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Autore: BlueBell9    27/11/2022    5 recensioni
«Non pensavo che l’avrei mai detto ma sono felice di aver voi due come compagni di disgrazie» riprende, all’improvviso, schietta, facendo la parte di quella matura e saggia, attirandosi da uno un’occhiata scettica e dal secondo una di pura pena. «Un esperto in colpi bassi» elenca, rivolgendosi a Etienne, che annuisce, simulando falsa modestia. «E uno che discende da gente che ha terrorizzato l’Inghilterra per anni» osserva secca mentre quello sorride entusiasta, come se gli avesse fatto chissà quale grande complimento. «Direi che non potevo sperare in niente di meglio» termina ironica.  
«Pochi sentimentalismi» la fredda Lance, secco, spezzando quel tentativo di tenere a bada il panico che la sta consumando e creare un clima sereno. «Io che cosa ci guadagno a fare ‘sta roba?» si informa pratico. 
«Soldi» risponde Etienne, conciso. 
Lei sbuffa, a corto di pazienza. 
«Come sei venale!» sbotta irritata, girando la testa nella sua direzione e inchiodandolo con uno sguardo di fuoco. «Non pensi che ci sia anche altro?» domanda fomentata, serrando le palpebre. 
«No, i soldi mi vanno bene» si inserisce suo cugino, distaccato, costringendola a voltare il viso a destra. «Di che cifra stiamo parlando?»
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique Weasley, Molly Weasley Jr, Nuovo personaggio, Teddy Lupin, Victorie Weasley | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Questa storia partecipa al Torneo Tremaghi - Harry Potter Edition indetto sul gruppo Facebook L’angolo di Madama Rosmerta.






«Se scopro chi ha messo il mio nome nel Calice» sibila Lance, truce, il viso storto in un’espressione sanguinaria e le iridi fisse davanti a sé. «Giuro che glielo faccio rimpiangere per il resto della sua miserabile vita» promette minaccioso, scandendo le parole in un sibilo furioso.
Annuisce con il capo, perfettamente concorde.
«Ti do una mano» si offre disponibile, seduta su quella stessa panca di legno, tra quei due, e altrettanto bisognosa di versare sangue. Quasi le sono caduti gli occhi dalle orbite quando la Preside ha annunciato che era stata designata come ultima Campionessa per Hogwarts mentre Tobi, seduto qualche posto più là, stramazzava svenuto sul tavolo di Grifondoro dopo aver mormorato un esultante sono salvo. Smidollato, strepita nella sua mente, inferocita da quel ricordo. «Ma solo se poi mi aiuti a punire chi ha fregato me» puntualizza intransigente, mettendo ben in chiaro i punti di quell’accordo.
«Andata» concede suo cugino, all’istante, voltando il viso per guardarla in faccia. «Nessuna pietà per quei bastardi» decreta feroce.
«Nessuna» concorda Molly, bellicosa, corrugando le sopracciglia in un cipiglio terribile. «Li voglio morti!» dichiara ferrea, trattenendosi a stento dall’urlare.
E farlo nella stanza adibita ai Campioni, dietro la Sala Grande, dimostrando tutto il proprio squilibrio mentale, forse non è proprio una grande idea.
Anche se forse potrebbe intimidire la concorrenza e convincerla a ritirarsi.
Come no. Probabilmente venderebbero pure un rene per vincere quella dannata Coppa e onorare la propria scuola. 
Sbuffa scornata, gettando ai nemici un’occhiata di sottecchi. 
I francesi si sono riuniti davanti al camino, intenti a scaldarsi grazie alle fiamme, e frettolosi di scambiarsi mormorii a malapena udibili. A Molly non è sfuggito lo sguardo sorpreso e poi valutativo con cui li hanno accolti, cercando di valutare se loro tre saranno quei rivali da tenere d’occhio. 
Gli allievi di Durmstrang, invece, si sono riuniti nell’angolo più lontano e cupo del locale, altrettanto seduti su una panca di legno. Non hanno detto una parola, sono rimasti zitti, impettiti e con la schiena rigida, a studiarli come i rapaci prima di avventarsi sulla preda.
Inarca le sopracciglia con un guizzo di provocazione.
Se pensate di intimidirmi, siete degli illusi, crucchi delle mie balle!
«Abbiamo un vantaggio» se ne esce all’improvviso, cospiratoria, attirando l’attenzione dei suoi due compagni di sventura. «Etienne, tu parli francese. Lance, tu tedesco. Vedete di origliare il più possibile» ordina spiccia, prendendo il comando della situazione.
Qualcuno dovrà pur farlo per far in modo di arrivare vivi a giugno!
«Uno di Beauxbatons ha detto che si aspettava di meglio, come concorrenza» rivela Etienne, leggero, il tono basso e il viso disteso. «Amo quando mi sottovalutano» sospira deliziato, lasciandosi sfuggire un sorriso estasiato. «Mi rendono tutto più semplice» ammette contento. 
«E divertente, immagino» aggiunge Lance, distaccato, abbandonandosi di schiena contro la parete in pietra. «Appena ‘sti crucchi mi faranno il favore di parlare, ti riporterò quello che hanno in mente» concede magnanimo, puntando le iridi azzurre e gelide verso quei ragazzi che sono seduti, immobili come animali impagliati, in una posa quasi marziale. «Anche se dubito che siano in grado di pensare chissà cosa» osserva con scherno, inarcando un sopracciglio con sufficienza. 
Vorrei poter dire che la compagnia di Dominique lo ha reso più stronzo, ragiona nella sua testa, asciutta, ma la verità è che è sempre stato così.
«Sapete che si vede che siete parenti?» fa notare il suo ragazzo, noncurante, alla sua sinistra. «A volte vi esprimete nello stesso modo» sottolinea pacato.
«È l'influenza dei Weasley» ribatte subito suo cugino, punto sul vivo, esibendo una smorfia di disgusto. «Mi ha rovinato» sostiene convinto, scuotendo il capo con compatimento. 
Ma per favore!
Molly reprime la tentazione di girarsi e tirargli un pugno, perché non ha alcuna voglia di iniziare una guerra con quello che dovrebbe essere un alleato. Anche perché, il livello di nervosismo che prova è tale che gli salterebbe addosso senza pensarci due volte. 
E l’altro è un infame che ignora che le ragazze non si toccano manco con un fiore e finirebbe per rispondere, con immensa gioia, a ogni colpo. 
Un po’ la compatisce, Dominique. Sta con uno che è più di là che di qua.
Non che io sia messa meglio, conviene concreta, lanciando un’occhiata malevole all’essere che è alla sua sinistra. Perché ce li scegliamo così?
«Non pensavo che l’avrei mai detto ma sono felice di aver voi due come compagni di disgrazie» riprende, all’improvviso, schietta, facendo la parte di quella matura e saggia, attirandosi da uno un’occhiata scettica e dal secondo una di pura pena. «Un esperto in colpi bassi» elenca, rivolgendosi a Etienne, che annuisce, simulando falsa modestia. «E uno che discende da gente che ha terrorizzato l’Inghilterra per anni» osserva secca mentre quello sorride entusiasta, come se gli avesse fatto chissà quale grande complimento. «Direi che non potevo sperare in niente di meglio» termina ironica.  
«Pochi sentimentalismi» la fredda Lance, secco, spezzando quel tentativo di tenere a bada il panico che la sta consumando e creare un clima sereno. «Io che cosa ci guadagno a fare ‘sta roba?» si informa pratico. 
«Soldi» risponde Etienne, conciso. 
Lei sbuffa, a corto di pazienza. 
«Come sei venale!» sbotta irritata, girando la testa nella sua direzione e inchiodandolo con uno sguardo di fuoco. «Non pensi che ci sia anche altro?» domanda fomentata, serrando le palpebre. 
«No, i soldi mi vanno bene» si inserisce suo cugino, distaccato, costringendola a voltare il viso a destra. «Di che cifra stiamo parlando?» si informa interessato, fissando direttamente l’altro ed escludendola senza tante cerimonie dalla conversazione. «Perché io, per meno di mille Galeoni, non tiro fuori nemmeno la bacchetta. Non quella bacchetta» precisa malizioso, sfoderando un sorriso divertito dopo aver intercettato quello che sicuramente si è lasciato sfuggire quel mentecatto da strapazzo.  
«Non iniziate con le allusioni sessuali!» li avverte sferzante, tra i denti, chiudendo gli occhi per racimolare la poca tolleranza che le è rimasta. 
Ecco che cosa succede quando si ha a che fare con due individui penedotati.
Quando li riapre, quei due disgraziati hanno il buon gusto di essersi ricomposti. Perché fare i deficienti davanti agli altri Campioni non è proprio un ottimo biglietto di presentazione. 
Non che quello di Hogwarts sia granché. Se il Calice ha scelto loro, significa che la scuola è giunta al capolinea. 
Etienne si gratta i capelli di un biondo quasi bianco, meditabondo. 
«Visto che non è un normale Tremaghi, hanno alzato il premio a diecimila Galeoni» illustra sovrappensiero, le iridi vacue mentre il cervello analizza attentamente quell’informazione.
Lance inarca le sopracciglia, quasi impressionato. 
«Beh, allora, per tremila e trecento e passa, se ne può iniziare a parlarne» concede indulgente, scrollando le spalle. 
Molly fissa prima l’uno e poi l’altro, allibita.
«Scusate, nessuno pensa alla gloria?» si premura di chiedere, sconvolta. «I soldi non sono tutto!» dichiara sicura. 
«Però fanno comodo» ritorce il suo ragazzo, saputo, ricambiando quello sguardo con eloquenza. 
«E non sono mai abbastanza» aggiunge l’altro, spassionato. Sospira, prima di schiarirsi la gola. «Tu gareggi per la gloria – anche se non capisco che cosa te ne faccia –, Delacour per i soldi… e io?» domanda attento, inchiodandola con due iridi attente e gelide. «Perché, valutando con attenzione la questione, forse tremila e passa non sono abbastanza per rischiare la vita» sostiene convinto, con quell’aria altezzosa che farebbe infuriare persino il buon Merlino. «Sono un Rosier, valgo molto di più» puntualizza arrogante, annuendo con superiorità. Davanti al silenzio sbigottito, rotea gli occhi seccato. «Vabbè, che facciamo?» indaga risoluto. 
Lei sbatte le ciglia, smarrita. 
«Che intendi?» biascica confusa. 
«Gareggiamo seriamente o facciamo finta?» precisa Lance, compassato. «Perché se mi prendo il disturbo di impegnarmi, non mi accontenterò del secondo posto» chiarisce inesorabile. 
«Puntiamo alla Coppa» concorda Etienne, posato, attirandosi l’attenzione di entrambi. Sorride radioso, appoggiando il capo al muro di pietra. «Si fa di tutto per vincere» aggiunge morbido, con una casualità che è solo apparente. 
«Proprio tutto,
tutto
«Non farti beccare» lo mette in guardia, placido.
Quel momento che sembra la nascita di una nuova amicizia – o, almeno, complicità. Quei due non potrebbero mai essere amici, amano troppo la guerra per vivere in pace. E ci può essere solo un gallo, in un pollaio – viene brutalmente interrotto dall’entrata in scena dei Presidi delle rispettive scuole accompagnati dai funzionari del Ministero inglese.
Molly li vede parlare tra di loro mentre procedono verso il centro della stanza, probabilmente per accordarsi sugli ultimi dettagli, ma uno di quei maghi, una figura che conosce fin troppo bene, alta e avvolta in un sobrio mantello nero, si stacca dal gruppo e procede nella loro direzione, fermandosi proprio di fronte alla panchina.
Li studia per un momento con due occhi scuri e gelidi, prima di concentrarsi completamente su chi è seduto alla sua destra. 
«Credevo avessi l’istinto di sopravvivenza» commenta severo, il viso storto in una smorfia contrariata.
«Anche troppo» ribatte Lance, asciutto, per nulla intimorito. «Così come il rancore e la tendenza a punire chi osa troppo» assicura amabile, sorridendo con dolcezza. 
L’uomo inarca le sopracciglia, per nulla impressionato.
«Fingerò di non aver sentito nulla» sussurra piatto, prima di guardarla e rivolgerle un cenno di saluto. «Molly» pronuncia stringato. 
«Zio» risponde educata, esibendo un sorriso cortese.
Vederlo lì, anche se come Capo dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale, un po’ la rassicura. Anche se è decisamente una versione più inquietante di suo cugino. 
«Per favore, avvicinatevi» li invita la zia Hermione, spiccia, lì in veste di Ministro della Magia. Solo quando si sono radunati in cerchio attorno a lei – i Presidi delle scuole hanno preso posto dietro ai loro candidati –, sprona Oliver Baston, Capo dell'Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici, a consegnarle una pergamena. La srotola in fretta, serrando le palpebre per leggere quella grafia. «In occasione del ventesimo anniversario della Battaglia di Hogwarts, siamo lieti di ospitare ancora una volta il Torneo Tremaghi» annuncia solenne, interrompendosi un momento per dare più teatralità al momento. «Speriamo che questa sia un’occasione per cementificare l’alleanza tra le scuole e dare la possibilità ai nostri Campioni di conoscersi e apprezzarsi» afferma ferma, scoccando ai Presidi un’occhiata significativa. Molly tira una gomitata a suo cugino, le cui sopracciglia sono scattate in alto con scetticismo. Almeno Etienne è rimasto impassibile. Dentro ride come l’infame che è, sarebbe pronta a mettere la mano sul fuoco, ma fuori esibisce un’invidiabile espressione flemmatica che ha ingannato e inganna molti. «Quest’anno, a differenza delle edizioni precedenti, ci sono stati dei piccoli cambiamenti al regolamento. Ogni campione potrà affrontare una sola prova, il cui punteggio si sommerà a quello dei suoi compagni per decretare la classifica finale. Scegliete con molta attenzione chi dovrà affrontare cosa e, una volta deciso, dovrà essere comunicato, la mattina della prova, al Preside della propria scuola. Mi raccomando, che non sia una decisione presa di petto perché… il prescelto non può tirarsi indietro».
Perché sembra quasi una condanna a morte?
Pensa Molly, inquieta, deglutendo saliva e nervosismo. 





Affrontare l’inferno al fianco di Lucifero e Belzebù







«Lance, aspetta!»
Lui, dopo l'ennesima richiesta, blocca la sua marcia verso i Sotterranei, voltandosi all’indietro con un’espressione che farebbe scappare pure Godric Grifondoro in persona.
«Vorrei andare a dormire» sostiene gelido, gli occhi azzurri che mandano lampi e che lo fanno seriamente sembrare un pazzo psicopatico. E, grazie anche alle fiaccole alle pareti che non riescono a scacciare del tutto l’oscurità che cala nel Castello durante la notte, non è una visione per deboli di cuore. «È stata una giornata di merda che è culminata in una serata ancora peggiore» sibila tra i denti, alludendo a quello che è successo poche ore fa al banchetto nella Sala Grande, decisamente oltre l’
incazzato a morte. E sospetta che ad enfatizzare ancor di più quell’umore nero, c’entri anche suo padre. «Voglio buttarmi sul mio letto e sperare di non svegliarmi domani» decreta fosco, arricciando le labbra in una smorfia sdegnata. 
Solo dopo che lo ha raggiunto, Dominique si permette di fare un sorriso divertito per quell’esagerata teatralità.
«Andiamo, non è andata così male» sottolinea ottimista, allungando una mano per prendere quella dell’altro.
«No?» ritorce Lance, tagliente, inchiodandola con un’occhiata affilata come un rasoio. «Domani la Gazzetta del Profeta inizierà a scrivere fiumi di inchiostro su questo cazzo di Torneo e quei rompicoglioni dei giornalisti non esiteranno a far notare che un discendente di due Mangiamorte è uno dei Campioni di Hogwarts» rinfaccia brutale, ringhiando fuori le parole con furia. Poi si lascia sfuggire un sospiro distrutto, scuotendo il capo e chiudendo per un momento le palpebre con esasperazione. «Già immagino i commenti dell’opinione pubblica: che scandalo!» commenta nauseato.
«E allora?» replica lei, confusa, stringendo quella mano in una stretta rassicurante. «Non ti è mai importato di quello che pensa il resto del mondo» fa notare sensata. 
«Me ne frego, se dovessero prendere di mira solo me» puntualizza lui, inferocito. «Ma verranno tirati dentro pure i miei fratelli» aggiunge tra i denti, la rabbia che sta raggiungendo nuovi livelli. E, conoscendo il soggetto, non è cosa da poco. «E anche tu» termina insofferente, prima di piegare le labbra in un sorriso derisorio. «Già, me li vedo insinuare che ti abbia manovrata solo Salazar sa come per averti indotta a-»
Dominique si lascia sfuggire una risata che interrompe quel fiume di ipotesi e che fa calare un silenzio pesante nel mezzo del corridoio. 
«Sei carino quando ti preoccupi per me» concede zuccherosa, lasciandogli andare la mano per accarezzargli la guancia con la punta delle dita. «E anche quando vai in iperventilazione» commenta deliziata, il petto che si scalda per la gioia.
Lance tira indietro la testa, sottraendosi al suo tocco e inarcando le sopracciglia con compatimento. 
«Non dire stronzate» la fredda brutale. «Non sto andando in iperventilazione. Domi» ringhia oltraggiato, nel momento in cui nota la sua espressione scettica. «Se vuoi litigare, hai scelto la serata sbagliata. Perché la mia incazzatura non sfocerà nel sesso violento» l’avvisa sferzante. 
Lei sospira e si morde la lingua, onde evitare di lasciarsi sfuggire una constatazione che potrebbe far scoppiare la Terza Guerra Magica. Perché quando l’altro è in quello stato, cerca lo scontro e brama versare sangue. 
«Andiamo nella Stanza delle Necessità?» propone, quindi, benevola, dopo aver annullato ancora di più la distanza tra di loro e gettatogli le braccia al collo, alzandosi sulle punte dei piedi e reclinando il capo ed esibendo un’espressione mite. «Ti faccio i massaggi che ti calmano» concede tentatrice, facendogli un’offerta che sa essere allettante. 
«Ci saranno già i tuoi cugini» replica lui, piatto, ancora teso. 
«Nel Dormitorio, allora» rilancia quieta, alludendo a quel posto che anche il nonno dell'altro usava come rifugio, diversi decenni prima, ignorando quelle iridi gelide che la fissano come se volessero smembrarla. Sì, decisamente gli gira molto male. «Dai, se ti lascio andare nei Sotterranei, con questo umore, rischi di fare una strage appena fraintendi qualche occhiata» scherza lieve, buttando lì un’ipotesi che non è così assurda. 
Lance rimane immobile, continuando a guardarla per una manciata di istanti che sembrano eterni. Infine, anche se le spalle rimangono rigide, i lineamenti del viso si rilassano appena e si lascia sfuggire l’ombra di un sorriso.
«Quando fai così-»
«Sono la fidanzata perfetta?» lo interrompe Dominique, briosa, con un tono che sottolinea tutto il suo compiacimento.
«Per niente» la frena lui, implacabile, godendo di strocarle sul nascere l’entusiasmo. «Ma sembri quasi Purosangue» ammette indulgente. 



«Perché sei preoccupata?»
«Non lo sono».
«E non sei nemmeno credibile».
Molly volta il capo indietro quanto basta per scoccargli un’occhiata truce. Poi torna a fissare dritto davanti a sé, afflosciandosi di schiena contro il torace dell’altro.
Lo sente baciarle il capo e, rassicurata da quella dolcezza, si permette di abbassare le palpebre e godersi la sensazione di benessere che le dà il restare a mollo nella vasca nel Bagno dei Prefetti.
«Non hai nulla da temere» mormora lui, piano, contro i suoi capelli rossi. «Avranno sicuramente fatto delle modifiche e imparato dagli errori commessi nel ‘94» sostiene posato, riferendosi all’ultima edizione di quella gara che era stata sfruttata da Barty Jr come occasione per far risorgere Voldemort. «Quindi, cos'è che ti tormenta?» chiede di nuovo, gentile.
«Ansia da prestazione» confessa sfiancata, cercando di non pensare a quello che le toccherà affrontare. Non mi andare in crisi prima del tempo, le ordina il suo cervello, intransigente. «Tu e Lance sarete magnifici» riprende, scuotendo il capo con rassegnazione. «Cosa che non posso dire di me» termina impietosa, con acredine.
«Perché?» domanda Etienne, sereno, una mano che le vezzeggia quasi distratta il fianco in carezze lente, studiate apposta per calmare.
Molly volta il viso di colpo, in un movimento talmente repentino da rischiare di farsi male al collo.
«Perché l'ansia mi fa andare in panico» confessa limpida, sgranando appena gli occhi castani con una punta di isteria. Visto che la posizione non è delle più comode e visto che detesta non guardare in faccia il suo interlocutore quando parla, decide saggiamente di girare tutto il corpo. E finire a cavalcioni sopra le cosce dell’altro, in una vasca d’acqua calda, non è un deterrente sufficiente per mettere da parte ogni proposito bellicoso. Anche se l’altro in questione è nudo, desiderabile, con il capo mollemente abbandonato contro il bordo della vasca, le punte dei capelli del collo umide e la fissa in un modo che scava dentro. Se non fosse tanto imbufalita e agitata, avrebbe utilizzato la bocca per altro e non per lamentarsi. «E il pensiero che avrò gli occhi di tutti addosso durante una prov… pretendo di sapere il nome di chi mi ha ficcata in questo casino» prorompe con foga, assetata di giustizia. «Giuro che lo spedisco all'altro mondo prima del suo tempo!» promette minacciosa, aggrottando la fronte in un piglio temibile.
Lui sorride deliziato.
«Sai che quando dici così assomigli a tuo cugino?» chiede flemmatico. 
«E la cosa ti spaventa?» replica scettica. 
«Per nulla» assicura lui intrigato, pungolandole gli ormoni con quella voce bassa e suadente, riprendendo ad accarezzarle il fianco. «Amo questa tua vena sanguinaria» confessa affascinato, provocandole un brivido sottopelle che non ha nulla a che vedere con il fastidio. Serra quasi senza accorgersene le dita contro la pelle delle spalle dell’altro. Poi lo vede farsi serio, scacciando via l’ilarità. «Non hai nulla da temere, troveremo un modo per uscirne» la bandisce enigmatico.
«E come?» indaga lei, per nulla convinta, storcendo le labbra in una smorfia. «Mandando al macello Lance?» ipotizza asciutta.
Etienne scrolla le spalle, placido. 
«Meglio lui che noi» conviene pratico, prima di intercettare la sua occhiata di fuoco e tornare ad esibire un sorriso irresistibile. «A parte gli scherzi, ogni prova valuterà una qualità precisa e, se è come l'altra volta, Rosier è quello che ha più probabilità di cavarsela contro una Creatura Oscura» constata razionale. 
Suo malgrado, Molly è costretta ad annuire. 
«Perché la spaventerebbe a morte?» ironizza di riflesso, anche se non è un’ipotesi così assurda. Perché lei se lo ricorda come diventa quando gli gira male e, visto anche come l’ha presa lo zio, non crede che sia felice di partecipare a una competizione in cui rischia la sua preziosa pelle. «Sai cosa non capisco?» riflette ad alta voce, raccolta, scrutandolo dritta in faccia e serrando le palpebre. «Perché tu sia così calmo» rivela in un mormorio infastidito. 
«Forse perché non ha senso agitarsi per qualcosa che, volente o nolente, dovrò affrontare» le fa notare lui, leggero.
«Non è questo» lo contraddice sicura, prima di inclinare il capo di lato. «Lo sai, vero?» domanda pungente. 
«Che cosa?»
«Chi ha messo il tuo nome nel Calice».
Etienne chiude per un secondo le palpebre, facendole intuire che ci ha preso. 
«Ho diverse ipotesi» ammette serafico, con una calma da maestro zen da strapazzo. «Anche se una è particolarmente probabile» conviene oculato. 
«E?» lo esorta lei, stufa di tutto quel pathos inutile. 
«E sarò felice di fargli vedere le pene dell'inferno, non appena abbasserà la guardia» risponde lui, amabile, sempre con quel sorriso disimpegnato. 
Molly quasi si illumina di una gioia raggiante. 
«Lo farai sanguinare ai tuoi piedi?» chiede deliziata, sentendo una vampata di entusiasmo scuoterla. Poi si accorge dell’espressione perplessa che ha di fronte. «Troppo eccessivo?» si premura di chiedere, preoccupata. 
«Un po’» mormora Etienne, placido, come se fosse abituato a vederla emozionarsi per una cosa del genere. 
«Ah, allora diciamo che gliela farai pagare e basta» rettifica compunta, drizzando la schiena e costringendosi a mostrare mimica seria e diligente. 
«Molto meglio» concede lui, indulgente. «Devo solo capire come agire» ammette distratto, puntando le iridi chiare sulla superficie dell’acqua ricoperta di schiuma con fare meditabondo. 
Lei lo osserva perdersi in quelle analisi con le sopracciglia inarcate, quando un sospetto le fa capolino nella mente. 
«Ha fregato anche me?» si premura di chiedere, interessata.
Etienne la fissa per un momento con smarrimento, prima di ricomporsi. 
«Se è chi penso, sì» sostiene sicuro. 
«Ma non mi dirai quel nome» lo anticipa Molly, perspicace, la voce bassa e velata dal disappunto. 
Lui annuisce, sfoderando un sorriso radioso. 
«Cuore mio, tu non sei capace di fingere» sottolinea eloquente, con una punta di sarcasmo che sa tanto di presa in giro. Non può ribattere perché sarebbe negare l’evidenza, anche se è seccante ammettere di non valere quasi nulla come bugiarda. «E non ti scatenerò se non ne ho la certezza, per quanto divertente sia vederti farti strada nel sangue» afferma amabile, dando un’immagine nettamente migliore di sé.
Come se non si divertisse a creare scompiglio e a incasinare la vita di chi non sopporta! 
Sospira rassegnata, conscia della sconfitta. Perché quando si mette in testa qualcosa, non lo si smuove manco a pagarlo dalle sue posizioni. 
«Se non sei preoccupato per via del Torneo, non lo sei almeno per te?» replica a bruciapelo, prendendolo alla sprovvista e sorridendo con candore. «Essere una Campionessa significa stare al centro dell'attenzione e ci sono almeno un paio di ragazzi carini nelle delegazioni» considera fingendo ingenuità. 
«Ma non quanto me» dichiara Etienne, sottile, per nulla turbato da quell’evenienza. «Perché cercare altrove quando hai già la perfezione?»
«Perché, a lungo andare, è noiosa?»
«Touché».
Molly abbassa lo sguardo mentre le labbra le si piegano in un sorriso che scaccia quel grumo di sensazioni negative che le avevano artigliato lo stomaco e pesavano sulle spalle come macigni. 
«Non è vero che non sei magnifica» riprende lui, morbido, attirando la sua attenzione e facendole spalancare le palpebre con una punta di sorpresa. «A volte lo è chi non se ne rende conto» dichiara allusivo, con un sguardo di un azzurro intenso che è così pieno di sottintesi.
Non sei per tutti, le ha detto tanto tempo prima, quando lo considerava solo un vile mentecatto. 
Lei si ritrova ad arrossire, imbarazzata a morte.
«Ora non fare il lecchino» lo fredda implacabile.
Lui ridacchia, completamente rilassato.
«Quello sempre» assicura lieve, con una sfumatura maliziosa nella voce, staccando la schiena dal bordo della vasca e avvicinandosi con il busto a lei. Le stringe le anche con entrambe le mani mentre la distanza tra i loro visi diminuisce. «Volevo solo farti capire quello che vedo io» mormora prima di baciarla, piano, vezzeggiandole il labbro inferiore prima con i denti e poi con la lingua.
E Molly, in quell’istante in cui si separano, prima di tornare a baciarsi voraci, fino a togliersi il fiato, sorride di cuore mentre un fiotto di calore le si irradia nel petto.



«Lance?»
«Mmm?»
«Tu mi ami, vero?»
«Mio malgrado» mugugna lui, sdraiato a pancia in giù su quel letto, completamente intontito da quei massaggi che gli stanno sciogliendo i muscoli della schiena. «Perché?» domanda distratto.
Dominique esita, seduta sul suo bacino, cercando di racimolare tutto il coraggio che vanta la sua Casa per farsi forza e parlare. 
«Esattamente quanto mi ami?» spia con un velo di apprensione, continuando a frizionarli la pelle delle spalle.  
Lo sente immobilizzarsi di colpo. E il fatto che il cervello abbia bisogno di tempo per elaborare la domanda e mettere in moto le rotelle, non fa altro che accrescere la sua ansia.
Una manciata di secondi dopo, Lance si volta di colpo sul fianco con talmente tanta foga che lei ruzzola via sul materasso. 
«Che cazzo hai fatto, Domi?» sibila tra i denti, truciandola con quelle iridi azzurre e gelide, appoggiando il gomito sul lenzuolo per alzare appena il busto. 
«In via del tutto ipotetica» riprende lei, inquieta, portandosi seduta sul letto. «Se fossi stata io, per vie traverse, a mettere il tuo nome nel Calice, tu mi vorrest-»
«Morta» termina Lance, brutale, prima di chiudere gli occhi, corrugare le sopracciglia e abbandonarsi a un’espressione esausta. «Evan, no, no, no» ripete a bassa voce, come un ossesso, mettendosi seduto. Si passa una mano davanti alle labbra, prima di lanciare un’occhiata violenta. «Me ne torno nei Sotterranei, altrimenti ti ammazzo» decreta irremovibile.
Lo blocca prima che abbia il tempo di alzarsi dal letto, approfittando del momento di instabilità dovuto al cambio di posizione, per spingerlo di schiena contro il materasso, sovrastarlo e tagliargli ogni possibilità di fuga.
«Fammi spiegare» supplica concitata. 
Lui, passato l’attimo di spaesamento, la fissa con un viso per nulla intenerito. 
«Domi, per quanto mi piaccia vederti sopra, non basta per placare la mia sete di sangue» ribadisce distaccato, le braccia distese lungo i fianchi.
È già tanto che non abbia reagito spingendomi via, conviene tra sé, un pochino rincuorata da quella concessione. 
«Io ti amo per quello che sei» rivela schietta, senza distogliere lo sguardo. Anche non è facile fare una dichiarazione quando ti stanno pugnalando silenziosamente. «E non mi vergogno né mi imbarazzo per il cognome che porti» continua piano, un pochino imbarazza. Perché un tempo non è stato così. «Non lo so, forse stupidamente volevo che gli altri vedessero quello che vedo io» mugugna impacciata. 
«E cosa vedi?» replica Lance, tetro. «Un cadavere che cammina?» ipotizza impietoso.
«Ma piantala!» sbotta Dominique, acida, seccata da quel negativismo all’ennesima potenza. «Se qualcuno può uscire illeso da quelle prove, quello sei tu» sostiene certa, senza alcun dubbio. 
Lui inarca un sopracciglio, senza preoccuparsi di celare lo scherno. 
«Ma per chi cazzo mi hai preso?» domanda gelido, per nulla addolcito da quel discorso. Anzi, se possibile, è ancora più furioso. «Okay che stare con te è un’impresa che mette seriamente alla prova la mia pazienza ma questo Torneo…» si interrompe, lasciandosi sfuggire un sospiro eloquente. «Nonostante la reputazione della mia famiglia, non affronto tutti i giorni delle Creature Oscure» assicura sarcastico, per nulla divertito. «E non mi importa se la gente ha ancora paura dei Rosier» termina implacabile.
«Nemmeno a me» ribatte lei, sincera, sostenendo senza problemi quelle iridi. «Solo vorrei che le persone andassero oltre il tuo cognome. Perché tu non sei solo quello» aggiunge in un mormorio appena udibile.
Lance rimane in silenzio, il viso indecifrabile.
«E l’altra ragione?» domanda distaccato. 
Dominique si acciglia, perplessa. 
«Quale altra ragione?» rilancia confusa.
Lui le scocca un’occhiata di compatimento. 
«Quella meno onorevole» precisa significativo. Sbuffa, scocciato dal suo smarrimento, prima di alzare di nuovo le sopracciglia. «Avere come ragazzo uno dei Campioni di Hogwarts» sottolinea piano, scandendo con lentezza le parole così che lei le capisca. 
Forse dovrebbe essere spaventata per essere stata scoperta ma in quel momento le scappa un sorrisetto compiaciuto che non riesce proprio a trattenere. 
«Ho sempre sognato un principe» confessa estasiata, ignorando l’occhiata di pietà dell’altro. «E, dato che non lo posso avere, mi accontento di un eroe» termina convinta. 
«Mi sta venendo la nausea» commenta Lance, raccapricciato. La fissa in quel modo per qualche istante, prima che un lampo di comprensione balugini in quelle iridi chiare. «Aspetta…»
«Lo negherò fino alla fine» sostiene Dominique, allarmata, perché ha capito che il suo ragazzo ha capito
Lui le sorride quasi con dolcezza. 
«Fai pure, tanto non servirà a nulla» dichiara spassionato, con una tranquillità che stona con la minaccia che è insita in quella semplice frase.
Lei si inumidisce le labbra, nervosa.
«Non lo puoi sapere con certezza» gli fa notare razionale.
«Invece lo so» replica Lance, posato. Incamera ossigeno nei polmoni, facendo forza sulle braccia per portarsi seduto. «E poi hai il coraggio di dire che sono io lo stronzo, tra noi» le ricorda quasi divertito.
Dominique rimane ferma, anche se averlo così vicino la destabilizza. E il non sapere se sia incavolato o meno, la terrorizza oltre ogni dire. 
«Posso sperare nel tuo perdono?» chiede sfoderando un tono seducente, nella speranza di intontirlo sfruttando i suoi geni Veela.
Lui ridacchia, prima di capovolgere la posizione e spingerla sotto di sé. 
«Mi conosci abbastanza da intuire già la risposta» risponde eloquente, inarcando le sopracciglia e puntellandosi sui gomiti per non pesarle addosso. «La mia vendetta sarà atroce» la mette in guardia, schietto. Allunga il capo, così da baciarle il collo lentamente, senza fretta, in un modo che la fa impazzire. «Ma aspetterò domani prima di metterla in atto» promette in un sussurro lieve, contro la sua pelle.
«Perché?» biascica lei, la voce spezzata e con la forte tentazione di chiudere le palpebre.
Lo vede scostarsi quanto basta per guardarla in viso. 
«Perché ho capito, anche se non condivido» afferma serio, con due occhi eloquenti. Gli infila una mano tra i capelli corvini, così da spingergli la testa nella sua direzione. Solo che quando è a un soffio da quella bocca, Lance sposta la testa quanto basta per evitare quel contatto. «Niente sesso» puntualizza intransigente, mettendo in chiaro i punti, davanti alla sua occhiata prima sbalordita e poi oltraggiata. «Non te lo meriti» decreta inesorabile, tornando a vezzeggiarle la gola con le labbra e facendo evaporare di colpo ogni sentimento di stizza. 



«Sei stato tu, vero?»
Teddy, che si sta infilando la maglia scura del pigiama, si ferma a qualche metro da lei. Socchiude gli occhi gialli, scrutandola con circospezione e palese disorientamento.
Victoire ricambia con un piglio combattivo, in piedi accanto al letto e con ancora la divisa scolastica addosso.
«A mettere il nome di Molly ed Etienne nel Calice» spiega secca, facendogli intuire tutto il suo disappunto. «So che è così» dichiara sicura. 
Teddy inarca un sopracciglio, impassibile.
«Se lo sai, perché me lo chiedi?» rilancia sarcastico. 
«Perché voglio sperare fino all'ultimo di sbagliarmi» confessa lei, snervata, prima di afflosciare le spalle e lasciarsi sfuggire un sospiro affranto. «Godric, ti prego, dimmi che non lo hai fatto!» supplica a bassa voce, stremata.
«Cosa?» domanda lui, sereno, muovendosi all’interno della Stanza delle Necessità e avvicinandosi al letto. «Liberarmi di Molly per sempre e avere la soddisfazione di vedere Delacour con il culo a terra in un colpo solo?» domanda quasi distratto, come se fosse un pensiero che gli è balenato nella mente solo in quel preciso momento. Poi sorride, senza preoccuparsi di celare il compiacimento. «Andiamo, come potevo resistere?» domanda gongolante. 
«No» geme disperata, chiudendo gli occhi di scatto per cercare di scacciare quella visione di urla e sangue che diventerà reale non appena sua cugina lo scoprirà. «Perché dovete sempre farvi la guerra?» domanda arrabbiata, fissandolo con biasimo.
Teddy le scosta un ricciolo biondo da davanti al viso, sistemandoglielo dietro l’orecchio. 
«Perché sono diventati ancora più insopportabili da quando stanno insieme» spiega sintetico, come se quella fosse una motivazione sensata. 
Victoire scuote il capo, spazientita. Poi strabuzza gli occhi quando realizza che…
«Hai messo anche il nome di Rosier?» chiede allarmata, la voce stridula.
«Ah no, a quello ci ha pensato tua sorella» assicura lui, posato, le dita che le sfiorano la guancia prima di abbassare il capo e scoccarle un bacio rapido sulle labbra. «Cioè, ha chiesto a Delacour di superare la linea dell'età e farlo» precisa pignolo, incurante del fatto che lei sta rischiando di andare in shock. «L’ho trovato molto poetico: lui ha fottuto Rosier e io ho fottuto lui» sostiene rilassato, sorridendo con trionfo. 
«E Molly vi ammazzerà entrambi» ritorce brusca, riprendendosi da un torpore che rischiava di trasformarsi in un collasso celebrale, ignorando i brividi che quella mano che, dal viso è scesa al collo, le provoca. Rimani concentrata, si impone, nella sua testa, e soprattutto furiosa! «Tu perché l'hai costretta a partecipare a questo Torneo ed Etienne perché ha assecondato Domi e-»
«Era proprio questo l'obiettivo» la interrompe Teddy, placido. Davanti al suo sbigottimento, torna a esibire quel sorriso meschino. «Far in modo che qualcun altro si occupasse del lavoro sporco al mio posto» illustra divertito, alludendo a quelle prove che i suoi cugini dovranno affrontare e facendole intuire che non crede che ne usciranno interi. «Quanto al volermi fare fuori, ho più esperienza con i duelli. Non la temo» dichiara superbo, per nulla preoccupato. 
«Che infame!»
«Corvonero».
«Avrei detto Serpeverde» insinua Victoire, asciutta. 
«Beh, buona parte della mia famiglia è stata smistata lì» le fa notare Teddy, flemmatico. Poi si accorge del suo sguardo di fuoco e si lascia sfuggire un verso di stizza. «Dai, Vic, non puoi tenermi il muso l’unica volta in cui riusciamo a vederci» sottolinea ragionevole.
Lei si morde le labbra, tentata di mettere da parte la rabbia per quell’azione meschina.
Effettivamente, da quando l’altro si è diplomato, due anni prima, vedersi è diventato difficile. Durante l’anno è rinchiusa nel Castello in Scozia e le occasioni per poter stare insieme sono solo quelle concesse dalle gite a Hogwarts mentre le ultime estati lui le ha passate a studiare per superare gli esami dell’Accademia Auror. 
Se ha avuto la possibilità di essere lì, la sera del sorteggio dei Campioni, è solo perché zio Harry ha voluto schierare quanti più uomini possibili per essere certo – visto quello che è successo in passato – che tutto proceda senza imprevisti.
E sa che si stanno approfittando dell’occasione per trascorrere qualche ora nella Stanza delle Necessità, prima che arrivi il mattino e lo studio li costringa a separarsi di nuovo.
«Sì, se in quella volta cerchi di sterminare la mia famiglia» ribatte testarda, facendo forza sulla sua coscienza per non far cadere quel discorso. 
«Solo la parte sbagliat- scherzavo» si affretta ad aggiungere Teddy, conciliante, anche se gli occhi gialli non mostrano la benché minima traccia di pentimento. «Ultimamente stai diventando un po’ troppo suscettibile» osserva cauto.
«Chiediti il perché!»
«Perché ti manco e non sai come sfogare tanta frustrazione?»
«È vero che mi sei mancato» ammette Victoire, timida, sentendo le guance avvampare anche a causa di quelle mani che le hanno fatto scivolare via il mantello dalle spalle e per via di quelle iridi che la fissano come a volerla divorare. «Ma ciò non toglie che io sia ancora arrabbiata» mette in chiaro, irremovibile. Gli scocca un’occhiata eloquente. «Lo scopriranno, lo sai questo, vero?» domanda concreta.
Lui alza le spalle, indifferente, procedendo a toglierle anche il maglione. 
«Può darsi» concede sereno, mentre lei alza le braccia per facilitarlo dal liberarla dell’indumento. «Ma non ne avranno mai la certezza» sostiene gongolante, traendo piacere dalla sadica prospettiva di vedere quelli che considera delle scocciature in difficoltà.
Su Etienne non ne sarei così convinta, vorrebbe ribatte, lungimirante, ma evita che le parole le sfuggano dalla lingua. Perché nominare il cugino basta per far incupire e far scattare la gelosia nel suo ragazzo. 
«E che scusa hai usato con zio Neville per fermarti a dormire qui?» domanda interessata, sciogliendosi il nodo della cravatta.
«Nessuna scusa» mormora lui, sommesso, l’attenzione rivolta a quelle dita che, una volta fatta scivolare via quel pezzo di stoffa, sono passate a slacciare la camicia candida della divisa. «Non gli ho detto niente» aggiunge distratto.
Victoire si immobilizza e gli occhi di Teddy corrono al suo viso.
«Ma non puoi davvero credere che non ne sia a conoscenza» sottolinea risoluta. 
«No, ma, finché farà finta di niente, non me ne preoccuperò» stabilisce avveduto, sorridendo scaltro. Poi quella piega delle labbra diventa più ampia e calorosa mentre gli occhi gialli si addolciscono. «Lascia faccio io» si offre magnanimo, sostituendo le sue mani alle prese con un’asola particolarmente ostica. «Adoro spogliarti» le ricorda accattivante, facendole accelerare il battito cardiaco e rendendole molli le gambe al pensiero di quello che accadrà a breve. 











Storia ambientata nell’anno scolastico 2017/2018. E questa è stata una botta di fortuna assurda perché mi ha dato modo di giustificare la presenza del Torneo. 
Per quanto riguarda l'età dei personaggi, ho mantenuto quelle di Battlefield e Someone you loved. Invece, parlando dei Campioni… ho scelto la combinazione meno peggio. 
Perché non oso immaginare cosa sarebbe uscito con il trio Lance, Teddy ed Etienne (e l’ordine con cui ho scritto i nomi si rifà alla copertina della storia. Non partiamo con la solita tiritera del preferito, per cortesia), anche se, per un folle istante, giuro che ci ho pensato seriamente. 
Poi però mi ha fatto storcere il naso l’idea di rendere Teddy coetaneo di Vic e ho desistito. Sì, l’ho fatto anche perché altrimenti, più che fare la guerra alle altre scuole, sarebbe stata una guerra interna. E se Etienne lo posso più o meno controllare, quei due ciaone!
Nel prossimo capitolo compariranno più da vicino anche i personaggi delle altre scuole, in particolare i Campioni di Beauxbatons. Campioni che appartengono Severa Crouch, di cui consiglio di leggere la storia.
Forse, a una prima lettura, potrebbe sembrare che sia Lance il demonio in persona ma vi assicuro che pure Etienne non scherza.
Alla prossima,
Blue


Il prescelto non può tirarsi indietro: citazione del film.



   
 
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