In un luogo che non è un luogo.
All’inizio è solo nulla, poi qualcosa cambia. In un punto
che prima era assolutamente identico agli altri si scatena. Non è qualcosa di
distinguibile, è una specie di tornado di suoni, forme, colori e odori che
cambia aspetto e grandezza più velocemente di quanto ci metta a definirsi in
ogni sua parte. Di contro, in un punto diametralmente opposto, appare un’altra
anomalia. Il suo bianco accecante si staglia ferreo ed immobile contro
l’oscurità dell’ambiente circostante, una entità fatta di linee e punti
perfettamente simmetrici. Le due presenze si avvicinano, si studiano, poi la
prima parla senza aprir bocca:
“E’ dI nUov0 iL M0m3nt0?!?”
“SI.”
“QuAl3 E’ iL Lu0gO pr3sCElt0 StAvoLta?!?”
Un’immagine si materializza tra i due, un pianeta sferico
schiacciato ai poli e per una buona parte coperto d’acqua.
“LA TERRA.”
Hawk & Dove
#1
Di nuovo
assieme... per la prima volta!
San Francisco.
Pizzeria Pauline’s Pizza Pie.
“Non si discute... la migliore era quella di Erotika.”
“Stai scherzando?! E Like a Virgin cos’è, un
riempitivo?!”
“Bhe anche le ultime non erano proprio male...”
“Frozen! Per esempio prendete Frozen! Lì era splendida!”
“Sì sì, ma anche la versione più pop di Don’t tell me...”
“In ogni caso in Die another day è stata assolutamente
grandiosa!”
Per la prima volta nella serata tutti e cinque
concordano. Due ragazze, tre ragazzi, un tavolo circolare ed una pizza gigante
al centro. Cosa volere di più?
“Certo non come gli anni ’80...” dice un ragazzo magro
dalla voce squillante.
“Per te qualsiasi cosa proveniente dagli anni ’80 è oro
puro, Arnie.” lo punzecchia una ragazza grassoccia dalle guance rosse sotto gli
occhiali.
“Ma è vero, Dora! Gli anni ’80 ci hanno dato tutti i miti
di oggi! Se proprio ti fa ribrezzo pensare al viso da zombie di Michael Jackson
guarda Madonna e George Michael, senza contare gli Abba, i Village People...
Gloria Gaynor!”
“Praticamente pop allo stato puro...” commenta un ragazzo
biondo dagli occhi di un dolce azzurro.
“Eeeeexactamundo Jude bello! Tu sì che mi capisci!”
“...il che non è necessariamente una cosa positiva.”
Il viso di Arnie si rabbuia in un colpo solo. Approfitta
del suo silenzio un altro ragazzo dai capelli neri che gli scendono lisci fino
alle spalle.
“Sono d’accordo con Jude. Il pop di quei tempi era troppo
eccessivo... troppo di cattivo gusto...”
“Si dice kitsch...” bofonchia Arnie. Il ragazzo continua:
“E ora come ora il pop ha fatto il suo tempo. Sai... è
diventato troppo ripetitivo e banale, meglio altri generi...”
“Il tuo animo metal protesta, eh Markus?” ad aver parlato
una ragazza magra dal sorriso trascinante, seduta accanto a Dora.
“Mi hai scoperto, Kimberly.” ammette il ragazzo con un
sorriso.
“Sì... voi parlate così ma intanto andrete tutti a
comprare il prossimo CD di Madonna...” protesta Arnie.
“Veramente avevo intenzione di scaricarlo da Internet...”
dice Jude, ma vedendo l’espressione scandalizzata sulla faccia dell’amico si
affretta ad aggiungere “Ehy ehy calmo stavo scherzando!”
“Attento Jude, amiche mie hanno picchiato gente per molto
meno!” esclama Dora.
“Uffa non trattarmi male il mio Jude!” protesta
scherzosamente Kimberly dando un pugnetto al fianco dell’altra ragazza.
“Non permetterò a nessuno di fare del male a questo
povero ragazzo!” aggiunge con un sorriso Markus poggiando un braccio attorno
alle spalle di Jude mentre gli scombina i capelli con l’altra mano.
“Almeno fino a quando resterà sotto la benedizione della
Madonna...” conclude Arnie.
Le risate dei cinque ragazzi riempiono il locale.
Più tardi.
“Ragazzi è stato uno spasso, rifacciamolo appena
possibile!” sta dicendo Kimberly con un gigantesco sorriso mentre saluta gli
altri fuori dal locale.
“Oh... con te lo rifarei anche tre volte al giorno...”
ribatte Jude lanciandole uno sguardo allusivo mentre le dà un delicato bacio
sul dorso della mano.
“Adulatore...” gli fa eco Kimberly ricambiando lo
sguardo.
“Va beeeeeeeene... si è fatto tardi!” li interrompe Dora
afferrando l’altra ragazza per un braccio “E se non la riporto a casa entro
mezzanotte l’auto mi si ritrasforma in una zucca!”
“Un po’ come la proprietaria...” commenta Arnie.
“Cosa hai detto?” chiede Dora con un’espressione di finta
offesa.
“Solo che ti voglio bene!” si affretta a rispondere il
ragazzo.
“Voglio ben sperare... Ciao vipera!” e gli piazza una
forte pacca sulla spalla. Quindi le due ragazze salutano gli altri presenti e
si avviano verso l’auto di Dora.
“E voi invece... avete bisogno di un passaggio?” chiede
Markus ai due ragazzi rimasti “Ho la moto giusto qua dietro e...”
“Non preoccuparti per me, io abito proprio qua dietro.”
risponde Arnie “E’ il principino azzurro qui che deve passare dal porto per
arrivare a casa.”
“Oh no dai non ti faccio andare mica da solo Arnie.” si
affretta ad aggiungere Jude “Casa tua è comunque sulla strada che devo fare, e
per un piccolo fanciullo come te non è sicuro andare da solo...”
“Piccolo fanciullo a tua sore...”
“Posso venirti a prendere a casa di Arnie con la moto ed
accompagnarti da lì...” lo interrompe Markus.
“Naaaaa, non voglio disturbarti.” risponde Jude.
“Lo faccio con piacere... davvero.”
“Voglio... fare una passeggiata, sarà per la prossima
volta ok?”
“E quando sarà questa prossima volta...?”
Jude guarda Arnie in cerca di aiuto, e questo si sporge
in avanti prendendo i due per le spalle mentre dice:
“Si sta organizzando una serata al Metropolis sabato sera
e l’animazione è stata affidata al sottoscritto. Se non avete impegni vi faccio
anche entrare gratis!”
“Per me va bene...” risponde Markus, e poi entrambi si
voltano verso Jude, che ha l’espressione di un evaso messo con le spalle al
muro.
“Io... uhm... ok si può fare.”
“Ci sentiamo in settimana per metterci d’accordo allora!”
esclama sorridendo Markus mentre si avvia verso la moto “A presto!”
Arnie e Jude rimangono a guardarlo partire, poi si
avviano verso casa del primo.
“Dora e Kimberly sono grandiose, vero?” chiede Arnie
passeggiando con l’amico.
“Sì sì, simpaticissime. Kim poi è un amore!”
“Sapevo che ti sarebbero piaciute! E a proposito di
incontri... Allora, com’è che ti sembra?”
“Bhe sì è sicuramente interessante, ma non credo sia il
mio tipo...”
“Jude-barriera-emotiva torna alla ribalta! Quando
troverai l’anima gemella quantomeno cadrà il settimo sigillo
dell’Apocalisse...”
“Ehehehe dai non è vero, non sono poi di gusti così difficili.”
“Disse il ragazzo le cui relazioni non superano le due
settimane...”
“Ma io ci provo!”
“Jude, hai sedici anni, non sei stupido e hai un disceto
sex appeal, se lo volessi veramente a quest’ora saresti nel meraviglioso mondo
delle relazioni stabili...”
“Non ho ancora trovato la persona giusta! Non è mica
colpa mia!!”
“Sì certo...” Arnie alza gli occhi al cielo, poi li punta
nuovamente su Jude accusandolo con lo sguardo “Ma cos’aveva che non andava! E’
intelligente, ha fascino è ha un’evidente cotta per te! Il che non guasta
mai...”
“Non ho detto che non mi piace! E’ che penso che non sia
il mio tipo, tutto qui.”
“Allora c’è ancora una speranza per il tenebroso Markus!
Bene bene...”
“E ora che stai archittettando...?” nel suo tono di voce
un leggero sospetto.
“Niente niente! Pensavo solo a farvi passare una bella
serata sabato!”
“Arnie... lascia perdere. Se dovrà succedere qualcosa
sarà spontaneo...”
“Ma non puoi continuare a scartare tutti i ragazzi che ti
presento!”
“Finché non mi presenterai quello giusto posso fare come
mi pare, non credi?” ribatte Jude accompagnando la frase con un sorrisone.
“Stronza.”
“Lo sai che ti amo...” e con la punta delle dita sulle
labbra lancia ad Arnie un piccolo e bastardo bacetto.
“Sì sì... ti
prendi gioco dei miei sentimenti... sniff...” risponde Arnie facendo finta di
mettersi a piagnucolare.
“Oddio ecco che ritorna la Rossella O’Hara che è in
te...”
“Tu... tu oggi mi ferisci parlando in questo modo ma
domani... domani è un altro giorno!”
“Ecco che ricomincia...” Jude si mette una mano
scherzosamente sugli occhi facendo finta di non voler vedere l’imitazione di
Rossella O’Hara in cui Arnie si sta esibendo. La vedono benissimo invece un
gruppo di motociclisti fermi davanti un sudicio bar nei pressi del porto, uno
dei quali esclama verso gli altri:
“Ehy guardate, una coppia di femminucce!”
“Ciao signorine!” grida un altro di loro rivolto ad Arnie
e Jude “Cosa ci fate da queste parti, siete venuti a cercare dei veri uomini?!”
“Sì sì, e finora abbiamo trovato solo dei molluschi senza
palle!!” ribatte Arnie con la sua voce squillante.
“Oh oh oh...” commenta un altro dei motociclisti “La
checca è coraggiosa! Vieni qui e ti faccio scoprire se ce le ho!” e si afferra
il pacco con una mano “Scommetto che ti piacerebbe pure!!”
“Mai quanto piacerebbe a te, caro, sono un professionista
io!” è la risposta di Arnie.
“Ah davvero?! E scommetto che lo prendi pure!!”
“Certo! Tutto intero! Mi ha insegnato tua ma...!” ma la
mano di Jude sulla sua bocca lo blocca.
“Dai andiamo...” tenta di dire mentre lo spinge indietro.
“Calma calma bellezze, non così in fretta!” i
motociclisti hanno quasi circondato i due ragazzi “Credo che qui c’è qualcuno
che ha bisogno di una lezione.” e si scrocchia le nocche delle mani guardandoli
con aria minacciosa.
“Adesso basta, Rico.”
Ad aver parlato è un ragazzone grande e grosso, vestito
con dei jeans strappati e una stretta canottiera che mette in bella mostra i
suoi pettorali palestrati. Capelli castani arruffati cadono su una fronte
corrugata e sulle folte sopracciglia che riparano grandi occhi scuri.
“Ehy andiamo Dan ci stavamo solo divertendo un po’ con
questi due finocchietti!”
Dan guarda Arnie e Jude schifato, come se fossero un
errore della natura, poi si rivolge di nuovo al suo amico:
“Lasciateli andare.” e poi, lanciando loro un’ultima
sbirciata di sottecchi “Hanno già abbastanza problemi...”
“Ok ok, sei tu il capo!” risponde Rico un po’ seccato, e
poi, rivolgendosi ai due “Avete sentito... andatevene!”
Arnie sta per dire qualcosa, ma Jude lo ferma subito e lo
trascina via per un braccio. Così come i ragazzi, anche i motociclisti tornano
verso il bar. Sulla strada resta solo Dan che guarda i due allontanarsi. Dopo
circa un quarto d’ora, quando ormai sono scomparsi alla sua vista, fa per
tornare dai suoi amici, ma qualcosa cattura la sua attenzione. Qualcosa di
luccicante, al centro della strada. Si avvicina sull’oggetto e si china su di
esso raccogliendolo tra le dita. Sono un paio di chiavi argentee, attaccate ad
un portachiavi con una bandiera a strisce colorate. Guarda un’altra volta nella
direzione in cui sono andati Arnie e Jude, quindi mettendosi in tasca le chiavi
imbocca quella strada anche lui.
Altrove.
Il luogo è una tenuta di campagna. Una villa circondata
da un alto e ripido muro sormontato da un’inferriata appuntita. Tutta l’area
del giardino e del parco è sorvegliata costantemente da telecamere a circuito
chiuso e fotocellule nascoste tra la vegetazione in modo tale da non essere
visibili e non rovinare la bellezza mozzafiato delle statue e le fontane
antiche disseminate in tutto il parco in maniera armonica con le piante rare e
fiori provenienti da tutto il mondo. La villa stessa è un esempio di come si
possano unire elementi di diverse correnti artistiche in modo tale da ottenere
uno degli edifici più splendidi e particolari del mondo. All’interno di essa,
in un ampio salone illuminato solo dal pallore di candele profumate alla
vaniglia, si sta consumando una festa esclusiva in onore del padrone di casa.
Uomini e donne dai fisici perfetti si stanno muovendo nudi sul pavimento, l’uno
contro l’altro, l’uno dentro l’altro, celebrando un baccanale di orgiastica
bellezza fatto di braccia, toraci, gambe, natiche, seni, organi genitali che
appaiono e scompaiono nei corpi degli altri in un’amalgama densa e indefinita.
Di qua un sospiro, di là un gemito, e al centro di tutto un uomo dai capelli
neri tagliati alla foggia di un gladiatore romano, che sta abbandonando il suo
fisico perfetto alle bocche, alle mani, ai corpi delle ragazze e dei ragazzi scelti
per dargli il massimo piacere, di cui ora sta godendo appieno. La calda
sensualità del salone non viene per nulla turbata dall’arrivo di un altro uomo
in un completo nero, che come se quel che sta accadendo fosse la cosa più
normale del mondo scosta le porte della sala con la massima attenzione e
scandisce nell’aria le parole:
“Mr. Randall?”
L’uomo al centro di tutto apre gli occhi, quindi
muovendosi con cautela, come non volendo disturbare l’armonia innata di quel
posto, si sottrae ai corpi che ha intorno e si dirige verso il nuovo arrivato,
il quale gli porge una lunga vestaglia di seta viola che indossa senza
allacciarne il nastro adibito alla sua abbottonatura. Quindi chiude le porte
del salone dietro di sé, e si rivolge all’uomo nel completo nero.
“Dimmi, Ewan.”
L’uomo, dalla pelle color del miele d’acero e dai
lineamenti sottili come quelli di un egiziano, si riaggiusta di qualche
millimetro gli occhiali sul viso intriso da un fascino esotico e al contempo
professionale, prima di rispondere:
“Il suo infiltrato ci ha appena contattati. La cetra di
Apollo, assieme agli altri manufatti, sta per raggiungere il porto di San
Francisco esattamente come ci aveva detto. Fra qualche decina di minuti
dovrebbero attraccare e cominciare le operazioni di sbarco dei manufatti, che
verranno immediatamente portati al Museo di Arte Moderna. Se posso permettermi,
suggerirei di agire durante lo sbarco, prima che possano spostare il carico
all’interno dei furgoni portavalori.”
“Sì, hai ragione. Gli uomini sono già sul posto?”
“Sì, Mr. Randall, è tutto come prefissato.”
“Bene, allora dai l’ordine di iniziare l’operazione non
appena la nave abbia scaricato tutto.”
L’uomo annuisce, e fa per andarsene, quando il primo
aggiunge:
“E di’ loro che li riterrò personalmente responsabili se
anche uno solo dei reperti viene danneggiato.”
Ewan si blocca e, senza girarsi, risponde:
“Lo farò, signore.” quindi se ne va, lasciando l’uomo in
vestaglia da solo.
Nello stesso momento.
“Bhe allora ci vediamo.”
Jude è davanti la porta di casa di Arnie, e lo sta
salutando prima di andare.
“Ciao Jude! Ti ringrazierei per avermi accompagnato a
casa se non avessi l’atroce dubbio che l’hai fatto unicamente per non restare
da solo con Markus...”
“La tua frase mi offende profondamente!” replica il
ragazzo biondo “In realtà l’ho fatto solo per cavalleria nei confronti di una
dolce fanciulla indifesa come te!”
“Bhe in effetti ti ci vedo in fuseaux, corpetto azzurro e
cappello con il pennacchio. Solo che più che sopra al cavallo ti ci vedo
sotto...”
“Fottiti!”
“Quando vuoi, sono a tua completa disposizione!”
“Ti piacerebbe!”
“Mi hai scoperto! E’ il mio sogno erotico da quando ci
siamo incontrati!”
Jude sorride, poi alza la mano e:
“Starei ORE a parlare con te... purtroppo ho qualcosa di
più divertente da fare, tipo un’operazione senza anestesia...”
“Buon viaggio a Casablanca allo...!”
“CIAO!” e voltando le spalle Jude torna verso il porto
mentre ancora sorride per lo scambio di battute. Sentendo per la prima volta il
vento freddo della notte di San Francisco, mette istintivamente le mani in
tasca, ma si accorge subito che manca qualcosa. Per sicurezza controlla anche
le tasche della giacca. Niente. Le sue chiavi di casa sembrano essersi
volatilizzate. Jude si blocca e fa mente locale su quanto successo durante la
serata. Subito dopo essere uscito dalla pizzeria si ricorda di aver controllato
che ci fossero ancora, quindi... quindi devono per forza essergli cadute quando
hanno incrociato quegli idioti omofobi giù al bar del porto. Imprecando
mentalmente contro di loro, Jude comincia ad incamminarsi verso il bar. Proprio
mentre sta percorrendo il molo 7, nel quale a quanto pare ferve grande attività
attorno allo sbarco di alcune casse da una nave, lo vede. Adesso indossa un
chiodo sopra la canottiera bianca, ma riconoscerebbe ovunque quella espressione
corrucciata a metà tra un profondo pensiero filosofico e il vuoto mentale.
Anche perché, circa una mezz’ora prima, quel ragazzo ha impedito che lui e
Arnie venissero picchiati da un gruppo di bifolchi. Di cui comunque sembrava il
capo...
Jude si blocca, ed anche Dan non appena lo vede.
Rimangono a fissarsi a circa cinque metri di distanza per qualche istante, poi
il primo dice:
“Che vuoi?”
Dan si gratta il naso un po’ imbarazzato, poi, evitando
di guardarlo troppo negli occhi, infila la mano in tasca e ne tira fuori un
oggetto lucente:
“Ho... ehm... trovato queste giù al bar e mi chiedevo
se... sì insomma se fossero tue.” e lascia penzolare le chiavi nell’aria in
modo che Jude lo possa vedere bene. Questo lo scruta per qualche altro secondo,
diffidente, poi:
“Sì, sono mie.” e non aggiunge altro. Per i dieci secondi
successivi i due rimangono zitti e immobili.
“Bhe... allora...” dice Dan in evidente difficoltà
“...tieni.” e gli porge il palmo della mano, sulla quale sono poggiate le
chiavi. Jude lo squadra per un altro decimo di secondo, quindi si avvicina con
lentezza studiata e, una volta giunto a distanza di braccio, afferra il
portachiavi dal palmo di Dan e ritrae la mano. Quindi, vedendo che in effetti
non c’era dietro nessun tipo di trappola, il suo viso si rasserena tutto di un
colpo, tornando quello del dolce ragazzo che è sempre stato.
“Grazie.” dice sorridendo. Per reazione, sul viso
titubante di Dan, il labbro si increspa di qualche millimetro in un sorriso.
Ed è allora che succede.
Successivamente nessuno dei due ricorderà se sono
cominciati prima gli spari o le urla. Quel che rammenteranno sarà solo un gran
rumore e un secondo più tardi il porto trasformato in una zona di guerra, con
uomini dai visi coperti da passamontagna scuri a sparare contro poliziotti e
guardie armate. E loro due presi nel mezzo. Jude porta istintivamente le mani
alle orecchie per coprire il rumore assordante degli spari, mentre comincia a
correre dietro una cassa in cerca di riparo. Un paio di colpi vaganti gli
sfiorano il piede mentre si lancia in quel nascondiglio improvvisato, e subito
dopo un altro scheggia il muro sopra di lui. La polvere leggera che gli cade
addosso lo riporta alla ragione. Jude spalanca gli occhi e, lucido come non
mai, fa capolino dalla cassa quel tanto che basta per vedere cosa sta
succedendo, stando attento ai proiettili vaganti. Adesso gli uomini con i
passamontagna hanno quasi decimato gli agenti, e si preparano ad accerchiare e
neutralizzare gli ultimi rimasti. Ma non è questo che colpisce Jude. Un
dettaglio, un particolare, gli penetra nella retina e gli si imprime nel
cervello, nitido come non mai. E’ il braccio di un poliziotto, disteso per
lungo accanto la sua testa riversa sull’asfalto, la mano aperta a pochi
centimetri da una pistola appena raggiunta dalla pozza di sangue che si sta
allargando sotto di lui. Quell’uomo è caduto, e non si rialzerà più. Non è
giusto, pensa Jude, non è così che deve andare. E’ in quel momento che giunge.
Non una voce, non una presenza, ma più come un’armonia. Con un’offerta:
la possibilità di portare ordine nel caos. Basta solo accettare. Basta solo
dire...
“Dove” pronuncia Jude, ed un secondo dopo qualcosa in lui
cambia. Non è tanto il costume bianco e azzurro che sostituisce i suoi vestiti,
quanto la visione che ha sulla realtà che lo circonda. Non sa come, ma è
consapevole di ogni proiettile sparato, della posizione di ogni uomo nel raggio
di una cinquantina di metri e perfino della traiettoria che seguirà ogni
pallottola. Tutto acquista un senso, tutto rientra nell’ordine. E Jude non si è
mai sentito così sicuro di sé. Con un balzo esce fuori dal suo nascondiglio, e
dopo una doppia piroetta in aria atterra al centro dell’azione. Non ha nemmeno
bisogno di aprire gli occhi, sa da quale parte arriveranno le pallottole e come
evitarle con una giravolta veloce che lo porta davanti ad uno dei criminali.
Questo è troppo sorpreso dal suo arrivo per accorgersi del salto all’indietro
di Jude che porta la punta dei suoi piedi a collidere violentemente contro la
sua mascella. Gli altri due uomini immediatamente vicini al primo sono
esterrefatti anche e quanto più di lui, ed è per questo motivo che Jude riesce
ad tramortirne uno colpendolo alla nuca con le mani e contemporaneamente dandosi
la spinta per gettare le gambe attorno al collo del secondo e ridurlo
all’incoscienza con uno strattone. A questo punto però gli altri hanno
cominciato a realizzare la sua presenza, e quindi abbandonano la sparatoria con
gli agenti di polizia per concentrarsi su di lui. Mitra K9 di produzione
tedesca scaricano su di lui decine di proiettili in una manciata di secondi,
ognuno dei quali viene catturato e analizzato dalla sua mente. Velocità,
accelerazione, traiettoria, tutte nozioni fisiche che a scuola aveva sudato per
riuscire a comprendere, acquistano improvvisamente un senso logico e razionale,
grazie al quale sa come le pallottole si muoveranno e come potrà usarle contro
gli stessi aggressori. Muovendosi con una velocità sovrannaturale corre al centro
di due di loro, i quali sono troppo impegnati a cercare di colpirlo per
accorgersi che stanno per spararsi a vicenda. Tramortiti questi, Jude ne
raggiunge un altro e gli salta sopra la testa usandola come trampolino per
lanciarsi in aria. Compie tre eleganti giravolte, per poi cadere al centro del
molo. Quando si rialza i rumori di almeno sette mitragliatori puntati su di lui
da ogni direzione raggiunge le sue orecchie. Apre gli occhi, e vede altrettanti
uomini dai visi coperti da passamontagna neri in circolo attorno a lui, le armi
puntate e pronte a sparare. Jude sorride.
Intanto, da dietro un’auto, Dan ha visto tutto. Ha visto
l’assalto dei criminali, ha visto il ragazzo biondo scappare dietro una cassa e
l’ha visto trasformarsi in quella specie di acrobata che per qualche minuti ha
dato loro del filo da torcere. E ora lo vede circondato ed inerme, pronto ad
essere giustiziato. Una rabbia impetuosa gli sale addosso incontrollata e
inarrestabile. Le sue narici cominciano a sbuffare pesantemente, gli occhi gli
si appannano di rosso. Sa che può fare qualcosa. Quelle mille voci, quei mille
odori, quelle mille sensazioni glielo stanno dicendo. Agisci, Dan. Colpisci,
Dan. Uccidi, Dan. E tra quella miriade di percezioni un’idea ricorrente. Di’ la
parola, Dan. Di’ la parola!
“Hawk!” urla Dan, e un vortice sensoriale lo avvolge.
Sente il suo corpo più forte, più potente. Vede il bianco e il rosso del
proprio costume che lampeggiano d’allarme come un mantello sventolato agli
occhi di un toro infuriato. Avverte unghia affilate alle dita e un’espressione
bestiale sul viso. Individua gli uomini con il passamontagna nero che stanno
attorno a Jude, ed ha il suo bersaglio.
“RAAAAAAAAAAAAAARRRRGHHH!!!” grida Dan, ed esce dal suo
nascondiglio caricando sui criminali come un rinoceronte infuriato. Tutti si
voltano sorpresi verso di lui, Jude il primo. Ma mentre gli uomini rimangono a
fissarlo come lepri immobilizzate dal terrore davanti all’auto che le sta per
investire, i sensi di Jude gli permettono di analizzare il pericolo e di
saltargli sopra le spalle un secondo prima essere travolto. Quando riatterra la
situazione è nettamente cambiata. Dan, all’interno del suo costume bianco e
rosso, sta lottando come un animale contro tutti i criminali così sfortunati da
capitargli innanzi. Attorno a lui una spirale di violenza brutale, fatta di
artigli che raggiungono impacabili il loro bersaglio e corpi martoriati che
cadono. La situazione sembrerebbe sotto controllo, se non fosse per quella
sensazione di pericolo alla base del collo. Jude si volta e ne individua subito
il motivo. Un cecchino, l’ultimo rimasto, ha il fucile puntato su Dan e si
prepara a sparare non appena trovi campo libero. Il cervello superpotenziato di
Jude analizza immediatamente la situazione e gli fornisce almeno quattordici
modi diversi per neutralizzarlo, ma quel che Jude sa già mentre si aggrappa
all’argano usando la sua spinta per lanciarsi sul criminale è che nessuno di
essi gli potrà permette di impedirgli di sparare. I suoi piedi raggiungono
l’arma dell’uomo nell’esatto secondo in cui preme il grilletto, deviando la
canna del fucile quei pochi millimetri che bastano per spostare il bersaglio
dal cuore alla spalla. Dan urla per l’esplosione di dolore sulla spalla, e il
contraccolpo lo scaraventa in acqua. Con un calcio al suo viso Jude si libera
del cecchino, l’ultimo dei criminali rimasto cosciente, quindi percorre ad
ampie falcate l’asfalto che lo separa dal mare e vi si tuffa dentro con uno
slancio aggraziato. Sul molo 7, torna un’innaturale quiete.
Passano una trentina di secondi, poi gli agenti di
polizia rimasti fanno capolino dalle loro auto per ritrovare i corpi degli
assalitori sparsi lungo tutto l’asfalto.
Rossa. Non dovrebbe essere così rossa, l’acqua. L’acqua è
trasparente, il mare è blu, di giorno, verde al massimo, e scuro, la notte,
nera magari, ma non rossa. Non è questa la consuetudine, non è questo l’ordine
naturale delle cose. E questo sapore metallico e salato che si è sepolto
proprio dietro il palato...
Jude, ancora nel costume bianco e azzurro di Dove, sta
lottando contro la corrente per raggiungere la riva e portare così in salvo
l’uomo svenuto che a modo suo lo ha salvato dai criminali. Nonostante sia molto
più grande di lui, e nonostante in condizioni normali non sarebbe mai riuscito
a non cedere all’impetuosa corrente del mare di San Francisco, la perfetta
visione delle cose di cui quell’armonia lo ha fornito gli permette di mettere a
fuoco qualsiasi cosa abbia intorno in ogni istante, sfruttando così ogni
piccolo mulinello d’acqua, ogni onda per lasciarsi trascinare nella giusta
direzione. Passa qualche minuto, ed in una spiaggia un paio di miglia lontana
dal porto una figura minuta emerge dall’acqua. Tra le sue braccia un uomo molto
più grande di lui e completamente inerte, che viene trasportato per qualche
metro sulla sabbia prima di esservi adagiato delicatamente. Jude guarda l’uomo
sotto di sé, e qualcosa in lui avviene. Il costume bianco e rosso dai dettagli
appuntiti e spigolosi scompare, cedendo il posto a quel ragazzo che gli aveva
riportato le chiavi di casa al porto, il capo della banda di idioti che per
poco non aggredivano sia lui che Arnie. Ma non è questo a preoccupare al
momento Jude. Piuttosto, è la ferita sanguinante che fa capolino dalla sua
spalla sinistra. Ha visto l’acqua rossa, ha visto quanto sangue è uscito da
essa, ed improvvisamente, come un lampo, si ricorda di una nozione memorizzata
durante il corso di biologia l’anno prima. Rivede il professore, in completo
grigio e cravatta rossa, che aggiustandosi gli occhiali dice che il corpo umano
ospita solo circa cinque litri di sangue, e che basta la perdita di una buona
metà di esso per rallentare la pressione sanguigna in modo tale da non far più
pervenire ossigeno al cervello, e morire. E’ solo un flash, ma basta a
terrorizzare Jude quasi al punto di fargli perdere la concentrazione. E, non sa
perché ma sa di esserne sicuro, perdere la concentrazione è l’ultima cosa che
deve fare in questo momento. Facendo come in tutti i film d’azione che ha visto
nella sua vita strappa un lembo dalla canottiera di Dan e lo usa come
fasciatura attorno alla ferita, in modo tale da bloccare il sangue. Quindi lo
osserva ancora una volta. E’ ancora immobile, ma dall’espressione sul suo viso
sembra aver appena fatto un brutto sogno. Indice e medio di Jude raggiungono il
suo collo, si sentono ancora i battiti, ma vanno rallentando. Impedendo ancora
una volta alla disperazione di prendere il sopravvento Jude si china su di lui
e lo guarda di nuovo, questa volta aperto a tutte le sensazioni che i nuovi
poteri gli forniscono. Sente il suo battito che rallenta sempre di più, sente
il suo respiro affievolirsi, sente i polmoni muoversi su e giù sempre più
deboli. Ma sente anche quella sensazione, quell’armonia, che improvvisamente
gli suggerisce cosa fare. Jude poggia le mani sul petto di Dan, poi cala il
viso verso il suo, avvicinandosi lentamente. I nasi quasi si sfiorano, le
labbra sono a pochi centimetri l’una dall’altra, ma Jude non interrompe il suo
accostamento. Nello stesso tempo l’aria comincia ad illuminarsi. E’ una luce
bianca, inizialmente, piccola e debole, che cresce sempre di più d’intensità
fino ad avvolgere completamente entrambi. Sulla spiaggia deserta avviene una
intensa esplosione di bianco, e in un istante tutto viene coperto e fuso
all’interno di essa.
E poi...
Continua...
Una piccola nota da parte dell’autore: benvenuti al principio di
un’avventura dai toni prettamente supereroistici, ma con qualcosa in più. Da un
lato infatti, a livello dei concetti di base da cui questa serie prende spunto,
l’ispirazione alle vecchie storie della DC è tangibile, ma dall’altro i
protagonisti di questa sono tutte creazioni originali che introducono un tema
che fino a qualche anno fa era completamente tabù, specie nei fumetti americani.
Qualche anno fa infatti l’omosessualità di uno o un altro personaggio poteva
solo essere vagamente accennata attraverso qualche frase ambigua, ma mai detta
chiaramente. Ultimamente le cose stanno cambiando: in alcune serie sono stati
introdotti comprimari gay (e il fatto che il fenomeno abbia fatto parlare così
tanto di sé da finire al telegiornale non è molto rassicurante...) e stanno
addirittura per uscire serie della Marvel e della DC con protagonisti
dichiaramentente gay. Con questa serie voglio spingermi un po’ più in là. Non
solo uno dei due protagonisti è gay, ma vive la propria diversità alla luce del
sole, all’interno di quello che viene definito ‘l’ambiente’. Nonostante sia
difusissimo e nonostante negli ultimi anni sia diventato di proporzioni non
indifferenti, molti tendono ad ignorare che accanto alla società ‘normale e
rispettabile’ esiste una realtà fatta di uomini e donne omosessuali che ogni
giorno lottano non solo per i propri diritti, ma anche per non essere ignorata
dal resto del mondo. Quel che voglio fare con questa serie è non solo dare una
chiara visione di questa realtà, ma anche dimostrare che l’omosessualità non è
un fenomeno così lontano dalle vite di nessuno. Esistono locali pieni di
ragazze e ragazzi gay in tutte le città, e a giudicare dal numero di
frequentatori posso permettermi di dire che probabilmente siete venuti a
contatto con molti più omosessuali di quanti voi stessi immaginiate. E, per
l’amor di Dio, svecchiamo questa credenza che solo il tipo effemminato di turno
è gay! Una tendenza sessuale è una tendenza sessuale, e sebbene costituisca una
parte importante della personalità di qualcuno, non ne è il fattore
determinante. Spero di poter far capire anche questo.
Per commenti, suggerimenti o insulti il mio indirizzo è: gambittolo@hotmail.com
.
Qualche nozione storica su Hawk & Dove: nonostante i personaggi di questa
storia siano tutti originali ed alla prima apparizione, i concetti alla base di
Hawk & Dove sono piuttosto vecchiotti, essendo stati creati nel 1968 da
Dick Giordano, Steve Skeates e Steve Ditko. All’inizio la storia era piuttosto
semplice: due fratelli, uno impetuoso e violento, l’altro di indole pacifica e
riflessivo, venivano dotati da delle voci misteriose dei poteri del Falco e
della Colomba, nei quali i loro caratteri si rispecchiavano. La serie si basava
su una frase comparsa sulla copertina del primo numero: “In questo mondo,
coloro che cercano giustizia spesso seguono vie differenti. Il DURO e il
DOCILE! Lo SFIDANTE e lo SFIDATO! Questa è la nostra storia... una storia di
due fratelli... IL FALCO e la COLOMBA!” e in effetti questo dualismo aveva
finito per diventare l’unico tema dell’albo. Ragion per cui la serie fu chiusa,
e dopo qualche comparsata tra i Titani i personaggi scomparvero per riapparire
durante Crisis, in cui Hawk assisteva sconvolto alla morte del fratello Dove.
Dopo qualche altra apparizione in vari albi DC, finalmente Karl e Barbara Kesel
si ricordarono delle potenzialità del personaggio e dopo una miniserie molto
ben riuscita (disegnata tralaltro da un Rob Liefeld ancora semisconosciuto e
ancora bravo) cominciarono a scriverne la serie. Per l’occasione lo avevano
dotato di un nuovo partner, di un nuovo Dove, che questa volta però era una ragazza
che aveva ricevuto i poteri in circostanze simili a quelle degli originali. Man
mano che si andava avanti nella serie veniva rivelato che le voci che li
avevano dotati dei poteri erano quelle di T’Charr e Terataya, due signori
rispettivamente del Caos e dell’Ordine, che essendosi innamorati avevano usato
Hawk & Dove come un esperimento per dimostrare che le forze del Caos e
quelle dell’Ordine potevano collaborare in armonia, e sempre per questo motivo
avevano tolto i poteri al Dove originale e li avevano dati alla seconda
sperando che i due potessero innamorarsi e dare alla luce un bambino, prova
tangibile del loro successo. La storia cominciò a complicarsi quando i due
fronteggiarono un supercriminale proveniente dal futuro chiamato Monarch,
tornato indietro nel tempo per assicurarsi le proprie origini. Il villain
infatti uccise Dove davanti agli occhi di Hawk, che impazzì letteralmente dopo
aver scoperto che Monarch altri non era che una versione più vecchia di sé.
Dopo aver assorbito il potere di Dove, Hawk accettò il suo destino e divennè
Monarch, iniziando una carriera di criminale che lo portò infine a rubare la
tecnologia cronale degli Uomini Lineari e a divenire il crono-criminale
chiamato Extant, per poi scomparire nel limbo dopo un tentativo fatto assieme a
Parallax di ricreare l’universo secondo i loro desideri.
Tutto questo fino ad ora.