Zucchero
filato a Londra
"Forse dovremmo
avviarci
verso Hogsmeade" propose Alice, staccandosi dalle labbra di Al: era
passata quasi mezz'ora ed era giunto il momento di rincontrare Lily e
Malfoy.
"Non andremo a Hogsmeade,
Alice". Il tono del moro era strano e un po' lo era anche lui: si
passò
una mano guantata sul berretto e sorrise (quel sorriso a cui iniziava a
far
fatica a dire di no!), poi le accarezzò una guancia con il
dorso delle dita.
"No? E dove andremo?"
Stranita, la ragazza si voltò verso il viale ciottolato: Al
voleva tornare a
scuola? E perché avrebbero dovuto farlo proprio nell'unico
giorno in cui
potevano uscire?
"Ti fidi di me?" le
chiese e Alice lesse nel suo sguardo la speranza che lei accettasse
senza fare
domande. Si morse un labbro, ma poi, senza sapere bene
perché fosse così,
annuì.
Al strinse la
ragazza in vita e
si smaterializzò per comparire in un vicolo di Londra. Non
lasciò andare Alice
subito, perché aveva paura che scappasse, così
aspettò che lei si rendesse
conto di dov'erano.
Alice non si era
aspettata la
smaterializzazione e lo strappo allo stomaco la prese un po' in
contropiede, ma
quando si ritrovarono nella Londra babbana, spalancò gli
occhi, ancora più
sorpresa. "Albus!" esclamò, meravigliata da ciò
che vedeva, mentre si
girava fra le sue braccia: le decorazioni natalizie, la gente che
vedeva
camminare lungo la via principale, i suoni di campanelle benfestanti e
tante,
tantissime altre cose, la fecero sorridere.
"Alice, vuoi passare questa
giornata con me, nella Londra babbana?" le chiese allora lui, con quel
sorriso da Serpeverde, consapevole del fatto che difficilmente avrebbe
risposto
di no.
Infatti lei rise.
Al sorrise
soddisfatto: voleva
sorprenderla e c'era riuscito. Ma non era ancora tutto.
"Siamo a Londra nel giorno
di Hogsmeade!" esclamò ancora Alice e Al non seppe dire se
nella sua vita
ci fosse stato prima di quel momento un istante così felice. "Merlino, se ci
beccano…"
Lui scosse le spalle e le prese
la mano. "Pensiamo alle cose belle: non ci scopriranno. Torneremo in
tempo, te lo prometto".
"Dovresti fare solo promesse
che puoi mantere, Potter!" lo prese in giro lei, ma continuò
a guardare
verso la strada principale.
"Ti prometto che sarà un
giorno bellissimo, allora" disse ancora, prima di avventurarsi verso la
calca che vedevano dal piccolo vicolo dove si erano materializzati.
"Che hai in mente?" gli
chiese, ma anche Al capì che lei si stava lasciando andare.
"Pensavo di pranzare con lo
zucchero filato e bere cioccolata calda in tazze da passeggio. Potremmo
guardare le vetrine natalizie e poi…"
Alice
sbarrò gli occhi quando si
inoltrarono nella via principale: il via vai di persone era caotico e
tremendamente eccitante, vedeva i chioschetti di cibo babbano e
annusava loro
profumi, immaginando gusti che si scioglievano sulla lingua.
"Non so cosa sia lo zucchero
filato, però…" ammise, quando iniziarono a
camminare lungo la via.
"Te lo farò assaggiare, ma
prima guarda là…" Lui le indicò con il
dito un punto della strada che si
affacciava sul Tamigi e lei sgranò di nuovo gli occhi quando
vide il ponte
nella sua maestosità. "Il Tower Bridge!"
Al si
stupì. "Lo
conosci?"
"Conosco tutti i ponti del
Tamigi. James e Frank ci avevano promesso che se li avessimo imparati
tutti a
memoria ci avrebbero portato qui, due anni fa. Questo è il
più bello perché si
apre. Le navi non volano, ma ci passano in mezzo!"
Oh. Non era una novità per lei?
L'idea che James l'avesse portata in giro come stava per fare lui, gli
fece
digrignare i denti.
"Ci sei già stata?"
chiese, per la prima volta pensando di aver sbagliato sorpresa. Cosa
avrebbero
fatto, ora?
Ma la ragazza rise nervosa e si
passò una mano sulla guancia. "No, ci avevano preso in giro"
rispose,
quasi sconsolata e Al si sentì un po' una brutta persona al
pensiero di esserne
contento.
"Beh, ora siamo qui. E lo
guarderemo aprirsi mentre le navi ci passano in mezzo."
Gli occhi della ragazza
brillarono mentre si voltava verso di lui. "Davvero?"
"Davvero."
"Non vedo l'ora."
Al si
fermò a un chioschetto di
dolciumi e prese delle gommose a forma di animali e uno stecco su cui
una
nuvola di zucchero filato colorato si dondolava dolcemente.
"Questo è lo zucchero
filato" le disse, mentre glielo porgeva sotto lo sguardo stranito
dell'ambulante.
"Wow! E come si
mangia?" chiese lei, facendolo girare per osservare quell'opera d'arte.
"Come un gelato?"
"Come vuoi, anche così"
spiegò, staccandone un pezzo e avvicinandolo alla sua bocca
per farglielo
assaggiare. Lei chiuse gli occhi quando lo zucchero le si sciolse sulla
lingua
e Al si sentì fortunato guardandola mentre si leccava le
labbra compiaciuta.
Santo Godric era
una goduria!
Un'insieme di tutti i dolci di Mielandia sullo stesso stecco. Quando
riaprì gli
occhi, lo sguardo di Alice si incrociò con quello del moro e
l'occhiata intensa
che lui le lanciò le fece accalorare le guance.
"Me ne fa un altro,
per…"
No, no no!
"No, dividiamo questo"
insistette lei. Al alzò le spalle e ordinò dolci
diversi.
Si allontanarono e lei ne staccò
un altro pezzo. "È il tuo turno" disse, allungando le dita
verso di
lui. Il lampo che passò negli occhi del ragazzo le
suggerì che avrebbe fatto
qualcosa di audace, ma non ascoltò il suo sesto senso e
quando Al aprì la bocca
per mangiare lo zucchero filato, le sue labbra non si fermarono e
arrivarono a
lambirle le dita. Un brivido le corse dalle dita fino al petto e quasi
si sentì
tremare di piacere. Spalancò gli occhi e lui le
bloccò la mano per continuare
quella carezza fino al palmo.
"Mi piace molto lo zucchero
filato…" riuscì a dire, ma la sua voce venne
fuori roca alle sue stesse
orecchie e lei dovette tossicchiare per schiarirsi la gola. Al sorrise
ancora:
peccaminoso, intrigante e assolutamente affascinante.
"Comunque si può mangiare
anche dallo stecco, così…" spiegò lui,
continuando a guardarla e
chinandosi verso di lei che teneva lo stecco vicino al viso.
Alice capì che voleva addentare
direttamente lo zucchero filato, così all'ultimo lo
tirò via, sporgendosi verso
di lui e baciandolo.
Al le
posò la mano sul fianco e
la strinse verso di sé.
"Sai di dolce" disse
lei, ancora con le guance rosee. Al non voleva staccarsi da lei, ma
voleva
giocare ancora, così si sporse a staccare con i denti un
grosso pezzo di
zucchero solido, per poi tornare verso di lei e invitarla a servirsi
direttamente dalle sue labbra. Lei rise, ma poi lo
accontentò e tutti e due
mangiarono finché le loro bocche non si incontrarono di
nuovo.
Alice si stava
divertendo
tantissimo: avevano mangiato dolci, si erano baciati, avevano
passeggiato mano
nella mano, si erano fermati a baciarsi ancora, avevano curiosato in un
mercatino babbano e si erano provati strani cappelli colorati. Per non
parlare
di quando avevano visto davvero il ponte aprirsi in due per lasciar
passare le
navi! E lì si erano baciati ancora. Forse erano i baci che
rendevano quella
giornata così bella.
"È stata la più bella uscita
a Hogsmeade che abbia mai fatto, senza essere a Hogsmeade!"
ridacchiò lei,
in un momento del pomeriggio, quando il sole iniziava a calare.
"Ma non è mica finita. C'è
un'altra sorpresa"
Alice sgranò ancora gli occhi: le
sembrava di non aver fatto nient'altro per tutto il giorno. "Ancora?
Non
vorrai viziarmi, Potter!" esclamò, contenta di ogni cosa.
Albus rise: era
proprio quello
che sperava di fare. Allungò il passo, tirandola appena per
la mano, smanioso
di vedere la sua reazione alla vista della sorpresa successiva.
Quando girò l'angolo e si ritrovarono
sul lungo fiume, le indicò la cosa più grande
sulla riva opposta: la London
Eye, la grossa ruota panoramica che sembrava toccare il cielo, nella
sua
maestosità.
"Andiamo lì?" chiese
lei, spalancando la bocca e, per un attimo, ma solo per un attimo, Al
si
domandò se avesse dovuto prima chiederle se soffrisse di
vertigini. Ma poi si
ricordò che lei voleva fare l'Auror e per farlo bisognava
anche sostenere
l'esame di volo, quindi lei non poteva avere paura dell'altezza. O
almeno, non
troppo.
"Pensavo di sì. Che
dici?"
"Che ho intenzione di
baciarti e di non smettere finché il sole non
sarà calato oltre i palazzi di
Londra!" Continuando a guardare la grossa ruota, lei fece scivolare la
mano contro la sua e intrecciò le dita in cerca di contatto.
Al le strinse la mano: Alice non
era noiosa come sostenevano alcuni studenti del sesto anno (a cui lui
non aveva
detto che non lo fosse, però: più le stavano
lontano, meglio era) ma era una
ragazza con una gran voglia di divertirsi. Aveva pensato che avrebbe
fatto più
storie per il fatto di infrangere le regole della scuola e
smaterializzarsi
lontano da Hogsmeade, e invece lei non si era preoccupata e aveva
giocato con
lui tutto il tempo.
La fila per
salire sulla ruota
panoramica era lunghissima, notò Alice, ma il ragazzo
accanto a lei usò diversi
Confundus e altri incanti per passare davanti a tutti e salire, quasi
immediatamente, sulla cabina che li avrebbe portati a fare il giro.
Alice, appena salita, ridendo del
fatto che se fossero stati scoperti avrebbero corso più del
rischio di
spolverare tutti i trofei della scuola, corse subito verso il vetro di
fronte a
lei per vedere il fiume e poi si voltò verso il ragazzo.
"È
stupendo!"
Al
riuscì a confondere l'addetto
alla sicurezza e lasciò che la capsula, che poteva contenere
anche una ventina
di persone, partisse con solo loro a bordo. Sperò che la
cosa non facesse
notizia e che non arrivasse alle orecchie di suo padre (o peggio,
quelle di sua
madre!) e si avvicinò ad Alice che, con le mani appoggiate
al vetro, osservava
il sole calare dietro i palazzi.
"Sì, è veramente bello. Non
pensavo fosse così…"
"Non ci eri mai stato?"
Alice si voltò verso di lui e i loro visi si ritrovarono
vicinissimi.
Scosse il capo.
La ragazza sorrise.
"Bene". Oh. E Perché? "Vuol dire che non ci sei stato con
nessun'altra: mi piace" continuò lei, come se avesse sentito
la sua
domanda. E tornò a guardare fuori, mentre la ruota girava
lentamente per
permettere il riempimento di tutte (le altre) capsule.
Al le prese la mano più vicina a
lui. Come farle capire che non aveva in mente un'altra ragazza,
né pensava che
lei fosse come… come le altre… sì,
come quelle con cui era uscito fino a quel
momento. Non voleva dirle niente, così le baciò
le dita e tornò a guardare
fuori insieme a lei.
"Sai, si dice che sia stato
Kingsley a far costruire la London Eye. Dopo la battaglia di Hogwarts
voleva
che anche la Londra babbana facesse qualcosa di grandioso per
festeggiare la
vittoria contro Voldemort. Solo che loro non lo sanno"
spiegò Alice, mentre
guardava la luce calare e quando disse 'loro' indicò con il
pollice dietro di
sé, come se i babbani fossero proprio lì vicino.
Al era sicuro di aver già
sentito quella storia, ma sì, qualcuno doveva averla
già detta, ma sentirla raccontare
da lei rendeva il tutto più bello. Non disse niente e
continuò a rimirare la
città dall'alto.
Fu solo quando
la ruota raggiunse
il punto più alto che lui parlò ancora. Era
andata bene. Lei non poteva
pensarla diversamente ed era giunto il momento di fare la sua proposta.
"Stai con me, Alice, stai
con me".
"Come?" Alice
staccò la
mano dalla sua e lo guardò mentre ci rimaneva male.
"Non sei una sfida perché mi
hai detto di no. Non sei solo un premio. Stai con me. Io… ti
voglio."
Quando lei non rispose, lui
dovette pensare di aver sbagliato tutto e fece un passo indietro. Alice
tornò a
guardare fuori il sole che calava. Era stata una giornata bellissima.
Poteva
finire meglio? O peggio? No, sarebbe finita meglio. Era ora di osare.
Come
accettare di passare una giornata a Londra senza permesso. Come baciare
pre prima
il fratello della sua migliore amica. Come quando aveva detto a suo
padre che
sarebbe diventata un Auror.
Si voltò verso di lui e con uno
sguardo fintamente scandalizzato, gli chiese: "Mi vuoi, hai detto.
Quindi
vuoi solo portarmi a letto?"
Lui spalancò gli occhi e iniziò a
balbettare cose strane.
Lei aveva capito
male! Al si
passò una mano fra i capelli: non riusciva neanche a
spiegarsi… Lei pensava
parlasse di sesso. Ed effettivamente la sua frase poteva averlo dato da
intendere, ma non era così. Beh, non ancora, non in quel
momento anche se… si
dovette sedere sul sedile che c'era al centro della capsula: era un
Troll.
"Non intendevo… Merlino, sembro un pervertito…"
mormorò, fra i denti,
sconsolato.
Alice ebbe
pietà di lui e scoppiò
a ridere. "Stavo scherzando, Al, ho capito" lo tranquillizzò.
Lui la guardò stranito e poi si
alzò, mentre faceva un passo verso di lei. "Volevi prenderti
gioco di
me?" Fece un altro passo, mentre la sua bocca si curvava in un sorriso
giocoso e allungava le mani davanti a sé, come se volesse
afferrarla.
Alice capì il gioco e rise,
lanciando un urletto e girandosi per tentare di scappare verso il lato
lungo
della capsula.
Al la raggiunse
quasi subito: aveva
gambe più lunghe e correva più veloce. O forse
lei non voleva scappare
veramente. Quando successe, l'abbracciò da dietro, come la
prima volta che
aveva sentito il suo profumo così da vicino e la strinse,
posandole la guancia
contro la sua.
"Voglio stare con te. Tu
vuoi stare con me?" le chiese, sussurrando al suo orecchio e lei
annuì.
Alice aveva
sentito la carezza
del suo respiro sulla pelle e aveva iniziato a girarsi fra le sue
braccia,
finché non si trovò cullata nel suo abbraccio.
Gli portò le mani dietro al
collo e si strinse a lui.
"Certo che voglio stare con
te. Ti ho appena scoperto e non voglio già perderti. E poi,
come hai detto tu:
andrà tutto bene, no?"
Il viso di Al si contrasse in una
smorfia. "Ehi, non dovresti dire qualcosa tipo che è una
vita che aspetti
che io te lo chieda perché hai sempre pensato che fossi uno
strafigo o una cosa
così?"
La ragazza rise e gli baciò la
bocca. "Sei un'arrogante Serpeverde. Ma quanto è grande il
tuo ego?"
"Ma dai… Sarebbe
stato…" Al non finì la frase e Alice
appoggiò la fronte contro il
maglione.
"Sei un presuntuoso
Serpeverde. Egocentrico. E altezzoso."
"Dovresti smetterla di farmi
tutti questi complimenti: poi mi monto la testa."
La ragazza rise e lui l'abbracciò
ancora. Poi si chinò ancora sul suo orecchio. "Per quel che
vale, non
vedevo l'ora di fare il compito in classe solo per poterti baciare."
"Anch'io" mormorò lei
girando appena il viso.
Al
allungò una mano verso il suo
viso e le accarezzò una guancia. "Avresti potuto baciarmi
nella serra,
allora".
"No."
"Perché?" le chiese
lui, stupito del suo tono risoluto.
"Perché avevo il terrore di
quel momento."
Come? Cosa? "E come
mai?"
Lei si staccò dal suo petto e
scosse le spalle. "Prima sarebbe successo, prima sarebbe finito.
Pensavo
che sarebbe stato solo un bacio, Al. Non pensavo che tu volessi
davvero…"
"Stare con te?"
Alice annuì, fece un passo
indietro e guardò per terra, poi si passò una
mano fra i capelli e tornò a
guardarlo, con un sorriso incerto, ma bellissimo. Si
riavvicinò e si chinò su
di lei.
Ora stavano insieme, non c'era
nient'altro da dire o di cui parlare.
*
"Ma non
è un po' tardi?
Dov'è Albus?" Quando aveva visto che anche il primo
pomeriggio era
passato, Lily aveva iniziato a farsi questa domanda. E anche Alice,
dov'era?
Lei e Scorpius avevano
chiacchierato, e non solo di Quidditch, ma di veramente tante cose,
erano
usciti dal pub e avevano girovagato per i negozi. Si erano rimpinzati
di dolci
da Mielandia e Lily ne aveva fatta una buona scorta da portarsi in
camera.
Fu solo quando si ritrovarono
ancora lungo il viale principale di Hogsmeade che si rese conto di che
ore fossero.
Così aveva fatto quella domanda al biondo, che si era subito
chiuso in se
stesso.
Scorpius sapeva
che prima o poi
quel momento sarebbe arrivato. Aveva detto ad Al che avrebbe dovuto
farsi
vedere, a Hogsmeade, prima o poi, ma lui aveva liquidato la cosa.
Si infilò le mani in tasca sotto
al mantello e si preparò alla parte più difficile
della giornata. Era un
peccato perché era stato veramente un bel sabato. Lui e Lily
avevano
chiacchierato e scherzato e Scorpius non si divertiva così
con una ragazza da
tantissimo tempo. E aveva una voglia matta di baciarla. Ma non lo
avrebbe fatto
lungo la via principale di Hogsmeade. No no. Forse sulla via del
ritorno, forse
a scuola. Anche se iniziava a sentirne il bisogno, non voleva che fosse
davanti
a tutti.
"Albus non verrà,
Lily…"
Lily
aggrottò le sopracciglia.
Come?
"In che senso?"
"Lui è uscito con una
ragazza. Ma non…"
"Ah!" esclamò lei,
senza lasciarlo finire. Al doveva essersi smaterializzato da qualche
parte.
Sapeva che lo faceva anche James, l'anno prima. "Mi hai invitato solo
perché sapevi che lui non ci sarebbe stato?"
Scorpius scosse il capo, chinando
la testa di lato, come se non volesse darle una brutta notizia e fosse
costretto.
Poi Lily capì: quelli del settimo
anno che avevano già dato l'esame di smaterializzazione,
fondamentalmente non
avevano bisogno di altro, era tutto concesso. Se non ti beccavano. E
forse Al
aveva paura che lei parlasse o dicesse a qualcuno che stava infrangendo
le
regole. Il nervoso che le fece agitare le mani si impossessò
di lei: forse fare
la spia non era poi una cosa così malvagia da fare se tuo
fratello si preoccupa
così tanto che tu possa farla.
"Si è smaterializzato e tu
sei qui per assicurarti che io non dica niente a nessuno?" E non per
stare
con lei? Sentì la tristezza attanagliarle lo stomaco: era
stata una giornata
così bella…
Scorpius voleva
spiegarle.
"No, non…" Al non aveva mai dubitato di lei e Lily doveva
saperlo.
"Non pensava che tu lo dicessi a qualcuno…" Si
intartagliò sotto lo sguardo
duro della rossa.
"Allora mi hai invitato tu
di tua spontanea volontà?" gli chiese, contropiede.
Scorpius si sentì una merda e non
rispose. Lei dovette capirlo lo stesso perché un'espressione
delusa le passò
sul viso. "Al sa di noi? Di ciò che è successo in
questi giorni?" Lui
scosse il capo, mentre realizzava che lei stava arrivando a capire
tutto.
"Perché lo ha chiesto a te?"
"In che senso?"
"Perché a te. Perché non ha
chiesto a qualcun altro di… tenermi impegnata…
Aspetta, ti ha detto anche di
aiutarmi a Quidditch?" Questa volta il viso della ragazza era veramente
mesto.
"No!" esclamò lui,
quasi gridando. "No, mi sono offerto io perché pensavo che
ti sarebbe
stato d'aiuto…"
Lily si morse il
labbro forte
quando sentì le lacrime pungerle gli occhi: si sentiva
tradita e sola.
"Certo, io non sono capace di fare niente…"
"No. Tu sei perfettamente in
grado di farlo!" Scorpius si avvicinò a lei e
allungò le mani per
prenderla per le spalle, ma Lily fece un passo indietro, per non farsi
toccare.
"Lo farò da sola, allora."
Cercò di ignorare il senso di
colpa sul viso del biondo e domandò a bruciapelo: "Con chi
è uscito
Al?" Se era uscito con quella stronza della Montague gliela avrebbe
fatta
pagare. Pesantemente.
"Con la Paciock"
sussurrò Scorpius e Lily pensò che la terra
franasse sotto i suoi piedi.
"Alice?" Il biondo annuì e lei si sentì una
stupida. Stupida per
tutto: per non essersi accorta di niente, per esserci cascata e per
essersi
illusa.
Quindi anche Alice aveva tramato
alle sue spalle? Per cosa, poi? Poteva uscire con Al quando voleva, lei!
Scorpius
notò la sua espressione
e si sentì in colpa. "Lei… Alice… era
d'accordo con voi?"
"No."
"Giuramelo" sussurrò
lei.
"Te lo giuro su quello che
vuoi. Al voleva separarvi perché pensava che altrimenti lei
non sarebbe andata
con lui a…" Si bloccò quando si rese conto che
stava dicendo troppo.
"Sembra che almeno uno di
voi faccia di tutto per stare con la ragazza che gli piace."
Scorpius incassò il colpo e non
disse altro.
"Sai che c'è, Malfoy? Sei un
Troll. Se non vuoi stare con me, va bene. Ti lascerò stare.
Cosa credi, di
essere l'unico con un bel faccino?"
E detto questo, Lily si girò e
corse verso la scuola.
Scorpius non potè fare
nient'altro che seguirla.
*
Lily era
incazzata nera. Con
Scorpius, con Albus, un po' anche con Alice. Perché non
aveva detto di no a suo
fratello e non era andata a cercarla? Si fermò. Alice aveva
tentato di
parlarle. E se avesse voluto dirle che si era innamorata di Al? Lei era
stata
così impegnata a correre dietro a Scorpius e poi con la
preoccupazione per il
ruolo di Rose che forse aveva un po' trascurato Alice. Ed era stata lei
a dirle
di tenere impegnato suo fratello. Era la stessa cosa che Al aveva
chiesto a
Scorpius, fondamentalmente… Però non dovevano
mettersi insieme loro! Si sentì
una stronza a pensare una cosa del genere e riprese a camminare
lentamente
verso la scuola. Se loro erano già arrivati avrebbe cazziato
Al.
"Lily!" Al suono di quella
voce familiare, la rossa sorrise: un ragazzo, davanti al cancello di
Hogwarts
aveva alzato la mano e la sventolava nella sua direzione, richiamandola.
"Teddy!" esclamò, prima
di iniziare a correre e finirgli addosso in un abbraccio fraterno.
Scorpius aveva
quasi raggiunto
Lily quando la sentì urlare di piacere e correre fra le
braccia di un tipo che
l'aspettava fuori da Hogwarts.
"Merlino!" esclamò
sottovoce, mentre la gelosia gli serrava lo stomaco.
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