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Autore: _the_unforgiven_    06/12/2022    0 recensioni
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La ritirata della Grande Armée fu una delle più catastrofiche sconfitte patite da un esercito lanciato all'inseguimento dei sogni di un solo individuo. Crowley e Aziraphale ci sono in mezzo, e potete immaginare ciascuno da quale parte.
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Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il serpente nella neve | prima parte

 

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Un passo, e poi un altro, e poi un altro.

Un passo, e un altro passo, e non badare alle gambe fattesi di piombo, al dolore fisso come un chiodo nel mezzo della schiena.

Un passo, e poi un altro, poi un altro, in un freddo che brucia come fuoco, che gela le ciglia, che pesta le ossa, nel buio invaso dal fischio della bufera.
Non esiste nulla tranne quest'aria tagliente e il buio e un passo, e poi un altro, e poi un altro.

Un passo, e poi un altro, e poi un altro, e poi un improvviso tradimento della gravità - cadere - oh, non è forse come quella volta?
Ma adesso il vuoto fa mancare al cuore appena un battito prima di interrompersi in uno schianto contro il terreno gelato, un'esplosione di calore sullo zigomo il cui tepore squisito quasi annulla il dolore dell'urto, quasi, quasi...

"Che fai, vecchio mio? Non siamo ancora arrivati a Parigi!" 

E qualcuno lo rimette in piedi, lo rimette in moto come un pupazzo a molla: e Crowley ricomincia a camminare, senza badare dove, senza vedere nulla, un passo, e poi un altro, e poi un altro.

Questa è la ritirata della Grande Armée.
 

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L'alba si alzò in un allucinato caleidoscopio di rosa e di azzurri, sulla distesa di neve che si apriva a perdita d'occhio in tutte le direzioni.

Crowley ne spiava l'arrivo fin dalla prima traccia di chiarore in fondo all'orizzonte.
I soldati dormivano tutto attorno al falò ormai spento, raggomitolati come cuccioli. Forse anche quel mattino qualcuno non si sarebbe rialzato.

Crowley estrasse dalla tasca una fiaschetta d'argento. Era vecchia, ammaccata e annerita; ma conteneva il miglior cognac mai distillato in Francia. Crowley l'aveva riempita alla partenza, e da allora non era mai più stata vuota. Gli aveva consentito di festeggiare degnamente le prime vittorie della campagna, e di trascorrere tutti i cupi giorni che erano seguiti in uno stato di svagato torpore.
Se qualcuno si era posto domande sull'inesauribilità della sua provvista d'alcool, non le aveva mai espresse ad alta voce; e lui non aveva mai mancato di passarla in giro per una sorsata consolatrice. 
Spesso, era tutto quel che c'era da mandar giù.
Nemmeno l'imperatore, però, nel suo accampamento in testa alla ritirata, aveva da bere un nettare pari a quello; e questa idea dava a Crowley qualcosa che somigliava a un piccolo vendicativo piacere, mentre guardava la rovina mangiarsi brano a brano tutto il sogno folle della Grande Armée.

Più di mezzo milione di uomini aveva lasciato la Francia per seguire quell'uomo fino qui, in capo al mondo. Lo facevano per la gloria, certo; per una buona paga; per fare carriera. Ma nessuno di loro si sarebbe mai spinto fin laggiù se non fosse stato colpito, forse ammaliato, da quel condottiero luminoso e infallibile.
In cambio, il disastro.

Con un ghigno di fiele, Crowley alzò lo sguardo verso la stella del mattino.
Sollevò la fiaschetta in un muto brindisi e bevve.

Bevve un sorso di cognac lungo e caldo come un giorno d'estate, e immaginò di trovarsi a mille miglia da lì. Lasciò che l'alcool gli appannasse i sensi e facesse affiorare ricordi: i riflessi rosei di una nebulosa, non diversi dai colori dell'aurora che già andavano disperdendosi in un chiarore diafano; un sole lontano che non aveva ancora conosciuto la pioggia; le parole di una canzone udita tanto tempo fa, in una città ormai cancellata dalle mappe.

"Sempre mattinieri come fringuelli, non è vero?" esclamò una voce gioviale, riportandolo bruscamente alla realtà. Non si era accorto di stare canticchiando a mezza voce.

"Viaggiando con il vostro passo, arriveremo a Parigi sulle spalle dei nostri nipoti!" ribatté Crowley, rauco. 

Il gruppo con cui viaggiava era uno sparuto manipolo di uomini, quel che restava di una compagnia di fanteria ormai decimata. Rallentati dai feriti e dai malati, erano stati lasciati indietro dall'esercito in marcia; e così avevano deciso di proseguire da soli il viaggio verso ovest, per cercare di tornare in Francia il più presto possibile.

Crowley si era aggregato a loro mosso dallo stesso intento.

A scuoterlo dalle sue fantasticherie era stato un soldato i cui occhi vivaci brillavano sotto folte sopracciglia, mentre lo guardava sorridendo sotto i baffi. Con i suoi trentacinque anni era il decano del gruppo, ed il più alto in grado. 
Non che questo significasse più molto, ora che si erano sbandati dal resto dell'armata; ma le abitudini militari erano dure a morire.

Ecco perché ora tutti i soldati si stavano alzando, nel biancore del mattino che pareva aver accerchiato il misero accampamento all'improvviso. 

"Oggi andrò in avanscoperta, miei cari." annunciò il soldato più anziano. "Il villaggio che abbiamo avvistato ieri. Scommetto che ha delle scorte."

"Figuriamoci. Non sarà rimasto neppure un rapanello." replicò Crowley, mentre si alzava faticosamente in piedi. "E se anche fosse, cosa ti fa pensare che lo darebbero a te, Toussaint?" 

"Basterà non chiederglielo!" rispose egli con una risata tonante.

"Vuoi attaccare..?" chiese un soldato dalle guance incavate.

"Non ce ne sarà bisogno, vedrete. Sono solo contadini."

"Contadini che hanno dato fuoco a tutto il loro grano pur di non lasciarne a noi."

"Pensi di arrivare fino a Parigi con la pancia vuota, Fournier?!" scattò un uomo con il braccio al collo e l'aria irascibile.

"Penso che non andremo proprio da nessuna parte, se ci facciamo infilzare dai cosacchi." rispose sommessamente l'altro.

"Via, lasciamo stare." intervenne un terzo. "Per quanto ne sappiamo, non c'è nulla da prendere. Mentre se acceleriamo il passo, magari riusciremo a raggiungere il resto dell'armata." 

"Se c'è gente, c'è anche cibo." tagliò corto Toussaint. "E se c'è cibo, noi andremo a prendercelo."

Sotto il suo tono spavaldo, Crowley avvertì serpeggiare l'ansia. 
Nascosto dietro le lenti scure degli occhiali, passò in rivista gli uomini.

I valorosi soldati partiti sotto l'insegna dell'aquila erano deperiti per la fatica, il freddo e la fame.
Smunti e pallidi, per difendersi dal gelo avevano finito per coprirsi con tutto ciò che avevano, compresi i ricchi abiti portati via nel saccheggio dei palazzi di Mosca. 

Le uniformi militari sparivano così sotto ricche sete macchiate dall'acqua, abiti di foggia cinese o mongola, sfarzose vesti femminili fradice di neve e di fango.

Quei colori sgargianti, quegli occhi ardenti di febbre sotto la luce implacabile di quel paesaggio vuoto e bianco sembravano il frutto di un incubo.

"...Si potrebbe fare un'incursione nottetempo." si ritrovò a dire Crowley, senza sapere bene da dove fossero uscite le parole.

Tutti gli occhi andarono a convergere istantaneamente su di lui.

"Per proteggere la compagnia. Questa notte potrebbero muoversi solo due o tre uomini. Si potrebbero ispezionare i magazzini, impadronirsi di un po' di scorte, e ritornare al campo senza essere visti."

Era un'idea idiota.
Era un'idea idiota e disperata, ma gli uomini si guardarono fra loro, e poi guardarono Crowley, e infine guardarono Toussaint.

"Potrebbe essere un compromesso." ammise egli infine, riluttante. "Potremmo perdere un giorno di marcia per nulla, è vero. Ma è certo che senza cibo non possiamo proseguire; ed è vero che sarebbe meglio non dare l'allarme." 
Tacque per qualche momento, facendo balzare lo sguardo da un viso all'altro. "...Va bene. Andremo dopo il tramonto, io e un volontario. Cercheremo i viveri e proveremo a portarli qui di nascosto." 

Il gruppo fu percorso da un mormorio di approvazione, e il ragazzo irruento di poco prima stava già per fare un passo avanti, quando Crowley parlò di nuovo, accidenti a lui.

"Verrò io."  

Toussaint gli lanciò un'occhiata in tralice. "Avrei preferito che uno di noi due rimanesse con la truppa, Crowley." disse a bassa voce. "Non è detto che torneremo indietro."

"Non l'ho proposto con l'idea di una missione suicida, Toussaint." replicò Crowley spingendosi gli occhiali più indietro sul naso. "E se le cose dovessero andare davvero di traverso, qualcuno che sappia parlare russo potrebbe esserti d'aiuto. Non credi?"

 

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