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Autore: Unhandy_Writer    01/12/2022    0 recensioni
In un mondo fantastico un giovane coraggioso scoprirà la sua strada, ricca di pericolose avventure, indissolubili amicizie, amore. Un passato nascosto gli sarà svelato e lo spingerà a partire verso un mondo sconosciuto che metterà a rischio la sua vita. Creature magiche e millenarie, uomini malvagi desiderosi di assoggettare al loro volere le razze che popolano la terra. Un equilibrio tra bene e male giunto al tracollo dopo secoli di battaglie e soprusi. Con l'aiuto di quattro amici pronti a seguirlo ovunque, scoprirà grandi poteri e forze inimmaginabili, lottando per superare sfide che gli faranno conoscere la sua vera forza e le sue vere origini.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Era ormai sera, Veera camminava a qualche metro di distanza alle spalle del fratello. Lui dal canto suo, come il migliore dei segugi, era intento ad osservare il terreno in cerca di tracce di qualsiasi genere. Avevano ormai imparato a riconoscere i pericoli; impronte, buche, grossi rami spezzati, tutti segni che facevano allarmare i due sulla probabile presenza di bestie pericolose. Erano riusciti a scampare già a diversi attacchi da parte delle creature che popolavano la grande foresta, avrebbero fatto di tutto per scongiurarne degli altri.

Iniziava a fare buio e Halle, fratello maggiore di Veera, decise che era il caso di fermarsi e passare lì la notte. Secondo i calcoli del ragazzo, basati su una vecchia cartina segretamente conservata in famiglia, la sera successiva avrebbero dovuto raggiungere la valle di Vestral, loro unico obiettivo.

Si sistemarono in prossimità di alcune rocce, sperando potessero fare da riparo per la notte. Veera era molto provata dal viaggio che stavano affrontando. Solo tre settimane prima aveva messo alla luce il bambino che teneva con tanto amore tra le braccia.

"E' un bel maschietto" aveva pronunciato l'allevatrice nel farlo nascere.

Ed era davvero un bellissimo neonato, bello come lo era sua madre, desiderata e ammirata da tutti nel villaggio di Pimork.
"Faccio un giro nei dintorni per controllare che sia tutto tranquillo, tu riposa e urla subito se avverti qualcosa avvicinarsi che non sia io" disse Halle, preoccupato per la sicurezza della sorella e di suo nipote.

Veera annuì e lo guardò allontanarsi di corsa. Appena svanì aldilà della vegetazione, cercò di trovare un comodo giaciglio per il bambino e si diede da fare a preparare qualcosa per la cena. Non era rimasto loro molto, contavano di essere in grado di procurarsi più cibo durante il viaggio ma purtroppo per loro non erano stati molto fortunati.

Dopo diversi minuti il fratello fece ritorno abbastanza disteso in volto dopo aver verificato che la zona fosse tranquilla.

"Abbiamo fatto bene a fermarci in questo punto, non sembra una zona frequentata spesso dalle creature" disse Halle, trovando posto a sedere vicino al fuoco acceso.

Anche la sorella si sentì sollevata alla notizia, sperava tanto sarebbero riusciti a passare una notte tranquilla per recuperare le energie e affrontare l'ultimo sforzo prima del traguardo.

La serata trascorreva serena, con il piccolo che dopo una bella poppata si era subito addormentato. I due fratelli erano seduti per terra, a poca distanza l'uno dall'altra.

"Per cena carne arrosto e patate giusto?" scherzò Halle per sdrammatizzare la situazione poco gradevole del cibo.

"Sei tu, caro fratellino, che hai mancato di procurarci della carne da poter mangiare! A parte qualche scoiattolo catturato di tanto in tanto non mi sembra che mi abbia dato la possibilità di cucinarti della buona carne al fuoco!" Veera provocò il fratello pur sapendo che il poverino non aveva nessuna colpa ma lo vide rabbuiarsi in volto così ammorbidì il tono.

"Dai non te la prendere, so bene che non è facile cacciare in queste foreste, io non mi lamento dei miei brodini di verdura. Mi vengono davvero buoni!".

Halle a quelle parole osservò la sorella con lo sguardo di un cane bastonato; oltre a non poter mangiare quello che desiderava veniva anche preso in giro, in più avrebbe dovuto mangiare brodo di verdure anche quella sera. "Io ho bisogno di proteine non posso andare avanti così, domani sera mangerò un animale intero, non importa cosa sia ma lo farò!"

Ci fu qualche secondo di silenzio. I due si guardavano l'un l'altro con la coda dell'occhio, pronti a scorgere un segno di cedimento. Fu quasi simultaneo, scoppiarono a ridere come non accadeva da tempo.

"Sembri proprio un ragazzino quando fai così".

"E tu una gran rompi scatole, anche se devo ammettere che i tuoi brodini non sono poi così malvagi".

Dopo lo scambio di battute e dopo aver verificato che il piccolo Nate dormisse ancora, la ragazza si mise a sedere vicino al fratello per abbracciarlo.

"Andarcene via dal villaggio era la cosa giusta da fare Halle e ormai siamo quasi arrivati, domani usciremo dalla foresta e le nostre vite cambieranno".

Aveva una forte convinzione che quella scelta fosse stata la migliore da prendere in quel momento della sua vita, soprattutto con l'arrivo del bambino. "Quando siamo partiti nostra madre piangeva a dirotto ma era felice, sapeva che così facendo almeno noi ci saremmo allontanati dalla crudeltà che ormai dilaga su tutto il territorio".

Veera aveva evitato di proposito di menzionare il padre; anche lui era triste e preoccupato ma al contrario della moglie non riusciva ad accettare l'allontanarsi dei suoi due figli maggiori, la paura di perderli e non rivederli mai più era troppo forte da reprimere. Quando erano partiti il loro saluto aveva lasciato ai due fratelli un retrogusto amaro, come di una sconfitta. Era stato un addio sofferto, motivato più dalla necessità che dal volersene andare, perché mai si sarebbero separati dal resto della famiglia e mai avrebbero voluto far soffrire i propri cari.

In quel momento i due ragazzi si unirono nello stesso pensiero diretto verso casa. Attimi di inquietudine che li lasciarono silenziosi, con la testa china verso il terreno, pervasi da un senso di nostalgia che mai li avrebbe abbandonati.

"Sei sempre stata buona con me, lo sei sempre stata con tutti. Non so cosa ci aspetta domani ma resteremo uniti, come sempre". Halle le fece un sorriso rassicurante, sicuro che quelle parole avrebbero rasserenato la sorella. Lei sorrise a sua volta, felice per quello che le aveva appena detto il fratello.

Avevano lasciato molto alle loro spalle ma finché fossero rimasti uniti, avrebbero avuto sempre con loro lo spirito della famiglia. Si diedero un forte abbraccio, quasi a voler scacciare tutti i cattivi pensieri e l'angoscia che li tormentava. Dopo poco iniziarono a susseguirsi numerosi e interminabili sbadigli, a testimonianza di una stanchezza sempre più presente. Veera si sdraiò per terra su una grossa coperta di lana e tirò a sé il suo piccolo, proteggendolo e tenendolo al caldo tra le sue braccia. Halle, appoggiato ad un albero, mise la sua alabarda sulla spalla e arrotolò una sacca vuota per usarla come cuscino.

"Grazie di tutto fratellone, senza il tuo supporto non ce l'avrei mai fatta ad affrontare tutto questo".

"Lo so, lo so" rispose il ragazzo con tono spavaldo ma scherzoso. "Dove andresti senza di me...".

Veera si mise a ridere, sempre attenta a non fare troppo rumore e svegliare il bambino. "Sei il solito buffone! Riesci sempre a strapparmi un sorriso e a tirarmi su il morale, grazie."

"Se sono qui è perché ti voglio bene, mai avrei permesso che ti avventurassi da sola nella foresta", rispose Halle con tono sicuro. "Ora però cerca di dormire, domani ci aspetta un'altra lunga camminata e dobbiamo recuperare quante più forze possibile".

"Hai ragione" Veera emise un sospiro "Dormi bene fratello"

"Anche tu, buona notte".

I ragazzi, allontanati pensieri e preoccupazioni, caddero subito in un sonno profondo.

Il giorno seguente il viaggio riprese come di consueto poco dopo lo spuntar del sole. Dopo una breve colazione, fatta di una manciata di more e bacche raccolte due giorni prima, i ragazzi proseguirono il cammino, decisi a impiegare il minor tempo possibile per arrivare a destinazione.

Superata da poco la metà giornata decisero di fermarsi per recuperare un po' di energie. Veera non si reggeva più in piedi e non sarebbe riuscita ad andare oltre. Il piccolo Nate per fortuna dormiva e così la madre potè chiudere gli occhi sperando di dormire un po' prima di rimettersi in marcia.

Nel frattempo, Halle perlustrò la zona in cerca di qualcosa da mangiare, un'altra mezza giornata a camminare senza toccar cibo li avrebbe portati allo stremo delle forze prima ancora di raggiungere la valle. Decise di allontanarsi, sperando di avere fortuna nella sua ricerca.

Dopo diversi minuti Veera fu risvegliata bruscamente dal fratello. Aprì gli occhi e vide che teneva tra le mani la sua arma.

"Prendi quello che riesci e seguimi senza fiatare" le bisbigliò con tono preoccupato.

Si iniziarono a sentire rumori come di una lotta; enormi boati e terrificanti ruggiti riecheggiavano nell'aria. La ragazza si alzò con in braccio il figlio e insieme al fratello si allontanarono in silenzio sperando di non essere notati.

Si erano già trovati in prossimità di uno scontro tra creature e avevano imparato che l'unica cosa da fare in quei casi era andarsene il più lontano possibile.

Camminarono per diverse ore a passo svelto per mettere più distanza possibile tra loro e il pericolo. Veera però aveva esaurito le forze, mentre suo fratello era sempre vigile e attento con grande senso di responsabilità.

"Ti prego Halle... fermiamoci un attimo... non ce la faccio più" disse la ragazza con il poco fiato che aveva.

"Va bene ma solo qualche minuto, il sole tra non molto inizierà a calare e dobbiamo uscire dalla foresta anche a costo di arrivarci sfiniti". Il ragazzo non voleva correre ulteriori rischi, si sentiva in dovere di garantire la sicurezza per tutti e tre, questo gli trasmetteva energie che non pensava nemmeno di avere. "Vado a cercare dell'acqua, tu non ti muovere!"

Veera vide sparire il fratello tra gli alberi, le loro scorte di cibo e acqua si erano ormai esaurite e dovevano per forza trovare almeno da bere. La ragazza stava recuperando un po' di energie, pensando e ripensando a quanto si sentisse in debito con suo fratello per tutto quello che faceva per loro. Si sedette su una roccia che affiorava dal terreno e con il bambino tra le braccia cercò di rasserenarsi e scacciare via la paura che poco prima l'aveva pervasa.

Erano passati ormai diversi minuti ma suo fratello ancora non era rientrato.

Decise di spostarsi e andare nella direzione che aveva preso lui, sperando di scorgerlo in lontananza senza muoversi troppo dal punto del loro ultimo incontro.

Non vedeva niente tra la vegetazione. Provò a fermarsi e ad ascoltare nel tentativo di sentire i suoi passi sul terreno ma non percepì nemmeno quelli. Si era allontanata di pochi metri e pensò che nulla sarebbe cambiato se lo avesse aspettato in quel punto.

Ad un tratto sentì dei rumori provenire da una collina poco distante. Fece qualche passo in quella direzione pensando fosse il fratello che, con un po' di fortuna, tornava con l'acqua o forse qualcosa da mangiare e sotto i suoi piedi scricchiolarono erba e qualche legnetto caduto dagli alberi.

Ma all'improvviso tutto tacque.

Non si percepiva più nulla, tutto era diventato silenzioso in maniera inspiegabile; gli uccelli che poco prima cinguettavano si erano allontanati volando sopra le fronde degli alberi. Veera, abbastanza perplessa per quella strana pausa che il mondo intorno a lei sembrava essersi preso, fece un altro passo in avanti verso la collina.

Non appena poggiò il piede, la terra sotto di se cominciò a tremare tanto da farla quasi cadere. Indietreggiò terrorizzata non capendo cosa stesse succedendo.

D'un tratto quello che sembrava un normalissimo cumulo di terra, si innalzò scuotendo l'aria tutt'intorno, scagliando rocce e detriti in tutte le direzioni.

La ragazza era finita nella zona di caccia di una creatura che per tendere l'agguato alla sua preda, si era nascosta sotto terra, mimetizzata alla perfezione per non essere vista.

In pochi secondi uscì fuori, pronta ad attaccare. Le dimensioni e l'aspetto erano imponenti quanto terrificanti: due enormi corna appuntite spuntavano dalla fronte, denti e zanne gigantesche fuoriuscivano dalla bocca e il corpo era così grande da non far capire la reale stazza della bestia. Le possenti braccia erano poggiate a terra con i pugni serrati, di lì a poco dava l'impressione di poter caricare verso la ragazza con tutte le sue forze. Il muso le suscitava una tale paura da non permetterle più di muoversi.

Veera teneva stretto al petto il piccolo Nate mentre la creatura davanti a lei si preparava ad attaccare. Pensò di non avere più nessuna speranza e che il fato aveva deciso che non sarebbe riuscita a raggiungere il suo obiettivo. Un enorme fitta al cuore la colpì quando pensò di aver segnato anche il destino del suo piccolo intraprendendo quella folle avventura.

Era solo questione di attimi e tutti i suoi sogni sarebbero finiti, così come le loro vite.

D'un tratto udì un forte grido nell'aria che la fece riprendere dal torpore causato dalla paura e dalla tristezza. Si voltò di scatto alla sua destra riconoscendo il suono di quella voce. Vide Halle che imbracciava la sua alabarda, pronto a lottare con quella creatura. Era arrivato a salvarla, ancora una volta.

"Vattene, Veera! E qualsiasi cosa succeda non voltarti indietro, manca poco al confine della foresta. SCAPPA!". Così dicendo si posizionò davanti alla sorella per difenderla e iniziò a far roteare la sua arma. "Fatti sotto bestiaccia, vediamo cosa sai fare!".

Il fratello era sempre stato forte e coraggioso ma dentro di sé Veera sapeva che quella sfida sarebbe stata troppo ardua per lui. Nonostante questa consapevolezza, la ragazza strinse a sé il piccolo e si diresse dalla parte opposta rispetto a suo fratello, senza voltarsi, così come le aveva ordinato.

Doveva pensare al suo bambino, questo avrebbe voluto anche lui dando così senso al suo gesto eroico. Iniziò a correre con gli occhi carichi di lacrime. Doveva riuscire a scappare dalla foresta e mettersi in salvo ad ogni costo.

Corse a più non posso, finché non capì di aver messo parecchia distanza tra sé e il luogo dello scontro e si fermò qualche istante per respirare; si lasciò scivolare lungo il tronco di un albero ansimando affannosamente, le forze la stavano ormai abbandonando.

Rialzando lo sguardo vide che davanti a lei si trovava una collina e tra le fronde degli alberi scorse il cielo che iniziava a scurirsi. Un luccichio di gioia illuminò i suoi occhi.

Raccolse le poche energie che le rimanevano e si rialzò, pronta a ripartire, sollevata dall'idea di avercela ormai fatta. La paura, la tristezza e il dolore per la perdita del fratello stavano lasciando il posto alla speranza e alla consapevolezza di essere giunta al traguardo.

Quando quel lungo viaggio sembrava ormai giunto al termine, come un fulmine a ciel sereno, fu pervasa da un dolore lancinante che risucchiò il respiro dai suoi polmoni.

Enormi artigli ricurvi le squarciarono la schiena per tutta la lunghezza. Lanciò un urlo straziante e stramazzò al suolo, facendo cadere a terra il piccolo che teneva tra le braccia. Sentiva sopra di sé la presenza dell'enorme creatura; era certa fosse la stessa che poco prima aveva visto affrontare il fratello. Aveva capito che non c'era più nulla da fare e guardò per l'ultima volta suo figlio, cercando di strisciare verso di lui per stargli accanto. Allungò la mano come se volesse fargli un'ultima carezza e sperò solamente che per lui non ci sarebbe stato dolore ma una morte immediata. Si rasserenò vedendo il volto del suo bambino e attese che la bestia completasse il suo lavoro.

All'improvviso, quando tutto sembrava finito, si sentì un colpo sordo, come di un pugno dato a un grosso tronco di legno con una forza immensa. Quell'enorme creatura era stata colpita da qualcosa ed era finita a terra rotolando tra gli alberi a diversi metri di distanza.

Veera capì subito che quella era la sua occasione e senza nemmeno curarsi di capire chi o cosa l'avesse salvata si alzò barcollando e raccolto il figlioletto da terra, si diresse aldilà della collina. Perdeva tanto sangue e la vista iniziava ad annebbiarsi. Il suo corpo era spinto dal suo spirito e dalla volontà di voler salvare il suo bambino, non più da muscoli privi di ogni energia.

Era riuscita ad arrivare ai piedi della collina con la foresta ormai alle spalle, vi salì e vide la grande vallata che si estendeva ai suoi piedi, più in là le luci di un villaggio in lontananza. Intraprese la discesa e riuscì a percorrere diversi metri prima di cadere a terra senza ormai un briciolo di forze. Sentiva che la vita la stava ormai per lasciare, aveva protetto il suo bambino per l'ultima volta e questo lo sapeva bene.

"Figlio mio adorato, vivi sempre la vita a pieno". Le parole accompagnavano le lacrime che non smettevano di scorrere lasciando scie chiare sulle guance sporche di terra.

La tristezza del suo cuore, per non poter vedere crescere il suo piccolo, era alleviata dalla consapevolezza che lui era in salvo e questo le era di conforto.

Esalò il suo ultimo respiro, tenendo ancora forte il figlio e proteggendolo con tutto l'amore che potesse trasmettergli. Il bambino piangeva disperato, quasi avesse capito che sua madre se ne era andata.

Dopo qualche minuto, a poca distanza da lì, un abitante del villaggio udì quel pianto e si precipitò a vedere cosa stesse accadendo. Trovò il corpo della ragazza esanime e il suo piccolo ancora avvolto nell'abbraccio della madre. Si chinò per guardarlo e notò subito che era avvolto da una strana aura chiara e luminescente che lo circondava. Con gli occhi sgranati, sollevò la testa per guardarsi intorno in cerca di altre persone ma non vide nessuno. Fu pervaso da mille pensieri che riconducevano tutti a un'unica soluzione: "questi due arrivano da oltre la foresta non c'è dubbio" sentenziò.

La magia protettiva che avvolgeva il bambino sembrava non meravigliarlo più di tanto, anche se non gli era mai capitato di vedere con i suoi occhi qualcosa di sovrannaturale.

A un certo punto sentì nella sua testa una voce che gli parlava, una voce profonda e imponente, che al solo sentirla ispirava rispetto e riverenza: "il suo nome è Nate!". L'uomo si spaventò, cadendo all'indietro e sbattendo il fondo schiena al terreno. Si girò alle sue spalle di scatto ma non vide nessuno. Guardò di nuovo verso la foresta e rimase sorpreso nel vedere una creatura dalle sembianze umane che guardava dritto nella sua direzione. "Dovrai prenderti cura di lui", sentì ancora quella voce nella sua testa. Era troppo lontano e buio per distinguerne i tratti ma notò subito quanto fosse evidente la mole di gran lunga superiore agli uomini che era solito vedere. "So chi sei, Saggio, e so che non sei ignaro dell'esistenza della mia razza. Quello che tieni tra le braccia è mio figlio, nato dal mio amore per la donna che giace senza vita davanti a te. Crescilo come fosse parte della tua famiglia!".

Galhan rimase qualche secondo interdetto da quelle parole. Abbassò lo sguardo notando che il neonato si era calmato e che l'aura che lo avvolgeva era svanita. Ora poteva vederlo chiaramente e si rasserenò notando che si trattava di un bambino come tanti altri aveva visto nascere nella sua vita. Rialzando la testa, vide che la creatura era sparita, nessuna traccia di quella misteriosa figura in nessuna direzione.

Cosa fare di quel piccolo, pensò.

Non poteva di certo abbandonarlo, tanto meno avrebbe rischiato di scatenare le ire di quell'essere venendo meno al compito che gli aveva assegnato. Prese tra le braccia il piccolo e si incamminò verso casa. Nella mente tante domande e dubbi ai quali non avrebbe potuto dare risposte, o almeno, non ancora..

   
 
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