Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: Tomoe_Akatsuki    17/12/2022    1 recensioni
Polnareff sa, ha capito cosa c'è dietro a quella semplice favola. L'ha capito da come lo sguardo dell'amico si sia fatto appannato, da come i pugni si siano stretti nelle tasche, da come la linea della mascella si sia indurita.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jean Pierre Polnareff, Jotaro Kujo, Mohammed Avdol, Noriaki Kakyoin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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C'era una volta una contrada desolata, formata dal deserto e qualche piccola oasi, in cui gli eventuali viaggiatori potevano fermare a bere e a riposarsi.
Un giorno, un viaggiatore - un uomo alto e silenzioso, vestito di abiti scuri - si fermò in una di queste oasi a ristorarsi.
Mentre beveva l'acqua dalla piccola sorgente, usando le mani come scodella, vide un cane fissarlo con i suoi occhi azzurri. Il viaggiatore smise di bere e si sedette sui talloni, continuando ad osservare il cane dopo essersi scoperto il capo, rivelando così un volto giovane.
Il cane allora scosse le orecchie e trotterellò verso la fonte, bevendo a sua volta. Il viaggiatore vide nell'ombra dell'animale uno spirito combattivo, che reggeva una spada e la teneva pronta da usare contro eventuali minacce.
Allora sorrise e si alzò, riprendendo il suo viaggio, con al fianco un nuovo compagno.

Iggy è stato coinvolto in una lotta innocente. È un cane che è stato coinvolto in una lotta di uomini, contro la sua volontà.
E ci ha lasciato la vita, per questi uomini. Come se fosse un semplice soldato.
Ha ben chiaro il corpo di Iggy, mentre esala l'ultimo respiro coperto da parte della sabbia che forma il suo Stand.
Non può fare altro che sentirsi tremendamente colpevole, e piangere lacrime amare.

Il giorno successivo, fermandosi in un'altra oasi per riposarsi, il viaggiatore e il cane incontrarono un uomo che giocava con le fiamme, creando figure che non avevano mai visto, ma talmente belle da non riuscire a non toglierne gli occhi da dosso.
L'uomo li accolse con un grande sorriso, facendogli cenno di sedersi di fianco a lui, per poi sedersi lui stesso e infilare le mani nelle grandi maniche del mantello rosso.
Chiese al viaggiatore perché stesse attraversando quella landa desolata e lui gli rispose che era il destino di ogni membro della sua famigli. Alla fine ci sarebbe stato ad attenderlo un'ostacolo.
Al che, il prestigiatore gli disse che gli sarebbe piaciuto molto accompagnarlo e metteva a sua completa disposizione le sue lingue di fuoco.
Il viaggiatore annuì con un cenno del capo, grato, e i tre si rimisero in viaggio.

Avdol si era unito a loro perché era coinvolto personalmente con Dio, sentendo di dover rimediare alla sua fuga di quando aveva incontrato il vampiro.
Ma Avdol è un poeta, non un combattente, seppur si mostrasse tanto duro e inflessibile.
Lo sa bene, quando ha spinto via lui e Iggy, per evitare che venissero divorati da Vanilla Ice e finire disintegrati, nonostante prima avesse messo in chiaro che ognuno avrebbe dovuto pensare solo a sé.
Anche per lui piange lacrime amare, ricche di nostalgia per uno spirito così nobile degno di sconfiggere la sua spada.

Il terzo giorno di viaggio, giunsero ad un'altra oasi. Vicino al piccolo lago, all'ombra delle foglie delle palme, sedeva un giovane androgino, dai capelli rossi e una tunica verde, con sul capo una corona che sembrava fatta di spine, ma non gli ferisce la pelle.
Si presentò a loro come lo ierofante di quella ricca oasi, e li invitò ad accomodarsi e approfittare dell'abbondanza delle piante per rifocillarsi.
Ormai sazi, mentre la luce del tramonto colorava le dune di sabbia, il viaggiatore spiegò allo ierofante perché stava viaggiando, come aveva fatto con il prestigiatore, aggiungendo che per superare l'ostacolo finale avrebbe trovato aiuto lungo la strada.
Lo ierofante offrì sé stesso e il suo spirito, dopo averlo ascoltato.
Il viaggiatore chinò il capo e un sorriso gli si disegnò sulle labbra.
Così, i quattro si rimisero in viaggio.

Kakyoin non è un semplice ragazzo, quello lo aveva capito fin dall'inizio. Dai suoi silenzi, dal suo sorriso costante e in un certo senso rassicurante.
Per quanto sembra estraneo alla realtà, lui la controlla con una facilità enorme, diventandone un re, e riuscendo a vincerla sempre.
Si sente colpevole per la sua morte, in parte. Se lui non fosse scappato via mettendo tutti in pericolo, forse avrebbe potuto sopravvivere e vivere la vita che aveva diritto a vivere.
Lacrime salate gli rotolano lungo le guance, mentre ricorda quell'amico.

«Questa è la storia preferita di Jolyne. Vuole che gliela racconti ogni sera, prima di dormire» dice Jotaro, lo sguardo perso in lontananza, oltre l'orizzonte.
Polnareff sa, ha capito cosa c'è dietro a quella semplice favola. L'ha capito da come lo sguardo dell'amico si sia fatto appannato, da come i pugni si siano stretti nelle tasche, da come la linea della mascella si sia indurita.
«Ma c'è una parte che non le ho mai raccontato. Perché sarebbe troppo crudele per una bambina di cinque anni.» aggiunge Jotaro, la voce si fa più bassa e roca.
«Raccontamela.»
È l'unica cosa che può chiedere al momento Polnareff, perché se devono ripercorrere quei cinquanta giorni, devono ripercorrerli tutti.

Il quarto giorno, il viaggiatore, il cane, il prestigiatore e lo ierofante giunsero ad una città d'oro, le cui porte erano aperte ad attenderli.
La esplorarono in lungo e il largo, meravigliati dalla sua bellezza e chiedendosi dove sarebbe stata la prova da superare.
Quando misero piede all'interno dell'edificio principale, un'enorme cupola, i loro occhi vennero rapiti da una scultura d'alabastro, che era posta al centro della stanza. Aveva un fascino unico, che rapiva chiunque la guardasse.
Ma ad un tratto, la statua si mosse, e l'illusione svanì, rivelando vecchi edifici mezzi distrutti e pericolanti.
Il prestigiatore venne ucciso da una parete, senza la possibilità di usare le sue lingue di fuoco.
Il cane da una pioggia di detriti da cui si era difeso con la sua spada, ma che non era abbastanza.
Lo ierofante dalla sua stessa corona di spine, che all'improvviso si fecero appuntite e gli perforarono il cranio.
Il viaggiatore rimase in piedi davanti alla statua, che nel frattempo si era voltata verso di lui, sfidandola con un ghigno.
Fu così che il viaggiatore capì che quella era una bellezza ammaliante e malvagia, e doveva distruggere quella statua.
Alla fine, si reggeva a malapena in piedi e perdeva molto sangue, ma aveva vinto.
Al costo di aver perso tre amici.

«Oh, mon ami...» Polnareff allarga le braccia e accoglie la figura grande di Jotaro, che trema per colpa di un singhiozzo mal trattenuto.
Non lo biasima. A lui le lacrime scendono senza dignità dal volto.
Stringe a sé l'amico mentre sfogano il dolore che si sono tenuti dentro così a lungo.




N.d.A.
È tutta un'eterna metafora, ad essere sinceri - mi piacciono molto, le metafore.

Per dare un ruolo i vari personaggi - tranne nel caso del viaggiatore/Jotaro - ho fatto riferimento ai significati delle carte dei tarocchi che rappresentano i vari Stand. Specifico che Kakyoin è il re, poiché lo ierofante è anche sostituito dal papa in alcuni mazzi, e il papa è una specie di re spirituale, se vogliamo metterla così.

Tomoe

 

   
 
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