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Autore: Khailea    30/11/2022    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi in questo capitolo: 
Jack
Daimonas 
Ailea
Khal 
Lighneers 
Zell 
Astral 
Lacie 
Hope 
Grace 
Milton 
Seraph 
Alexander 
Johanna 
Samantha 
Nadeshiko 
Ayame 
Ryujin
Yume
Cirno
Vladimir
Annabelle
Wyen
 
 
 
 
 
 
 
 
In un modo o nell’altro la serata era stata lunga per il gruppo, che l’indomani aveva più che qualche sbadiglio a portata di mano.
Quelli che ci avevano dato dentro con l’alcol erano quasi morti nel tentativo di arrivare in orario, Vladimir addirittura teneva degli occhiali da sole nonostante il tempo non fosse esattamente dei migliori.
-Non dovevi esagerare con la vodka.- lo ribeccò Nadeshiko pizzicandogli la guancia.
L’altro a malapena ebbe la forza di risponderle.
-Mmmh…-
-Io sto benissimo, la grande Cirno è indistruttibile!- esclamò Cirno trionfante.
Prima che potesse urlare ancora di più Vladimir le mise una mano davanti alla bocca. -Ssssh… sssssssh, sssssssh…-
-Credo che abbia detto “Per favore, abbassa il volume della voce, non sto tanto bene.- si intromise Ryujin.
-Wow, parli l’ubriachese?- chiese l’altra colpita.
-Semplice intuito.-
-In ogni caso una serata come quella di ieri ci voleva proprio.- disse Zell. -In più nessuno ci sta guardando oggi. Direi i nostri problemi si sono risolti.-
-E dire che mi stavo abituando alla fama.- scherzò Jack. -Potevo diventare il prossimo dottor Frankenstein.-
-Non ci tengo ad essere la tua assistente a vita.- ribatté Nadeshiko.
-Posso farlo io allora. Sarei curioso di vedere la tua prima creazione.- disse Daimonas, facendo sorridere Jack.
-Oh, un essere grottesco, il terrore di tutti i bambini! Un clown gigante con il corpo di un polpo!-
-Cosa sono i clown?- chiese Wyen incuriosita, prendendo anche fin troppo sul serio quella mera battuta.
-Sono persone che si travestono con del cerone bianco, un naso rosso ed un trucco che dovrebbe servire a fare ridere i bambini. Ma in verità fanno solo paura.- le spiegò Ailea, cercando un’immagine dal cellulare. -Ecco, questo è un clown.-
-Oh… capisco perché non piaccia.-
Daimonas sorrise, provando un senso di tenerezza.
Fino a qualche mese fa Ailea assieme agli altri aveva sempre risposto alle sue domande circa i dettagli di quel mondo che non conosceva, ed ora sembrava disposta ad aiutare anche sua sorella.
-Come sta Zorro?- le chiese.
-È un tornado, ma è molto affettuoso.-
-Chi è Zorro?- chiese Annabelle curiosa.
-Il nuovo gatto di Ailea.- rispose Seraph.
-Un regalo di Daimonas.- precisò quest’ultima.
-Oooh hai delle foto?-
Ailea annuì, e mostrò subito l’intera galleria ad Annabelle. -Lui è Zorro, quello più grosso è Ezio, e la gatta nera è Morgana.-
-Come sono carini! Ooooh si danno i bacini qui!-
-Sì, sono tutti e tre adorabili.- concordò Khal, per quanto odiava il fatto che due di loro fossero stati dei regali di altre persone, ma non avrebbe mai sfiorato gli animali o fatto qualcosa per nuocere a loro.
Non ne avevano colpa, al contrario di Lighneers e Daimonas, che prima o poi l’avrebbero pagata cara.
-Nya anche io ho un micetto! Si chiama Leo!- gridò Lacie mostrando le proprie fotografie.
-Ha più roba lui di noi due messi insieme.- commentò il fratello.
-Ha bisogno delle sue comodità nya!-
-Un deodorante per l’ambiente all’aroma di pollo di sembra una comodità?-
-Sì nya! E oggi gliene compro pure un altro nya!-
Astral alzò gli occhi al cielo, e Grace si avvicinò ad Hope per sussurrarle: -Col cavolo che noi prendiamo un animale.-
-Ma dai, non prenderei mai un deodorante per l’ambiente al pollo.-
-No, al salmone lo prendi.-
L’altra rise, avvicinandosi ad Alexander. -Vero che se vivessimo assieme prenderemmo un micino?-
Alexander sorrise al solo pensiero di potere condividere con lei una casa, e magari il resto della vita. -Tutto quello che vuoi.-
Se solo un gatto fosse bastato per convincerla a trasferirsi con lui ne avrebbe presi dieci.
-Forse anche io dovrei prendermi un animale… aiuterebbe contro la malinconia…- sospirò triste Johanna.
Le amiche la guardarono confusa, visto negli ultimi giorni era stata al settimo cielo grazie alla presenza di Mattia.
-Va tutto bene Johanna?- le chiese Milton.
-… Mattia se ne va oggi pomeriggio…-
-Aaah, ti mancherà il ca…-
-Il calore della sua presenza.- intervenne Milton, prima che Nadeshiko finisse.
-Anche dal telefono si può inventare qualcosa.- propose Yume, riferendosi ad entrambi i casi.
-Sì… ma vorrei che potesse stare qui…-
-Perché non può?- chiese Sammy dispiaciuta. -A me piace tanto Mattia.
I sospiri di Johanna si fecero ancora più tristi. -Perché studia a Londra, e lì ha tutti i suoi amici e la sua famiglia.-
-Oh… e se venissero anche loro?-
Dopotutto quando Johanna aveva avuto bisogno tutti erano andati con lei a Londra, anche se avevano più che altro vinto un viaggio.
-Allora si svuoterebbe mezza Londra.-
Mattia era troppo popolare per sperare di poterlo avere tutto per sé.
Conosceva tantissime persone, e ciascuna gli voleva bene.
Uno dei pochi vantaggi del fatto lei si trovasse a Rookbow era che, quando lui veniva, almeno ai loro appuntamenti erano soli, invece a Londra perfino quando Mattia era stato con altre ragazze in quasi ogni uscita c’erano almeno altre quattro o cinque persone.
L’argomento aveva causato varie rotture, e almeno per il momento lei non doveva affrontare la cosa, ma amava troppo Mattia per fare una cosa così stupida, e sapeva che in caso lui avrebbe rimediato per sistemare le cose.
Tra le chiacchiere generali mancavano ancora un paio di minuti all’apertura dei cancelli, qualcuno però non era ancora arrivato, e solo Lighneers ci stava prestando attenzione.
Ayame non era lì.
Perché?
Il professore le aveva fatto del male? L’aveva uccisa per avere visto il suo vero aspetto?
Oppure era scappata?
Gli avrebbe mandato contro i suoi sottoposti?
Lo credeva un mostro di cui avere paura e da uccidere?
La sera prima aveva pensato di andare a casa sua per raggiungerla, ma non gli era sembrata una buona idea.
Zero aveva voluto dargli una lezione sull’impulsività e sui suoi sentimenti. Era un cane sciolto che si faceva guidare da loro, ed aveva bisogno di imparare a controllarsi.
Evitare di correre dietro ad Ayame ed aspettare che fosse lei a parlare era la sua prima prova, ma questa consapevolezza non rendeva la cosa meno snervante.
Aveva già finito un pacchetto di sigarette.
Il fatto non fosse ancora arrivata quando la campanella d’ingresso suonò non migliorò la situazione, soprattutto quando al posto della ragazza vide il professor Zero in attesa lungo il sentiero.
-Finalmente, ce ne avete messo di tempo.- disse guardando uno ad uno i ragazzi del gruppo.
-… la… campanella è appena suonata.- ribatté Hope.
-Già, otto secondi fa. Siete un branco di sfaticati. Non vi meritereste la gita, ma ho voglia di lasciare per qualche giorno questo schifo di città, quindi siete fortunati.-
-Gita? Non era in programma nessuna gita.- obbiettò Zell.
Certo, da un lato un qualsiasi studente sarebbe stato felice di saltare dei giorni di scuola, ma se di mezzo c’era quell’uomo tutto cambiava.
Lighneers lo fissava in silenzio, teso come una corda di violino.
Era tutta una sua macchinazione?
-C’è stato un cambio dell’ultimo minuto. Lo scoprirete una volta arrivati, il vostro bus dovrebbe arrivare proprio… adesso.-
-Quindi è tutto vero?- chiese Vladimir incerto come gli altri.
-È tutto vero, siete autorizzati a partire.-
Il preside, raggiunti gli studenti, era arrivato per dare loro conferma di quanto il professore stava dicendo, e rassicurarli sul fatto non stavano venendo rapiti per chissà quale macchinazione. -Godetevi il viaggio, ma… prima, di andare, signor Vladimir, venga prego.-
-Certo, signor preside.-
Gli altri guardarono il loro amico allontanarsi con l’uomo, chiedendosi di cosa dovessero parlare.
Vladimir in verità ne aveva una mezza idea, e la espresse appena furono abbastanza distanti.
-Si tratta di quel piccolo debito che abbiamo?-
-Precisamente.- annuì il preside, riferendosi a quando, molti mesi prima, i due avevano fatto un accordo: la sorella del ragazzo sarebbe tornata a scuola, e lui gli avrebbe dovuto un favore.
Purtroppo alla fine l’accorto non si era rivelato a suo favore.
-Cosa vuole che faccia?- chiese quindi Vladimir.
-È molto semplice, vorrei che sviluppassi un sistema di sicurezza per la mia scuola.-
Vladimir lo guardò qualche istante, alzando le spalle. -Tutto qui?-
-Tutto qui. Ho notato alcuni movimenti non autorizzati negli ultimi tempi, e vorrei un sistema di telecamere e trappole per catturare eventuali trasgressori.-
Beh, era totalmente sensato, visto in quella scuola era arrivato di tutto e di più.
-Diurno, notturno o entrambi?-
-Notturno.-
-Ha qualche specifica?-
-Voglio solo un lavoro ben fatto.-
-Lo avrà. Posso andare ora?-
Non c’era niente di più semplice per lui. Se gli avesse chiesto di fare qualcosa di illegale allora ci sarebbe stato qualche problema, ma alla fine invece stava solo risparmiando sui fondi chiedendogli un piccolo power up della sicurezza.
-Sì, puoi andare, e buona vacanza.-
-Anche a lei… cioè, volevo dire, buon lavoro!-
La conversazione era andata talmente bene che il ragazzo aveva smesso di pensare, ed aveva fatto come quando al ristorante il cameriere ti augura buon appetito.
Niente di grave, solo un leggero imbarazzo.
Nel frattempo oltre il cancello, con un ottimo tempismo, un grande bus blu si fermò aprendo la porta.
-Dove andiamo di bello?- chiese Nadeshiko ben felice di prendere la palla al balzo.
-E quanto staremo via?-
Alla domanda di Seraph il professore aprì e chiuse la mano più volte. -Blah blah blah! Ma siete capaci di stare zitti? Se non salite nei prossimi dieci minuti salta tutto.- disse incamminandosi verso la strada. -Io naturalmente non ho alcuna intenzione di viaggiare con un branco di mocciosi in un mezzo che puzza di sudore. Quindi ci vediamo direttamente là.-
Sarebbe stato bello sapere dove fosse questo là, ma era già abbastanza chiaro che non avrebbe risposto a nessuna delle loro domande.
Un’automobile nera ferma davanti al bus lo fece salire, permettendo di intravedere Reika seduta accanto al guidatore, e partì verso una destinazione sconosciuta.
-Ragazzi… dite che dovremmo?- chiese Milton titubante.
-Io non posso, oggi Mattia va via.- disse Johanna ferma, ma la voce del professore alle sue spalle la fece trasalire.
-Credete veramente di avere scelta? Salite su quell’autobus!- disse l’uomo tirando un calcio al sedere della ragazza.
-Ma lei non era sulla macchina?!- esclamò Nadeshiko sorpresa.
-Salite o andrete a piedi!-
-A-aspe…!-
Nadeshiko fermò Johanna dal rispondergli, rischiando così una dura punizione, trascinando la ragazza sull’autobus. -Scrivigli un messaggio. Se non è un idiota capirà.-
Johanna era già sull’orlo di una crisi di nervi. Aveva progettato un pomeriggio fantastico con Mattia prima che prendesse l’aereo, e ora non poteva nemmeno salutarlo!
Sfregandosi gli occhi, già lucidi dalla frustrazione, Johanna si lasciò cadere sul sedile vicino al finestrino, accendendo il cellulare chiamando Mattia.
Nadeshiko si mise accanto a lei, cercando di ignorare la loro conversazione.
-Ehi Jojo! Sempre bello sentirti!-
La voce allegra di lui colpì Johanna come un macigno. -Ehi…-
Rimase in silenzio per qualche secondo, e non servì altro per fare capire al ragazzo che qualcosa non andava.
-Cosa è successo?- le chiese infatti.
-… quello stupido del mio professore… stiamo andando in gita.-
Il silenzio che seguì le mise una leggera ansia.
Perché non diceva nulla?
Era talmente arrabbiato da non volerle parlare?
Fortunatamente poco dopo Mattia le rispose, con un tono teatrale e fintamente tragico.
-Wow, che cosa orribile. È veramente il peggiore.-
Johanna rise alla sua buffa scenetta. -Scemo, mi hai fatto prendere un colpo… non potrò salutarti così. Mi dispiace.-
-Va tutto bene. Ti scriverò ogni minuto, e tu mi manderai un sacco di foto.-
-Ma volevo trascorrere il pomeriggio con te…-
-Beh, lo passerai con i tuoi amici, in qualche posto fantastico che non è una scuola probabilmente. Non preoccuparti, non è colpa tua.-
No, ma questo non l’aiutava più di tanto, almeno però Mattia si era dimostrato molto gentile, e stava cercando di farla sentire meglio.
-Possiamo rimanere al telefono per un po’?-
-Certo, tutto per la mia ragazza.-
Il sorriso di Johanna si allargò.
Mattia sapeva sempre quali erano i tasti giusti da toccare.
Nadeshiko lo notò, sollevata la faccenda si fosse già risolta, e mettendosi un paio di cuffie era pronta per partire.
Ad uno ad uno anche gli altri entrarono, sistemandosi sui sedili: Ailea con Khal, Jack con Astral, Daimonas con Wyen, Hope con Alexander, Lacie con Grace, Ryujin con Seraph e Sammy con Cirno.
Ormai erano agli sgoccioli, e Lighneers si stava convincendo che Ayame non sarebbe arrivata, quando notò una limousine nera arrivare, e da questa scese la ragazza.
Era vestita con la solita divisa ed aveva la sua motosega nella custodia regalatale da Daimonas.
Aveva perfino i capelli ed iltrucco in ordine, ma il suo viso era serio e stanco, e appena vide Lighneers distolse lo sguardo.
-Tesoro! Sei arrivata appena in tempo!- esclamò Yume correndo ad abbracciare l’amica. -Si va in vacanza!-
-Dove?- chiese l’altra sottotono.
Solo a quel punto Yume notò lo strano umore che aveva, e temette Lighneers potesse centrare in qualche modo.
Aveva ragione, ma non poteva ancora indagare a riguardo. -Sarà una sorpresa. Forza, saliamo con gli altri.-
Annabelle riuscì a prenotarsi uno degli ultimi finestrini liberi, e così fece anche Vladimir, rimanevano quindi i due posti accanto a loro o gli ultimi tre in fondo all’autobus.
Yume immaginò che Ayame si sarebbe fiondata in mezzo per costringere Lighneers a sedersi accanto a lei, ed invece andò da Annabelle.
La rossa si voltò verso l’altra sorpresa, poi guardò Lighneers, che però continuò a camminare, fingendo di ignorarle, andando a sedersi lontano accanto a Vladimir.
A Zell, Milton e Yume rimanevano solo i posti in fondo, non che fosse un problema, ma ora Yume era ancora più desiderosa di scoprire cosa fosse successo tra Ayame e Lighneers.
Sperava solo che l’attesa non sarebbe stata troppo lunga.
Annabelle era immobile, tesa come una corda di violino.
L’ultima volta che Ayame e Lighneers avevano “litigato” si era sparso molto sangue.
-… Ayame… va… va tutto bene?- chiese titubante, sussurrando.
L’altra non la guardò, ma il labbro cominciò a tremarle e delle lacrime minacciarono di sporcare il trucco.
Annabelle trasalì, recuperando un fazzoletto dallo zaino. -Scusa scusa scusa scusa!- sussurrò con degli acuti gridolini.
Ayame prese il fazzoletto, tamponandosi le ciglia. -… possiamo fare a cambio?-
Annabelle non capì subito, e spalancò gli occhi appena si rese conto che intendeva fare a cambio di sedile. -Certo!-
Alzandosi la fece passare sotto di sé, ed Ayame si schiacciò contro il finestrino per nascondere il viso a tutti.
L’altra non disse nulla, abbassando lo sguardo confusa.
Che cosa le era successo?
Avrebbe voluto voltarsi e chiedere spiegazioni a Lighneers, ma non era il caso. Rimase quindi lì ferma, pronta in caso Ayame avesse avuto bisogno di qualcosa.
Il viso della ragazza era schiacciato contro il finestrino gelido. Le lacrime scendevano ormai incontrollate, ma riusciva a non fare rumore trattenendo i singhiozzi.
Mille pensieri le affollavano la mente.
Aveva abbandonato Lighneers, e si sentiva in colpa per questo. Forse lui aveva bisogno dell’aiuto di qualcuno e lei gli aveva voltato le spalle.
Di questo se ne pentiva molto, ma d’altra parte sentiva di non stare provando quello che realmente avrebbe dovuto, o voluto, provare.
Si sentiva in colpa, ma l’immagine di quel corpo e di quella debolezza non la lasciavano, riempiendola con un senso di pietà piuttosto che dolcezza.
Quando ami qualcuno non dovresti volere abbracciare l’altra persona finché non si sente meglio?
Se sì, allora perché lei invece si sentiva a disagio al solo pensiero?
Una parte di lei già conosceva la risposta, ma non voleva ammetterlo.
Farlo la faceva stare più male di qualsiasi altra cosa, di qualsiasi senso di colpa o simili.
Per il momento non voleva affrontare la questione, forse sarebbe passato e sarebbe tornata a provare i sentimenti giusti.
Il bus partì, ed il viaggio della classe cominciò. Nel giro di una quarantina di minuti le strade di Rookbow e del bosco svanirono da sotto i loro occhi.
Per tutto il tempo Lighneers aveva continuato a fissare davanti a sé, a pensare, a cercare una soluzione.
Cosa aveva visto?
Quanto sapeva?
Cosa avrebbe fatto?
L’impazienza lo stava divorando da sotto la pelle.
Con la coda dell’occhio vide Vladimir tutto indaffarato con un computer portatile che aveva estratto dallo zaino. Il ragazzo stava aprendo e lavorando su varie finestre, composte solo da numeri di cui non capiva nulla.
Vladimir era un genio dell’informatica, per quanto avvolte strambo, e più di una volta assieme ai Moore era stato in grado di risolvere situazioni che altrimenti si sarebbero rivelati dei begli ostacoli.
A ben pensarci, non gli avrebbe di sicuro fatto male imparare qualcosa di simile… difficilmente però Zero gli avrebbe dato lezioni di informatica.
Mise da parte l’idea di chiedere direttamente al ragazzo, che nel frattempo stava ascoltando la musica a tutto volume, più avanti però chissà, magari avrebbe trovato qualcuno di altrettanto bravo.
Il viaggio sarebbe sicuramente stato più piacevole se avesse avuto qualcosa da fare, soprattutto perché almeno avrebbe potuto ignorare lo sguardo di Yume che gli penetrava la schiena.
L’espressione imbronciata della ragazza era palese, ed anche i suoi vicini, Milton e Zell, lo notarono.
-Mal d’auto?- chiese lui tirando a caso.
-Qualcosa del genere…-
-Vuoi un po’ d’acqua?- le offrì Milton.
-Grazie, dovrei avere una bottiglia.-
Che diamine aveva combinato questa volta?
Possibile non potesse fare passare una settimana senza combinarne una alla sua amica?
Basta, una volta scese alla prima occasione Yume avrebbe fatto una bella chiacchierata con Ayame, e speranzosamente le avrebbe messo un po’ di sale in zucca.
Lei ed Annabelle erano le uniche ad avere notato che stava succedendo qualcosa di strano, gli altri erano tutti impegnati a godersi il dondolio dell’auto, fatta eccezione per Ailea però, già con un sacchetto del vomito in mano.
-Ugh… ma perché…-
-Vuoi qualcosa da mangiare?- disse gentilmente Khal, prendendole uno snack dalla borsa.
Ne aveva sempre almeno un pacchetto, sia di dolce che salato, in caso lei avesse avuto fame.
-Mi uccidi così…-
-Con lo stomaco vuoto stai solo peggio. Dammi retta.-
L’altra avrebbe voluto essere più testarda, ma si arrese subito, prendendo un cracker.
Era troppo debole per mantenere un no, e forse Khal aveva ragione.
-Nya nya nya! A me piace quando il bus dondola!- esclamò Lacie muovendosi sul sedile dietro la coppia.
-Uuugh… mi fai venire anche il mal di mare così…- borbottò Ailea. -Grace, non puoi contenerla?-
-Meglio a te che a me.- ridacchiò la rossa, con una cuffia nell’orecchio.
Khal prese un altro snack dalla borsa, sperando di corrompere l’altra. -Lacie, vuoi un dolcetto.-
Immediatamente la ragazza girò il capo. -Non da te, nya.-
E così dicendo si rimise a sedere.
Ormai non era più una novità, a Lacie Khal non piaceva per niente. Non importava quanta acqua fosse passata sotto i ponti, non le avrebbero fatto cambiare idea.
Perfino Ailea non ci badava più, e per quanto riguardava Khal, il sentimento era reciproco, anche se aveva il buon senso di non darlo a vedere.
Almeno il gruppo si era risparmiato l’accoppiata Cirno e Lacie, quella si che sarebbe stata difficile da gestire per un intero viaggio.
In realtà Cirno, nonostante si fosse mostrata tanto energica quella mattina, appena aveva toccato il sedile era crollata dal sonno, e si stava facendo un lungo ed indisturbato pisolino con Sammy accanto, che canticchiando guardando fuori dal finestrino.
Anche Wyen era impegnata a farlo, osservando meravigliata il paesaggio, chiedendo di continuo cosa fossero gli stravaganti oggetti che vedeva.
-Cosa indicava quel cartello?-
-Che la corsia si restringe.-
-Cosa è una corsia?-
-Una parte della strada, ad esempio quella su cui ci troviamo noi ora.-
-E quel cartello con la faccia di una persona?-
-Era un cartello pubblicitario. Serve a fare conoscere dei prodotti o dei luoghi.-
-Non basterebbe leggerne sui libri?-
-Esistono dei libricini simili, ma in questo modo più persone possono scoprirlo.-
-Cosa sono quei pali con i fili?-
-Si chiamano tralicci, servono a trasportare energia elettrica.-
-E l’elettricità è quell’energia che accende le lampadine senza l’uso del fuoco.- concluse Wyen.
-Esatto, brava.-
Erano molto teneri mentre chiacchieravano in quel modo, e dall’altra parte del bus Jack osservava Daimonas con un piccolo sorriso sulle labbra.
Accanto a lui c’era Astral, con il cappello calato sul viso nel tentativo di dormire, ma Jack si era seduto vicino a lui con uno scopo ben preciso.
-Astral?-
-Mmh?-
-Vorrei chiedere a Daimonas di essere di nuovo il mio ragazzo.-
L’aveva sussurrato, per evitare che l’udito sviluppato di Daimonas rivelasse le sue intenzioni, ma era stato sufficiente perché Astral capisse, infatti aveva sollevato il cappello quel tanto che bastava a mostrare un occhio. -Beh, in bocca al lupo.-
Mesi prima, quando ancora Jack stava affrontando tutta la questione dei suoi sentimenti e del suo passato, Astral e Seraph gli erano stati di grande aiuto nel capire cosa desiderava.
-Vorrei fargli un regalo, credi che sia una buona idea?-
-Dipende da che tipo di regalo.-
-Un anello.-
-Mmh, un po’ formale, ma può starci. Sai già dove prenderlo?-
-Sì, in un negozio a Rookbow. Costa un po’ ma l’ho già prenotato per questa settimana. Devo solo racimolare dei soldi.-
-Ti serve un prestito?-
-No no, ho solo bisogno che Daimonas non si accorga di niente. Potresti aiutarmi in caso?-
-Certo, ma vorrei anche godermi questa vacanza. Vuoi che gli altri non sappiano nulla oppure possiamo chiedere una mano anche a loro?-
-Possiamo chiedere.- annuì Jack.
L’unica cosa importante era che Daimonas non sospettasse nulla.
Ci aveva pensato a lungo, chiedendosi se fosse troppo presto, ma non riusciva ad aspettare oltre.
Sentiva ancora una forte intesa con Daimonas, e non importava se il ragazzo gli avrebbe detto di no, voleva che almeno sapesse come si sentiva nei suoi confronti.
Se ne avesse avuto l’occasione avrebbe voluto anche parlarne con Seraph, ma la ragazza era distante, e stava leggendo un libro in compagnia di Ryujin che invece usava un e-book.
Alle loro spalle Hope intravedeva appena le scritte nei libri, e si pentiva di non essersene portato uno, ma come avrebbe potuto immaginare sarebbero partiti per una gita?
Alexander la osservava in silenzio, e senza che se ne accorgesse aveva scaricato sul telefono lo stesso sito di Ryujin, comprando sia il suo libro, che quello di Seraph, e almeno una decina che sapeva piacessero ad Hope.
-Se vuoi puoi usare il mio.- disse gentilmente, porgendoglielo.
-Davvero? Grazie! Wow, hai un sacco di libri bellissimi.-
Era felice soprattutto nel vedere c’erano così tanti libri che piacevano anche a lei. Nella mente della ragazza la vide come una cosa che confermava quanto fossero simili, e la rese molto felice.
Il viaggio durò almeno un paio d’ore, senza particolari intoppi, ma guardando di tanto in tanto il finestrino Grace cominciò a notare qualcosa di strano.
Oltre il vetro c’era solo una lunghissima spiaggia bianca ed il mare, ma gli scogli ed i cartelloni che si susseguivano lungo la strada le sembravano molto familiari.
Il dubbio divenne certezza quando il mezzo svoltò a destra infilandosi in un parcheggio ad arco.
Di fronte agli sguardi stupiti dei ragazzi si stagliava l’immagine di un gigantesco resort dai muri bianchi, costruito in modo che avesse la forma di una vela.
Ci saranno state almeno un centinaio di finestre e dalla cima si intravedevano alcune persone lanciarsi con un paracadute.
Un ampio portone composto da una vetrata cristallina era in quel momento aperto, lasciando intravedere a tratti l’interno lussuoso, raggiungibile tramite una scalinata coperta da un sontuoso tappeto blu.
Si trovava proprio di fronte alla spiaggia, e non solo all’esterno c’erano dei numerosi tavolini di fronte ad un ristorante e una piscina, ma tutto di fronte al resort c’erano file su file di ombrelloni, con gli ospiti che si godevano un servizio apparentemente eccellente.
-Ma che posto è?!- esclamò incredulo Zell.
-Io prenoto la stanza migliore!- gridò Cirno spintonandosi assieme agli altri per uscire, venendo prontamente bloccata da un calcio in faccia dal professor Zero, già fuori ad aspettarli assieme a Reika e ad un altro uomo dall’aspetto familiare.
Aveva un fisico alto e slanciato, con un sorriso cordiale e dei lucenti occhi azzurri, il dettaglio che più saltava all’occhio però erano i suoi capelli, corti e pettinati all’indietro, di un rosso vivo.
Grace fu l’ultima ad uscire, tenendo le braccia incrociate e con un’espressione imbronciata.
Si fissava i piedi, ma sentiva lo sguardo dell’uomo su di sé.
-Ciao pesciolino.-
-… papà…-
   
 
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