impettiti e con la
schiena rigida, a studiarli come i rapaci prima di avventarsi sulla
preda.
Inarca
le sopracciglia con un guizzo di provocazione.
Se
pensate di intimidirmi, siete degli illusi, crucchi delle mie balle!
«Abbiamo
un vantaggio» se ne esce all’improvviso, cospiratoria, attirando
l’attenzione dei suoi due compagni di sventura. «Etienne, tu parli
francese. Lance, tu tedesco. Vedete di origliare il più possibile»
ordina spiccia, prendendo il comando della situazione.
Qualcuno
dovrà pur farlo per far in modo di arrivare vivi a giugno!
«Uno
di Beauxbatons ha detto che si aspettava di meglio, come concorrenza»
rivela Etienne, leggero, il tono basso e il viso disteso. «Amo
quando mi sottovalutano» sospira deliziato, lasciandosi sfuggire un
sorriso estasiato. «Mi rendono tutto più semplice» ammette
contento.
«E
divertente, immagino» aggiunge Lance, distaccato, abbandonandosi di
schiena contro la parete in pietra. «Appena ‘sti crucchi mi
faranno il favore di parlare, ti riporterò quello che hanno in
mente» concede magnanimo, puntando le iridi azzurre e gelide verso
quei ragazzi che sono seduti, immobili come animali impagliati, in
una posa quasi marziale. «Anche se dubito che siano in grado di
pensare chissà cosa» osserva con scherno, inarcando un sopracciglio
con sufficienza.
Vorrei
poter dire che la compagnia di Dominique lo ha reso più stronzo,
ragiona
nella sua testa, asciutta, ma
la verità è che è sempre stato così.
«Sapete
che si vede che siete parenti?» fa notare il suo ragazzo,
noncurante, alla sua sinistra. «A volte vi esprimete nello stesso
modo» sottolinea pacato.
«È
l'influenza dei Weasley» ribatte subito suo cugino, punto sul vivo,
esibendo una smorfia di disgusto. «Mi ha rovinato» sostiene
convinto, scuotendo il capo con compatimento.
Ma
per favore!
Molly
reprime la tentazione di girarsi e tirargli un pugno, perché non ha
alcuna voglia di iniziare una guerra con quello che dovrebbe essere
un alleato. Anche perché, il livello di nervosismo che prova è tale
che gli salterebbe addosso senza pensarci due volte.
E
l’altro è un infame che ignora che le
ragazze non si toccano manco con un fiore
e
finirebbe per rispondere, con immensa gioia, a ogni colpo.
Un
po’ la compatisce, Dominique. Sta con uno che è più di là che di
qua.
Non
che io sia messa meglio,
conviene
concreta, lanciando un’occhiata malevole all’essere che è alla
sua sinistra. Perché
ce li scegliamo così?
«Non
pensavo che l’avrei mai detto ma sono felice di aver voi due come
compagni di disgrazie» riprende, all’improvviso, schietta, facendo
la parte di quella matura e saggia, attirandosi da uno un’occhiata
scettica e dal secondo una di pura pena. «Un esperto in colpi
bassi» elenca, rivolgendosi a Etienne, che annuisce, simulando falsa
modestia. «E uno che discende da gente che ha terrorizzato
l’Inghilterra per anni» osserva secca mentre quello sorride
entusiasta, come se gli avesse fatto chissà quale grande
complimento. «Direi che non potevo sperare in niente di meglio»
termina ironica.
«Pochi
sentimentalismi» la fredda Lance, secco, spezzando quel tentativo di
tenere a bada il panico che la sta consumando e creare un clima
sereno. «Io che cosa ci guadagno a fare ‘sta roba?» si informa
pratico.
«Soldi»
risponde Etienne, conciso.
Lei
sbuffa, a corto di pazienza.
«Come
sei venale!» sbotta irritata, girando la testa nella sua direzione e
inchiodandolo con uno sguardo di fuoco. «Non pensi che ci sia anche
altro?» domanda fomentata, serrando le palpebre.
«No,
i soldi mi vanno bene» si inserisce suo cugino, distaccato,
costringendola a voltare il viso a destra. «Di che cifra stiamo
parlando?» si informa interessato, fissando direttamente l’altro
ed escludendola senza tante cerimonie dalla conversazione. «Perché
io, per meno di mille Galeoni, non tiro fuori nemmeno la bacchetta.
Non quella
bacchetta»
precisa malizioso, sfoderando un sorriso divertito dopo aver
intercettato quello che sicuramente si è lasciato sfuggire quel
mentecatto da strapazzo.
«Non
iniziate con le allusioni sessuali!» li avverte sferzante, tra i
denti, chiudendo gli occhi per racimolare la poca tolleranza che le è
rimasta.
Ecco
che cosa succede quando si ha a che fare con due individui
penedotati.
Quando
li riapre, quei due disgraziati hanno il buon gusto di essersi
ricomposti. Perché fare i deficienti davanti agli altri Campioni non
è proprio un ottimo biglietto di presentazione.
Non
che quello di Hogwarts sia granché. Se il Calice ha scelto loro,
significa che la scuola è giunta al capolinea.
Etienne
si gratta i capelli di un biondo quasi bianco, meditabondo.
«Visto
che non è un normale Tremaghi, hanno alzato il premio a diecimila
Galeoni» illustra sovrappensiero, le iridi vacue mentre il cervello
analizza attentamente quell’informazione.
Lance
inarca le sopracciglia, quasi impressionato.
«Beh,
allora, per tremila e trecento e passa, se ne può iniziare a
parlarne» concede indulgente, scrollando le spalle.
Molly
fissa prima l’uno e poi l’altro, allibita.
«Scusate,
nessuno pensa alla gloria?» si premura di chiedere, sconvolta. «I
soldi non sono tutto!» dichiara sicura.
«Però
fanno comodo» ritorce il suo ragazzo, saputo, ricambiando quello
sguardo con eloquenza.
«E
non sono mai abbastanza» aggiunge l’altro, spassionato. Sospira,
prima di schiarirsi la gola. «Tu gareggi per la gloria
– anche se non capisco che cosa te ne faccia –, Delacour per i
soldi… e io?» domanda attento, inchiodandola con due iridi attente
e gelide. «Perché, valutando con
attenzione la questione, forse tremila e passa non sono abbastanza
per rischiare la vita» sostiene convinto, con quell’aria altezzosa
che farebbe infuriare persino il buon Merlino. «Sono un Rosier,
valgo molto di più» puntualizza arrogante, annuendo con
superiorità. Davanti al silenzio sbigottito, rotea gli occhi
seccato. «Vabbè, che facciamo?» indaga risoluto.
Lei
sbatte le ciglia, smarrita.
«Che
intendi?» biascica confusa.
«Gareggiamo
seriamente o facciamo finta?» precisa Lance, compassato. «Perché
se mi prendo il disturbo di impegnarmi, non mi accontenterò del
secondo posto» chiarisce inesorabile.
«Puntiamo
alla Coppa» concorda Etienne, posato, attirandosi l’attenzione di
entrambi. Sorride radioso, appoggiando il capo al muro di pietra. «Si
fa di tutto per vincere» aggiunge morbido, con una casualità che è
solo apparente.
«Proprio
tutto, tutto?»
«Non
farti beccare» lo mette in guardia, placido.
Quel
momento che sembra la nascita di una nuova amicizia – o, almeno,
complicità. Quei due non potrebbero mai essere amici, amano troppo
la guerra per vivere in pace. E ci può essere solo un gallo, in un
pollaio – viene brutalmente interrotto dall’entrata in scena dei
Presidi delle rispettive scuole accompagnati dai funzionari del
Ministero inglese.
Molly
li vede parlare tra di loro mentre procedono verso il centro della
stanza, probabilmente per accordarsi sugli ultimi dettagli, ma uno di
quei maghi, una figura che conosce fin troppo bene, alta e avvolta in
un sobrio mantello nero, si stacca dal gruppo e procede nella loro
direzione, fermandosi proprio di fronte alla panchina.
Li
studia per un momento con due occhi scuri e gelidi, prima di
concentrarsi completamente su chi è seduto alla sua destra.
«Credevo
avessi l’istinto di sopravvivenza» commenta severo, il viso storto
in una smorfia contrariata.
«Anche
troppo» ribatte Lance, asciutto, per nulla intimorito. «Così come
il rancore e la tendenza a punire chi osa troppo» assicura amabile,
sorridendo con dolcezza.
L’uomo
inarca le sopracciglia, per nulla impressionato.
«Fingerò
di non aver sentito nulla» sussurra piatto, prima di guardarla e
rivolgerle un cenno di saluto. «Molly» pronuncia stringato.
«Zio»
risponde educata, esibendo un sorriso cortese.
Vederlo
lì, anche se come Capo dell’Ufficio per la Cooperazione Magica
Internazionale, un po’ la rassicura. Anche se è decisamente una
versione più inquietante di suo cugino.
«Per
favore, avvicinatevi» li invita la zia Hermione, spiccia, lì in
veste di Ministro della Magia. Solo quando si sono radunati in
cerchio attorno a lei – i Presidi delle scuole hanno preso posto
dietro ai loro candidati –, sprona Oliver Baston, Capo dell'Ufficio
per i Giochi e gli Sport Magici, a consegnarle una pergamena. La
srotola in fretta, serrando le palpebre per leggere quella grafia.
«In occasione del ventesimo anniversario della Battaglia di
Hogwarts, siamo lieti di ospitare ancora una volta il Torneo
Tremaghi» annuncia solenne, interrompendosi un momento per dare più
teatralità al momento. «Speriamo che questa sia un’occasione per
cementificare l’alleanza tra le scuole e dare la possibilità ai
nostri Campioni di conoscersi e apprezzarsi» afferma ferma,
scoccando ai Presidi un’occhiata significativa. Molly tira una
gomitata a suo cugino, le cui sopracciglia sono scattate in alto con
scetticismo. Almeno Etienne è rimasto impassibile. Dentro ride come
l’infame che è, sarebbe pronta a mettere la mano sul fuoco, ma
fuori esibisce un’invidiabile espressione flemmatica che ha
ingannato e inganna molti. «Quest’anno, a differenza delle
edizioni precedenti, ci sono stati dei piccoli cambiamenti al
regolamento. Ogni campione potrà affrontare una sola prova, il cui
punteggio si sommerà a quello dei suoi compagni per decretare la
classifica finale. Scegliete con molta attenzione chi dovrà
affrontare cosa e, una volta deciso, dovrà essere comunicato, la
mattina della prova, al Preside della propria scuola. Mi raccomando,
che non sia una decisione presa di petto perché…
il prescelto non può tirarsi indietro».
Perché
sembra quasi una condanna a morte? Pensa
Molly, inquieta, deglutendo saliva e nervosismo.
Affrontare l’inferno al fianco di Lucifero e Belzebù
«Lance,
aspetta!»
Lui,
dopo l'ennesima richiesta, blocca la sua marcia verso i Sotterranei,
voltandosi all’indietro con un’espressione che farebbe scappare
pure Godric Grifondoro in persona.
«Vorrei andare a dormire»
sostiene gelido, gli occhi azzurri che mandano lampi e che lo fanno
seriamente sembrare un pazzo psicopatico. E, grazie anche alle
fiaccole alle pareti che non riescono a scacciare del tutto
l’oscurità che cala nel Castello durante la notte, non è una
visione per deboli di cuore. «È stata una giornata di merda che è
culminata in una serata ancora peggiore» sibila tra i denti,
alludendo a quello che è successo poche ore fa al banchetto nella
Sala Grande, decisamente oltre l’incazzato
a morte.
E sospetta che ad enfatizzare ancor di più quell’umore nero,
c’entri anche suo padre. «Voglio buttarmi sul mio letto e sperare
di non svegliarmi domani» decreta fosco, arricciando le labbra in
una smorfia sdegnata.
Solo
dopo che lo ha raggiunto, Dominique si permette di fare un sorriso
divertito per quell’esagerata teatralità.
«Andiamo,
non è andata così male» sottolinea ottimista, allungando una mano
per prendere quella dell’altro.
«No?»
ritorce Lance, tagliente, inchiodandola con un’occhiata affilata
come un rasoio. «Domani la Gazzetta
del Profeta
inizierà
a scrivere fiumi di inchiostro su questo cazzo di Torneo e quei
rompicoglioni dei giornalisti non esiteranno a far notare che un
discendente di due Mangiamorte è uno dei Campioni di Hogwarts»
rinfaccia brutale, ringhiando fuori le parole con furia. Poi si
lascia sfuggire un sospiro distrutto, scuotendo il capo e chiudendo
per un momento le palpebre con esasperazione. «Già immagino i
commenti dell’opinione pubblica:
che
scandalo!»
commenta nauseato.
«E
allora?» replica lei, confusa, stringendo quella mano in una stretta
rassicurante. «Non ti è mai importato di quello che pensa il resto
del mondo» fa notare sensata.
«Me
ne frego, se dovessero prendere di mira solo me» puntualizza lui,
inferocito. «Ma verranno tirati dentro pure i miei fratelli»
aggiunge tra i denti, la rabbia che sta raggiungendo nuovi livelli.
E, conoscendo il soggetto, non è cosa da poco. «E anche tu»
termina insofferente, prima di piegare le labbra in un sorriso
derisorio. «Già, me li vedo insinuare che ti abbia manovrata solo
Salazar sa come per averti indotta a-»
Dominique
si lascia sfuggire una risata che interrompe quel fiume di ipotesi e
che fa calare un silenzio pesante nel mezzo del corridoio.
«Sei
carino quando ti preoccupi per me» concede zuccherosa, lasciandogli
andare la mano per accarezzargli la guancia con la punta delle dita.
«E anche quando vai in iperventilazione» commenta deliziata, il
petto che si scalda per la gioia.
Lance
tira indietro la testa, sottraendosi al suo tocco e inarcando le
sopracciglia con compatimento.
«Non
dire stronzate» la fredda brutale. «Non sto andando in
iperventilazione. Domi»
ringhia oltraggiato, nel momento in cui nota la sua espressione
scettica. «Se vuoi litigare, hai scelto la serata sbagliata. Perché
la mia incazzatura non sfocerà nel sesso violento» l’avvisa
sferzante.
Lei
sospira e si morde la lingua, onde evitare di lasciarsi sfuggire una
constatazione che potrebbe far scoppiare la Terza Guerra Magica.
Perché quando l’altro è in quello stato, cerca lo scontro e brama
versare sangue.
«Andiamo
nella Stanza delle Necessità?» propone, quindi, benevola, dopo aver
annullato ancora di più la distanza tra di loro e gettatogli le
braccia al collo, alzandosi sulle punte dei piedi e reclinando il
capo ed esibendo un’espressione mite. «Ti faccio i massaggi che ti
calmano» concede tentatrice, facendogli un’offerta che sa essere
allettante.
«Ci
saranno già i tuoi cugini» replica lui, piatto, ancora teso.
«Nel
Dormitorio, allora» rilancia quieta, alludendo a quel posto che
anche il nonno dell'altro usava come rifugio, diversi decenni prima,
ignorando quelle iridi gelide che la fissano come se volessero
smembrarla. Sì, decisamente gli gira molto male. «Dai, se ti lascio
andare nei Sotterranei, con questo umore, rischi di fare una strage
appena fraintendi qualche occhiata» scherza lieve, buttando lì
un’ipotesi che non è così assurda.
Lance
rimane immobile, continuando a guardarla per una manciata di istanti
che sembrano eterni. Infine, anche se le spalle rimangono rigide, i
lineamenti del viso si rilassano appena e si lascia sfuggire l’ombra
di un sorriso.
«Quando
fai così-»
«Sono
la fidanzata perfetta?» lo interrompe Dominique, briosa, con un tono
che sottolinea tutto il suo compiacimento.
«Per
niente» la frena lui, implacabile, godendo di strocarle sul nascere
l’entusiasmo. «Ma sembri quasi Purosangue» ammette indulgente.
«Perché
sei preoccupata?»
«Non
lo sono».
«E
non sei nemmeno credibile».
Molly
volta il capo indietro quanto basta per scoccargli un’occhiata
truce. Poi torna a fissare dritto davanti a sé, afflosciandosi di
schiena contro il torace dell’altro.
Lo
sente baciarle il capo e, rassicurata da quella dolcezza, si permette
di abbassare le palpebre e godersi la sensazione di benessere che le
dà il restare a mollo nella vasca nel Bagno dei Prefetti.
«Non
hai nulla da temere» mormora lui, piano, contro i suoi capelli
rossi. «Avranno sicuramente fatto delle modifiche e imparato dagli
errori commessi nel ‘94» sostiene posato, riferendosi all’ultima
edizione di quella gara che era stata sfruttata da Barty Jr come
occasione per far risorgere Voldemort. «Quindi, cos'è che ti
tormenta?» chiede di nuovo, gentile.
«Ansia
da prestazione» confessa sfiancata, cercando di non pensare a quello
che le toccherà affrontare. Non
mi andare in crisi prima del tempo,
le
ordina il suo cervello, intransigente.
«Tu
e Lance sarete magnifici» riprende, scuotendo il capo con
rassegnazione. «Cosa che non posso dire di me» termina impietosa,
con acredine.
«Perché?»
domanda Etienne, sereno, una mano che le vezzeggia quasi distratta il
fianco in carezze lente, studiate apposta per calmare.
Molly
volta il viso di colpo, in un movimento talmente repentino da
rischiare di farsi male al collo.
«Perché
l'ansia mi fa andare in panico» confessa limpida, sgranando appena
gli occhi castani con una punta di isteria. Visto che la posizione
non è delle più comode e visto che detesta non guardare in faccia
il suo interlocutore quando parla, decide saggiamente di girare tutto
il corpo. E finire a cavalcioni sopra le cosce dell’altro, in una
vasca d’acqua calda, non è un deterrente sufficiente per mettere
da parte ogni proposito bellicoso. Anche se l’altro
in
questione è nudo, desiderabile, con il capo mollemente abbandonato
contro il bordo della vasca, le punte dei capelli del collo umide e
la fissa in un modo che scava dentro. Se non fosse tanto imbufalita e
agitata, avrebbe utilizzato la bocca per altro e non per lamentarsi.
«E il pensiero che avrò gli occhi di tutti addosso durante una
prov… pretendo
di
sapere il nome di chi mi ha ficcata in questo casino»
prorompe con foga, assetata di giustizia. «Giuro
che lo spedisco all'altro mondo prima del suo tempo!»
promette minacciosa, aggrottando la fronte in un piglio temibile.
Lui
sorride deliziato.
«Sai
che quando dici così assomigli a tuo cugino?» chiede flemmatico.
«E
la cosa ti spaventa?» replica scettica.
«Per
nulla» assicura lui intrigato, pungolandole gli ormoni con quella
voce bassa e suadente, riprendendo ad accarezzarle il fianco. «Amo
questa tua vena sanguinaria» confessa affascinato, provocandole un
brivido sottopelle che non ha nulla a che vedere con il fastidio.
Serra quasi senza accorgersene le dita contro la pelle delle spalle
dell’altro. Poi lo vede farsi serio, scacciando via l’ilarità.
«Non hai nulla da temere, troveremo un modo per uscirne» la
bandisce enigmatico.
«E
come?» indaga lei, per nulla convinta, storcendo le labbra in una
smorfia. «Mandando al macello Lance?» ipotizza asciutta.
Etienne
scrolla le spalle, placido.
«Meglio
lui che noi» conviene pratico, prima di intercettare la sua occhiata
di fuoco e tornare ad esibire un sorriso irresistibile. «A parte gli
scherzi, ogni prova valuterà una qualità precisa e, se è come
l'altra volta, Rosier è quello che ha più probabilità di cavarsela
contro una Creatura Oscura» constata razionale.
Suo
malgrado, Molly è costretta ad annuire.
«Perché
la spaventerebbe a morte?» ironizza di riflesso, anche se non è
un’ipotesi così assurda. Perché lei se lo ricorda come diventa
quando gli gira male e, visto anche come l’ha presa lo zio, non
crede che sia felice di partecipare a una competizione in cui rischia
la sua preziosa pelle. «Sai cosa non capisco?» riflette ad alta
voce, raccolta, scrutandolo dritta in faccia e serrando le palpebre.
«Perché tu sia così calmo» rivela in un mormorio infastidito.
«Forse
perché non ha senso agitarsi per qualcosa che, volente o nolente,
dovrò affrontare» le fa notare lui, leggero.
«Non
è questo» lo contraddice sicura, prima di inclinare il capo di
lato. «Lo sai, vero?» domanda pungente.
«Che
cosa?»
«Chi
ha messo il tuo nome nel Calice».
Etienne
chiude per un secondo le palpebre, facendole intuire che ci ha
preso.
«Ho
diverse ipotesi» ammette serafico, con una calma da maestro zen da
strapazzo. «Anche se una è particolarmente probabile» conviene
oculato.
«E?»
lo esorta lei, stufa di tutto quel pathos inutile.
«E
sarò felice di fargli vedere le pene dell'inferno, non appena
abbasserà la guardia» risponde lui, amabile, sempre con quel
sorriso disimpegnato.
Molly
quasi si illumina di una gioia raggiante.
«Lo
farai sanguinare ai tuoi piedi?» chiede deliziata, sentendo una
vampata di entusiasmo scuoterla. Poi si accorge dell’espressione
perplessa che ha di fronte. «Troppo eccessivo?» si premura di
chiedere, preoccupata.
«Un
po’» mormora Etienne, placido, come se fosse abituato a vederla
emozionarsi per una cosa del genere.
«Ah,
allora diciamo che gliela farai pagare e basta» rettifica compunta,
drizzando la schiena e costringendosi a mostrare mimica seria e
diligente.
«Molto
meglio» concede lui, indulgente. «Devo solo capire come agire»
ammette distratto, puntando le iridi chiare sulla superficie
dell’acqua ricoperta di schiuma con fare meditabondo.
Lei
lo osserva perdersi in quelle analisi con le sopracciglia inarcate,
quando un sospetto le fa capolino nella mente.
«Ha
fregato anche me?» si premura di chiedere, interessata.
Etienne
la fissa per un momento con smarrimento, prima di ricomporsi.
«Se
è chi penso, sì» sostiene sicuro.
«Ma
non mi dirai quel nome» lo anticipa Molly, perspicace, la voce bassa
e velata dal disappunto.
Lui
annuisce, sfoderando un sorriso radioso.
«Cuore
mio, tu non sei capace di fingere» sottolinea eloquente, con una
punta di sarcasmo che sa tanto di presa in giro. Non può ribattere
perché sarebbe negare l’evidenza, anche se è seccante ammettere
di non valere quasi nulla come bugiarda. «E non ti scatenerò se non
ne ho la certezza, per quanto divertente sia vederti farti strada nel
sangue» afferma amabile, dando un’immagine nettamente migliore di
sé.
Come
se non si divertisse a creare scompiglio e a incasinare la vita di
chi non sopporta!
Sospira
rassegnata, conscia della sconfitta. Perché quando si mette in testa
qualcosa, non lo si smuove manco a pagarlo dalle sue posizioni.
«Se
non sei preoccupato per via del Torneo, non lo sei almeno per te?»
replica a bruciapelo, prendendolo alla sprovvista e sorridendo con
candore. «Essere una Campionessa significa stare al centro
dell'attenzione e ci sono almeno un paio di ragazzi carini nelle
delegazioni» considera fingendo ingenuità.
«Ma
non quanto me» dichiara Etienne, sottile, per nulla turbato da
quell’evenienza. «Perché cercare altrove quando hai già la
perfezione?»
«Perché,
a lungo andare, è noiosa?»
«Touché».
Molly
abbassa lo sguardo mentre le labbra le si piegano in un sorriso che
scaccia quel grumo di sensazioni negative che le avevano artigliato
lo stomaco e pesavano sulle spalle come macigni.
«Non
è vero che non sei magnifica» riprende lui, morbido, attirando la
sua attenzione e facendole spalancare le palpebre con una punta di
sorpresa. «A volte lo è chi non se ne rende conto» dichiara
allusivo, con un sguardo di un azzurro intenso che è così pieno di
sottintesi.
Non
sei per tutti,
le
ha detto tanto tempo prima, quando lo considerava solo un vile
mentecatto.
Lei
si ritrova ad arrossire, imbarazzata a morte.
«Ora
non fare il lecchino» lo fredda implacabile.
Lui
ridacchia, completamente rilassato.
«Quello
sempre» assicura lieve, con una sfumatura maliziosa nella voce,
staccando la schiena dal bordo della vasca e avvicinandosi con il
busto a lei. Le stringe le anche con entrambe le mani mentre la
distanza tra i loro visi diminuisce. «Volevo solo farti capire
quello che vedo io» mormora prima di baciarla, piano, vezzeggiandole
il labbro inferiore prima con i denti e poi con la lingua.
E
Molly, in quell’istante in cui si separano, prima di tornare a
baciarsi voraci, fino a togliersi il fiato, sorride di cuore mentre
un fiotto di calore le si irradia nel petto.
«Lance?»
«Mmm?»
«Tu
mi ami, vero?»
«Mio
malgrado» mugugna lui, sdraiato a pancia in giù su quel letto,
completamente intontito da quei massaggi che gli stanno sciogliendo i
muscoli della schiena. «Perché?» domanda distratto.
Dominique
esita, seduta sul suo bacino, cercando di racimolare tutto il
coraggio che vanta la sua Casa per farsi forza e parlare.
«Esattamente
quanto
mi
ami?» spia con un velo di apprensione, continuando a frizionarli la
pelle delle spalle.
Lo
sente immobilizzarsi di colpo. E il fatto che il cervello abbia
bisogno di tempo per elaborare la domanda e mettere in moto le
rotelle, non fa altro che accrescere la sua ansia.
Una
manciata di secondi dopo, Lance si volta di colpo sul fianco con
talmente tanta foga che lei ruzzola via sul materasso.
«Che
cazzo hai fatto, Domi?» sibila tra i denti, truciandola con quelle
iridi azzurre e gelide, appoggiando il gomito sul lenzuolo per alzare
appena il busto.
«In
via del tutto ipotetica» riprende lei, inquieta, portandosi seduta
sul letto. «Se fossi stata io, per vie traverse, a mettere il tuo
nome nel Calice, tu mi vorrest-»
«Morta»
termina Lance, brutale, prima di chiudere gli occhi, corrugare le
sopracciglia e abbandonarsi a un’espressione esausta. «Evan, no,
no, no»
ripete a bassa voce, come un ossesso, mettendosi seduto. Si passa una
mano davanti alle labbra, prima di lanciare un’occhiata violenta.
«Me ne torno nei Sotterranei, altrimenti ti ammazzo» decreta
irremovibile.
Lo
blocca prima che abbia il tempo di alzarsi dal letto, approfittando
del momento di instabilità dovuto al cambio di posizione, per
spingerlo di schiena contro il materasso, sovrastarlo e tagliargli
ogni possibilità di fuga.
«Fammi
spiegare» supplica concitata.
Lui,
passato l’attimo di spaesamento, la fissa con un viso per nulla
intenerito.
«Domi,
per quanto mi piaccia vederti sopra, non basta per placare la mia
sete di sangue» ribadisce distaccato, le braccia distese lungo i
fianchi.
È
già tanto che non abbia reagito spingendomi via,
conviene
tra sé, un pochino rincuorata da quella concessione.
«Io
ti amo per quello che sei» rivela schietta, senza distogliere lo
sguardo. Anche non è facile fare una dichiarazione quando ti stanno
pugnalando silenziosamente. «E non mi vergogno né mi imbarazzo per
il cognome che porti» continua piano, un pochino imbarazza. Perché
un tempo non è stato così. «Non lo so, forse stupidamente volevo
che gli altri vedessero quello che vedo io» mugugna impacciata.
«E
cosa vedi?» replica Lance, tetro. «Un cadavere che cammina?»
ipotizza impietoso.
«Ma
piantala!» sbotta Dominique, acida, seccata da quel negativismo
all’ennesima potenza. «Se qualcuno può uscire illeso da quelle
prove, quello sei tu» sostiene certa, senza alcun dubbio.
Lui
inarca un sopracciglio, senza preoccuparsi di celare lo scherno.
«Ma
per chi cazzo mi hai preso?» domanda gelido, per nulla addolcito da
quel discorso. Anzi, se possibile, è ancora più furioso. «Okay che
stare con te è un’impresa che mette seriamente alla prova la mia
pazienza ma questo Torneo…» si interrompe, lasciandosi sfuggire un
sospiro eloquente. «Nonostante la reputazione della mia famiglia,
non affronto tutti i giorni delle Creature Oscure» assicura
sarcastico, per nulla divertito. «E non mi importa se la gente ha
ancora paura dei Rosier» termina implacabile.
«Nemmeno
a me» ribatte lei, sincera, sostenendo senza problemi quelle iridi.
«Solo vorrei che le persone andassero oltre il tuo cognome. Perché
tu non sei solo quello» aggiunge in un mormorio appena udibile.
Lance
rimane in silenzio, il viso indecifrabile.
«E
l’altra ragione?» domanda distaccato.
Dominique
si acciglia, perplessa.
«Quale
altra ragione?» rilancia confusa.
Lui
le scocca un’occhiata di compatimento.
«Quella
meno onorevole» precisa significativo. Sbuffa, scocciato dal suo
smarrimento, prima di alzare di nuovo le sopracciglia. «Avere come
ragazzo uno dei Campioni di Hogwarts» sottolinea piano, scandendo
con lentezza le parole così che lei le capisca.
Forse
dovrebbe essere spaventata per essere stata scoperta ma in quel
momento le scappa un sorrisetto compiaciuto che non riesce proprio a
trattenere.
«Ho
sempre sognato un principe» confessa estasiata, ignorando l’occhiata
di pietà dell’altro. «E, dato che non lo posso avere, mi
accontento di un eroe» termina convinta.
«Mi
sta venendo la nausea» commenta Lance, raccapricciato. La fissa in
quel modo per qualche istante, prima che un lampo di comprensione
balugini in quelle iridi chiare. «Aspetta…»
«Lo
negherò fino alla fine» sostiene Dominique, allarmata, perché ha
capito che il suo ragazzo ha
capito.
Lui
le sorride quasi con dolcezza.
«Fai
pure, tanto non servirà a nulla» dichiara spassionato, con una
tranquillità che stona con la minaccia che è insita in quella
semplice frase.
Lei
si inumidisce le labbra, nervosa.
«Non
lo puoi sapere con certezza» gli fa notare razionale.
«Invece
lo so» replica Lance, posato. Incamera ossigeno nei polmoni, facendo
forza sulle braccia per portarsi seduto. «E poi hai il coraggio di
dire che sono io lo stronzo, tra noi» le ricorda quasi divertito.
Dominique
rimane ferma, anche se averlo così vicino la destabilizza. E il non
sapere se sia incavolato o meno, la terrorizza oltre ogni dire.
«Posso
sperare nel tuo perdono?» chiede sfoderando un tono seducente, nella
speranza di intontirlo sfruttando i suoi geni Veela.
Lui
ridacchia, prima di capovolgere la posizione e spingerla sotto di
sé.
«Mi
conosci abbastanza da intuire già la risposta» risponde eloquente,
inarcando le sopracciglia e puntellandosi sui gomiti per non pesarle
addosso. «La mia vendetta sarà atroce» la mette in guardia,
schietto. Allunga il capo, così da baciarle il collo lentamente,
senza fretta, in un modo che la fa impazzire. «Ma aspetterò domani
prima di metterla in atto» promette in un sussurro lieve, contro la
sua pelle.
«Perché?»
biascica lei, la voce spezzata e con la forte tentazione di chiudere
le palpebre.
Lo
vede scostarsi quanto basta per guardarla in viso.
«Perché
ho capito, anche se non condivido» afferma serio, con due occhi
eloquenti. Gli infila una mano tra i capelli corvini, così da
spingergli la testa nella sua direzione. Solo che quando è a un
soffio da quella bocca, Lance sposta la testa quanto basta per
evitare quel contatto. «Niente sesso» puntualizza intransigente,
mettendo in chiaro i punti, davanti alla sua occhiata prima
sbalordita e poi oltraggiata. «Non te lo meriti» decreta
inesorabile, tornando a vezzeggiarle la gola con le labbra e facendo
evaporare di colpo ogni sentimento di stizza.
«Sei
stato tu, vero?»
Teddy,
che si sta infilando la maglia scura del pigiama, si ferma a qualche
metro da lei. Socchiude gli occhi gialli, scrutandola con
circospezione e palese disorientamento.
Victoire
ricambia con un piglio combattivo, in piedi accanto al letto e con
ancora la divisa scolastica addosso.
«A
mettere il nome di Molly ed Etienne nel Calice» spiega secca,
facendogli intuire tutto il suo disappunto. «So che è così»
dichiara sicura.
Teddy
inarca un sopracciglio, impassibile.
«Se
lo sai, perché me lo chiedi?» rilancia sarcastico.
«Perché
voglio sperare fino all'ultimo di sbagliarmi» confessa lei,
snervata, prima di afflosciare le spalle e lasciarsi sfuggire un
sospiro affranto. «Godric, ti prego, dimmi che non lo hai fatto!»
supplica a bassa voce, stremata.
«Cosa?»
domanda lui, sereno, muovendosi all’interno della Stanza delle
Necessità e avvicinandosi al letto. «Liberarmi di Molly per sempre
e avere la soddisfazione di vedere Delacour con il culo a terra in un
colpo solo?» domanda quasi distratto, come se fosse un pensiero che
gli è balenato nella mente solo in quel preciso momento. Poi
sorride, senza preoccuparsi di celare il compiacimento. «Andiamo,
come potevo resistere?» domanda gongolante.
«No»
geme disperata, chiudendo gli occhi di scatto per cercare di
scacciare quella visione di urla e sangue che diventerà reale non
appena sua cugina lo scoprirà. «Perché dovete sempre farvi la
guerra?» domanda arrabbiata, fissandolo con biasimo.
Teddy
le scosta un ricciolo biondo da davanti al viso, sistemandoglielo
dietro l’orecchio.
«Perché
sono diventati ancora più insopportabili da quando stanno insieme»
spiega sintetico, come se quella fosse una motivazione sensata.
Victoire
scuote il capo, spazientita. Poi strabuzza gli occhi quando realizza
che…
«Hai
messo anche il nome di Rosier?» chiede allarmata, la voce stridula.
«Ah
no, a quello ci ha pensato tua sorella» assicura lui, posato, le
dita che le sfiorano la guancia prima di abbassare il capo e
scoccarle un bacio rapido sulle labbra. «Cioè, ha chiesto a
Delacour di superare la linea dell'età e farlo» precisa pignolo,
incurante del fatto che lei sta rischiando di andare in shock. «L’ho
trovato molto poetico: lui ha fottuto Rosier e io ho fottuto lui»
sostiene rilassato, sorridendo con trionfo.
«E
Molly vi ammazzerà entrambi» ritorce brusca, riprendendosi da un
torpore che rischiava di trasformarsi in un collasso celebrale,
ignorando i brividi che quella mano che, dal viso è scesa al collo,
le provoca. Rimani
concentrata,
si impone, nella sua testa, e
soprattutto furiosa!
«Tu
perché l'hai costretta a partecipare a questo Torneo ed Etienne
perché ha assecondato Domi e-»
«Era
proprio questo l'obiettivo» la interrompe Teddy, placido. Davanti al
suo sbigottimento, torna a esibire quel sorriso meschino. «Far in
modo che qualcun altro si occupasse del lavoro sporco al mio posto»
illustra divertito, alludendo a quelle prove che i suoi cugini
dovranno affrontare e facendole intuire che non crede che ne
usciranno interi. «Quanto al volermi fare fuori, ho più esperienza
con i duelli. Non la temo» dichiara superbo, per nulla preoccupato.
«Che
infame!»
«Corvonero».
«Avrei
detto Serpeverde» insinua Victoire, asciutta.
«Beh,
buona parte della mia famiglia è stata smistata lì» le fa notare
Teddy, flemmatico. Poi si accorge del suo sguardo di fuoco e si
lascia sfuggire un verso di stizza. «Dai, Vic, non puoi tenermi il
muso l’unica volta in cui riusciamo a vederci» sottolinea
ragionevole.
Lei
si morde le labbra, tentata di mettere da parte la rabbia per
quell’azione meschina.
Effettivamente,
da quando l’altro si è diplomato, due anni prima, vedersi è
diventato difficile. Durante l’anno è rinchiusa nel Castello in
Scozia e le occasioni per poter stare insieme sono solo quelle
concesse dalle gite a Hogwarts mentre le ultime estati lui le ha
passate a studiare per superare gli esami dell’Accademia Auror.
Se
ha avuto la possibilità di essere lì, la sera del sorteggio dei
Campioni, è solo perché zio Harry ha voluto schierare quanti più
uomini possibili per essere certo – visto quello che è successo in
passato – che tutto proceda senza imprevisti.
E
sa che si stanno approfittando dell’occasione per trascorrere
qualche ora nella Stanza delle Necessità, prima che arrivi il
mattino e lo studio li costringa a separarsi di nuovo.
«Sì,
se in quella volta cerchi di sterminare la mia famiglia» ribatte
testarda, facendo forza sulla sua coscienza per non far cadere quel
discorso.
«Solo
la parte sbagliat- scherzavo»
si affretta ad aggiungere Teddy, conciliante, anche se gli occhi
gialli non mostrano la benché minima traccia di pentimento.
«Ultimamente stai diventando un po’ troppo suscettibile» osserva
cauto.
«Chiediti
il perché!»
«Perché
ti manco e non sai come sfogare tanta frustrazione?»
«È
vero che mi sei mancato» ammette Victoire, timida, sentendo le
guance avvampare anche a causa di quelle mani che le hanno fatto
scivolare via il mantello dalle spalle e per via di quelle iridi che
la fissano come a volerla divorare. «Ma ciò non toglie che io sia
ancora arrabbiata» mette in chiaro, irremovibile. Gli scocca
un’occhiata eloquente. «Lo scopriranno, lo sai questo, vero?»
domanda concreta.
Lui
alza le spalle, indifferente, procedendo a toglierle anche il
maglione.
«Può
darsi» concede sereno, mentre lei alza le braccia per facilitarlo
dal liberarla dell’indumento. «Ma non ne avranno mai la certezza»
sostiene gongolante, traendo piacere dalla sadica prospettiva di
vedere quelli che considera delle scocciature in difficoltà.
Su
Etienne non ne sarei così convinta, vorrebbe
ribatte, lungimirante, ma evita che le parole le sfuggano dalla
lingua. Perché nominare il cugino basta per far incupire e far
scattare la gelosia nel suo ragazzo.
«E
che scusa hai usato con zio Neville per fermarti a dormire qui?»
domanda interessata, sciogliendosi il nodo della cravatta.
«Nessuna
scusa» mormora lui, sommesso, l’attenzione rivolta a quelle dita
che, una volta fatta scivolare via quel pezzo di stoffa, sono passate
a slacciare la camicia candida della divisa. «Non gli ho detto
niente» aggiunge distratto.
Victoire
si immobilizza e gli occhi di Teddy corrono al suo viso.
«Ma
non puoi davvero credere che non ne sia a conoscenza» sottolinea
risoluta.
«No,
ma, finché farà finta di niente, non me ne preoccuperò»
stabilisce avveduto, sorridendo scaltro. Poi quella piega delle
labbra diventa più ampia e calorosa mentre gli occhi gialli si
addolciscono. «Lascia faccio io» si offre magnanimo, sostituendo le
sue mani alle prese con un’asola particolarmente ostica. «Adoro
spogliarti» le ricorda accattivante, facendole accelerare il battito
cardiaco e rendendole molli le gambe al pensiero di quello che
accadrà a breve.
Storia
ambientata nell’anno scolastico 2017/2018. E questa è stata una
botta di fortuna assurda perché mi ha dato modo di giustificare la presenza del Torneo.
Per
quanto riguarda l'età dei personaggi, ho mantenuto quelle di
Battlefield
e
Someone
you loved.
Invece, parlando dei Campioni… ho scelto la combinazione meno
peggio.
Perché
non oso immaginare cosa sarebbe uscito con il trio Lance, Teddy ed
Etienne (e l’ordine con cui ho scritto i nomi si rifà alla
copertina della storia. Non partiamo con la solita tiritera del
preferito, per cortesia), anche se, per un folle istante, giuro che
ci ho pensato seriamente.
Poi
però mi ha fatto storcere il naso l’idea di rendere Teddy coetaneo
di Vic e ho desistito. Sì, l’ho fatto anche perché altrimenti,
più che fare la guerra alle altre scuole, sarebbe stata una guerra
interna. E se Etienne lo posso più
o meno
controllare,
quei due ciaone!
Nel
prossimo capitolo compariranno più da vicino anche i personaggi
delle altre scuole, in particolare i Campioni di Beauxbatons.
Campioni che appartengono Severa Crouch, di cui consiglio di
leggere la storia.
Forse,
a una prima lettura, potrebbe sembrare che sia Lance il demonio in
persona ma vi assicuro che pure Etienne non scherza.
Alla
prossima,
Blue
Il prescelto non può tirarsi indietro: citazione del film.