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Autore: AMYpond88    21/12/2022    1 recensioni
"Lui non fa mai cose del genere.
Mai.
È questo tutto quello a cui Megumi riesce a pensare, mentre tiene la fronte premuta contro il bancone del negozio, in quello che è il peggior post sbornia della sua vita.
Il primo e, può giurarlo, l'ultimo post sbornia della sua vita".
AU dove le vite di Megumi, Yuji e Sukuna si intrecciano in modo inaspettato.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fushiguro Megumi, Geto Suguru, Gojo Satoru, Itadori Yuji, Ryōmen Sukuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"Ma il tuo tutore non sta proprio mai zitto, eh?", borbotta sottovoce il ragazzo, mentre si china a raccogliere le loro felpe.
Megumi tende una mano per riprendersi la sua, infilandosela e trattenendosi appena dallo sbuffare, mentre ciuffi di capelli elettrici gli ricadono sulla fronte.
Non sa se essere indispettito per il modo in cui sono stati bloccati sul più bello o imbarazzato per chi li ha interrotti.
"Suguru lì, Suguru là... pareva stesse dando indicazioni stradali...", continua l'altro, cercando con poco successo di dare una sistemata alle ciocche di capelli rosa.
Fushiguro non risponde, si limita a lanciargli un'occhiata minacciosa, o almeno spera risulti tale. Forse sarebbe il caso di ritappargli la bocca con la mano come si è trovato a fare d'istinto sentendo la porta dello studio sbattere.
L'altro borbotta uno 'scusa' colpevole, prima di sorridergli e uscirsene con un 'sei così responsabile', che lo fa arrossire fino alla punta delle orecchie.
Vorrebbe essere calmo come sembra esteriormente, ma dover uscire da lì senza farsi beccare gli mette più ansia di quanto voglia ammettere.
Ora almeno la situazione sembra essersi calmata e con quella anche il bisogno di Megumi di strapparsi le orecchie.
Lancia uno sguardo al suo riflesso nello specchio della cabina, per poi spostarlo sull'altro ragazzo.
Perlomeno sono vestiti.
Non molto pettinati, ma vestiti.
Che diamine di problema ha quel ragazzo con i miei capelli?, pensa, mentre cerca di dare un senso ai ciuffi corvini, continuando a pensare alle loro opzioni.
Incrociare gli altri due non è un'alternativa. Punto primo, non è che abbia una spiegazione per essere lì. Con lui.
Almeno non una valida.
Secondo, sarebbe imbarazzante da morire, sotto almeno una decina di aspetti diversi.
Soprattutto crede di non poter reggere i commenti di Gojo.
Già se lo vede partire a raffica a parlare di sesso sicuro o a dare dritte imbarazzanti anche a loro, perché sì, gli brucia ammettere che le battute dell'altro ragazzo abbiano un fondo di verità, ma il suo tutore sembrava davvero dare indicazioni stradali, tanto che Megumi è stato sul serio sul punto di urlare a Geto un 'prova infondo a destra'.

"Sinceramente, non ho mai sperato tanto che un uomo che non fossi io si facesse succh... ", riprende Itadori, totalmente incapace di stare zitto per più di dieci secondi.
"Vuoi fare silenzio?", sbotta Megumi, cercando di tenere basso il tono della voce, ma facendo scivolare a terra una scatola di guanti usa e getta, appoggiata sul lettino.
Entrambi i ragazzi rimangono bloccati a fissarla, immobili e in silenzio, in attesa.
È la seconda volta che fanno cadere qualcosa e, nonostante la confezione non abbia fatto troppo rumore, giusto un tonfo sordo, Megumi sa che c'è un limite alla loro fortuna.
Quando sentono chiaramente Suguru chiedere al compagno se avesse sentito qualcosa, cominciano a pensare che questa volta non se la caveranno.
Fortunatamente nella stanza a fianco, Gojo non pare molto intenzionato a dare corda ai dubbi dell'altro.
Passato il momento critico, il ragazzo dai capelli rosa riprende il suo monologo.
"Beh, almeno avremmo avuto cinque minuti di silenzio", continua, con un'alzata di spalle.
"È stato peggio che leggere un porno scritto da una trentenne in fissa con shojo e boys love..."
"Sei davvero specifico...", sbuffa Megumi, nel tentativo maldestro di trattenere una risata.
"... ti sembro uno che legge shojo?", ribatte offeso l'altro.
"Beh, di sicuro non sembri nemmeno uno ossessionato dai film di Jennifer Lawrence", lo prende in giro.
"E non ti lamentare, tu almeno non vivi con loro".
"È così terribile?"
"Sono arrapati come quindicenni, non credo ci sia una superficie di quell'appartamento su cui non l'abbiano fatto..."
Guarda l'altro fare una smorfia, incrociando le braccia al petto.
"Quindi non avremo via libera tanto presto?"
Megumi sta per rispondere, quando la voce di Gojo, salendo di qualche ottava di troppo, li rimette sul chi va là.
Si avvicina alla porta, appoggiando l'orecchio contro il legno.
Rimane qualche minuto così, con gli occhi chiusi e la mascella contratta, ascoltando e cercando di capire cosa stia succedendo oltre la parete.
"... merda", impreca tra i denti, "siamo in un casino ".

*

Quest'uomo mi considera un idiota.
Ecco cosa pensa mentre indica le chiavi di Megumi, abbandonate in terra sul pavimento, ad un Geto evidentemente sollevato dell'interruzione.
Perché sì, Satoru ha notato come il compagno si sia definito "vedovo" e sì, sa che probabilmente il lapsus nasconde qualcosa di più di una semplice svista.
Ma soprattutto, ha visto anche che l'uomo era sul punto di mostrargli il tatuaggio che tiene nascosto da una settimana.
Finalmente, ecco ciò che ha pensato una parte di lui e precisamente quella che non ce la fa più a fingere disinteresse e che è decisamente curiosa di sapere cosa possa essersi tatuato il suo ragazzo questa volta.
Considerato quanto il suo livello di stupore per l'abbinamento 'tatuaggi' e 'Suguru' sia dannatamente alto, si aspetta qualcosa di davvero sconvolgente per giustificare tutta questa suspense.
Inoltre comincia ad essere seriamente scocciato, dato che da quando se l'è fatto non fanno una doccia insieme.
E i momenti di calma e privacy si contano sulla punta delle dita, in una casa dove convivono due adolescenti, tanto adoranti quanto gelose verso il loro fratello, due ventenni e due cani.
Quindi non fare la doccia con il compagno da una settimana sta diventando un problema.
Ma non vuole dare adito a chi lo critica definendolo 'capriccioso' e 'infantile', quindi nonostante un Suguru nudo e bagnato sia qualcosa per cui facilmente si venderebbe un rene, non insisterà.
Perchè le critiche saranno anche giustificate, a volte, ma a tutti quegli aggettivi che gli affibbiano aggiungerebbe anche 'perspicace'.
Ed essendo perspicace, si è anche accorto che di tutto ciò il compagno non vuole veramente parlare in quel preciso momento, quindi a costo di dover aspettare ancora, ben vengano le chiavi di Megumi.

Geto si china e lo anticipa nel raccoglierle, tenendole sollevate davanti al viso.
"Sì, direi che sono le sue", conferma, guardando il portachiavi con un ciondolo a forma di gufo o civetta o quel che è, regalo di Tsumiki.
"Le avrà dimenticate", prosegue, per poi posare nuovamente gli occhi su di lui, inclinando la testa, con un sorrisetto storto.
"Non hai proprio intenzione di vestirti, Satoru?".
Finge di pensarci per un istante, poi scuote la testa mordicchiandosi il labbro inferiore, consapevole di essere ben lontano dall'intaccare i confini della smodata e quasi infinita pazienza di Suguru.
L'uomo ne ha una scorta inesauribile, almeno per quanto riguarda le sue buffonate.
Ghigna alla risata mascherata da sbuffo che gli arriva in risposta, mentre si alza e fa un passo verso Geto.
Aggancia l'indice al passante dei jeans dell'altro, non tralasciando nemmeno per un istante di mantenere il contatto visivo, mentre lo attira verso il divano.
"Dovrei?", chiede, lasciandosi ricadere sui cuscini.
"Forse no", sussurra Suguru mentre si china su di lui, facile alla resa, le mani piantate contro lo schienale, ai lati della della sua testa.
Gojo lo guarda mentre si siede a cavalcioni su di lui, quasi intenerito dai movimenti lenti e attenti dell'uomo, sempre timoroso di pesargli troppo addosso.
Sbuffa una mezza risata, ma torna serio quando sente il respiro sulla pelle, le labbra sfiorare le sue...

Lost in paradise
Night and day are fading out
When time gets rough
Access to your love


In un angolo lontano del proprio cervello, riconosce la suoneria del suo cellulare.
È determinato ad ignorarla, ma invece del bacio che stava aspettando, che quasi poteva sentire, ad arrivare è una camicia, la sua, dritta in faccia.

Lost in paradise
Night and day are fading out
Keep on dance now
Hey hey


"Rispondi, odio questa canzone", ride Geto, ignorando il suo broncio e alzandosi.
Recupera il telefono dalla tasca dei pantaloni abbandonati a terra, dando un'occhiata alla schermo prima di passargli l'apparecchio.
"Dai è Shoko, non voglio che poi faccia l'offesa con te per il prossimo mese", incoraggia, conciliante.
Satoru prende il cellulare in mano, ignorando come l'altro uomo borbotti tra sè, chiedendosi come un musicista possa avere gusti musicali così pessimi.
Mette il vivavoce, prima di poggiarlo sul bancone.
"Parla Satoru~", canticchia, mentre indossa i boxer e indossa la camicia.
"Lo so chi sei, idiota. Ti ho chiamato io..."
Nella sua mente, Gojo può vedere l'espressione annoiata della donna come se ce l'avesse di fronte.
"Ti mancavo?", chiede con tono provocatorio.
Non sa se a far ridere Suguru sia lo sbuffo spazientito di Shoko o la facciata che lui rischia di prendere, perdendo l'equilibrio mentre si infila nei pantaloni.
"Vai a farti fottere", gli mima in labbiale, non riuscendo a non inarcare un sopracciglio, quando l'uomo ribatte con una frase sporca e un occhiolino.
Davvero sporca, riflette tra sè e sè. Sembra qualcosa che direbbe lui.
L'idea che Suguru si stia satorizzando lo spaventa e lo affascina allo stesso tempo. Un pensiero che mette a rischio la sua già inesistente soglia dell'attenzione.
"No, è che è volevo sapere se fosse successo qualcosa...", lo riporta alla realtà Shoko.
"Perché?", chiede, incuriosito anche dal cambio di tono della donna, ora estremamente serio.
"... qualche giorno fa ho visto Megumi", continua lei, quasi esita.
"Satoru, abbiamo parlato di Haibara", aggiunge.
Nel silenzio che cala nella stanza, può sentire chiaramente Suguru tenere il fiato, può vedere le sue spalle irrigidirsi.
"Non sapevo se dirtelo, ma..."
Senza aggiungere una parola al stringato 'grazie' che riesce a buttare fuori, stacca la linea.
Si sente bloccato. Immobile a guardar scorrere le immagini di un capitolo di vita che considerava chiuso, un capitolo della sua vita con cui aveva fatto i conti, trattenendo il fiato mentre si riversano nella sua testa.
Un capitolo della sua vita con cui aveva fatto i conti.
Conti che ora considerava saldati.
Ma a quanto pare, per qualcuno non era così.
Guarda Geto voltarsi leggermente e lanciargli uno sguardo dispiaciuto da sopra alla spalla.
Si prende un momento prima di parlare, sa che difficilmente riuscirà a contenere il risentimento che sente scorrere sotto la pelle. E davvero vorrebbe che rimanesse lì.
Perché ama Suguru, nonostante tutti gli sbagli commessi.
Anzi lo ama, punto. Fanculo tutti gli sbagli. Non contano.
Perché l'uomo ha lottato con ogni cellula del suo corpo per superarli.
E perché non era con lui e avrebbe voluto, avrebbe dovuto, esserci.
Perché Geto se ne era andato, ma lui non era stato abbastanza forte da fermarlo.
'Forse posso salvare solo chi vuole essere salvato', aveva pensato in quei giorni, giustificandosi.
Era stato un idiota, tanto quanto l'altro.
Tutto ciò non toglie il punto che decisamente non ama, quello che lo fa ribollire di rabbia, ovvero che Suguru non riesca a perdonarsi il suo, il loro, passato. Lo fa impazzire.
Quando apre bocca, si augura che la sua voce non suoni troppo fredda.
Capisce subito come la sua sia una speranza vana.

"Suguru, spiegati".

*

Una settimana prima...

"No, demondog fermo!".
Partendo di casa quella mattina, Sukuna pensava che la sua giornata sarebbe finita con una disastrosa caduta, con il sedere e la schiena schiacciati contro il pavimento del vagone e il viso ad un centimetro dal morso di un cane lupo?
No, decisamente no.
Eppure questo lunedì non vuole smettere di stupirlo.
Fino a quel momento, la giornata aveva mirato a minare la sua psiche, ora è passata direttamente ad attentare alla sua vita.
Il cane pare intenzionato ad ignorare il moccioso che gli fa da padrone, mentre lui sta tenendo il fiato così profondamente che teme seriamente che i suoi polmoni possano scoppiare, ma respirare, muoversi, fare qualsiasi cosa di diverso dal fingersi morto al momento gli pare il modo più veloce per non avere più una faccia. E a lui piace la sua faccia.
Quindi ha tutta l'intenzione di convincere l'animale sopra di lui di essere un poco gustoso cadavere, continuando con la tecnica di sopravvivenza tipica degli opossum.
Mentalmente, ringrazia Yuji che l'ha obbligato a passare la domenica pomeriggio sul divano a guardare L' era glaciale due per questa informazione.
Forse i decisamente infantili gusti cinematografici di suo fratello gli stanno per salvare la vita.
Proprio mentre sente il ragazzo dai capelli neri correre verso di la sua direzione, il cane avvicina il muso, emettendo un leggero ringhio prima di annusandogli la pelle... per poi cominciare a leccargli il viso.
Naso, mento, incavo del collo, orecchie. Il lupo non tralascia un centimetro scoperto.
Sukuna ride, cercando di rimettersi a sedere, senza voler seriamente interrompere le feste che l'animale gli sta facendo così spontaneamente.
"Ehi, mi hai riconosciuto anche tu da questa mattina?", chiede all'animale con un sorriso appena accennato che proprio non riesce a trattenere.
Allunga una mano a grattare dietro le orecchie del cane, godendosi le testate affettuose che questi rende in cambio.
"Ehi, scusami! Ti ha fatto male?"
Alza gli occhi, mentre il ragazzo che ormai è certo essere quello dell'altra sera, recupera la presa sul guinzaglio dell'animale, attirandolo con alcuni biscotti.
Sukuna rimane un attimo in silenzio, cercando di non ridere di fronte all'imbarazzante tentativo del ragazzetto di tirare fuori un tono autoritario con il lupo.
L'occhiata preoccupata che lancia a lui invece, gli provoca uno strano salto allo stomaco.
Ci mette qualche secondo in più di quanto gli piaccia ammettere, per realizzare che la mano dell'altro è tesa davanti a lui, in una tacita offerta ad aiutarlo ad alzarsi.
Sukuna l'afferra, senza perdersi come lo sguardo del corvino indugi sul tatuaggio a banda che gli fascia il polso e sullo smalto nero che gli copre le unghie.
Beccato, pensa, non provando nemmeno a nascondere un ghigno strafottente, mentre guarda l'altro distogliere gli occhi velocemente.
E anche questo fa qualcosa di decisamente strano al suo stomaco.

"Davvero, tutto ok?", si sente chiedere di nuovo. È sul punto di rispondere scocciato, ha già Yuji che lo assilla con le sue preoccupazioni, ma l'altro pare sinceramente dispiaciuto. Non deve, i cani sono tra le poche forme di vita che Sukuna sopporta.
Vorrebbe dirglielo, ma non è che sia un mago con le parole, quindi si limita a borbottare quasi sottovoce.
"Sì, direi di sì..."
"Beh, a questo punto tanto vale presentarsi... "
Lo stesso imbarazzo che aveva visto nello sguardo del moccioso, ora lo sente nella sua voce. E no, non ha nessuna intenzione di essergli d'aiuto nel superarlo.
"Perché? Non ti ricordi come mi chiamo, ragazzino?"
Guarda il bel viso prendere un cipiglio indispettito. Quasi come se fosse stato colto in fallo.
È divertente, perché è esattamente la reazione che voleva ottenere.
"Sukuna Itadori", sputa fuori il ragazzo, prendendolo alla sprovvista. Dipinta in faccia l'espressione di chi vorrebbe ingoiare le parole appena dette.
E questo Sukuna proprio non se lo aspetta. Perché lui non gli ha detto il suo nome l'altra sera. Non gli ha detto praticamente nulla finché non lo ha lasciato in bagno, troppo ubriaco per reggersi in piedi, figurarsi per farsi scopare e ricordarselo il giorno dopo.
"Sei fottuto uno stalker?", butta fuori, ad occhi sgranati, per rendersi conto dopo un istante della stupidità della sua uscita.
Lo sguardo indignato e offeso sul volto del ragazzo infatti è immediato, quasi fa imbarazzare Sukuna per averci pensato, spiega l'altro.
"Conosco tuo fratello e so che lavori per Suguru... ", specifica, guardandolo come se fosse un totale idiota.
"Geto?", conclude per lui. "Conosci mio fratello e il mio capo?"
L'altro alza gli occhi al cielo, evidentemente scocciato fin nel midollo di dover dare spiegazioni.
"Hai conosciuto il suo compagno?"
Il giovane quasi ride al gemito di fastidio che Sukuna non riesce a trattenere.
Deve ammettere che è davvero un bel suono.
"Ohi, sei parente dello strambo?"
"Più o meno. Gojo Satoru è il mio tutore..."
"Che? Tutore? Tipo L'era glaciale?"
Sì, quella con Yuji è stata una maratona e gli è piaciuta più di quanto voglia ammettere.
"L'era glaciale?", chiede l'altro con un sopracciglio alzato.
"Quella con il bradipo gay che adotta il marmocchio umano..." Specifica, sentendosi come se stesse uscendo allo scoperto. Si chiede che fine potrà mai fare la sua aria da cattivo ragazzo, se continua a parlare di cartoni animati con quella felpa color pulcino addosso.
"Sono quasi certo non fosse questa la trama. Poi battute omofobe? Vanno ancora di moda?"
Allora il moccioso non ha solo un bel faccino, Sukuna ghigna quasi soddisfatto tra sé e sé.
"Hai la memoria corta moccioso o eri davvero ubriaco marcio? Ti sembro nella posizione di fare battute?"
Il ragazzo arrossisce ancora, non capisce se per il fastidio o per il ricordo della serata.
Una parte di lui, tutto lui se proprio deve essere onesto, spera sia la seconda.
Il suo stomaco fa ancora quella cosa e lui ora ha deciso di pensare sia a causa della fame.
Cerca di pensare a come con i capelli nerissimi, la pelle bianca e le guance arrossate quel ragazzo sembri la fottuta biancaneve e non ai frame di quanto fosse vergognosamente bello, in uno stato simile a quello, appoggiato a quel lavandino, indispettito solo dal fatto che lui avesse smesso di baciarlo e non dalle sue battute.
"Non sono un moccioso... ", sbotta intanto l'altro, mentre si avvicina alle porte.
"Questa è la mia fermata".
Ora non è solo il suo stomaco a lamentarsi. Lo spazio vuoto che si libera di fronte a lui gli da fisicamente fastidio.
Non riesce a frenare la sua mano dal propendersi verso l'altro, correggendo all'ultimo il tiro, abbassandola verso il cane del ragazzo, che ancora tira verso di lui.
Non riesce a zittire quella voce che gli sussurra infida che è un peccato, che non riesca a star simpatico al padrone quanto al cane.
Fanculo, pensa, questa città è più piccola di quanto sembri, tanto vale...
"Ehi! Non mi hai detto come ti chiami!", manca poco che urli, prima di realizzare come il ragazzo non sia così distante da lui da far fatica a sentirlo.

"Megumi. Fushiguro Megumi".

*

Grande, a quanto pare evitare lo studio di Geto perché il ragazzo della peggior figuraccia della mia vita si è fatto assumere a tatuare stronzi nella mia fortezza della solitudine non basta.
Con questo pensiero Megumi salta giù dal treno, lanciando un'occhiataccia a Demondog.
Con un vagone pieno di gente, proprio Sukuna?
L'animale risponde con un guaito sommesso, sbattendo piano il muso contro il suo ginocchio e qualcosa nel ragazzo si scioglie.
Regala un piccolo sorriso al lupo, sentendosi uno stupido per la sua reazione.
Non può incolpare il cane di quell'incontro, come non può imputargli momenti di imbarazzo che sono seguiti.
Forse è negato per questo, e con 'questo' intende proprio l'avere a che fare con le persone.
Quando il suo sguardo è accidentalmente caduto sullo smalto nero e sul polso tatuato, Megumi si è trovato a deglutire a vuoto, sperando che non si notasse la 'leggera', si fa per dire, stretta allo stomaco che ha cercato di nascondere.
Odia decisamente il suo cervello e il fatto che a quanto pare non riesca a smettere di funzionare anche quando totalmente annebbiato dall'alcool, vista la velocità con cui gli ha presentato il conto, sotto forma dell'immagine di quelle stesse dita allacciate al suo fianco, strette alla sua maglietta bianca.
Immagine che lui non pensava nemmeno di ricordare.
Sukuna è bello. Non proverà a negarlo. Userebbe quasi la parola 'sexy' se non la trovasse più adatta ad un palinsesto datato di dubbio gusto.
Ma Sukuna a quanto pare è anche piuttosto umano, più di quanto lo sembrasse mentre usava la lingua per visitare le sue tonsille su quel lavandino.
Parla di cose stupide, come Yuji, mette felpe improponibili, probabilmente di Yuji, ed è in grado di far saltare i suoi nervi nonostante non lo conosca da più di qualche ora, esattamente come Yuji.
A differenza del fratello, Sukuna però lo fa sentire come se fosse in bilico, sul punto di cadere. E non sa dire come si senta a riguardo.

I suoi pensieri vengono interrotti dalla vibrazione del suo telefonino e ne è grato.
Una foto di Ieiri Shoko, più giovane e con i capelli più corti, a fianco di un se stesso di appena dieci anni, lampeggia sulla schermata.
Considerati gli impegni della donna, non si aspettava una risposta tanto veloce.
Megumi aveva provato a contattarla già quel pomeriggio, prima di andare a farsi prendere a colpi di archetto in fronte da Gojo.
Maledetto, borbotta tra sè e sè, portandosi le dita alla fronte.
Comunque se c'è qualcuno che possa dirgli qualcosa sugli anni del liceo di Geto e Gojo e sui loro compagni, è Shoko.
In quasi ogni foto dei tempi della scuola dei due uomini passata tra le mani di Megumi, che fosse tra quelle sparpagliate per la casa da Satoru o di quelle conservate gelosamente da Suguru, la ragazza è lì.
Logicamente è stata lei la prima persona che ha pensato di chiamare dopo la conversazione con Geto.
"Ciao Shoko...", risponde, trattenendo il telefono tra guancia e spalla, mentre cerca le cuffie nelle zaino.
"Ciao tesoro, come mai mi hai cercato? Che ha fatto Satoru?"
Megumi può chiaramente sentire le sue sopracciglia inarcarsi, mosse da volontà propria. Lascia scivolare il telefono nella mano e guarda lo schermo.
La telefonata è iniziata da dodici secondi. Dodici secondi.
Ecco il tempo che la donna ci ha messo per concludere che qualsiasi problema l'avesse spinto a contattarla, fosse legato a Gojo.
Scontato, ma sempre divertente.
"No, non è per..."
"Cielo, se è Geto il problema a questo giro chiamate un fottuto psicologo... "
Ok, questa reazione è preoccupante, ma non intende approfondire l'argomento.
"No ecco, volevo chiederti una cosa su quando eravate... "
"Hai trovato quelle foto di Nanami a quella festa del liceo?", lo interrompe bruscamente lei per la terza volta.
No, Mimiko l'aveva fatto. E avevano deciso tutti d'accordo di non farne mai più parola.
Megumi si massaggia la fronte con le mani. Quella telefonata si sta rivelando più complessa del previsto.
Qualcosa gli suggerisce di prenderla larga.
Forse la velocità con cui Shoko ha deviato il discorso su Nanami o il tono eccessivamente allegro, così tanto da sembrare posticcio, della sua voce.
"No, ecco... possiamo vederci di persona?", media. "Ho parlato con Suguru e..."
"È finalmente riuscito a dire a voi ragazzi dell'idea del matrimonio?", conclude Shoko per lui.
Il sollievo della donna è palpabile, quasi come se pensasse di aver evitato un pericolo. È evidente che c'è qualcosa riguardante il passato di cui non vuole parlare.
Avrà a che fare con la tossicodipendenza di Geto? O sarà proprio Haibara il problema?
Non può fare a meno di chiederselo a questo punto.
"Ve bene verso metà settimana?"
Annuisce e ringrazia la donna, prima di staccare la telefonata.
Guarda lo schermo. L'icona di whatapp questa volta ha solo una sessantina di messaggi.
Nanako non vede l'ora di provare un nuovo locale per il sushi, e lui pensa che forse dovrebbe presentarle Nobara, che ne sta proponendo una ventina nell'altra chat.
Tsumiki invece ha stabilito che l'Italia potrebbe essere una meta dannatamente romantica dove spedire Suguru e Satoru in viaggio di nozze.
Con la vena della tempia che pulsa di fastidio, Megumi decide di risponderle senza mezzi termini che sì, possono mandarli in Europa, ma unicamente se vogliono liberarsi definitivamente di loro con un biglietto di sola andata. Il ritorno non possono permetterselo.
Prima che il rimorso per aver risposto in modo scocciato alla sorella lo prenda, attacca avvia la riproduzione causale delle cartella 'Musica'.
Il suo lunedì è ufficialmente finito, ma sa che sarà una lunga settimana.





Eccomi! Dopo più di un mese! Scusate, parto con il dire che ho ricominciato a lavoro, anche se part time, quindi non è tutta colpa della mia indecisione cronica e dei vari prequel, altre long, ecc ecc.
Questo capitolo doveva essere dedicato a Yuji, Junpei e Nobara, con un veloce pov sull'incontro Megumi/Sukuna, ma... mmm, facciamo che sarà su Yuji il prossimo? Che davvero, cercherò di far arrivare prima.
Per rassicurare chi sa che l'angst nelle mie storie è ovunque, nessun Suguru, Satoru (e nemmeno Junpei, guardate che brava) si farà male in questa storia.
Però sì, qualcuno sta per fare una mega iper litigata.
E sì, presto sapremo che piffero c'entra Haibara in tutto questo e perché sentirlo nominare abbia fatto saltare i nervi a Gojo. Intanto, una Shoko compare tipo regalo di Natale.
A questo proposito, auguri a tutte/i Amy
   
 
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