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Autore: Lady_Crow    08/12/2022    1 recensioni
Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni. Ma di cosa sono fatti i sogni? Cosa significa: “Vissero per sempre felici e contenti”?
 Isabeau e Navarre sono finalmente insieme, ma i loro guai non sono finiti. Marquet, il Capitano della Guardia al servizio del Vescovo, è ormai stato sconfitto; tuttavia, a Roma, suo fratello Leroy preme perché gli vengano assegnati degli uomini, in modo da poter riconquistare Aguillon e vendicarsi.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Etienne Navarre, Imperius, Nuovo personaggio, Philippe Gaston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando finalmente arrivarono all’accampamento Gérard faceva ormai una gran fatica non solo a camminare, ma persino a tenere aperti gli occhi. Di tanto in tanto si riaveva e li sbarrava; in quei frangenti, prima che tutto tornasse ad essere indistinto e appannato, i colori gli apparivano più vividi del normale, e le tende sembravano davvero viola, forse perché traevano riflessi dal rosso del fuoco e dal blu scuro del cielo, o forse semplicemente perché la morsa della febbre sulla sua mente si stava facendo sempre più forte. Sentiva perfettamente quel che le guardie che l’avevano catturato stavano dicendo e capiva il senso delle singole parole, ma non riusciva a metterle insieme per comprenderne il senso complessivo; la parte di lui che cercava di rimanere ancorata alla lucidità era perfettamente cosciente del fatto che ciò fosse assai negativo, perché tanto quanto qualche informazione in più avrebbe potuto salvargliela, qualche informazione in meno sarebbe potuta costargli la vita. Tuttavia, semplicemente, gli mancavano le forze. Come in un sogno si vide prima le sbarre, poi le mura e un lurido giaciglio avvicinarsi, come se fossero questi a muoversi e non lui a camminare. Lo gettarono in cella senza troppi complimenti, ma poi gli diedero una coperta e dell’acqua: sudava, rabbrividiva e nessuno voleva veder morire l’unico che potesse dare loro informazioni su cosa accadesse fra le mura di Aguillon prima che venisse interrogato. Sempre che davvero ci fosse tempo per interrogarlo.

 

Philippe, sfidando la fortuna in maniera sfacciata persino per lui, era incredibilmente riuscito a intrufolarsi nell’accampamento: aveva seguito il fratello e i suoi carcerieri costeggiando il sentiero a debita distanza laddove la vegetazione poteva nasconderlo, rimanendo sul sentiero ma molto indietro laddove invece non c’erano rami, foglie e ombre dietro cui ripararsi. Durante uno dei tratti in cui alberi e cespugli gli avevano offerto copertura, la dea bendata gli aveva sorriso ed era riuscito a “prendere in prestito” una coperta lasciata stesa ad asciugare fuori da quella che probabilmente era la capanna di un cacciatore. Fuori dall’accampamento, svariate ore dopo il tramonto, una delegazione di monaci esausti era giunta probabilmente su ordine del Vaticano stesso; lui si era gettato addosso la coperta accodandosi a essa e il soldato di guardia, che mai l’avrebbe ammesso ma sonnecchiava fino a un attimo prima dell’arrivo degli uomini di chiesa, si era ritrovato con gli occhi troppo appannati per rendersi conto del fatto che quello indossato dal Topo non fosse propriamente un saio. Abbandonando il gruppo appena dopo l’ingresso, esso stesso non si accorse di avergli funto da lasciapassare.

“Bene Gaston” pensò “adesso devi solo trovare tuo fratello e portarlo via… Un gioco da ragazzi!” si disse cercando disperatamente di farsi coraggio.

   
 
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