Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: Cladzky    10/12/2022    1 recensioni
Seguito di "Pretty Angel Sygma, a feminine affair"
Ichiro, reso il difensore della giustizia che veste alla marinara da parte di un oritteropo magico, sta ancora cercando di comprendere come un evento del genere sia potuto succedere o se sia successo affatto. Subito dopo lo scontro con i Nekuroidi, Sayaka e le altre lo trasportano a casa, ignare di chi sia davvero. Poro Poro, l'oritteropo suo nuovo guardiano, cerca di chiarigli il suo compito d'ora in avanti.
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Pretty Angel Sygma'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Si stava abbastanza stretti, considerando fossero in sei in un’utilitaria da cinque posti. Qualcuno aveva proposto di infilarlo nel bagaglio e dato il suo inesistente senso dell’umorismo ci stava pure credendo. Provarono a distribuirsi in quattro sui tre sedili posteriori, ma non si riusciva a chiudere la portiera, dunque una prese l’iniziativa e se lo caricò sulle ginocchia. Non ebbe che un leggero moto d’imbarazzo, sopito dalla stanchezza.

一Non mi sembra il caso一 Provò a lamentarsi, prima di vedersi le braccia della ragazza intrecciarsi sul suo petto e stringerlo a sé. Si voltò, scorgendo con la coda dell’occhio il naso particolarmente lungo di Yoko che si sporgeva da dietro la sua spalla.

一Non ci pensare一 Fu il suo risolino. Gli chiesero la via e poi, con la testa poggiata al finestrino, si addormentò abbastanza in fretta. Non ci furono curve brusche a svegliarlo, le strade brillavano ancora delle ambulanze parcheggiate sotto i palazzi sventrati dagli incendi estinti e di cordoni di uomini della protezione civile che chiudeva le strade e incanalava il traffico fuori dal centro.

一Ma chi erano?一 Non potè farsi a meno di domandarsi Ryoko sottovoce, girando con cautela il volante per evitare un carroattrezzi che liberava la strada da una macchina ribaltata.

一Bisognava studiarli da vicino一 Giocherellò coi capelli Ai.

一Non era abbastanza vicino quello che ha provato d ammazzarmi?一 Replicò tranquilla Kyoko al suo fianco, massaggiandosi il collo.

一Era buio一 Si grattò la guancia l’altra 一Ed è successo tutto così velocemente che non ci ho capito nulla.

一Se eri tanto curiosa potevano restare all’Haru Zei e vedere chi ci stava dentro quello scafandro一 Chiuse gli occhi, trattenendo una risata data l’atmosfera lugubre, figurandosi una scena alla Scooby Doo. Ai rimase in silenzio, incapace di ammettere che si fossero lasciate sfuggire una bella occasione quando sono scappate dal locale a fine pericolo.

一Ma non è ovvio?一 Sbottò Yoko, risistemandosi Ichiro in braccio.

一Cosa può esserci di ovvio stasera?一 Sayaka si voltò dal sedile del passeggero, intrigata.

一Che siamo stati invasi.

一Dici che non erano terroristi?一 Ripeté quanto aveva sentito alla radio Ai.

一E da chi?一 Chiese Ryoko senza togliere gli occhi dalla strada.

一Dagli alieni一 S’incupì la ragazzina.

一Dai, non scherzare一 Rise Ai.

一Beh, dopo quanto è successo sarei anche disposta a crederci一 Si prese la testa fra le mani Sayaka.

一Ve l’avevo detto che esistevano一 Fece la linguaccia Yoko.

一A te sembrava un alieno, Kyoko?一 Chiese Ryoko, inquadrandola nello specchietto retrovisore. La sua compagna si chiuse le braccia dietro la testa e sbuffò prima di rispondere.

一So solo che se non fosse stato armato avrei vinto io.

一Ancora ci pensi?一 Si voltò un momento corrugata, ora che avevano superato la tangenziale.

一Sì一 Alzò gli occhi al cielo, mostrando il livido della stretta 一E ancora penso a chi diavolo fosse quella bambina.

Ichiro ebbe un sussulto nel sonno. Yoko fece cenno di abbassare la voce prima di rispondere con una mano davanti la bocca.

一Non è ovvio anche questo?一 Gli si accesero gli occhi, mentre la voce si faceva più acuta 一Era una ragazza magica.

一Leggi troppi fumetti一 Si strinse nelle spalle Ai 一Però vorrei avere la tua stessa innocenza.

一Bisogna ammettere che l’abbiamo vista tutti一 Sayaka sembrò più interrogare sé stessa.

一Di certo non ci ha salvato la polizia一 Aggiunse Kyoko, voltandosi verso Ai.

一Magari è un alieno anche lei一 Ammiccò un sorriso Ryoko, svoltando per un vicolo privo di lampioni.

一No, non funziona così一 Puntualizzò con fare saccente Yoko 一Quello avviene solo nelle serie con le streghette che vengono a vivere sulla terra. Nel caso delle eroine, invece, loro ricevono i loro poteri dagli alieni perché non sanno di essere le prescelte a combattere i cattivi.

一Scommetto che ti rode non sia toccato a te vestirti da giustiziera alla marinara一 La punzecchiò Kyoko con il gomito.

一Di combattere lascio volentieri l’onere a quell’altra一 Si fece altezzosa nello sguardo, prima di tornare sognante 一Mi basta solo sapere che la magia esiste.

一Non esagerare ora一 Intervenne Sayaka 一Prima gli alieni, ora la magia, non siamo in televisione.

一Non ho il diritto di sognare?

一Immagino di sì一 Rispose dolcemente Ryoko, parcheggiando di fronte il complesso di appartamenti. Rimasero un attimo in silenzio, guardando tutte nella direzione del dormiente che non dava cenno di svegliarsi, quindi riprese 一Secondo voi cosa gli è successo?

一Avrà tentato di raggiungerci all’Haru Zei一 Fece spallucce Yoko.

一In pigiama?一 Chiese Ai, sistemandosi gli occhiali.

一Non è mai uscito in vita sua, forse è l’unica cosa che indossa oltre l’uniforme scolastica一 Lo studiò Kyoko, tentata di dargli una schicchera sul naso.

一Kyoko, per favore一 L’interruppe Sayaka 一Potrebbe essergli successo qualsiasi cosa stasera.

一In ogni caso bisogna dirgli che siamo arrivati一 Sbadigliò in risposta la moretta.

一Ehi, Ichiro?一 Tentò di sussurrare Yoko, ma non sortiva effetto 一Chissà che ha fatto per essere così stanco.

一Dai grandi magazzini a casa sua c’erano una quindicina di chilometri. Forse è venuto a piedi一 Propose Sayaka.

一Anche fosse non ne capisco il motivo o perché sia vestito in quel modo一 Incrociò le braccia Ai.

一Non credo gli farebbe piacerebbe che indagassimo su cosa gli è successo一 Si espresse timida l'autista, guardando a Sayaka per un cenno d'assenso 一Semplicemente non ce lo vorrà dire.

一Già一 Si stiracchiò Kyoko 一Magari è lui la ragazza magica che ci ha salvato e non vuole farci scoprire la sua identità segreta.

一Perché no?一 RIse Yoko, strofinando la sua guancia contro quella del ragazzo 一È abbastanza carino per farlo.

La quintupla risata fu dettata più dalla necessità di rilasciare lo stress accumulato sino ad allora che per qualsiasi serio ragionamento. Ichiro, sentendosi premuto contro il viso di qualcun altro nel sonno, cominciò ad aprire gli occhi.

一Oddio一 Bofonchiò, non rendendosi pienamente conto di dove si trovava o se era sveglio davvero. Gli avvenimenti delle ultime ore erano così vividi da sembrare un sogno febbrile. Tutta la fatica della notte gli cadde addosso di colpo, facendogli vibrare i muscoli delle cosce e seccare le braccia ai fianchi. Eppure sentiva il furore della battaglia appena terminata dentro di sè, doveva lottare ma era incapace di muoversi. Le sue pupille scorrevano all'impazzata le ombre che lo circondavano, così poco definite. Nekuroid? Ce n'era ancora qualcuno? Si sentiva stretto. Provò a voltarsi verso chi lo stringeva, ma non riuscì a tenere ritta la testa, chiuse gli occhi e cadde coricato sul petto di Yoko, con leggera sorpresa di lei, subito sostituita da uno sguardo più contemplativo. Con la gola secca continuò appena udibile 一È finita?

一Sì amore一 Gli accarezzò la testolina 一Siamo a casa.

Quando si rese conto di dove stava poggiando il viso, si scusò in fretta e tentò d’uscire dalla macchina allo stesso ritmo, ma aperta la portiera si ricordò di quanto facesse freddo. Non riuscì a fare un passo toccato il suolo che le gambe quasi gli cedettero sotto il suo stesso peso, chiuse le ginocchia, fu di lì per cadere, ma si tenne aggrappato alla maniglia, sedendosi sul bordo del sedile e riprese fiato, che sentiva così corto. L’asfalto, sotto i piedi nudi,  era così brutalmente duro, ruvido e ghiacciato da fargli diventare i palmi insensibili e fargli ricordare come stava vestito.  Si portò una mano alla fronte nella disperazione e soffocò un grido. Nulla di quanto era successo era un sogno? Aveva solcato la notte vestito da guerriera dell’amore seguendo gli ordini di Poro Poro? O forse solo parte di ciò che ricordava era vero e il resto inventato? Che Poro Poro non sia mai esistito e avesse immaginato tutti i dettagli. In fondo era l’unico con cui avesse parlato o addirittura che lo avesse visto quell’oritteropo magico, anche quando sua madre era entrata in camera sua nel mezzo della loro discussione. Era così irrealistico che fosse uscito nel bel mezzo della sera senza cambiarsi spinto dall’insana voglia di andare all’incontro con quelle ragazze? Ma perché farlo? E i Nekuroid che avevano devastato la città? Le due cose si rispondevano da sole. Chiaramente non aveva il coraggio di presentarsi normalmente all’appuntamento, in fondo non ne aveva mai atteso uno, né l’idea di come comportarsi ad un evento sociale, come ci si veste per l’occasione, cosa si dice, cosa si fa. Dunque aveva fabbricato una facile scorciatoia mentale, rifugiandosi in una realtà dove lui era l’eroe improvvisamente predestinato a combattere una minaccia che insidiava anche le sue amiche e che convenientemente si ritrovava a salvarle, facendosi ammirare e risparmiandosi un cauto processo di socializzazione e integrazione nel loro gruppo. Ora che si svegliava vedeva tutto in maniera più logica, l’unica maniera per vedere le cose. Nessun agente esterno poteva magicamente migliorare la sua vita.

一Stai male?一 Giunse la voce di una donna dai capelli molto corti, donna perché sembrava la più adulta del gruppo, che scendeva dalla portiera accanto alla sua e si portava una mano alla bocca, restando dov’era 一L’indirizzo era questo, vero?

一Sei stanco, poverino一 Si chinò la ragazza da cui si era appena staccato, arrivandogli alle spalle e sollevandolo come una sposa. Gli piovve il cuore in gola, venendo strappato ai suoi pensieri e da terra e d’istinto strinse le braccia intorno il collo di quella col naso lungo e la coda di cavallo. Era Yoko, con cui aveva discusso nel pomeriggio della sua passione per il genere mahou shoujo. Chissà cosa doveva pensare di lui, ora che vedeva fino a che punto la sua ossessione si era spinta, se lo trattava come un bambino. Guardandosi attorno vide le altre scendere e non ce la fece a restare abbarbicato lì sopra a penzolare da due braccia in una posizione tanto infantile. Sciolse le mani dal collo di Yoko e le ritrasse sotto il mento, come pregasse.

一Credo di poter camminare…

一Tranquillo, non mi da fastidio一 Lo interruppe Yoko, ma il viso contratto e la schiena piegata all’indietro dicevano il contrario.

一Lo hai sentito, può camminare一 Proruppe dall’altro capo della macchina la voce di un’altra, quella dalla pelle mora e i capelli cascanti più sul viso che la nuca. Il nome non lo rammentava. Sbatté la portiera dopo che un’altra era uscito, una coetanea dagli occhiali tondi e la frangia, e si diresse verso di loro. Appena fu abbastanza vicina, si sentì come conteso fra due giganti data la sua condizione e fu ritentato di tornare ad avvinghiarsi a Yoko. L’altra, senza cortesia o segno di fatica, lo strappò da lei e se lo tenne un momento seduto in braccio, incerto nel suo equilibrio, giusto il tempo di rispondere 一Quindi mollalo.

一Insomma, non strapazzatelo così一 Gli comparve di fronte il viso, dunque alle spalle di chi lo reggeva, Sayaka, che pareva alta anche dalla sua posizione sopraelevata e alta era anche la sua fronte. La mora obbedì, poggiandolo sul marciapiede rigido e sporco con una delicatezza inusuale, guardando la sua amica. Se ne stette lì, incapace di dire qualcosa per qualche secondo, ma cosa poteva dire? Le scrutò tutte, si sentì morire nei loro sguardi confusi, accennò un piccolo inchino e, tenendo sempre la testa bassa per non rivederle negli occhi, si mosse per l’ingresso. Ryoko gli si parò davanti, ma non con fare minaccioso.

一Aspetta, stai tremando一 Si preoccupò, sfilandosi la giacca e mettendogliela sulle spalle. Non era tanto il freddo, o almeno non ci pensava, ma accettò comunque il prestito e si sentì un po’ più caldo dentro ancora prima di infilarla. Le mani erano mezze nascoste dalle maniche. Prevedibilmente gli stava un po’ larga.

一Ascolta, Ichiro一 Si fece spazio davanti a lui l’ultima che non aveva ancora parlato, che si tolse la frangia dagli occhi e guardò intensamente i suoi 一Davvero non ricordi cosa è successo?

一Io一 Si morse un indice 一Non credo di ricordare cosa è successo davvero.

一Ai!一 La richiamò Sayaka, prendendola per le spalle e tirandola via da davanti il portone d’ingresso al palazzo 一Ci ha già detto che non lo sa, non insistiamo.

一Allora, non apri?一 Chiese la mora chinandosi per studiare la sua risposta.

一Credo di essermi dimenticato le chiavi一 Affondò il naso sotto il colletto. Si mosse verso il pannello dei citofoni e pigiò il tasto col suo cognome. Subito rispose la voce di sua madre, così rauca e sforzata.

一Chi è?

一Sono io一 Si rigirò i pollici.

一Oh, grazie a dio, temevo ti fosse successo qualcosa一 Giunse rincuorata la risposta sintetizzata dall’apparecchio a muro 一Stavamo giusto per uscire a cercarti, tuo padre e io.

一Mi spiace一 Non ebbe il tempo di mormorare che la porta si sbloccò con uno scatto meccanico da farlo trasalire. Fece il primo passo, spinse il pesante portone ermetico e avanzò nell’atrio buio mattonellato di marmo girandosi quando si rese conto che l’ingresso rimaneva spalancato. Kyoko reggeva la porta facendo passare le altre, che si accalcavano nell’atrio. Si prese le mani e le torse 一Mi volete accompagnare ancora?

一Inventeremo qualcosa per non far preoccupare tua madre一 Sogghignò Ai.

一E io voglio augurarti buonanotte一 Si strofinò i pugni alle guance Yoko.

一D’accordo一 Annuì, mollando la ringhiera a cui si teneva aggrappato e proseguendo oltre le scale nel corridoio, accese la luce e arrivò di fronte il vano ascensore. Premette il tasto e attese che le porte si spalancassero, mentre le ragazze si radunavano dietro di lui. Guardò lo schermo indicare il piano ed era in cima il palazzo. Nell’attesa imbarazzante s’infilò le mani in tasca e provò a spiare i volti delle sue salvatrici, così maturi. Ironico che si fosse immaginato una situazione opposta dove fosse lui l’eroe.

一Sai, non viviamo lontano一 Notò Ai, puntandosi un pollice al bavero 一A piedi fino a casa mia sarà meno di mezz’ora, potremmo vederci.

一Ti farebbe piacere?一 Replicò incredulo, alzandole il mento e sgranando gli occhi.

一Sicuro, potrei darti una mano coi compiti se vuoi, lo facciamo sempre fra noi.

一Non facciamo la stessa scuola一 Ichiro ricordava le uniformi diverse di quella mattina.

一Matematica, storia, letteratura, certe materie sono le stesse一 Confermò Sayaka, stringendo un pugno d’incoraggiamento.

一Certo一 Annuì poco sicuro, ma non più in ansia. Perché erano così altruiste e attive nel conoscerlo? Perché non si rendevano conto di star trattando con un pazzo che si immaginava le cose? Le porte dell’ascensore scorrettero ai lati, rivelando la cabina stretta e lo specchio a parete sul muro opposto interno. Dentro ci vedeva sei persone, cinque ragazze dall’aspetto curato, sereno ognuna a modo suo, chi più contemplativa, chi sorrideva dolcemente o in una smorfia di divertimento, chi di pietà oppure di risolutezza e poi ci stava lui più in basso, braccia lungo i fianchi e schiena fin troppo dritta, che risaltava come una mosca bianca, una mosca dagli occhi infossati e la bocca piccola che se si mordeva il labbro inferiore ad ammirare sè stessa.

一Su, è tardi一 DIede una spinta Kyoko, facendolo barcollare dentro. Nel fare spazio alle sue accompagnatrici che si stringevano per entrare, finì involontariamente in mezzo a loro, come era già successo alla stazione della metropolitana, per quanto provassero a lasciargli spazio per respirare. Buttato indietro alla memoria analizzò per l’ennesima volta la situazione e non ne venne a capo. Doveva ottenere una risposta.

一Io continuo a non capire一 Si voltò per guardarle tutte, attirando sguardi nervosi. Dopo tutto quello che era successo era impossibile apparire più vulnerabile di quanto già fosse 一Perché continuate ad aiutarmi?

一Ma te lo abbiamo già detto一 Alzò l’indice Sayaka 一Tu non faresti lo stesso per qualcuno in difficoltà?

Bella domanda.

一Capisco, però non spiega perché insistiate per essere mie amiche一 Alzò le sopracciglia, per indagare meglio nei loro sguardi, ma non riusciva a capirle. I muscoli facciali si contraevano in espressioni che parevano quasi di disgusto prima di tornare divertite o forse comprensive se non simpatetiche. Com’era complicato leggere le persone.

一Se vuoi possiamo lasciarti solo一 Gli poggiò una mano in testa Kyoko, mostrando i denti.

一Non intendevo che mi da fastidio一 Si affrettò a dire, cercando di prenderle la mano già ritratta, finendo per mettersi le proprie sui capelli.

一Kyoko stava solo scherzando一 Rise Ryoko, che senza la sua giacca sembrava più magra di quanto sembrasse. Ecco, osservò, un altro caso dove la sua inabilità sociale non gli permetteva di distinguere il serio dalla burla. La proprietaria dell’auto continuò, piegando il capo sulla spalla 一Ma noi ci teniamo a frequentarti. Sei una persona così interessante.

一Oh一 Fu tutto quanto riuscì a dire, ancora non comprendendo.

一Molto interessante一 Aggiunse Yoko 一Non avevo mai sentito un’opinione maschile sui mahou shoujo!

一O qualcuno così libero di mostrare i propri sentimenti一 Ai aveva quasi la sua stessa altezza.

一E così dedicato a venire ad un appuntamento pure in una notte del genere一 Si alzò la voce di Kyoko, candidamente e senza ironia per una volta. Una notte del genere, rimuginò Ichiro. Cosa intendeva dire? Che era successo davvero un disastro? Che le sirene, le camionette della polizia, le ambulanze e i pompieri c’erano stati davvero? No, forse intendeva dire solo il meteo. L’ascensore raggiunse il loro piano e le porte si aprirono. Sua madre stava già sulla soglia del loro appartamento, con la porta mezza aperta e l’altra metà occupata dal suo corpo, vestita uguale a come l’aveva lasciata in una tuta da ginnastica posticcia. Qualunque forma rigida nel suo volto si sciolse a vedere la sua compagnia.

一Oh, Ichiro, stai bene?一 Fu di lì per oltrepassare l’architrave, ma aspettò che fossero loro ad avvicinarsi.

一Sì, scusami一 Sussurrò imbarazzato, arrivandogli davanti, mentre lei gli poneva le mani sulle spalle, saldamente.

一Ma dove sei stato?一 Fu suo padre a sommarsi, comparendo oltre la figura materna e scrutandolo dall’alto in basso con la sua attaccatura dei capelli alta e il naso schiacciato, dritto e largo. Poi alzò lo sguardo e notò il quintetto che si portava appresso 一Scusate, voi…?

一Siete le amiche con cui doveva uscire?一 Concluse la madre, ricollegando il discorso che aveva avuto a pranzo.

一Certo一 Fece un piccolo inchino la più alta 一Piacere io sono Sayaka.

Le altre si presentarono in egual modo. I genitori si guardarono un momento allibiti, mollando la presa dal figlio e poi lasciando libera la soglia.

一Per favore, accomodatevi一 Sorrise impacciato il padre. L’improvvisa intrusione fece sembrare il salotto più piccolo di quanto già non fosse. Sua madre fece accomodare tutti intorno al tavolino per un tè, ma lui restava impalato nel corridoio 一Ichiro, non essere scortese.

一Scusate un momento, devo cambiarmi一 Fece un inchino goffo che quasi cascò dalla stanchezza e corse in camera, lasciando le loro ombre agitate danzare sul muro bianco proiettate dalla lampada. Chiusosi la porta alle spalle rimase appoggiato ad essa per un po’, calato nel buio più completo. Voleva placare il respiro affannato e cancellare ogni pensiero. La testa gli pulsava e non riusciva a chiudere la bocca. Purtroppo sentiva ancora le voci delle altre oltre le pareti.

一Mi spiace che nostro figlio vi abbia importunato一 Proferì terribilmente mortifcato suo padre.

一Non si preoccupi, signor Dezaki一 Lasciò scorrere Ryoko 一Non è stato un problema accompagnarlo a casa.

一In fondo siamo state noi a invitarlo all’Haru Zei一 Potè immaginare Sayaka fare spallucce.

一È per questo dunque che è scappato di casa一 Concluse sua madre.

一Scappato è un esagerazione一 Minimizzò Kyoko, che ora doveva essersi spaparanzata sul divanetto. Non la conosceva abbastanza ma poteva già figurarsela 一Sarebbe tornato più tardi.

一Fossi stato a casa一 Fu risoluto suo padre 一Gli avrei impedito di uscire dopo aver visto la sommossa in centro.

“Sommossa”, era un termine che non centrava affatto con la sua avventura da Pretty Angel Sygma contro i Nekuroid. Forse era solo una manifestazione violenta dove gli artigli erano spranghe, i lanciafiamme bombe carta e i gusci metallici armature da reparto mobile.

一Dovete perdonarlo, così giovane non sapeva a cosa andava incontro一 Pregò di considerare Ai.

一E poi non c’è pericolo che separi il potere dell’amicizia一 Sognò a occhi aperti Yoko.

一In effetti nostro figlio fremeva dal vedervi一 Servì il tè sua madre 一Chissà come ha fatto a uscire senza che me ne accorgessi.

一Cara, ansiosa com’eri non ti sarai resa conto che sgusciasse fuori dalla porta一 Bevve il marito.

一Per te è sempre colpa mia che non sono abbastanza rigida一 Ebbe un moto d’insofferenza prima di calmarsi e rivolgersi agli ospiti 一Dite, ma gli è successo qualcosa?

一No, è solo molto stanco一 Spiegò Sayaka in mezzo alle altre 一Lo abbiamo trovato nei pressi del locale a riposare un momento.

一Non me l’aspettavo da lui一 Pensò a voce alta il padre prima di essere zittito dalla consorte.

一Ma quindi eravate proprio in mezzo al pandemonio?

一Sì, ma ne siamo uscite senza attirare l’attenzione一 Precisò Sayaka.

一Però siamo riuscite a stendere un terrorista一 Si vantò Kyoko.

一Come, li avete affrontati?一 Fu la sconcertata domanda di suo padre.

一Oh, dovevate vederla一 Strepitò Yoko, pestando i piedi per terra 一Eri così eroica con quell’estintore in mano.

一Modestamente.

一Dunque avete salvato voi nostro figlio?一 Si fece avanti la donna.

一No, questo è successo prima di incontrarlo一 Corresse Ai 一Quando ci siamo incontrati lo abbiamo immediatamente portato qui.

一Chissà che gli è capitato fino ad allora一 Si perse in speculazioni sua madre.

一Vi abbiamo detto che stava bene, non credo sia entrato a contatto con i criminali一 Li rassicurò Ryoko.

一Già, deve essere stato fermato dai reparti di polizia e anticendio prima di arrivare一 Ragionò Ai.

一In effetti quando la notizia era arrivata lui era ancora a casa一 Realizzò sua madre.

一È partito solo quando ha saputo che eravamo nell’occhio del ciclone?一 Si sorprese Kyoko.

一Che amore, voleva fare il cavaliere e venire a salvarci一 Si sciolse Yoko da una zuccherosità maggiore a quella della sua bevanda.

一Ci teneva così tanto a noi da rischiare tanto?一 Si accese Ryoko.

一Eppure ci conosciamo da stamattina一 Si grattò il capo Ai.

一Vedete一 Tornò a discutere Sayaka 一Non prendetevela con lui, è un bravo ragazzo, anche se avventato.

一E fragile一 Abbassò il tono Kyoko.

一Un po’ goffo一 Notò Yoko.

一Incapace di comunicare一 Esplicò solenne Ai.

一E sempre nervoso一 Si bloccò Ryoko 一Ma in effetti lo abbiamo visto solo due volte ed entrambe molto particolari.

一Particolari?一 S’interessò suo padre 一Che è successo la prima volta?

一Non ve lo ha detto?一 Saltò quasi in piedi Sayaka.

一Tipico一 Bofonchiò Ai, poggiando la tazza.

Cominciò una spiegazione, ma Ichiro smise di ascoltare e si diresse verso il letto avvilito. Cascò di faccia e non ebbe lo sforzo di girarsi o neppure di svestirsi. Rimase lì affondato nel materasso, cadendo in un abisso di silenzio. Ogni suono svaniva. Finalmente riposava, lontano dal rumore, lontano da tutti, come piaceva a lui.


***


一Ichiro.

一Dimmi一 Replicò con la bocca collosa ancora prima di aprire gli occhi insabbiati, girando il viso verso la voce di sua madre. 

一Sei sveglio?一 Lo smosse un poco, abbastanza da fargli alzare le coperte al naso.

一Spero di sì. Ho avuto un sogno terribile一 Mugugnò. Appena sveglio già aveva il mal di testa, forse per lo sforzo di ricordare cosa diavolo fosse successo. Quando si era addormentato ieri? Quanto di quanto ricordava era vero? Doveva sicuramente escludere tutte le sue vicende in costume, ma la fuga da casa? E le ragazze stesse? Forse neanche Norisuke. No, lui doveva esistere per forza.

一Era l’ora, sto per andare a lavoro一 Gli carezzò i capelli, prima di allontanarsi. Sentì la finestra aprirsi e un venticello lisciargli la pelle. 

一Vuoi dire che sono le due?一 Si rimise in piedi di colpo, mentre gli girava la testa 一Dio, ho saltato la scuola, la verifica di storia...

一Non ti agitare一 L’ombra di sua madre gli corse incontro, per impedirgli di alzarsi dal letto 一Oggi hanno sospeso le lezioni, recupererete un altro giorno.

一Cosa一 Si stropicciò gli occhi insabbiati, ma la luce era troppo intensa e i raggi erano lame alla vista 一Perché?

一Non ti ricordi?一 Si portò una mano alla guancia 一Oh, poverino, chissà che ti è successo ieri.

一Non credo di ricordare一 Sforzò le meningi e strinse il lenzuolo fra le dita.

一Fa nulla caro一 Si sentì baciare la fronte, stretta fra due mani tozze nelle dita ma calde, per poi bisbigliare nell’orecchio 一Le tue amiche mi hanno detto tutto quello che ti hanno fatto, ma va tutto bene ora.

一Fatto?一 Afferrò le mani della madre, le trasse giù e si sforzò di guardarla nel suo sorriso fasullo 一Chi mi ha fatto cosa?

一Lo so che ti vergogni a parlarne, ma non c’è bisogno che tu menta, non è colpa tua se Norisuke ti tratta in quel modo.

一Norisuke?一 Eppure non aveva mai detto niente a sua madre riguardo gli insulti, le ferite, le minacce e la ridicolizzazione in cui veniva vessato, neppure in sogno. Quindi qualcosa di vero doveva pur esserci 一Chi te lo ha detto?

一Le stesse che ti hanno accompagnato ieri一 Replicò con il tono più naturale del mondo, rimettendogli a posto le mani sulle ginocchia 一Tesoro, avresti dovuto parlarcene prima.

一Intendi dire Sayaka?

一Sì ma…一 Si bloccò un istante, guardandogli il petto 一Dì, ma ti sei addormentato con la giacca addosso?

Ichiro abbassò lo sguardo e si rese conto che quel pesante indumento di lino gli aveva tenuto caldo per tutta la notte non era neppure suo. Se la rimosse con lentezza, per osservarla meglio.

一Non è proprio da uomo一 Commentò lei.

一Da che si capisce?一 Alzò gli occhi, così opachi, premendo i pollici nel tessuto.

一Beh, le forme, i colori…一 Partì sua madre, interrompendosi subito, scuotendo la testa e prendendogliela dalle mani 一Ma insomma, di chi è?

一Me l’aveva data una ragazza ieri.

一Una delle cinque di ieri?一 Ma non attese una risposta, rigirando la giacca, con sguardo nervoso 一Cos’è, avevi freddo?

一Sì一 Disse per entrambe. Sbuffò, vibrando le nocche 一Devo riportargliela.

一Magari dopo一 DIsse lei, ripiegando la giacca con precisione natuarale e allotanandosi verso la porta 一Le faccio fare un passaggio in lavatrice magari. In fondo ci hai dormito dentro.

一E io che faccio?一 La fermò che aveva la mano sulla maniglia. Lei lo guardò. Ichiro aveva un’espressione abbastanza persa. C’era sempre qualcosa di cui preoccuparsi nella sua testa da adolescente.

一Riposati per oggi一 Rise lei.

一Scusa per ieri一 Esordì all’improvviso, con voce affrettata. Lei si guardò un attimo intorno prima di rispondere, in una bilancia di disciplina e comprensione che lo pietrificò, spaventato di essere rimproverato per qualcosa che non ricordava bene ma sapeva di aver fatto male. Gli adolescenti sanno sempre di sbagliare perché non sanno.

一Spesso facciamo cose stupide per gli altri一 Disse senza guardarlo. Uscì dalla stanza e richiuse la porta con un saluto più caloroso del solito. Rimase così, mezzo sdraiato nel suo letto, teso, incapace di razionalizzare la discussione, prima di rendersi conto che non era andata male e si allentò abbastanza per coricarsi di nuovo. Aveva dormito a sufficienza ma non voleva muoversi. Per un attimo della sua vita non c’era nulla che doveva fare o pensare, solo stare fermo e ne colse l’occasione, spegnendo il cervello. C’era solo il fischio del vento che sfogliava i palazzi fuori la finestra e la luce del sole che cadeva quasi dritta, lasciando la stanza in una penombra rossa. Si tirò le coperte al naso e lì rimase, stretto in sé stesso. Era solo e gli piaceva così. Da soli non c’è bisogno di tentare di capire gli altri. Deludere sé stessi non fa male. Da soli si sa sempre cosa aspettarsi. Ma domani, se non prima, tutto il processo sociale sarebbe ricominciato. Ma domani non sarebbe mai arrivato se, concentrandosi, fosse riuscito a cristallizare il tempo focalizzandosi sulle piccole cose. Provò a fare proprio quello.

La rivista che aveva letto giusto ieri pomeriggio era ancora sul suo comodino. Forse avrebbe dovuto nasconderlo, ma sarebbe solo sembrato più schivo ai suoi genitori. Il libro di storia era ancora aperto sulla sua scrivania, ma il foglio d’appunti che aveva preso, ossia nessuno, era sparito da lì. Le sue pupille vagavano, fino a giungere sullo specchio dell’armadio. Vide sé stesso, coricato sotto le coperte, quasi invisibile oltre che l’occhio mezzo chiuso da animale mezzo morto e le dita che stringevano il tessuto ben steso. Ma lì sul davanzale, sopra la sua testa, stava il foglio. Delle dita rosee lo reggevano e due lunghe orecchie spuntavano da lì sopra. Una proboscide fece capolino dal bordo.

一Te l’avevo detto che il costume l’avevi disegnato tu一 Alzò un dito Poro Poro, per poi grattarsi il mento 一Anche se credo dovremmo apportare delle modifiche al costume per la prossima uscita.

一Sparisci一 Si alzò le coperte alla fronte.

一Ero solo venuto per farti i miei complimenti一 Si sporse l’oritteropo bipede, cercando di ristabilire un contatto visivo.

一Smettila di parlare一 Strinse i denti.

一Lo so che ti ho offeso ieri sparendo all’improvviso一 Si strofinò una zampa per terra, poggiandosi il foglio sulla schiena e dondolando la testa 一Ma sono dovuto ritornare sul mio piano dimensionale per ricaricarmi.

一Non voglio sentire altre sciocchezze一 Si tappò le orecchie e avvicinò le gambe al petto 一Tu non esisti.

一Ma come no?一 Mugugnò l’animale 一Pensavo ci fossi passato sopra.

一Mi sto solo immaginando le cose一 Singhiozzò Ichiro 一Mi sto illudendo di valere qualcosa. Tutto ciò è uguale a mille altri sogni che mi sono fatto.

一Pensavo di aver chiarito la cosa ieri notte一 Incrociò le braccia Poro Poro 一Piangerti addosso non ti sottrarrà ai tuoi doveri.

一Ma quali doveri?一 Si rigirò piccato, portandosi i pugni alle tempie 一A malapena funziono come uno studente e adesso pretendo di essere un supereroe. Non posso continuare a fuggire dalla realtà. Prima i fumetti e ora questo. Sto impazzendo del tutto.

一Proprio non ti capisco一 Si massaggiò il pelo della testa il messaggero 一Proprio stanotte ti ho visto fare a pezzi trenta Nekuroidi con tutta la foga di questo mondo e adesso fingi che sia stato un sogno.

一Certe cose non succedono nella vita reale一 Si alzò di scatto, mettendosi a sedere e continuando a guardare lo specchio, tremando 一Non esiste magia che possa darmi una svolta. Io rimango sempre Ichiro Dezaki e sono intrappolato in questa situazione. Posso provare a studiare di più, avere buoni voti, partecipare ad attività extracurriculari, uscire la sera, farmi degli amici…

一Oppure一 Abbassò la proboscide Poro Poro, piegando un ginocchio. Il ragazzo si voltò, scuotendo il caschetto di capelli neri e poggiandosi al davanzale con le mani

一Oppure posso continuare a parlare con gli amici immaginari!一 Gli gridò in faccia, avvicinandosi tanto da vedergli le vene nella sclera. Lui, che se ne stava braccia sui fianchi, ritratto un poco indietro, calò le palpebre in uno sguardo annoiato e si sporse in avanti, assestandogli un bacio in fronte. La sensazione di calore corporeo e l’umidità della saliva erano lì, dovette constatare Ichiro, pietrificato. Si portò una mano alla fronte e sentì una macchia bagnata sullo stesso posto.

一Non mi dirai che i tuoi amici immaginari possono farlo一 Alzò le orecchie l’oritteropo. Il ragazzo, con sguardo confuso, accettò senza domande i fogli che gli venivano porti, appena tirato da dietro la schiena del suo interlocutore. Li separò, studiandoli. Uno era il foglio ingiallito con il suo disegno di ieri del costume. Avendolo indossato di persona, poteva constatare che era tutto meno che dignitoso da portare rispetto a quanto aveva immaginato. Gli altri, stampati su carta bianchissima e liscia, con tanto di nuvoletta come marchio di fabbrica a bordo pagina, erano il progetto per una versione rivisitata della stessa uniforme, dipinta in maniera più professionale e tecnica, vista da diverse inquadrature, con dettagli ravvicinati e didascalie esplicative. La titolazione in cima ai fogli era “Pretty Angel Sygma, modello #2”. Con un verso di sconforto notò che la lunghezza della gonna sembrava addirittura più corta. Allegro, il portavoce dimensionale proseguì a parlare 一I miei superiori sono stati molto impressionati dalla tua performance. Quindi ci siamo presi la briga di creare una versione più pratica del tuo costume.

一In una notte?一 Lo guardò incredulo il ragazzo.

一Da noi il tempo scorre più in fretta一 Si strofinò le nocche sul petto l’oritteropo, dicendolo con tutta la naturalezza di questo e l’altro mondo.

一Continui a dirmi cose assurde一 Proseguì, seduto a gambe icnrociate, a sfogliare il progetto, soffermandosi sul curioso particolare della biancheria, a cui era stata dedicata un’estesa digressione, ma in una lingua a lui incomprensibile 一Ma la ragione continua a martellarmi che mi sto sognando pure questo. In fondo, se uno è pazzo, può pure allucinare di sentirsi toccare.

一D’accordo pazzo, allora perché non veniamo alla mia attività preferita?一 Saltò giù sul letto con le sue zampe da canguro, molleggiandone la superficie come una goccia nella pozzanghera.

一Ovverosia?一 Chiese, vedendosi scavalcare da un altro balzo sopra la testa dal suo ospite, che poggiò sul comodino per prendere il telecomando fra le sue dita tozze e accendere il televisore.

一Rivedere quanto è andata bene l’ultima missione一 Tornò da lui, sedendosi senza preavviso sulle sue gambe come un bambino, per guardare meglio lo spettacolo. Sbigottito da questo spettacolo appena sveglio, Ichiro levò lo sguardo verso lo schermo, cercando di non ridere per le orecchie di lui che gli solleticavano il mento. Ma ciò che vide gli fece passare la voglia di ridere. Sul primo canale nazionale stavano mandando in onda un servizio sul disastro di ieri. Una ripresa dall’alto della strada, fatta evidentemente in elicottero, dava la lontana immagine di un ammasso rossiccio e scintillante che si dimenava per l’asfalto, dando l’attacco a una massa inerme di passanti. E lui stava lì, dove ricordava di essere stato, con le spalle al muro e uno stocco fra le man, impalato. Poro Poro sbuffò 一Uhm, avrebbero potuto scegliere una scena migliore.

L’animale alzò il volume, mentre la ripresa passava a un’inquadratura ad altezza umana, ma più agitata, probabilmente tratta da un telefonino. Stavolta Ichiro era più vicino e, spada in pugno, saltava come un pazzo dalla testa di un Nekuroide all’altra. Sapeva questo perché l’aveva vissuto, ma se fosse stato come quei milioni di spettatori ignari, avrebbe visto solo una chiazza bianca quasi umana che vorticava in giro per una ripresa mossa. Un’altra angolazione ancora, più stabile e definita, di una troupe a terra evidentemente, inquadrava una strada piena di invasori metallici che davano loro le spalle. Subito la loro linea venne sfondata da una cometa sfavillante che si arrestò a pochi passi dalla cinepresa, che sussultò dallo spavento. Ecco, svanita la sfocatura da movimento, si riconobbe di schiena, nella sua mise baroccamente decorata, i capelli tinti di neve, la spada dall’elsa di cuore in un pugno e lo strappo nella gonna, già sollevata di suo dall’inerzia, che dava una vista generosa del suo intimo. Quantomeno non si vedeva anche la faccia.

Se già eravamo straniti dall’invasione giunta dal nulla di ieri sera一 Prese a parlare la conduttrice del telegiornale 一Che dire ora dall’improvvisa apparizione di un’eroina giunta in nostro soccorso, anche lei senza identità o spiegazione? Sappiamo solo che sembra essere dalla nostra parte, o almeno non certo da quella delle macchine che ha distrutto una per una facendo ricorso a una forza non umana. Quello che fino ad allora era solo materiale da cartone animato, si è rivelato profezia di qualcosa che si è consumato davvero nelle nostre strade del centro. Ma i danni e le vittime sono tutto meno che da fumetto. I morti accertati dell’attacco ammontano almeno a due dozzine di persone. È il più grave attacco terroristico del nostro paese negli ultimi trent’anni. Non si sono ancora contati i morti per i danni collaterali di incendi, incidenti stradali, cali di corrente e crolli. Attualmente manca l’elettricità ancora nella maggior parte degli appartamenti della zona a causa dell’abbattimento di vari tralicci. 

一Gliel’abbiamo fatta vedere a quei malnati che non si scherza coi terrestri, eh?一 Agitò un pugno Poro Poro, tutto raggiante dalla sua postazione, coccolato dalle mani di Ichiro che per istinto gli grattavano dorso e fianchi come un gatto. Ma il ragazzo aveva lo sguardo vitreo, immobile di colpo, con la gola ristretta.

一Delle persone sono morte一 Balbettò, strizzandosi con due dita gli occhi.

一I Nekuroidi sono esseri davvero crudeli一 Confermò, mettendosi più comodo e sdraiato per guardarlo in faccia a testa in giù, allargando le braccia.

一Avrei potuto salvarle一 Si chiese, ma non sembrava tanto una domanda. Ichiro strinse più forte a sé il suo guardiano, che trasalì un poco prima di sospirare e rispondere con calma, ad ampi gesti geometrici.

一Non avresti potuto. I Nekuroidi erano molti più di te e quindi in più posti in momenti diversi. Inoltre quando ti ho chiamato l’attacco era già iniziato.

一Ma la mia esitazione ha fatto sì che loro potessero agire più a lungo一 Allentò la presa, rendendosi conto del disagio che gli dava. Lui si spolverò le spalle, per poi mettergli un palmo sul petto che palpitava.

一Non credo che chiunque altro avrebbe potuto reagire in maniera migliore della tua. Per convincerti ci è voluto sorprendentemente poco, sai?

一Ma durante la lotta mi sono bloccato e allora一 Non riuscì a parlare, perché le immagini di quell’uomo consumato dalle fiamme verdi gli tornarono davanti. Si prese la testa fra le mani 一Avrei dovuto fare di più.

一E come?一 Si mise i pugni sui fianchi il maestro ultraterreno 一Era la tua prima missione da soldato angelico! Ovvio che non avevi dimestichezza col tuo potere.

一La mia prima…一 Tremò la voce di Ichiro, riaprendo gli occhi con una fronte corrugata 一Vuoi dire che ce ne saranno altre?

一Credevo fosse palese一 Fece spallucce lui.

一Io non credo di poterlo fare.

一E chi altro dovrebbe difendere la terra?

一Sono quasi morto ieri!一 Si pose una mano al petto, allontanandosi da lui. Giusto allora gli venne in mente quando i Nekuroidi si erano divertiti a tagliarlo da tutte le parti con le loro lame. Si alzò le maglietta, si arrotolò le maniche e i pantaloni, ma niente. La sua pelle era perfetta e respirava normalmente nel suo manto bianco e senza pelo.

一Rigenerazione accelerata. Comoda no?一 Gli fece l’occhiolino Poro Poro 一Non sei mai stato veramente in pericolo. Sei molto più forte di qualunque Nekuroide.

一Signor Poro Poro一 Lo chiamò debolmente, inginocchiandosi sul letto e con le mani chiuse sul grembo a stringersi, testa china e occhi chiusi. Lui sollevò un sopracciglio.

一Sì?

一Vuol dire che continuerò a difendere la terra?

一Certo.

一In qualunque momento?

一Hai qualcosa di meglio da fare?

Ichiro appoggiò la guancia a una spalla e si tormentò le dita, esibendo una smorfia.

一Ho paura di tornare a combattere. Di farmi male. Di morire.

一Non succederà, mia cara recluta一 Gli saltò in cima la testa e lì giocherellò con un suo ciuffo nero 一Io ti sarò sempre a fianco per difenderti.

一Hai già fatto questo lavoro?一 Alzò gli occhi al cielo Ichiro per guardarlo. Poro Poro fece lo stesso, ma per non farlo, grattandosi un braccio.

一La mia specie fa questo lavoro su molti pianeti一 Fece un ampio arco con il braccio.

一Ma tu di persona?一 Restò così in attesa di risposta, la boccuccia di fuori.

一A essere onesto…

一 Lo sapevo一 Non lo lasciò finire, scuotendo la testa tanto forte da farlo cadere, ma sempre in piedi 一E io sono nelle tue mani.

一Cerca di riflettere, perché uno abbia esperienza deve recuperarla da qualche parte一 Lo pregò, saltellandogli intorno 一E poi ho superato il corso con il massimo dei voti.

一Fatto sta che sono io che dovrò uscire ad ammazzarmi ogni sera.

一Non ogni sera, di tanto in tanto一 Si morse la lingua rendendosi conto che il discorso non centrava. Unì le mani in preghiera 一Ichiro, anche tu non sei mai stato un guerriero angelico prima d'ora.

一Avrei preferito non esserlo一 Gli diede le spalle, stringendosi le ginocchia e poggiandovi sopra la testra 一Non voglio più essere Sygma. Hai idea di quante altre cose ho da pensare?

一Ancora con questa storia!一 Gli apparve davanti il viso istantaneamente  assestandogli uno schiaffo, della stessa violenza di quello di ieri. Ricadde giù, fra le sue gambe, a giudicarlo con sguardo da corvo, mentre Ichiro si prendeva la guancia arrossata e bruciante 一Ma non vedi che erano tutti impotenti di fronte ai Nekuroidi? Solo tu hai ribaltato la situazione. Prima parli di salvare la gente e ora vorresti lavartene le mani, tu che sei la loro unica difesa contro gli invasori.

一È proprio per questo一 Tirò su col naso 一Io non voglio questa responsabilità. Ho sempre deluso tutti, perché dovrebbe essere diverso? Perché affidarmi la vita di tutta questa gente? Come posso continuare a proseguire come niente fosse successo quando so che il destino del mondo dipende da me? Delle persone sono già morte a causa mia.

一Ichiro一 Squillò Poro Poro, sedendosi davanti a lui e scodinzolando 一Tu puoi anche recriminarti di aver potuto fare un lavoro migliore, ma io continuo a vedere che se non fossi intervenuto ora i Nekuroidi avrebbero vinto. La vita è una bilancia: Puoi lasciar vincere i cattivi o sradicarli del tutto. La prima non sarebbe morale e la seconda non sarebbe possibile. Il giusto sta nel mezzo. Continua a combattere per il bene  indipendentemente da quanto disperata la situazione possa sembrare, al massimo delle tue capacità, ma non oltre. Il fatto che tu pianga per quelle vite perse non mi dimostra la tua inettitudine, ma che ho fatto la scelta giusta. Tu sei animato dall'animo più candido che esista.

一E basterà?一 Si asciugò il muso.

一Avresti preferito che conferissi questi poteri a Norisuke?

L'immagine mentale di un fusto come Norisuke col suo stesso vestito lo lasciò un attimo di sasso. Scacciò quei pensieri, ridendo appena.

一Magari Sayaka, o una sua amica一 Si strofinò una gamba 一Loro sì che sanno essere d'aiuto.

一Credimi, ho scandagliato i cuori di molte persone e tu sei l'essere ideale per questi poteri.

一Più di loro?一 Alzò lo sguardo sorpreso.

一Sei diventato tu Sygma, o sbaglio?

Poro Poro torse la testa verso il programma e si rimise in panciolle in grembo al ragazzo, che ancora contemplava cosa la sua vita sarebbe stata, ma in luce più positiva.

Sulla natura dei nostri visitatori non è facile esprimersi, dato che al di fuori delle riprese effettuati e testimoni oculari non sono rimaste prove della loro presenza. Ogni armatura degli antagonisti è come disintegrata in un mucchio di cenere difficile da analizzare.

一Parlando di prove一 Intervenne Ichiro, chinando il mento al suo maestro accomodato come felino, scrutandolo con aria dubbiosa 一Non passerà molto prima che risalgano a me.

一Non c'è da preoccuparsi一 Fu la pigra risposta accompagnata da un gesto di sufficienza, per poi indicare lo schermo 一Ti sei visto?

Il ragazzo guardò e vide un fermoimmagine mosso ma sufficientemente chiaro da mostrare un primo piano, ravvicinato in digitale, del suo viso di tre quarti, colto in un avvitamento. Gli partì il cuore in gola al pensiero che chiunque lo conoscesse potesse fare due più due. Eppure si fermò a studiarlo meglio. La tinta dei capelli era del tutto diversa, bianca abbagliante e pettinata in un ciuffo che gli cascava sull'occhio, a differenza del suo caschetto. Il trucco aveva nascosto ogni difetto della sua pelle, da brufoli adolescenziali a peli non cresciuti, lasciandogli una pelle liscia come la seta. Poi quel mascara applicato da chissà quale magia, gli faceva le ciglia più lunghe e un rossetto leggero la bocca più piccola. Inoltre, la differenza più grossa, era l'espressione guerriera che dirompeva il suo volto, mostrando denti perfetti, il completo opposto rispetto al suo solito atteggiamento. Nonostante l'ente televisivo fosse riuscito a beccare un fotogramma dove si vedeva quasi per bene, lo pervadeva la sensazione di star guardando un'altra persona.

一Visto che roba?一 Gli diede una gomitata l'oritteropo 一Un po' di trucco fa miracoli.

一Riproponiamo ora un'intervista fatta a una sopravvissuta degli aggressori sconosciuti, che abbiamo fermato questa notte, verso le due. La ragazza e le sue amiche sono state salvate proprio dall'entità che stiamo cercando di identificare一 Il successivo segmento attirò la loro attenzione. Una transizione portò a una camera a mano che inquadrava il viso scocciato di Kyoko, che se ne stava a tamburellarsi le dita sporgendo da un finestrino posteriore, la macchina che lo aveva portato a casa. Parlò al microfono guardandolo svogliatamente, dondolando le spalle.

No, non l'ho vista bene, ero mezza svenuta一 Iniziò, per poi ascoltare una domanda fuori campo 一Sì, perché stavo combattendo con uno di quegli affari. All'inizio lo stendo pure, ma quello mi prende e mi teneva sollevata per la gola, sapete. D'improvviso vedo quest'ombra alla porta del locale, fa secco il mostro senza toccarlo e questo mi lascia cascare a terra. Non ricordo altro. Era piccolina però, giovane anche, sembrava una bambina.

Oh sì!一 Yoko si era sporta oltre di lei, sbucandole da sotto il braccio con la sua coda di cavallo frustata qui e là dall'eccitazione 一Kyoko è stata così coraggiosa: prima quell'affare se l'era presa con me e dovevate vederla quando è intervenuta! Ma quel coso era troppo forte! Per fortuna è arrivata questa e per prima cosa ha detto tipo una formula magica. Come'era? Boomerang, o qualcosa di simile, perché in effetti poi ne ha lanciato uno che ha colpito il cattivo ed è tornato indietro. E aveva una voce così acuta, così innocente. Peccato non sia rimasta per un grazie, avrei riempito di foto quel vestitino adorabile.

Yoko fu spinta indietro dall'amica, ancora che salutava il pubblico da casa. Una terza si fece avanti, che si inforcò gli occhiali, facendosi spazio.

Era vestita da marinaretta, o almeno, il collare era quello, più fiocco e tutto. Era proprio piena di fiocchi. Aveva tutti gli accessori. Spille per capelli, guanti lunghi, stivaletti, collare. Sembrava più che andava a bere il tè che combattere, capite?

一Purtroppo non sappiamo dirvi altro, era controluce一 Si sporse l'autista, verso cui la camera si spostò. 一E poi era così veloce: È apparsa e scomparsa senza che potessimo seguirla.

Penso abbiano detto tutto le mie amiche一 Si abbassò Sayaka lì accanto, per essere inquadrata 一Posso solo aggiungere che aveva un portamento così sicuro di sé da far paura. Sembrava fosse ordinaria amministrazione per lei.

一Ora dobbiamo andare一 Ryoko si fece largo col volante in mezzo la manica di giornalisti. Yoko ancora si sporgeva per essere fotografata e mandare baci, prima di essere tirata dentro ancora.

Ichiro arrossiva. Ogni parola l'aveva assunta in maniera diversa, ma le cose chiare erano due. La prima che non l'avevano riconosciuto, né dalla voce che dalla figura. La seconda che, nonostante tutto, lo ammiravano. "Nonostante tutto" perché sentirsi dare della ragazzina non era un'emozione che gli piacesse, ma potevano pensare quello che volevano purché fosse chiaro che aveva salvato la città.

一Già ti si ama一 Gli diede un colpetto Poro Poro 一E tu che credevi di essere ridicolo.

一Scusa一 Annuì convinto e sollevandolo, riprendendolo sotto le ascelle. Gli strofinò il nasino contro la sua proboscide 一Ora mi è tutto più chiaro!

一E ora dove vai?一 Strabuzzò gli occhi l'oritteropo, vedendo saltare giù dal letto la sua recluta che, saltellando, lo poggiò sulla scrivania seduto e fece due passi indietro.

一Svelto, passami la spilla!一 Gli mosse la mani a coppa per incentivare la richiesta. Confuso, l'altro fece quanto chiesto, estraendola dal nulla e lanciandogliela. Il ragazzo l'acchiappò al volo e la istallò senza esitazione in cima la testa.

Ai no henshin!一 Gridò Ichiro  mettendosi in posa. In un istante, una sfera di luce cromata lo inglobò. In due, toccò terra, liberandosi da una posizione fetale. I suoi abiti erano mutati di colpo nella nuova uniforme che Poro Poro aveva fatto disegnare per lui. Si rimirò estasiato nella mise celeste e bianca, con dettagli rossi negli stivaletti e gioielli, incastonati in vari punti focali del vestito, oltre che la spilletta a forma di cuore. Stavolta era un pezzo unico, che scendeva in una gonna piuttosto gonfiata da una crinolina morbida ma indeformabile, legata dietro da un grosso fiocco. Le spalline, sempre imbottite, avevano un pizzo più elaborato nelle maniche, così l'orlo della veste e il colletto, anzi, il colletto scendeva alle sue spalle a formare una mantellina fino alla vita. Gli stivaletti si aprivano sul ginocchio, esponendolo incorniciato in un cuore, figura che riappariva nella spilletta e il campanellino al collo. I guanti salivano sempre fin sotto le maniche e dalle spalle partivano due piccole ali rigide da ussaro, soffici al tatto, riprodotte uguali alle caviglie. Gli erano riapparsi gli orecchini a forma di cuore e stavolta delle decorazioni dorate intorno le orecchie che erano la base per un terzo e più piccolo paio d'ali. Ichiro si guardò allo specchio sbalordito, si osservò da tutte le angolazioni, cambiò posa, fece smorfie al vetro e infine fece una piroetta su sé stesso, abbassandosi il vestito imbarazzato quando lo vide alzarsi troppo, ma avendo potuto constatare che le mutandine seguivano il progetto che aveva visto alla lettera, fin nel fiocco frontale.

一Ti stai proprio divertendo一 Rise Poro Poro.

一Che mi importa di Norisuke? Che mi importa della scuola?一 Alzò le braccia in esultanza, per poi fare un inchino aggraziato, sollevando i bordi della veste 一Vado bene così come sono, piccolo, infantile e adorabile. Posso salvare il mondo senza dover cambiare per nessuno.

Squillò il telefono. Doveva essere sua madre che gli dava ultime indicazioni mentre era a lavoro. Sollevò la cornetta dal comodino con delicatezza e porgendoselo all'orecchio, sedendo sul letto a gambe incrociate e giocherellando con il filo.

一Pronto?一 Chiese allegro, con una voce ancora meno adulta di prima.

一Ciao Ichiro!一 Replicò dall'altra parte la voce di Ryoko. Strabuzzò gli occhi e si piegò sul ricevitore 一Ti sento bene.

一Ciao一 Replicò timoroso. Era una persona gentilissima ma rovinava il suo momento da solo. Forse vedeva Poro Poro come un'emanazione di sé 一Sì, mi sono ripreso da ieri.

一Oh, meno male, mi stavo preoccupando. Ti sconsiglio di guardare il telegiornale, non pensarci.

一D'accordo一 Disse, osservando con la coda dell'occhio le immagini di disastro che correvano sullo schermo.

一Ascolta, temo di essermi dimenticata la mia giacca da te, ricordi?

一Oh, sì!一 Si coricò, agitando le gambe al cielo 一Te la riporto subito.

一Facciamo domani. Così usciamo insieme.

一Cosa?一 Si rimise dritto.

一Sei impegnato?

一No, scusa, intendevo che… per me va benissimo.

一Perfetto, allora a domani, appena fuori la tua scuola!

一Aspetta, ho una domanda.

一Dimmi.

一Non ti ho dato il mio numero.

一Ma tua madre sì.

一Oh一 Ringraziò col pensiero quella donna 一D'accordo, allora non vedo l'ora che sia domani. Ci saranno le altre?

一Che domande.

Riattaccarono poco dopo. Ichiro si voltò presto verso il suo guardiano, lancia sul letto, mento sollevato da due palmi di raso e piedi che dondolavano dietro di lui.

一Tutto questo grazie a te一 Il ragazzo gli sorrise, chinando il viso d'un lato.

一Già一 Chiuse gli occhi l'oritteropo e volse lo sguardo, per poi saltare giù e andare in cucina 一Mangiamo qualcosa, i tuoi genitori non saranno qui prima delle sei, no?

Ichiro lo seguì di corsa in cucina. I suoi gli avevano lasciato un pranzo da scaldare in forno, considerando che aveva dormito fino ad allora. Apparecchiò con gioia per lui e il suo amico astrale e mangiarono senza neanche che si togliesse il costume. Si ricordò di avere un vestito indosso solo quando, mettendosi comodo, sentì poggiare direttamente sulla sua biancheria.

一Immagino che dovrò anche insegnarti anche come si porta un guerriero angelico一 Meditò ad alta voce Poro Poro, giocherellando con il suo riso.

一In che senso?一 Chiese ancora con la bocca piena l'adolescente.

一Beh, le buone maniere degne di un soldato dell'amore一 Spiegò, osservandolo mentre si piegava ad angolo retto sul tavolo per prendere una pietanza lontana, mettendo fin troppo in bella mostra. Sbuffò 一Ma immagino ci sia tempo.

一Peccato debba mantenere questa identità segreta一 Si passò un tovagliolo sul viso Ichiro, sporco per essere un soldato angelico.

一Nulla ti impedisce di rivelare a tutti chi sei一 Affermò senza pensare l'animale, addentando un gamberetto con tutto il guscio. 

Ichiro si drizzò. Poi perse attenzione all'idea e tornò a strafogarsi. Abbandonò i piatti nel lavabo senza pulirli e tornò nella sua stanza a finire la rivista cominciata ieri, piegandosi a gattoni sul letto per studiare ogni pagina e agitando il bacino a ogni vignetta. Poro Poro gli saltò sulla schiena, tirandogli giù l'orlo dell'uniforme.

一Insomma, un po' di contegno!一 Ordinò arrossito.

一Non me l'hai mica richiesto quando saltellavo davanti a tutti in strada一 Si rigirò, afferrandolo come un peluche e stringendoselo sotto il petto.

一Bah, allora sei proprio un esibizionista.


***


一Signor Poro Poro.

一Comandi, signor direttore.

一Ci siamo molto spaventati oggi. Mostrargli i nostri progetti per l'abito, dirgli che è il tuo primo impiego, oppure che non deve mantenere la sua identità un segreto… Non era previsto.

一Lei mi aveva dato carta bianca, signor direttore.

一Ma non c'è il rischio che capisca tutto?

一È scemo quanto un mattone, signor direttore. Si fidi, so come rigirarmelo, ormai si fida solo di me. Basta dargli un contentino, dirgli belle parole…

一D'accordo, ma perché questa mancanza di azione?

一Lo avrei distrutto. Ha visto quanto era stravolto dall'episodio pilota?

一Certo, ma gli spettatori non si annoieranno alla lunga?

一È la calma prima della tempesta. Per la prossima volta ho già in mente uno scontro formidabile. Inoltre, non tema, signor direttore, agli spettatori piace anche vedere il lato vulnerabile dei propri eroi. È così che si accende un fandom, con dialoghi strazianti e fanservice.

一E di quest'ultimo devo ricredermi, quel ragazzo sa darne a favore di camera.

一L'ho scelto apposta, signor direttore.

一Gli ascolti sono stati in pari con il precedente. Le do la mia benedizione per il resto della stagione.

一La ringrazio, signor direttore.


   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Cladzky