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Autore: leti_0907    04/12/2022    1 recensioni
Stava rivedendo il piano quando, la porta venne sfondata con un poderoso calcio, tanto da scagliarla qualche metro più avanti. Con il suo scudo improvvisato, a Loid era impossibile delineare il profilo della persona che aveva fatto quell’entrata trionfale; sporgendosi leggermente, riusciva solo a intravedere il baluginio di lame dorate, sottili ed estremamente affilate, con le quali la misteriosa comparsa faceva fuori i sottoposti di Desmond Senior ad una velocità sovrumana.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loid Forger/Twilight, Yor Briar/Thorn Princess
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In quel momento, in un bunker nascosto nei sotterranei della tenuta Desmond, si stava tenendo una battaglia all’ultimo colpo di grilletto. Nascosto dietro ad una scrivania rovesciata, Loid Forger, in arte Twilight, stava aspettando il momento giusto per contrattaccare: la pistola ancora fumante in mano e il sudore freddo che colava nel colletto della camicia, stava contando mentalmente quante pallottole gli rimanevano. Era esausto, ma si imponeva ad andare avanti: lo faceva perché gli altri non dovessero più patire quello per cui aveva sofferto da bambino.

Lo faceva per proteggere la sua famiglia.

Stava rivedendo il piano quando, la porta venne sfondata con un poderoso calcio, tanto da scagliarla qualche metro più avanti. Con il suo scudo improvvisato, a Loid era impossibile delineare il profilo della persona che aveva fatto quell’entrata trionfale; sporgendosi leggermente, riusciva solo a intravedere il baluginio di lame dorate, sottili ed estremamente affilate, con le quali la misteriosa comparsa faceva fuori i sottoposti di Desmond Senior ad una velocità sovrumana.

Solo quando l’ultimo respiro venne esalato ed all’interno della stanza era calato un gelido ed immobile silenzio, la spia dagli occhi azzurro cielo si disse che era arrivato il momento di affrontare chiunque si fosse ritrovato davanti. Nonostante la fatica ed i muscoli doloranti, senz’altro sarebbe stato più semplice affrontare una singola persona che una trentina di mercenari. Anche se aveva come il presentimento che non il nuovo arrivato non gli era nemico, si alzò ponendosi in una posizione di difesa, le braccia stese in avanti con la pistola carica dell’ultimo colpo.

La prima cosa che notò fu il sangue. Macchie di liquido rosso era dappertutto: coprivano le pareti dividendosi in schizzi, si distendevano sul pavimento come tappeti lussuosi, bagnavano i vestiti dei numerosi cadaveri disseminati per l’ambiente. Quella scena del delitto, eppure, fu la cosa che lo sconvolse meno; ciò che lo lasciò a bocca aperta fu vedere lo sguardo della persona che indossava tutto quel sangue sul volto come un trofeo.

Si era portata le lame davanti a sé, anche lei posta in difesa. Loid Forger conosceva quegli occhi rossi come le sue tasche, d’altronde erano sposati da un anno. Li aveva sempre visti allegri, imbarazzati, affettuosi, spaventati, ma mai così determinati e con quella scintilla… omicida nelle iridi rubinee.

Davanti a lui si ergeva Yor Forger, la donna che aveva incontrato per caso in una sartoria e che aveva imparato ad amare col tempo, il corpo modellato nell’abito che aveva indossato la sera della festa durante la quale si era presentato come suo marito. L’aveva sempre trovata bellissima, ma gli sembrava di non riconoscerla in quelle vesti.

Nel suo cervello, tutti i pezzi di un puzzle che non pensava di aver mai aperto si stavano raggruppando fino a formare l’immagine che aveva davanti a sé: il perché fosse così forte ed agile, la sua proposta di sposarsi e sui motivi che la spingevano a farlo, le sue risposte variopinte la prima volta che hanno simulato il colloquio per la Eden Academy… la ragione per la quale Anya la voleva tanto come madre al primo incontro. Conosceva sua figlia, amava l’intrattenimento più di chiunque altro.

Era pietrificato. Si era reso conto che, per quanto conoscesse Yor, in realtà non la conosceva affatto. Ed il suo cuore si incrinò.

Vide lo sguardo di sua moglie tornare ad essere quello che conosceva. L’espressione si fece scioccata, quando lei lo riconobbe: la vide portarsi le mani sporche di liquido sul volto, la vergogna dipinta sulle guance arrossate, lasciando cadere i lunghi aghi per terra in un tintinnio rimbombante. «Loid-san…» sussurrò lei, come se avesse timore ad infrangere quel silenzio che c’era tra loro.

Loid alzò la mano, lo sguardo buio e serio. «Ti prego, non dire niente, Yor.» mormorò, lasciando cadere il braccio lungo il fianco, improvvisamente spossato. Sentiva girare la testa, e non sapeva se era per l’anemia -aveva diverse ferite sparse per il corpo- o se per la nuova verità venuta a galla. «Torniamo a casa. Ho bisogno di essere medicato; solo allora potremo parlare.»

E fecero così. Fortunatamente, Anya e Bond si trovavano con Franky, quindi avevano casa tutta per loro. Fecero in modo di entrare senza farsi vedere, avrebbero insospettito i vicini, e la prima cose che Loid fece fu quella di gettarsi sul divano. Poco gli importava della sporcizia o del sangue che avrebbero macchiato il tessuto del mobile, aveva bisogno di una superficie comoda su cui adagiarsi e soffrire mentre Yor lo aiutava a disinfettare tagli e ferite più profonde.

Sua moglie lo aiutò con le bende, tutto in religioso silenzio. Il biondo riusciva a leggere nel viso di Yor la preoccupazione -per lui? O perché temeva che l’avrebbe cacciata di casa?- e la colpa, e Dio solo sapeva quanto desiderasse distendere quelle rughe che le si erano formate sulla fronte con una carezza. Non era arrabbiato con lei: sarebbe stato ipocrita da parte sua, visto che anche lui aveva nascosto di essere una spia. Come lei, anche lui aveva ingannato, tradito, ucciso; una persona onesta e gentile come Yor sicuramente aveva dei buoni motivi per fare quello che faceva, e l’agente Twilight voleva solo conoscerli.

Quando lei gli sistemò i cuscini dietro la schiena e si sedette al suo fianco, torturandosi le mani, Loid gliene afferrò una tra le sue e gliela strinse. «Penso sia arrivato il momento di tirare fuori tutto quanto.» sospirò, e quando notò lo sguardo terrorizzato di lei, si sbrigò a fare una specificazione. «E parlo di entrambi. Non sei l’unica a non aver detto tutto su di sé.»

«Che cosa intendi dire con questo, Loid-san?» la voce di Yor tremava.

«Che se ero in quel bunker non era per affari o una visita psichiatrica. Sono una spia di Westalis, Yor, lo faccio oramai da più di dieci anni.» gettò fuori dalla bocca quelle parole come se fossero un sacco della spazzatura puzzolente e marcia. Sentiva il peso delle sue bugie scivolargli lungo la schiena e schiantarsi sul pavimento in molteplici scintille. «Lavoro per i servizi segreti. L’operazione a cui sono stato assegnato un anno fa si chiama Operazione Strix: dovevo avvicinare Donovan Desmond e controllarlo, e per farlo ho dovuto crearmi una famiglia di facciata. Il compito di Anya era quello di essere ammessa all’Eden, dandomi il pretesto per entrare nel suo girone, mentre tu…»

«Dovevo essere una moglie irreprensibile perché Anya venisse accettata. Questa parte la conoscevo.» come se il disagio l’avesse abbandonata, la curiosità di Yor era riaffiorata, donandogli un senso di pace. «Ma perché sei diventato una spia?»

«Ho perso i miei genitori durante la guerra. Ero poco più grande di Anya quando successe.» ricordi spiacevoli e dolorosi che, nonostante fossero vaghi, si avvilupparono attorno al suo cuore in una morsa di ferro. «Il giorno prima, vivevo in una bella casa con i miei genitori, con cui giocavo, scherzavo, mi arrabbiavo; il giorno dopo, non c’erano più. Il senso di abbandono e di disperazione che mi pervasero erano -e sono- indelebili, piansi non so per quanto; so soltanto che, perché nessun’altro debba sopportare qualcosa del genere, mi decisi che avrei fatto qualsiasi cosa per preservare la pace, anche a costo di macchiare la mia anima. Se sono una spia, lo faccio per questo.»

Le dita più sottili ed affusolate di sua moglie si strinsero attorno alla sua mano, e lacrime calde cadevano su quell’intreccio. Le spalle di lei si alzavano e si abbassavano in un ritmo dettato solamente dai suoi singhiozzi, e, morso dalla tenerezza di quella figura, Loid la avvolse fra le sue braccia. Le costole gli chiesero pietà, ma lui le ignorò. «Tu perché eri lì, Yor?» le domandò all’orecchio, la voce attutita contro la sua fronte. Lui si era messo a nudo per lei, ora voleva sapere la sua verità.

«Sono un sicario, Loid.» affermò Yor, finalmente eliminando l’onorifico. «Lo faccio sin da quando ero adolescente. Da bambina i miei genitori addestravano me e Yuri con tecniche di combattimento; quando sono venuti a mancare, l’unica mia abilità era quella di uccidere. Mi hanno assunta per uccidere chiunque mi avessero posto come obbiettivo.» alzò la testa per guardarlo dritto negli occhi. «Mi occupo principalmente di quelli che costituiscono un problema per la patria, traditori e cospiratori; lo faccio perché anche io come te voglio proteggere. Prima lo facevo per racimolare soldi per poter dare da mangiare a mio fratello, ora lo faccio per proteggere la mia casa, la mia bambina e te.»

Yor disse con voce spezzata le ultime parole, aggrappandosi a quello che rimaneva della camicia di Loid. «Io… non voglio perdervi, Loid. Farei di tutto perché tu, Anya e Bond siate al sicuro per sempre. Se non ho rivelato niente e ti ho mentito, ti chiedo scusa; ma non mi pento di averlo fatto, perché vi amo così tanto da proteggervi da questo lato brutto della mia vita. Pensavo che meno sapeste, più eravate al sicuro.»

La mano dell’uomo si posò sulla nuca di lei, e con una carezza sui capelli, le fece alzare il volto verso il suo. «Guarda che lo capisco, Yor. Sono della stessa idea, ma ora non serve più mentire; dovremo solo nasconderlo ad Anya per il momento, è ancora troppo piccola e potrebbero mirare a lei per fare un toto a noi.» appoggiò la fronte contro la sua, e le sussurrò sulle labbra un: «Anche io vi amo, tanto da proteggervi da questo lato brutto della mia vita.»

Si sorrisero complici. Oramai non c’era più nessuno verità nascoste, niente più bugie che creavano quel muro invisibile ma invalicabile fra loro; si sentivano più uniti, ed il bacio che seguì parlava di un amore che era nato nel letame ma che era sbocciato in un splendido fiore.

Di quello che accadde dopo, né Loid né Yor avrebbero avuto il cuore di raccontare anche solo le sensazioni che aveva procurato loro. I baci, i sospiri, i gemiti, il loro sfiorarsi in carezze seducenti alternate a quelle di amore ed affetto, gesti che gridavano un silenzioso “ti amo” più delle stesse parole pronunciate con la bocca, tutto ciò lo avevano relegato nel loro cuore e -purtroppo per Anya e per la sua purezza- nella loro mente.

   
 
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