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Autore: historiae    04/12/2022    0 recensioni
Bloom offre il suo aiuto ad Icy per ritrovare sua sorella Sapphire e salvare il regno congelato di Dyamond. Spezzare l'incantesimo della strega Sciamana e riportare la bambina alla sua forma originaria si rivela più facile del previsto.
Tuttavia il sortilegio non sembra limitarsi alla metamorfosi; Sapphire nasconde in sè un male più grande di quello che appare.
Sullo sfondo di un pianeta immerso nel suo sonno glaciale, Bloom ed Icy si ritrovano ad affrontare una minaccia che unisce da sempre i loro destini come un filo invisibile.
Genere: Hurt/Comfort, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bloom, Icy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bloom si era appena avvicinata ad Icy per constatare se lei e Sapphire stessero bene, quando una serie di suoni secchi e improvvisi, come ghiaccio che si spezza, iniziarono a diffondersi nel sotterraneo.

Nel suolo, sulle pareti e sulle volte decorate erano comparse delle crepe estese e profonde, e la terra sotto i piedi si era fatta improvvisamente liscia e scivolosa.

La fata, che, dal moto di apprensione e confidenza di poco prima, teneva ancora salde le mani al braccio della strega, riunì con un cenno i fratelli sciamani, preparandosi ad un teletrasporto di emergenza.

-Dobbiamo andarcene da qui. Il ghiaccio sta per seppellirci.-

Icy annuì con un cenno deciso e, ancora una volta, unì le sue forze a quelle di Bloom per portare tutti in salvo. Lasciarono quell’antro buio mentre le prime gocce d’acqua incominciavano a cadere dal soffitto, sempre più fitte, fino a trasformarsi in rivoli d’acqua che scorrevano via, come fiumi, facendo ritorno alle profondità della terra.

 

Il luogo più sicuro dove recarsi era senza dubbio la torre centrale del palazzo. Alta diversi metri, era stata toccata dal ghiaccio solo fino ad un certo livello, lasciando la grande terrazza di pietra chiara e la torre di breccia rossa sgombre e limpide com’erano state erette.

Raggiunto il suolo sicuro, Icy aveva riadagiato Sapphire a terra, con l’aiuto di Bloom. La fata sorresse la testa ricciuta della bimba, che cadde rivolta su un lato, ancora inerme. Icy sfiorò la fronte della sorellina, pallida e fredda come dopo il primo ritorno alle sue sembianze umane. Con il fiato sospeso, per un attimo temette il peggio, ma quando la bocca livida di Sapphire si schiuse e lei fu scossa da qualche colpo di tosse, potè respirare di sollievo.

Un sorriso di consolazione le sfuggi quando Sapphire si mosse e aprì gli occhi vividi, volgendo la testa verso di lei, mentre il suo viso riprendeva colorito.

La bambina inarcò le labbra a sua volta, tendendo le mani verso la sorella e aggrappandosi al suo mantello blu per sollevarsi. Icy la avvolse tra le braccia, e queste volta seppe con certezza che Sapphire non sarebbe più svanita come polvere tra le dita. Mai più.

-È finita.- mormorò.

Bloom sorrise, commossa, mentre la bambina, che stava comoda in braccio alla sorella come quando era piccola, si voltava per guardarla.

La fata fu sorpresa da quel contatto visivo diverso, e con la dolcezza con cui adesso quegli occhi color zaffiro la osservavano, da amica.

Rincuorata, tese con molta gentilezza la mano a Sapphire e questa volta la bimba glie la strinse illuminandosi in un sorriso di contentezza. La paura era passata, e quella fata tanto potente aveva combattuto per lei, accanto alla sorella. Non c’era più niente da temere.

-Grazie.- le disse, timidamente.

Bloom sentì la gioia gonfiarle il cuore e si scoprì sorpresa da quel gesto di gratitudine. Quanto era diversa, Icy, dalla sorellina, pensò. Da lei non si sarebbe mai aspettata un ringraziamento, e infatti non era mai avvenuto, neanche in situazioni in cui Icy aveva avuto salva la vita proprio grazie a lei.

-Non c’è di che, piccola.-

Entusiasta, spostò lo sguardo su Icy. Ora lei le sorrideva, lasciando che fosse Sapphire, con il suo animo puro, a dare voce a dei sentimenti che, in fondo, erano anche i suoi.

Erano ancora lontane dalla complicità che Bloom aveva sperato di costruire. Ma era già quanto di meglio potesse sperare di ottenere.

-Guardate!-

La voce di Huna giunse da poco lontano. La donna, sorretta dal suo inseparabile bastone di legno, gettava lo sguardo lontano, sulla terra che circondava il palazzo. Dalla torre era visibile il mare, le vecchie distese di campi coltivati, i quattro villaggi vicini e i primi rilievi della regione montuosa, bianca e lucente di neve.

Bloom ed Icy la raggiunsero, lasciandosi meravigliare da ciò che videro.

Le torri inferiori del palazzo e i tetti delle case della città stavano pian piano riemergendo dalla coltre spessa di ghiaccio trasparente, e così anche le cime degli alberi e le pietre antiche del terreno. Le statue ciclopiche dei golem e i totem crollavano pezzo per pezzo, fino a divenire ruderi illeggibili. Il ghiaccio si ritirava a poco a poco, sublimandosi in aria come polvere magica, svelando il verde del terreno vergine e il chiarore dei cristalli che lo costellavano. Nel legno antico e morto degli alberi aveva ripreso a scorrere la linfa, e ora vi crescevano piccoli germogli di quei fiori di quarzo rosa con cui tutti i bambini del regno tanto amavano giocare.

Bloom, estasiata, non potè fare a meno di pensare a quanto quel risveglio della natura sarebbe piaciuto a Flora, se solo avesse potuto vederlo. Era un luogo nuovo.

Fu solo quando la neve ebbe liberato le porte e le finestre delle case che le prime presenze umane cominciarono a risvegliarsi. Fu Sapphire a notarlo, quando indicò la piazza principale della città e udì delle voci sommesse.

Gli abitanti di Dyamond potevano di nuovo poggiare i piedi sulla terraferma. Coloro che erano stati ibernati, non senza straniamento e fatica, riassaporarono la luce, e coloro che erano sfuggiti alla Sciamana, rintanandosi in casa, poterono ricongiungersi con chi avevano lasciato. Dapprima poche figure comparvero, poi il suolo cittadino si fece sempre più agitato e brulicante di uomini e di donne usciti allo scoperto per ritornare a vivere.

Purtroppo c’era anche chi aveva perso qualcuno. Ma la resurrezione di Dyamond era una tale gioiosa novità per tutti, e la volontà di ricostruire ciò che era stato distrutto avrebbe creato un’unione tanto forte come non ve n’era mai stata tra i membri di un popolo, che presto anche il dolore sarebbe stato dimenticato in favore della lietezza di una grande rinascita.

Sapphire osservava con entusiasmo tutte quelle persone, cercando di cogliere quanti più dettagli possibili dalle loro fisionomie, dai loro vestiti, dai loro atteggiamenti. Laggiù c’era certamente qualcuno che conosceva, ma ora non ne ricordava né il nome né l’aspetto.

Solo poco dopo il suo sorriso entusiasta fece posto a un’espressione di turbamento.

Strinse i pugni attorno al mantello che avvolgeva le spalle di Icy e fissò gli occhi sgranati nei suoi. Un pensiero attraversò la mente di entrambe, gettandole nella preoccupazione.

-Dove sono mamma e papà?- chiese la bambina.

In men che non si dica, aveva già convinto Icy a metterla a terra e a recarsi con lei all’interno del palazzo per cercare i genitori.

Bloom si preparò mentalmente solo allora ad incontrare per la prima volte il re e la regina di Dyamond, liberandosi della trasformazione e cercando di rendersi più presentabile possibile. Del resto era lei stessa un’altezza reale. Le sue sembianze di fata sarebbero state un biglietto da visita importante, tuttavia preferiva di gran lunga avere un aspetto più consono al pianeta che ora la ospitava; un aspetto che non la opponesse così visibilmente a quello di Icy, la sua futura reggente.

Distogliendo per un attimo l’attenzione da sé stessa, Bloom si riunì nuovamente ad Icy e ai fratelli sciamani per un secondo teletrasporto.

Si trasferirono in basso, davanti alla soglia del palazzo.

Solo un leggero vento smuoveva l’aria e portava via con sé i resti di neve e i frammenti dei totem caduti, mentre il suono del ghiaccio che si spezzava in frantumi continuava imperterrito. Il ponte d’accesso alla reggia, con i suoi torrioni, era gremito da cittadini e cortigiani intenzionati a ricongiungersi ai loro sovrani per offrire loro omaggio e felicitarsi per la resurrezione del regno. Tutta quella gente, la loro gente, in quel momento era invisibile agli occhi delle due sorelle. Mano nella mano, si guardavano intorno, concentrate nella ricerca di due sole persone.

La presenza dei fratelli sciamani aveva destato scalpore negli abitanti della città, e ciò servì a vantaggio di Icy per passare inosservata. Se la sua gente l’avesse riconosciuta, come avevano fatto i membri della tribù di Huna, sarebbe stata trattenuta senza più via di scampo. Insieme a Bloom, protetta da un incantesimo di invisibilità, si introdusse nel palazzo.

Al primo piano non trovò altri che i membri della servitù, affaccendati a riconoscersi a vicenda e a orientarsi nuovamente tra le mura dove avevano vissuto per anni, e che per altrettanto tempo era stata la loro prigione.

In cima alla seconda rampa di scale, Sapphire iniziò a farsi agitata. Guardò a destra e a sinistra, mentre le lacrime le salivano agli occhi. La porta della sala del trono era chiusa. Solo le sale dell’amministrazione erano tornate operative. I funzionari, scomparso il primo smarrimento, riassumevano pian piano la loro postura e il loro solito atteggiamento formale.

-Dove sono, Icy?- chiese la bambina, con voce rotta.

C’era ancora della neve che cadeva dalle finestre. Icy venne colta da un sospetto. Forse non tutte le sale del castello erano state liberate dal ghiaccio. Forse ve n’erano alcune, come la stanza che la Sciamana aveva adibito ad alloggio personale, su cui il controincantesimo non aveva mai avuto effetto. Forse non tutti i membri del popolo di Dyamond avevano avuto la fortuna di restare assopiti, senza per questo essere feriti o uccisi. Forse il re e la regina erano tra questi. Forse, per loro, era troppo tardi.

Icy e Sapphire si guardarono. Due grosse lacrime rotolarono sulle guance della bimba. Icy le ricacciò indietro prima che potessero presentarsi e crearle ulteriore disagio laddove non ne aveva bisogno. Mantenne la calma. Inspirò ed espirò. Strinse la mano della sorellina, infondendole forza con lo sguardo e il contatto. Se davvero avessero appreso l’insperabile, si sarebbero fatte coraggio insieme.

I fratelli sciamani le raggiunsero poco prima che Icy forzasse la maniglia della porta della sala del trono. Il metallo era gelido.

Entrarono.

Dato che non vi era nessuno in vista, Bloom decise di sciogliere l’incantesimo di invisibilità.

Il tappeto verde bosco che dalla soglia portava al podio del trono era ancora parzialmente coperto di brina. I resti di un totem gigantesco stagliato dietro alle poltrone reali andavano disfacendosi, perdendo gli ultimi frammenti. Lo shock termico dell’incantesimo del gelo aveva spezzato la maggior parte delle grandi finestre di vetro, compresa quella che si apriva sull’ampia terrazza della facciata, da cui i banditori emettevano i proclami reali.

Sul fondo della sala, le sculture a mezzobusto che ritraevano il re e la sua bella moglie erano vitrei, ricoperti da uno strato di ghiaccio che sembrava inscalfibile.

Il vuoto che regnava in quella sala faceva male all’anima. Huna e i suoi fratelli percepirono subito i resti della magia della Sciamana e dello spirito che l’aveva condotta lì. Non si sorpresero che per una bambina piccola, tutto ciò fosse intollerabile.

Quando uscirono e si sporsero dal parapetto, in vista di tutte quelle persone che stavano in attesa di essere ricevute a palazzo, le quali probabilmente non sapevano nulla del destino dei loro regnanti, la loro speranza di rivedere i sovrani di Dyamond vacillò.

Bloom stava per avvicinarsi ad Icy e offrirle una parola di conforto, ma proprio allora la strega si sentì strattonare la mano e udì il grido di Sapphire.

-Mamma!-

Sapphire non dovette percorrere che pochi metri di corsa, perché proprio sulla soglia della finestra era comparsa la donna che lei aveva amato, e ancora amava, di più al mondo. Tante furono le emozioni contrastanti che a quel punto iniziarono a creare subbuglio nella mente e nel petto di Icy, che credette improvvisamente di non capire più nulla.

Proprio lì, davanti a lei, in piedi nel suo abito regale e con il capo ornato da una corona di diamanti purissimi, la regina di Dyamond stringeva la figlioletta dal cui viso ora sgorgavano copiose lacrime di contentezza.

Bloom si lisciò la giacca stropicciata, facendo cadere la brina, e aggiustò il portamento, controllando lo stupore e facendo posto ad un sorriso lieto. I tre fratelli sciamani si inginocchiarono in un inchino sentito, e lei li imitò. Risollevatasi, si perse ad osservare le fattezze della donna, notando quanto fosse incredibilmente bella e a quanto il suo viso le ricordasse quello di Icy.

La strega, ora, con il cuore in tumulto, era incapace di muovere un passo, schiacciata dall’emozione e dall’incredulità per l’accadimento di quell’incontro. Erano trascorsi anni e mai avrebbe pensato che quel momento sarebbe arrivato.

Sapphire era di nuovo corsa via, lasciando la madre.

Aveva visto comparire, proprio alle spalle della donna, il re, suo padre.

Erano vivi, erano vivi entrambi. Mai c’era stata una notizia più gioiosa, per la bambina.

Al cospetto del re di Dyamond, la regina appariva ancora più bella, pensava Bloom. I suoi capelli scuri, raccolti in un’acconciatura formale che lasciava scoperta la fronte elegante, e anche gli occhi, neri come piume di corvo, creavano un contrasto acceso con la capigliatura e la barba candida del re, e con i suoi occhi grigi. I colori freddi dei loro abiti mettevano in risalto i loro lineamenti duri e decisi. Il loro sguardo era severo, al pari di quello della loro figlia maggiore, ma il loro portamento era posato e formale. Persone poco inclini all’emozione, indubbiamente, quasi quanto i regnanti di Zenith, che Bloom conosceva grazie alle sue trasferte diplomatiche.

I fratelli sciamani si inchinarono nuovamente di fronte al loro re, questa volta restando a terra più a lungo.

Inevitabilmente commossa dopo aver riabbracciato la figlioletta, la regina muoveva ora alcuni passi verso Icy, imitata dal marito. Icy si sentì strana. Tra tutti i membri della sua famiglia, lei era l’unica ad essere cambiata; l’unica che era scampata alla grande distruzione, l’unica che era riuscita a costruirsi una vita fuori dai confini di Dyamond mentre il pianeta dormiva, bloccato nel tempo, l’unica ad essere diventata grande. Per un attimo ebbe paura che sua madre e suo padre non la riconoscessero, o peggio ancora, che non volessero farlo.

Ma dalle loro espressioni che a poco a poco si tingevano di commozione, capì che quel timore era totalmente infondato.

Seppur vero che lei era l’unica ad essere diversa, era sempre stata l’unica a poter spezzare la maledizione. E ora che ci era riuscita, la sua famiglia non avrebbe potuto che esserle infinitamente grata.

Bloom si inchinò ai sovrani quando questi si avvicinarono alla sua nemica di sempre, ma loro sembrarono non notarla affatto. Avevano occhi solo e soltanto per Icy.

Forzando un moto di sentimento che probabilmente non le era proprio per natura, la regina protese le braccia verso la figlia e, sfiorandole il viso con entrambe le mani, le posò un bacio delicato sulla fronte prima di stringerla forte.

Il re di Dyamond, mantenendo la compostezza formale che lo distingueva, imitò la moglie.

Icy, che solo allora stava rendendosi conto del miracolo che la vita le aveva regalato, un miracolo ancor più grande del ritorno di Sapphire, trovò appena la forza per ricambiare quell’affetto così nuovo per lei.

Sapphire, per piccina che fosse, si unì a quel grande abbraccio, mentre il cuore le scoppiava di gioia per essersi finalmente riunita al coloro che amava.

La regina, che non si capacitava del fatto di avere di nuovo davanti a sé la primogenita, divorava con gli occhi ogni dettaglio del suo viso, ogni più piccolo lineamento per essere certa di non stare vivendo un sogno. Nelle sue iridi vitree riconobbe gli occhi del marito, e rivide sé stessa nell’eleganza del suo profilo e nel suo sguardo severo e accigliato.

-Figlia mia.- la voce regale della donna incantò i presenti, ridestando ricordi antichi di anni che si aggiunsero a quelli che già stavano prendendo forma. -Sei così cresciuta. Come sei tornata qui? Come hai spezzato il sortilegio?-

-Vi racconterò tutto.- si affrettò a rispondere Icy.

-Quando?- chiese il re, accarezzando i capelli candidi della figlia.

-Non ora. È una storia molto lunga.-

-Lo hai fatto da sola?- chiese la regina, con stupore.

Lo sguardo di Icy si scostò dagli occhi della madre per posarsi su Bloom, che stava in disparte, preda della soggezione che i due sovrani di Dyamond le incutevano.

-No.- rispose Icy, dopo un momento di esitazione. Bloom sapeva benissimo quanto le costasse ammetterlo, e provò un’ammirazione nuova per la strega. -Non sono mai stata sola.-

Rivolse lo sguardo verso la piccola Sapphire, in piedi in mezzo a loro con un sorriso pieno di gioia. -E neanche lei.-

La regina di Dyamond diede un’ultima carezza al viso dolce della secondogenita, mentre suo padre le scompigliava i capelli ricci, facendola ridere.

D’un tratto, si udì un forte vociare provenire dalla piazza antistante il castello.

Nel vedere la famiglia reale riunita, i cittadini avevano iniziato a intonare grida di esultazione, agitando fazzoletti bianchi e sbracciandosi in gesti di devozione. La regina e il re erano vivi, e così anche le loro altezze reali, le loro figlie.

Solo allora Bloom raccolse il coraggio e si fece avanti. Con passo fermo raggiunse il cospetto dei sovrani di Dyamond e si inchinò, come aveva imparato.

-Permettete che vi porga il mio saluto.-

Mentre la regina porgeva la mano a Bloom in segno di amicizia, Sapphire si ricongiunse con Icy.

-Sei la benvenuta su Dyamond, Bloom di Domino.- disse la donna. La fata si sorprese che la regina conoscesse il suo nome, ma non abbastanza da restarne sconvolta. I sovrani di Dyamond regnavano ancor prima che lei nascesse.

-Ti ringraziamo a nome di tutto il nostro popolo per aver offerto il tuo potere per la liberazione del regno.-

-Dovere, Maestà.- replicò Bloom, con un altro piccolo inchino. -Ma io ho ben poco merito. Se non fosse stato per Huna e per la sua gente, probabilmente oggi non saremmo qui.-

L’attenzione dei due regnanti si spostò sui tre fratelli sciamani, che erano inginocchiati a terra da tempo incalcolabile.

-Alzatevi.- ordinò il re. Loro obbedirono. -Da ora in poi la vostra gente non dovrà più temere la fame e l’esilio. La gente di Dyamond non avrà più timore di voi e del vostro culto, poiché noi insegneremo loro a non averne. La vostra ricchezza spirituale tornerà ad essere pane quotidiano per tutti noi, com’è sempre stata. Quando il regno sarà di nuovo ricco e prospero avrete cibo e calore per sfamare e scaldare le vostre famiglie, e non vi dovrete più nascondere. La storia di Lakema sarà solo un lontano ricordo, e lo resterà finché esisterà la vita quaggiù.-

I tre fratelli non ebbero parole per esprimere la loro gratitudine ai sovrani di Dyamond, e poterono soltanto inchinarsi nuovamente, e non vi fu modo di dissuaderli.

Felice, Bloom si rivolse di nuovo ai due regnanti.

-Vorrei cogliere l’occasione per offrire a voi e al regno di Dyamond il mio appoggio e quello del popolo di Domino. Le nostre braccia saranno sempre aperte per voi. Confido che questo sia l’inizio di una fruttuosa alleanza.-

Il re e la regina si guardarono con fierezza. Sapphire, affascinata, sorrideva. Icy la imitava, inorgoglita. Per un attimo la diplomazia di Bloom la colpì, suscitando in lei ammirazione. Seppur pensasse in passato che non fosse altro che una fata da quattro soldi, come principessa non se la cavava affatto male. Quando avrebbe ripreso la corona, Icy avrebbe dovuto affinare le sue abilità diplomatiche che negli anni precedenti aveva trascurato, impegnata com’era stata a esercitare violenza su chiunque si trovasse sul suo cammino. Il lavoro di squadra non le era mai andato a genio, ma per una regina vi erano obiettivi tanto grandi da realizzare che lo sforzo di una sola persona non sarebbe mai bastato.

Il lavoro da fare per restituire a Dyamond lo splendore dei suoi secoli d’oro sarebbe stato immenso, e un aiuto in più non era da disdegnare. Sarebbe stato davvero un nuovo inizio per entrambi i popoli.

 

D’un tratto, qualcosa di minuscolo e freddo andò a posarsi proprio sul viso di Sapphire, facendola rabbrividire. Alzò gli occhioni e con stupore si lasciò sfuggire un sospiro di meraviglia. Piccoli fiocchi fluttuanti e candidi cadevano morbidi al suolo e, se era abbastanza svelta, poteva afferrarli tra le mani, e osservarli mentre si fermavano sulla sua pelle bianca, sciogliendosi.

Afferrò il bordo del mantello blu di Icy e lo strattonò più volte.

-Guarda, Icy! Nevica!-

Icy sollevò lo sguardo e si accorse che Sapphire aveva ragione.

La rete di ghiaccio che imprigionava il pianeta, stagliata all’orizzonte come una catena salda e infrangibile, stava pian piano disfacendosi, precipitando come neve argentea e leggera.

Bloom imitò la strega. Il suo sesto senso di fata le disse che qualcosa di speciale stava per accadere.

Quei fiocchi di neve si muovevano sinuosi, sempre più fitti come un vortice di polvere magica che cadeva su di loro come una magia purificatrice.

Icy trattenne il fiato, con lo sguardo rivolto al cielo e un’espressione di autentico stupore.

Quel vortice di neve trasportato dal vento scese proprio sopra di lei e la avvolse come una pioggia di stelle.

Come nella più antica delle favole, quelle con il lieto fine, la fata terrestre vide, con meraviglia, quel pulviscolo magico posarsi sul capo di Icy e dare forma ad una corona d’argento scintillante.

Icy, ammutolita, osservò quei fiocchi eterei continuare a vorticarle intorno precipitando fino ai suoi piedi mentre, al loro passaggio, la sua uniforme da strega si tramutava per incanto in un abito regale bianco e lucente come la neve più pura; quello che ora le spettava di diritto, segno della nobiltà che le era sempre appartenuta.

Proprio lì accanto a sé, anche Sapphire aveva subito quella incredibile magia e andava ora rimirando il suo prezioso abito turchese ornato di nastri di velluto.

Ripresasi dall’emozione, Icy indagò il suo nuovo aspetto e per la prima volta si sentì davvero a casa, come se nulla fosse mai cambiato.

Tutto era di nuovo come prima. L’incantesimo era spezzato.

 

Quella neve magica continuò a cadere dolcemente, coprendo a poco a poco ogni cosa; un velo bianco e cristallino come diamante si adagiava sul suolo, libero da ogni magia maligna, donando alla città e a tutto il regno un aspetto fatato che da molto tempo non aveva.

I tre fratelli sciamani assistettero ammaliati a quell’evento, mentre godevano del fresco della neve che nulla aveva a che vedere con l’intollerabile gelo che aveva finora avvolto l’intero pianeta, pregno di energia negativa. Huna, con gli occhi chiusi, inspirò quella nuova aria e percepì gli spiriti del bene intorno a sé, ricevendo il loro invito ad affidarsi a loro. Il male era stato sconfitto, e il regno era salvo.

Bloom si avvicinò ai tre fratelli. Era pronta a dare loro il suo addio. Già sentiva la commozione tornare a stringerla al petto, ma sapeva che quello non sarebbe stato il loro ultimo saluto.

Era giunto per lei il momento di tornare a Magix, ma avrebbe avuto molto da fare, una volta arrivata. La sua missione di fata guardiana non era che appena cominciata.

Huna, Tagul e Atka diedero la loro benedizione alla fata e alle loro principesse. Icy e Sapphire, più belle che mai, li avevano raggiunti per parlare con loro.

-Che ne sarà di lei?- chiese Icy, puntando con lo sguardo il cristallo scuro che Tagul teneva stretto tra le mani, avvolto da un lembo di pelle.

-Non oserà più fuggire. Ve lo assicuro.- rispose lo sciamano. -Quando torneremo a casa, questo quarzo sarà gettato sul fondo del grande ghiacciaio, dove resterà per sempre.-

-Tornerà all’Altrove?-

-Sì.-

-Non troverà il modo fare del male anche da laggiù?-

-Avete la mia parola. Ora dovete pensare soltanto al bene di Dyamond. Il vostro regno ha bisogno di voi ora più che mai.-

Sapphire sorrise all’uomo, il quale ricambiò, prendendola per mano.

-State bene, principessina. E non dimenticateci.-

-Mai e poi mai!- fu la risposta entusiasta di Sapphire.

D’un tratto, il rumore di un turbine di vento smosse le nubi sopra il palazzo reale, e nella volta celeste, come un coleottero in volo che cresceva e cresceva di grandezza, comparve un oggetto che Bloom riconobbe immediatamente.

Una navicella.

I volti dei presenti erano fissi verso il cielo e attoniti per quell’apparizione improvvisa. Sapphire aveva la bocca spalancata per lo stupore. Non aveva mai veduto o conosciuto una tecnologia tanto avanzata, prima d’ora.

Bloom, raggiante di contentezza e sorpresa, osservò il mezzo atterrare nella piazza retrostante il palazzo, quasi deserta, e quando le porte si aprirono vide Sky scendere e sbracciarsi nella sua direzione. Era venuto a prenderla.

La fata gli fece cenno di attendere e si scostò dal parapetto di pietra per volgersi verso Icy.

-Ti aspetta un lungo viaggio, presumo.- disse la strega. Sapphire stringeva la sorella, intuendo che quello fosse un momento importante.

-Già. Ma non è finita qui.- Bloom sorrise. -Quando saremo a Magix organizzeremo immediatamente una squadra di aiuto per la tua gente.-

Icy la squadrò da capo a piedi, incerta su quale fosse la reazione più appropriata di fronte a quella generosità.

-Non sei costretta a…-

-Non dirlo neanche per scherzo.- Bloom finse di arrabbiarsi, ma subito dopo le rivolse l’ennesimo sorriso. Icy fu quasi disorientata dall’espressione così disinteressata e sincera della fata.

Bloom si fece improvvisamente seria. Non avrebbe mai pensato di vivere quel momento, ma sapeva che prima o poi sarebbe arrivato. Icy sarebbe tornata ad adempiere al suo ruolo di principessa ereditaria, ma come per i tre fratelli sciamani, sapeva che non avrebbe dovuto dirle addio.

A Magix, Icy aveva lasciato le sue compagne di sempre, ed era sicuro come l’oro che non se ne sarebbe separata in modo così repentino. Aveva ritrovato la sua vera famiglia, ma loro avrebbero sempre occupato un posto speciale nel suo cuore. La sua vita era su Dyamond, ora, ma non le avrebbe mai abbandonate.

Bloom si perse per un attimo negli occhi seri di Icy, in quello sguardo composto e scostante che non sarebbe cambiato mai, e di questo non poteva che essere immensamente felice. Era bello sapere che alcune cose sarebbero rimaste le stesse, ma che da allora in poi l’armonia avrebbe regnato anche tra due parti un tempo inconciliabili.

Osservò poi il visetto di Sapphire, e la prese per mano in segno di amicizia. Guardò di nuovo Icy. Il candore del suo abito le illuminava il viso, donandole una luce regale che le calzava a pennello.

Senza pensarci, in un moto di affetto le toccò il braccio con un gesto gentile, come un abbraccio lasciato a metà. Non si spinse oltre. La strega seguì con lo sguardo la mano di Bloom che le si posava sulla pelle, e tornò poi a guardarla in viso.

-Sarai una grande regina, Icy.-

Icy rispose con un sorriso appena accennato, ma profondamente sentito.

-E potrai sempre contare sul mio aiuto. Che tu lo voglia o no, non ti libererai facilmente di me.-

Non ci volle molto perché Bloom lasciasse la mano di Sapphire e si scostasse da Icy, avviandosi verso l’uscita del palazzo. Se non avesse avuto l’urgenza e la fretta di avvertire le sue compagne della nuova importante missione che le attendeva, sarebbe rimasta per molto altro tempo.

Sapphire si commosse per quel saluto che significava per lei un separazione, e da che Bloom e Icy si erano dimostrate tanto unite, fu come veder partire una seconda sorella.

Bisognosa di conforto, si strinse alla sorella maggiore, la quale la sollevò, prendendola in braccio perché potesse vedere dall’alto la fata che si dirigeva verso quel mezzo di trasporto sconosciuto e tanto particolare.

Bloom si voltò indietro e agitò il braccio verso le due sorelle. Icy rispose al saluto sollevando la mano destra in un gesto quasi formale, riadagiandola subito dopo per tornare a reggere la sorellina.

Sapphire non smetteva di ammirare il veicolo, rapita.

-Ma che cos’è?- chiese, curiosa, con il viso colmo di meraviglia.

-È un’astronave.-

-E a cosa serve?-

Sapphire guardò finalmente la sorella in viso, e lei ricambiò.

-Serve a spostarsi da un pianeta all’altro.-

Sapphire trasalì, affascinata. -Per viaggiare?!-

Icy annuì.

-Viaggiare era il tuo grande sogno, no?- le chiese. -Vedere i regni della Dimensione Magica.-

-Sì, sì!- Sapphire annuì con frenesia. Icy fu divertita da quell’euforia infantile che era propria della sorella. -Però…- aggiunse, pensierosa. -…fra un po’ di tempo. Dopotutto siamo appena tornate a casa.-

Icy sorrise. Il ragionamento non faceva una piega. Era naturale che Sapphire volesse riambientarsi tra i volti familiari e i luoghi a lei affezionati, prima di imbarcarsi in nuove avventure. Era ciò che desiderava anche lei.

-E quale pianeta ti piacerebbe visitare, per primo?-

Sapphire corrugò le sopracciglia, facendosi seria. Cercò di ricordare quelle belle figure che vedeva sui libri da piccola quando, con Icy, discuteva dei suoi progetti futuri. Avrebbe voluto vedere il mondo e le meraviglie di tutto il creato, con la certezza che avrebbe sempre potuto ritornare su Dyamond, dalla sua famiglia, e che nessuno l’avrebbe mai separata da tutto ciò che di più caro aveva.

-Calliope, forse.-

-Anche Althea non è male.-

Sapphire storse le labbra, riflettendo. Poi replicò, decisa.

-Ma Calliope è più bello.-

Icy rivolse alla sorellina uno sguardo pieno di affetto.

-E io ti ci porterò.-

Sapphire esultò, ma fu subito distratta dal vorticare dell’elica della navicella che si alzava in volo.

La bambina agitò la manina in un saluto caloroso, mentre lei e la sorella maggiore osservavano l’astronave sollevarsi sempre più in alto, sparendo nella volta celeste che si ergeva sul loro vasto regno tornato alla vita.

 

  
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