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Autore: Milly_Sunshine    30/11/2022    0 recensioni
Parodia degli young adult scolastici e dei loro stereotipi. A causa di una gravidanza adolescenziale Hope, detta Hopeless, ha dovuto lasciare la scuola. La sua formazione scolastica ne è stata duramente stroncata: non ha mai potuto partecipare a un ballo scolastico, né diventare cheerleader, né essere protagonista di un triangolo amoroso con i due ragazzi più belli della scuola, né tantomeno criticare con assiduità il cibo dalla mensa scolastica. A trentatré anni si iscrive dunque alle scuole serali nella speranza di rimediare, scoprendo che sarà in classe con l'amico d'infanzia Valentin, che non sa di essere il padre di sua figlia Destiny. Realizzando che Valentin è divenuto rozzo e ben poco attraente, Hopeless decide quindi di puntare al ragazzo più sexy della classe, Seraphin, e al suo compagno di banco Kostantin, contendendosi nel frattempo il ruolo di capo cheerleader con l'ex migliore amica Faith, cercando di corrompere la professoressa Prudence e facendo colpo sulla bidella Winter. /// Racconto scritto a tempo perso tra il 2019 e il 2022 e pubblicato anche sul forum Scrittori della Notte.
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Threesome, Triangolo
Capitoli:
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Era una calmissima serata di settembre ed ero arrivata in anticipo nel parcheggio della scuola. Anzi, qualche capitolo fa era fine settembre e i giorni continuavano a passare imperterriti in quelli seguenti, quindi assegnerei d'ufficio la suddetta serata al mese di ottobre. Era una calmissima serata di ottobre ed ero arrivata in anticipo nel parcheggio della scuola, guardandomi nel retrovisore perché ero stata dalla parrucchiera il giorno precedente e quindi dovevo trovare una scusa per descrivere la mia nuova acconciatura. Non variava da quella precedente se non che adesso avevo la frangia. Il resto dei capelli lo tenevo legato in una coda alta, con un elastico sfumato di un range di colori che andavano dal lavanda all'antracite, sfumando verso il salmone scuro e culminando con dei fili color terra di Siena bruciata. Faceva parte di una confezione da dodici che avevo comprato sette anni prima a un mercatino delle pulci in offerta speciale in abbinato a un soprammobile a forma di pappagallo sudamericano che avevo tenuto sulla credenza finché un giorno non mi era caduto a terra mentre spolveravo. Era stato un giorno molto triste per me, ma mi erano rimasti gli elastici per capelli e questo lo trovavo quantomeno una consolazione.
Il color lavanda era il più acceso di quelli presenti nell'elastico che portavo ai capelli, ma fortunatamente era sobrio al punto tale da non spiccare troppo. Non volevo che la mia uniforme da cheerleader, simile a una divisa da guerriera Sailor, ma con la gonna color porpora e il fiocco di tonalità fucsia Hollywood, potesse non spiccare abbastanza. Solo le scarpe, perfettamente abbinate, dato che erano delle Converse a strisce porpora e fucsia Hollywood adornate da stelline dorate e teschi argentati, potevano risaltare tanto quanto la mia uniforme. Siccome stava iniziando a fare un po' fresco, tuttavia, a partire da quella sera portavo anche un paio di calzettoni di lana rosa pallido.
Mi ripararono i polpacci dal fresco della sera, quando scesi dalla macchina, ma mi arrivò una vampata di gelo lungo le cosce. Dovevo assolutamente chiedere la convocazione di una riunione straordinaria del consiglio scolastico per mettere all'ordine del giorno la discussione dell'eventualità di aggiungere un paio di leggings di lana alla divisa da cheerleader. Se mi avessero detto di no, avrei minacciato di chiedere all'autrice di intervenire in mio favore facendo scendere sul piccolo paesino di New York un clima subtropicale. Anzi, siccome il clima subtropicale avrebbe costretto i fighi a sbottonarsi ulteriormente la camicia, scartai sul nascere la riunione straordinaria del consiglio scolastico e la temperatura salì all'istante a ventotto gradi. Mi diressi con grande soddisfazione verso l'ingresso della scuola, pensando di entrare. Non lo feci, tuttavia, perché trovai Valentin seduto sui gradini davanti all'entrata mentre smanettava sul cellulare.
Mi sedetti accanto a lui.
«Cosa fai?»
«Una cosa molto importante.»
«Ovvero?»
«Non sono sicuro di poterla condividere con te, adesso che non siamo più amici.»
«No, dimmi» lo supplicai. Ero io che decidevo se eravamo amici o no, non lui. «Cosa stai guardando?»
«Ieri era il mio compleanno, quindi mia madre mi ha regalato dei soldi» mi informò Valentin. «Sto guardando un catalogo di barbecue, perché ho deciso di comprarne uno nuovo. E per prima cosa cucinerò una grigliata di verdure per mia madre, dato che è il suo piatto preferito.»
Era proprio un ragazzo dolce e sembrava anche avere fatto il bagno nel dopobarba. Inoltre si era pettinato i capelli e negli ultimi due minuti non aveva ancora ruttato. Se fossi stata una racchia, l'avrei considerato un potenziale marito modello, quindi non capivo perché alcune delle cesse della classe non gli avevano ancora messo gli occhi addosso.
Valentin, però, sembrava avere altri programmi per la testa, dato che mi chiese: «Secondo te sto iniziando ad assumere l'aspetto di una persona civile? Faith mi ha promesso che, quando non dovrà più vergognarsi di me, ci metteremo insieme. Mi ha anche già trovato un'occupazione come aiuto-scaricatore di porto, quindi a breve inizierò ad avere uno stipendio.»
Era tutto molto bello e romantico, ma rimaneva il fatto che Faith fosse la mia nemica giurata e che non potevo sopportare l'idea che il mio best friend forever d'infanzia si mettesse insieme a lei. Faith doveva rimanere single a vita, una persona come lei non meritava di trovarsi un uomo.
Espressi le mie rimostranze a Valentin, che obiettò: «È da quindici anni che non faccio altro che sfogliare vecchi numeri di Playboy, vorrei avere una donna vera, prima o poi.»
Stavo per ricordargli che aveva avuto me, in passato, ma lasciai perdere, perché io stessa avrei preferito rimuovere quei ricordi. In più non volevo correre il rischio che qualcuno della scuola lo scoprisse, che figura ci avrei fatto? Non mi avrebbero mai creduto se avessi raccontato che ai tempi Valentin era presentabile e sarei stata bollata a vita. Non potevo permettermelo, il mio obiettivo era diventare la ragazza più popolare della scuola, qualunque cosa questa espressione significasse e qualunque cosa significasse essere popolare in un luogo in cui passavo molto meno tempo che al minimarket.
Dissi, piuttosto: «So che per te trovare una donna è importante, ma perché proprio lei? Perché una persona che odio profondamente e che mi odia?»
«Era la tua migliore amica fino a pochi capitoli fa» replicò Valentin. «Non capisco che cos'hai contro di lei.»
«Voleva che io ti pagassi una birra quando toccava a lei» precisai. «Questa è una ferita insanabile, non ho mai subito un torto peggiore nella vita. Cosa faresti tu al mio posto?»
«Mi berrei un'altra birra.»
«Non mi piace la birra.»
«Allora bevi quello che ti pare o mangia una salsiccia piena di unto, ma vai avanti. Non ha senso rimanere fermi a guardare indietro.»
«A volte guardare indietro è il modo migliore per tenersi al riparo dalle in*ulate.»
«Come sei poetica, Hope. Se non fossi già innamorato di Faith, mi innamorerei seduta stante di te.»
Mi aveva chiamata Hope. Mi faceva pensare a quando ero ancora una ragazzina innocente e mi sentii per un attimo al settimo cielo. Poi tornai alla realtà e ci tenni a correggerlo: «Adesso mi chiamo Hopeless. Hope non c'è più, ormai è morta.»
«Non devi dire questo» ribatté Valentin. «Quella Hope c'è ancora, da qualche parte, e non sta aspettando altro che di venire fuori. La sento, la sento profondamente, dentro di te.»
«Valentin, piantala!» replicai, stizzita. «Mettiti di nuovo a ruttare e piscia sulla tavoletta del cesso, fai quello che vuoi, ma smettila di tirare fuori queste massime. Sei out of character e sei anche un arrampicatore sociale. Vuoi passare dalla parte del mondo civilizzato che non ti spetta. Quale sarà il prossimo passo?»
«Non saprei, per il momento punto ad avere un POV, ma credo che prima sia necessario radermi e diventare astemio, oltre che sostituire la mia Vespa con un mezzo più potente. Penso che se mi comprassi una moto seria potrei fare il salto di qualità. Sarei visto come un kriminalehhhh badboy dalle madri delle mie potenziali fidanzate, perché non c'è nessun crimine peggiore del guidare una moto.»
Lo feci tornare alla realtà: «Tu non hai i soldi per comprarti una moto.»
«Già, e questo mi lascia piuttosto spiazzato» convenne Valentin. «Se non avessi appena deciso di cercare di diventare astemio in onore della figaggine e della possibilità di avere un giorno un POV, credo proprio che mi darei all'alcolismo.»
«Beh, allora fallo pure liberamente» gli suggerii. «Tanto non avrai mai un POV, non sei figo abbastanza. E solo una disperata come Faith potrebbe mettersi con te.» Siccome Faith si stava avvicinando, ripetei a squarciagola: «SOLO UNA DISPERATA COME FAITH POTREBBE METTERSI CON TE.»
Faith si avvicinò a noi a passo spedito. Credevo volesse venire a picchiarmi un'altra volta e mi preparai per ridurla in polpette, ma quello che accadde dopo ebbe dell'incredibile. Si sedette infatti in braccio a Valentin e gli infilò in bocca tre metri e ventisei centimetri di lingua.
Le cheerleader mie detrattrici si misero ad applaudire facendo urla da stadio. Perfino la signora Prudence, che passava di lì per caso, si mise ad applaudire e a fare urla da stadio. Anche un gruppetto di teppisti che stavano dipingendo i cancelli della scuola di rosa shocking tanto per fare venire sera si misero ad applaudire e a fare urla da stadio. Siccome avevo un solo modo per stare al centro della scena, mi alzai in piedi, mi misi ad applaudire e a fare urla da stadio. Poi presi due pon-pon che si erano materializzati dal nulla e agitandoli in aria feci un triplo salto mortale, avendo cura che mi si alzasse la gonna abbastanza per far vedere che indossavo un paio di mutande in tinta con le Converse: erano infatti a strisce porpora e fucsia Hollywood con stelline dorate e teschi argentati. Naturalmente la mia acrobazia non passò inosservata e, seppure non indossassero in quel momento le uniformi da cheerleader, anche Seraphin e Kostantin si misero a fare salti mortali nel cortile della scuola. Continuammo per venti minuti buoni, almeno fino a quando la signora Prudence si affacciò alla finestra dell'aula e ci informò che eravamo in ritardo e che la lezione di economia aziendale era già iniziata da un quarto d'ora e lei stava parlando al vuoto.
Tutti corsero all'interno, inclusi Seraphin e Kostantin. Solo Faith e Valentin rimasero in cortile a limonare. Non potevo sopportare quella scena, quindi mi misi in mezzo e li separai. Poi urlai, rivolta a Faith: «Stai lontana da Valentin, è il mio best friend forever e non ti permetto di avvicinarti a lui. Devi andartene e lasciarlo in pace.»
Faith mi fissò con aria di sfida, poi si strappò via il sobrio soprabito beige che indossava e si mostrò nel suo splendore: portava una divisa da cheerleader.
«What the f*ck?!» esclamai, colta alla sprovvista. «Chi ti ha dato il permesso di entrare nella squadra delle cheerleader?»
«La preside in persona» mi rispose Faith. «È venuta nel negozio di bigiotteria dove lavoro e, per convincerla, le ho fatto uno sconto sull'acquisto di un paio di orecchini. Ha accettato subito. Mi ha detto che presto tornerà a comprarsi una collana. Se le faccio un altro sconto potrei addirittura riuscire a spodestarti.»
Tutto ciò era oltraggioso. Come avevo fatto per tutti quegli anni a considerarla un'amica?
La guardai con disprezzo e affermai: «C'è una sola cosa che puoi fare, ormai.»
«Ovvero?»
«Ovvero restituirmi tutti i miei "Cioè". In tal caso di permetterò di avere una love story con Valentin.»
«Io e Valentin siamo adulti e non dobbiamo chiedere il permesso a nessuno» replicò Faith, con freddezza. «Se la cosa non ti sta bene, puoi cambiare fyccina.»
Ero oltraggiata, quindi decisi di non entrare per la lezione di economia aziendale. Rimasi in cortile a fare salti mortali random, almeno finché non mi stancai. Faith doveva già essere entrata a scuola, lasciandomi completamente sola. Scoppiai in un pianto disperato, pensando che la vita non avesse più un senso. Sapevo che, se mi fossi comportata così, Seraphin sarebbe uscito dalla scuola per dirmi che mi amava e che non dovevo piangere, perché la mia vita con lui sarebbe stata perfetta, ma non accadde. Arrivarono solo i quattro stupratori che si lamentarono del fatto che non fossi andata al pub, complicando loro la vita. Mi salvai grazie alla fine della lezione di economia aziendale, dato che la signora Prudence venne a picchiarli un'altra volta.
   
 
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