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Autore: Rosmary    12/12/2022    6 recensioni
{Questa storia partecipa ai 72 prompt in attesa del Natale indetti da Mari e Sofifi sul forum Ferisce la penna}
Hermione è assolutamente convinta di molte cose, tra cui Tu-Sai-Chi indifferente al destino degli elfi domestici e la stupidità di Fred Weasley.
“Sei infantile.”
“Giocoso.”
“Fastidioso.”
“Caparbio.”
“Devi crescere.”
“Sono già abbastanza alto.”
“Stupido.”
“Creativo.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, Hermione Granger | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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I personaggi qui presenti sono proprietà di J.K. Rowling; il racconto è stato scritto senza alcuno scopo di lucro.
 
 
Fidarsi di te (e di me)


Se solo mesi addietro le avessero detto che un giorno avrebbe impiegato il suo prezioso tempo per cercare serrature in giro per Hogwarts, Hermione avrebbe riso di gusto – molto di gusto – e avrebbe affermato con convinzione che Tu-Sai-Chi si sarebbe unito al CREPA prima di uno spreco simile.
Invece.
È sicurissima che Tu-Sai-Chi non abbia sviluppato alcun interesse per i diritti degli elfi domestici – come nessuno a parte lei, dopotutto –, eppure lei girovaga da ore per il Castello con delle tintinnanti chiavi e una pessima mappa tutta pasticciata tra le mani – stupido stupido stupido – per trovare delle serrature.
Serrature.
Una parola, quattro sillabe, mille nervi a fior di pelle – per quanto abbia tentato di persuadersi a lasciar perdere, la curiosità e un’altra cosa cui si rifiuta di dare un nome l’hanno spinta in avanti e convinta a macinare serratura dopo serratura, chiave dopo chiave, scorciatoia dopo scorciatoia.
Ha trovato il mazzo di dieci chiavi – dieci! – nella borsa, incastrato tra i libri, appena dopo le ultime lezioni del pomeriggio, accompagnato da una sottospecie di mappa e da un inutile pezzettino di pergamena con su scritto un banale «trovami».
Trovami.
Lo troverà, certo che lo troverà, ma lo farà all’unico scopo di affatturarlo e dirgli di crescere, perché lui ha veramente bisogno di crescere – questa è un’altra cosa di cui Hermione è assolutamente certa, insieme a Tu-Sai-Chi che non si batterà mai per gli elfi.
Non trattiene uno sbuffo quando si ritrova davanti all’ennesimo bivio, ormai non ricorda neanche più quanti ne ha superati – è stato sufficiente aprire la prima porticina, una di quelle furbescamente nascoste da dipinti accondiscendenti, per smarrirsi in una rete di sottopassaggi sconosciuta ai più. Una volta ancora, dunque, si sforza di decifrare la sottospecie di mappa per capire come proseguire e sbuffa di nuovo quando intuisce che il cunicolo da imboccare sia quello in apparenza più scomodo.
Per fortuna, non deve camminare troppo prima di trovare la decima porta e infilare l’ultima chiave nell’ultima toppa.
Ora, intendiamoci: di sicuro Hermione non si è messa di impegno a immaginare come potesse concludersi quella che ha rinominato caccia all’idiota, anche perché ha dovuto veramente impegnarsi per interpretare il pasticcio che avrebbe dovuto farle da guida, e si è limitata a qualche ipotesi banale, ma a questo non avrebbe pensato neanche se avesse usato tutto il suo fine intelletto per risolvere l’arcano.
Ed è, insomma... è stupido.
Che lei non ci abbia pensato, che lui l’abbia pensato – sì, anche questo –, ma soprattutto che lei a distanza di mesi sia di nuovo qui, di nuovo…
“In una botola sporca!”
Tunnel.”
“Sei uno stupido.”
“E poi non chiamavi botola il tunnel per arrivare qui? Ora anche questo è una botola?”
Questo è sempre stato una botola, e tu sei un grandissimo idiota.”
“Due secondi fa ero uno stupido.”
“È uguale, sei tutti gli insulti che riesco a pensare.”
“Vale lo stesso per te.”
“Per me?”
“Sì, anche tu sei tutti gli insulti che riesco a pensare.”
“Merlino, Fred!”
Weasley.”
“Cosa?”
“Weasley.”
“Ma Weasley cosa?”
“Il mio cognome.”
“Ma cosa c’entra?”
“L’hai sbagliato.”
“Ma che stai dicendo?”
“Hai detto Merlino Fred, ma io sono Weasley Fred!
“Non ti voglio parlare mai più.”
Fred non nasconde una risata allegra a queste ultime parole e Hermione morde le labbra pur di non sorridere con e per lui – perché no, lei è ancora arrabbiata, furente, irremovibile, punto e basta.
“Non funzionerà,” dice allora. “E tutta questa cosa che hai organizzato dimostra solo che ho ragione: sei infantile e avere una relazione con te è impossibile.”
“No, dimostra che sono creativo e che la relazione con me ti salva la vita.”
“Presuntuoso.”
“Obiettivo.”
“Nei tuoi sogni.”
“Sì, anche lì.”
È Hermione a ridere questa volta, malgrado tenti di opporsi alla leggerezza che sempre respira quando è assieme a lui, e Fred sorride sghembo, avvicinandosi di un passo per chinarsi a rubarle un bacio ridente.
“Non funzionerà,” si obbliga a ripetere a distanza di pochi attimi. “Lasciamo perdere.”
“Dammi un motivo.”
“Potrei dartene mille.”
“Secondo me non ne trovi neanche uno.”
“Sei infantile.”
“Giocoso.”
“Fastidioso.”
“Caparbio.”
“Devi crescere.”
“Sono già abbastanza alto.”
Stupido.
“Creativo.”
“Basta così, questo è tutto tempo sprecato, io… Io non avrei dovuto venire qui, anche perché, insomma, Tu-Sai-Chi non è certo entrato nel CREPA!”
“Che?”
“Tu-Sai-Chi…”
“Gli hai inviato la spilla per corrispondenza?”
“Ma che stai dicendo?”
“Quello che dici tu.”
“Ma io non dico quello che dici tu.”
“Hermione, chi è entrato nel CREPA?”
“Nessuno!”
“E allora?”
“Perciò!”
Fred è pronto a ribattere, vuole ribattere, ma si rende conto di non avere la più pallida idea di cosa ribattere.
“Si può sapere di cosa stiamo parlando?”
“Di quanto tu sia cretino.”
“Ah, ora è chiaro.”
Hermione abbozza un sorriso stanco e, per la prima volta da quando ha messo piede nella loro botola, si guarda intorno e lascia che i ricordi vecchi di mesi prendano il sopravvento. Non crede dimenticherà mai la prima volta che Fred l’ha letteralmente trascinata in questo piccolo magazzino abbandonato stracolmo di libri né l’aroma di pagine antiche di cui è pregno né l’emozione tanto simile a lusinga provata né la delusione nello scoprire che ogni gesto di quei giorni era dovuto a un gioco – eppure è andata oltre, ma forse troppo in fretta, prima che il tarlo della diffidenza potesse distruggersi e lasciarla libera di vivere la loro disordinata relazione senza il timore che lui possa svegliarsi e decidere di rivolgere le sue attenzioni altrove.
Hermione è sicura che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato nell’innamorarsi ad appena sedici anni, perché lei ha troppo batticuore, troppi sogni e troppa voglia di pensare solo ed esclusivamente a Fred – e questo può far male, teme.
“Sai perché litighiamo sempre?”
“Perché siamo diversi.”
Fred nega e, sedutosi a terra a gambe incrociate, invita lei a fare altrettanto.
“Perché non ti fidi di te.”
“Non ha senso, semmai è di te che non mi fido.”
“Certo che ti fidi di me, tutti si fidano di me!”
“Sei di nuovo presuntuoso.”
“Io dico solo verità, Granger!”
“Va bene,” lo asseconda stanca, sedendoglisi vicina. “Che vuoi dire?”
“Che non vuoi fidarti di quello che provi, ci ragioni troppo, tu ragioni sempre troppo. Che c’è di male se ti piaccio?”
Hermione incrocia il suo sguardo e decide svelta che non ha alcuna intenzione di rispondergli, che anzi vuole ribaltare le sorti di questa conversazione strana e guidarla lì dove sente sia più giusto – o sicuro?
“Siamo sinceri,” riprende allora. “In fondo siamo qui per questo, no?” chiede retorica e nota lui abbozzare un ghigno. “Se ieri abbiamo litigato è perché in tutti questi mesi sono stata sempre io ad adattarmi a te, mai il contrario.”
“Ti adatti perché studi un’ora in meno per stare con me?”
“Mi adatto perché cerco di incastrare i nostri impegni, di essere meno polemica con quelle schifezze che inventate tu e George, di…”
“Non ha senso, te ne rendi conto?”
“Non ho finito.”
“Non devi finire se non ha senso.”
“Perché non ha senso?”
“Perché io non voglio che ti adatti,” risponde, attento a marcare l’ultima parola con tutto lo sdegno possibile. “E non voglio neanche farlo io, a me piaci perché sei tu e dovresti accettare l’idea che anch’io ti piaccio perché sono io. Fidati di te, di quello che provi per me.”
“Sei di nuovo presuntuoso.”
“Sì che sei innamorata di me,” ribatte subito lui, cogliendo al volo l’allusione. “Non negarlo!”
“E tu?”
Hermione si rende conto di aver pigolato, non chiesto, quando le labbra ancora si muovono e un’onda di imbarazzo l’assale.
“Non ti farò dichiarazioni strappalacrime,” scherza Fred, richiamando alla memoria di entrambi la conversazione che mesi addietro hanno avuto tra queste stesse mura e che ha visto nascere la loro relazione. “Però faccio un’altra cosa.”
Hermione, le guance ancora arrossate, guarda Fred porgerle un’undicesima e inattesa chiave e indicarle una piccola valigia rettangolare che, nascosta in un angolo, non ha notato in precedenza.
Curiosa e con di nuovo quell’altra cosa cui ora è costretta a dare il nome di speranza – che lui sistemi tutto, anche la propria diffidenza – agita la bacchetta per appellare la valigia, lasciandola adagiare dinanzi a lei e Fred.
Nota subito la grafia del ragazzo su un ritaglio di pergamena incollato vicino alla serratura, «Forse dentro c’era qualcosa che ci riguardava1» recita.
“Perché al passato?”
“Effetto nostalgia, per farti ammettere che ti manco già.”
“Sei proprio stupido.”
“Sono geniale, più di te.”
Hermione inarca le sopracciglia e Fred ghigna per l’ennesima volta – e, dannazione, sì che le manca già.
“Non è uno scherzo, vero? Non mi farà un occhio nero o qualcosa di simile…”
“Non ti fa paura Faccia da Rospo e ti fa paura una mia innocua valigia?”
“Vuoi darmi torto?”
“In verità no,” sghignazza. “Però, fidati.
Hermione trae un profondo respiro e riflette svelta che forse quest’intera situazione non è altro che una piccolezza ingigantita – in fondo, la sera precedente hanno litigato per una sciocchezza, magari un po’ di gelosia, perché Fred anziché trascorrere del tempo con lei in Sala Comune ha preferito andare in giro con i suoi amici, e lei l’ha avvertita subito, quella spia timorosa e diffidente pronta a dirle che lui fosse ormai sul punto di voltare pagina, perché è nato libero e non può sopravvivere troppo tempo imbrigliato.
Però.
Guarda la chiave che ha tra le mani e le sfugge un sorriso rassegnato all’idea di essere talmente tanto innamorata di lui da aver aperto serratura dopo serratura solo nella speranza di risolvere tutto e non voltare nessuna pagina.
Le trema un po’ la mano mentre si decide ad aprire la valigia e le trema ancora di più quando scorge il contenuto – ma è un tremore benevolo, emozionato.
Il Contratto!”
Fred ridacchia e tira via dalla valigia quello che non è altro che un gioco da tavolo generalmente innocuo, ma che per loro due è stato un inaspettato Cupido.
“Perché?” chiede lei.
“Il problema è tutto qui, no? È questo che pensi, che se il gioco non avesse sfidato me e Ron a provarci con te non mi sarei mai avvicinato.”
“Penso anche che ti stufi in fretta quando il gioco finisce.”
“Hermione, il gioco è finito mesi fa. E poi questo,” dice indicandole la scatola rettangolare con su scritto Il Contratto, è appunto un gioco, non un Voto Infrangibile, se avessi perso mi avrebbe solo fatto un dispetto… Tu pensi a perché ci siamo avvicinati, a me che mi stufo, ma non pensi mai alla cosa che conta.”
“E… quale sarebbe?”
“Che Tu-Sai-Chi non entrerà mai nel CREPA, inutile che gli invii la spilla.”
“Cosa?”
“Scusa,” ridacchia. “Era tutto troppo serio!”
“Sei…”
“Tutti gli insulti che puoi pensare, me lo ricordo!”
Hermione stringe le labbra in una smorfia infastidita, ma non trascorre che un istante prima che qualcosa di tanto simile a dei sentimenti pressanti le suggerisca di accantonare ogni riflessione e sorprenderlo con un bacio.
E allora lo bacia, lo bacia come avrebbe voluto fare non appena l’ha visto, perché non è per niente logico ed è giustissimo proprio per questo.
“Sei rimasto,” sussurra sulla sua bocca. “È questo che vuoi dirmi.”
Fred si apre in un sorriso luminoso e la stringe a sé.
“Allora ti fidi?”
“Beh, Tu-Sai-Chi ignora gli elfi, quindi immagino di sì, posso fidarmi di me e anche di te.”
“Cosa?”
Hermione ride e gli pizzica la guancia.
“Scusa, era tutto troppo serio!”
“Sei proprio…”
“Stupida?”
“...la mia ragazza!”
 
 
 
 
1: citazione tratta dalla poesia Inatteso di Ghiannis Ritsos.

Note dell’autrice: il racconto partecipa alla challenge 72 prompt in attesa del Natale indetta da Mari e Sofifi sul forum Ferisce la penna, ho scelto il giorno 12 (Prompt: Chiavi | Citazione: “Forse lì dentro c’era qualcosa che ci riguardava.” da Inatteso di Ghiannis Ritsos).
È un racconto brevissimo, scritto perché Fred e Hermione mi mancano molto e a distanza di dieci anni restano ancora casa – per chi conoscesse (e ricordasse) la mia long È tutta colpa del Contratto, questa oneshot è a tutti gli effetti un piccolo momento mancante da collocarsi qualche mese dopo l’epilogo della storia.
Se siete giunti sin qui, grazie. ❤
   
 
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