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Autore: Jigokuko    28/11/2022    0 recensioni
{FE Three Houses - Post Crimson Flower}

"Se anche dovessi venire sconfitto, la stirpe dei Blaiddyd andrà avanti."

Le parole di Dimitri scambiate con Rhea celavano un segreto.
Prese Fhirdiad e la vita della Purissima, Edelgard ne viene a conoscenza; invece di distruggerlo, lo porta con sé e lo condivide con il popolo sotto mentite spoglie.
Ma commette un grave errore e le sue bugie vengono a galla.

Non si può impedire ad un fulmine di scatenare la propria luce.
Genere: Angst, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Byleth Eisner, Dimitri Alexander Blaiddyd, Nuovo personaggio
Note: Kidfic, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Fulmine Sanguinolento - Il Leone che si credette un'Aquila
 

 

17

The Grand Conjuration


Quando sua madre lo vide, barcollante, si fiondò addosso a lui, seminando Sera e stritolandolo. Gli affondò la testa nel petto e strinse il tessuto della sua camicia lacera tanto forte da rovinarla ancor di più. Solo dopo la ragazza riuscì ad aggiungersi all'abbraccio, commossa dal poterlo toccare di nuovo.

- Non fare mai più una cosa simile, dannazione... sono già due volte che mi lasci da sola. Alla terza, piuttosto ti uccido con le mie stesse mani...!- Aleksei sorrise, poggiandole una mano sulla testa riccioluta.
- Mi dispiace. Ho fatto un gravissimo errore. – Si separò dalle due. Aveva bisogno di un po' di respiro. – Voglio ringraziare tutti voi, che avete contribuito a salvarmi la vita, non ci sono parole per spiegare quanto io abbia apprezzato questo gesto.- Vedere tutte quelle persone a Shambhala era davvero strano, l'ultima volta che c'era stato la desolazione era fin troppo palpabile.
- Aleksei... quella... quella è... – Artemiya lo guardava con la bocca spalancata. Tutti si erano concentrati su di lui, ma... – Areadbhar... la Macellaia...-
- Sì, è proprio lei. Ci ho sempre vissuto sopra, ignaro.-

Non appena finì la frase, ebbe uno svenimento e riuscì a tenersi in piedi proprio grazie alla reliquia. In fretta e furia venne portato a riposare e gli furono dati cibo ed acqua -Marle aveva deciso di testare la sua semi-immortalità anche negandogli ogni tipo di nutrimento-, che accettò volentieri. L'unico sapore che aveva sentito nell'ultimo periodo era stato quello del suo stesso sangue. Subito dopo il pasto, crollò addormentato sul letto in cui era seduto, per la prima volta libero dalle catene.
Mentre Artemiya e Sera tenevano un occhio vigile su di lui, Ksenia prese con sé Areadbhar. Era davvero pesante per le sue braccia mingherline, capiva bene perché non si rompesse sotto la forza dei suoi portatori.
Si diresse da suo marito, una tenue luce azzurra illuminava la sua salma. Nel momento in cui fu abbastanza vicina, sentì il potere della reliquia fluirle dentro, il suo spirito urlare.
Areadbhar era adirata, strepitava alla vista del suo vecchio possessore, tremava, brillava e piangeva lacrime dolorose. La donna strinse forte l'asta tentando di calmarla, ma l'arma non sembrava sopportare la situazione.

- Mi dispiace... se solo fossi stata più forte, quel maledetto giorno... avrei voluto avere il coraggio di disobbedirgli, di bruciare l'intero campo di battaglia e quella strega con le mie stesse mani. Ma non l'ho fatto, ed ora mi ritrovo qui, in un buco sottoterra, a parlare con una lancia ed un cadavere.

Accennò una risata, ma presto essa convertì in singhiozzi sommessi e, poi, un pianto. Scivolò lentamente sul pavimento portandosi la reliquia con sé e bagnandola di lacrime. Essa tremò più forte, quasi come se avesse assimilato parte della sua tristezza. Anche se non erano connessi tramite lo stesso Segno, lo spirito al suo interno la riconosceva ed empatizzava con lei. La ricordava bene al fianco del suo vecchio proprietario.

- Areadbhar, ti chiedo di aiutarmi a riaprire le porte di Fhirdiad. Solo insieme possiamo riprenderci ciò che ci è stato rubato... questo non porterà indietro Mitya, ma assicurerà un futuro ad Aleksei, porterà avanti la stirpe dei Blaiddyd...

Smise di tremare e splendere, iniziando a sembrare una -quasi- normalissima lancia. Ksenia accarezzò con la mano la Pietra Segno, lei stava ancora piangendo.
Se Areadbhar poteva rattristarsi per la morte di uno dei leoni, ci era però abituata; era passata tra tantissime mani, alcune più violente, altre più miti... lei, invece, aveva avuto una sola persona di cui potesse fidarsi nel primo arco della sua vita ed essa gli era stata portata via all'improvviso.
Trovarsi completamente sola era ciò che aveva aperto una crepa dentro di lei; più si allargava, più la sua magia si disperdeva all'esterno e, più magia usciva, più il buco si ingigantiva, in un circolo vizioso inarrestabile.
Una mano le si appoggiò sulla spalla e la risvegliò di colpo dal torpore. Senza che potesse controllarsi, aveva quasi interamente congelato la reliquia con la magia, la quale si dissolse nel momento in cui si riprese.
Voltò il capo, incontrando gli occhi scarlatti di Thamiel.

- Mi hai fatta spaventare...-
- Che succede? Ti ho sentita piangere e— ho visto Areadbhar mezza congelata.-
‐ Nulla di grave, – Si asciugò il volto con il dorso della mano. – mi rattrista sempre stare in compagnia di Dimitri. Vorrei tornasse a rispondermi.-
So quanto ti fa stare male tutto ciò... ma non ti ho mai vista lasciar uscire tutta quella magia. Ti prego, dimmi che non morirai da un momento all'altro...-
- Mi sono ripromessa di rimanere in vita finché Aleksei non sarebbe diventato re. Non mi lascerò sopraffare, questa causa è estremamente importante per me.-
- Non voglio che tu ti spinga al tuo limite per morire il più tardi possibile, voglio che tu non muoia e basta. Possiamo trovare una soluzio—-
- Venticinque anni fa, ancor prima dell'inizio della guerra, feci un sogno. In esso c'era un ragazzo con dei lunghi capelli biondi, inginocchiato nella neve e con un corpo smembrato tra le braccia. Mi dava le spalle ed io pensai fosse Dimitri, che quella premonizione riguardasse lui, ma morì cinque anni dopo e quell'evento non successe.
Da quel momento aspettai e, intanto, iniziavo a morire anch'io. Quando, pochi mesi fa, è accaduto, ho pensato di aver previsto gli ultimi istanti della mia vita, perciò ho usato tutti i miei mezzi per salvare Sera. Poi l'ho visto in volto, il ragazzo, e ho capito di aver sognato mio figlio.
Sono vent'anni che aspetto e desidero la mia morte, Thamiel, mi dispiace dover lasciare Aleksei, te e tutti gli altri a cui tengo, ma questo è il mio più grande desiderio. Mio marito mi aspetta.-

Il principe non riuscì a risponderle, limitandosi ad offrirle aiuto con Areadbhar e a darle la mano per farla rialzare. Nonostante indossasse degli spessi guanti, riuscì a percepire il gelo della sua pelle, la magia fuori controllo che continuava ad uscire. Sperava davvero che non collassasse da un momento all'altro; senza di lei, tutto il suo piano si sarebbe sgretolato. A lui non importava nulla di Fhirdiad o del Regno, voleva solamente aiutarla nella sua causa come ringraziamento per essergli stata accanto quand'era bambino e, finalmente, vederla felice per la prima volta dal loro primo incontro.

Il mattino dopo giunse in fretta, ma Aleksei non accennava a svegliarsi, dormiva da quasi un giorno intero -anche quando si trovava nel bosco con Thamiel era presto crollato-, la sua stanchezza era immane.
Ksenia gli accarezzò la guancia, ammirando il suo bambino; era così bello ed al contempo dolce quando si mostrava vulnerabile... non osava immaginare cosa gli avessero fatto quei dannati imperiali, a giudicare da come si era ripresentato a Shambhala. I vestiti non sarebbero mai tornati come un tempo, perciò li aveva fatti portare via ed al loro posto gli vennero dati dei nuovi capi.

- Qual è la nostra prossima meta?- Anche Artemiya era sveglia. Sera, invece, dormiva accanto ad Aleksei.
- ... Fhirdiad. Finalmente, abbiamo i mezzi per poter riaprire le porte.-
- Siete seria? Non ci credo... Fhirdiad... finalmente potrò vederla con i miei occhi...-
- Non dovresti esserne tanto contenta, – La voce profonda di Myson si intromise nel discorso. – la città è un cumulo di macerie bruciate.-
- E noi la ricostruiremo.-
- Con quali mezzi, Anaxagoras? Anche il resto del regno è in rovina e ancora devastato dalla guerra. Questa ragazzina lo sa bene.-
- Troverò una soluzione. Ora la priorità è la reggia.-
- Cerca di non morire nel tentativo.-

L'uomo se ne andò ed Artemiya osservò Ksenia, la quale si torturava il labbro inferiore con i denti, in modo confuso. Cosa intendeva dire...?

Il viaggio per la capitale fu più veloce del solito. Thamiel e Malkuth erano tornati ad Agartha, lasciando con il gruppo Yolandi per le comunicazioni e Behemoth temporaneamente per un veloce trasporto verso la meta.
Al momento dell'arrivo, Dedue li stava aspettando dopo aver protetto il sigillo in caso di invasione da parte dell'Impero -se si fosse rovinato, sarebbe stato impossibile da riaprire-.
Quando la bestia vide il principe scendere dal drago e brandendo Areadbhar, emise un verso straziante, simile ad un pianto. Non poteva crederci, l'arma di Sua Maestà... per tutti quegli anni era stato convinto che Edelgard l'avesse distrutta o fatta disassemblare, ma invece era lì, nelle mani del suo legittimo erede.

- Dedue... – La regina gli si avvicinò, accarezzando la sua maschera di ferro. – ho trovato la soluzione che spezzerà il sigillo: – A quelle parole, lui ebbe un sussulto. – siamo io ed Areadbhar. Non è ironico? Solo il re e la regina hanno le chiavi del proprio regno.
... Padre, cosa devo fare?-
- Trafiggi la pupilla dell'Occhio di Agartha con la reliquia e fai assorbire le vostre essenze magiche al terreno. Aiutati recitando una formula, renderà l'incantesimo più stabile.-

Il figlio le diede l'arma e tutti si alzarono in volo con Behemoth, mentre Dedue si allontanò il più possibile. Una minima contaminazione energetica da parte di terzi avrebbe potuto compromettere l'incantesimo o, addirittura, mettere in pericolo chi lo stava lanciando.
Finalmente rimasta sola, la donna capovolse Areadbhar e piantò la lama in osso proprio al centro dello stemma. Le tremavano le mani, sapeva di essere instabile in quel momento, ma non poteva fermarsi proprio ad un passo dal compimento del suo obiettivo. Chiuse gli occhi, iniziando a sussurrare parole su parole e ad infondere la sua magia attraverso l'asta della reliquia.
Il cerchio si illuminò di luce viola e si espanse, generando un forte vento che le alzava le vesti ed i capelli. Più andava avanti, più l'aria ed il bagliore si intensificavano.
Suo padre era capace di fare anche incantesimi di chiusura così ostici...?
Riaprì gli occhi ed intorno a sé vide quelli che sembravano edifici sbiaditi, la terra sotto i suoi piedi ora un pavimento di mattoni grigi. Il centro del sigillo spariva lentamente e, con esso, la città cominciava a materializzarsi. Non l'aveva mai vista dopo l'incendio, fu un colpo al cuore vedere le case ridotte a macerie annerite, ma al contempo era felice di sapere che la sua casa ancora, anche se almeno in parte, esisteva.
L'incantesimo arrivò agli atti finali e, un istante prima della sua conclusione, giurò di aver visto Dimitri sorriderle in lontananza.

- Ce l'ho fatta, Mitya...

Un istante dopo, la sua gola si riempì bloccando tutte le vie respiratorie. Areadbhar le scivolò dalle mani, il suono metallico dell'asta coperto dall'impatto di lei, caduta in ginocchio sulla nuda e fredda pietra. Aveva gli occhi e la bocca spalancati e si strappò di dosso la grossa collana che portava. Si contorse, incapace sia di prendere che di buttare aria fuori dai polmoni.
Finì, solo dopo quasi un minuto di agonia, per vomitare grossi grumi di sangue scuro proprio sulla lama della reliquia, la quale incredibilmente lo assorbì come una spugna. Non se ne accorse nemmeno, non vedeva più niente, né comprendeva l'ambiente circostante.
Myson saltò giù da Behemoth e la raggiunse, sorreggendola con un braccio dietro le spalle. Un rivolo di sangue scendeva lungo il mento ed i suoi occhi azzurri erano riversi all'indietro, in uno stato di semi-incoscenza.

- Ti avevo avvertita, stupida...! Dovrei prenderti a schiaffi dopo una bravata simile. – La colpì delicatamente sul viso, facendola sobbalzare. Finalmente riuscì a vederlo. – Sei l'unica con poteri curativi, se muori come farai a perseguire questo inutile piano?-
- Io... non sono... importante...-

Subito dopo, cadde in un sonno profondo. L'uomo la scosse e provò a chiamarla per nome, ma nulla, il suo respiro era fin troppo lieve ed il cuore andava pianissimo, sembrava quasi un cadavere.
Anche Aleksei scese dal drago per verificare le condizioni della madre, ma l'agartheo gli intimò di starle lontano.

- Voi, discendenti dalle bestie, leoni indomabili, avete rovinato questa donna, la mia miglior creazione. È colpa tua, colpa di quella mummia, se lei è in queste condizioni. Non la toccare.-
- Io conosco un po' di magia bianca, posso provare ad aiutarla...!- Il giovane cercò di passare sopra a quelle cattiverie, salvare lei era più importante.
- Un Blaiddyd non può aiutare nessuno, chiunque porti quel Segno è destinato a distruggere tutto ciò che tocca, la stessa cosa succederà ad Anaxagoras.-
- Senti, – Si abbassò, fissandolo negli occhi. Era impressionante come fossero uguali ai suoi. – questa è mia madre, dannazione, non potrei mai farle del male. Ma non ci metterei nulla a farne a te, a torcerti il collo come se fosse un ramo d'albero secco.
E mi vedrò costretto a farlo, se non mi lascerai fare ciò che voglio.-

Myson assottigliò lo sguardo, ma poi finì per assecondarlo. Non che ne avesse paura, semplicemente quel ragazzo era un ottimo soggetto per esperimenti, ucciderlo gli avrebbe solo fatto perdere materiale – inoltre, sua figlia l'avrebbe odiato al punto di non obbedirgli più, un ennesimo fallimento che non poteva permettersi.

Aprì gli occhi, riconoscendo immediatamente il luogo in cui si trovava. Un letto a baldacchino con le lenzuola bianchissime, le pareti blu finemente decorate da motivi d'argento, la luce del giorno che arrivava dalla sua destra e si posava delicatamente sulla sua pelle. Mise a fuoco una sagoma umana dalla pelle diafana, i capelli biondi ed un viso bellissimo, la figura maschile la osservava con apprensione, una mano intrecciata nella sua.

- Dimi— – No, impossibile. – ... Aleksei...-
- Mamma...! – Le strinse la mano. – Sei viva, per fortuna, temevo non ti saresti più svegliata. Come ti senti?-
- Bene, come sempre. Perché ci troviamo qui...?-

Non chiese dove si trovassero, quello l'aveva già capito: la stanza da letto che condivideva con Dimitri una volta celebrato il matrimonio, luogo a lei estremamente caro perché l'unico in cui le era concesso di essere debole senza mai venire giudicata.
Suo figlio si guardò intorno alla ricerca della risposta più consona; sembrava difficile da trovare.

- Dopo aver spezzato il sigillo di Fhirdiad, hai vomitato ingenti quantità di sangue e sei svenuta, perciò ho deciso di portarti nella reggia. Una strana sensazione mi ha fatto scegliere questa stanza in particolare.

Ksenia si mise a sedere, osservando le pareti più a fondo. Tanti ricordi riaffiorarono e non poté fare a meno di commuoversi. L'ultima volta in cui era stata su quel letto, il suo bambino era nato da pochissimo e si trovava in una culla in fasce, mentre ora le stava tenendo la mano, cresciuto grande e forte e quasi dell'età di suo padre. Il cerchio si era chiuso.
Aleksei le asciugò un lacrima con il pollice e poi l'abbracciò cercando di essere il più delicato possibile. Anche lui era contento di essere finalmente giunto al suo luogo di nascita, nonostante non ci fosse più stato, sentiva un forte collegamento con quel gigantesco edificio, forse trasmesso proprio da sua madre stessa.

- Voglio mostrare il castello a te ed al resto dei nostri compagni, ci sono cose che vorrei vedeste.-
- Ti sei appena svegliata, non sarà presto? C'è tempo per una gita, adesso devi ripo—-

Lei non lo ascoltò e scese dal letto come se la sua fosse stata una dormita di piacere. Era stato allarmante ciò che le era successo dopo aver eseguito l'incantesimo di apertura, ma non poteva mostrarsi debole a chi non sapeva, la sua imminente morte era sconosciuta a quasi tutti e tale doveva rimanere – inoltre, era lei quella a possedere quel miracoloso Segno che "tutto ripara"... e casa sua le mancava da morire, non voleva rinchiudersi in quelle quattro pareti ora che dopo tanto tempo ci era tornata, desiderava solamente vivere di nuovo la reggia, sentirsi la regina di cui ormai aveva solo il titolo.
Aleksei la seguì, sia per preoccupazione, sia perché invitato da lei stessa. La donna lo condusse a ritroso lungo i corridoi che aveva percorso precedentemente, fino a giungere alla stanza del trono dove le tre ragazze e Behemoth -ora umanizzato- stavano sostando; non vi era traccia di Myson, ma nessuno se ne curò. Dopo aver convinto i presenti di stare bene -il drago, però, si mostrava più restio a crederle-, iniziò a mostrare a tutti il castello con minuziosità ed amore.
Sul muro dietro al trono era presente un gigantesco dipinto raffigurante i due sovrani da giovanissimi, appena dopo il matrimonio. Dimitri aveva i capelli corti, vestiva di blu e bianco e posava accanto alla moglie, avvolta in un sontuoso abito color vinaccia, piena di gioielli e con i capelli raccolti in un'intricata acconciatura di trecce; invece che un re ed una regina sembravano due poco più che bambini, eppure dai loro sorrisi sulla tela traspariva un grandissimo amore l'uno per l'altra.
Mentre passavano ad uno dei corridoi adiacenti, Ksenia raccontò che il loro matrimonio non era affatto in programma; lei avrebbe dovuto frequentare l'Accademia Ufficiali l'anno successivo a quello di Dimitri, aspettare la maggiore età e solo dopo diventare la moglie del re ma, a causa delle circostanze, fu costretta a sposarsi ad appena quindici anni e, per dare un futuro al regno in caso di morte del sovrano, avere un erede pronto ad ereditare tutti i suoi averi. Nessuno di loro voleva avere un figlio a quell'età e nel mezzo di una guerra, eppure si videro obbligati ad averne almeno uno. L'unica fortuna di quella tragica storia fu che riuscirono ad avere Aleksei dopo ben cinque anni, ormai a conflitto terminato.

I volti dei portatori del Segno di Blaiddyd impressi sulle tele erano tutti estremamente simili; sia uomini che donne avevano visi di rara bellezza, la pelle diafana, i capelli biondi e degli intensi occhi azzurri. Ognuno di loro somigliava parecchio ad Aleksei, mentre una regina vissuta secoli prima era tale e quale ad Artemiya e ciò la faceva sentire più vicina a quella famiglia a cui aveva sempre preferito rimanere lontana per via del suo non avere né i poteri né l'aspetto che li caratterizzava dal primo all'ultimo.
Ksenia, raggiunta una porta in legno a doppia anta, si fermò e smise di parlare, voltandosi ai presenti. Sembrava seria, più del solito, la malinconia che aveva sempre caratterizzato il suo sguardo ormai sovrastata.

- Nonostante sia una città morta, Fhirdiad è molto importante non solo per la storia del Sacro Regno di Faerghus, ma anche per me stessa. Io sono cresciuta qui, qui ho la maggior parte dei miei ricordi, qui mi sono successe le cose più belle, qui mi sono successe le cose più brutte.
Ma l'importanza non è data solo dalle esperienze vissute, in questo posto è celata una cosa che, se solo non fossi stata negligente e l'avessi portata con me, forse le sorti di quello scontro sulla Pianura di Tailtean si sarebbero ribaltate.
Ed ora voglio mostrarvela, perché questa volta non la lascerò mai più.

 

   
 
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