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Autore: Jack83    17/12/2022    1 recensioni
D’un tratto tra la folla per un momento a un soldato parve di vedere una donna vestita di nero che lo guardava con occhi cattivi.
(forse al terzo tentativo riesco a metterla completa)
Genere: Mistero, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pai Ikisatashi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ehilà torno dopo moltissimo tempo con una song

Già un song fic su Samarcanda di Vecchioni
Bellissima canzone dove vedremo Pai come protagonista.
Vi avverto c’è anche un vecchissimo albo di Dylan Dog di mezzo
Un albo dove si parla di vita e di morte.

 

 

 

SAMARCANDA

 

D’un tratto

Tra la folla

Per un momento

 A un soldato

Parve di vedere

Una donna vestita di nero

Che lo guardava

Con occhi cattivi

 

Pai Ikisatashi era un ufficiale dell’esercito, una persona che per anni si è buttata anima e corpo nella lotta per il suo popolo ed ora… Ed ora che ormai questa guerra era terminata lui, assieme a tutti i civili, poteva finalmente festeggiare e gioire.
Prese la sua divisa logora, come da tradizione della famiglia, e la gettò nel grande falò che la popolazione aveva acceso in mezzo alla grande piazza di quel paese che aveva contribuito a liberare mesi prima.

Fatto ciò, si gettò tra lo folla che ballava, cantava, beveva e rideva con gusto.

Sentiva distintamente molto bene violini e viole che suonavano assieme a dei tamburi e a dei tamburelli che scandivano il tempo.

Durante i suoi balli vide anche una delle persone che suonavano i tamburelli era una ragazzina bionda che incitava altre due ragazze. una alta dai lunghi capelli viola decisamente attraente mentre la seconda leggermente più bassa aveva i capelli neri dalle sfumature blu.

L’ormai ex soldato ipotizzò fossero le sue sorelle maggiori della prima o comunque sue parenti e decise di avvicinarsi così da ballare con loro.

-Forza Minto One Chan! Forza Zakuro One chan- gridò loro la ragazza ai tamburelli -Fate divertire il nostro soldato! –

Le due sorrisero e presero ognuna una sua mano e così da condurlo nelle danze.

Decisamente, si disse, la più piccola era una ballerina migliore.

Si sentiva esaltato da quell’atmosfera così che invitò le tre a bere un po’ di vino.

-Mio onorevole soldato- fece la più grande delle tre -Spero che ciò non sia un tentativo di…-

Pai scosse la testa sorridendo

-No, tali cose le lascio solo ai nostri nemici, io voglio dimenticare… Voglio vivere e non procurare altri dolori-

Le tre sorrisero alle sue parole e innalzarono i calici per la fine della guerra che tanti dolori aveva procurato a tutti.

Bevvero abbastanza ma sicuramente non tanto da ottenebrargli la mente, tornarono poi ballare ancora per poi dividersi una volta che la bionda dette segno di stanchezza.

Lui si mise a curiosare per le bancarelle che la popolazione aveva distribuito in tutta la città.
Proprio durante il suo girovagare; per bere, mangiare a sazietà e che durò fino all’alba, intravide una donna… Una donna vestita di nero.

Si spaventò perché il suo sguardo era decisamente terribile.

Si trovò perduto, quasi incapace di pensare e di reagire a tale sentimento.

Poi, com’era apparsa, la donna scomparve e lui a quel punto riuscì a riprendersi.

 

Ridere, ridere, ridere ancora,

Ora la guerra paura non fa,

Brucian nel fuoco le divise la sera,

Brucia nella gola vino a sazietà,

Musica di tamburelli fino all'aurora,

Il soldato che tutta la notte ballò

Vide tra la folla quella nera signora,

Vide che cercava lui e si spaventò

Corse verso il palazzo del re, di cui era stato un compagno d’arme, per chiedere un’udienza urgente.

L’uomo dai capelli verdi, visto che era stato uno dei suoi più fedeli guerrieri, gliela concesse.

-Raccontami Pai- fece lui seduto, osservandolo con uno sguardo che poteva essere distratto ma che invece era indagatorio come non pochi sul trono con accanto la moglie, una ragazza dai capelli rossi che lo guardava, invece, con attenzione.

-Kisshu sama- iniziò lui -Io davvero non vorrei porvi questa richiesta ma… Durante la festa per fine della guerra mi è parso di vedere una donna che mi guardava con occhi cattivi ed io… Non vorrei che fosse una nostra nemica… Io non voglio più combattere… La guerra è finita e non voglio più uccidere… soprattutto non voglio uccidere donne! Ma lei… Lei era la morte! –

Il verde gli lanciò uno sguardo scettico, stava per aprire la bocca quando la mano della sua consorte, che si posò sulla sua, lo fermò dall’aprire bocca.

Lei lo invitò ad avvicinarsi per ascoltare la sua opinione, come poteva rifiutare tale cosa visto che lei era la sua prima consigliera e che aveva, come i gatti, un certo sesto senso per certe faccende?

-Per me non mente ma credo che si sbagli sul fatto che la donna fosse la morte… Fallo fuggire-

Lui fece una smorfia, sembrava ancora scettico ma si fido di lei,

-Taruto!- Urlò quindi il re

Apparve un servitore, dai capelli castani e dal viso infantile, che si avvicinò a lui e a cui diede un ordine.

-Alzati Pai, segui il servitore fino alle scuderie lì ti daranno un cavallo, il migliore stallone che abbia mai avuto-

Il soldato si alzò e, con uno sguardo pieno di gratitudine, corse verso la sua salvezza

 

Salvami, salvami, grande sovrano,

Fammi fuggire, fuggire di qua,

Alla parata lei mi stava vicino,

E mi guardava con malignità

Dategli, dategli un animale,

Figlio del lampo, degno di un re,

Presto, più presto perché possa scappare,

Dategli la bestia più veloce che c'è

 

 

Saltò sul cavallo e lo sferzò per farlo correre il più velocemente possibile.

Aveva pensato di fermarsi nella capitale a lungo, forse per sempre ma quella donna con quello sguardo gli avevano messo una paura senza precedenti

Doveva scappare, doveva tornare nella sua città natale.
Lì sarebbe stato al sicuro, lontano da quella donna paurosa.

corri cavallo, corri ti prego

Fino a Samarcanda io ti guiderò,

Non ti fermare, vola ti prego

Corri come il vento che mi salverò

Oh oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh, cavallo, oh oh

 

Galoppo a briglia sciolta per molte miglia e si fermò solo due volte per riposare a far riposare il cavallo.

Superò Vallate e Pascoli, corse a più non posso.
La paura era ancora tanta ma vedendo i primi paesaggi della sua infanzia si senti al sicuro.
Davanti ai nemici non aveva mai avuto paura ma quella donna l’aveva terrorizzato.

Avrebbe potuto facilmente ucciderla ma lui non voleva più combattere ma, soprattutto qualcosa gli diceva che quella donna era qualcosa di diverso.
Qualcosa che era qualcosa di superiore a qualsiasi nemico che aveva mai affrontato.
Anche perché l’aveva vista spesso sul campo di battaglia

Fino a che non vide le mura di Samarcanda, la sua città natale e la sua porta occidentale.

La sua sorpresa fu grande per lui perché la donna era lì che l’attendeva sempre vestita di nero

A quel punto, si sentì sconfitto, si avvicinò a lei senza far più correre il cavallo ma lasciando che andasse al passo.

Appena fu a pochi metri da lei si fermò, smontò da cavallo e si mise in ginocchio.

-Io non voglio più combattere! Uccidimi se così ti renderà giustizia per qualche torto che ti ho fatto! –

Mormorò lui disperato

 

Fiumi poi campi, poi l'alba era viola,

Bianche le torri che infine toccò,

Ma c'era su la porta quella nera signora

Stanco di fuggire la sua testa chinò:

Eri fra la gente nella capitale,

So che mi guardavi con malignità,

Son scappato in mezzo ai grillie alle cicale,

Son scappato via ma ti ritrovo qua! 

 

La donna ammantata di nero rise alle sue parole, una risata che non era di derisione o provocatoria ma era dolce, sollevata che fosse arrivato lì.

-Ma cosa dici Pai! Il mio era uno sguardo stupito-

Tale rassicurazione non lo rasserenò ma continuo a tenere il capo premuto contro il terreno

-Tu cosa pensi chi io sia? Sai temevo che per ascoltar musica facessi tradi ad arrivare qua– chiese la donna dolcemente

A quel punto alzò lo sguardo e la osservò per bene

Lunghi capelli biondi come quella ragazza di nome Purin conosciuta due giorni prima, belle come la ragazza di nome Zakuro, dai modi raffinati che constatò come quelli di Minto ma soprattutto uno sguardo furbo come la regina Ichigo.

C’era qualcosa nel suo viso però che li ricordava qualcuno, un ricordo perduto nel tempo.

-Io non lo so più- mormorò lui spaventato

-Molti mi confondono con mia sorella… Lo sai siamo simili ma molto differenti-

Detto ciò, scomparve

 

Sbagli, t'inganni, ti sbagli soldato

Io non ti guardavo con malignità,

Era solamente uno sguardo stupito,

Cosa ci facevi l'altro ieri là?

T'aspettavo qui per oggi a Samarcanda

Eri lontanissimo due giorni fa,

Ho temuto che per ascoltar la banda

Non facessi in tempo ad arrivare qua

 

In quel momento dalle porte apparve una ragazza dai capelli verdi, poco più bassa di lui e dal corpo minuto ma aggraziato.

Portava una bisaccia sul fianco e rimase per un lungo momento ammutolita nel vederlo.

Poi corse verso di lui con le lacrime agli occhi gridando il suo nome.

A quel punto la riconobbe anche lui.

Era Retasu, la sua amica di infanzia a cui aveva promesso di essere sempre il suo cavaliere senza macchia e senza paura.

-Finalmente sei tornato! - Grido lei abbracciandolo -Non andartene mai più! -

Pai la strinse a sé e sentendo che l’antico sentimento che provava per lei ritornava prepotente nel suo cuore

-Non me ne andrò mai più Retasu! -

La baciò per poi salire con lei a cavalo per fare la sua entrata in città come un eroe.

 

Non è poi così lontana Samarcanda,

Corri cavallo, corri di là

Ho cantato insieme a te tutta la notte

Corri come il vento che ci arriverà

Oh oh cavallo, oh, oh cavallo, oh oh cavallo, oh oh cavallo oh oh

   
 
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