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Autore: ONLYKORINE    04/12/2022    0 recensioni
Doveva essere una storia dove, al posto dei capitoli, ci dovevano essere delle os autoconclusive, anche se la storia segue una trama comune. Stesse coppie, stesso contesto.
Dovevano essere 100 prompt per 100 capitoli, ma purtroppo solo per una decina di prompt sono riuscita a sviluppare le os. Dal decimo capitolo in poi, saranno capitoli normali. I miei personaggi hanno preso vita e non ne vogliono più sapere di seguirmi!
È il 2024 e sarà l'ultimo anno a Hogwarts per Albus e Scorpius. Lily non vede l'ora di levarseli dai piedi e godersi la sua libertà, finché non si rende conto che non è proprio quello che vuole, e se è una maledizione di famiglia, quella di innamorarsi dei migliori amici, forse, ne sarà colpita anche lei. E chi meglio di una migliore amica come Alice potrà assecondarla in tutte le sue strane idee?
ScorpiusxLily
AlbusxAlice
(non so bene dove mi porterà questa storia, ma per ora scrivo...)
Ah, altra cosa: per sbaglio mi sono immaginata Albus con gli occhiali... Beh, ora non riesco a immaginarlo diversamente quindi sappiate che li porterà! 😅
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Alice Paciock, Alice Paciock II, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Zucchero filato a Londra

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"Forse dovremmo avviarci verso Hogsmeade" propose Alice, staccandosi dalle labbra di Al: era passata quasi mezz'ora ed era giunto il momento di rincontrare Lily e Malfoy.
"Non andremo a Hogsmeade, Alice". Il tono del moro era strano e un po' lo era anche lui: si passò una mano guantata sul berretto e sorrise (quel sorriso a cui iniziava a far fatica a dire di no!), poi le accarezzò una guancia con il dorso delle dita.
"No? E dove andremo?" Stranita, la ragazza si voltò verso il viale ciottolato: Al voleva tornare a scuola? E perché avrebbero dovuto farlo proprio nell'unico giorno in cui potevano uscire?
"Ti fidi di me?" le chiese e Alice lesse nel suo sguardo la speranza che lei accettasse senza fare domande. Si morse un labbro, ma poi, senza sapere bene perché fosse così, annuì.

 

Al strinse la ragazza in vita e si smaterializzò per comparire in un vicolo di Londra. Non lasciò andare Alice subito, perché aveva paura che scappasse, così aspettò che lei si rendesse conto di dov'erano.

 

Alice non si era aspettata la smaterializzazione e lo strappo allo stomaco la prese un po' in contropiede, ma quando si ritrovarono nella Londra babbana, spalancò gli occhi, ancora più sorpresa. "Albus!" esclamò, meravigliata da ciò che vedeva, mentre si girava fra le sue braccia: le decorazioni natalizie, la gente che vedeva camminare lungo la via principale, i suoni di campanelle benfestanti e tante, tantissime altre cose, la fecero sorridere.
"Alice, vuoi passare questa giornata con me, nella Londra babbana?" le chiese allora lui, con quel sorriso da Serpeverde, consapevole del fatto che difficilmente avrebbe risposto di no.
Infatti lei rise.

 

Al sorrise soddisfatto: voleva sorprenderla e c'era riuscito. Ma non era ancora tutto.
"Siamo a Londra nel giorno di Hogsmeade!" esclamò ancora Alice e Al non seppe dire se nella sua vita ci fosse stato prima di quel momento un istante così felice.  "Merlino, se ci beccano…"
Lui scosse le spalle e le prese la mano. "Pensiamo alle cose belle: non ci scopriranno. Torneremo in tempo, te lo prometto".
"Dovresti fare solo promesse che puoi mantere, Potter!" lo prese in giro lei, ma continuò a guardare verso la strada principale.
"Ti prometto che sarà un giorno bellissimo, allora" disse ancora, prima di avventurarsi verso la calca che vedevano dal piccolo vicolo dove si erano materializzati.
"Che hai in mente?" gli chiese, ma anche Al capì che lei si stava lasciando andare.
"Pensavo di pranzare con lo zucchero filato e bere cioccolata calda in tazze da passeggio. Potremmo guardare le vetrine natalizie e poi…"

 

Alice sbarrò gli occhi quando si inoltrarono nella via principale: il via vai di persone era caotico e tremendamente eccitante, vedeva i chioschetti di cibo babbano e annusava loro profumi, immaginando gusti che si scioglievano sulla lingua.
"Non so cosa sia lo zucchero filato, però…" ammise, quando iniziarono a camminare lungo la via.
"Te lo farò assaggiare, ma prima guarda là…" Lui le indicò con il dito un punto della strada che si affacciava sul Tamigi e lei sgranò di nuovo gli occhi quando vide il ponte nella sua maestosità. "Il Tower Bridge!"

 

Al si stupì. "Lo conosci?"
"Conosco tutti i ponti del Tamigi. James e Frank ci avevano promesso che se li avessimo imparati tutti a memoria ci avrebbero portato qui, due anni fa. Questo è il più bello perché si apre. Le navi non volano, ma ci passano in mezzo!"
Oh. Non era una novità per lei? L'idea che James l'avesse portata in giro come stava per fare lui, gli fece digrignare i denti.
"Ci sei già stata?" chiese, per la prima volta pensando di aver sbagliato sorpresa. Cosa avrebbero fatto, ora?
Ma la ragazza rise nervosa e si passò una mano sulla guancia. "No, ci avevano preso in giro" rispose, quasi sconsolata e Al si sentì un po' una brutta persona al pensiero di esserne contento.
"Beh, ora siamo qui. E lo guarderemo aprirsi mentre le navi ci passano in mezzo."
Gli occhi della ragazza brillarono mentre si voltava verso di lui. "Davvero?"
"Davvero."
"Non vedo l'ora."

 

Al si fermò a un chioschetto di dolciumi e prese delle gommose a forma di animali e uno stecco su cui una nuvola di zucchero filato colorato si dondolava dolcemente.
"Questo è lo zucchero filato" le disse, mentre glielo porgeva sotto lo sguardo stranito dell'ambulante.
"Wow! E come si mangia?" chiese lei, facendolo girare per osservare quell'opera d'arte. "Come un gelato?"
"Come vuoi, anche così" spiegò, staccandone un pezzo e avvicinandolo alla sua bocca per farglielo assaggiare. Lei chiuse gli occhi quando lo zucchero le si sciolse sulla lingua e Al si sentì fortunato guardandola mentre si leccava le labbra compiaciuta.

 

Santo Godric era una goduria! Un'insieme di tutti i dolci di Mielandia sullo stesso stecco. Quando riaprì gli occhi, lo sguardo di Alice si incrociò con quello del moro e l'occhiata intensa che lui le lanciò le fece accalorare le guance.
"Me ne fa un altro, per…"
No, no no!
"No, dividiamo questo" insistette lei. Al alzò le spalle e ordinò dolci diversi.
Si allontanarono e lei ne staccò un altro pezzo. "È il tuo turno" disse, allungando le dita verso di lui. Il lampo che passò negli occhi del ragazzo le suggerì che avrebbe fatto qualcosa di audace, ma non ascoltò il suo sesto senso e quando Al aprì la bocca per mangiare lo zucchero filato, le sue labbra non si fermarono e arrivarono a lambirle le dita. Un brivido le corse dalle dita fino al petto e quasi si sentì tremare di piacere. Spalancò gli occhi e lui le bloccò la mano per continuare quella carezza fino al palmo.
"Mi piace molto lo zucchero filato…" riuscì a dire, ma la sua voce venne fuori roca alle sue stesse orecchie e lei dovette tossicchiare per schiarirsi la gola. Al sorrise ancora: peccaminoso, intrigante e assolutamente affascinante. 
"Comunque si può mangiare anche dallo stecco, così…" spiegò lui, continuando a guardarla e chinandosi verso di lei che teneva lo stecco vicino al viso.
Alice capì che voleva addentare direttamente lo zucchero filato, così all'ultimo lo tirò via, sporgendosi verso di lui e baciandolo.

 

Al le posò la mano sul fianco e la strinse verso di sé.
"Sai di dolce" disse lei, ancora con le guance rosee. Al non voleva staccarsi da lei, ma voleva giocare ancora, così si sporse a staccare con i denti un grosso pezzo di zucchero solido, per poi tornare verso di lei e invitarla a servirsi direttamente dalle sue labbra. Lei rise, ma poi lo accontentò e tutti e due mangiarono finché le loro bocche non si incontrarono di nuovo.

 

Alice si stava divertendo tantissimo: avevano mangiato dolci, si erano baciati, avevano passeggiato mano nella mano, si erano fermati a baciarsi ancora, avevano curiosato in un mercatino babbano e si erano provati strani cappelli colorati. Per non parlare di quando avevano visto davvero il ponte aprirsi in due per lasciar passare le navi! E lì si erano baciati ancora. Forse erano i baci che rendevano quella giornata così bella.
"È stata la più bella uscita a Hogsmeade che abbia mai fatto, senza essere a Hogsmeade!" ridacchiò lei, in un momento del pomeriggio, quando il sole iniziava a calare.
"Ma non è mica finita. C'è un'altra sorpresa"
Alice sgranò ancora gli occhi: le sembrava di non aver fatto nient'altro per tutto il giorno. "Ancora? Non vorrai viziarmi, Potter!" esclamò, contenta di ogni cosa.

 

Albus rise: era proprio quello che sperava di fare. Allungò il passo, tirandola appena per la mano, smanioso di vedere la sua reazione alla vista della sorpresa successiva.
Quando girò l'angolo e si ritrovarono sul lungo fiume, le indicò la cosa più grande sulla riva opposta: la London Eye, la grossa ruota panoramica che sembrava toccare il cielo, nella sua maestosità.
"Andiamo lì?" chiese lei, spalancando la bocca e, per un attimo, ma solo per un attimo, Al si domandò se avesse dovuto prima chiederle se soffrisse di vertigini. Ma poi si ricordò che lei voleva fare l'Auror e per farlo bisognava anche sostenere l'esame di volo, quindi lei non poteva avere paura dell'altezza. O almeno, non troppo.
"Pensavo di sì. Che dici?"
"Che ho intenzione di baciarti e di non smettere finché il sole non sarà calato oltre i palazzi di Londra!" Continuando a guardare la grossa ruota, lei fece scivolare la mano contro la sua e intrecciò le dita in cerca di contatto.
Al le strinse la mano: Alice non era noiosa come sostenevano alcuni studenti del sesto anno (a cui lui non aveva detto che non lo fosse, però: più le stavano lontano, meglio era) ma era una ragazza con una gran voglia di divertirsi. Aveva pensato che avrebbe fatto più storie per il fatto di infrangere le regole della scuola e smaterializzarsi lontano da Hogsmeade, e invece lei non si era preoccupata e aveva giocato con lui tutto il tempo.

 

La fila per salire sulla ruota panoramica era lunghissima, notò Alice, ma il ragazzo accanto a lei usò diversi Confundus e altri incanti per passare davanti a tutti e salire, quasi immediatamente, sulla cabina che li avrebbe portati a fare il giro.
Alice, appena salita, ridendo del fatto che se fossero stati scoperti avrebbero corso più del rischio di spolverare tutti i trofei della scuola, corse subito verso il vetro di fronte a lei per vedere il fiume e poi si voltò verso il ragazzo. "È stupendo!"

 

Al riuscì a confondere l'addetto alla sicurezza e lasciò che la capsula, che poteva contenere anche una ventina di persone, partisse con solo loro a bordo. Sperò che la cosa non facesse notizia e che non arrivasse alle orecchie di suo padre (o peggio, quelle di sua madre!) e si avvicinò ad Alice che, con le mani appoggiate al vetro, osservava il sole calare dietro i palazzi.
"Sì, è veramente bello. Non pensavo fosse così…"
"Non ci eri mai stato?" Alice si voltò verso di lui e i loro visi si ritrovarono vicinissimi.
Scosse il capo.
La ragazza sorrise. "Bene". Oh. E Perché? "Vuol dire che non ci sei stato con nessun'altra: mi piace" continuò lei, come se avesse sentito la sua domanda. E tornò a guardare fuori, mentre la ruota girava lentamente per permettere il riempimento di tutte (le altre) capsule.
Al le prese la mano più vicina a lui. Come farle capire che non aveva in mente un'altra ragazza, né pensava che lei fosse come… come le altre… sì, come quelle con cui era uscito fino a quel momento. Non voleva dirle niente, così le baciò le dita e tornò a guardare fuori insieme a lei.
"Sai, si dice che sia stato Kingsley a far costruire la London Eye. Dopo la battaglia di Hogwarts voleva che anche la Londra babbana facesse qualcosa di grandioso per festeggiare la vittoria contro Voldemort. Solo che loro non lo sanno" spiegò Alice, mentre guardava la luce calare e quando disse 'loro' indicò con il pollice dietro di sé, come se i babbani fossero proprio lì vicino. Al era sicuro di aver già sentito quella storia, ma sì, qualcuno doveva averla già detta, ma sentirla raccontare da lei rendeva il tutto più bello. Non disse niente e continuò a rimirare la città dall'alto.

Fu solo quando la ruota raggiunse il punto più alto che lui parlò ancora. Era andata bene. Lei non poteva pensarla diversamente ed era giunto il momento di fare la sua proposta.
"Stai con me, Alice, stai con me".

 

"Come?" Alice staccò la mano dalla sua e lo guardò mentre ci rimaneva male.
"Non sei una sfida perché mi hai detto di no. Non sei solo un premio. Stai con me. Io… ti voglio."
Quando lei non rispose, lui dovette pensare di aver sbagliato tutto e fece un passo indietro. Alice tornò a guardare fuori il sole che calava. Era stata una giornata bellissima. Poteva finire meglio? O peggio? No, sarebbe finita meglio. Era ora di osare. Come accettare di passare una giornata a Londra senza permesso. Come baciare pre prima il fratello della sua migliore amica. Come quando aveva detto a suo padre che sarebbe diventata un Auror.
Si voltò verso di lui e con uno sguardo fintamente scandalizzato, gli chiese: "Mi vuoi, hai detto. Quindi vuoi solo portarmi a letto?"
Lui spalancò gli occhi e iniziò a balbettare cose strane.

 

Lei aveva capito male! Al si passò una mano fra i capelli: non riusciva neanche a spiegarsi… Lei pensava parlasse di sesso. Ed effettivamente la sua frase poteva averlo dato da intendere, ma non era così. Beh, non ancora, non in quel momento anche se… si dovette sedere sul sedile che c'era al centro della capsula: era un Troll. "Non intendevo… Merlino, sembro un pervertito…" mormorò, fra i denti, sconsolato.

 

Alice ebbe pietà di lui e scoppiò a ridere. "Stavo scherzando, Al, ho capito" lo tranquillizzò.
Lui la guardò stranito e poi si alzò, mentre faceva un passo verso di lei. "Volevi prenderti gioco di me?" Fece un altro passo, mentre la sua bocca si curvava in un sorriso giocoso e allungava le mani davanti a sé, come se volesse afferrarla.
Alice capì il gioco e rise, lanciando un urletto e girandosi per tentare di scappare verso il lato lungo della capsula.

 

Al la raggiunse quasi subito: aveva gambe più lunghe e correva più veloce. O forse lei non voleva scappare veramente. Quando successe, l'abbracciò da dietro, come la prima volta che aveva sentito il suo profumo così da vicino e la strinse, posandole la guancia contro la sua.
"Voglio stare con te. Tu vuoi stare con me?" le chiese, sussurrando al suo orecchio e lei annuì.

 

Alice aveva sentito la carezza del suo respiro sulla pelle e aveva iniziato a girarsi fra le sue braccia, finché non si trovò cullata nel suo abbraccio. Gli portò le mani dietro al collo e si strinse a lui.
"Certo che voglio stare con te. Ti ho appena scoperto e non voglio già perderti. E poi, come hai detto tu: andrà tutto bene, no?"
Il viso di Al si contrasse in una smorfia. "Ehi, non dovresti dire qualcosa tipo che è una vita che aspetti che io te lo chieda perché hai sempre pensato che fossi uno strafigo o una cosa così?"
La ragazza rise e gli baciò la bocca. "Sei un'arrogante Serpeverde. Ma quanto è grande il tuo ego?"
"Ma dai… Sarebbe stato…" Al non finì la frase e Alice appoggiò la fronte contro il maglione.
"Sei un presuntuoso Serpeverde. Egocentrico. E altezzoso."
"Dovresti smetterla di farmi tutti questi complimenti: poi mi monto la testa."
La ragazza rise e lui l'abbracciò ancora. Poi si chinò ancora sul suo orecchio. "Per quel che vale, non vedevo l'ora di fare il compito in classe solo per poterti baciare."
"Anch'io" mormorò lei girando appena il viso.

 

Al allungò una mano verso il suo viso e le accarezzò una guancia. "Avresti potuto baciarmi nella serra, allora".
"No."
"Perché?" le chiese lui, stupito del suo tono risoluto.
"Perché avevo il terrore di quel momento."
Come? Cosa? "E come mai?"
Lei si staccò dal suo petto e scosse le spalle. "Prima sarebbe successo, prima sarebbe finito. Pensavo che sarebbe stato solo un bacio, Al. Non pensavo che tu volessi davvero…"
"Stare con te?"
Alice annuì, fece un passo indietro e guardò per terra, poi si passò una mano fra i capelli e tornò a guardarlo, con un sorriso incerto, ma bellissimo. Si riavvicinò e si chinò su di lei.
Ora stavano insieme, non c'era nient'altro da dire o di cui parlare.

 

*

 

"Ma non è un po' tardi? Dov'è Albus?" Quando aveva visto che anche il primo pomeriggio era passato, Lily aveva iniziato a farsi questa domanda. E anche Alice, dov'era?
Lei e Scorpius avevano chiacchierato, e non solo di Quidditch, ma di veramente tante cose, erano usciti dal pub e avevano girovagato per i negozi. Si erano rimpinzati di dolci da Mielandia e Lily ne aveva fatta una buona scorta da portarsi in camera.
Fu solo quando si ritrovarono ancora lungo il viale principale di Hogsmeade che si rese conto di che ore fossero. Così aveva fatto quella domanda al biondo, che si era subito chiuso in se stesso.

 

Scorpius sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato. Aveva detto ad Al che avrebbe dovuto farsi vedere, a Hogsmeade, prima o poi, ma lui aveva liquidato la cosa.
Si infilò le mani in tasca sotto al mantello e si preparò alla parte più difficile della giornata. Era un peccato perché era stato veramente un bel sabato. Lui e Lily avevano chiacchierato e scherzato e Scorpius non si divertiva così con una ragazza da tantissimo tempo. E aveva una voglia matta di baciarla. Ma non lo avrebbe fatto lungo la via principale di Hogsmeade. No no. Forse sulla via del ritorno, forse a scuola. Anche se iniziava a sentirne il bisogno, non voleva che fosse davanti a tutti.
"Albus non verrà, Lily…"

 

Lily aggrottò le sopracciglia. Come?
"In che senso?"
"Lui è uscito con una ragazza. Ma non…"
"Ah!" esclamò lei, senza lasciarlo finire. Al doveva essersi smaterializzato da qualche parte. Sapeva che lo faceva anche James, l'anno prima. "Mi hai invitato solo perché sapevi che lui non ci sarebbe stato?"
Scorpius scosse il capo, chinando la testa di lato, come se non volesse darle una brutta notizia e fosse costretto.
Poi Lily capì: quelli del settimo anno che avevano già dato l'esame di smaterializzazione, fondamentalmente non avevano bisogno di altro, era tutto concesso. Se non ti beccavano. E forse Al aveva paura che lei parlasse o dicesse a qualcuno che stava infrangendo le regole. Il nervoso che le fece agitare le mani si impossessò di lei: forse fare la spia non era poi una cosa così malvagia da fare se tuo fratello si preoccupa così tanto che tu possa farla.
"Si è smaterializzato e tu sei qui per assicurarti che io non dica niente a nessuno?" E non per stare con lei? Sentì la tristezza attanagliarle lo stomaco: era stata una giornata così bella…

 

Scorpius voleva spiegarle. "No, non…" Al non aveva mai dubitato di lei e Lily doveva saperlo. "Non pensava che tu lo dicessi a qualcuno…" Si intartagliò sotto lo sguardo duro della rossa.
"Allora mi hai invitato tu di tua spontanea volontà?" gli chiese, contropiede.
Scorpius si sentì una merda e non rispose. Lei dovette capirlo lo stesso perché un'espressione delusa le passò sul viso. "Al sa di noi? Di ciò che è successo in questi giorni?" Lui scosse il capo, mentre realizzava che lei stava arrivando a capire tutto.
"Perché lo ha chiesto a te?"
"In che senso?"
"Perché a te. Perché non ha chiesto a qualcun altro di… tenermi impegnata… Aspetta, ti ha detto anche di aiutarmi a Quidditch?" Questa volta il viso della ragazza era veramente mesto.
"No!" esclamò lui, quasi gridando. "No, mi sono offerto io perché pensavo che ti sarebbe stato d'aiuto…"

 

Lily si morse il labbro forte quando sentì le lacrime pungerle gli occhi: si sentiva tradita e sola. "Certo, io non sono capace di fare niente…"
"No. Tu sei perfettamente in grado di farlo!" Scorpius si avvicinò a lei e allungò le mani per prenderla per le spalle, ma Lily fece un passo indietro, per non farsi toccare.
"Lo farò da sola, allora."
Cercò di ignorare il senso di colpa sul viso del biondo e domandò a bruciapelo: "Con chi è uscito Al?" Se era uscito con quella stronza della Montague gliela avrebbe fatta pagare. Pesantemente.
"Con la Paciock" sussurrò Scorpius e Lily pensò che la terra franasse sotto i suoi piedi. "Alice?" Il biondo annuì e lei si sentì una stupida. Stupida per tutto: per non essersi accorta di niente, per esserci cascata e per essersi illusa.
Quindi anche Alice aveva tramato alle sue spalle? Per cosa, poi? Poteva uscire con Al quando voleva, lei!

 

Scorpius notò la sua espressione e si sentì in colpa. "Lei… Alice… era d'accordo con voi?"
"No."
"Giuramelo" sussurrò lei.
"Te lo giuro su quello che vuoi. Al voleva separarvi perché pensava che altrimenti lei non sarebbe andata con lui a…" Si bloccò quando si rese conto che stava dicendo troppo.
"Sembra che almeno uno di voi faccia di tutto per stare con la ragazza che gli piace."
Scorpius incassò il colpo e non disse altro.
"Sai che c'è, Malfoy? Sei un Troll. Se non vuoi stare con me, va bene. Ti lascerò stare. Cosa credi, di essere l'unico con un bel faccino?"
E detto questo, Lily si girò e corse verso la scuola.
Scorpius non potè fare nient'altro che seguirla.

 

*

Lily era incazzata nera. Con Scorpius, con Albus, un po' anche con Alice. Perché non aveva detto di no a suo fratello e non era andata a cercarla? Si fermò. Alice aveva tentato di parlarle. E se avesse voluto dirle che si era innamorata di Al? Lei era stata così impegnata a correre dietro a Scorpius e poi con la preoccupazione per il ruolo di Rose che forse aveva un po' trascurato Alice. Ed era stata lei a dirle di tenere impegnato suo fratello. Era la stessa cosa che Al aveva chiesto a Scorpius, fondamentalmente… Però non dovevano mettersi insieme loro! Si sentì una stronza a pensare una cosa del genere e riprese a camminare lentamente verso la scuola. Se loro erano già arrivati avrebbe cazziato Al.
"Lily!" Al suono di quella voce familiare, la rossa sorrise: un ragazzo, davanti al cancello di Hogwarts aveva alzato la mano e la sventolava nella sua direzione, richiamandola.
"Teddy!" esclamò, prima di iniziare a correre e finirgli addosso in un abbraccio fraterno.

 

Scorpius aveva quasi raggiunto Lily quando la sentì urlare di piacere e correre fra le braccia di un tipo che l'aspettava fuori da Hogwarts.
"Merlino!" esclamò sottovoce, mentre la gelosia gli serrava lo stomaco.

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