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Autore: _Black or White_    13/12/2022    1 recensioni
Crowley ha combinato qualcosa di grave, questa volta... ma Aziraphale non è arrabbiato solo per il libro, bensì per una lettera molto importante.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Anatema Device, Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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NON PUÒ ESSERE AMORE





La black 1926 Bentley di Crowley parcheggiò con una sgommata proprio davanti al marciapiede della libreria.
I passanti si fermarono a guardare sconvolti, mentre Crowley saltava giù dal sedile e gli correva incontro.
Aziraphale si fece indietro, come se non volesse nemmeno guardarlo in faccia.
- Eh andiamo, angelo, scusami! - gli gridò, aprendo le braccia, - Ti ho chiesto scusa, no?! -
- Non questa volta, Crowley. - lo fermò Aziraphale.
- Vuoi che mi metta in ginocchio? E va bene! - sbottò il demone, e si inginocchiò per davvero, nel bel mezzo della folla.
Molte teste si voltarono a guardarli, e Aziraphale arrossì, imbarazzato.
- Non mi importa. Non avresti dovuto distruggere la mia unica copia del “Miracoloso Ricettario di Gwendalina Greenwood”, e tu lo sai! - gli ricordò in tono offeso, incrociando le braccia sul petto.
- Non lo sapevo! - si scusò Crowley, forse per quella che era la milionesima volta, - Ho visto una busta con del vino, me lo sono scolato e poi l’ho presa e l’ho buttata nel caminetto... e che sarà mai? -
- Avresti dovuto guardare meglio! C’era il mio libro in quella busta! E poi... - Aziraphale si guardò attorno e abbassò la voce: - E poi quello era il tuo regalo di Natale, sciocco. -
Crowley aggrottò le sopracciglia, e fece una smorfia pentita.
- Perdonami, angelo. - disse, più calmo, - Posso entrare? -
Aziraphale esitò, ancora risentito, ma alla fine gli fece cenno di seguirlo.
Entrarono nella libreria con uno scampanellio, lasciandosi alle spalle gli sguardi incuriositi della gente e il baccano delle automobili.
Crowley seguì Aziraphale nel retro, arredato come sempre da un tavolo e qualche sedia, una collezione notevole di alcol e un bel divano ricamato.
Aziraphale versò due bicchieri di brandy senza dire una parola, ben deciso a tenere il muso al demone.
- Angelo, se solo potessi farmi perdonare lo farei... - cominciò Crowley, - Ma non posso. Lo sai che sono imperdonabile. -
Aziraphale gli passò il bicchiere e andò a sedersi sul divano, senza rispondere.
- E il mio combinare solo guai non dovrebbe sorprenderti più di tanto. Mi conosci. -
- Esatto. - sbottò infine l’angelo, - Ti conosco da seimila anni e ancora riesci a deludermi. -
Lo aveva ferito, glielo leggeva nei lineamenti del viso.
- Mi dispiace, angelo. Ti ripagherò quel libro... “Le Meravigliose prescrizioni...”, no, “Le Mirabolanti idee di Giustina Fitzerpruk...” -
Aziraphale lo guardò malissimo e ribatté: - Il “Miracoloso Ricettario di Gwendalina Greenwood” non è rimborsabile. Avevo trovato un unico venditore, uno solo! E tu hai... rovinato tutto! -
Tra loro cadde il silenzio.
Crowley sapeva quanto Aziraphale ci tenesse ai suoi adorati libri... li amava almeno quanto il buon cibo.
Niente avrebbe potuto rimpiazzare quella perdita...
- C’è qualcosa che posso fare? - chiese, tenendo un tono morbido nella voce.
Riusciva a suonare gentile soltanto con lui, perché Aziraphale lo trasformava in un’altra cosa, qualcosa di diverso da un demone.
- Lascia perdere. - rispose l’angelo, dandogli le spalle, - Lasciami solo per un po’. -
- Posso chiamarti stasera? - gli chiese Crowley, - Per sapere come stai? -
- Vedremo. -
Crowley fece una smorfia, si voltò e se ne andò lentamente. Sperò, fino all’ultimo secondo, che la voce di Aziraphale lo fermasse, ma così non fu.
- Ciao angelo. - gli disse, prima di uscire dalla porta.
Aziraphale si voltò, contrito, ma Crowley era già sparito.
- Stupido. - sbottò, massaggiandosi la fronte.


Crowley bussò alla porta di casa Pulsifer, e Anathema andò ad aprirgli.
- Ancora in giro? - gli chiese con un sorrisetto, e Crowley rispose con una smorfia.
- Ho bisogno del tuo... permesso, per fare una cosa. - le disse.
Anathema lo guardò dalla testa ai piedi, cercando di decifrare il problema.
- Hai fatto arrabbiare il signor Aziraphale. - concluse alla fine.
- Tragicamente sì. Ma tu come... -
- Lascia perdere, istinto femminile. - rispose lei sbrigativa, - Vuoi entrare? -
- Ti ringrazio, ma sono già in ritardo. - disse il demone.
Anathema fece spallucce e uscì di casa, chiudendosi la porta alle spalle.
- Cosa ti serve, allora? -
- Il tuo permesso per prendere in prestito il tuo corpo. - le spiegò Crowley, - Non fare domande. -
Anathema ci pensò un po’ su.
- Hai intenzione di fare qualche azione malvagia con le mie sembianze? -
- No, anzi... il contrario semmai. Il che è un evento, credimi. - rispose Crowley, con aria di importanza.
- Vuoi usare me per farti perdonare da Aziraphale? Non funzionerà mai... - commentò Anathema, scrollando il capo, - Ma comunque... d’accordo, ti do il mio permesso. -
Crowley stava già tornando alla sua macchina: - Non dirmi quello che non funziona, donna. - disse, - Ci si vede! -
Ripartì con una sgommata, sollevando un polverone sulla bella casetta di sassi.
Anathema rimase a guardarlo allontanarsi, convinta che sarebbe finita male.


Crowley parcheggiò la sua auto a qualche metro di distanza dalla libreria, a Soho, e la nascose per bene dietro ai muretti di mattoni rossi delle case circostanti.
Aziraphale non doveva vederlo arrivare, né doveva sospettare niente.
Crowley strinse le dita attorno al volante e chiuse gli occhi, concentrandosi: tutte le sue energie demoniache correvano lungo le vene, attorcigliandosi nelle sue viscere, calde come la lava.
I suoi lineamenti presero a cambiare, si abbassò di parecchi centimetri e i capelli gli si allungarono fino alla schiena.
I suoi vestiti neri si trasformarono, frusciando e annodandosi, e un paio di occhiali da vista sostituì i suoi occhiali da sole scuri.
Crowley, trasformato in Anathema, scese dalla macchina e si rassettò la gonna.
- Bene. Si va in scena. - disse, con la voce dolce di Anathema, ma con il tono sregolato di Crowley.
Raggiunse la libreria, inciampando occasionalmente nei tacchi degli stivali, e bussò con cortesia sul vetro di una delle finestre: Aziraphale stava leggendo alla sua scrivania, dall’altra parte.
L’angelo alzò lo sguardo e le sorrise, si alzò e andò ad aprirle la porta.
“Non essere te stesso!” pensò Crowley, mentre entrava con un sorriso a trentadue denti, “Non deve accorgersi che sei tu!”
- Mia cara, è così bello vederti. - gli sorrise Aziraphale, - Posso offrirti una tazza di tè? -
- Preferisco l’alcol, angelo, lo sai. - rispose Crowley, senza pensare.
Aziraphale si voltò verso di lei, un po’ confuso: - Come hai detto, cara? -
- Il tè va benissimo! - esclamò Crowley, - Tè! Una cosa molto... umana. Sì. Tè. Fantastico. -
Con un sorriso un po’ stranito, Aziraphale andò a posare il bollitore sui fornelli.
Era un po’ strana quel giorno, Anathema. Forse era successo qualcosa con il giovane Newton?
- Dimmi cara... - cominciò con cautela l’angelo, - Va tutto bene tra te e Newton? -
- Eh? Ooh, sì, tutto alla grande! - esclamò Crowley, facendo un segno col pollice, - Sì, ahem... le solite cose da umani... -
- Cara, tu pensi che l’amore sia solo per gli umani? - gli domandò all’improvviso Aziraphale, perso nei suoi pensieri.
- Come? - chiese Crowley.
- L’amore. - ripeté Aziraphale, porgendogli una tazza di tè bollente, - L’amore è solo per voi? -
Crowley sorseggiò il tè, chiedendosi cosa mai avrebbe dovuto rispondere: lui non ne sapeva niente, non capiva nemmeno quali fossero i sintomi dell’amore.
Sapeva solo che ascoltare Aziraphale parlare di amore lo faceva sentire molto strano.
- Perché mi chiedi questo? - rimbeccò, dopo qualche minuto di silenzio.
Aziraphale fece per rispondergli, ma poi ci ripensò.
- Lascia perdere. -
- Eddai, dimmelo! - insistette Crowley, ora curiosissimo.
- Non è niente, davvero... solo un pensiero stupido che mi viene da qualche giorno a questa parte. -
- Davvero? E quale sarebbe? - chiese Crowley, piegandosi verso di lui, il tè dimenticato tra le mani.
Aziraphale lo scrutò cupo, si alzò in piedi e andò a recuperare un bottiglione dagli scaffali.
- Ho bisogno di berci su. - disse, vuotando il contenuto ambrato nella sua tazza di tè.
Crowley lo fissò, attraverso gli occhi scuri di Anathema.
- È per il libro? - chiese.
Aziraphale lo scrutò: - Te l’ha detto Crowley? -
- Sì. Mi ha raccontato la sua marachella. - sorrise il demone, osservando l’angelo che finiva il tè corretto e passava a scolarsi l’intera bottiglia.
- La cosa che mi fa arrabbiare... - cominciò Aziraphale, reso più loquace dal brandy, - ... è che non riesco a stare arrabbiato con lui, capisci? Voglio arrabbiarmi ma non ce la faccio. Mi fa impazzire certe volte. - e scrollò il capo, con disperazione.
- Quel libro era davvero così importante, per te? - gli chiese Crowley, sforzandosi di mantenere il tono di Anathema.
- Non mi importa niente di quello stupido libro. - rispose Aziraphale, lasciando il demone completamente di stucco.
- Ah no?! Ma io pensavo... cioè, Crowley mi ha detto che ci tenevi davvero molto... - biascicò Crowley, confuso.
- Era solo un libro. - tagliò corto Aziraphale, - Lo ritroverò. -
- Ma... ma avevi detto che era l’unica copia! -
- Crowley ti ha raccontato proprio tutto tutto della faccenda. - osservò l’angelo.
Crowley s’irrigidì nel suo corpo preso in prestito. Doveva andarci piano, o la copertura sarebbe saltata come un castello di carte.
- Era sconvolto. - spiegò allora, - È venuto da me per sfogarsi. Ang... Aziraphale, penso che lui sia veramente pentito, sai? Il che è buffo, se ci pensi, visto che è un demone. - sorrise tristemente Crowley, e suonò così sincero che l’angelo si lasciò sfuggire un singhiozzo.
- Perché piangi? - gli chiese allora, turbato.
- Te l’ho detto, non era il libro di cui mi importava... - disse Aziraphale, asciugandosi gli occhi, - C’era una bottiglia con del vino, e una lettera. -
Crowley raggelò.
Una lettera? Non l’aveva vista, per niente! E l’aveva bruciata, gettando la busta nel caminetto...
- Cazzo. - sibilò.
- Come hai detto, cara? -
- Ehm... acciderbolina, una lettera! E... che cosa diceva quella lettera? - indagò Crowley, cercando di suonare incuriosito, e non contrito e preoccupato come si sentiva in quel momento.
Aziraphale posò la bottiglia vuota e ne prese un’altra dagli scaffali, bevve un lungo sorso e poi si lasciò cadere sul divano.
- D’accordo, te lo dico. Ma tu non dirglielo. - la pregò l’angelo, con le guance già rosse di sbronza, - È il nostro segreto, d’accordo, Anathema? -
Crowley lo fissò a lungo, poi annuì, chiedendosi quale tipo di segreto Aziraphale custodisse a sua insaputa. Pensava di conoscere molto bene il suo angelo, ma forse si sbagliava.
- Prometto. - disse, impaziente.
L’angelo annuì: - Ecco... in quella lettera c’era una dichiarazione. La mia dichiarazione d’amore per... per lui. -
Aziraphale si attaccò al collo della bottiglia, senza preoccuparsi delle buone maniere, e bevve. Si sentiva svuotato: finalmente lo aveva detto a qualcuno.
- Non posso più vivere con questo peso. Avevo deciso di dirglielo entro Natale, ma poi la codardia mi ha costretto a scrivergli una lettera. Almeno così non mi sarei dovuto preoccupare subito del suo rifiuto... perché è ovvio che mi rifiuterà. Un demone e un angelo, insieme? Lo troverebbe rivoltante... -
Aziraphale parlava, ubriaco, senza rendersi conto che Crowley si era fatto di sasso.
“Devo aver capito male” pensò il demone, “Non è possibile che lui...”
Si sentiva strano, aveva come lo stomaco sottosopra, e la concentrazione gli venne meno.
I suoi lineamenti cominciarono a sfocarsi, a tremolare liquidi, e per un momento Crowley perse l’aspetto di Anathema; Aziraphale, comunque, era troppo impegnato a parlare e a bere, per potersene accorgere.
- ... seimila anni, capisci? Se passi così tanto tempo con qualcuno, prima o poi capita... -
Crowley lo ascoltava quasi senza sentirlo, confuso, nel panico.
In testa aveva solo tre parole: Aziraphale mi ama, e continuavano a ruotargli attorno, seducenti, cercando di suggerirgli qualcosa.
- Cosa ti piace di lui? - gli chiese con cautela.
- Ooh, molte cose! - saltò su Aziraphale, - Ama le piante. Sì, beh, le terrorizza anche... sai, lui si crede un gran cattivone, ma a volte sa essere molto gentile. C’è stata una volta, anni fa... -
Crowley lo ascoltò, incredulo, mentre tesseva le sue lodi, lo valorizzava in un modo che non avrebbe mai creduto possibile.
Aziraphale lo amava davvero, di un amore sconfinato.
- ... e poi, quei suoi occhi. Ed è alto... - Aziraphale sospirò, - Ricordo che la prima volta che lo vidi, mi fece impressione. Mi guardava con questi due occhi gialli, serpenteschi... lo trovai dannatamente bello. No, aspetta, com’è quel termine giovanile che usano gli umani... -
Si scervellò per un po’, poi alzò un dito e proclamò: - Sexy. Era dannatamente sexy. - si fece serio di colpo e scrollò il capo: - Uuuh, non si fa, Aziraphale, mi dissi. Un angelo non deve innamorarsi di un diavolo, non deve. -
Si scolò un’altra bottiglia di brandy, sotto allo sguardo sconcertato di Crowley.
- Non dirglielo, cara... mi coccomando... no, mi maccomando... insomma, hai capito. - biascicò Aziraphale, e la bottiglia gli rotolò via dalle dita, cadendo a terra.
- Io... io non lo sapevo. - sussurrò Crowley, dimenticandosi per un momento del corpo che lo rivestiva, - Non avrei mai sperato che tu... -
- Hai detto qualcoscia, Ana... Nemema... Anathema...? - le chiese Aziraphale, tutto paonazzo e con un gran sorriso ebete stampato sul viso.
Crowley si alzò in piedi, anche lui rosso in viso.
- È la verità? - chiese. Non si sentiva molto bene... gli tremavano le ginocchia e aveva le orecchie bollenti. Forse stava per svenire.
- Ma ceeerto... hic! Ceeerto che è la verità... hic! Ho cercato di farglielo capire, qualche volta... ma sono così impacciato... hic! Credo di averlo confuso, più che altro... - Aziraphale scrollò il capo, - Oh, se solo sapesse... mi ucciderebbe. Hic! -
- No... lui non ti ucciderebbe. - rispose Crowley, e poi le gambe gli si piegarono, e lui cadde sul pavimento come un sacco di patate.
- Anathema! -
La voce di Aziraphale fu l’ultima cosa che sentì, prima di svenire.


Anathema cadde a terra con un tonfo, facendo sussultare Aziraphale.
L’angelo barcollò accanto alla ragazza svenuta e si piegò su di lei, dandole dei piccoli schiaffetti sulle guance.
- Cara, parlami! -
Vi fu un vibrare del corpo esanime, che lentamente si sciolse, come un dipinto ad olio: Anathema si allungò, i capelli le divennero più corti e rosso intenso, la pelle si scurì e i lineamenti del viso si indurirono.
Aziraphale si mise una mano sulla bocca, quando davanti a lui apparve Crowley, il suo amore non più così segreto, privo di sensi.
L’angelo realizzò che aveva parlato per tutto il tempo con lui, e non con Anathema... e andò nel panico.
- Oh, merda! - si lasciò scappare, - Tu e le tue trovate geniali, accidenti! - sbottò, prendendo Crowley da sotto le ascelle e trascinandolo sul divano.
- Non potevi aspettare? - mormorò agitato, mettendolo sdraiato, - Non volevo che lo scoprissi così, stupido... -
Cercò di fargli aria con le mani, e lentamente Crowley si riprese.
“Cavolo, adesso che cosa mi invento?!” si chiese Aziraphale, mentre lo guardava.
Il demone si massaggiò la testa, lo vide e si immobilizzò.
- Tu... ti sei travestito da Anathema. - cominciò Aziraphale, - Perché? -
Crowley lo scrutò con attenzione, ancora un po’ stordito.
- Volevo farmi perdonare... - esitò, arrossendo appena, - Ma poi tu hai detto della lettera, e... beh... -
Aziraphale non lo aveva mai sentito rimanere senza parole. Lo guardò di traverso, e dopo un po’ disse: - Sei arrabbiato con me? -
- No. - rispose Crowley, - Ma avresti dovuto dirmelo prima. -
- E perché?! - sbottò Aziraphale, offeso, - Tanto che cosa sarebbe cambiato? Tu sei un demone, e non mi è permesso di fraternizzare con te. Figuriamoci di fare... altro. - l’angelo arrossì e guardò altrove.
- Questo “fraternizzare”, come lo chiami tu... -
- No, fammi finire! Se i nostri capi scoprissero che ci frequentiamo, chissà cosa potrebbero farci... e io non voglio che ti facciano del male, Crowley. - continuò l’angelo, impossibile da fermare.
Crowley lo fissò, mentre si sfogava.
- Col tempo, mi sei diventato molto caro. Io pensavo che fosse ammirazione, ma poi ho capito... non posso, però, non posso. Se dicessi che mi sono innamorato di te, cosa potresti mai rispondermi? Tu sei... -
Crowley si alzò in piedi, lo prese per mano e lo costrinse gentilmente a seguirlo.
Gli avvolse le spalle con le braccia e lo strinse, forte.
Aziraphale si azzittì, finalmente. Tra le braccia del demone si sentiva a casa, al sicuro: chiuse gli occhi e respirò il suo odore, tremando appena.
Non si era mai sentito così fragile, e Crowley era lì per raccogliere i suoi pezzi e rimetterli insieme, per quante volte fosse servito.
Aziraphale ricambiò la stretta, nascondendo il volto contro il suo collo.
- Perdonami... - mormorò, le lacrime agli occhi.
- Non ti devo perdonare di niente, stupido. - rispose burbero Crowley, - Scusami tu, per aver distrutto la tua lettera. Angelo... - gli prese il viso e lo sollevò verso il proprio, - Mi dispiace, davvero. -
Si sfioravano i nasi a vicenda... Crowley era troppo vicino.
Aziraphale si scoprì a fissargli le labbra, desiderando con tutto sé stesso di scoprire che sapore avessero.
- Crowley... sono ubriaco. - disse, a mò di scusa, e lo baciò sulla bocca.
Il demone spalancò gli occhi, sorpreso, ma non lo allontanò; dopo un istante, invece, se lo strinse a sé con più forza.
Era un bacio che aveva aspettato fin troppo, e se lo gustarono fino in fondo.
Le mani di Crowley scivolarono sulle natiche dell’angelo, e lo accarezzarono a fondo, frusciando sopra i vestiti, tentatrici.
Aziraphale si lasciò sfuggire un piccolo gemito, un misto tra paura e curiosità.
- Aspetta... - disse, staccandosi a fatica dalla sua bocca, - Non credo che... -
- Sssh... - lo azzittì il demone, spingendo il proprio bacino contro il suo, - Adesso lo so. Cazzo, sono seimila anni che ti desidero. -
La sua era una semplice attrazione fisica?
No, non era solo quello...
Crowley amava come i riccioli biondi dell’angelo si impigliavano tra le sue dita curiose, come il suo viso si arrossava quando lo toccava, il modo in cui lo chiamava appena, sotto voce, e come si scioglieva tra le sue mani impertinenti... amava tutto di lui. Sì, lo amava.
Crowley lo afferrò per i fianchi e lo caricò sopra al tavolo, piazzandosi fra le sue cosce.
Aziraphale era tutto un tremolio, e sembrava un ragazzino sconcertato.
- Crowley, non possiamo... - ma mentre lo diceva, accarezzava il demone che si spingeva contro di lui, con mani incerte.
- Non m’importa. - rispose Crowley, - Voglio sentirti. -
Prese a baciargli il collo e a mordicchiargli i tendini, e Aziraphale gli fece scivolare le mani sulla schiena, tenendolo ben stretto.
I gemiti e i sospiri si stavano facendo affannati, quando di colpo vi fu lo scampanellio della porta.
- Signor Aziraphale? - chiamò la voce di Anathema, dal negozio.
I due piccioncini si congelarono sul posto.
- Le hai detto che saresti venuto?! - esclamò con voce strozzata l’angelo, e i due si separarono proprio un istante prima che la ragazza li raggiungesse sul retro.
- Oh, ehm... - cominciò lei, notando la tensione e il rossore sulle loro guance, - Ho interrotto qualcosa? -
- Sì. - sibilò Crowley, guardandola storto.
- Mia cara, ma certo che no! - intervenne Aziraphale, - Vuoi una tazza di tè? -
- Veramente, ero venuta per controllare che fosse tutto a posto. - si spiegò lei, con un sorrisetto compiaciuto, - Ma vedo che non c’è bisogno di me. -
Si voltò e fece per andarsene, ma all’ultimo momento si voltò verso Crowley e disse: - Qualsiasi cosa tu abbia fatto, ha funzionato. - e gli fece un segno di vittoria con il pollice.
Aziraphale parve confuso: - Che cosa intendeva? -
- Oh, niente di che. - rispose Crowley, avvicinandoglisi e prendendolo per i fianchi, - Dove eravamo rimasti? - chiese, con voce sensuale.
Aziraphale arrossì di nuovo, fingendo di spingerlo via con una mano, - Crowley, non qui, te l’ho detto... -
Ma crollò velocemente sotto ai baci del demone, che dolcemente lo spinse contro il tavolo, per non lasciargli alcuna via di fuga.
Avevano aspettato così tanto tempo per amarsi, e il loro amore fiammeggiò come un tramonto, in quella piccola stanza piena di alcol, sospiri angelici e demoniaci, che si fondevano insieme, finalmente felici.


FINE



ANGOLO DI BOW:

BoW: buonsalve a tutti, gente! Ecco l’ennesima fic, questa volta un po’ più spinta della precedente, eh *faccina ammiccante*
Azy: *muore di vergogna*
Crow: *arriva con l’ambulanza* hai fatto svenire il mio angelo! *spara BoW nello spazio*
BoW: *volando via* spero che vi sia piaciutaaaaaa
Crow: a me è piaciuta *ammicc ammicc*
BoW: *dalla luna* e allora cosa vuoi da meeee è_é
Azy: *si riprende, vede Crow e lo assalta*
Crow+Azy: *rumori sbaciucchiosi*
BoW: *dalla luna li spia con un cannocchiale* mmmh... gente, io qui ho un po’ da fare 8D arrivederci alla prossima fic! Dehehehe *sbava*
  
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