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Autore: Anown    09/12/2022    1 recensioni
Per Leshawna è un periodo storto, ha delle responsabilità in merito e rischia di trascinare con sé chi le sta attorno. Si rifà viva solo per la lettura di un testamento… potrebbe rivelarsi una terribile idea!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harold, LeShawna, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
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Cambiarsi i vestiti bagnati mentre era impossibilitato a stare in equilibrio sui soli arti posteriori e mentre, per potersi muovere, doveva coordinarsi con lo spettro che aveva preso il parziale controllo del suo corpo, era stato un processo lungo ed estenuante.
Ma per qualche motivo, Roza, stava canticchiando allegramente. Harold non se ne lamentava, che fosse più rilassata poteva tornargli utile, ma era comunque curioso. -Cosa c'è?- le domandò.
“Stai tranquillo. Non ho guardato mentre ti cambiavamo.” affermò molto orgogliosa della propria galanteria.
-Ah, grazie...  era l'ultima cosa di cui mi preoccupavo ma... sì... sì grazie...- era stato preso alla sprovvista, la trovava abbastanza buffa. Però: “Forse è anche perchè non stava guardando che è stata un'impresa cambiarmi... questo potrebbe spiegare anche perchè ho avuto dei problemi alla vista in quei momenti...”
Con quei pensieri e quella risposta aveva abbassato il morale della ragazza spettro. “Forse per le persone normali non c'è nulla di strano nell'essere guardati mentre ci si cambia i vestiti e mi sono esaltata per qualcosa di molto stupido e infantile...” rimuginò abbattuta.
-Ma no! Sei stata molto gentile e delicata  a preoccuparti di non mettermi a disagio. Non è una cosa scontata, sopratutto nei confronti di un uomo.- disse Harold cercando di complimentarsi e rassicurala. Lo mostrava in modo buffo, ma Roza ci teneva molto a non essere troppo di peso nonostante la situazione e Harold poteva empatizzare facilmente con lo stato d'animo della ragazza.
-E' che... sai, è una situazione assurda quindi non mi ero posto il problema. Inoltre non ho mai sviluppato un accentuato senso del pudore. Sarà che ho sempre condiviso la stanza con mia sorella.- Fino a quando non aveva compiuto nove anni si erano cambiati nella stessa stanza senza problemi, avevano anche usato la vasca da bagno contemporaneamente per non consumare acqua in eccesso.
Per alcuni aspetti, Harold, era cresciuto molto lentamente. Ci aveva messo parecchio per capire il motivo per cui Celia aveva cominciato a volersi cambiare separatamente e per cui improvvisamente risparmiare l'acqua non fosse più una priorità.
Inizialmente era stato convinto che sua sorella fosse offesa con lui per qualcosa e che per questo cercava delle scuse per passare meno tempo insieme. Quando Harold glielo aveva fatto presente, la ragazza gli era sembrata piuttosto divertita e gli aveva scompigliato i capelli con fare dispettoso. “Non c'è l'ho con te, scemo! Preferisco darti più privacy per farti maturare meglio.” ma dopo quella risposta, il bambino si era convinto ancora di più che la sorella fosse segretamente arrabbiata e che si fosse inventata una motivazione a caso.
“Oh... ecco perchè sei cresciuto così appiccicoso...” commentò Roza riportando Harold al tempo presente.
-Tu puoi frugare nelle mie memorie quanto vuoi, se sono io a farlo per sbaglio invece è la fine del mondo... ho l'impressione che si facciano un po' due pesi e due misure qui!- percepì la ragazza spettro sorridere nervosamente. -Tranquilla, tranquilla. Te l'ho già detto, non ho molto senso del pudore. Ti basterebbe una domanda generica perchè io cominci a parlarti della storia della mia vita a caso...- confessò sorridendo malinconicamente, aveva passato l'infanzia e l'adolescenza sentendosi solo, forse anche per quello aveva un disperato bisogno di parlare di sé...
-Ho cambiato idea, se non ci riesci non fa niente, ma cerca di frugare nella mia testa il meno possibile.- ritrattò dandosi un tono più freddo. Sentiva il bisogno di esporsi, ma c'erano alcune emozioni che avrebbe voluto nascondere o mascherare...
Per un attimo gli sembrò di sentire la ragazza bisbigliare “Capisco...”
Dopo un tentativo andato male di asciugare i capelli, non erano riusciti a stare in piedi e a tenere la mano abbastanza ferma da inserire lo spinotto nella presa, Harold mise in atto il suo ultimo piano per staccare Roza da sé ed estrasse da un contenitore uno strumento che a Roza sembrò una specie di tromba grossa, triste e deformata.
-E' una tuba...- disse Harold sentendosi un po' offeso per conto dello strumento.
“Non la so suonare...” mormorò lei percependo le intenzioni del ragazzo.
-Tranquilla, devi solo leggere i movimenti che voglio fare e assecondarli, semplice...-
“Ok, ma perchè devi suonare il tubo?”
-Tuba...- la corresse. -Ho un piano! In diverse culture, respiro e anima sono concetti associati. Sono certo che a furia di soffiare aria nella tuba, riuscirò a buttare fuori anche te... scusa se buttare fuori non suona così bene, ma ci siamo capiti, no? Inoltre la musica è sempre connessa sia ai rituali che all'anima... penso che potremmo essere sulla pista giusta!- disse fiducioso.
“Ho l'impressione che ti vada semplicemente di suonare...”
-No...- “A quanto pare Leshawna detesta la mia tuba! Ora che non c'è posso suonare in santa pace! Sì... forse i vicini non saranno troppo contenti... Ma dopo aver pulito la loro spazzatura mi merito di suonare un po', finalmente!” dopo aver fallito nel bloccare quei pensieri, Harold cercò di ridarsi un tono serio mentre percepiva la perplessità di Roza.

Come se il vecchio complesso di appartamenti volesse darle un perverso benvenuto, Leshawna percepì un odore particolarmente sgradevole che la rese irrequieta.
Inizialmente pensò si trattasse di suggestione, ma man mano che si avvicinava l'odore si fece sempre più chiaro; decomposizione.
“Beh, sicuramente non può essere Harold, quindi sono ancor meno affari miei.” l'odore la condusse ad una busta con quella che sembrava la carcassa scomposta di un mammifero, forse un procione. A giudicare dalle condizioni, il sacco era stato lanciato da un balcone...
“Eppure questo posto mi mette comunque meno ansia di casa mia... Questa è una tragedia!”
Dirigendosi all'entrata vide sua madre che stava parlando con Max. -Come hai fatto ad arrivare prima di me?! Eri a piedi!- chiese alla donna che la fulminò con lo sguardo, ma Leshawna smise di prestarle attenzione riconoscendo su Max l'odore sgradevole. “Quindi è lui che l'ha gettato...”
Accorgendosi di essere fissato con ostilità, Max le ringhiò contro ma indietreggiò nascondendosi dietro Lupe che non si scompose: -Questo ragazzino mi ha detto delle cose interessanti. A quanto pare, lui e Harold, sono stati incaricati dall'amministratrice di pulire delle stanze piene di spazzatura. Harold ha cominciato a comportarsi in modo strano, poi è svenuto e si è comportato in modo ancora più strano. Forse dovendo pulire tutta quella roba si è fatto prendere dall'isteria. A me succede.- disse Lupe molto più positiva sulle sorti del ragazzo.
-Harold non è mai stato uno che va in crisi per le pulizie e il disordine...- riflettè Leshawna. -Però...-
-E' venuta davvero? Non c'era bisogno...- commentò infastidita, l'amministratrice di condominio, appena uscita dal portone.
-Ha mandato una persona depressa a ripulire una stanza con delle carcasse?- domandò Leshawna in tono di provocazione.
-Ha scelto lui di farmi questo favore.- rispose la donna di un decennio oltre la mezza età mantenendo la calma. -Mi sembra più stressante la visita di un'ex intenzionata a controllarti. Eppure eccola qua, signorina! Ah, quell'occhiata omicida non funziona con me.-
-Non sto facendo nessun occhiataccia! È la mia faccia normale questa.- disse Leshawna con un tono scontroso.
“Con una fidanzata così scortese è ovvio che le persone si facciano idee strane.” pensò la signora. “Sono davvero mal assortiti... Come si sono conosciuti? Spaccio di droga?” non ci credeva davvero ma il collegamento più facile che le veniva vedendo una persona aggressiva e territoriale che sapeva di quartiere trasandato e un ragazzo strano, svampito ed emotivo, era che si trattasse di ex spacciatrice ed ex cliente messi insieme.
“Ah, non avrei dovuto chiamarla, un po' mi dispiace per il ragazzo. Ma alla fine non son affari miei, quello che potevo fare l'ho fatto.” pensò sperando che la crisi del ragazzo rientrasse e che non facesse la stessa fine della signorina Novak. Aveva trovato lei il corpo della ragazzina e ne era rimasta turbata. Forse in realtà la ragazzina aveva sui venticinque anni, ma pur essendo alta sembrava molto più piccina con quel visetto pulito e gli indumenti ampi che nascondevano eventuali forme. Da quel momento, la signora Allen aveva cominciato a interessarsi e preoccuparsi più facilmente per le persone che abitavano nel suo condominio.
“Certo che però mio nipote poteva affittare l'appartamento ad una coppia meno problematica.” pensò scocciata.
All'improvviso nell'aria si diffuse una melodia bassa e malinconica.
-L... Le sento solo io?- chiese Lupe irrequieta. -Le trombe dell'apocalisse?-
Leshawna trattenne una risata davanti l'impressionabilità e la superstizione della madre.
-Ah, l'apocalisse...- ghignò Max. -Tutto come nei miei pia... No, aspetta! Non ho mai organizzato niente di simile!-
Al suono dello strumento a fiato si aggiunse un arco, probabilmente un violino. -Oh! C'è anche il violino dell'apocalisse?!- chiese Max guardandosi intorno entusiasta. Poi si finse serio. -Violini... che cosa poco virile...-
-Ehi, rincoglionito! La cosiddetta tromba dell'apocalisse è la tuba di Harold!- disse Leshawna bruscamente. -Mentre il violino...-
-Ah, deve essere la ragazza ispanica con la figlia all'asilo.- la interruppe la Allen. -A volte quando è stressata si mette a suonare... Io vado a fare la spesa. Me ne lavo le mani, buona giornata.- disse la donna congedandosi un sorriso mellifluo.
Mentre Leshawna, seguita dalla madre, si apprestava a salire all'appartamento, al duetto tuba più violino si unì uno strano suono spettrale a metà fra un fischio prolungato e una voce distorta.
-Sei proprio sicura che sia tutto normale?- chiese Lupe irrequieta.
-Sicura!- disse Leshawna scocciata. -Sarà un altro strumento musicale! A quanto pare siamo pieni di musicisti qui...-
Nel frattempo videro Scott correre giù per le scale. -Odio la musica classica!- si sfogò l'uomo.
-Anche pieni di gente strana...- commentò Lupe.
-Non dirlo a me.- Leshawna scosse le spalle con un sorriso rassegnato. Poi il suo volto divenne nervoso mentre inseriva le chiavi nella serratura.

Harold, percependo l'umore cupo di Roza, decise di fare una pausa.
“Mmmmmh... rimarremo così per sempre e per adattarci le nostre menti si assorbiranno a vicenda...” ricominciò a ripetere Roza con dei lamenti che la facevano somigliare ad un fantasma tradizionale. “Oppure finchè non morirai...” pensò percependo che i parametri vitali di Harold sembravano di molto rallentati. La temperatura le sembrava più bassa della norma e la circolazione sanguigna era lenta. Il pensiero arrivò ad Harold che si stava innervosendo, ma cercò di trattenersi e non trasmetterlo a Roza a sua volta.
Kunoichi che fino a quel momento si era limitata ad vegliare a distanza si avvicinò. Incuriosito dalla cosa, Harold si concentrò istintivamente sui suoni per cercare delle cause al comportamento del felino. Mettendo in secondo piano il duetto di violino e lama sonora, percepì qualcuno davanti la porta e un tintinnio metallico. “Chiavi” pensò allarmandosi e spingendo all'allerta anche Roza.

Leshawna e sua madre trovarono il ragazzo seduto a terra che guardava nella loro direzione, stessa cosa per Kunoichi posizionata davanti al ragazzo. Lui chinò in avanti la schiena e appoggiò i palmi sul pavimento.
Ma più che la posizione, Leshawna trovava bizzarra l'apertura dei suoi occhi. Non portando gli occhiali avrebbe dovuto stringerli nella speranza di metterle a fuoco. Si chiese se fosse capace di vederle abbastanza bene da capire chi erano. -Ehi.- disse la ragazza per assicurarsi di essere riconosciuta, ma non vide modifiche nell'espressione del ragazzo, segno che l'aveva già identificata correttamente.
-Miò.- le disse la gatta. Lupe la osservò incuriosita.
-Anche se non è un verso minaccioso, ti sta avvertendo che questo è il suo territorio e non devi avvicinarti troppo.- tradusse Leshawna. Per un attimo Harold sembrò sollevato dal fatto che Leshawna avesse capito e rilassò la postura, poi ritornò guardingo.
A giudicare da ciò che poteva percepire Leshawna con l'olfatto, il ragazzo si era lavato, non aveva lo stesso odore di Max pur essendo stato con lui a fare pulizie. Era un sollievo per il suo naso sensibile ed era anche un buon segno che il ragazzo fosse in grado di provvedere a sé, ma per qualche motivo aveva la testa ancora bagnata, sembrava particolarmente spossato, teneva le labbra semiaperte per far passare dell'aria extra che sembrava servirgli e aveva una ciocca di capelli stranamente corta, sembrava che fosse stata tagliata di due terzi.
“Cosa ha combinato? E dove ha messo gli occhiali?” lui sembrava molto a disagio, era strano che non mettesse gli occhiali, tendeva ad essere molto più insicuro quando non ci vedeva bene. Quando avevano cominciato a dormire insieme aveva continuato a coricarsi con gli occhiali per almeno un mese perchè era irrazionalmente agitato quando si risvegliava senza poter mettere a fuoco l'ambiente se avvertiva una persona“intrusa” nelle vicinanze.
Lupe perplessa guardò prima la figlia, poi il ragazzo a quattro zampe, poi di nuovo la figlia, poi di nuovo il ragazzo. Sembravano due animali che si studiavano aspettandosi che l'altro attaccasse.
Sospirò e decise di avvicinarsi ignorando quelle dinamiche primitive. Ma la gatta cominciò a gonfiarsi ed emettere dei versi più profondi per allontanarla. Era come se volesse difendere un membro del branco ferito. Non sapeva che anche i gatti potessero avere questa mentalità di gruppo.
Sottovoce il ragazzo cominciò a sussurrare qualcosa che suona tipo “nonononono” poi con tono emozionato e tremolante disse: -Andate via! Non dovete stare qui!- sembrava che già formulare quella frase lo avesse privato di molta energia. -Io abito qui! Non tu... o tu... voi...- era amareggiato.
Leshawna si rese conto di non aver preso in considerazione il suo punto di vista. Non si aspettava che si sarebbe posto con quella strana ostilità. Avrebbe voluto sentirsi in colpa, ma il proprio malessere era più che altro dovuto al sentirsi trattata come un invasore. Era arrabbiata.
-Se cominci a comportarti normalmente, mi sentirò tranquilla e me ne andrò.- lo sfidò con un tono minaccioso.
-Eh?- Lupe era molto stranita dal suo atteggiamento.
-C...Cosa?- mormorò Harold esasperato. Il ragazzo provò ad alzarsi dandosi una spinta con le braccia ma queste tremarono e lo mantennero a terra. Questo portò Leshawna ad avvicinarsi, con grande disapprovazione di Kunoichi che ringhiò cercando di dissuaderla.
Ciò fece accelerare il respiro di Harold che portò indietro la schiena e le ginocchia al petto assumendo una posizione fetale come per difendersi.
Era scosso dai tremori e respirava sempre peggio almeno in apparenza, ciò portò Leshawna ad aprire bruscamente il cassetto dei medicinali per cercare qualcosa. Lupe prese la parola -No, tesoro, guarda che non è questione di medicinali.- l'avvertì pensando di aver riconosciuto la sintomatologia del ragazzo.
A giudicare dall'affare che aveva tirato fuori dal cassetto, Leshawna invece era convinta che fosse un attacco d'asma. Vedendola, Harold protesse la parte inferiore del viso con le braccia ricominciando a mormorare “nonononono” con tono spaventato.
-No un corno!- disse Leshawna incazzata cercando di scoprirgli la bocca con la forza per somministrargli il farmaco.
-Non uccidermi, non uccidermi...- ripetè Harold cercando di difendersi.
-Ma sei impazzito?!- esclamò Leshawna sempre più agitata e incline ad utilizzare la forza, era così concentrata sul suo obbiettivo da non fare caso nemmeno ai denti di Kunoichi che le si conficcavano nel polso.
-Leshawna!- la richiamò la madre tirandola all'indietro. -Non è asma! È un attacco di panico!- scandì forte e chiaro. -Per questo farnetica sul non ucciderlo... il coso dell'asma dovrebbe contenere il ventolin, giusto? È abbastanza comune che questo medicinale abbia come effetti collaterali ansia, aumento delle palpitazioni e tremori.- sospirò, da piccola di asma ne aveva sofferto anche la donna. -Non penso che lo ucciderà ma è probabile che lui abbia già il cuore a mille in questo momento, che sia in uno stato d'ansia è sicuro e puoi vedere anche tu che trema come una foglia. Il ventolin potrebbe farlo sentire mezzo morto o come se stesse per morire da un momento all'altro. Inoltre sarebbe inutile, non mi sembra asma ciò che ha in questo momento...-
Fra un respiro affannato e l'altro, Harold cominciò a sghignazzare esasperato e a dondolare. La donna ci aveva preso perfettamente! Era passato da dei parametri vitali bassi al sentirsi i vasi sanguigni a rischiò scoppio per l'afflusso di sangue mentre il cuore risuonava assordante come un tamburo! Non importa quando sembrasse improbabile, sentiva che il ventolin l'avrebbe ucciso! Ma l'attacco di panico non gli aveva permesso di spiegarsi chiaramente, era tragicomico quanto fosse nei guai e incapace di difendersi.
A peggiorare le cose, a causa di Roza sentiva di avere un omino che correva avanti e indietro per il suo cervello urlando. Aveva cercato di tenerla a bada ma era stato inutile. Ritrovarsi a sorpresa delle sconosciute che “la fissavano” in un corpo non suo e di cui non aveva il pieno controllo, con una delle due particolarmente aggressiva, l'aveva terrorizzata.
Ma un'altra anomalia ancora l'aveva fatta andare definitivamente in tilt... A causa dell'influenza di Harold era accaduto qualcosa di estremamente insolito; Lei che aveva dei grossi problemi a memorizzare e distinguere i volti, riusciva chiaramente a percepire il volto di Leshawna che era quasi una sconosciuta e che per giunta “la guardava” con una rabbia che le ricordava sua madre.
“Roza, se ne è andata... Se ne è andata...” le ripetè Harold cercando di tranquillizzarla per poter uscire dallo stato di panico.
“NON MI INGANNI” ribattè lo spettro sempre più irrazionale e meno disposto a collaborare.
Con la sua influenza di proprietario originale del corpo, Harold la “costrinse” a guardare la stanza.
La ragazza arrabbiata non c'era più, a giudicare dalla memoria visiva di Harold se ne era andata molto abbattuta, doveva essere successo qualcosa fra lei e il ragazzo mentre Roza era distratta dal suo panico personale.
Harold era in parte sollevato dell'assenza di Leshawna ma si sentiva molto in colpa per ciò che le aveva detto. Roza invece era talmente sollevata da essere sicura che se quel corpo fosse appartenuto solo a lei, sarebbe scoppiata a piangere. Un po' le dispiaceva perchè le sembrava irrispettoso nei confronti di Harold, ma non riusciva a trattenersi.
“Hai il mio permesso, tranquilla...” le disse il ragazzo e Roza emise i suoni di un pianto ad alta voce.
Harold si irrigidì per impedire al proprio corpo di assecondare la ragazza e cercò di distrarsi accarezzando la gatta che gli era salita sulle gambe. C'era ancora la madre di Leshawna lì, non poteva piangere di punto in bianco accentrando ancora di più l'attenzione su di sé.
-Vuoi un bicchiere d'acqua?- chiese gentilmente Lupe. Harold e Roza annuirono e con loro sollievo la donna si allontanò. -Sai, facendo l'insegnante sono abituata a questo tipo di situazione, ti sorprenderebbe sapere a quanti attacchi di panico ho assistito fra alunni e colleghi completamente esauriti.- disse Lupe cercando di fare conversazione.
-Quindi ti sei affidata all'esperienza per capire se ero in ansia o avevo l'asma e per escludere che avessi entrambe...-
-Stavi solo respirando molto velocemente, non tossivi e non emettevi quella specie di sibili e fischi che si fanno durante un attacco di asma, così ho preferito risparmiarti il ventolin...-
-Grazie...- mormorò il ragazzo.
-Penso che tu sia stato troppo velenoso con lei...-
-L-lo so!- singhiozzò il ragazzo nascondendo la testa con le mani. -Mi dispiace che tu sia dovuta rimanere qui...-
-Beh, lasciare sola una persona con un attacco di panico e un successivo senso di colpa mi è sembrato un po' pericoloso... Inoltre conoscendo mia figlia in questo momento preferisce stare sola...- “Sopratutto, non vuole me fra i piedi...” -Suppongo che dobbiate scusarvi entrambi... però mi spiace, non so proprio cosa sia preso a Leshawna.- la donna sospirò. -Di solito quando c'è qualcuno che sta male è razionale e fredda come un un chirurgo con decenni d'esperienza! Ma quando ci sei tu di mezzo diventa completamente scema...- cercò di non diventare troppo accusatoria, ma non riuscì del tutto.
-L'avevo detto che doveva fare i test di medicina, ha la mentalità perfetta per fare il medico.- rimuginò Harold. Gli effetti dell'attacco di panico sembrano affievolirsi ma a volte il ragazzo continuava ad inspirare come se avesse pianto a lungo e veniva scosso da dei tremori.
Lupe non capiva se trovare carina o preoccupante quella specie di stima ostinata da parte del ragazzo. -Suppongo di sì, finchè un paziente non le ricorda te, potrebbe anche funzionare...-
-Potrei averla esaurita...- confessò Harold. -Si è sempre innervosita per i miei problemi di salute e sintomi psicosomatici. Forse non mi regge più...-
Lupe stava per dire qualcosa, ma rimase in silenzio. Harold era consapevole che anche per la donna era un problema che la figlia stesse con una persona così problematica. Percependo quel pensiero, Roza si sentì infastidita da Lupe, anche lei era una persona problematica per motivi simili a quelli di Harold. Il ragazzo si accarezzò la testa cercando di tranquillizzare anche lo spettro.
Lupe si avvicinò porgendogli il bicchiere. Harold lo prese con fare incerto e se lo portò alle labbra maldestramente. -Hai dei problemi a muoverti?- gli chiese.
-Sarà colpa dei sintomi di prima, continuo a sentirmi molto indebolito.- Harold si giustificò.
-A parte l'attacco di panico, hai avuto altri problemi? Leshawna è voluta venire qua perchè qualcuno le ha telefonato dicendo che ti stavi comportando in modo preoccupante.-
-Eh, ecco... mi sono solo sentito collassare perchè c'erano degli odori molto forti e sgradevoli in una stanza che dovevo pulire, eh eh. E' stata la signora Allen a chiamare, giusto? Probabilmente si turba facilmente perchè c'è stato un tentativo di suicidio qualche mese fa. Credo sia molto più sensibile di quanto mostra...-
“Mi spiace” mormorò Roza. “Non credevo di causare tanti problemi...”
Harold abbassò istintivamente il capo in cenno di scuse e lo accarezzò di nuovo per confortare il fantasma. -Forse anche la sorella minore della signora non è solo una pettegola fastidiosa? In fondo è una brava persona?- si chiese.
-Uhm... Boh, non so che dirti, non le conosco...- disse Lupe.
-Ah, mi spiace...-
“Forse sei un po' troppo ingenuo?” Lupe non ne era sicura, ma a causa di Leshawna che le parlava continuamente di Harold come di qualcuno che aveva un bisogno disperato di fidarsi, era portata a pensare che il ragazzo stesse vedendo in modo troppo positivo le persone di cui stava parlando. “Mi spiace ragazzo, ormai ho un pregiudizio molto forte nei tuoi confronti...”

Leshawna era nel cortile del condominio. Era imbarazzante ma aveva battuto in ritirata.
“Attacco di panico?! Quella cosa che fa andare in tilt l'organismo di qualcuno perchè crea la convinzione irrazionale che morirà da un momento all'altro?! E per cosa l'avresti?!” aveva chiesto ad Harold più agitata di quanto avrebbe voluto.
“Secondo te?! Cos'è cambiato nell'appartamento rispetto a quando ti sei presentata qui?!” aveva risposto Harold esasperato. Leshawna aveva capito che stava indicando lei come la causa e in seguito le aveva anche dato dell'insensibile megalomane. “Ma tu ovviamente dall'alto della tua superiorità non prendi in considerazione l'attacco di panico! Come potresti averne mai avuto uno?! Come potresti capirmi?! Ovviamente mi credi solamente un melodrammatico coglione che vuole tenersi la crisi d'asma, vero!?” si era sfogato, poi aveva guardato verso il basso come se si fosse sentito in colpa per quello che aveva detto.
Le veniva da piangere ma non l'avrebbe fatto. Le veniva da strangolare qualcuno, ma non poteva farlo. Cercò di calmarsi e decise che doveva tornare a sorvegliare Harold perchè non era solo l'attacco di panico la fonte delle sue stranezze di quel giorno e lei doveva assicurasi della situazione.
“Mia madre non sa quanto quel mostriciattolo possa diventare agile! Se gli venisse in mente di doversi buttare dalla finestra lei non riuscirebbe a gestirlo, io si! Inoltre se torno lì scoprirò se sono davvero io la causa del suo malessere... forse l'ho spaventato un po' ma non sono una minaccia...”

Per chiacchierare, Lupe si era messa a parlare del loro argomento preferito oltre che dell'unica cosa che avevano in comune oltre al folclore cristiano-cattolico; Leshawna!: -Beh, il medico è un lavoro che richiede molto tempo anche come corso di studi. Con questa gravidanza non ce l'avrebbe fatta in ogni caso.- la donna sospirò pensando che non aveva idea di come fosse combinata la figlia con gli studi, la ragazza aveva sempre amato tenerle nascoste le cose.
-Non è detto, se le poni davanti il giusto obbiettivo va avanti come come una locomotiva...- disse Harold accennando un sorriso malinconico. “Il problema è trovare un obbiettivo...” -Ma per me, come medico era adatta. La vedo bene a voler passare a casa il minor tempo possibile...- pensò che era ironico parlarne proprio con quella donna. -Beh, però con una moglie medico potevo tranquillamente fare la casalinga e occuparmi della prole.- sdrammatizzò. -Oppure potevo prendermi un altro appartamento qui e farci uno studio lavorando come psicologo praticamente da casa... Oh! Potevo comprarmi finalmente un divano da mettere qua e ricevere direttamente i pazienti senza dover perdere di vista il bambino.- pensò divertito.
-Mh... Non penso daresti un'impressione molto professionale...- rispose la donna perplessa. -Eh, non pensi di essere un po' troppo pi... giovane per parlare in questo modo?-
Harold si sentì a disagio e si strinse ulteriormente nella posizione fetale assunta. Aveva scherzato su quella situazione impossibile perchè lo faceva sentire un po' meglio, ma quella donna aveva il talento di farlo sentire sbagliato.  
Lo sbaglio per lei era dal principio l'approccio serio che aveva avuto alla relazione. Per Lupe, se non fosse stato per quella gravidanza, non avrebbero dovuto pensare ad eventuali figli, a pianificare cose per il futuro, né alla convivenza. Infatti a quest'ultima cosa era stata fin dall'inizio contraria. Per lei avrebbero dovuto avere un approccio molto più leggero alla relazione. Anche per questo aveva sempre visto come un problema la salute del ragazzo, portava parecchie preoccupazioni e stress a Leshawna, non era compatibile alla leggerezza che per quella donna era necessaria tra due persone prima di una certa età.
“Quelli malaticci come noi, dovrebbero solo marcire da soli?” chiese Roza con un sussurro simile a quello di uno spirito vendicativo.
Harold non era impressionato, si accarezzò il capo “Credevo che tu fossi dello stesso avviso...”
“Uh... cambiato idea...” disse lo spettro più innocentemente.
A labbra strette, Harold ridacchiò sommessamente “Mi fa piacere.” interpretava positivamente quella maggiore assertività che lo spettro stava mostrando, ma sperava di non essere lui ad indebolirsi di conseguenza come se la sua forza vitale stesse venendo assorbita.
-Eeehì...- pronunciò improvvisamente Harold per richiamare l'attenzione della donna. Aveva usato un tono stranamente sottile e allegro per quella che era stata l'atmosfera fino a quel momento. -Tu alla mia età cosa stavi facendo?- chiese il ragazzo con tono innocente.
Lupe sospirò, aveva colto la critica. -Erano tempi diversi... Ora certe dinamiche non funzionano più... Ho pensato di farvi sposare perchè ormai c'era una gravidanza. Tanto valeva fare le cose come comanda il Signore. Ma ora non c'è più bisogno, mi occuperò io del bambino, tu puoi farti gli affari tuoi o fare una visita di tanto intanto, è meglio così, no?- pensava di far notare una cosa positiva ma dall'espressione infastidita del ragazzo capì che la prospettiva non lo entusiasmava. -Ah, non ne azzecco davvero mezza con voi due...- la donna sospirò. -Adoro mia figlia, non ho mai pensato di non volerla quando ho scoperto di essere incinta, ma ammetto che sarei stata sollevata se se ne fossero presi cura i miei nell'attesa di sistemarmi e diventare più responsabile. Ora con mio marito le cose vanno bene, ma quando eravamo molto giovani non era esattamente così... abbiamo fatto molti errori... Non dire nulla di tutto questo a Leshawna, ok?- chiese la donna un po' a disagio.
Harold sbuffò, non capiva perchè non fosse più sincera e diretta con la figlia. Sua madre non gli avrebbe mai nascosto nulla di scomodo.
“Come vuole il Signore... ma è cristiana?” chiese Roza. Harold rispose annuendo impercettibilmente. Roza rabbrividì. Non le piaceva il modo in cui i cristiani trattavano i presunti demoni durante gli esorcismi. Non voleva essere spedita fra le fiamme dell'inferno e cose così!
“Tranquilla, non vuole e non può farti alcun esorcismo, manco sa che sei qui. Probabilmente neanche ci crede a certe cose...” le disse Harold carezzandosi il capo. -Credi nei demoni?- domandò ignorando l'opposizione di Roza che temeva che la donna potesse insospettirsi.
Lupe rise. -Ma no!- poi si incupì un po': -Anche se... sai, a volte mi metti in difficoltà. Sembri una creaturina a parte...- disse la donna esaminandolo con i suoi grandi occhi scuri.
Roza si spaventò, Harold pure ma cercò di fare finta di niente. -Creaturina... a parte?- ripetè. -So di avere un aspetto terribile in questo momento, ma creaturina a parte mi sembra fin troppo crudele!- rispose fingendosi infastidito.
-Sì, sembri più strano e malaticcio del solito oggi e il modo in cui ti coordini con quel gatto come apparteneste alla stessa specie è... particolare, direi.- Harold carezzò la testa della gatta che la fissava storto. -Ma soprattutto i tuoi cambi di voce... fossi superstiziosa... Sì, potrei effettivamente pensare che tu sia posseduto dalla spirito di una ragazza....- osservò seria.
Il ragazzo rise prendendo sia la donna che Roza in contropiede. -Ah, mi spiace! Negli ultimi giorni per passare il tempo mi stavo allenando in un trucchetto di prestigio e per farlo meglio ho pensato che fare più voci sarebbe stato divertente! Devo aver continuato ad allenarmi a fare una vocina più femminile senza neppure farci caso... mi spiace di averti spaventata!-
-Oh, sei molto bravo, complimenti!- disse allegra la donna. Ma Roza rimase in allerta.
-Ma se avessi pensato che fossi posseduto, quale sarebbe stato il mio destino?- domandò Harold fingendo una curiosità innocente. -Avrei subito un qualche esorcismo?- chiese in tono di scherzo.
-Ma no.- rispose la donna. -Non credo ai demoni, ma credo molto nei fantasmi, sai?-
Harold inizialmente rimase sorpreso, poi si ricordò che Leshawna qualche volta l'aveva presa in giro per qualcosa di simile. La donna continuò: -Ma penso che anche se un fantasma possedesse qualcuno, sarebbe solo una cosa temporanea. Altrimenti ci sarebbe notizie di persone che cambiano completamente personalità senza presentare danni cerebrali che possano spiegarne le ragioni, no? È anche per questo che siamo sicuri che i demoni non possano esistere! Ma invece sono sicura che i fantasmi esistono!- disse la donna molto vivace.
“Questa donna non mi piace per niente! Ci scoprirà e mi scioglierà buttandoci addosso il sale!”
“E' tutto sotto controllo, tranquilla, abbi pazienza solo per un altro po'...”
-Tu comunque mi sembri troppo incline ad interessarti al paranormale e robe strane.- gli disse Lupe. -So di averti regalato un libro di esoterismo ma era semplicemente un' offerta di pace. Non dovresti curiosare troppo o potresti finire in qualche guaio con le persone sbagliate o... con le cose sbagliate! Non è che invece di allenarti a fare un giochetto di prestigio ti stavi allenando a modificare la voce per organizzare uno scherzo durante una seduta spiritica? Anche se ho detto che i demoni non esistono per sicurezza dovresti evitare cose sataniche!-
Harold la guardò infastidito, poi sorrise e prese la voce di Roza in prestito per ridacchiare. -E cosa ti dice che la seduta spiritica non sia già stata fatta e che non abbia evocato qualcosa a possedermi? Del resto fra un gioco di prestigio e l'altro, ho sempre avuto il potenziale per essere un ottimo fattucchiere, non pensi?-
“Sei impazzito?! Cosa diavolo stai facendo?!” protestò Roza atterrita mentre Lupe sembra paralizzata dall'inquietudine.
-Scherzavo, Leshawna ha ragione! È semplicissimo spaventarti!- disse divertito utilizzando la sua voce naturale.
La donna tirò un sospiro di sollievo e si sentì abbastanza stupida. -Ti pregherai di non bullizzarmi come fa la mia crudele figlioletta, per favore... Perchè ho l'impressione che abbiate imparato le cose peggiori l'uno dall'altra?- la donna andò a prendere qualcosa nella parte della stanza in cui c'era la cucina.
“Se mi comporto in modo stupido e scherzoso si convince che sto bene e se ne va... In questo modo potremo ricominciare a tentare di separarci prima, no?” spiegò ad una Roza molto infastidita. “E' questo che intende Leshawna quando si lamenta di non potersi fidare di me?” si chiese poi pensando al fatto che forse qualche tendenza manipolatoria l'aveva.
Roza invece provava stupore e ammirazione, dal suo punto di vista Harold era spaventosamente socievole. Era capace di scherzare anche con persone molto più vecchie di lui che l'avevano guardato durante un momento di vulnerabilità e imbarazzo come un attacco di panico! Era un lato di quella persona che non si sarebbe mai aspettata!
“G... Grazie ma non esagerare... è una persona che conosco da tanto, è normale che non abbia grossi problemi...” disse un po' a disagio. Era abituato a ricevere complimenti da sé stesso ma ricevere quello strano quantitativo di ammirazione da uno spettro con cui stava condividendo corpo e sistema nervoso era una sensazione molto disorientate. “Per te anche le cose più semplici sono fonte di stupore, eh?” pensò dispiaciuto, passato l'imbarazzo.
Lupe si era presa una sedia e l'aveva posizionata davanti a lui. Non sembrava un buon segno. Notando l'espressione corrucciata del ragazzo la donna gli disse con un tono gentile. -Non preoccuparti, rimarrò un po' qua nell'attesa che tu ti ristabilisca. Oppure hai bisogno di andare da un medico? Cosa ti senti esattamente? È solo qualcosa di emotivo o hai qualche sintomo fisico?-
-Eh... signora, io sto già meglio, non ho alcun problema fisico o emotivo, sono solo un po' stanco.- disse il ragazzo cercando di sorridere mentre Roza ripeteva: “Ahi, ahi, ahi...”
-Ti ho mai raccontato di quel mio zio che si è suicidato dopo una serata passata insieme in famiglia in cui sembrava particolarmente allegro?-
“Ok, non si fida...” Harold sbuffò. “Ahi, ahi, ahi...” continuò Roza.
-Non hai freddo lì sul pavimento? E poi dovresti asciugarti i capelli...- si ricordò del modo in cui suo marito nascondeva stupidamente i propri problemi di salute per non andare dal medico. Si era tenuto un dente spezzato e una gengiva gonfia per diversi mesi. -Non è che ti sei rotto qualcosa e non riesci ad alzarti?- chiese la donna con tono di rimprovero.
-Eh...? Perchè cavolo dovrei nascondere una cosa del genere?!-
-Magari sei convinto che sia solo una storta e non vuoi disturbare... ti dispiacerebbe scoprire le tue cavigliette magroline e facilmente frantumabili, per favore?- disse scendendo dalla sedia e avvicinando la mano come se la domanda fosse solo una formalità.
Ma la donna venne bloccata e trascinata via per il braccio da Leshawna. -Vorrei parlare in privato col mio ex coinquilino, grazie.- sbuffò ignorando le lamentele della madre, arrivando a spingerla fuori dall'appartamento.
-Dunque... tornando a noi...- Leshawna si interruppe vedendo che, muovendosi sui quattro arti piuttosto velocemente, il ragazzo aveva quasi raggiunto la camera da letto per sfuggirle. -Ok, ora sappiamo che non hai nulla di rotto, bene.- dichiarò Leshawna.
Mettendogli una mano sotto l'addome e una a proteggergli la parte posteriore della testa, Leshawna capovolse il ragazzo mettendolo a pancia sopra e lo tenne per un piede per evitare ci si allontanasse.
Harold la osservava contrariato con le braccia conserte e serrava le labbra come per indicarle che non voleva rivolgerle la parola.
-Volendo avrei potuto semplicemente prenderti per la caviglia e tirare. Invece non l'ho fatto per non rischiare di farti sbattere la faccia, romperti qualcosa e farti sanguinare. Mi sembra chiaro che non abbia intenzione di danneggiarti. Potresti quindi mostrarti più collaborativo?-
“Non mi fido affatto del suo tono...”
“La conosco, Roza, lo so...” aveva il tono forzatamente gentile di qualcuno che vorrebbe saltare alla gola del suo interlocutore ma che si trattiene. Nonostante tutto, sapendo quanto fosse impulsiva, Harold ammirava i suoi sforzi.
Leshawna si staccò la bocca di Kunoichi dalla caviglia. -Non ti offendere, ma fai schifo come guardia del corpo.- le disse con aria severa.
-E' una brava gatta! Non vuole farti male...- disse Harold allungando la mano verso la testa di Kunoichi. -Se volesse ti avrebbe affondato i denti nella carne stimolando i nervi e portandoti a nausea e appannamento della vista... dovresti dirle grazie!-
-Grazie.- disse Leshawna toccando a sua volta la testa di un'infastidita Kunoichi e sfiorando la mano del ragazzo che la ritirò tempestivamente. -Ripeto, sei una pessima guardia del corpo. Se pensassi che un mio compagno stia venendo aggredito, col cavolo che mi limiterei!-
-Ah... sa che non rappresenti veramente un pericolo.-
“Ne siamo sicuri?!” commentò Roza.
Leshawna si sentì un po' felice per la risposta di Harold ma cercò di nasconderlo. -Non sono tutto fumo e niente arrosto come quello smidollato di Duncan...- borbottò.
Il ragazzo sospirò. -Mi fa piacere che tu ti sia preoccupata tanto da venirmi a controllare, grazie, ma come tu stessa puoi vedere, sto benissimo!- disse esasperato, ma la cosa rese Leshawna ancora più sospettosa. -Il fatto che non riesca a stare in piedi è un effetto collaterale di un farmaco che ho usato unito alla mancanza di sonno e ai miei normali problemi con le vertigini. Quindi nulla di preoccupante, svanirà presto.- decise che era la scusa migliore da darle ed effettivamente la ragazza sembrò un po' sollevata.
-Oh...- Leshawna non si fidava per niente dell'istinto di sopravvivenza di Harold, ma era sicura che non avrebbe mai corso il rischio di compromettere le funzioni del proprio corpo e di doverci convivere ed era sicura anche della sua conoscenza dei farmaci che utilizzava. Pauroso com'era, se avesse sospettato che ci fosse il rischio di non potersi più rimettere in piedi avrebbe immediatamente chiamato un'ambulanza. -In realtà ho pensato che ti muovessi da quadrupede per qualche capriccio infantile... Magari visto che cadi facilmente, ti senti più al sicuro a contatto col pavimento o forse è una posizione da cui ti viene meglio difenderti e scalciare, cose così...-
“Effettivamente sarebbe una cosa da me... Lo ammetto, mi conosce abbastanza bene...” pensò un po' imbarazzato.
La presa di Leshawna sulla caviglia si allentò permettendo ad Harold di sfilare il piede e rimettersi seduto. Ma la ragazza continuò ad osservarlo rendendo Roza sempre più tesa.
-Per quanto tempo hai intenzione di tenermi sotto osservazione?- le chiese Harold guardandola di traverso.
La ragazza si sedette davanti a lui. -Boh...- sbuffò.
Il ragazzo scattò e cercò di nascondersi sotto al letto, ma Leshawna lo ribaltò e bloccò nuovamente.
-Ok, quello di prima potrà anche essere stato un attacco di panico, ma se ti infili là sotto, l'attacco d'asma ti verrà sicuramente.- Leshawna lo rimproverò aspramente.
Harold sbuffò, sapeva che aveva più o meno ragione, mettersi dove c'era polvere non era una grande idea e non capiva perchè l'istinto gli avesse suggerito quella mossa. “Roza?”
“Non è colpa mia!”


Angolo dell'autrice:

Scusate il tempismo come sempre, ultimamente non sono stata dell'umore per scrivere né per fare altro, ho praticamente studiato e basta e una volta finito ci sono voluti un po' di giorni per riprendermi.
Detto questo; questo è stato un capitolo piuttosto difficile. La situazione di Harold è strana e complicata da descrivere e gestire, inoltre non riesco proprio a fare i capitoli della lunghezza che vorrei, dall'altra parte ho capito che scrivendo pensando continuamente di non dover superare un certo numero di righe, pagine e di dover far entrare tutto in un capitolo, scrivo molto peggio di quanto farei normalmente, così ho deciso di rilassarmi e di scrivere come mi veniva naturale senza prefissarmi di dover far entrare tutta una serie di avvenimenti in un solo capitolo. Spero non risulti un problema, ma per me questa è stata la soluzione migliore...
Spero che abbiate passato una serena giornata dell'immacolata e che questo capitolo possa esservi piaciuto, mi scuso per eventuali errori.
In ogni caso, come sempre sono molto grata a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di arrivare fino a qui.
Grazie di cuore, davvero ^^
Alla prossima!

Nota; lama sonora: è uno strumento che derivato dalla sega musicale (una sega trapezoidale in acciaio usata per suonare, tramite un archetto da violino, contrabbasso, violoncello o viola usata sulla parte senza denti) differentemente dalla sega, la lama è priva di denti su entrambi i lati e viene concepita a posta per fungere da strumento musicale.
  
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