Film > Le 5 Leggende
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Autore: SABRINA96_    02/12/2022    0 recensioni
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“Non riesci ad affrontare le tue debolezze. I tuoi vuoti. Mancanze.
Li riempi con l’acqua delle inutilità.
Ora crei effimere vie d’uscita, l’unica cosa che puoi fare.
Ne creerai a migliaia. Tutte fallimentari. Tutte con la stessa fine.
Illuditi pure di risolvere i tuoi demoni in queste Fiabe.
Hai fame di loro. Te ne daremo sempre, sempre di più!
Ci servi così. E forse a te fanno comodo. Non è vero?”
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Pitch si svegliò ad ogni Inverno gelido, e ogni Inverno lo mise alla prova.
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Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Emily Jane Pitchiner, Jack Frost, Pitch
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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III


 

Esposto


 


 
 
Fu Sandy a trovare uno dei passaggi che lo avrebbe portato nelle profondità nere di Pitch. Si trovava nei pressi di una spiaggia di sassolini di un lago ghiacciato accarezzato dal Vento.
 
Sandy diede un piccolo sorriso quando il Vento fischiò al suo orecchio.
 
Seguì il suo andamento che lo portò ad alzare piano lo sguardo, lo perse per un momento nel cielo limpido e poi lo lasciò alla Luna che lo illuminò con i suoi raggi.
Il lieve sorriso si tramutò in un volto pensieroso mentre osservava ancora per un po' le stelle. Davanti a lui vi era il pertugio che lo avrebbe immerso nel girone delle oscurità, assomigliava ad una profonda gola affamata, e non sapeva affatto cosa gli aspettasse.
Quello forse sarebbe stato il suo vero ultimo sguardo che dava alle bellezze dell’Universo.
 
“Sei pronto, Sandy?”
Sandy si girò verso North al suo fianco.
Viaggiò in sua compagnia sulla slitta, non si sarebbe mai fatto scappare questa occasione ogni volta che si fosse presentata.
Pensando alla slitta però, Sandy gettò un’occhiata alle renne dietro le loro spalle, poi guardò di nuovo North.
“Non preoccuparti. Se non torneremo, sapranno cosa fare.” Disse North con calma.
Al ché, l’ometto dei Sogni annuì lievemente scivolando così nella cavità. Fu seguito subito dopo da North non prima però di aver dato un altro sguardo intorno a sé.
 
Nella loro infinita discesa nelle tenebre, inghiottiti dalla gola, i due avvertirono l’inquietudine strappare via le loro confortevoli sicurezze e spensieratezze.  
Si doveva dire che non erano abituati, né nati, a sopportare un tale peso. I Guardiani vissero nelle luci delle bontà, nelle magie dei sogni; la tana dell’Uomo Nero fu tutt’altro luogo che posto di rassicurazioni.
Erano comunque preparati a tale rischio. Attraversarono i secoli con l’essere che trasformò il mondo nel palcoscenico del suo teatro orrifico. Forse diventò prevedibile, sembrava che seguisse lo stesso copione ma, ovviamente, non avrebbero mai abbassato la testa contro colui che aveva a che fare con l’Ignoto.
Dopotutto la sua presunta ed attuale impresa era leggermente diversa dal solito.
Era macabra e senza scrupoli.
 
Grazie alla luce propria, Sandman cercò di illuminare almeno un po’ la casa di Pitch, da cui non si poteva vedere niente al di là dei loro nasi. I due non sapevano affatto dove stessero mettendo i piedi o se effettivamente avessero raggiunto le camere segrete dell’Uomo Nero. I passi divennero sempre più incerti e si domandarono se stessero proseguendo sulla strada giusta.
La tensione cominciò a far dolere le loro spalle e le proprie nuche, si chiesero quali mostri potevano nascondersi dentro a tutta quella oscurità. Quali Incubi potrebbero nascere.
 
Il buio pose resistenza alla luce, cercò in qualsiasi modo di sopraffare l'albore caldo per impedirgli di vederci chiaro e scoprire il nascondiglio di Pitch.
 
“Ha già avvertito la nostra presenza? Ci sta seguendo? È dietro le nostre spalle?” Si chiese Sandy.
Domande, sintomi di terribili ansie dovute alla mancanza di una guida sicura.
Sandy non poteva non paragonarsi ai bambini che andava a trovare ogni Notte per dar loro i sogni d’oro. Ne incontrava alcuni rannicchiati e tremanti sui loro letti a fissare angoli in penombra o armadi dalle ante socchiuse, oppure schiacciati contro un muro con il terrore del fantomatico mostro sotto ai loro lettucci.
Era quello di cui si divertiva il Re della Paura. Probabilmente in quell’attimo se ne stava in qualche estremità tenebrosa a godere delle loro fobie irrazionali, le avrebbe poi risucchiate assicurandosi un buon pasto del giorno.
 
Scostando le immagini inopportune, Sandy fu attratto da qualcosa che mosse ai suoi piedi, scoprendo pezzi di pietra e grossi detriti sparsi dovunque per terra.
 
I due si lanciarono un’occhiata confusa, uno strano presentimento li turbò. Quella casa disordinata non sembrava la Tana di Pitch.
 
Sandy guardò di sott’occhio il suo amico barbuto e poté leggere sul suo viso, nei suoi occhi grandi capaci di vedere le meraviglie del mondo, lo stesso sentimento, la disperazione, il terrore.
“Voglio andare via di qui, sembra che qualcuno di invisibile ci stia osservando!” Esclamò.
 
Sandy sussultò.
 
Invisibile…” 
Il pensiero disturbante si prolungò.
 
Esisteva qualcosa di ulteriormente invisibile nella dimensione degli oscillanti visibili e invisibili?
E se, tra le parole di North, l’impercettibile ai loro occhi provò ad esprimersi?
 
L’oscurità stava parlando con loro?
 
D’un tratto fu certo che sul serio ci fosse un ché di sospetto e che non andasse in Pitch, poteva immaginarselo. Ipotizzò che l’uomo si trovasse nell’uragano dei propri Incubi da quando questi ultimi gli si ritorsero contro.
Sandman si voltò verso North che, ancora una volta, ebbe lo stesso sentore allarmante.
Mosse le proprie dita aiutandosi con le espressioni del suo viso tondo e parlò.
Gli fece notare che probabilmente quelle orribili sensazioni riflettevano i turbamenti del Re dell’Incubo. Come se l’essenza delle sue paure si fossero impregnate nell’aria gelida fondendosi con essa. Come se i Terrori fossero diventati incorporei ai loro occhi e i due ci sguazzavano dentro a loro insaputa.
“Questo non è affatto un bene...” Bisbigliò North preoccupato.
Sandy piegò le labbra pensieroso poi espresse un’opinione che North interruppe contrariato.
“Non dire sciocchezze, Sandy! È quello che si è meritato e ora ne pagherà le conseguenze.”
Lo spirito dei sogni corrucciò il volto e sbuffò.
Certamente non prediligeva esser interrotto ma in quel momento non era concesso discutere.
 
Dovevano trovare Pitch.
 
Seppur salirono e scesero interminabili scale, attraversarono lunghi cunicoli e controllarono le numerose stanze del luogo, dell’Uomo Nero non vi era alcuna traccia, nemmeno della sua ombra.
Lo sconforto cominciò a farsi sentire.
“Il mio potere è inutile. Improvvisamente pensò Sandy, biasimandosi. Al che trasalì. “Se solo fossi più forte. E se facessi qualcosa di sbagliato? Cosa possono fare adesso i Sogni? E se improvvisamente questo posto ci crollasse addosso? E se Pitch ci ucciderà? Moriremo. Morirò.”
Sandy scosse di scatto la testa sbattendo le palpebre. Perplesso da quelle parole estranee, come se non gli appartenessero, rallentò i passi mentre si trattenne la fronte e abbassò lo sguardo.
“Cosa ti prende, Sandy?”
Chiese North guardando il compagno oscillare. Sandy diede piccoli colpetti alla tempia riferendosi alla propria mente.
“Non succederà niente. Non succederà niente. Non succederà niente! 
Le sue labbra tremarono e North si preoccupò.
“Ei! Sandy!”  
In quell’istante, il suono di un pesante respiro raggiunse le loro orecchie. I due si guardarono intorno.
 
North impugnò  in avanti le sue spade mettendosi sulla difensiva.
 
Sandy restò cauto, strinse le palpebre degli occhi seguendo i fiati.
 
Lentamente un essere prese forma grazie alla luce di Sandy.
 
Trovato!
 
North abbassò le armi stupefatto da quello che si presentò davanti ai suoi occhi.
L’Uomo Nero sedeva su un trono in rovina, le braccia erano posate ai lati dei bracciali di pietra, la sua testa cadeva in avanti ed era immobile.
Sandy si avvicinò abbastanza per poterlo guardare ma accorto a non fare rumore per ottenere più informazioni possibili.
La figura inquietante era tesa, i muscoli del collo e delle spalle erano marcatamente in mostra. Non era sicuro se stesse dormendo ma poi si accorse degli occhi socchiusi e rivolti verso il basso.  Sandy sventolò una manina davanti al viso di Pitch ma non reagì.
Era come un guscio vuoto.
 
“È… è morto?” Chiese North bisbigliando.
 
Lo osservarono minuziosamente accorgendosi del suo respiro talmente debole che parve quasi nullo.
Sandy si spostò e, grazie alla sua luce, scoprì nuovi dettagli, come un oggetto in oro che si illuminò tra le dita salde di Pitch. Non riusciva a capire cosa fosse ma sembrava un manufatto prezioso, tenendo conto delle decorazioni e delle piccole pietre incastrate nel metallo.
C’erano altri elementi strani, come il terriccio, l’erba fresca e fiori da sgargianti colori nati dalla pietra e le svolazzanti farfalle che circondavano il Re della Paura.
Scosso, Sandy strappò un fiore ma in un lampo appassì nella sua mano.
Lanciò uno sguardo d’intesa a North formando un simbolo di una donna sulla sua testa con la propria sabbia.
 
“Sarà stata lei?” North cerchiò la bocca sbigottito.
 
Alla domanda, Sandman ritornò sull’Uomo Nero studiando ogni particolare.
Il sonno di Pitch non era beato, il volto non comunicava un calmo riposo.
 
Sandy poi diede un’ultima scorsa all’oggetto dorato stretto gelosamente nel palmo di Pitch.
 
“Dobbiamo dirlo agli altri. Questo deve essere quello di cui ci parlava Jack. Sarà il motivo di tutti quei disastri! Forse in questo stato emana frammenti nebulosi di sé in superficie. Dobbiamo capire il perché.” North cercò di non gridare.
Sandy fu d’accordo.
Gli fece cenno di attendere evocando su un suo palmo la Sabbia dei Sogni.
Allibito, North protestò.
“Sei sicuro, Sandy? Potrebbe essere pericoloso!”
Il piccoletto esitò un momento.
Sapeva che Pitch fu sempre abile a nascondere i suoi sogni a Sandy. Sicuramente quel tentativo sarebbe stato inutile. Pitch trovò i Sogni come segni di debolezza, in cui rincasarsi una volta che la realtà diviene l’Incubo da cui fuggire. Non si lasciò mai abbandonare in essi.
Comunque, tra le varie ipotesi che a Sandy frullavano nella propria mente, seppe che una vera e propria pericolosità non esisteva in quel momento. Pitch era in condizioni fin troppo critiche per usare un piccolo pugno di Sabbia dei Sogni contro il suo creatore.
Perciò annuì a sé stesso convinto delle sue azioni.
 
Soffiò la Sabbia dalle minute dita verso Pitch.
 
Attesero con ansia una qualsiasi reazione ma, come Sandy si aspettava, non successe nulla che potesse danneggiarli oppure alleviare il sonno tortuoso di Pitch.
Decisero così di riunire i compagni al palazzo di North per discutere sui provvedimenti da prendere.
North sentiva nella sua pancia che impicci erano in vista, gli Incubi avrebbero provato a prendere di nuovo il sopravvento se non fossero stati in grado di contrattaccare la minaccia.
L’obiettivo sarà di prevenire tale rischio.
 
I Secoli Bui ci sono stati una volta.
 
E non ci saranno stati mai più.
 
 
Andando via però, un suono squillò e chiamò la loro attenzione. Parvero dei sogghigni rallegrati e incuranti dell’autoritario buio.
Il dettaglio impossibile da non notare fu uno solo: lo conoscevano bene quel modo di ridere.
 
“Jack?”
Domandò North nel luogo fosco.
 
I due si voltarono e guardarono Pitch bloccato col suo corpo quasi senz’anima, ma circondato con piccolissimi ma scintillanti granelli di Sabbia dorata volteggianti intorno al trono.
Anche un’altra piccola vocina si poté ascoltare tra le risatine gioiose dal Sogno uditivo, poi ci furono altri suoni confusi che non riuscirono a distinguere.
“Cosa? È impossibile, non può essere vero!” North andò avanti e indietro intensificando i suoi gesti “Questo è un Sogno! Cosa può significare, Sandy?” Di nuovo North faticò ad abbassare la voce.
Sandy non seppe cosa dire perché sorpreso quanto l’amico.
Si accorse dei lineamenti ammorbiditi di Pitch. Le sue mani scesero piano sul suo ventre aggraziando il corpo dalla rigidità. Il petto sillabò adagi e regolari respiri trapassando fra le labbra socchiuse.
 
“Voi! Non dovreste stare qui.”
 
Disse qualcuno dietro le loro spalle.
 
In preda al panico, i due si voltarono scoprendo un essere slanciato dagli abiti insoliti e regali. Quell’uomo assomigliava a Pitch ma il suo portamento era differente dal consueto Uomo Nero. Li fissava con occhi gelidi, austeri e penetranti. Li squadrò senza batter ciglio mantenendo alto il mento, il busto fieramente gonfio. Nessun ghigno beffardo decorò il suo volto, nemmeno il solito fare altezzoso e sarcastico di Pitch. Come un sovrano temibile ma sempre composto e silenziosamente calcolatore, esaminò la situazione e gli intrusi. In una mano trattenne una spada e guardò le armi di North che gli puntò contro. Pareva pronto ad attaccare.
“Vi trovate in un momento delicato e pericoloso. Questo posto non fa per voi. La vostra presenza non è nemmeno gradita.”
Con sorpresa dei due Guardiani, l’uomo superbo posò la propria spada nella fondina ad un suo fianco.
“Andate via.” Disse senza giri di parole.  
Dando loro le spalle, camminò contro l’apparente vuoto innanzi a loro.
“Dicci cosa sta succedendo, Pitch?” Strillò North risvegliandosi dallo shock. Quell’uomo gli diede un’occhiata impassibile prima di avanzare sul suo cammino.
“Lo saprete solo quando Pitch Black parlerà a sé stesso.” Alzò le spalle riferendosi a loro come se fosse tutto ovvio. 
“Ora andatevene.”
“Ei, aspetta un attimo! Cosa vuoi dire? Non abbiamo ancora capito nulla! Spiegaci!” North batté un piede per terra.
Sandy all’urlo di North invocò le fruste fatte della sua sabbia afferrando quell’uomo da un polso. Gli occhi di costui s’inondarono di impazienza. Li fulminò duramente con la sua collera stampata sul volto.
“Non è proprio il modo giusto per affrontare la questione.” Disse a denti stretti estraendo la sua spada. Spezzò senza alcuna fatica la frusta lasciando esplodere i singoli granelli brillanti nel buio, poi sparì in un battito di ciglia nell’ombra.
 
Non ebbero un momento per capire cosa fosse appena successo perché presto altri suoni di passi li fecero rabbrividire.
 
Il portamento morbido e malinconico di quest’altro uomo era in contrasto con la sua armatura, così come i suoi passi decisi ma sinuosi non meritavano quei suoni metallici, gracchianti e freddi. Si avvicinò al corpo seduto sul trono in dormiveglia, gli dischiuse la mano stretta sull’oggetto prezioso.
Lo prese con cura e lo aprì.
L’oscurità impedì di veder la sua identità ma erano chiari i lamenti e i singhiozzi strozzati nella gola, le spalle tremanti dai sobbalzi del pianto trattenuto in sé, il segno premonitore di uno straziante scoppio di lacrime, il bisogno di chiedere aiuto e sfuggire dal dolore mantenuto segreto per troppo tempo.
 
Così è stato.
 
Le lacrime colarono sulla faccia in ombra. L’uomo le asciugò ossessivamente ma queste tornarono a cascare su di lui. Divennero sempre più dense, scure, fino a sporcarlo da una sostanza nera dalle palpebre. Era costretto a cibarsene e a cadere in essa.
 
“…Voleva solo tornare dalla sua bambina…
Voleva qualcuno al suo fianco. Non era degno d’amore? Era stanco di star solo.
Ma lo inghiottirono. Lo uccisero.” Si sentì sussurrare dalle sue labbra a corto di fiato. La roba nera lo stava soffocando.
 
“Il suo cuore d’odio fu riempito.
Non tornò mai più indietro…
Chiese: Perché? Perché? Perché?
Chiese, fino alla morte: Perdonami. Perché? Perché? Perché?”
 
Lentamente, l’essere si tramutò in sabbia nera, la stessa che corrose senza pietà il Sogno di Pitch.
 
La luce di Sandy si mosse al tremolio del suo corpo e illuminò a terra qualcos’altro di orrendo. Cadaveri.
Morti in putrefazione che possedevano ognuno la stessa faccia di Pitch. Era un Incubo.
 
“Sandy! Andiamo via. Subito!” Gridò North preoccupato. Sandman annuì incredulo.
 
Procedendo verso l’uscita, i Guardiani diedero solo un ultimo sguardo all’abisso notando il corpo di Pitch contorcersi sul suo trono e le ombre degli Incubi viaggiare con loro. Li rincorsero fino a quando furono lontani da quell’inferno.
 
 
 
 
 
 
 
 

   
 
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