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Autore: LadyPalma    04/12/2022    3 recensioni
"Vi avevo detto che per i miei servigi mi avreste ripagato a tempo debito, ricordate? Beh, quel tempo potrebbe essere adesso. Sposate me".
Alicent/Larys
What if. Segue gli eventi del libro, ma con determinati cambiamenti.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alicent Hightower, Altri, Larys Strong
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Larycent [Alicent/Larys]'
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Warnings: splatter, violenza, linguaggio volgare, spoilers pesanti su Fuoco e Sangue.


 

Capitolo 6

 



Ad Alicent sembra di essere precipitata in un incubo, eppure allo stesso tempo sa benissimo che questa che sta subendo è la realtà. Per giorni, da quando Aemond è tornato con la notizia della morte di Lucerys Velaryon, ha vissuto nell'angosciosa attesa di una vendetta che, lo sapeva, sarebbe arrivata. Era soltanto questione di tempo, e adesso quel tempo è giunto. Cosa volete da me? Vorrebbe chiedere, Prendete me, ma lasciate stare i miei figli! Vorrebbe implorare; ma per prima cosa quei due intrusi l'hanno legata alla sedia e imbavagliata, senza che suo marito abbia fatto nulla per impedirlo. Ha impedito però prontamente che legassero o imbavagliassero lui.

"Volete immobilizzare anche me, temete forse un debole storpio?" domanda Larys, in un tono perfettamente incolore, mentre siede composto di fronte a lei come se fosse una situazione ordinaria. Vuole contrattare, è evidente, neanche di questo Alicent può dirsi stupita, neanche quando lui, più esplicitamente, dichiara serafico: "Sono certo che potremmo arrivare a un qualche accordo, signori, senza arrivare a un inutile spargimento di sangue. Forse posso prestarvi il mio aiuto".

I due uomini lo osservano per un attimo, poi si scambiano un'occhiata tra loro ridacchiando forte.

"Hai così tanta voglia di salvarti il culo, eh? Sapevo che lo storpio di Harrenhal era una femminuccia, ma non pensavo così tanto" lo schernisce uno dei due, prima di avvicinarsi repentinamente ad Alicent e afferrarla per i capelli fino a farla gridare. Poi si china su di lei, sempre più vicino, sufficientemente vicino da leccarle una guancia. "Magari intanto potrei spassarmela con una puttana reale. Meriteresti di sapere cosa significa essere scopata da un vero uomo".

Da dietro il bavaglio, la donna si lascia sfuggire un singhiozzo, mentre chiude gli occhi per tentare di sparire a quel contatto disgustoso. Piededuro esita solo un istante, ma neanche di fronte a quella scena si scompone. "Se è questo ciò che volete, non avrò nulla in contrario. Tuttavia, dubito la vostra sia una iniziativa privata, così come dubito che vi abbiano mandato fino a qui solo per godere della compagnia della regina madre. Quindi, vi prego di essere franchi: avete un mandato di omicidio?"

"Non ci interessano le vostre teste" confessa l'altro uomo, più pragmatico. "Siamo qui per saldare un debito. Un figlio per un figlio… non toccheremo nessun altro" aggiunge poi, lanciando un'occhiata al suo compare come per richiamarlo al dovere. E in effetti a quelle parole sbuffa sonoramente e solo allora lascia andare la donna con un singolo brusco gesto.

Larys distoglie volutamente gli occhi da lei, ma fa un leggero ghigno notando invece il tacito scambio tra i due uomini. Allora è il primo, il più grosso, quello che comanda – ed è solo a lui in effetti che si rivolge adesso.

"Quale figlio? Queste sono le stanze private della regina, credo abbiate sbagliato passaggio. Ma ditemi chi cercate esattamente e potrei procurarmelo con facilità. Non il re Aegon, immagino… il principe Aemond, forse?"

L'uomo ghigna, se l'offerta non sembra solleticarlo, quanto meno l'implicita accusa di aver sbagliato strategia colpisce il suo orgoglio elementare e lo spinge incautamente a parlare.

"Oh, invece è proprio il posto giusto. Abbiamo studiato attentamente gli ultimi movimenti nel castello… Tu, Lord Storp, non ti sei mai trattenuto più di cinque minuti in queste stanze, ma la regina Helaena non manca mai di venire… insieme a tutta la sua prole".

Alicent sgrana gli occhi e, pur consapevole dell'inutilità dei suoi tentativi, prova a strillare con tutte le sue forze e a dimenarsi sulla sedia. Si aspettava una vendetta, ne era certa, ma neanche nei suoi incubi peggiori aveva pensato a una simile crudeltà. Non Helaena, non i bambini. E i suoi vani tentativi aumentano quando, con un tempismo diabolico e fatale, sente proprio la voce esitante di sua figlia che si fa sempre più vicina mentre entra nelle stanze.

"Madre, madre, dove siete?"

Alicent riesce a fare rumore muovendo la sedia, non abbastanza per avvisare Helaena del pericolo, ma al contrario per attirarla ancora di più all’interno.

"Madre, state bene? Avete bisogno di aiuto? Devo chiamare le dame, o Ser Criston?"

Sì, sì, chiama chiunque, chiamali tutti – ma le parole non escono fuori e intanto Helaena non chiama nessuno e indugia ferma a qualche metro di distanza, insieme ai bambini.

Nessuno – non gli intrusi, non Larys – emettono il minimo suono mentre la giovane regina si prepara a cadere inconsapevolmente nella trappola.

 

*


 

L'indecisione di Helaena dura a sufficienza da costringere i due uomini ad agire. Non aspetteranno che sia lei ad avanzare, per timore che all'ultimo momento possa davvero chiamare soccorsi, così decidono di andare direttamente a prenderla. Piombano, allora, nell'anticamera con le spade sguainate e le puntano verso i bambini, facendo cenno a Helaena di tacere, ordine cui, nella paralisi totale che segue quella minaccia concreta, lei obbedisce fin troppo facilmente. Portandosi entrambe le mani alle tempie, si accascia a terra, mentre i bambini, per reazione inversa a quella della madre, iniziano a correre; sfuggono, grazie alla loro agilità infantile, ai due enormi aggressori ma non per sempre – abbastanza, tuttavia, da costituire una valida distrazione. 

Accade tutto velocemente, forse troppo, per permettere ad Alicent di comprendere: un attimo prima si dibatte sulla sedia con gli occhi fissi sulla figlia, quello dopo le corde che le tengono legati i polsi cadono a terra e si ritrova un coltello in grembo. Sorpresa, solleva lo sguardo, giusto il tempo per vedere Larys farle cenno di tacere mentre le rimuove anche il bavaglio. Ma adesso lei non pensa neanche più a urlare, lo stupore – per aver trovato una potenziale via di fuga? per aver ricevuto aiuto da suo marito? – la paralizza esattamente come aveva paralizzato Helaena; quindi tace mentre osserva le proprie mani e torna a respirare a pieni polmoni, tace mentre i suoi tre nipoti vengono inseguiti da uno dei due uomini, tace anche mentre Larys si alza in piedi e inizia a muoversi con tutta la consueta lentezza.

"Torna a sederti, storpio" lo ammonisce, quasi distrattamente, l'uomo che è rimasto accanto a Helaena.

Ed è proprio quella superficialità a costargli caro. Senza alcun preavviso – perché nessun preavviso viene dato mai da un uomo considerato debole e inetto – Larys solleva il suo bastone e lo apre, sfilando dal suo interno una spada affilata che, senza soluzione di continuità, finisce dritta nello stomaco dell'uomo identificato come capo. Egli crolla a terra, con il sangue che fuoriesce copioso dalla bocca spalancata, trascinando con sé anche il suo stesso omicida, eccessivamente sbilanciato dallo sforzo fisico del braccio e dalla mancanza di supporto.

Alicent guarda e tace ancora – di fronte alla morte, al sangue, ai due uomini caduti. Ma si alza in piedi e lo fa con un'adrenalina improvvisa che non sapeva di possedere, non appena vede il secondo uomo recuperare la sua baldanza e afferrare finalmente Jahaera tra le braccia, puntandole contro il proprio pugnale.

"Prova a fare un'altra delle tue ridicole mosse e la sgozzo".

Piededuro, che non trova la forza di rialzarsi, riesce comunque a trovarla per accennare un sorriso. "Non è quello che sei venuto a fare, del resto?"

Per tutta risposta, l'aggressore digrigna i denti e stringe ancora più forte la bambina a sé.. "Sgozzerò lei e poi ognuno di voi".

Ma, mentre formula quella minaccia, l'uomo sta fissando soltanto Larys, bloccato a terra in una pozza di sangue altrui, e ancora una volta sbaglia a individuare la fonte di pericolo. È buffo quanto quegli uomini siano così forti fisicamente, quanto stupidi a livello intellettuale. E ancora più buffo, forse, è il modo in cui le donne sono sempre sottovalutate, anche in presenza di un uomo considerato a tutti gli effetti debole, inutile ed effeminato, a tal punto che nessuno sta più guardando Alicent, a tal punto che l'uomo non si accorge nemmeno che non è più legata.

È difficile dire se la regina madre approfitti della sua posizione defilata, oppure se le due circostanze vadano a combinarsi casualmente, tuttavia, in ogni caso, lei si lancia in un unico, fluido, improvviso movimento contro l'uomo, non abbastanza da farlo vacillare ma abbastanza da fargli mollare la presa su Jahaera.

"Che cosa credi di fare, puttanella?" sbraita l'uomo, afferrandola con un braccio per la vita e con l'altra mano per la gola, bloccandole il respiro. Un ostaggio in cambio di un altro. “Se qualcun altro fa una mossa del cazzo, uccido lei per prima".

Ma di nuovo Alicent riscopre più energia e lucidità di quella che ha mai creduto di avere; ancora una volta l'aggressore perde di vista un dettaglio – in questo caso il coltello che Alicent stringe tra le mani. Seguendo puramente l'istinto, inizia a colpire alla cieca dietro di sé. Il coltello colpisce la carne della coscia solamente di striscio all'inizio, ma poi la donna riesce a infondervi più forza e pian piano la lama affonda più e più volte. I fendenti, per quanto imprecisi e casuali, sono innumerevoli e adesso sì che l'omone vacilla. Non appena Alicent si ritrova libera dalla sua presa, si volta e con furia torna a colpirlo, ancora e ancora, senza dargli il tempo di reagire, stavolta rivolgendo la sua arma dritta al petto.

Talmente stupidi da non aver portato neanche una armatura, pensa Alicent, ed è l'unico pensiero che forse la salva dal concentrarsi invece sul movimento fatale della sua mano, sul sangue che fluisce e le finisce addosso. Continua a colpirlo, ormai come un autonoma, anche quando l'uomo cade.

"Alicent… Alicent, fermati".

La voce di Larys le arriva quasi da lontano e la raggiunge davvero al terzo tentativo. Solo allora, si ferma, fissa il corpo inerme dell'intruso come se lo vedesse per la prima volta, e dunque sgrana gli occhi, facendo cadere con un tonfo il pugnale. Sposta lo sguardo tra l'uomo – il suo aggressore, la sua vittima – e le proprie mani e inizia a tremare in maniera incontrollata.

"Oh Madre, oh Madre, io… Ho ucciso un uomo, io… è morto?"

Nel chiederlo, cerca invece Larys, che per tutta risposta, a quella chiamata implicita, inizia a strisciare nella sua direzione dall'altro lato della stanza.

"L-Larys, l'ho ucciso?"

Sta implorando adesso, sta supplicando, e neanche lei sa per che cosa. Vuole vederlo morto, vuole essere un’assassina?

Non importa, perché Larys ha riafferrato il suo bastone – guscio vuoto di una spada mortale – e lo abbatte con ferocia sul volto dell'uomo fino a che il suo viso appare completamente deturpato e, soprattutto, ogni residuo di respiro è cessato. 

"Ora è morto, e non sapremo mai chi è stato".

Alicent non lo guarda, ma si ritrova quasi senza accorgersene ad annuire, mentre ancora una volta riscopre se stessa a non provare alcun senso di terrore, a dispetto di tutto. Pian piano i tremori del suo corpo diminuiscono, inizia a riprendere il controllo del proprio respiro, e appena è sufficientemente padrona di sé – oltre la furia, la paura e il senso di colpa per ciò che ha fatto – inizia a chiamare a gran voce i bambini uno per uno, vedendoli sgusciare da sotto il letto e tuffarsi tra le braccia di Helaena. E proprio Helaena, sempre così distante, sofferente, fragile e trasognata, le appare davanti in una forma più solida di quanto l'abbia mai vista. Quando alza lo sguardo verso di lei – in piedi e con i figli attaccati alle gonne – la scopre controllata, con uno sguardo lucido e un autentico sorriso disteso.

"Non sento più niente, madre, non sento più niente" e sorride di più, come se fosse finalmente libera, forte, felice. 

"Helaena…" 

Ma Haelena non l'ascolta, si china a sufficienza per baciarle una guancia e poi si allontana, fino a uscire dalla porta. Si lascia indietro il sangue – quello reale e quello peggiore nella sua testa – senza voltarsi indietro.

 

*


 

Nelle stanze della regina madre sono rimasti soltanto loro due, ancora a terra, imbrattati di sangue, circondati da due cadaveri. Sarebbe una scena terribile da vedere dal di fuori, ma Alicent ci è completamente immersa dentro, di quel sangue è macchiata, e non è sopraffatta quando dovrebbe. Non è più la ragazzina che tremava alla vista del sangue; è la donna che ha brandito una daga contro la sua migliore amica per difendere suo figlio, e che una lama l'ha affondata più e più volte per davvero per proteggere i suoi nipoti.

È forte, adesso di nome e di fatto.

È questo pensiero che forse la porta a fissare Larys, di cui ha appena scoperto un'altra, imprevista, sfumatura. Si rende conto che è la prima volta che lo ha visto uccidere di persona, e che la sua furia sa essere feroce, brutale e disperata come quella di Ser Criston. È un uomo pericoloso, non solo a parole, anzi, proprio perché ha anche le parole è forse l'uomo più pericoloso che esista – ed è suo marito. Come potrebbe fidarsi del fatto che lui non la pugnalerebbe alle spalle nel momento in cui gli sarà più opportuno? Cosa gli impedirebbe di usare quella violenza calcolata anche contro di lei?

Eppure, realizza, l'ha usata invece soltanto per difenderla. Dagli aggressori che le avrebbero strappato via un nipote prima, da se stessa e dal farla diventare un'assassina poi. Ha versato sangue per lavarle via il sangue dalle mani, come sta facendo adesso anche in maniera concreta, con la stessa delicata gentilezza di quando le infila i fiori tra i capelli, mentre le pulisce accuratamente le mani con il fazzoletto che aveva nel taschino della tunica.

Mani che uccidono, mani che consolano. Le stesse mani che in fondo ha anche lei. Come è possibile che loro due siano uguali? Due anime che parimenti sono nate indifferenti e innocue, e che lentamente si sono corrotte, sono cadute.

"Adesso ti vedono per quello che sei" – le parole di Rhaenyra le tornano ancora alla mente ma con un nuovo significato. Perché Larys, forse, l'ha vista sempre per quello che è, che sarebbe destinata a essere – e adesso anche lei a sua volta lo vede esattamente per tutto quello che è.

"Perché lo hai fatto?" mormora, al termine della sua silenziosa catena di pensieri, rompendo finalmente il silenzio.

Larys stringe appena gli occhi, puntati ancora sulle sue mani, adesso di nuovo bianche e limpide. 

"Ti ho detto che avrei ucciso per te, l'ho già fatto e continuerò a farlo" risponde con indifferenza, come se fosse qualcosa di ben consolidato, e nella sua testa lo è sicuramente. "Oppure credevi davvero che volessi darti in pasto a quei due uomini, è forse così?"

Alicent si impedisce di riflettere su quell'ultima aggiunta, perché sì, in effetti è quello che ha pensato, proprio prima che lui le provasse nella maniera più eclatante quanto stesse sbagliando.

"Ma tu stasera non hai soltanto ucciso per me… Quando hai attaccato uno dei due tu… saresti potuto morire, anzi è un miracolo che siamo tutti vivi".

Quello che si aspetta è una spiegazione, di come tutto facesse parte di un piano segreto, di come ogni singola mossa fosse stata abilmente calcolata, di come lui in effetti non avesse corso nessun concreto rischio.

E, invece, quello che esce dalle labbra di Larys è qualcosa di totalmente inaspettato, che il tono controllato e all'apparenza neutro non riesce a depotenziare.

"Allora forse per te morirei anche, Alicent".

Alicent spalanca gli occhi e poi, a sua volta, fa qualcosa di inaspettato, l'azione, forse, più avventata di tutta la sera, perché potenzialmente più significativa addirittura di un omicidio. Si protende lentamente verso di lui e poi lo bacia.





 

NDA: Che fatica scrivere questo capitolo, ma devo dire (se posso dirlo da sola) che ne sono molto soddisfatta. Anche se è un po’ fantascientifico forse come dinamiche di lotta – sono incapacissima di scrivere scene d’azione – questo è esattamente il modo in cui vedrei uno sviluppo romantico per la coppia, nel riconoscersi uguali, speculari e complici in qualcosa di definitivo come un omicidio. Insomma, Alicent scopre in pieno la sua anima nera (già emersa contro Rhaenyra) e vede Larys mettere la sua crudeltà al suo servizio, in sua difesa. Mi sarebbe davvero piaciuto che gli eventi fossero andati così, e fingerò questa sia la versione reale.
Sono davvero curiosa di sapere cosa ne pensate voi, perché insomma sono soddisfatta del capitolo nella mia mente, ma allo stesso tempo sono molto insicura di come possa essere percepito, soprattutto per la visione che ho dato dei personaggi.


 
   
 
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