Videogiochi > Mario Bros
Segui la storia  |       
Autore: tilia    04/12/2022    1 recensioni
Se sei un Bowserotto, e non vedi quasi mai tuo padre per tutto l'anno, vorresti passare con lui la notte di Natale...
Ma quando anche in quella festività egli si porta il "lavoro" a casa, un po' ti irriti.
Inoltre, magare, non è l'idea più brillante del mondo tenere prigionieri, a causa di una bufera di neve, Mario e Bowser nello stesso castello.
Il tutto condito con una (povera) principessa Peach, che vorrebbe con ogni probabilità essere altrove, la neve, che scende senza sosta, e perchè no? Un incidente con il dirigibile, e quanta più sfortuna si riesca ad immaginare.
In una situazione del genere è facile che tutto finisca in tragedia, ma è pur sempre la Vigilia di Natale, potrebbe avvenire un miracolo. In questa magica sera la famiglia Koopa si potrebbe ritrovare un po' più unita, un po' più...famiglia.
-
Curiosi?
Genere: Angst, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bowser, Bowserotti, Ludwig Von Koopa, Peach
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

E la notte finalmente si quietò

 

E tu che hai preso in mano il filo del mio treno di legno

Che per essere più grande avevo dato in pegno
E ti ho baciato sul sorriso per non farti male
E ti ho sparato sulla bocca invece di baciarti

Perché non fosse troppo lungo il tempo di lasciarti

Stranamore (pure questo è amore), Roberto Vecchioni

 

Peach si svegliò di soprassalto. Era stato uno strano sogno, di quelli che non lasciavano ricordi nitidi, ma sensazioni. I colori si mischiavano ai suoni e sapori, le immagini sparivano e restavano le emozioni contrastanti: inquietudine e calma.

Tuttavia, si sentiva in pace per qualche motivo a lei sconosciuto. 

Era circondata da coperte morbide e qualcosa di caldo le pesava sullo stomaco, non doloroso, ma confortante, come una borsa dell'acqua calda.
Ricordava di essersi addormentata su una sedia e-

Era ancora nel castello di Bowser!

Aprì gli occhi, sforzando di schiarire la visuale sfuocata dal sonno. Sbadigliò, cercando istintivamente di nasconderlo. Voleva solo controllare che Jr stesse bene, ma alla fine era finita per addormentarsi sulla sedia, cullata dal calore della stanza e il respiro regolare dei suoi occupanti. Soppresse un moto d'irritazione, tali sentimenti non avrebbero portato a nulla di buono, ma non poteva impedire di sentirsi abbattuta. Attorno a lei, il respiro di numerosi adolescenti le diceva che stavano tutti riposando, ma erano ancora troppo piccoli per essere abbandonati in quel modo. Non era compito loro essere lì, da soli, a vegliare, accudire e proteggere, non sarebbe dovuta essere loro responsabilità, è sua. L'unico che doveva essere in quella stanza a curare il suo figliolo era Bowser, eppure, confermò con una veloce occhiata, non c'era. Non si era degnato di venire.

Eccoli,l'ennesima volta, tutti a riparare di nuovo gli errori di un padre immaturo.

La rattristava, ora che ci pensava meglio. 

Cosa sarebbe successo se Jr si fosse svegliato nel corso della notte dolorante e disorientato? Non aveva diritto di avere un padre pronto a suo fianco che lo consolasse?   

Si guardò nuovamente intorno.
 
Wendy stava dormendo appoggiata alla spalliera del letto, le boccette di smalto sparse e per fortuna chiuse attorno a lei, contro la sua spalla russava più rumorosamente Morton. Lemmy e Iggy erano uno sopra l'altro, sembravano sereni nonostante sembrassero in una posizione piuttosto scomoda. Qualcuno era passato a distribuire coperte, le aveva anche rimboccate con una certa premura che poco si addiceva alla loro natura caotica. Peach aveva una vaga idea di chi potesse essere stato. 

Con un piccolo sorriso il suo sguardo si spostò su Roy, il quale era ancora seduto con le gambe accavallate e appoggiate alla scrivania del maggiore, aveva una coperta contro le sue spalle, come una strana mantella, nel sonno i suoi occhiali erano scivolati di lato, rivelando un pezzo di palpebra. 

Nella sua testa li ricontò e si accigliò: mancava Larry. 

Si tentò di spostare, ma il peso che aveva in grembo le afferrò la vestaglia.

Non era una coperta come aveva inizialmente pensato, ma proprio Bowser Jr. Spalancò gli occhi stupita e si chiese come avesse fatto ad arrampicarsi senza svegliarla, nel muoversi trovò anche Larry sdraiato ai suoi piedi e arricciato attorno alla gamba della sedia. Non sapeva se le sue intenzioni iniziali fossero controllare che non andasse via o proteggere in qualche modo. 

Jr mormorò qualcosa, che non comprese, ma non si destò e con le sue zampe si strofinò il muso, arricciandolo infastidito, forse dal pizzo della sua vestaglia. 
A suo malgrado, la principessa lo trovò adorabile. Era più  forte di lei.

Peach sorrise dolcemente e lo sistemò meglio, evitando che i suoi aculei le strappassero la stoffa, fino a che la sua testa non riposava nell'incavo del suo avambraccio. Rimase colpita, quando notò che molti dei suoi tagli erano già guariti. L'unica prova del terribile incidente era la fasciatura sulla sua fronte e un paio di lividi disseminati lungo le ginocchia e gomiti.

Doveva essersi svegliato durante la notte e aver trovato conforto nella prima figura che aveva trovato. Doveva essere davvero esausta la sera prima per non sentire il piccolo Koopa arrampicarsi sulle sue ginocchia e accoccolarsi lì con lei.

"Mama Peach!" Sbottò  di nuovo Jr, questa volta più comprensibile, muovendosi per cercare di sistemarsi ancora di più contro il suo ventre caldo.

"Shh, riposa." Mormorò accarezzandogli la testa, ma ponendo estrema attenzione per evitare le bende. 

Avrebbe dovuto proibirgli di continuare a riferirsi a lei in quel modo, ma era giunta alla conclusione che essere una figura materna, non la vincolava in alcun modo a Bowser. Jr era abbastanza intelligente da distinguere i loro ruoli. Non era "Mama" perché in qualche modo sposata al tiranno, era "Mama" perché lui aveva scelto di vederla come madre. Lui stesso era stato chiaro ed eloquente, nonostante la sua giovane età, in parecchie occasioni. A volte la propria famiglia si decide, senza davvero renderlo ufficiale.  

La principessa aspettò che finalmente tornasse calmo, prima di concentrare la sua attenzione sull'altro Bowserotto ai suoi piedi. Non voleva che rimanesse a terra in quel modo, si sarebbe ammalato. Facendo molta attenzione a non svegliare Jr, picchiettò piano sulla spalla di Larry con un piede. Non era educato, ma era l'unico arto che poteva muovere in quel momento. 

"Mh?" 

"Vieni qui, Larry, sul letto." Sussurrò dolce la Principessa, indicando con la testa. Il Bowserotto era troppo intontito dal sonno per capire quello che stava succedendo. Sbadigliò rumoroso e Peach notò con la coda dell'occhio, Roy irrigidirsi, li stava osservando di nascosto, controllando cosa volesse fare. Larry non protestò, sembrava esausto e si arrampicò goffamente, rischiando di perdere più volte l'equilibrio.

Peach fece un respiro, cercando tutta la delicatezza di cui disponeva si alzò, barcollando e sollevando Jr fra le sue braccia. Era pesante per essere così piccolo, la costituzione dei Koopa li rendeva più densi e il guscio costituiva gran parte della loro massa. Posò il Bowserotto sul letto, manovrandolo in modo che i suoi aculei non si scontrassero con Larry. Non appena riuscì a sistemare entrambi in modo che non si ferissero a vicenda, sorride soddisfatta. Si sdraiò anche lei, perché se non l'avesse fatto in poche ore si sarebbero di nuovo trovati nella stessa situazione. Il letto era abbastanza grande perché si riuscisse a rannicchiare in un angolo. Avvertì un movimento alle sue spalle e si spostò spaventata. 

"Ne avrai bisogno." Sbottò roco Roy porgendole un cuscino piatto, che si mise come uno scudo dai gusci dei due Koopa. Non sapeva neanche quando lo avesse preso o da dove. 

"Grazie." 

"Mh, basta che non lo dici a nessuno." Ringhiò in un bisbiglio il Bowserotto, aiutandola ancora e porgendole il lembo del piumone blu per coprissi. Poi, senza un'altra parola tornò al suo posto e si rimise con i piedi sopra gli spartiti del maggiore, stropicciandoli, mentre si sistemava meglio. 

*

Mario sbadigliò sveglio. Gli piaceva dormire, ma in quel letto, in quel castello, il sonno non sembrava mai arrivare. Non importava in quale situazione, se amichevole o come nemici, trovava le camere dei castelli dell'arcinemesi inquietanti. 

Soprattutto l'idea di avere il nemico a poche stanze di distanza, lo disturbava nel profondo. 

Si alzò masticando un paio di insulti non troppo sottili. La mattina era sempre così, anche Luigi aveva imparato a girargli alla larga, ma in quel caso era anche peggio.  Ogni volta che la giornata iniziava di particolare cattivo umore era sempre colpa sua: Bowser. 

Bowser aveva attaccato il castello di Peach, Bowser gli aveva mandato un invito ad una sua solita trappola, i suoi dannati figli avevano combinato qualcosa, Bowser era stato a sua volta rapito -Ah, il karma, dolce karma - e lui veniva buttato, senza troppe cerimonie, giù dal letto per andare a salvare il mondo, neanche il suo per giunta, per l'ennesima volta.

Ma non era mattina, non era a casa sua, non era il suo letto. Era nel cuore nella notte insonne, intrappolato in nel suo castello da una bufera e costretto a passare il Natale con il suo più acerrimo nemico. Non solo non era riuscito a stare con la sua famiglia, l'unica che gli rimaneva, lo aveva anche trascinato in una situazione potenzialmente mortale e per cosa? Passare le vacanze con Peach e la sua famiglia? Non poteva invitarla come una persona normale? Pardon, Koopa normale? Perché a lui? 

"Mamma mia." Ringhiò rifiutandosi di dire ad alta voce l'insulto che davvero stava pensando. 

Era pur sempre Natale.

Si mise in fretta la sua tuta e si diresse a grandi passi verso la stanza di Peach. Giusto per essere sicuro che non le fosse accaduto niente durante la notte. Bowser aveva dimostrato più e più volte di avere le peggiori idee, nei peggiori momenti possibili. Non si poteva mai sapere.

Bussò con delicatezza, per non spaventarla, ma non ottenne alcuna risposta.

"Principessa Peach? Sono Mario, posso entrare?" domandò cautamente sperando di ricevere qualche segno di vita.

Nulla.

Un sordo panico gli prese lo stomaco. Non si sarebbe mai perdonato che la principessa avesse subito angherie, o peggio, fosse stata rapita proprio mentre lui era a pochi metri di distanza. Spalancò la porta con un colpo secco e sbiancò ancora di più. Ordinatamente pulito e appeso c'era il vestito della principessa, ma di lei nessuna traccia.

A Mario quasi prese un colpo, mentre le sue guance si tingevano molto velocemente di rosso.

 La sua famiglia, eh? Non toccate la sua famiglia? Quel viscido lucertolone squamoso e troppo cresciuto lo aveva fregato, aveva fatto la parte della vittima e poi questo!

Portarla via nella notte, magari costringerla a passarla con lui a vedere un film o qualcosa di simile!* 

"Ah, ma questa volta, lo ammazzo sul serio e non ci sarà Kamek che lo possa resuscitare!" Ringhiò frustrato e furioso l'idraulico, correndo verso la stanza di Bowser.

"Giuro, che se l'ha sfiorata anche solo con un dito- che accidenti mi è venuto in mente? Lasciarla da sola? Nello stesso castello con quel mostro! Che idiota che sono!" Bisbigliò fra sé e sé, continuando la sua folle corsa.

Arrivò alla stanza gigantesca del suo acerrimo nemico senza più insulti da urlare. Aveva già detto tutto quello che gli veniva in mente lungo la strada. Lemmy lo aveva guardato passare confuso, nell'ombra delle scale. Si era grattato la testa e aveva alzato le spalle, rotolando via in silenzio. 

La porta della camera era verniciata di un rosso cupo, quasi bordeaux. Era tutto lucido, quasi che ci passassero la cera ogni giorno (e non faticava a crederlo).

A parere di Mario, rifletteva molto il carattere del proprietario: un megalomane. 

Non riusciva a togliersi dalla testa quei bruttissimi scenari che il suo cervello gli suggeriva. Come stava Peach? Era ferita? Terrorizzata sicuramente, magari traumatizzata, Bowser aveva un pessimo gusto cinematografico. Oddio, magari aveva iniziato con le sue maratone. Da quanto tempo era intrappolata con film post-apocalittici e di guerra? La sua povera principessa. 

Perché era stato tanto stupido?

Con tutti questi interrogativi aprì di soppiatto la porta, pronto a coglierlo sul fatto. Varcò la soglia nel più completo silenzio, senza dire nulla. Non aveva parole per descrivere il suo disgusto, bastavano i suoi occhi, che se avessero potuto, avrebbero incenerito tutto e tutti.

Respirò l'aria secca della camera. La sua prima sensazione fu il calore, il quale lo colpì in pieno volto. Gli sembrava eccessivo persino per il suo più grande nemico.
Bowser era bollente per natura, detestava tutto quello che non fosse al di sopra dei trenta gradi. Non per altro, viveva in un castello nella lava.  

Aguzzò la vista e frenetico cercò di individuare la sua principessa, ma non la trovò.  Avanzò ancora, quasi inciampando nei suoi stessi passi dalla fretta. Aveva paura, aveva dannatamente paura di essersi lasciato fregare in quel modo. Il suo cuore batteva forte,  voleva saltare fuori dalla gabbia toracica e farsi un tuffo anche lui nel magma che era sicuro scorresse sotto il castello.

Individuò il grosso letto imponente e lussurioso. Era incredibile come il suo acerrimo nemico riuscisse ad imprimere la sua odiosa personalità megalomane anche ai suo mobilio.  Non sapeva cosa aspettarsi, ma mai neanche nelle sue più folli paranoie, si sarebbe immaginato quello che trovò fra le lenzuola. 

Si ritrasse di scatto, sentendosi schiaffeggiato. Peach non c'era. Non era lì, con tutta probabilità non c'era mai stata. 

Nel letto dormiva Bowser, aveva l'aria stanca e nonostante stesse riposando. La coda si muoveva a piccoli scatti guardinga, più che un rettile gli ricordava quella di un gatto. Aveva profonde occhiaie, le scaglie proprio sotto i suoi occhi erano più scure ed infossate. Avevano combattuto insieme in delle rare occasioni e si ricordava fin troppo bene il suo aspetto esausto. Sembrava aver passato molte notti in bianco. 

C'era qualcuno fra le sue braccia e Mario si era sentito un intruso. Non era Peach, ma riconosceva il guscio blu, avendolo ricevuto più di una volta in faccia.  Poteva scorgere anche qualche dello stesso colore che spuntavano dalle zampe del suo acerrimo nemico, si era addormentato nell'atto di accarezzarlo. 

Aveva un altro nodo allo stomaco, ma non per la paura di venire scoperto, era disagio. Si sentiva come se avesse appena interrotto qualcosa di importante e privato. Un momento speciale fra padre e figlio, un attimo per loro e di nessun altro. Aveva già insinuato a cena che non gli importasse della sua famiglia, ed eccolo lì, che gli dimostrava il contrario. Avrebbe mentito, se avesse detto che era la prima volta che vedeva Bowser come genitore. Mario lo notava nei suoi piccoli sguardi, negli attimi in cui iniziava gridare quando la sua prole vinceva qualcosa, un po' più forte degli altri. Erano nemici da così tanto tempo, che si conoscevano, forse, più di chiunque altro. Avevano visto il meglio e il peggio gli uni degli altri. 

Lo aveva già offeso, c'erano dei limiti che nessuno dei due voleva più superare. Era un patto intimo fra di loro, il rispetto che si erano guadagnati reciprocamente con sudore, sangue e numerose lotte. Erano nemici, ma rispettosi. L'idraulico non voleva commettere di nuovo lo stesso errore, con il giudizio affrettato di quella sera.

"Cosa vuoi idraulico?" Bisbigliò, improvvisamente, Bowser socchiudendo un occhio minaccioso. La sua voce talmente bassa che era appena percettibile, Mario non sapeva neanche che fosse in grado di essere così quieto. La minaccia aleggiava nonostante tutto, accoppiata con i movimenti più scattanti della coda, che rispecchiava la sua irritazione. 

"Uh, è la mattina di Natale." Arrancò la prima scusa che gli venne alla mente. "Buon Natale." Concluse arrossendo fino alla punta del naso. 

Bowser alzò un sopracciglio confuso, come solo chi si sveglia alle 3 del mattino con un intruso nella propria stanza che gli augura buon Natale può essere. 

Mario lo fissò immobile, aspettando il verdetto della sua improvvisazione.  

Bowser ricambiò lo sguardo in silenzio, troppo sorpreso per parlare. 

"Okay..." Mormorò, infine, il rettile sbattendo le palpebre. "Ehm, buon Natale anche a te?"  

Oh. 

Oh.

"Oh," Esclamò sorpreso che avesse ricambiato.  "Grazie."

Si tornarono a fissare in silenzio. Maria si dondolò sui talloni troppo imbarazzato per pensare ad altro. 

"Mario?" 

"Sì?" 

"Non so cosa stia succedendo," Bisbigliò usando tutto l'autocontrollo di cui era in possesso per non urlare. Un flebile filo di fumo iniziò ad uscire da una narice. "Non so neanche che ore siano, ma sono sicuro di aver defenestrato il mio personale per molto meno, puoi uscire dalla mia stanza, idiota baffuto?!"

Mario non se lo fece ripetere una seconda volta e si sistemò il berretto nervoso sulla testa.  

"Okie-dokie!"

Si mosse veloce indietreggiando, ma si fermò. 

"Ehm, Bowser?" Chiamò ad un passo dalla sua salvezza, tenendo il tono della voce altrettanto bisbigliato. "Deformazione professionale, sono abituato a controllare che tutto sia a posto." Si cercò di giustificare, cercando di scusarsi, ma non riuscendo a dire l'intera verità. "È tutto a posto?" 

Il sovrano lo fissava, le narici ancora fumanti. Inclinò la testa appoggiandola contro il materasso, i capelli rossi scompigliati alle sue spalle. Lo sguardo si ammorbidì e si accoccolò meglio attorno alla sua prole, non lo aveva mai lasciato andare. Ludwig non si era svegliato, non si era spostato di un millimetro. 

"Staremo bene." Disse suonando stanco. 

"D'accordo." Annuì l'eroe decidendo che quello era un ottimo momento per battere in ritirata. Uscì in silenzio come era entrato, avvertendo gli occhi di Bowser sulla sua schiena per tutto il tempo. 

Chiuse la porta alle sue spalle e finalmente riuscì a rilassare le spalle. Si passò una mano sulla fronte e asciugò il sudore. 

"Pweh, quella è stata una mossa davvero idiota." Sbuffò ricominciando a passeggiare per i corridoi nel silenzio più tombale.

Si sentiva in colpa per essersi gettato ancora a capofitto del salvataggio (immaginario) della principessa e aver calpestato quell'attimo d'intimità. Si chiese di nuovo dove fosse finita la Principessa Peach, ma un'improvvisa ondata di stanchezza lo fece sbadigliare. 

"Oh, probabilmente aveva il languorino di mezzanotte." Borbottò grattandosi sotto i baffi. Non aveva altre idee, se Bowser non l'aveva rapita, di certo non poteva essere andata troppo lontano. 

In silenzio ritornò nella sua stanza.

*

Ludwig si svegliò circondato da un piacevole calore. Tutto era calmo, troppo calmo. Era strano, niente sveglie che gli martellavano le orecchie o fratelli che lo buttavano giù dal letto nel bel mezzo della notte per i più disparati motivi.

Da quando non dormiva così bene?

Sbirciò socchiudendo un occhio con sospetto, ma la stanza era ancora buia. Mosse la testa tentando di spostarsi i capelli arruffati da davanti agli occhi e quel movimento risvegliò un fastidioso raspino. Tossì infastidito e scoprì di avere anche le narici completamente tappate. Doveva trovare un fazzoletto al più presto. Starnutì e questo lo fece emettere un piccolo gemito gutturale , la gola lo stava uccidendo. Patetico non avere la voce il giorno di Natale, decise sbuffando.

"Dormi, è ancora troppo presto." Borbottò una voce, fin troppo vicina al suo orecchio.

Il giovane Koopa si rizzò a sedere di scatto allarmato. Non ricordava di essere mai andato a letto. Istintivamente mosse un braccio lungo il materasso, strisciò la mano sotto al cuscino cercando il suo scettro, ma non lo trovò.

"Ludwig, non sto scherzando, per una volta ascolta tuo  padre e ritorna a dormire!"

Il Bowserotto formulò un centinaio di domande nella sua testa, ma nessuna di esse arrivò mai alla sua bocca. Deglutì e tentò di scivolare fuori dalle coperte. Doveva aver sbagliato stanza, non c'era altra possibilità. Probabilmente, era talmente stanco la sera prima, che al posto di andare nella stanza di Bowser Jr era finito in quella di suo padre. Avvampò, vergognandosi della sua confusione.  Non poteva credere di aver fatto una simile cosa, i suoi fratelli non lo avrebbero mai lasciato in pace. 

"Piccola peste, perché sei sempre così testardo, mh?" Chiese assonato Bowser, liberandogli finalmente la strada alzando la coda. Ludwig lo prese come un invito a tentare la fuga. "Dove stai andando?!" Ringhiò esasperato riafferrandolo per la collottola come se fosse ancora un cucciolo appena schiuso. "Ti salirà di nuovo la febbre."

Ludwig avvertì il suo fiato caldo sul collo, mentre lo trascinava di nuovo a sé. Per qualche motivo il suo corpo si rifiutava di muoversi, nonostante quel trucco non avrebbe più dovuto funzionare da un pezzo.(**) Non stava capendo neanche quello che il genitore gli stava dicendo. 

 Bowser lo strinse contro il suo fianco, il punto più soffice e molle. Era considerato un gesto intimo, il punto più debole della loro corazza era esposto in quella posizione, significava piena fiducia ed affetto. Ludwig arrossì nuovamente all'idea che qualcuno potesse vederlo in quel modo, ma non si riuscì a muovere. Il calore e la presa ancora ferrea contro il suo collo lo inebriava, era istintivo. 

Il sovrano sbadigliò sonoramente e lo fissò sbuffando, conscio di quello che stava facendo. "Ti sei calmato ora?" Borbottò rilasciando un po' la presa come per testare la sua reazione. Quando vide che Ludwig non si spostava lo lasciò andare completamente, lasciando però la mano contro il suo collo. "Hai ancora la febbre." Constatò.

"Mhm." Mormorò piano in assenso il giovane. Poteva sentire il mal di testa premere contro le sue tempie ed una fastidiosa alternanza fra caldo e brividi freddi. Aveva decisamente ancora la febbre, non serviva di certo il Sovrano dei Koopa per farglielo notare. 

"Sei un incosciente, sai?" Mormorò senza alcuna nota di minaccia nella voce. 

"Co-Cosa?" Rispose schiarendosi la gola per riuscire a parlare in maniera comprensibile. Ludwig stava arrivando al limite della sua sopportazione. Non sapeva perché fosse lì, o come ci fosse arrivato, ma di certo non sarebbe rimasto per una ramanzina sull'essere "incosciente" dalla persona che aveva rovinato il Natale all'intera famiglia per una voglia improvvisa di rapimento. Il suo mal di testa non aiutava la sua pazienza, già agli sgoccioli.

Bowser, dal canto suo, sapeva che era arrivato il momento. L'attimo in cui sarebbe stato costretto a sedersi accanto a suo figlio e parlare. Non gridare, ma solo parlare e tentare di capire perché si comportasse in quel modo, perché non lo ascoltasse, non gli mostrasse rispetto. In poche parole: perché non riuscissero più a comunicare.

Soprattutto gli spiegasse il motivo per cui tutto il suo castello fosse diventato, improvvisamente, come popolato da fantasmi. Non era che che Ludwig e i suoi fratelli non combinassero disastri, ma non lo facevano più con lo stesso divertimento, sembrava che fosse solo tacita routine, come fossero tutti costretti ad agire in quel modo e non ci mettessero lo spirito. Bowser non riusciva a spiegarselo, lui di certo non era cambiato, quindi era per forza successo qualcosa.   

"Avevi la febbre alta, perché non me lo hai detto? Siamo una specie a sangue freddo, lo sai che non sono cose da sottovalutare!" Esclamò decidendo di affrontare un problema alla volta, partendo da quello secondo lui più facile.

Ludwig non si mosse dal suo fianco, la guancia contro le sue scaglie, mentre il suo volto era nascosto dai capelli blu arruffati. Rimasero in silenzio, il respiro congestionato dell'altro l'unico rumore della stanza. 

"Ludwig, mi stai almeno ascoltando?!" Chiese spazientito, sferzando la coda e di conseguenza facendo muovere tutte le coperte. Nella sua scaletta mentale quella era la cosa più facile da risolvere, quindi perché stava arrancando anche in quella? Perché non riusciva a farlo parlare? Possibile che aveva avuto una conversazione più civile un'ora prima con il suo più acerrimo nemico, ma non riuscisse a scambiare due parole con il suo stesso figlio? 

"Io? Io ti sto ascoltando!" Sbottò improvvisamente Ludwig e le sue iridi gelide spuntarono con uno scatto della testa nella sua direzione. "Ma tu mi avresti ascoltato?" Domandò con voce alquanto roca. "Sembravi così occupato stasera, insomma dovevi fare bella figura, no? C'era la principessa Peach d'altronde!" continuò senza nascondere il suo sarcasmo.

"E con questo cosa vorresti dire?"

"Che era la notte di Natale!" Ringhiò soffiando un piccolo e sottilissimo filo di fumo nero dalla narici, ancora tappate. "Era la serata che dovevi dedicare alla nostra famiglia, nessun rapimento o scontro con quel tuo stupido idraulico!"

Bowser spalancò gli occhi nella penombra. Era dunque quello che aveva tanto dato fastidio ai suoi figli? La scelta di uscire la notte di Natale?

"Se questo vi dava tanto fastidio, perché non me lo avete detto? Insomma, qualunque cosa vi proponga state sempre tutti in silenzio, è come se non vi importasse mai niente!"

Fu il turno del primogenito a rimanere in silenzio valutando le sue parole. Ormai, era da tempo che i suoi fratelli avevano perso la voglia di discutere con il loro padre, speravano sempre tutti di attirare la sua attenzione facendo bene quello che ordinava loro, stando bene attenti a non contraddirlo in alcun modo. Era dunque questo che aveva portato ad una simile ed abissale diffidenza fra loro? Loro lo assecondavano e lui che cercava segnali - e non era neanche bravo a coglierli-, rimaneva sempre più confuso.

"No."

"No, cosa?" domandò Bowser accigliandosi.

"No, non ci piaceva che uscissi a rapire la principessa Peach la notte di Natale, ma sapevamo che non avresti cambiato idea" spiegò limpidamente il bowserotto, sorprendendosi della sua schiettezza. "Larry ha iniziato a creare un disastro dopo l'altro, Roy e Morton hanno quasi distrutto l'albero di Natale facendolo cadere dalle scale, perché è successo?" domandò retorico, chiudendo gli occhi e portandosi una mano alla tempia, massaggiandola lentamente, come se il ricordo gli facesse venire il mal di testa. "Perché Lemmy ha riempito il castello di palloni! Poi, Wendy ha appeso le decorazioni e hai visto il risultato..." mormorò con una nota di disgusto nella voce, lasciando la frase in sospeso.

Il genitore non poté non essere d'accordo per una volta, anche se alla sua principessina non lo avrebbe mai detto. Ludwig, ricominciò aprendo gli occhi e fissando il genitore. "Iggy ha quasi fatto saltare in aria le cucine e io volevo solo restare in biblioteca a leggere, ma non ci sono riuscito, perché tutti mi hanno chiesto per tutto il giorno -tutto il santo giorno- dove fossi!" enfatizzò lasciando che un altro piccolo filo di fumo gli uscisse dalla bocca -dal naso gli era diventato pressoché impossibile- mentre parlava."E io? Io cosa ne potevo sapere di dove fossi? Dovevi essere con noi almeno la notte di Natale, ma non c'eri, quindi che cosa potevo dire io?" 

Seguì un lungo silenzio, che nessuno dei due osò interrompere. Bowser sferzava la coda pensoso. Ludwig si era espresso come mai prima d'ora, solitamente lui era l'ultimo a fare commenti, e la maggior parte erano critiche sarcastiche, ma questa differiva; non aveva lo stesso sapore acido, era solo un po' amaro, forse deluso.

"Mi sono chiesto anch'io dove fossi..." Bisbigliò improvvisamente il primogenito, smettendo di guardarlo e tornando a nascondere la faccia contro il suo fianco. Si strinse contro il genitore, nell'inconscio tentativo di farsi più piccolo, di scomparire dall'imbarazzo per quella confessione. Non doveva essere il più forte in fondo?

Bowser inspiro con lentezza stringendo le fauci irte di denti. Trattenne il fiato per qualche secondo, aspettando se il maggiore avesse altro da aggiungere, ma quando fu sicuro che avesse terminato completamente iniziò a parlare lentamente sfidando la sua stessa natura turbolenta: "So di non essere perfetto, ho fatto i miei errori, ma non avrei mai creduto che voi aveste così poca fiducia in me. Avete così paura di perdermi? Non credete che il vostro vecchio sia quello che più di tutti voglia starvi vicino?"

"Allora perché non sei rimasto con noi? Perché non sei rimasto con la tua famiglia? Non siamo abbastanza?"

"Volevo semplicemente fare un piccolo rapimento, non credevo che sarebbe finito in questo modo! Insomma, mica volevo schiantarmi! Tenta di capirmi, se io fossi riuscito a portare Peach con me la notte di Natale, avreste passato un Natale insieme. Tutte le persone a cui tengo di più insieme, non volevo mettervi in secondo piano, volevo solo farvi una sorpresa!" esclamò alzando leggermente la voce. Bowser si arricciò protettivo contro il figlio e lo tenne stretto, nonostante il vago tentativo di liberarsi da parte dell'altro.

Appoggiò delicatamente il muso sulla sua testa e quando parlò nuovamente aveva un tono più basso, quasi roco: "Siete la mia famiglia, siete il mio tesoro più prezioso, ma..." Si fermò combattuto di come spiegare meglio ciò che provava. Avvertì il maggiore trattenere il respiro. "Sono anche egoista, Ludwig, voglio sempre più di quello che possiedo, è la mia natura. Non è una scusa, ma la verità. Non riesco a fermarmi, capisci? Vedo un tesoro e lo voglio, mi piace avere tutte le persone a cui tengo vicine, le voglio a qualunque costo e non so fermarmi. È per questo che ho bisogno di un... aiuto."

Ludwig emise un risolino. Perché Bowser non chiedeva mai aiuto. Sentire quella parola lasciare la sua bocca era come sentire Peach gridare un'ingiuria. 

"Non ridere, moccioso, sono serio." Lo rimproverò arruffandogli i capelli, senza nessuna traccia di irritazione nella voce. "Ho bisogno che voi mi diciate quando mi sto lasciando prendere la mano, quando sto per pagare un prezzo troppo alto, solo per ottenere un tesoro." 

"Anche se quel tesoro è la Principessa Peach?" 

"Anche se quel tesoro è la Principessa Peach." Confermò con una nota di genuino dolore. "Non c'è tesoro che valga la nostra famiglia, okay?" 

Ludwig smise persino di respirare, mentre tentava di memorizzare nel più breve tempo possibile quelle parole. Il suo cuore batteva forte e uno strano calore -indipendente dalla febbre- s'impossessava del suo volto. "Okay." 

"Bravo ragazzo, sono fiero di te." 

"Cosa?" 

"Sono fiero di te. Mi fai impazzire, mi fate tutti impazzire, siete tutti così caotici che mi fate invecchiare di dieci anni ogni volta che combinate qualcosa, ma vi guardate le spalle gli uni con gli altri, ti ascoltano e tu li ascolti. Non so cos'ho fatto di corretto nel crescervi, ma sono fiero di voi." Sogghignò, avvertendo il cuore dell'altro battere talmente forte che faceva vibrare entrambi. "State già facendo un lavoro migliore del mio, cos'altro potrei volere di più come padre e sovrano?"

Bowser non si era mai sentito così vivo in anni.

"Adesso dormi, stupido, altrimenti non guarirai mai." Bisbigliò senza lasciarlo andare. "E dovrò tenerti qui con me per sempre." 

Il primogenito chiuse gli occhi lucidi e tirò su con le narici ancora troppo tappate per riuscire a respirare. 

"Okay." Disse soffocato e strozzato dall'emozione. "'Notte." Non si fidava a dire altro. 

Ludwig si appoggiò alle scaglie più morbide del petto. I suoi artigli si strinsero, ma ben presto il suono rilassante del cuore del genitore, unito al suo respiro uniforme ed al calore lo cullò in un sonno esausto, chiedendosi vagamente se quello che aveva ascoltato era reale o era un'allucinazione dovuta alla febbre.

 

Ed il più grande conquistò nazione dopo nazione
E quando fu di fronte al mare si sentì un coglione
Perché più in là non si poteva conquistare niente
E tanta strada per vedere un sole disperato
E sempre uguale e sempre come quando era partito

Stranamore (pure questo è amore), Roberto Vecchioni

*

Piccolo Angolo dell'Autore: 

* Sapete la cosa divertente? La reazione di Mario era differente, c'era un'allusione a sfondo sessuale (Netflix&Chill, per chi coglie) e stonava paurosamente con il tono della storia, quindi ho deciso di riscrivere tutta la scena. Nella mia storia Bowser rapisce solo le principesse senza consenso, è un cattivo, ma non quel tipo. 

** Mi immagino i Koopa come degli enormi gatti, non chiedetemi come mai. Per chi non ne fosse a conoscenza una gatta può prendere i propri cuccioli dal collottola ed istintivamente si immobilizzano e si lasciano trasportare, i Koopa enormi lucertole che sputano fuoco? Uguale. I miei little patetici meow meow. No, non dovrebbe funzionare con Ludwig, ma è più divertente se lo fa.

Il capitolo è immenso ed ero dibattuto se dividerlo in due oppure no, ma dato che non ho intenzione di protrarre questa storia per altri due anni, ve lo siete beccati tutto insieme. Ringrazio di cuore per le recensioni e chi ancora aspetta la fine di questa "cosa" chiamata storia. Ammetto che ho aggiunto delle parti, perché per qualche motivo avevo uno strano pizzico di ispirazione in questi giorni e questo risulta essere il mio capitolo preferito. 

Bowser è ancora un pessimo genitore, una conversazione non aggiusta del tutto una relazione, ma l'intenzione c'è ed è sulla buona strada. Scrivere un personaggio come lui non è facile, perché le sue ambizioni lo mettono spesso nei guai, anche nei videogiochi è qualcuno che si fa spesso controllare dalle proprie emozioni ed è estremamente impulsivo. 

Roy mi fa ridere ogni volta che lo scrivo, sono partita adorando Ludwig e sono finita ad amare Roy. Nessuno lo dica alla me di cinque anni fa, gli verrebbe un infarto.

Ringrazio di cuore chi ancora segue questa storia, senza le vostre recensioni e letture non sarei mai arrivato fino a questo punto. Grazie di cuore!


  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Mario Bros / Vai alla pagina dell'autore: tilia