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Autore: Reykyra    28/11/2022    0 recensioni
Dopo molti anni Reyen Uchiha fa ritorno a Konoha con l'intento di smascherare il responsabile di un progetto che ha ridotto lui e molti altri sfortunati bambini in uno stato di schiavitù. Tuttavia, il suo ritorno avviene in un periodo particolare e ha delle conseguenze di varia natura. Molte questioni sono rimaste irrisolte e nuove realtà devono ancora realizzarsi.
La storia ha luogo in una sorta di "what if" riguardante il massacro degli Uchiha, pur non essendo la questione la tematica principale del racconto.
(Ho inserito personaggi inventati in un universo già esistente, ma con la specifica che ci saranno interazioni dirette con personaggi già esistenti nell'universo originale, quindi in particolare ci saranno interazioni con i memebri del Clan Uchiha e anche Naruto, che qui dovrebbe avere all'incirca otto anni, come Sasuke).
E' la mia prima storia! Enjoy!
Genere: Avventura, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Clan Uchiha, Danzo Shimura, Famiglia Uchiha, Nuovo Personaggio
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 5 – Una pausa imprevista
 
Erano trascorse circa due settimane da quando ad Itachi era stato affidato il compito di spiare Reyen per accertarsi dei suoi intenti, ma del giovane misterioso c’erano stati ben pochi avvistamenti. Sembrava che il ventenne se ne stesse per lo più chiuso in casa, lo aveva visto molto di rado allontanarsi dal suo alloggio e sempre per brevissime passeggiate in solitaria alla stessa riva del fiume Nakano dove si erano incrociati tempo addietro. Itachi trovava che avesse sempre un’aria molto grigia. Però doveva riconoscere che l’arrivo imprevisto di Reyen aveva messo in stallo qualsiasi tensione tra Uchiha e Konoha, cosa per cui lui era personalmente molto grato.
Erano diversi giorni che poteva accompagnare Sasuke all’accademia ninja, dal momento che la sua missione principale era una soltanto e non si muoveva da casa prima del tardo pomeriggio. –Sembri più riposato.- Itachi voltò il capo leggermente alla sua destra, trovando Shisui Uchiha in uniforme jonin, chiaramente appena rientrato dalla sua missione. –Shisui!- Gli corse incontro come un bambino farebbe con il suo fratello maggiore. –Sei tornato, finalmente!- I due amici si scambiarono un breve abbraccio, poi s’incamminarono verso il quartiere Uchiha mentre si scambiavano racconti sui giorni passati lontani.
 
Reyen Uchiha stava fermo, in piedi davanti alla finestra della sua stanza, aveva l’aria stanca e le occhiaie sotto i suoi occhi si erano fatte ancora più cupe ed intense, donandogli un certo fascino; le notti precedenti erano state difficilmente occupate dal sonno, quanto più dal suo continuo rigirarsi nelle coperte. Cercava di convincere sé stesso che le parole di suo padre non avessero nulla a che fare con il ritorno della sua maledetta insonnia, ma era una battaglia che sapeva di aver già perso in partenza. Mentre lui non c’era, i suoi genitori erano andati avanti con le loro vite ed avevano generato altri due figli. I suoi fratelli. Ormai era certo che fossero i due ragazzini che aveva visto il primo giorno ai campi di allenamento. Colpì il muro per la centesima volta quei giorni. Si sentiva combattuto e in un certo era come se fosse stato non solo abbandonato, ma addirittura rimpiazzato. Come un oggetto difettoso veniva sostituito con uno nuovo, perfettamente omologato e funzionante. Ma lui era una macchina che era stata progettata con un cuore e quel cuore soffriva da molti anni: soffriva per l’abbandono; soffriva per la solitudine; soffriva per le ferite e i maltrattamenti che aveva subito; soffriva per gli incubi che il suo passato aveva generato; soffriva anche ora per le nuove informazioni che aveva ricevuto; soffriva perché non sentiva odio per i suoi fratelli. –Ren?- Luxe entrò nella stanza del moro, trovandolo con il pugno stretto alla parete che aveva appena colpito, il capo chino e la chioma completamente in disordine. –Ren… So che non è facile, Mal Loro non devono pagare lo scotto per gli errori di altri.- -Lo sai che non sono bravo con le persone. Posso empatizzare a distanza, ma questo è diverso, questo è…- -questo è la possibilità di avere dei fratelli.- Reyen abbassò il pugno rimasto poggiato al muro e alzò il capo, voltandosi verso il suo biondo amico. –Chi mi assicura che vogliano avermi come fratello?- Si spostò definitivamente dalla sua postazione alla finestra, voltandosi interamente verso Luxe e avanzando verso di lui di qualche passo. –Le parole di mio padre non fermeranno il mio scopo qui. Sappiamo entrambi che non me ne importa niente del clan né del villaggio. Non facciamoci distrarre.- -Io e Kyria abbiamo già cominciato a cercare, però c’è un fatto che non possiamo lasciarci sfuggire.- -Sarebbe?- -Fugaku è il capo delle forze di polizia ed è stato qui, in casa nostra e ci ha visti. Se quest’informazione dovesse venir fuori di nuovo, in altre circostanze…- -Si, ho capito. Dobbiamo allontanarci.- -Io e Kyria dovremmo cambiare il nostro aspetto e prendere le distanze per il momento.- L’Uchiha si mise a pensare, poi parlò di nuovo. –Ok, ho un piano. Faremo così.- Iniziò poi ad esporre la sua idea. –Io posso usare lo Sharingan e far credere alle guardie che voi abbiate lasciato il villaggio. Nello stesso istante creerò un’altra illusione che mostrerà loro che altre due persone si stiano recando a Konoha. A tutti gli effetti, la barriera ninja percepirà l’uscita e l’ingresso di due persone. Da lì vi muovere in maniera autonoma, non ci saranno contatti diretti tra noi, stabiliremo delle zone di scambio informazioni a rotazione e che cambieranno in modo del tutto naturale. Ormai sapete che riesco a percepire la vostra presenza, perciò quando avrete informazioni importanti andrete in una, una sola, delle zone prestabilite. In questo modo io potrò farvi da diversivo.- -Diversivo per cosa?- -Non ricordi più, Luxe? La mia presenza sta tenendo sulle spine tanto Konoha, quanto gli Uchiha. Non sono così stupido, mi sono accorto che c’è qualcuno che mi sta alle costole. Quindi è meglio che io attiri l’attenzione di questo soggetto su di me, così almeno voi due potrete portare avanti la nostra missione.-
 
Il cielo si era tinto di arancione e nell’aria si sentiva il profumo di cibo che preannunciava l’ora della cena, le persone cominciavano ad allontanarsi dalla strada, i mercanti abbassavano le saracinesche dei loro negozi, serravano bene le porte e controllavano che la cassa fosse in ordine prima di lasciare del tutto il posto di lavoro; anche tra gli shinobi c’era che poteva concedersi il lusso di rincasare prima del calar della notte. I bambini si allontanavano di controvoglia dalle altalene e dagli scivoli, chiamati dai genitori per via dell’ora tarda, ma non per tutti era cosi: Naruto era di nuovo alle prese con i soliti bulletti che lo importunavano sempre, si divertivano, i ragazzi più grandi e robusti, a prenderlo in giro, a costringerlo a fare qualche cosa di umiliante e lui lottava finché poteva, ma quando le botte erano troppe e la voglia di tornare a casa lo assaliva, cedeva. Tornava a casa, anche quella sera, coperto di terra e con i vestiti sgualciti dagli strattoni di quei gradassi, che lo prendevano per la magli e lo tiravano da una parte all’altra. Guardava a terra davanti a sé, vergognandosi di aver ceduto nuovamente alle cattiverie di quei cattivoni, ma era tanto distratto da non rendersi conto di stare per imbattersi in un’altra persona, se non a cosa fatta. Atterrò sul sedere, ma si rialzò prontamente in piedi, pronto a scappar via. –Va tutto bene? Ti sei fatto male?- Naruto vide di fronte a sé, in piedi e per nulla infastidito, un ragazzo molto più grande di lui e dei bulli di poco prima, con la pelle chiarissima e gli occhi ambrati esaltati dalle occhiaie molto scure. –Um…Io, ecco…- -Scusa, è colpa mia. Non ti avevo visto mentre camminavo.- Il ragazzo gli sorrise leggermente, ma Naruto era più frastornato dalle sue parole, così gentili che per un momento si convinse di aver battuto la testa più che il sederino. –No… Non è niente…-
I due rimasero li a fissarsi per un attimo, Naruto non sembrava voler scappare l’altro non sapeva come proseguire quella inaspettata conversazione. A chiacchierare fu lo stomaco del piccolo, che inevitabilmente arrossì, vedendo l’attenzione del più grande nuovamente su di sé. –Dovresti affrettarti a tornare a casa, i tuoi genitori ti staranno aspettando per la cena.-  -Io non li ho i genitori. Non c’è nessuno a casa.- La sua risposta arrivò talmente rapida e pronta che lasciò una strana atmosfera nell’aria. –Allora… Posso offrirti io la cena? Per scusarmi di esserti venuto addosso, almeno…- Gli occhioni di Naruto brillavano di gioia. –Ramen!- Esclamò senza pensarci due volte e fu chiaro quale fosse il menù della cena. –E ramen sia. Io non sono molto pratico di qui, perciò se conosci un posto che ti piace, fa pure strada. Oh! E, io mi chiamo Reyen Uchiha.- -Io sono Naruto Uzumaki!- I due si avviarono verso il Ramen di Ichiraku e per tutto il tempo Naruto fece i salti di gioia e ringraziò il giovane per la sua enorme cortesia. Reyen si sentì molto sollevato di aver potuto fare un gesto carino verso il piccolo orfano.
La coppia di quasi sconosciuti ebbe modo di interagire e di approfondire la reciproca conoscenza, delineando che i caratteri di Naruto e Reyen erano piuttosto simili e questo permetteva ai due di capirsi e apprezzarsi meglio. Il piccolo Uzumaki raccontò del festival Matsuri che si sarebbe svolto quella sera e invitò Reyen a trascorrerlo insieme e, con sua sorpresa e gioia, l’Uchiha accettò. Erano giorni che se ne stava in casa ad annegare nei suoi stessi pensieri, un piccolo festival non poteva certo fargli male, e poi ne voleva vedere uno a tutti i costi.
 
Il festival Matsuri era bellissimo, con le sue luci colorate sparse per tutto il viale e le persone vestite a festa. Reyen aveva regalato a Naruto uno yukata adatto all’occasione, un semplice kimono leggero blu scuro con ricamati sopra dei pesci dorati e una fascia dello stesso colore in vita, infine dei sandali infradito. L’Uchiha invece se n’era preso uno color borgogna, ricamato con un color oro rosato in forme che ricordavano un fuoco al vento, elegante e astratto, con una fascia nera in vita e i medesimi sandali infradito.
Naruto si guardava attorno con aria entusiasta, Reyen invece cercava di imprimere nella mente quelle luci, quella sensazione di spensieratezza che gli arrivava dalla festa. Prese per mano il bambino biondo, cogliendolo un poco di sorpresa, e i due cominciarono a passeggiare per le varie bancarelle, osservando i cibi, giochi e gioielli esposti, il tutto sotto gli occhi strabuzzati dei presenti. In effetti, l’Uchiha aveva già rifilato non poche occhiatacce in difesa di Naruto: questa serata era per lui, non andava rovinata.
-Reyen! Sei venuto anche tu qui!- Luxe e Kyria si avvicinarono alla coppia, erano vestiti anche loro per l’occasione: Luxe aveva un semplicissimo yukata verde smeraldo con un dragone d’oro che spiccava sulla manica destra e si stendeva fino alla schiena, lo indossava un po’ aperto così da lasciare scoperta una porzione abbondante del torace scultoreo; Kyria invece era cosi bella che sembrava un’altra persona, avvolta nel suo yukata lilla con un trama floreale bianca e un obi in vita viola scuro e i sandali tradizionali geta; portava i capelli neri raccolti in un’acconciatura shimada ornata da dei kanzashi molto semplici.
Notando gli sguardi curiosi dei suoi due amici, Reyen si affrettò a fare le presentazioni. –Lui è Naruto Uzumaki, un mio amico.- Disse l’Uchiha. –Naruto, loro sei Luxe e Kyria, miei amici d’infanzia.- Il biondo salutò con un po’ di timidezza, non essendo per nulla avvezzo a socializzare in modi che non comprendessero insulti e qualche scappellotto non sempre meritato. Soprattutto Luxe, con il suo aspetto imponente, lo metteva un po’ a disagio. Kyria fece qualche passo verso di lui, un sorriso dolcissimo sul viso, gli si chinò davanti e gli carezzò i capelli con fare amichevole, quasi materno e a Naruto non sfuggì il sorriso d’approvazione di Luxe, come se volesse fargli intendere che gli piaceva. Era così contento di quei due nuovi amici che non riuscì a trattenere il gigantesco sorriso che gli si aprì sul visino paffuto.
Nel nuovo gruppo si creò sintonia quasi istantaneamente e il tempo al festival Matsuri passò leggero.
 
-Dai fratellone! Così non vedremo mai lo spettacolo!- Sasuke strattonava la maglietta di Itachi con l’espressione imbronciata e le guancie leggermente gonfie per lo sforzo. Shisui alle loro spalle li guardava ridacchiando spensieratamente. –Mancano ancora un paio d’ore prima dello spettacolo, Sasuke. Avremo tutto il tempo di arrivare!- Itachi rivolse un’espressione di supplica in direzione dell’amico, a volte Sasuke sapeva essere ingestibile quando s’impuntava su qualcosa. –Si, ma io voglio anche vedere la festa prima che i premi migliori se ne vadano!- Non c’erano premi migliori di altri, i due adolescenti lo sapevano, ma vallo a spiegare un bambino di otto anni che stava facendo il diavolo a quattro per poter importunare suo fratello e farlo camminare più velocemente. Decidendo di decretare Sasuke vincitore della disputa, a senso unico è ovvio, il trio affrettò il passo verso la tanto decantata festa Matsuri.
 
Fu durante il loro girovagare che Reyen notò Itachi e Sasuke insieme ad un terzo ragazzo, più grande e riceveva dai due le stesse attenzioni che si sarebbero potute riservare ad un fratello maggiore: Sasuke si aggrappava a lui e si lasciava portare sulle spalle, Itachi gli rivolgeva sorrisi ammirati o sguardi supplicanti quando il più piccolo si lanciava alla carica verso una bancarella. Reyen si ritrovò a provare invidia verso quel ragazzo di cui non sapeva nulla, si sentiva male a guardarli e allo stesso tempo trovava difficile distogliere lo sguardo da quel gruppetto così allegro e spensierato. Gli si strinse il cuore, ma cercò di non lasciar avere la meglio alle sue emozioni. D’improvviso sentì la manina di Naruto prendere un lembo del suo yukata e tanto gli bastò per riportare la sua attenzione sul resto della festa e, ovviamente, su colui che l’aveva richiamata per primo. –Ti va di provare a prendere qui pesci?- Chiese il bimbo mentre con la manina indicava una bancarella dove era possibile provare il gioco. –Solo se Luxe accetta la mia sfida.- Nemmeno a dirlo, il biondo cominciò a rimboccarsi le maniche dello yukata, segno che la sfida era stata accolta.
   
 
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