Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: douce hope    01/12/2022    1 recensioni
Quando sei Cupido è facile credere che l'amore possa nascere tra chiunque.
Di certo ne è convinta Amanda, il cui diletto è aiutare i suoi compagni di scuola a conquistare il cuore della persona amata.
Ma quando al suo cospetto si presente Michele, taciturno, altezzoso e imperturbabile, Amanda capirà che le frecce nel suo arco non sono sempre così facili da scoccare, soprattutto se il bersaglio è la ragazza più bella della scuola.
Tra amici problematici, figuracce continue e sentimenti irrazionali, Amanda comprenderà che l'amore non è semplice come credeva e che quando Cupido scocca la sua freccia, non hai più via di scampo.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

«Ti obbligo a dare un bacio a chi secondo te è la più bella in questa stanza»

Il silenzio regna sovrano, o forse sono io a non sentire nulla.
Per un attimo penso di essermi immaginata tutto, ma mi basta vedere l'espressione di Michele per capire che non è così.

Non mi reputo ancora lontanamente capace di capirlo con un solo sguardo, ma il suo in questo mi suggerisce solo una voglia di scappare.

E anche se sono passati solo pochi secondi da quando Vittoria ha scelto il suo obbligo, a me sembrano passati minuti interi a causa di questo silenzio tombale.

Che poi, a che scopo chiedere una cosa del genere?
Forse Vic vuole aiutarmi con il Piano Cupido?

In effetti questa sarebbe una scusa perfetta per permettere a Michele di baciare Rebecca, ed è assurdo che non ci abbia pensato io stessa.

Forse perché per me il primo bacio deve avvenire in maniera più intima, però questo è il mio pensiero; di certo non condiviso dalla maggior parte dei ragazzi della mia età.

L'importante è arrivare alla meta, no?

E anche Vittoria deve averlo pensato. Ha architettato in meno di cinque secondi una mossa che rivoluzionerà il rapporto di Michele e Rebecca.

Forse dovrei lasciare che sia lei ad aiutare Michele a questo punto. Prima la partita di calcio, adesso questo.

Sento un fastidio montare dentro di me a cui non so dare un nome.

Perché deve intromettersi?

So che mi sta facendo un favore, ma non riesco a percepirlo come tale.

Di sicuro non lo sta facendo Michele.

In questo momento è ancora immobile, lo sguardo ancora fisso in quello di Vittoria.

È passato troppo tempo per giustificare il suo silenzio. Adesso è il momento di agire.

«Daje Michi. Cosa potevi chiedere di meglio?» è l'intelligente commento di Matteo.

Preferisco quando si limona la sua ragazza. Almeno sta zitto.

Michele non risponde nemmeno, però capisco che sa che deve fare qualcosa.

Il suo sguardo scatta improvvisamente su di me, e capisco di essere impreparata.
Mi sento come quando Colombo distribuisce le verifiche e non so se aspettarmi quantomeno la sufficienza.

I suoi occhi sono di nuovo un mistero, non so come interpretare la sua espressione e sinceramente non so nemmeno cosa si aspetta da me.

Niente Amanda, cosa mai dovrebbe aspettarsi?

Forse un incoraggiamento.

Lancio una veloce occhiata a Rebecca, bella e perfetta come al solito per poi riposare lo sguardo su Michele. 

Gli faccio un piccolo sorriso per poi accennare un movimento con la testa che vuole essere un incoraggiamento. A giudicare dal suo sguardo non credo di riuscirci, ma non so davvero che fare.

Anche lui si volta verso Rebecca, la guarda per pochi secondi per poi ritornare su di me.

Forse si starà chiedendo se non sia troppo presto, ma alla fine è solo uno stupido gioco e potrebbe essere anche l'occasione giusta per dimostrarle l'interesse che prova per lei.

Mi ritrovo senza nemmeno sapere come ad annuire e Michele prende finalmente la sua decisione.

Si alza lentamente e a ogni suo passo sento una morsa stringermi il petto.

Fa qualche passo fino a fermarsi davanti Rebecca e si inginocchia. A quel punto è chiara a tutti chi sia la sua scelta e sento sussurri e risatine.

Rebecca invece ha un'espressione che rasenta lo stupore puro, e come biasimarla.

Io invece resto zitta a fissarli.

Amanda dovresti esserne felice, prima si mettono insieme, prima finisce questa storia.

Anche Alessandro di fronte a me li guarda con un cipiglio che non riesco a interpretare per poi voltarsi verso di me quasi preoccupato.

Oddio, avevo dimenticato che è convinto che mi piaccia Michele.

Alzo un pollice nella sua direzione per fargli capire che non c'è nulla che mi infastidisca e che sto bene, poi ritorno su Michele e proprio in quel momento succede.

Michele bacia Rebecca.

Poggia le labbra sulle sue per quelli che sembrano secoli, ma sono in realtà solo pochi secondi.

Urla di entusiasmo si elevano tra alcuni dei miei compagni anche se Michele si limita a un semplice bacio a stampo.

Successivamente si alza e ritorna al suo posto senza guardare in faccia nessuno.

Starà sicuramente morendo d'imbarazzo.

Io invece ho la sensazione che quel pollice alzato sia la bugia più grande che abbia mai detto.

Dopo qualche altro secondo imbarazzante il gioco riprende ma io non riesco a seguire i discorsi o preoccuparmi della possibilità che la bottiglia punti verso di me.

Non riesco a smettere di pensare al bacio tra Michele e Rebecca.

Devi esserne contenta Amanda, mi ripeto. 

Il Piano Cupido sta andando nella giusta direzione. Se tutto ciò fosse successo due settimane fa avresti fatto i salti di gioia.

Ed è così. Sarei stata felice di togliermi questo peso dal cuore, smettere con le bugie e tornare alla mia felice spensieratezza. Avrei finalmente potuto aiutare qualcun altro nella prossima conquista e sentirmi più leggera.

Ma mi sentivo tutt'altro che leggera, anzi sentivo proprio un peso nella pancia, come quando mangi troppo al pranzo di Natale e hai paura che anche un sorso d'acqua possa essere letale per il tuo povero stomaco.

Non riuscivo nemmeno a guardare Michele in faccia. Ogni tanto avevo la percezione che i suoi occhi si posassero su di me, ma non potevo averne la certezza.

La verità è che avevo capito cosa mi fosse successo.

Quel bacio mi aveva aperto sugli occhi sulla possibilità di vedere il Piano Cupido giungere al termine.

E uno dei miei più grandi difetti è affezionarmi alle persone. Velocemente.

Michele si era avvicinato a me per Rebecca, per aiutarlo a farla innamorare di lui. Certo, non serve solo un bacio per parlare d'amore, ma quello è di sicuro il primo passo. E non avevo mai pensato alla concreta fine della nostra alleanza. 

Cosa succederà quando Michele e Rebecca si metteranno insieme? Tornerò ad essere l'insignificante amica di Alessandro per lui?

Vorrei che questo pensiero non mi ferisse così tanto, ma purtroppo è così.

In Michele ho trovato una persona diversa da quella che immaginavo e vedermi nuovamente rinnegata da lui mi avrebbe ferita inevitabilmente.

Persa nei miei pensieri mi rendo conto in ritardo che il silenzio è calato nuovamente tra di noi.

Cavolo, mi sono estraniata così tanto da non capire cosa sta succedendo.

Cerco nello sguardo dei miei compagni qualcosa che mi faccia intuire la situazione, e la mia attenzione viene catturata da Laura.

Sul viso ha un'espressione che non le ho mai visto. Mai, nemmeno una volta.

Gli occhi sono leggermente spalancati, le labbra schiuse e le pupille dilatate, come se l'avessero colpita in un punto che nemmeno lei sapeva fosse così scoperto.

Il mio sguardo si sposta automaticamente su Vittoria e noto che si è irrigidita, anche lei guarda Laura con espressione tesa, ma alterna lo sguardo tra lei e Beatrice.

Ok, mi sta decisamente infastidendo questa ragazza.

«Allora? Vuoi rispondere o no?» dice proprio quest'ultima guardando fisso Laura.

Dal tono con cui pone la domanda e dalla reazione della mia amica capisco subito che non si tratta di una questione innocente.

Laura non è una ragazza che ispira molta simpatia, anzi tutto il contrario e credo che Beatrice si stia togliendo qualche sassolino dalla scarpa.

Quella serpe.

Il punto è che non so nemmeno che domanda le abbia fatto e di conseguenza non so cosa fare.

Maledetta me e maledette le mie elucubrazioni mentali su Michele.

«Bea lascia stare» 

Quasi mi casca la mascella quando capisco che è stato Alessandro a parlare.

Sta davvero...difendendo Laura?

Laura però pare tutt'altro che felice del suo intervento, anzi da smarrita e senza parole mi sembra che improvvisamente stia bruciando.

«Le ho solo chiesto di dirci chi è stato il suo primo bacio, non mi sembra una domanda così intima» si difende Beatrice con finta innocenza.

Non ho mai avuto così voglia di schiaffeggiare qualcuno.

Da quando abbiamo iniziato le superiori Laura non si è mai fatta vedere con un ragazzo,  per quanto ne sanno tutti lei non ne ha mai nemmeno avuto uno. 

Nemmeno io l'ho mai vista innamorata, o quantomeno interessata a qualcuno.

Beatrice crede che Laura non abbia mai baciato nessuno e vuole umiliarla. E dentro di me sento crescere la rabbia e la preoccupazione perché se lo avesse chiesto a me non so come mi sarei sentita.

Probabilmente avrei solo valuto sparire.

Viviamo in una generazione dove si fa tutto di fretta, dove si bruciano le tappe e se rimani indietro allora sei tu quello strano, non gli altri.

Faccio per aprire bocca, pronta a difendere la mia amica, ma vengo preceduta.

«Credo invece che questa sia una domanda molto personale» è il sorprendente commento di Rebecca.

Ha uno sguardo duro mentre pronuncia queste parole e le mani strette a pugno.

Involontariamente il mio sguardo si posa sulla sua bocca. La stessa che fino a cinque minuti fa era attaccata a quella di Michele.

Amanda, smettila! 

Scuoto la testa per scacciare simili pensieri e la fisso leggermente sorpresa.

Avevo visto che Laura e Rebecca andavano molto d'accordo ma non pensavo fossero diventate così amiche. E il fatto che le piaccia Alessandro non fa che aumentare la mia stima per lei.

«E credo anche che non interessi a nessuno» le do man forte guadagnandomi un sorriso da parte sua.

Beatrice a quel punto serra le labbra non sapendo come replicare dato che nessuno interviene in sua difesa.

Decido dunque di agire e le strappo la bottiglia dalle mani, pronta a farla girare e continuare questo gioco pessimo.

Beccati questo, stronza.

Peró prima che possa farlo la voce di Laura mi blocca.

Non ha pronunciato parola per tutto il tempo, ma nei suoi occhi vedo sempre quelle fiamme bruciare da quando Alessandro è intervenuto.

Ed è proprio il suo nome ad uscire dalla sua bocca.

«Alessandro» dice con voce ferma guardandolo dritto negli occhi.

Per un secondo credo lo stia chiamando, ma mi basta sbattere le palpebre e fare due più due per capire che non è così.

Sta rispondendo alla domanda di Beatrice.

Oddio.

Sposta lo sguardo da lui a Beatrice e con espressione ferrea ripete per la seconda volta il suo nome.

«Il mio primo bacio l'ho dato ad Alessandro»

E non c'è bisogno di chiedere di chi Alessandro stia parlando perché è chiaro a tutti.

Il silenzio cade di nuovo nella camera.  
Sono tutti sbalorditi, c'è chi cerca di nascondere la sorpresa e chi invece la mostra apertamente.

Io rientro in quest'ultima categoria.

Per un attimo spero che Laura sbotti in una risata per poi dirci: "Sto scherzando, ma vi pare?".

Però non succede.

Semplicemente si alza ed esce dalla stanza, senza aspettare una reazione.

Io non so cosa dire o cosa fare, ho il cervello in completo blackout.

Alessandro e Laura si sono baciati.

Non so quando, non so dove e non so perché ma è successo.

E adesso mi spiego anche lo strano comportamento di Laura negli ultimi giorni.

Gli occhi di tutti sono puntati su Alessandro che invece mantiene lo sguardo fisso sulla porta da dove è uscita Laura.

«Direi che il gioco è finito» 

Michele si alza improvvisamente in piedi per poi avvicinarsi e chinarsi verso di me.

Sento un brivido trapassarmi la schiena.

I nostri sguardi si incontrano per un attimo, poi mi prende delicatamente la bottiglia dalle mani e la getta nel cestino.

Prima però mi guarda in un modo che non mi so spiegare, è come se stesse cercando di capire a cosa sto pensando.

A troppe cose.

«Andiamocene tutti» continua con un tono che non ammette repliche.

Nessuno protesta, l'aria è diventata decisamente tesa e il gioco non è più divertente.

Tutti si alzano ed escono dalla stanza.

Vedo Michele dirigersi verso tutte le persone che non erano nel nostro gruppetto per poi invitarle ad andarsene.

Il suo atteggiamento così sicuro mi lascia senza fiato, non si perde in chiacchiere con nessuno e da nessuno ammette repliche.

La festa è finita, punto e basta.

Mi chiedo perché si stia comportando così, forse per proteggere Alessandro dalla bomba che gli è caduta addosso.

E la bomba sono io.

Per tutti gli altri un bacio non conta niente, figurarsi se a darlo è il ragazzo più bello della scuola.

Il punto è che Laura non è una ragazza qualunque, specialmente per me e questo Michele lo sa benissimo.

Sa che tra poco scoppierò e non vuole che ci sia nessuno ad assistere.

Piano piano la stanza si svuota e Vittoria si avvicina a me.

«Vuoi che resti?» 

«No, non ti preoccupare»

Le rivolgo un piccolo sorriso incitandola a non preoccuparsi. Ho bisogno che non ci sia nessuno per mettere in ordine i pensieri.

Vic mi fa una leggera carezza sul braccio per poi uscire, seguita dagli ultimi rimasti.

In camera ora ci siamo solo io, Alessandro e Michele.

Quest'ultimo ci guarda con sguardo indecifrabile. Non capisce se litigheremo oppure no.

La verità è che non so nemmeno io cosa fare. Non sono arrabbiata ma sono delusa.

«Vi lascio soli» esclama Michele dopo un intero minuti di silenzio.

Di scatto volto la testa verso di lui, e una piccola parte di me vorrebbe che restasse qui.

È incredibile la sicurezza che riesce a trasmettermi.

Però non lo fermo quando va via, perché so che questa conversazione deve esserci solo tra me e Alessandro.

Non mi interessa che abbia baciato qualcuno, probabilmente sono davvero poche le ragazze che non ha baciato nella nostra scuola. Quello che mi ferisce è l'avermelo tenuto nascosto dopo  avergli chiesto esplicitamente cosa stesse succedendo con Laura.

So con certezza che non prova nulla per lei, e non riesco a spiegarmi questo bacio.

«Non so da dove iniziare» spezza il silenzio lui.

Mi guarda un attimo prima di retrocedere e sedersi proprio sul letto di Laura.

Ometto questo dettaglio e decido di imitarlo sedendomi sul mio letto, di fronte a lui.

«Da dove vuoi. Basta che mi spieghi» dico cercando di mantenere un tono di voce calmo.

Sarebbe inutile attaccarlo, e infondo non è nella mia natura arrabbiarmi troppo a lungo.

Alessandro fa un respiro profondo e si passa una mano nei capelli cercando di riordinare le idee.

«Ti ricordi quando ti ho chiesto di non chiedere nulla a Laura e lasciar spiegare me?»

Mi limito ad annuire.

«Il motivo è che lei ha un punto di vista diverso della storia, e volevo che tu sapessi prima il mio»

«Quale storia?» 

«La nostra storia»

Ok, non ci sto capendo niente.

Scuoto la testa mentre un pensiero assurdo mi passa per mente.

Forse ho frainteso.

«La storia tua e di Laura?»

«Sì»

«Mi stai dicendo che tu e Laura siete stati insieme?» domando incredula e pronta a essere smentita.

No, non può essere.

Laura me lo avrebbe detto.

Alessandro me lo avrebbe detto.

Giusto?

«Sì»  risponde però ancora una volta.

Per un attimo non so cosa dire, non so essere sconvolta o arrabbiata.

«È successo prima che iniziassimo il liceo, quindi chiamarla storia mi sembra esagerato però sì, siamo stati insieme. Per poco»

Lo ascolto in assoluto silenzio ancora tramortita, così decide di continuare.

«Ci siamo conosciuti l'estate prima dell'inizio della scuola. A fine giugno sono andato in vacanza con i miei in Sicilia, a Cefalù. Ci siamo incontrati in spiaggia» inizia.

«Quanto è durata?» mi ritrovo a chiedere.

Sto cercando di capire quanto sia stata importante per lui, ma soprattutto per Laura.

«Siamo stati insieme un mese, fino a fine luglio. Sapevo che anche lei era di Roma ma pensavo non ci saremmo più rivisti»

«Quindi l'hai lasciata quando sei tornato?»

So di averlo interrotto nuovamente, ma non riesco a restare in silenzio.

«Non l'ho lasciata. Entrambi sapevamo che non ci saremmo più visti e abbiamo deciso insieme di chiuderla lì»

«Non capisco perché però. Vivete entrambi a Roma e oltretutto siete finiti anche in classe insieme»

Alessandro fa un grosso sospiro, e capisco che adesso arriverà la sua parte di storia.

«Amanda, io non dovevo fare le superiori qui ma a Milano»

Le sopracciglia mi scattano in alto per la sorpresa mentre metabolizzo le sue parole.

«Milano?»

«Sì, i miei volevano che frequentassi una scuola privata molto prestigiosa lì. Ho degli zii che ci vivono e quando sono partito alla fine delle vacanze in Sicilia sono andato a Milano. Laura sapeva che non sarei tornato a Roma»

È incredibile che stia venendo a conoscenza di questa storia solo ora.

«E poi cosa è successo?» chiedo in un sussurro.

Capisco che mi sta raccontando qualcosa di estremamente personale dal tono con cui ne parla.

«È successo che non volevo vivere a Milano. La mia vita era a Roma, avevo i miei amici e le mie passioni qui. E inoltre quello non era il mio ambiente e non lo sarebbe mai stato. Io sono un casinista, amo fare rumore e non mi interessa la competizione, almeno non quella scolastica. Lí invece era tutto il contrario»

Si ferma un attimo, fa un altro respiro e continua.

«Così ho deciso che avrei disubbidito. Forse non ci crederai ma prima ero molto accondiscendente con i miei, facevo tutto quello che mi dicevano poi però mi sono stancato. Mi sono trasferito da mio zio e per tre settimane mi sono comportato in modo deplorevole, l'ho fatto diventare pazzo. Mi ha cacciato di casa ed ero felice perché era quello che volevo. Quando sono tornato a Roma i miei non hanno potuto fare nulla ma mi hanno tolto le lezioni di basso e di canto perché sapevano che era la cosa a cui tenevo di più»

Sono sconvolta mentre lo ascolto parlare.

Sapevo che Alessandro avesse un rapporto complicato con i suoi genitori, ma non pensavo avessero tutta questa storia alle spalle.

Sento il cuore stringersi in una morsa. Ha vissuto più di quanto avrebbe dovuto un ragazzino di quattordici anni.

Io probabilmente non avrei avuto il coraggio di ribellarmi così.

«Comunque» si schiarisce la voce prima di riprendere, «quando sono tornato a Roma non ho sentito Laura. Siamo stati bene insieme e mi piaceva ma avevo appena perso la stima dei miei genitori e non avevo la testa per pensare ad altro. Immagina la mia sorpresa quando me la sono ritrovata in classe il primo giorno»

«Immagino anche la sua» 

«Già. Ricordo ancora la sua espressione quando mi ha visto in mezzo alla folla. Le brillavano gli occhi Amy e ancora oggi mi sento una merda per come l'ho trattata»

Sento le mie spalle irrigidirsi perché sto finalmente collegando i punti, però voglio sentirlo da lui.

«Come l'hai trattata?»

Si prende un attimo prima di rispondere, lo sguardo fisso in un punto. Credo stia rivivendo quella scena nella sua mente.

«Il primo giorno, dopo le lezioni lei mi ha aspettato fuori al cancello. Era felicissima di vedermi, mi ha tempestato di domande e ricordo che ho avuto paura. Sapevo di piacerle parecchio e questo mi ha spaventato. Primo perché come ti ho detto non avevo la testa per iniziare qualcosa di serio, anzi per una volta nella vita avevo ottenuto la libertà e la volevo in ogni campo. E poi sono anche un ragazzo e per quanto possa essere brutto da dire volevo fare le mie esperienze senza vincoli e legami. Capisci?»

«Credo di sí» mi ritrovo a rispondere.

E lo capivo veramente, ma nulla toglie che abbia ferito una delle mie più care amiche.

«Così l'ho interrotta e le ho detto che mi faceva piacere rivederla ma che non volevo continuare la nostra storia. Che ci eravamo divertiti ma che per me era stato un passatempo»

Chiudo gli occhi al sentire queste ultime parole.

«Le hai detto che era stato un passatempo?»

Abbassa gli occhi come se si vergognasse.

«Sì e non me ne pento Amy. Da quel momento ha iniziato ad odiarmi ed è stato meglio così. Preferivo che mi detestasse piuttosto che continuasse a provare qualcosa per me»

«E così l'hai costretta a passare le superiori vedendoti ogni giorno baciare una ragazza diversa»

«Che ci posso fare se siamo in classe insieme? E poi non le piaccio più, non vedo come le mie storie possano darle fastidio»

Oddio avevo dimenticato che i ragazzi a certe cose non ci arrivano proprio.

Immagino Laura, i suoi sentimenti per il primo ragazzo che le ha fatto perdere la testa sotto il sole estivo. Penso al suo primo cuore spezzato con una semplice frase, e la punizione di vedere lo stesso ragazzo diventare il più bello, popolare e amato della nostra scuola.

Decido però di non condividere i miei pensieri con Alessandro. Non spetta a me e Laura merita conforto da parte mia, non che spiattelli i suoi sentimenti al suo ex.

«Perché non me l'hai raccontato prima?» decido dunque di domandagli.

«Perché sei la prima persona con cui ho fatto amicizia in classe, ma allo stesso tempo tu e Laura avete legato subito. Pensavo che prima o poi te lo avrebbe raccontato lei ma non è successo e io non volevo che pensassi male di me»

Mi trovo inevitabilmente a sorridere leggermente dopo questa frase.

«Non sono felice per come hai trattato Laura, ma non potrei mai pensare male di te. Soprattutto dopo aver saputo quanto sei stato coraggioso con i tuoi genitori»

Anche lui mi rivolge un sorriso e vedo che tira un sospiro di sollievo.

«Quindi non sei arrabbiata con me?» domanda in tono speranzoso.

Mi avvicino a lui per poi avvolgerlo in un abbraccio.

Alessandro è complicato, ma è come se fosse mio fratello. E ai fratelli si vuole bene sempre, anche quando fanno cazzate.

«No, ma comincerò ad esserlo se continuerai a non dirmi le cose»

Lui ricambia la mia stretta.

«Giuro che da ora lo farò sempre. Te lo prometto»

E restiamo abbracciati ancora per un minuto.
 

***
 

Oggi il cielo è plumbeo sopra Firenze, e l'aria non è di certo tra le più calde sebbene sia metà Aprile.

Sistemo la sciarpa intorno al collo e seguo i miei compagni di classe mentre ci dirigiamo agli Uffizi. Fortunatamente e per pura coincidenza nel programma era prevista la visita di uno dei musei più famosi al mondo, ed è un bene dato che credo verrà a piovere a breve.

Sbatto gli occhi e reprimo uno sbadiglio. Stanotte ho dormito pochissimo.

Ho aspettato Laura sveglia per due ore prima di sentirla entrare in stanza con passo felpato e mettersi nel letto.

Siamo rimaste in silenzio, non sapevo cosa dire o cosa fare. 

Laura non è una persona che parla facilmente e da quanto mi aveva raccontato Alessandro sapevo che quella era una ferita che voleva restasse chiusa.

«Vuoi parlarne?» mi sono però ritrovata a chiedere nel buio e nel silenzio della nostra camera.

«Preferirei di no»

Così ho rispettato la sua volontà e sono rimasta in silenzio fin quando non ho sentito il suo respiro farsi pesante.

Io però non riuscivo a prender sonno.

Ho continuato a pensare a quella storia, a come avessi quasi costretto Laura a dare ripetizioni al suo ex. 

E poi li immaginavo mano per mano su una spiaggia intenti a darsi un bacio.

Solo che poi la loro immagine veniva sovrapposta da un altro bacio.

Il bacio tra a Michele e Rebecca.

Ho continuato a pensarci fino ad addormentarmi e quando mi sono svegliata è stato il primo pensiero che mi ha accolta.

Sei stupida, Amanda.

Quando entriamo agli Uffizi decido semplicemente di chiudere la mente e godermi la bellezza dell'arte.

Ho sempre desiderato visitare questa città e i suoi monumenti e ora che sono finalmente qui non voglio e non posso lasciarmi distrarre.

All'ingresso ci danno delle radioline con delle cuffie, ci spiegano il percorso che dovremo intraprendere e come usare il nastro per ascoltare la spiegazione dell'audio guida.

Io sono semplicemente felice di questo ulteriore mezzo per isolarmi.

Infiliamo le cuffie e iniziamo il nostro tour.

Poco più avanti vedo Michele smanettare con la sua macchina fotografica, prima di allacciarla al collo e infilarsi le cuffie.

Non oso immaginare quante foto farà qui dentro.

Dopo un paio d'ore mi ritrovo a pensare che l'arte fa proprio miracoli.

Non solo mi ha liberato la mente ma ha anche instaurato in me un sentimento di dolce malinconia.

Tutte le opere presenti raccontano una storia, un tormento, un'idea. La bellezza architettonica poi non fa altro che completare il quadro.

La stessa Galleria è un edificio di pura maestosità e bellezza e poter passeggiare all'interno di questi corridoi è semplicemente meraviglioso.

Quando entriamo nella stanza in cui sono esposte sia La nascita di Venere che La Primavera di Botticelli sento il respiro spezzarsi.

Wow.

«Bello, vero?» 

Al mio fianco si materializza proprio Michele, macchina fotografica alla mano e sguardo fisso nel mirino.

Sento di nuovo quella sensazione opprimente alla pancia ma decido di ignorarla.

«Molto» è l'unica cosa che riesco a dire.

Restiamo in silenzio mentre percorriamo insieme i pochi passi che ci separano da due delle opere più famose al mondo.

Le contempliamo insieme, ognuno perso nelle proprie osservazioni.

All'improvviso Michele fruga tra le sue tasche, per poi estrarre una monetina.

Dalla grandezza direi che è quella dei dieci centesimi.

Alza la mano e la solleva proprio dinanzi a noi.

«Non è strano che tutti i giorni abbiamo la Venere a portata di mano e adesso ce la ritroviamo davanti?»  mi chiede voltandosi verso di me.

Io strabuzzo gli occhi per poi concentrarmi sulla monetina.

Ed è proprio così.

Sulla moneta di dieci centesimi c'è proprio la Venere di Botticelli.

«Non lo sapevo nemmeno» mi ritrovo a dire ammettendo la mia ignoranza.

Ecco, adesso mi sento nuovamente inadeguata vicino a lui.

«Se ti può consolare io l'ho scoperto ieri» ammette facendomi sorridere.

«È incredibile quante cose abbiamo sotto al naso senza accorgercene, vero?»

E mi ritrovo a pensare a Laura e Alessandro.
Forse se fossi stata più attenta avrei capito che il loro non era semplice disprezzo ingiustificato.

«Già» mormora Michele con tono sommesso.

Passa qualche altro secondo prima che riapra bocca.

«Come è andata ieri?» mi chiede delicatamente.

Pensavo che Alessandro gli avesse già detto tutto, ma evidentemente non è così.

«Bene, credo» mi ritrovo a sospirare.

«Sei arrabbiata con lui?» domanda scrutandomi in volto.

E ancora una volta mi sento in soggezione sotto quello sguardo.

«No, perché dovrei esserlo? Mi dispiace solo che nessuno dei due me l'abbia raccontato, ma alla fine non sono veramente fatti miei» 

Ed è così, però continuo a sentirmi un'amica inutile.

«A volte è difficile parlare di certe cose» 

«Suppongo di sì» 

A disagio continuo a rivolgere lo sguardo alle opere davanti a me.

Più lo guardo di sottecchi più mi torna in mente il bacio di ieri sera.

Vorrei chiedergli così tante cose. Se è felice di aver baciato la ragazza che desidera, come si è sentito quando ha posato le labbra sulle sue.
Allo stesso tempo però non voglio nemmeno che mi dia una vera risposta, non voglio sapere niente. Ma voglio anche sapere tutto.

Sono una contraddizione vivente.

Per questo decido di non fiatare, ma è nuovamente lui a riprendere parola.

«Ti va se dopo parliamo?» 

Sono costretta a guardalo e quando lo faccio sento il nodo allo stomaco farsi ancora più grande.

Di questo passo perderò dieci chili.

Vorrei chiedergli di cosa dovremmo parlare io e lui, poi ricordo che sono ancora il suo Cupido personale e probabilmente vorrà sapere come comportarsi dopo quello che è successo.

«Certo»

Mi fa un cenno prima di allontanarsi leggermente e riprendere a fotografare.

Io invece mi limito a fissarlo dimenticando le opere intorno a me. 

Continuo solo a pensare che parlare di lui e Rebecca sia l'ultima cosa che voglia fare.



 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: douce hope