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Autore: Dreamer47    30/11/2022    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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HUNTER'S LEGACIES. 
Capitolo 24.
(I PARTE) 
 
 
In silenzio inserí all'interno di uno scatolone i suoi affetti più stretti, depositando insieme ad essi anche ciò che restasse del suo cuore: pose il suo giubbotto di pelle marrone che avesse ereditato da suo padre John, la sua pistola preferita con la scocca bianco perlata, delle lettere indirizzate a Sam e a Bobby, insieme a quella che Jack gli avesse dato per Abby, scrivendo ai due cacciatori di conservarla e aprirla solamente nel caso in cui il suo piano non fosse andato a buon fine e le cose si fossero messe davvero male. 
Le speranze di Dean erano crollate una dopo l'altra, tutti i piani e le ipotesi per la salvezza della sua famiglia si erano sbriciolati come dei castelli di sabbia e la sua tenacia nel continuare a resistere agli angeli ed a dire di no iniziò a vacillare sempre di più: nelle ultime settimane aveva osservato come il mondo stesse velocemente cambiando, come intere città venissero affollate da demoni per uccidere più gente possibile e prendere le loro anime. 
Dean, suo fratello ed Abby avevano persino affrontato la prostituta di Babilonia, e solo il maggiore era riuscito nell'impresa di ucciderla, rivelandosi essere un vero Servitore del Paradiso. 
Ma adesso Dean non sapeva più che cos'altro fare, se non compiere quel gesto disperato nel vano tentativo di dire si a Micheal, perché metà della popolazione mondiale viva era sempre meglio di nessun superstite. 
Diede un'ultima occhiata allo scatolone e sospirò rumorosamente, prendendo un lungo sorso del Whiskey dal bicchiere che tenesse in mano mentre pensava a quanto la sua famiglia si sarebbe infuriata per il suo gesto, e Dean non volle neanche pensare all'ira che Abby gli avrebbe riservato se lo avesse rivisto; avvolse lo scatolone con dello scotch marrone da imballaggio e scrisse sul pacco l'indirizzo ed il destinatario per far sì che almeno ai suoi familiari restasse qualcosa di lui. 
Si sedette sul bordo del letto della stanza di quel motel in cui si fosse rifugiato quella stessa mattina e si versò dell'altro Bourbon, bevendone ancora dei lunghi sorsi nel vano tentativo di trovare la forza dentro di lui per compiere quel gesto.  Sospirò ed incurvò le spalle ed il pensiero tornò su Abby, su quanto gli sarebbe costato non poterla più rivedere, perderla per sempre. 
La sera precedente, quando ancora fossero insieme, Dean era stato colto da una grande malinconia all'idea di lasciarla: l'aveva stretta a sé in un abbraccio che alla ragazza parve leggermente strano. E quando l'aveva baciata, Abby percepí una nota di tristezza e di malinconia che continuò a persistere per tutta la nottata che passarono a muoversi fra le lenzuola.
Dean le aveva ricordato quanto tanto l'amasse, che avrebbero trovato una soluzione per tutto ed Abby gli aveva creduto. L'aveva baciato, l'aveva stretto lentamente. 
Ma non poteva sapere che Dean, non appena lei si fosse addormentata su quel letto, avrebbe raccolto le sue cose e sarebbe scappato via senza neanche lasciarle un biglietto o uno stralcio di spiegazione; Dean si limitò a guidare la sua auto molto velocemente per mettere almeno due o tre città di distanza fra di loro. 
Dean lo stava facendo per tutta la sua famiglia e per i sette miliardi di abitanti del pianeta, ma soprattutto per non farlo fare a lei: Jack era stato molto chiaro quando gli aveva spiegato in che cosa consistesse il rituale scritto in maniera criptata sul suo libro di pelle nero e Dean non avrebbe permesso che Abby facesse quella fine.
Preferiva morire che sapere Abby risucchiata dentro un cosmico nulla che l'avrebbe completamente distrutta. 
Scosse la testa e bevve l'ultimo sorso e si alzò, perché sapeva che era ora di entrare e che procrastinare non avrebbe fatto apparire una soluzione miracolosa. 
Almeno fino a quando udí un forte battito di ali alle sue spalle che lo fecero sussultare, e due dita femminili e affusolate si apposero sulla sua testa, facendogli perdere i sensi.
 
 
Fece scattare la maniglia di ferro della panic room e si prese qualche istante per sospirare prima di aprirla con forza, ed entrare. 
Da quando fosse rinchiuso nella panic room, Dean aveva ricevuto la visita di Bobby e di Sam, che lo invitassero a non mollare e sicuri del fatto che lasciare entrare un arcangelo dentro di sé non fosse una decisione giusta; persino Castiel che, quando Dean riuscì ad eluderlo e ad evadere dalla stanza di ferro, fosse tornato giusto in tempo per impedire che il cacciatore si consegnasse a Zaccaria e lo aveva preso a pugni fino allo stremo delle sue forze, riportandolo nella panic room e legandolo per bene alle sponde del letto con le manette.
Ma quando quella sera la porta della stanza si aprì, Dean intravide la figura femminile di Abby entrare e guardarlo con la stessa aria accusatrice e furiosa che avesse immaginato. 
La ragazza non disse nulla mentre guardava nei suoi occhi verdi e si sedette sulla sedia davanti a lui non distogliendo mai lo sguardo, sentendosi anche troppo furiosa per riuscire a mettere due parole di fila per costituire una frase. 
"Abby, mi dispiace di essere fuggito così l'altra notte ma tu non mi avresti lasciato andare e..". 
"Sta zitto, prima che venga lì e ti riduca peggio di quanto abbia fatto Castiel".
La voce di Abby era furibonda, fuori di sé e parecchio alterata, così come il suo sguardo furioso e quasi omicida, e Dean non ricordò di averla mia vista tanto arrabbiata, costringendosi a stare in silenzio. Sospirò rumorosamente e scosse la testa, distogliendo lo sguardo per puntarlo in giro per la panic room. 
Abby accavallò le gambe e serrò le braccia sotto il seno, continuando a guardare il suo viso e provando un forte astio nei suoi confronti. 
"Ti ho sentito parlare con Sam prima: gli hai detto che lo fai per me, ma lui non ne ha voluto parlare. Quindi me lo dirai tu, adesso, o giuro che..". 
"..che cosa, Abby? Vuoi torturarmi? Fa pure, ma ricorda che in quanto a torture sono io il maestro qui!". 
La ragazza dischiuse le labbra e sospirò, scuotendo la testa e chiedendosi come avesse potuto pensare ad una cosa del genere. "Ma cosa c'è che non va in te?". 
Dean sospirò e scosse la testa, muovendo il polso che fosse ammanettato al letto con forza, facendosi solamente del male e sentendosi del tutto frustrato. "Senti ragazzina, è meglio che tu ne stia fuori questa volta". 
"Hai detto a Sam che questa tua pagliacciata di fuggire in piena notte per consegnarti a Micheal ha a che fare con qualcosa che ti ha detto mio padre quando Morte l'ha riportato in vita: che vuol dire? Che ti ha detto?" chiese Abby rimanendo ad osservarlo con determinazione negli occhi, osservando Dean contrarre la mascella e scuotere la testa, perché non poteva proprio rivelarle ciò di cui fosse a conoscenza per il suo bene. Abby sollevò un sopracciglio e lo guardò con aria di sfida, e si alzò dalla sedia dirigendosi verso la porta con serietà. "Va bene, vorrà dire che lo chiederò a Lucifer". 
"No, aspetta!!" esclamò Dean alzandosi di scatto e portandosi dietro il letto di qualche passo, dimenticando in quel momento di essere ancora legato. La guardò con aria supplichevole e le intimò di aspettare alzando la mano libera nella sua direzione. "Aspetta Abby, non sai di che parli! Devi fidarti di me". 
La ragazza lo guardò con aria seria e perentoria, tornò sui suoi passi fino ad essere a pochi metri da lui e sostenne il suo sguardo. "Dimmi tutto quello che sai e perché volevi compiere una scelta così suicida o giuro che esco di qua e scateno un casino lì fuori!". 
Dean non voleva che Abby si mettesse in pericolo, non voleva perderla e rinunciare a lei. 
Aveva fatto una promessa al padre Jack, garantendogli che Abby sarebbe sempre stata al sicuro; il minimo che potesse fare era sacrificarsi prima che potesse farlo lei, perché la conosceva meglio di chiunque altro e sapeva quale sarebbe stata la scelta di Abby una volta scoperta la verità. 
Inoltre la presenza di Adam al piano di sopra, pronto a dire si a Micheal al posto suo, non faceva altro che spingerlo a compiere il suo destino ed a permettere che l'arcangelo lo possedesse. 
Dean lesse negli occhi della ragazza una grande determinazione, mentre la osservava guardarlo con le braccia serrate al petto ed un'espressione autoritaria; sapeva che la sua minaccia fosse fondata: se non gli avesse detto la verità, se solo non fosse stata del tutto convinta delle parole che sarebbero uscite a breve dalle sue labbra, Abby avrebbe fatto qualcosa di pericoloso e sbagliato. 
Così Dean decise di non dire nulla; sospirò lentamente mentre guardava nei suoi occhi così azzurri e scosse la testa, sedendosi sul bordo del letto mentre le faceva segno di seguirlo. 
Ed Abby decise di fidarsi e lo fece; sciolse la sua espressione in una scocciata e nervosa, prendendo posto accanto a lui mentre ancora lo guardava rimanendo in allerta a studiare tutte le sue mosse. 
Ma Dean non disse nulla, limitandosi ad estrarre lentamente una busta bianca e sigillata dalla tasca interna della sua giacca. 
La guardò per l'ultima volta e la strinse più forte fra le dita, scuotendo la testa e scusandosi mentalmente con Jack per non essere stato in grado di evitare che Abby venisse messa in pericolo. 
Con dispiacere, porse la busta bianca nella sua direzione ed Abby aggrottò le sopracciglia e lo guardò, non capendo che cosa stesse accadendo. 
"L'ha scritta tuo padre. Mi ha chiesto di custodirla fino a quando sarebbe stato inevitabile che tu l'avessi". Dean strinse ancora le dita attorno a quel pezzo di carta ed Abby lo guardò con aria confusa, afferrando la busta e portandogliela via con un gesto leggero. "Jack sapeva quanto fossi cocciuta: sapeva che saremmo arrivati a questo punto". 
Fu il turno della ragazza di non pronunciare neanche una parola, mentre distoglieva lo sguardo dal suo per aprire quella busta bianca ed estrarre un foglio di carta piegato con cura. 
Riconobbe subito la calligrafia di suo padre e le mani le tremarono, mentre la vista le si appannava per le lacrime. 
Dean la osservò leggere ogni singola parola e riuscì a scorgere nei suoi occhi come il suo cuore si stesse sgretolando momento dopo momento mentre veniva a conoscenza dell'ennesimo segreto che Jack avesse tenuto con sua figlia per proteggerla; doveva fare male, altrimenti Jack non gli avrebbe chiesto di conservare quella lettera per la figlia. 
Guardava Abby scuotere la testa ad ogni frase che leggeva e mordersi le labbra per il nervosismo mentre leggeva la verità ed il rituale, e Dean la vide fragile come probabilmente non era mai stata. 
Quando fu sicuro che Abby avesse letto fino all'ultima parola della lettera di suo padre, le sollevò il viso con due dita, costringendola ad incrociare il suo sguardo: era piena di domande, si chiedeva perché Jack le avesse tenuto un altro segreto, rivelandolo invece a Dean e facendolo custodire con gelosia. 
Le sfiorò la guancia e accennò un piccolo sorriso, annuendo per tranquillizzarla. "Di sopra c'è un ragazzino pronto a prendersi una pallottola al mio posto: non posso lasciarglielo fare. Non posso fidarmi di Sam, so che prima o poi dirà di sì a Lucifer, quindi dovrò esserci per contrastarlo e tu dovrai essere al sicuro".
Abby lo guardò per qualche istante mentre ancora le parole di suo padre le ronzavano nella mente e lasciò scivolare il suo sguardo oltre il ragazzo seduto al suo fianco, mentre cercava di capire quale fosse la cosa giusta da fare. 
Dean si schiarí la gola e riportò lo sguardo di Abby sul suo, guardandola questa volta con aria supplichevole e preoccupata. "Non posso farlo se tu non sei al sicuro, ragazzina. Adesso sai la verità e sai che non ti lascerò fare niente di stupido, quindi aiutami e lascia che io compia il mio destino, mentre tu sei salva. Negozierò la salvezza tua e della nostra famiglia con Micheal, ma fino quel momento devi rimanere protetta. Promettimelo". 
Abby lo guardò con aria disorientata per qualche istante mentre sentiva l'unica lacrima che non fosse riuscita a trattenere dai suoi occhi, sfuggirle e percorrere la sua intera guancia destra. 
Guardò nei suoi occhi verdi così pieni di speranza e tutto ciò che avrebbe voluto fare era proteggere lui e la loro famiglia; sollevò una mano fino al suo viso ispido, avvertendo la barba pungerle la pelle, e avrebbe tanto voluto sorridergli per tranquillizzarlo, ma non riuscì. 
Chiuse gli occhi e si avvicinò al suo volto, annullando la distanza fra di loro con un bacio lento e casto mentre il cuore le martellava nel petto con insistenza. 
Abby era scesa nel bunker in cantina perché voleva delle risposte e perché voleva che Dean sapesse che Adam fosse scappato, aiutato dagli angeli. 
Ma dopo quella rivelazione, Abby aveva finalmente capito quale fosse il suo ruolo in quella orribile faccenda, cosa avrebbe potuto fare per salvare tutti i suoi familiari e risparmiare la vita di tutti.
Adesso che fosse a conoscenza di tutta la verità, Abby capiva quale fosse il significato del messaggio di Pamela. 
Adesso sapeva quale fosse il suo destino. 
Affondò il viso nel suo petto e chiuse gli occhi, godendosi l'ultimo momento che avrebbero potuto insieme prima che Abby lasciasse quella casa da sola, conscia che avrebbe portato a termine il suo compito a qualsiasi costo. 
 
 
Accartocciò la lettera con la mano e la strinse forte prima di abbandonarla sul sedile del passeggero della sua auto, scuotendo la testa e sospirando. 
Alla luce di quella nuova rivelazione, tutte le tessere del puzzle della sua vita si incastrarono perfettamente adesso che anche lei conosceva la verità; capiva il motivo per cui suo padre non ne avesse mai parlato direttamente con lei, capiva perché lo avesse detto a Dean e capiva anche perché lui si sarebbe spontaneamente consegnato agli angeli se non avesse mandato Anael a cercarlo. 
Adesso Abby sapeva anche perché Castiel ed Anael fossero così riluttanti nel parlare di ciò che avessero letto nel libro di pelle conservato da suo padre, e perché prendessero tempo e fossero così vaghi con lei. 
Anael stava ancora continuando a rispettare la volontà di Jack e aveva convinto anche Castiel a tenere la bocca chiusa, e sapeva che se avessero scoperto ciò che avesse intenzione di fare l'avrebbero fermata. 
Per questo Abby doveva agire in fretta e doveva comportarsi nella maniera più fredda che conoscesse, perché non doveva tradire alcuna emozione. 
"Hai scoperto la verità, quindi..".
Quando Anael comparve al suo fianco in auto seduta sul sedile del passeggero, Abby non ne fu sorpresa: l'angelo le aveva sempre detto che la seguiva e che fosse continuamente pronta ad aiutarla per ciò che avesse giurato a suo padre. Ed Abby era riuscita a condurla dove voleva che fosse senza insospettirla, così sospirò e si lasciò andare contro il sedile. "Quindi sono io l'unico modo per rinchiudere nuovamente Lucifer nella sua gabbia senza che nessuno muoia, giusto? Sono la chiave della gabbia. È questo che mi avete tenuto nascosto". 
Anael sospirò e la guardò con quel suo sguardo innocente che le facesse sempre tenerezza, e le afferrò una mano con delicatezza cercando di parlarle con pacatezza. "Saresti tu l'unica a morire, se lo facessi". 
Abby sentí il sangue ribollire nelle sue vene e si voltò meglio a guardarla, ritraendo la mano con rabbia. "E pensi che me ne importi qualcosa? Ho l'opportunità di salvare l'intero pianeta: la mia vita non è così importante da anteporla a quella dell'umanità!". 
"Ma certo che lo è: devi compiere il tuo destino, che non è quello di rinchiudere Satana!" esclamò Anael sgranando gli occhi e sospirando, continuando tuttavia a parlare con pacatezza. "Questo compito spetta a Sam e Dean!" 
Abby dilatò le narici per la rabbia e colpì il volante con entrambe le mani, voltandosi a guardare l'angelo con aria furiosa. "E io dovrei stare buona a guardarli massacrarsi fra di loro portando con loro mezzo pianeta, quando potrei avvicinarmi a Lucifer e confinarlo di nuovo nella gabbia con un rituale?". 
Anael rimase in silenzio ad osservarla, verificando nei suoi occhi l'esistenza di una radicata ostinazione che non sarebbe stata in grado di rimuovere da sola, ma aveva bisogno che anche la sua famiglia l'aiutasse a farla ragionare. "Hai letto le parole di tuo padre: sarebbe un vero e proprio tormento per te riuscire a farlo tornare in gabbia. Sarebbe doloroso, ti farà impazzire e desiderare di morire, ma Lucifer non te lo permetterà e sarai costretta a rivivere tutta la sofferenza". 
Abby ascoltò attentamente le sue parole e strinse i denti per qualche istante, per poi sospirare rumorosamente e scosse la testa, distogliendo lo sguardo e tornando a guardare la strada vuota e sgombera attorno a sé di Detroit. 
Non si sarebbe lasciata influenzare dalle parole di Anael, che avevano come unico scopo quello di provare a spaventarla a morte per convincerla a non sacrificarsi per tutti. "Dimmi solamente una cosa, Anael: se io ipoteticamente dovessi davvero farlo, cosa mi succederebbe se riuscissi a imprigionare di nuovo Lucifer?".
Anael scosse la testa e la guardò con tenerezza ma aria molto seria, perché conosceva bene il lato testardo di Abby e che non ci fosse modo di farle cambiare idea quando si mostrasse così dura, così decise di parlare con sincerità. "Le possibilità che tu esca viva da una procedura così delicata sono davvero molto basse, Abby. Potresti morire e raggiungere tuo padre oppure potresti rimanere rinchiusa dentro la gabbia insieme a lui per l'eternità". 
Abby la guardò negli occhi e capí che stesse dicendo la verità, che neanche lei sapesse davvero cosa le sarebbe potuto accadere nonostante fosse un angelo; sospirò rumorosamente ed annuì, sorridendo amaramente e fissò nuovamente lo sguardo sul suo perché il tempo era ormai scaduto ed era ora di andare. 
"Grazie per tutto, Anael. Grazie per essermi sempre stata accanto e per avermi aiutata quando più ne avevo bisogno. Ma adesso devo continuare da sola". 
Abbassò gli occhi in fretta ed aprí la portiera con un sorriso stanco, uscendo e chiudendoselo alle spalle, mettendo le chiavi nella sua tasca. Vide Anael provare ad uscire con aria confusa, per poi sgranare gli occhi e capire che quella fosse solamente una trappola Angelica progettata per lei, e la guardò con aria tradita attraverso il finestrino; Abby si sentí uno schifo per averla rinchiusa in quel modo dentro la sua auto con un simbolo enocchiano trovato tra gli appunti di suo padre, disegnato sotto la sua auto per indebolire i suoi poteri fino ad impedirle di liberarsi, ma sapeva che Anael avrebbe trovato il modo di fermarla o di avvertire in tempo il resto della famiglia. 
Si voltò verso l'ingresso della città osservando il grosso cartellone con su scritto "Welcome to Detroit" e si fece coraggio, iniziando a camminare lentamente per le strade deserte. 
 
 
 
"Mi dispiace, non riesco a localizzare Abby, né Anael. È come se fossero svanite nel nulla". 
Sam e Bobby avevano udito le parole pronunciate da Castiel ed avevano provato rabbia mista a dolore e disperazione, ma Dean invece aveva lanciato per aria i libri che giacessero ancora aperti sulla scrivania del salotto di Bobby, capovolgendo le sedie ed urlando forte, dando sfogo al suo dolore ed alla rabbia. 
Era stata Abby questa volta a passare la notte con lui per poi sgattaiolare via senza lasciare neanche un biglietto. 
Dean sapeva che se non avesse avuto la sua idea di lasciarsi prendere da Micheal, Abby non avrebbe mai scoperto nulla sul rituale. Sentiva che fosse colpa sua. 
E mano a mano che il tempo andava passando, ed ormai erano 5 giorni che lui e gli altri cacciatori cercassero l'angelo e la cacciatrice, Dean iniziò a pensare che Abby fosse morta. Che si fosse fatta avanti e che Lucifer l'avesse semplicemente uccisa. 
"Dean, calmati.." sussurrò Sam sospirando e mettendogli una mano sulla spalla nel tentativo di sedare la sua furia, guardando i suoi occhi pieni di rabbia e di disperazione. "Troveremo un modo!". 
"Quale modo vuoi trovare? Abby deve essere morta ed Anael insieme a lei! Lucifer non si sarebbe fermato solamente per Syria, glielo avevo detto! È tutta colpa mia, io..". 
La voce di Dean si incrinò per il dolore e si portò una mano al petto, all'altezza del cuore perché dentro di lui era ancora rimasta una piccola parte che continuava a suggerirgli di mantenere la speranza. 
Ma Dean era stanco di quella vita, di perdere continuamente chiunque amasse. E non poteva continuare la sua vita senza l'altra metà del suo cuore.
Sam aveva visto suo fratello in quello stato solamente rarissime volte e gli faceva molta più paura vederlo così disperato, che quando fosse veramente infuriato. Si avvicinò e lo strinse forte in un abbraccio, ma Dean rimane impassibile, fermo, con lo sguardo vitreo. 
Il maggiore pensava anche al piano folle che Sam avesse messo su per sconfiggere il diavolo e al fatto che Gabriel avesse rivelato loro l'unico modo con cui avrebbero rimesso Lucifer in gabbia, a come avessero recuperato gli ultimi due anelli dei Cavalieri che gli mancassero. E si disperava ancora di più, perché aveva già perso Abby, non voleva perdere anche suo fratello. 
Avrebbe voluto mollare, gettare la spugna e lasciare che gli arcangeli si ammazzassero fra di loro, pregando di mettere fine anche alla sua stessa vita, ma non poteva. Dean non poteva arrendersi proprio in quel momento. 
Sciolse l'abbraccio con Sam e gli mise una mano sulla spalla, guardandolo dritto negli occhi: nonostante fosse ormai più che cresciuto, per Dean rimaneva sempre il suo fratellino grassottello di quattordici anni che amava chiamare Sammy. 
Lo aveva sempre sottovalutato, e non perché non lo credesse all'altezza. Solamente perché Dean era il fratello maggiore e aveva passato la sua intera vita a vegliare su di lui ed a proteggerlo. 
Come poteva permettergli di compiere un gesto simile? 
Ma Dean sapeva che non avrebbe potuto arrendersi in quel modo e che non avrebbe potuto proteggere Sam da ciò che sarebbe arrivato presto per lui. Gli mise una mano sulla guancia e la batté per qualche secondo, guardandolo con le lacrime agli occhi. 
Lo amava così tanto e avrebbe dato la sua vita per salvarlo in un battito di cuore. Senza pensarci. 
Diamine, lo aveva già fatto. 
E lo avrebbe rifatto. Ma purtroppo questa volta non poteva, e avrebbe dovuto affrontarne le conseguenze se davvero fossero riusciti a sopravvivere. O almeno se anche lui ci fosse riuscito. 
"Ok Sammy, facciamolo. Non ci sono rimaste altre alternative". 
Sam lo guardò con stupore e serrò le labbra in una linea sottile commossa, perché tutto ciò che aveva sempre voluto era proprio che suo fratello lo vedesse per quello che realmente fosse: un cacciatore forte esattamente quanto lui, un'anima buona. E se avrebbe potuto purificare la sua anima con un sacrificio come quello, Sam sarebbe stato felice di farlo. 
Il minore gli strinse forte una spalla, come Dean stesse facendo con lui, e gli sorrise amaramente annuendo perché quel giorno si sarebbe compiuto il suo destino. 
  
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