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Autore: Monkey D Anjelika    08/12/2022    0 recensioni
Dal testo:
"Era in quei momenti che Dragon permetteva al vento di alleggerire un po' il suo cuore, gli permetteva di essere più umano.
Sentiva il macigno che aveva dentro sparire lasciando un vuoto al suo posto.
Un vuoto che poi veniva colmato dalla malinconia, dalla nostalgia.
Allora Dragon allungava il braccio e con la mano cercava di afferrare il vento, i ricordi ma senza mai riuscirci."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Monkey D. Dragon, Monkey D. Garp, Monkey D. Rufy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Faceva freddo su quell'isola per essere solo i primi di ottobre.
Il vento soffiava forte e incessantemente.
Con arroganza spostava i capelli neri dell'uomo verso la direzione in cui andava.
Dragon, ormai, non ci faceva più caso.
Si era abituato a quel clima e, a dir la verità, non gli dispiaceva affatto.
Aveva sempre preferito il freddo al caldo e, negli ultimi anni, aveva imparato ad apprezzare il vento.
Lo sentiva parte di sé, forse perché era così.
Non erano poi così diversi loro due.
Suo padre, Monkey D.Garp, una volta gli aveva detto che il suo frutto del diavolo sembrava esser pensato proprio per lui.
E aveva ragione.
Monkey D.Dragon era proprio come il vento: irruento, misterioso e non si sapeva mai quando sarebbe arrivato.
Soffiava sempre nella stessa direzione come se avesse uno scopo ben preciso, una meta da raggiungere.
Ogni volta causava disastri distruggendo, capovolgendo ciò che incontrava sul suo cammino.
E Dragon era proprio così.
Erano anni ormai che mirava sempre allo stesso obiettivo con tenacia: capovolgere il Governo Mondiale.
E sapeva che prima o poi ci sarebbe riuscito.
Lui e il vento avrebbero continuato per quella direzione fino a creare una tempesta che avrebbe spazzato via ogni cattiveria.
Il vento non si poteva fermare e così era per Dragon.
Anche suo padre, un marine, aveva rinunciato all'idea di fermarlo.
Dragon seguiva con fermezza i suoi ideali e niente gli avrebbe fatto cambiare idea.
Il sorriso apparve sul volto di Dragon mentre cercava di scrutare l'orizzonte.
Ultimamente un nuovo vento aveva iniziato a soffiare, un vento diverso dal solito. Era più genuino ma non per questo meno pericoloso.
Dragon sapeva bene che erano sempre i venti più lievi a scatenare, poi, grandi tempeste.
E presto sarebbe accaduto ciò.
Il leader dei rivoluzionari pensava a suo figlio, Monkey D. Rufy, un pirata.
Non lo vedeva da quando era nato, lo aveva lasciato a suo padre per proteggerlo e per dargli la possibilità di scegliere la strada da seguire.
Rufy aveva scelto una strada diversa dalla sua ma non troppo.
Aveva sogni diversi ma stessi nemici e stessi ideali di libertà.
Rufy non lo sapeva ma presto loro due insieme avrebbero cambiato per sempre quel mondo.
La tempesta di giustizia avrebbe portato via ogni crudeltà, ogni catena imposta dal governo.
E Dragon rideva di gusto a quel pensiero.
Era una delle poche volte che sul suo viso appariva un espressione diversa.
Il vento gli piaceva moltissimo.
Ma c'era un altro motivo per cui lo apprezzava, un motivo più intimo.
Il vento aveva la capacità di portare con sé pensieri e ricordi.
Nel silenzio della notte, a volte, Dragon usciva sul terrazzo da solo ad osservare il cielo stellato, a pensare a quel figlio lontano.
Era allora che soffiava una leggera brezza che accarezzava ruvidamente il viso di Dragon.
E prima di andare via gli lasciava vecchi ricordi sbiaditi e pensieri nostalgici.
Per un momento Dragon chiudeva gli occhi e riusciva a vedere ancora quel volto paffuto e sorridente.
Si perdeva in quei grandi occhi color pece e il sorriso vivace del bambino lo riempiva di calore.
Era in quei momenti che Dragon permetteva al vento di alleggerire un po' il suo cuore, gli permetteva di essere più umano.
Sentiva il macigno che aveva dentro sparire lasciando un vuoto al suo posto.
Un vuoto che poi veniva colmato dalla malinconia, dalla nostalgia.
Allora Dragon allungava il braccio e con la mano cercava di afferrare il vento, i ricordi ma senza mai riuscirci.

 


 
   
 
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