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Autore: Milly_Sunshine    01/12/2022    0 recensioni
Selena Bernard è un'imprenditrice di successo, Oliver Fischer è un affascinante giornalista sportivo che scrive di corse automobilistiche. Le strade dei due si incrociano per via di un libro che Oliver sta scrivendo: la biografia di Patrick Herrmann, pilota morto in un incidente al Gran Premio di Montecarlo avvenuto quindici anni prima e ai tempi fidanzato di Selena. L'incidente ha molti punti oscuri e Oliver decide, con l'aiuto di Selena, di ricostruire l'accaduto. I due si ritrovano così all'interno di torbidi misteri che coinvolgono tra gli altri la subdola team manager Veronica Young e il pilota Edward Roberts, ex pupillo di Herrmann e caro amico di Selena. Un mix di romance e azione, con sfumature (leggermente paranormal) thriller. Racconto già pubblicato a puntate sul mio blog nel 2021 // ambientato nello stesso universo di "Miss Vegas", che può esserne visto come sequel, ma anche come lavoro a sé stante.
Genere: Romantico, Sportivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Oliver era seduto allo stesso tavolo della sera precedente, ma non doveva incontrare Selena, Edward e Keira. Anzi, per quanto ne sapeva, Selena non si era sentita bene e aveva lasciato Imola in anticipo, seppure le dinamiche di quel fatto non gli fossero molto chiare e gli fosse difficile spiegarsi come mai il cellulare della Bernard fosse spento fin dal mattino, quando aveva cercato di contattarla.
La persona che Oliver attendeva era in ritardo e una cameriera non faceva altro che ronzargli intorno nella speranza che ordinasse qualcosa da bere. La accontentò, chiedendole un tè freddo, che gli era appena stato portato quando la porta si aprì e ne entrò Vanessa Molinari.
Aveva i capelli scuri tagliati a caschetto e indossava una camicia larga abbinata a un paio di leggins neri. Nel complesso l'impressione di Keira era corretta, era molto simile a come appariva nelle foto di vent'anni prima.
La Molinari si guardò intorno, alla ricerca di Oliver. Poi lo vide e andò a sedersi di fronte a lui.
«Buonasera.»
«Buonasera, Vanessa. La ringrazio per avere accettato di incontrarmi.»
La Molinari accennò un mezzo sorriso.
«Sono passati tanti anni da quando qualcuno mi ha parlato dei miei giorni di gloria in Formula 3. Poi lei è così giovane, all'epoca doveva essere un bambino...»
Oliver annuì.
«Sì, ai tempi ero un bambino e la mia passione per i motori è arrivata in un secondo momento. Allora non avevo idea delle sue imprese, ma è stato un piacere venirle a scoprire.»
Nonostante l'apparente entusiasmo di poco prima, Vanessa Molinari rispose in tono piuttosto piatto: «È stato una vita fa.»
«Eppure lei è rimasta nel cuore degli appassionati.»
«Al massimo nel cuore dei nerd del motorsport. Gli altri non sanno nemmeno chi fossi. È per questo che sono stata molto incuriosita dalla sua richiesta di incontrarci. La avverto, però, che preferirei che la nostra conversazione rimanesse privata. Non voglio rilasciare interviste.»
«Posso chiederle come mai? Molte vecchie glorie dell'automobilismo amano stare al centro della scena.»
Vanessa Molinari sospirò.
«A volte, per rimanere al centro della scena, bisogna anche avere qualcosa di interessante da dire.»
«Sta insinuando» azzardò Oliver, «Che molti piloti del passato stiano semplicemente cercando di rubare la scena e chi se la meriterebbe molto più di loro?»
La Molinari scosse la testa con fermezza.
«No, la maggior parte di loro hanno davvero cose interessanti da raccontare. Io no. Ho gareggiato in Formula 3, tanti anni fa, e ho fatto anche qualche gara di Formula 3000, ma non c'è altro. Ho abbandonato le corse molto tempo fa e non fanno più parte della mia vita. Guardo i gran premi alla televisione, nella maggior parte dei casi, ma in modo totalmente esterno. Al massimo posso commentare quello che vedo in TV e dire la mia su Edward Roberts e Christine Strauss, ma perché dovrei?»
«Il suo ritiro è avvenuto molto a sorpresa» osservò Oliver. «Nemmeno dietro a quello c'è una storia interessante?»
La Molinari abbassò lo sguardo.
«Il mondo è pieno di ragazzi e di ragazze che abbandonano quello che fanno. Lasciano la scuola, l'università, oppure il lavoro per andare a fare tutt'altro. Io non ero diversa da tutti gli altri ragazzi e ragazze. Ero pilota, ma questo non implica che non potessi cambiare vita.»
«La differenza sta nel fatto che quelli che lasciano la scuola, l'università o un lavoro che non ritengono abbastanza appagante lo fanno per uscire da una condizione nella quale non si sentono realizzati» replicò Oliver. «Lei aveva tutto. Poteva diventare un'icona per le donne nel motorsport, stava avendo successo nel fare quello che aveva scelto e si parlava addirittura di un suo potenziale approdo nella Diamond Formula. Non stiamo parlando, con tutto il rispetto, di una cassiera del supermercato che da un giorno all'altro decide di candidarsi per andare a lavorare su una nave da crociera, nella speranza di vedere il mondo.»
«Ha mai pensato che essere eletta a icona per le donne nel motorsport possa essere più complicato che fare la cassiera al supermercato? Così come quella cassiera ha deciso di andare a lavorare su una nave da crociera, anch'io potevo averne abbastanza di essere considerata qualcuno che non ero.»
«Non era un'icona?»
«Ero pilota di Formula 3 e questo mi bastava. Non volevo essere un'icona e non volevo che il destino delle altre ragazze passasse per le mie mani. Era troppo per me. Il mio unico desiderio era essere valutata per quello che ero, non per il mio genere, né che altre persone fossero valutate sulla base di quello che facevo io solo perché condividevano con me il fatto di essere ragazze.»
Oliver azzardò: «Mi sta dicendo di avere avuto paura di non essere all'altezza?»
«Non proprio» obiettò la Molinari. «Le sto dicendo che, arrivata a un certo punto, ho capito che non potevo più reggere quella vita.»
«L'ha capito o gliel'hanno fatto capire?»
«Cosa intende?»
«Intendo dire che ha avuto dei contatti con la Whisper Motorsport» le spiegò Oliver, «E il team principal di allora non sembrava molto propenso ad accettare la presenza di donne sulla griglia di partenza.»
«Lo so, Gigi Di Francesco pensava che, se le donne volevano lavorare nel mondo del motorsport, dovevano fare altro. Non necessariamente fare la donna immagine, intendo, anche le giornaliste avevano il loro senso, secondo i suoi standard.»
«Eppure lei era comunque disponibile a occupare un ruolo in quella squadra.»
Vanessa Molinari lo guardò negli occhi.
«Diciamo le cose come stanno: è vero, ci piacerebbe vivere in un mondo in cui tutti ci rispettano, ma bisogna anche accettare dei compromessi. Non avrei rinunciato a diventare pilota di Diamond Formula, se ne avessi avuto la possibilità, solo perché il team principal della squadra che voleva offrirmi un volante non aveva avuto belle parole per le mie colleghe e, in un certo senso, anche per me.»
«Dice che non avrebbe rinunciato, eppure ha rinunciato alla sua carriera» le ricordò Oliver. «Per questo le ho chiesto se ha lasciato perdere a causa di Gigi Di Francesco. Quell'uomo ha per caso condizionato in qualche modo il suo futuro?»
«Gigi Di Francesco mi ha concesso un'opportunità» ripeté la Molinari, sviando la domanda. «All'epoca non si sapeva, oggi qualcuno ne parla, quindi non mi nasconderò: ho fatto due test con la Whisper. Il CEO della Diamond Formula credeva moltissimo in me. Sperava potessi essere valore aggiunto per la serie. Insomma, sperava che quelli che snobbavano la Diamond Formula potessero improvvisamente interessarsene se ci fossi stata io. Di Francesco aveva le sue idee e non faceva nulla per nasconderle. Se il CEO non l'avesse convinto che poteva essere un'idea redditizia anche per lui, non solo non mi avrebbe mai presa in considerazione, ma magari mi avrebbe perfino derisa pubblicamente, se ne avesse avuto la possibilità.»
«E poi cos'è successo?»
«Nulla.»
«I test...»
«Sì, ho partecipato a due test. In uno di questi ho girato su tempi non troppo lontani da quelli di Keith Harrison, ricevendo i suoi complimenti.»
«Oh...»
«Era un tipo a posto, Harrison. In realtà anche Diaz e Herrmann non erano male, per quel poco che ho avuto a che fare con loro, ma Harrison è sempre stato fantastico. Mi ha sempre trattata come una collega, non come una donna, se capisce cosa voglio dire. Mi ha fatto sentire come se fosse quello che facevo e non il mio genere a definirmi. Purtroppo non succedeva tanto spesso.»
«Dunque, se ho seguito bene, aveva la possibilità di avere un volante in una delle massime serie automobilistiche del mondo, il CEO del campionato era dalla sua parte e disposto a favorire il suo ingaggio, il team principal non era tanto convinto ma avrebbe comunque desistito dall'opporsi, era ammirata dal suo ipotetico futuro compagno di squadra... e se n'è andata?»
«Esatto. Me ne sono andata. È libero di pensare che abbia buttato via la mia grande occasione, ma sappia che non ne sono pentita. Ho fatto la cosa giusta.»
«Mi perdoni, non voglio criticare la sua scelta, solo, mi sembra un po' strano che abbia preso una simile decisione in quel momento, se non ha subito grandi pressioni esterne.»
«È andata così» ribadì Vanessa Molinari, con fermezza. «Non mi sono mai pentita di essermi allontanata dall'automobilismo e dalla Diamond Formula. Se avessi gareggiato in quella serie, non credo sarei una persona più felice di quella che sono adesso.»
«La capisco, o quantomeno posso sforzarmi di farlo» rispose Oliver. «Non voglio essere io a farle pressioni o a costringerla a condividere qualcosa che desidera tenere per sé. Sto solo cercando di capire chi fosse davvero Gigi Di Francesco e sentirmelo dire da persone che l'hanno conosciuto.»
«Allora» concluse Vanessa Molinari, «Temo di non potere aggiungere molto.»
«Ma l'ha conosciuto bene.»
«Sì, certo, ma non posso dirle molto di più di quanto le possa dire chiunque altro. Di Francesco aveva i suoi lati negativi, molti a dire la verità, ma era ammirato per come gestiva la squadra. In molti sono pronti ad affermare che le cose, per la Whisper, erano molto meglio quando c'era lui. Dal punto di vista puramente legato ai risultati, senza ombra di dubbio hanno ragione. Purtroppo se non eri nella lista delle persone che era disposto a tollerare le cose per te non andavano molto bene, ma questo è un altro discorso. In sintesi, quello che sto dicendo è che magari potrei raccontarle la mia impressione su Di Francesco, ma sarebbe più o meno analoga a quella che chiunque altro l'abbia conosciuto ha avuto di lui. D'altronde i commenti sprezzanti li ha sempre fatti alla luce del sole, non è che fosse peggio, quando non era sotto i riflettori.»
«In sintesi» ribatté Oliver, «Quello che sta dicendo in realtà è: "potrei dirle cosa penso di lui, ma mi faccia il piacere di chiederlo a qualcun altro perché io non voglio espormi".»
«Le ho già detto che il mio nome non deve uscire» replicò la Molinari, «E che ho le mie buone ragioni per volere rimanere nell'anonimato. Ha idea di cosa significhi potersene andare in giro per strada senza essere riconosciuta? Non voglio che la mia vita si trasformi nel sentirmi chiedere ogni giorno di parlare della mia esperienza in Formula 3, né sentire costantemente domande su perché mi sono ritirata.»
«Spero vorrà scusarmi per la mia impertinenza, ma mi dà l'impressione di avere paura di doversi ritrovare, prima o poi, a raccontare la vera storia del suo ritiro dalle competizioni» insisté Oliver. «C'entra con il suo genere, vero? Qualcuno le ha fatto capire che le donne non erano bene accette e che doveva appendere il casco al chiodo, vero? Ma allora, in tal caso, perché rimanere in silenzio? Potrebbe essere proprio facendo sentire la sua voce che potrebbe cambiare le cose.»
«Non c'è niente da cambiare» replicò la Molinari. «O meglio, nel mondo ci sono tante cose da cambiare, ma non nella mia storia personale. Di Francesco non mi ha costretta a rinunciare alla Diamond Formula né vi ho rinunciato in quanto donna.»
«Mi sta dicendo di non essere mai stata vittima di sessismo?»
«No, mentirei se lo dicessi, ma credo sia opportuno fare una distinzione. Ci sono atteggiamenti sessisti che derivano dall'educazione che riceviamo da bambini, frutto di un problema culturale. Non so se mi spiego. Quelli che sostenevano che avrei dovuto dedicarmi a sport tipo la danza ritmica, piuttosto che guidare monoposto, ragionavano per stereotipi. Lo facevano semplicemente perché era più facile aderire a degli standard che pensare con la propria testa. Non è una bella cosa, ma la maggior parte di loro non lo faceva con cattiveria. Invece ci sono atteggiamenti sessisti che derivano da un'effettiva volontà di sfruttare gli stereotipi sociali per prevaricare altre persone. Se qualcuno mi avesse offerto un ruolo in un team in cambio di sesso o se mi avesse ripresa a mia insaputa mentre mi spogliavo, diffondendo le foto, sarebbe rientrato in questa categoria. Quindi sì, sono stata vittima di sessismo, ma fortunatamente soltanto di sessismo dettato da un'educazione sbagliata e dalla scarsa volontà di apliare i propri orizzonti. Sono stata presa in giro, mi è stato detto che dovevo pensare a imparare a cucinare piuttosto che guidare, questo sì, ma non era niente a cui non potessi ribattere. Se vuole tornare al nostro punto di partenza, probabilmente Di Francesco pensava che il mio posto sarebbe stato un altro, ma non si sarebbe mai permesso di pensare che, se volevo gareggiare in Diamond Formula, dovevo posare nuda contro la mia volontà, oppure andare a letto con lui. Era molto retrogrado sulle questioni di genere, ma non ha mai commesso abusi né nei miei confronti né per quanto ne so di altre donne.» La Molinari fece per alzarsi. «Spero di essere stata abbastanza esaustiva, perché non credo di avere altro da aggiungere.»
«Va già via?» cercò di trattenerla Oliver. «Non beve qualcosa? Nemmeno un caffè?»
«Preferisco di no. Devo partire per tornare a casa.»
«Posso lasciarle la mia e-mail qualora decidesse di raccontarmi qualcos'altro, prima o poi?»
«Non le racconterò altro, ma la sua e-mail me la segno comunque. Ha una penna?»
«Non serve. Le posso lasciare un biglietto da visita.»
Ne aveva uno nella tasca della giacca, in caso si fosse presentata l'evenienza, quindi lo prese fuori e lo passò a Vanessa.
«Mi ha fatto molto piacere conversare con lei.»
«Anche a me» ammise Vanessa Molinari. «Mi dispiace non averle potuto dire di più.»
Sembrava sincera, più di quanto suggerisse la reticenza mostrata in alcune occasioni. Oliver la guardò andare via certo che ci fosse dell'altro, ma convinto la Molinari avesse delle ragioni serie per non parlare.
Si mise a riflettere, sorseggiando il tè freddo che aveva lasciato da parte dopo l'arrivo dell'ex pilota di Formula 3, poi prese fuori lo smartphone, al quale aveva tolto la suoneria, per accertarsi di non essere stato cercato.
C'era un messaggio di Selena, ricevuto poco meno di un quarto d'ora prima.
"Scusami se me ne sono andata senza dirti niente, ma mi sono sentita male. Non sono a casa e per un po' ci vedremo. Scusami se ti scrivo invece di parlartene di persona o almeno al telefono, ma non me la sento di parlare. Quando sarò pronta, ti contatterò io. Ti prego di rispettare la mia decisione."
Oliver decise di fare un tentativo e di provare a telefonarle. La sua "sparizione" aveva dei contorni molto strani e molto poco definiti. Non riuscì a mettersi in contatto con lei, come se il suo telefono fosse occupato, o come se Selena avesse bloccato il suo numero.
Si chiese se valesse la pena di rispondere al messaggio, oppure se fosse meglio mandarle un'e-mail, ma rinunciò: qualunque cosa fosse accaduta, Selena lo pregava di non contattarla e di rispettare la sua scelta. Fare l'esatto opposto non sarebbe stato molto elegante, specie se Selena davvero non stava bene.
Mentre finiva il tè, si mise a cercare su un motore di ricerca informazioni a proposito di Vanessa Molinari. Fu un buco nell'acqua: trovò moltissimi risultati interessanti, ma nessuno di essi che fornisse nuovi spunti.
 
******
 
Era più tardi del solito, stava quasi facendo buio, ma l'obiettivo non era cambiato. Oliver aveva sperato a lungo nell'arrivo di quel momento, ma per troppi giorni non era stato fortunato.
Avvertiva la presenza di Keith Harrison, sebbene non lo vedesse. Si guardò intorno a lungo, chiedendosi dove fosse, quanto ancora dovesse attendere per poterlo incontrare.
Come accadeva di solito, Keith fece la propria comparsa all'improvviso. Arrivò alle sue spalle e attirò la sua attenzione chiamandolo per nome.
«Ehi, Oliver Fischer.»
Lo pronunciò con enfasi, un po' come a rimarcare che per lui non era quella l'identità di Oliver, che da parte sua preferì non fare commenti.
Si girò e, senza nemmeno salutarlo, lo informò: «È tutto un casino, un immenso casino, ben più grande di quanto potessimo pensare prima.»
«Non esagerare» replicò Keith, in tono calmo. «Sono sicuro che te la caverai, come hai sempre fatto.»
«Per te è facile avere delle sicurezze» ribatté Oliver. «Tanto, cos'è che devi fare?»
«Ascoltare le tue confidenze e le tue lamentele ogni volta in cui vieni a farmi visita... e ti assicuro che è la parte meno gradevole.»
«Nessuno ti obbliga a starmi a sentire. Te ne puoi anche andare, se preferisci.»
«Non dopo che sei venuto a cercarmi.»
«Perché ti sei fatto trovare solo ora?»
«Forse mi cercavi nel posto sbagliato. Non avevi la mente libera abbastanza per capire dove fossi.»
«Va beh, lasciamo perdere» tagliò corto Oliver. «Da dove devo iniziare? Siamo di fronte a un gioco d'incastri in cui non è chiaro dove incastrare i vari pezzi.»
«Cosa ti aspettavi?» replicò Keith. «Sono passati quindici anni e tutto è rimasto sepolto, non puoi pretendere che...»
Oliver lo interruppe: «Non sto parlando di quello che è successo quindici anni fa, o almeno non solo. È successo qualcosa a Selena, non più tardi di una settimana fa. Mi è stato riferito che si fosse sentita male, poi è venuto fuori che ha avuto un incidente. Non solo, quell'incidente si è trasformato in un'aggressione di cui è stata vittima, ufficialmente durante un tentativo di rapina, ma sembra che non le sia stato rubato nulla.»
«Mi dispiace per Selena, ma questo che rilevanza dovrebbe avere?»
«È tutto collegato.»
«Stai lavorando un po' troppo di fantasia, temo. Non tutto quello che succede riguarda la nostra storia.»
«Lo so, infatti la spiegazione più semplice sarebbe un'altra» ammise Oliver, «Ma è tutto troppo strano. Prima il compagno della madre di Selena la contatta per chiederle di stare lontana da me, arrivando a suggerire che potrebbe capitarmi qualcosa di spiacevole qualora io e lei continuassimo a frequentarci, poi qualcosa di spiacevole accade... ma a Selena.»
«Pensi che ci sia dietro il compagno di sua madre?» azzardò Keith. «Non ti sembra una congettura un po' esagerata? Va bene, Alexandra Bernard non era particolarmente legata a sua figlia...»
«Diciamo pure che la detestava per la storia di Patrick.»
«Ma si tratta di fatti accaduti tanti anni fa.»
«Lo so, ma non hanno quasi contatti.»
«Quindi pensi che Alexandra Bernard sia coinvolta in questa storia?»
«Certo che no» si affrettò a chiarire Oliver. «È chiaro che è a sua volta una vittima, anche se non ha mai fatto niente per cercare di starne fuori. È stata lei la prima, quindici anni fa, a lasciar intendere a Gigi Di Francesco che Patrick poteva accettare di non fare più allusioni alla morte di Emiliano Diaz, se si fossero accordati in qualche modo. Certo, non ipotizzava che andasse tutto a rotoli a quel modo, perché su una cosa non ho dubbi: la signora Alexandra non ha mai fatto nulla per fare del male di proposito a qualcuno. Non saprei dirti se ci si possa fidare o meno del dottor Parker, da quel punto di vista, ma se davvero è affezionato alla donna con cui sta insieme, non penso che darebbe a qualcuno l'incarico di aggredirne la figlia.»
«Quindi come pensi che sia andata?»
«Penso che Selena si sia ritrovata semplicemente dove non doveva essere. Io ero poco lontano, insieme alla sorella di Edward Roberts. È molto probabile che chi l'ha aggredita avesse intenzione di venire da me.»
«E in quale modo Selena ci sarebbe finita in mezzo, se non era nemmeno lì con te?»
«Mi sta venendo il dubbio che conoscesse la persona che l'ha aggredita, qualcuno che le ha fatto del male nel tentativo di metterla a tacere.»
Keith scosse la testa.
«No, è assurdo, non può essere andata così.»
«Cosa te lo fa pensare?»
«Se quel tipo voleva aggredire te l'avrebbe fatto, oppure avrebbe desistito. Non ha alcun senso che abbia fatto del male a Selena perché l'aveva visto: a quel punto non aveva ancora niente da nascondere e, a quanto ci risulta, non avrebbe fatto nulla da nascondere dopo. Quindi deve esserci un'altra soluzione. Mi viene da pensare che Selena abbia visto qualcuno che non doveva essere lì... ma anche questo ha poco senso. Chi avrebbe interesse a volere tenere celata a tutti i costi la propria presenza in un luogo, se poi in quel luogo non deve fare niente di male?»
«Forse chi l'ha aggredita voleva fare del male a me, ma non ha avuto l'occasione. Non ha desistito dopo essersi trovato faccia a faccia con Selena, ma per qualche altro motivo.»
«Mi viene difficile pensare che né quella sera né il giorno successivo abbia trovato un'occasione.»
«Anche questo è vero, ma non mi vengono in mente altre spiegazioni.»
«Allora, forse, dovresti concentrarti su altro. Se non trovi un motivo per cui quello che è successo a Selena abbia un senso, probabilmente non va inserito nel contesto in cui lo vuoi inserire.»
Oliver rifletté qualche istante, ma rimase fermo sulla propria posizione.
«Ti ripeto che l'aggressione a Selena ha qualcosa a che vedere con i fatti di quindici anni fa. Se non riesco ad arrivarci in fondo è solo perché mi sta ancora sfuggendo qualcosa. In ogni caso, la questione di Selena non si esaurisce qui.»
«Cos'altro è successo?»
«È letteralmente sparita nel nulla, o almeno così doveva sembrare.»
«Invece com'è andata?»
«Invece un giorno qualcuno dovrà fare santo il portiere del palazzo in cui abitiamo» riferì Oliver. «Dopo giorni in cui non avevo sue notizie ho provato a chiedere a lui se sapesse qualcosa.»
«E cosa ti ha detto?»
«Che Selena ha ricevuto una botta in testa, forse con una bottiglia, che è stata ricoverata in un ospedale di Bologna, dove si è ripresa, rivelandosi meno grave di quanto sembrasse inizialmente, e a quel punto sua madre, arrivata in Italia allertata da qualcuno - immagino da Edward Roberts, l'ha fatta trasferire in una clinica privata di Milano.»
«Adesso come sta?»
«Non lo so. Ho provato a contattarla, ma non mi ha risposto. Mi ha mandato un messaggio all'indomani dell'aggressione, presumo quando ero ancora a Bologna, per dirmi che non dovevamo sentirci per un po' e pregandomi di non chiamarla...»
«Aspetta, cos'è questa novità?» lo interruppe Keith. «Perché Selena avrebbe dovuto dirti che non voleva più sentirti? Cos'era successo tra di voi?»
«Niente di che. O meglio, non era sicura di volere continuare a stare con me, questo l'ho capito, ma non aveva intenzione di escludermi totalmente dalla sua vita.»
«Non è che si è convinta che tu abbia avuto a che fare con quello che le è successo a Imola?»
«Non penso che sia così folle.»
«Qualcuno potrebbe averla convinta. Dopotutto hai detto che si è messa in mezzo sua madre...»
Oliver annuì.
«Sì, è una possibilità, ma Selena doveva essere proprio fuori per starla a sentire.»
«Hai detto che è stata colpita alla testa» puntualizzò Keith. «Magari è l'effetto della botta che ha preso.»
«Non lo so.»
«Ricorda quello che è successo?»
«Non so nemmeno questo.»
«Quindi cosa pensi di fare?»
«Di questo, se permetti, ne parliamo dopo» replicò Oliver. «Prima c'è un'altra questione che vorrei sottoporti.»
Keith alzò gli occhi al cielo.
«Sapevo che c'era una fregatura.»
«No, nessuna fregatura» gli assicurò Oliver. «Anzi, a Imola ho incontrato Vanessa Molinari.»
«Vanessa Molinari...» ripeté Keith, quasi distrattamente, come a cercare di ricordare dove avesse già udito quel nome. Gli tornò subito in mente, dato che esclamò: «Vanessa Molinari, da quanto tempo! Cosa ci faceva a Imola?»
«Deve avere qualche amicizia nell'attuale dirigenza della Whisper Motorsport. Era loro ospite.»
«Mi fa piacere. Mi sono chiesto tante volte che fine avesse fatto. Intendo dire allora, quando ero ancora dall'altra parte.»
«Le ho parlato. So che ha fatto dei test e che c'eri anche tu.»
«Sì.»
«Era veloce, vero?»
«Per essere una che veniva dalla Formula 3 e con poca esperienza in Formula 3000, Di Francesco non avrebbe dovuto farsela scappare per nessuna ragione al mondo.»
«Eppure se l'è fatta scappare.»
«Già.»
«Ho cercato di scoprirne il motivo, ma non ci sono arrivato in fondo.»
«Forse non l'hai cercato bene.»
«Tu sai perché si sia ritirata dalle competizioni di punto in bianco sul momento più bello? Per caso c'entra il fatto che sia una donna e che Di Francesco pensasse che le donne non dovrebbero stare al volante di una monoposto?»
Keith rimase in silenzio per qualche istante, prima di rispondere.
«Non penso che sia questa la ragione» disse, infine. «Certo, Gigi Di Francesco non era molto aperto di vedute, quando si trattava di donne al volante, ma l'aveva già messa al volante di una monoposto, appunto, e sembrava ci fosse la concreta possibilità di un futuro nel team, per lei, prima come tester e poi come titolare.»
«Però nessuno lo sapeva, al momento» obiettò Oliver.
«Di Francesco aveva sicuramente in mente di appiedare uno di noi, per mettere Vanessa come titolare il prima possibile. Il CEO della Diamond Formula spingeva in quella direzione e ormai il fatto che Di Francesco non apprezzasse le donne non aveva più alcuna importanza per lui.»
«Sai anche quale pilota nello specifico sarebbe stato appiedato?»
«No.»
«Posso chiederti come facevi a sapere cosa avesse in mente Di Francesco?»
«Emma stava facendo un tirocinio nell'ufficio stampa della Whisper, ai tempi. Avevo già un certo ascendente su di lei e mi riferiva i rumour che sentiva. Di Francesco aveva molta considerazione per lei, quindi a volte si dimenticava della riservatezza.»
«In che senso Di Francesco aveva molta considerazione per Emma?»
«Gli era simpatica e la stimava per la sua efficienza, tutto qui.»
«Per caso ci provava con lei?»
«Diversamente da quanto ha fatto Patrick in un secondo momento, no.»
Oliver sbuffò.
«Peccato. Speravo si potesse dimostrare che Di Francesco, in qualche momento, si fosse macchiato di qualche comportamento poco apprezzabile con qualche donna che lavorava per lui.»
«Questo spiegherebbe perché Vanessa sia scappata a gambe levate, so dove vuoi arrivare» confermò Keith, «Ma mi dispiace dirti che non penso sia andata così. Di Francesco aveva tantissimi difetti ed era un uomo di merda, ma i casi sono due: o non era né un molestatore né un approfittatore oppure è sempre stato bravissimo a nascondersi. In quest'ultimo caso, dubito che avrebbe scelto come vittima proprio Vanessa Molinari.»
«Eppure deve essere accaduto qualcosa di grave, tanto da convincerla a mollare del tutto l'automobilismo proprio quando per lei stava per arrivare il punto di svolta.»
«Non so se hai presente gli sportivi che sostengono di volersi ritirare quando sono ancora all'apice della loro carriera...»
«Il fatto è che la Molinari all'apice non c'era ancora arrivata... e aveva la concreta possibilità di arrivarci. Purtroppo di episodi di sessismo contro le Strauss ce ne sono stati parecchi e forse anche contro di lei. Di Francesco sappiamo benissimo come la pensava in proposito. Non...»
Keith non permise a Oliver di finire la frase.
«Ti dico che sono ragionevolmente sicuro che non sia andata così. Ci ho parlato, a volte, con Vanessa. Sapeva benissimo dei commenti sessisti di Di Francesco e lo prendeva in giro alle spalle. "Pensa che io non valga niente eppure mi vuole in squadra perché gli sponsor sono disposti a riempirlo di soldi" diceva. Trovava quel pensiero quasi comico e sosteneva che anche le persone più retrograde sono disposte ad aprire la mente, quando aprire la mente è redditizio. Certi commenti non le facevano piacere, sia chiaro, ma sapeva conviverci e, quando serviva, magari anche sfruttarli a proprio vantaggio. Mentalmente era molto più forte di tanti altri piloti con cui ho avuto a che fare e soprattutto lo era molto di più degli altri rookie, nonostante la poca esperienza. Ti assicuro che, pur non potendo escludere al cento per cento che sia stata molestata da qualcuno che stava molto in alto o che abbia ricevuto delle proposte indecenti, lo ritengo estremamente improbabile. Il CEO la considerava una sorta di gallina dalle uova d'oro e Di Francesco aveva ceduto alle sue pressioni. Era un uomo ricco e famoso e, a differenza di altri uomini ricchi e famosi, era ancora relativamente giovane. Poteva portarsi a letto chi voleva, senza dovere importunare Vanessa. Oserei dire che nei confronti delle donne aveva una sua forma personale di rispetto, almeno dal punto di vista della sfera privata e sessuale. Non lo si può accusare di qualcosa che al novantanove per cento non ha fatto solo perché vogliamo a tutti i costi vedere il male in lui. Ci sono già abbastanza cose terribili che si possono dire su Gigi Di Francesco senza bisogno di inventarne delle altre.»
«Lo so» convenne Oliver. «Volevo solo che tu mi confermassi che questa spiegazione non era possibile, perché mi sono fatto un'altra idea e, prima di sottoportela, volevo escludere quest'altra strada.»
«Che idea ti sei fatto?» volle sapere Keith. «Ti ascolto.»
«Ricordi quando ti ho detto che pensavo che l'incidente di Emiliano fosse avvenuto di proposito?»
«Certo che me lo ricordo.»
«Avevo pensato a quanto sia squallido il grande pubblico. Che cosa c'era che potesse attirare l'attenzione di grandi quantità di tifosi sulla Diamond Formula più di un incidente grave, se non addirittura mortale? Diaz correva per una squadra importante, aveva un certo successo e la sua "eliminazione" sarebbe finita su tutti i giornali e su tutte le reti televisive. Sarebbe stato un passo molto importante nel rendere ancora più popolare una serie che era già in crescita.»
Keith spalancò gli occhi.
«Che idea squallida! Come ti vengono certi pensieri?»
«No, non si tratta di un'idea squallida mia, ma di un'idea squallida da parte di chi l'ha partorita» obiettò Oliver. «A non convincermi era il fatto che fosse troppo campato in aria, come pensiero, almeno in apparenza. Invece non era campato in aria, semplicemente mi mancavano degli elementi che ora ci sono.»
Keith replicò: «Non sono sicuro di volere sentire gli altri presunti elementi.»
«Invece dovrai ascoltarli, perché il discorso fila» concluse Oliver. «C'era solo una cosa che poteva attirare ancora più attenzione di un incidente mortale. Era un incidente mortale che portasse, come conseguenza indiretta, l'approdo nel team di qualcuno che attirasse ulteriormente l'attenzione dei tifosi. Emiliano Diaz è stato fatto fuori per promuovere Vanessa Molinari. La Molinari non ne aveva la certezza, ma è probabile che abbia avuto dei forti sospetti in proposito. Sarebbe una ragione abbastanza valida per volere chiudere con il motorsport per sempre, non credi?»
«Sì, ma sarebbe troppo disgustoso per essere vero. Quello che avrebbe fatto Di Francesco, non la scelta di Vanessa di cambiare vita.»
«Ti ricordo che sei morto per un sabotaggio su una vettura che non stavi nemmeno guidando. Non dovresti stupirti dell'esistenza di fatti disgustosi.»
«E Selena?» chiese Keith, evidentemente desideroso di cambiare argomento. «Chi l'ha aggredita e perché? Tutto questo ha a che vedere con noi, con Diaz, con la Molinari e con il fatto che la Molinari fosse a Imola?»
«Intendo scoprire dov'è esattamente Selena e andare a farle visita» lo informò Oliver. «Chiederò a lei se si ricorda cos'è successo. Solo allora potrò spingermi a fare delle ipotesi serie.»
 
******
 
Quando sentì il cellulare squillare, mentre era affacciato alla finestra, Oliver alzò gli occhi al cielo. Aveva idea di chi si trattasse e non ne era per niente soddisfatto. Rispose comunque, anche se non troppo gentilmente.
«Emma, cosa vuoi?»
«L'altro giorno, quando ti ho chiesto dove dovevi andare, non hai voluto rispondermi.»
«Non vedo perché avresti dovuto chiedermi spiegazioni sulla mia vita privata» replicò Oliver, «Né capisco perché tu stia insistendo adesso.»
«Mi è giunta voce che ieri sera tu sia partito per Milano.»
«E se anche fosse?»
«C'è la figlia di Alexandra Bernard lì, non è vero?»
Oliver sbuffò.
«Emma, si può sapere perché lo vuoi sapere? Che cosa te ne viene in cambio?»
«Temo che tu stia giocando con il fuoco, Oliver» rispose Emma, in tono piuttosto pacato. «È meglio che la lasci perdere.»
«Perché dovrei? Dammi una spiegazione.»
«Mi sembra di capire che tu abbia parlato con lei del tuo libro. Poi, all'improvviso, ecco che le è successo qualcosa di poco chiaro...»
Oliver realizzò che Emma stava facendo due più due e di non sapere se fosse un bene o un male.
«Emma, sto solo scrivendo un libro sul motorsport, non mi sto occupando di chissà quale scandalo internazionale. Non c'è bisogno che ti preoccupi per me. Nessuno mi tirerà in testa una bottiglia di vetro.»
«Faresti meglio a preoccuparti tu per te stesso» ribatté Emma, stavolta sprezzante. «Patrick Herrmann distrugge tutto ciò che ha intorno, anche da morto. Non dovresti continuare il tuo progetto. Si è già detto tutto quello che si doveva dire di lui, ha già rovinato la vita ad abbastanza persone.»
«Patrick Herrmann non ha rovinato la vita a nessuno» obiettò Oliver. «Se vogliamo parlare della sua vita, poi...»
Emma lo interruppe: «Ti prego, Oliver, lascia perdere. Herrmann ha fatto abbastanza danni da vivo, non c'è bisogno di continuare.»
«Di cosa parli?»
«Le sue convinzioni su Diaz hanno esasperato tutti, per questo è finita così male.»
Oliver le ricordò: «Le sue convinzioni su Diaz avevano un fondamento di verità. Anzi, forse c'era addirittura dell'altro.»
La sua collega mise in chiaro: «Non voglio sapere cosa fosse questo "altro". Ne ho già avuto abbastanza.»
«Sembri molto preoccupata, Emma» osservò Oliver. «Non riesco a credere che tu stia così solo per me. Cos'è successo?»
Dall'altro capo del telefono parve provenire un sospiro.
«È successa una cosa strana, che mi ha fatto cambiare idea su molte cose.»
«Mi fa piacere sentirtelo ammettere. In effetti non sembri nemmeno tu, con questi discorsi.»
«Beh, non dovrebbe farti piacere.»
«Non ho detto che mi fa piacere, ma che mi fa piacere che tu lo riconosca. Comunque, di cosa si tratta?»
«Non mi sembra il caso di parlartene al telefono. Ne discutiamo di persona quando torni. Tu, però, cerca di tornare prima che puoi. Lascia perdere Selena e parti per tornare a casa, è meglio così, credimi.»
Oliver spalancò gli occhi.
«Cosa?!»
«Hai capito benissimo.»
«Non prendo ordini da te, Emma» replicò Oliver, «E soprattutto non lo faccio così, sulla base di nulla. Non so cosa tu ti sia messa in testa, ma...»
Emma mise fine alle sue proteste.
«Va bene, va bene, non ne parliamo di persona, ne parliamo adesso. Non posso entrare molto nel dettaglio, ma una persona è venuta a farmi una visita inaspettata.»
«Una persona. Mi pare un po' generico.»
«Tommaso Di Francesco.»
«E chi sarebbe?»
«Tommaso Di Francesco.»
«Ho capito, non sono sordo. Immagino sia un parente di Gigi Di Francesco.»
«Sì, suo fratello.»
«Non sapevo che Gigi Di Francesco avesse un fratello.»
Emma sbottò: «Evidentemente non ti ha mai illustrato il suo albero genealogico, ma non c'erano ragioni per cui dovesse farlo.»
Oliver volle sapere: «Tu eri al corrente della sua esistenza?»
«Sì, l'ho incontrato, una volta, molti anni fa, quando Keith era ancora vivo» lo informò Emma. «Mi ero completamente dimenticata di lui, ormai, eppure quando me lo sono ritrovata davanti l'ho riconosciuto subito.»
«Cosa voleva da te?»
«Mi ha parlato di te e del fatto che lavoriamo insieme.»
«Inizio a capire.»
«No, non credo.»
«Hai ragione, non capisco perché il fratello di Di Francesco debba mettersi in mezzo o volerti parlare di me, venendo appositamente a cercarti, ma inizio a sospettare che abbia paura che io possa infangare il nome del santissimo ex team principal della Whisper Motorsport.»
«È preoccupato dai potenziali contenuti del tuo libro» confermò Emma, «Anche se ho avuto l'impressione che sia andata molto diversamente da come credi tu. Il fratello di Di Francesco sostiene che Patrick Herrmann, negli anni della Whisper, sia sempre stato dipinto come migliore di quello che era realmente, che sfruttasse la morte di Diaz proprio per cercare di distruggere l'equilibrio della squadra.»
«È quello che hai sempre pensato anche tu o sbaglio?» azzardò Oliver.
«Esatto, lo penso anch'io, quindi anche per questo dovresti prendere in considerazione l'idea di lasciar perdere.»
«Fammi capire: sei convinta che Herrmann fosse uno stronzo e il fratello di Di Francesco ti conferma che anche lui la pensa così, quindi io non posso dipingerlo in modo diverso da come lo vorresti vedere descritto tu? A che gioco stai giocando, Emma? Per te è più importante la verità o il fatto che tu ce l'abbia ancora con lui perché ha rischiato di mandare a monte il tuo matrimonio? Che poi, sii realista: Patrick non ti ha certo costretto a diventare la sua amante, sei stata tu che hai accettato. Volevi perfino lasciare tuo marito per lui. Patrick se n'è fregato della tua vita coniugale, è vero, ma non era un affare suo.»
«Posso chiederti perché continui a difenderlo sempre e comunque? Chi sei veramente? Per caso sei un suo parente? Qualcuno vicino a lui?»
«No.»
«Mi è difficile crederlo.»
«E a me è difficile credere che tu abbia dentro così tanto risentimento da volerti comportare proprio come secondo te si comportava Patrick: vuoi che, se deve uscire alla luce qualche verità, escano solo le verità che ti fanno comodo.»
Emma lo ignorò.
«Sbaglio o stavamo parlando di Tommaso Di Francesco?»
Oliver sbuffò.
«Cos'altro devi dirmi?»
«È venuto a cercarmi a casa mia...»
«Me l'hai già detto. È venuto a cercarti e tu hai deciso di pendere ciecamente dalle sue labbra senza una ragione precisa. Evidentemente deve avere molto ascendente su di te.»
«No, in realtà non mi ha fatto per niente piacere doverlo incontrare, dovere parlare con lui.»
«Non ti seguo.»
«La sua visita è stata inquietante.»
«Eppure hai deciso di stare a sentire quello che voleva da te.»
«Temo di essermi spiegata male» chiarì Emma. «Sono convinta che Patrick Herrmann si sia comportato da stronzo in molteplici occasioni e che abbia cercato di distruggere tutto ciò che aveva intorno per i suoi obiettivi personali, questo sì. Non è, tuttavia, la ragione per cui penso che dovresti lasciar perdere con il tuo libro. Ti ho aiutato, finché ho potuto. Purtroppo non avevo molte cose da dirti. Hai tutto il diritto di pensare che la sua morte e quella di Diaz non debbano cadere nel dimenticatoio.»
Oliver ci tenne a ricordarle: «Eppure mi hai chiesto di smettere, di non incontrare Selena e di tornarmene a casa.»
«L'ho fatto perché credo sia la cosa migliore per te» puntualizzò Emma. «Penso che sarebbe una bella idea far conoscere la storia che ha portato Herrmann a morire, se non ci fossero rischi, ma che non valga la pena di correre pericoli per uno come lui.»
«Tommaso Di Francesco ti ha minacciata?»
«No. Come ti viene in mente un'idea così assurda?»
«Non c'è più niente di assurdo» mise in chiaro Oliver. «Anzi, lo è tutto, compresa la tua richiesta.»
«Non vuoi proprio capirmi, allora» ribatté Emma. «Il fratello di Di Francesco non approva tutto ciò che ha fatto Gigi in passato. Però quello che ha fatto, non l'ha certo fatto completamente da solo. Aveva comunque il supporto di qualcuno che, al giorno d'oggi, potrebbe volere che certe verità scomode rimangano sepolte. Secondo Tommaso Di Francesco può essere pericoloso andare a scavare dove non si dovrebbe. Mi ha fatto notare che la figlia di Alexandra Bernard è stata aggredita e non in un posto qualunque... no, è successo a Imola, dove era andata per la Diamond Formula. Non può essere un caso.»
«Nella vita esistono anche i casi.»
«Non in questa situazione... e la cosa peggiore è che sei stato tu a trascinare Selena in questa storia.»
«No, qui ti sbagli» replicò Oliver, con fermezza. «Io ho parlato con Selena del libro, questo sì, ma non ho mai reso di dominio pubblico un'eventuale collaborazione con lei. In più non sono stato io a chiederle di andare a Imola. C'è andata per sua scelta personale, invitata da un suo amico.»
Emma confermò: «Edward Roberts, che corre per la squadra di Veronica e Scott Young, appunto.»
«E con ciò?»
«È la squadra con cui Di Francesco stava complottando e per cui Patrick correva quando è morto. Tommaso Di Francesco non ha fatto nomi, ma non ti sembra che possano essere loro le persone che vogliono insabbiare la verità? Dopotutto Gigi è morto, mentre loro sono vivi e hanno ancora una scuderia. Sono loro quelli in pericolo, non certo Di Francesco che riposa in pace sotto quattro metri di terra ormai da anni.»
«Hai ragione, Veronica e Scott Young hanno davvero qualcosa da perdere, però non ce li vedo a commissionare a qualcuno un'aggressione a Selena.»
«Li sottovaluti.»
«Forse, ma...»
Emma lo interruppe: «Sei sempre partito dal presupposto sbagliato, ti sei preoccupato di Di Francesco e di Diaz quando avresti dovuto preoccuparti di loro, da sempre. Prima hanno cercato di comprare il mondiale, poi magari si sono sbarazzati di Patrick quando non ha voluto sottostare alle loro condizioni. Non so quali fossero le loro pretese, ma Patrick era sicuramente d'accordo, all'inizio.»
Oliver scosse la testa. Quell'idea di Emma era una completa novità.
«Patrick non era d'accordo.»
«E tu che cosa ne sai? Te l'ha detto Selena, per caso?» ipotizzò Emma. «In tal caso, non sono sicura che Patrick le abbia raccontato per filo e per segno cosa intendesse fare.»
«Lascia perdere come faccio a saperlo» tagliò corto Oliver, «Lo so e basta.»
«Io invece sono sicura che Patrick abbia fatto il doppio gioco con Keith» fu l'improbabile ricostruzione di Emma. «Gli ha fatto credere che ci fosse un complotto a cui lui non voleva prendere parte, ma in realtà era d'accordo con Veronica e Scott Young. Ho provato addirittura a mettere in guardia Keith, ma non mi ha voluto stare a sentire. Di Francesco era l'unico che si fidava di me, anche se non era una persona così innocente come fingeva di essere.»
Oliver sussultò.
«Tu parlavi con Di Francesco del complotto per vendere il mondiale alla Dynasty?»
«Gli ho solo detto, a suo tempo, che non doveva fidarsi di Patrick Herrmann.»
«Di Francesco non si fidava di Patrick Herrmann.»
«Però si era convinto che non volesse accettare la sua "offerta". Se Keith continuava a credere ciecamente a Patrick, dovevo pur fare qualcosa, non credi?»
Oliver rimase in silenzio per un tempo che parve a lui stesso interminabile, prima di concludere: «Ne parliamo in un altro momento, Emma. Adesso devo andare.»
La sua collega, intuendo il suo stato d'animo, lo supplicò: «Aspetta. Spiegami perché sei così tanto sconvolto.»
Oliver mentì: «Non sono sconvolto.»
«Invece lo sei eccome» replicò Emma. «Dì un po', ti dà fastidio scoprire chi era veramente il tuo idolo?»
«Stai dicendo tutto da sola.»
«E allora lascia che ti dica una cosa: mi dispiace molto per quello che è successo a Patrick, ma la sua morte non deve renderlo qualcuno che non era. Ha calpestato tante persone e ha usato il nome di Emiliano Diaz solo per raggiungere i propri scopi. Voleva infamare Gigi Di Francesco a tutti i costi ed è riuscito a farlo, a quanto pare, se tu sei arrivato a concepire l'idea di scrivere quel maledetto libro. Ma la verità sai qual è? Che è morto perché ha deciso di prendere parte a quel dannato complotto, e ha pure trascinato Keith con sé. Veronica Young ha usato Patrick finché le faceva comodo e poi, non appena lei e suo marito sono stati in disaccordo con lui, devono essere riusciti a sabotare la sua macchina. Magari a Patrick il mondiale non bastava, forse voleva anche un rinnovo più lungo di quello che gli proponevano, o più conveniente dal punto di vista economico. Quando fai un patto con il diavolo, rischi di fare una brutta fine.»
Era troppo. Oliver riattaccò e, siccome non voleva proseguire in alcun modo quella conversazione, almeno non nell'immediato, spense il telefono. Non riusciva ancora a capacitarsi di ciò che aveva appena ascoltato. Da un lato ciò che Emma Dupont affermava a proposito di Patrick Herrmann era assurdo. Nessuno poteva sapere meglio di Oliver quale fosse la sua posizione a proposito dell'accordo tra le due squadre. Era stato contrario, fin dal primo momento, e aveva fatto il possibile per impedire che lo scenario prospettato accadesse. Dall'altro, il fatto che, prima dell'incidente, Emma avesse confidato le proprie errate impressioni su quegli eventi a nientemeno che Gigi Di Francesco poteva cambiare non di poco le carte in tavola, seppure Oliver non aveva idea di quanto estesi potessero essere i mutamenti.
Fece un profondo respiro, prima di prendere fuori il biglietto sul quale si era segnato l'indirizzo della clinica nella quale era ricoverata Selena, non tanto lontana dall'albergo in cui si era sistemato la sera prima. Aveva il forte desiderio di rivederla, incrementato dall'opposizione che Emma aveva espresso prima di passare alle proprie ipotesi di complotti e controcomplotti.
 
 
   
 
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