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Autore: Barby_Ettelenie_91    24/12/2022    1 recensioni
Merlino va nel bosco a raccogliere delle erbe per Gaius ma quando nessuno lo vede rientrare a Camelot Artù decide di andarlo a cercare
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Questa storia partecipa alla challenge A Christmas of secrets del gruppo Facebook Non solo Sherlock – gruppo eventi multifandom

Prompt: Merlin, per un motivo o per un altro, rimane al freddo per troppo tempo, impossibilitato a tornare a Camelot. Arthur lo ritrova e cerca di non farlo morire assiderato.  

 

 

 

 

L’inverno era particolarmente rigido a Camelot, la neve ricopriva i campi e le torri del castello, mentre un vento pungente sferzava la faccia delle persone che passeggiavano al mercato, facendole rabbrividire.

A causa del freddo intenso quell’anno molte persone si erano ammalate, una grave forma di influenza con febbre alta, costringendo Gaius e Merlino a lavorare quasi ininterrottamente tutti i giorni per curarle.

“Merlino, ho quasi finito sambuco, tiglio e valeriana per la febbre e la tosse, puoi andare nel bosco a raccoglierle per favore?” chiese l’anziano medico al suo assistente.

“Veramente dovrei andare da Artù, oggi pomeriggio ha l’allenamento con i cavalieri in vista del torneo.”

“Se il principe Artù chiederà di te gli dirò che è colpa mia, lo vedrà pure lui quanta gente ammalata e bisognosa di cure abbiamo qui!”

 

*

 

Morgana si rigirava agitata nel letto in preda agli incubi.

Merlino si trova nel bosco, quando all’improvviso scivola sulla neve e finisce nel fiume. La corrente è forte, lui fatica a contrastarla, e comincia ad annaspare non riuscendo a tornare a riva.

Nooo!

La giovane principessa si risvegliò di soprassalto.

Gwen in un attimo fu subito da lei.

“Mia signora, va tutto bene?”

 Morgana annuì ancora un po’ scossa.

“Sì, era solo un altro incubo. Adesso aiutami a vestirmi per favore, voglio andare a parlare con Gaius.”

 

*

 

Merlino aprendo la porta per uscire fu quasi travolto da Morgana, che appena lo riconobbe lo guardò sconvolta.

“Dove stai andando?”

“Stavo andando nel bosco a raccogliere delle erbe per Gaius, perché?”

Morgana a quella risposta inorridì.

“No! Non devi andare è pericoloso!”

Merlino la guardò preoccupato, ma cerco di tranquillizzarla.

“Sono andato nel bosco tantissime volte e non mi è mai successo niente, poi i malati gravi devono essere curati, abbiamo bisogno delle erbe per preparare le medicine che cominciano a scarseggiare.”

“No! Non devi… io… io ho stanotte ho sognato che annegavi nel fiume.”

Merlino prima di rispondere fu interrotto da Gaius, che li aveva appena raggiunti.

“Mia signora, avete solo avuto un incubo. Ora vado a prendervi un altro rimedio per dormire.”

La ragazza annuì poco convinta.

Qualche minuto dopo Morgana uscì con un flaconcino di sonnifero consegnatole dal medico.

Merlino stava per uscire a sua volta quando Gaius lo fermò.

“Sappiamo bene che gli incubi di Morgana non sono semplici sogni, quindi mi raccomando, stai molto attento.”

“Non vi preoccupate, terrò gli occhi bene aperti!”

Il giovane mago salutò con un cenno della mano prima di mettersi finalmente in cammino.

 

*

 

Il bosco era ricoperto di neve ma Merlino grazie a un piccolo aiuto magico riuscì subito a individuare le piante che cercava. Raggiungerle fu invece più difficile, perché gli stivali affondavano nella neve morbida, rendendo più faticoso il cammino.

Merlino sbuffò infreddolito, producendo una piccola nuvoletta di vapore dalle labbra. Se non fosse stato che gli abitanti di Camelot avessero davvero bisogno di aiuto, molto probabilmente non si sarebbe messo in cammino con quel tempo.

Quando finalmente trovò gli arbusti, che si trovavano a pochi metri dalla riva del fiume, però mise per sbaglio il piede su di un piccolo cumulo di neve ghiacciata, che lo fece scivolare. Perse l’equilibrio, cadde malamente e ruzzolò giù, finendo dritto a bagno nel fiume.

L’acqua gelida gli mozzò il respiro in gola, sembrava come se gli avessero dato un pugno nello stomaco. Superato l’improvviso sbalzo di temperatura, iniziò a tremare in modo incontrollato, mentre a fatica cercava di tornare a riva.

All’improvviso gli tornò alla mente il sogno di Morgana. Non poteva di certo morire annegato, doveva trovare assolutamente un modo per uscire dal fiume.

Con un enorme sforzo cercò di contrastare la corrente che cercava di trascinarlo via, ignorando il gelo che sembrava essergli penetrato nelle ossa.

Dopo qualche bracciata vide in lontananza una grossa radice che sporgeva dalla riva, così provò in tutti i modi a raggiungerla, era la sua unica possibilità di salvezza.

Si rese ben presto conto però che con la sola forza delle sue esili braccia non sarebbe mai riuscito a farcela, così utilizzò la magia. I suoi occhi brillarono e un attimo dopo Merlino raggiunse con facilità la radice sporgente, per poi issarsi finalmente sulla riva.

Si lasciò cadere per terra, fradicio e ansimante, ma per fortuna ancora vivo. Dopo pochi attimi si rialzò strizzando i vestiti zuppi, doveva raccogliere le erbe e tornare al più presto a casa se non voleva prendersi un malanno. Con quel freddo, nemmeno la magia sarebbe stata di grande aiuto.

Purtroppo però dopo pochi passi iniziò starnutire, segno che un brutto raffreddore ormai lo aveva già preso. Si appoggiò a un tronco e provò almeno a fare un in incanto per asciugare i vestiti, ma mentre pronunciava la formula un altro starnuto lo interruppe, e involontariamente scagliò un incantesimo contro un albero di fronte a lui, carbonizzando parte delle fronde più basse.

Provò di nuovo tra uno starnuto e l’altro, ma la magia colpì un cespuglio in parte innevato, che in pochi secondi si riempì di grossi fiori gialli.

Si sforzò di fare un terzo tentativo, però l’incanto finì sulla neve per terra, facendo comparire il pupazzo di un piccolo draghetto bianco.  

Nonostante le pessime condizioni di salute ridacchiò davanti agli strambi risultati delle sue magie, ma purtroppo il sorriso gli spense poco dopo sulle labbra, quando un forte capogiro gli fece piegare le ginocchia. Ebbe giusto il tempo di sedersi contro il tronco di un albero, prima di accasciarsi per terra privo di forze.

 

*

 

Artù dopo pranzo tornò in camera per cambiarsi e prepararsi al pomeriggio di allenamento, ma quando non trovò Merlino uscì infastidito per vedere dove si fosse cacciato.

“Ehi, guarda dove vai!” esclamò Morgana seccata quando il principe per sbaglio le finì addosso svoltando l’angolo di un corridoio a passo di marcia.

“Oh scusa! È che stavo andando a cercare quell’idiota di Merlino. È da oggi che non si fa vedere… giuro che se scopro che ha passato un’altra giornata alla taverna lo metto alla gogna per una settimana, anche se c’è la neve!”

Morgana a quelle parole di colpo si rabbuiò. Memore dell’incubo di quella notte sperava con tutto il cuore che a Merlino non fosse accaduto niente.

“Ma no cosa dici! Con tutti i malati che ci sono in questo periodo sarà ancora impegnato ad aiutare Gaius. Di sicuro lo troverai da lui.”

Il principe annuì.

“Per una volta è probabile che tu abbia ragione. Ma non ti ci abituare eh!”

Morgana finse una faccia esasperata prima di salutarlo, poi Artù proseguì per raggiungere la casa di Gaius.

 

*

 

L’anziano medico non rimase sorpreso di trovare il principe Artù alla porta.

“Merlino è andato nel bosco a raccogliere delle erbe medicinali, sire.”

Dalla serietà del suo sguardo, il giovane Pendragon capì che Gaius diceva la verità e non era la solita scusa per nascondere i bagordi del suo servitore.

“Però è strano, è uscito questo mattina e non è ancora tornato. Sarebbe dovuto essere qui già da un bel po’.”

Una sottile preoccupazione si fece stranamente largo nella mente di Artù.

“Pensate che possa essergli successo qualcosa?” chiese cercando di non mostrarla.

“Non vi preoccupate sire, Merlino sa badare a se stesso.”

Il principe annuì e ringraziò.

“Quando torna, ditegli che lo aspetto in servizio nelle mie stanze come sempre.”

 

*

 

Era ormai tardo pomeriggio quando i cavalieri smisero di allenarsi.

Artù, preoccupato per non aver ancora visto Merlino, tornò da Gaius, ma il medico purtroppo confermò, anche lui con una certa inquietudine, che non era ancora rientrato.  

Il principe decise allora di prendere il cavallo e correre a cercarlo, ignorando il buon senso che gli diceva di non partire al buio ma di attendere la mattina successiva. Non se lo sarebbe mai perdonato se al suo servitore fosse successo qualcosa.

Caricate in sella una borsa con dei viveri e un paio di coperte, Artù lanciò il cavallo al galoppo diretto verso il bosco.

Una volta uscito dalle mura Illuminate della città, il sole era ormai tramontato e la strada si faceva sempre più buia e gelida via via che si allontanava da Camelot.

Cercando ignorare la vocina nella testa che continuava a ripetergli che aveva fatto una sciocchezza a mettersi in marcia a quell’ora, rallentò l’andatura del cavallo.

Raggiunto il limitare del bosco, vide una fioca luce in lontananza, che sembrava provenire dal suo interno, di sicuro c’era qualcuno accampato.  

La speranza che si trattasse di Merlino si fece largo nel suo cuore, così decise di seguirla.

Inoltrandosi nel fitto degli alberi la luce si fece più nitida, ma quando raggiunse una radura la vide scomparire.

Decise allora di dare un’occhiata in giro, se non avesse trovato nulla si sarebbe accampato e avrebbe ripreso le ricerche al sorgere del sole.

La luna e le prime stelle comparse in cielo si riflettevano sul terreno coperto di neve, rendendo la radura meno buia, e questo permise ad Artù, quando ormai aveva quasi finito di ispezionare la zona, di vedere un'esile figura rannicchiata contro un tronco.

“Merlino!” urlò sconvolto non appena lo riconobbe.

Il giovane servo si ridestò dal torpore facendo un sorriso stanco.

“Artù, lo sapevo che avreste visto la luce e sareste venuto…” sussurrò con un filo di voce.

“Ma di cosa stai parlando?”

Notando poi il suo aspetto Artù pensò che probabilmente straparlasse così lasciò perdere e si affrettò ad accertarsi delle sue condizioni.

Merlino aveva la fronte bollente ma il suo corpo era scosso da forti brividi, così il principe tornò al suo cavallo recuperando viveri e coperte.

Con una dolcezza inusuale Artù gli propose del cibo ma Merlino non ebbe la forza di accettarlo.

“Ho tanto freddo.” Disse soltanto.

Artù lo aiutò a distendersi spostando i rimasugli di neve sciolta intorno a lui e lo coprì con una pensante coperta.

Stava per rialzarsi quando Merlino lo fermò prendendolo per un polso.

“Non mi lasciare! Resta con me, ho tanto freddo…”

Artù si mosse a disagio per quella richiesta ma davanti a quegli occhi luccicanti per la febbre, che parevano quelli di un cucciolo smarrito, non ebbe la forza di rifiutare.

Alzò un poco la coperta e si stese accanto a lui.

Sentendo il corpo di Merlino tremare con violenza, Artù per un attimo ebbe paura che rischiasse l’assideramento così, vincendo ogni imbarazzo, lo abbracciò e iniziò ad accarezzargli lentamente la schiena nel tentativo di scaldarlo.

“Non ti lascerò morire! Anche se sei un disastro come servitore non meriti di finire così…”

Merlino sorrise impercettibilmente a quelle parole ma non rispose.

Dopo parecchi minuti cominciò a sentirsi meglio, il suo respiro tornò regolare e il suo corpo si rilassò contro quello di Artù.

Il principe, finalmente più tranquillo, lo tenne stretto a sé ed entrambi si addormentarono.

 

*

 

Quando il sole sorse Artù e Merlino erano ancora abbracciati sotto le coperte. Il giovane mago, ancora stordito, si svegliò. Aveva ricordi vaghi e confusi di cosa fosse successo la notte prima e arrossì di colpo quando si accorse di dove si trovava. Cercò di sgusciare via dalle braccia di Artù ma lui, ancora addormentato, non voleva lasciarlo andare.

Merlino a quel punto cercò di svegliarlo accarezzandogli una guancia. Artù sorrise nel sonno, avvicinando il volto alla ricerca di maggior contatto. Merlino sentì il cuore battere più forte e fece una cosa che di sicuro da sano non avrebbe mai avuto il coraggio di fare: appoggiò delicatamente le labbra sulle sue. Si godette quel gesto quasi impercettibile ma pieno di intimità, finché Artù non cominciò a svegliarsi. Quando il principe aprì gli occhi, trovò Merlino disteso accanto a lui che fingeva di dormire. Aveva come l’impressione di aver sognato qualcosa di dolce, che gli scaldava il cuore, ma che non riusciva ad afferrare, così decise di lasciar perdere e di accertarsi piuttosto delle condizioni del suo servitore.

Aveva ancora la fronte calda, ma sembrava stesse molto meglio della sera prima.

Merlino, sentendo la sua mano sulla fronte, aprì lentamente gli occhi.

“Artù grazie di tutto!”

Il principe si allontanò di scatto, così, nonostante fosse ancora molto debole, sorrise per sdrammatizzare.

“Pensate di lasciare il vostro povero servo malato senza cibo?” un forte starnuto interruppe il discorso ma per fortuna questa volta Merlino riuscì a mantenere sotto controllo la magia. “Se io non dovessi guarire chi laverebbe le vostre calze puzzolenti? Non credo che a Ginevra piacerebbe farlo…” aggiunse ironico ma con voce flebile.

“Idiota! Se non avessi la febbre, giuro che ti avrei spedito alla gogna per la tua insolenza!”

Artù impedì a Merlino di ribattere e prese il cibo dalla borsa.

Fecero colazione in silenzio, inframmezzato di tanto in tanto da qualche starnuto o colpo di tosse di Merlino.  Una volta finito si scambiarono uno sguardo di attesa, come se entrambi aspettassero che l’altro decidesse cosa fare.

“Artù, io dovrei ancora raccogliere delle erbe per Gaius prima di tornare a Camelot.”

Il principe scosse la testa deciso.

“Nelle tue condizioni non se ne parla nemmeno!”

Prima che potesse obiettare, Merlino ricominciò a tossire.

Artù prese la coperta che gli era scivolata dalle spalle e lo aiutò a coprirsi bene, prima di offrirsi di andare a raccogliere le erbe al suo posto.

Merlino sorrise davanti a tante gentilezze. Era incredibile vedere quanto l’arrogante principe Artù fosse cambiato da quando lo aveva conosciuto. Forse era anche per questo che… scosse la testa pur di negare a se stesso che era innamorato di lui, anche se quel bacio rubato lo avrebbe portato nel cuore per sempre.

 

*

 

Un’ora dopo Artù era tornato con la borsa di Merlino piena delle erbe che gli aveva chiesto ed erano pronti a ritornare a Camelot.

Merlino si strinse nella coperta e salì a cavallo dietro Artù, cingendogli i fianchi e godendo ancora per un po’ del calore del suo corpo.

 

*

 

Ritornati in città, incontrarono sir Leon che stava per uscire dalle mura, seguito da altri quattro cavalieri.

“Sire, dove eravate finito? Eravamo tutti in pensiero, vostro padre aveva appena dato l’ordine di mandare una pattuglia a cercarvi!”

Artù alzò gli occhi al cielo.

“Leon di' a mio padre che lo raggiungerò più tardi, ora non ho tempo.”

Il cavaliere stava per ribattere ma Artù lo zittì.

“C’è Merlino che sta male e devo portarlo subito da Gaius, mio padre aspetterà!”

“Sì, sire.” Rispose sir Leon con un cenno del capo, notando solo allora Merlino addormentato alle spalle di Artù. Li guardò stranito mentre si allontanavano, per poi rientrare in città seguito dagli altri cavalieri.

 

*

 

Gaius fu davvero felice e molto sollevato di vedere che Merlino era sano e salvo, anche se febbricitante.

Artù non scese nei dettagli ma raccontò all’anziano medico di come lo aveva trovato e avessero passato la notte accampati nel bosco, mentre lui nel frattempo era andato ad indossare finalmente dei vestiti asciutti.

Quando Merlino ricomparve sulla soglia del laboratorio, Artù lo salutò dicendo di andare a riposarsi e stava per andarsene ma lui lo fermò.

Gaius trovò una scusa per defilarsi, lasciando i due giovani a parlare. Era evidente che avessero qualcosa da dirsi in merito a quello che era successo ma che non volevano farlo in presenza di altre persone.

“Artù io…” Merlino non sapeva bene come continuare il discorso. Avrebbe voluto dirgli del bacio rubato, di come si era sentito protetto e al sicuro tra le sue braccia, dell’immensa gioia provata quando lui era andato a salvarlo… eppure era come se le parole non volessero uscire.

“Non ti preoccupare, ho capito.” Gli rispose intenerito vedendolo per la prima volta in difficoltà nel parlare. “Vale lo stesso anche per me.”

Merlino stupito e felice lo abbracciò spontaneamente.

“Grazie… di tutto.”

Artù si trovò per un attimo a disagio, non era abituato a simili e genuine dimostrazioni di affetto da parte di qualcuno, ma poi sorrise ricambiando la stretta.

“E di cosa? Non ti avrei mai lasciato morire!”

“È bello sentirvelo dire. Vuol dire che in fondo un po’ ci tenete a me.”

Merlino si vergognò un sacco per quello che aveva appena detto, così abbassò lo sguardo al colmo dell’imbarazzo.

Artù gli sollevò il mento con due dita, facendo incontrare di nuovo i loro sguardi.

“Non devi mai vergognarti di dire quello che pensi, soprattutto, non con me.”

Merlino annuì appena e per un attimo fissò le sue labbra. Prima ancora che i loro cervelli potessero rendersi conto di cosa stavano facendo, Artù e Merlino si stavano baciando.

Un bacio lento, dolce e desiderato da entrambi.

Dopo minuti che sembravano ore, si staccarono senza fiato, i cuori che battevano ancora all’impazzata.

Merlino stava per aprire la bocca e dire qualcosa, ma Artù lo precedette.

“Ora vedi di riprenderti, prossimi giorni ti aspetto in servizio!”

Merlino lo guardò allibito.

“Ma…”

“Merlino, non una parola. È chiaro?”

“Certo, sire.” Rispose alzando gli occhi al cielo.

Mentre Artù salutava ormai sull’uscio, Merlino starnutì. Era talmente stanco e provato, sia a livello fisico che per le intense emozioni appena provate, che non provò nemmeno a cercare di controllare la magia accidentale.

Una forza invisibile fece esplodere un vasetto pieno di sanguisughe, che si trovava su uno scaffale vicino alla porta d’ingresso.

Artù imprecò ancora prima di capire cosa fosse successo.

Quando si rese conto di essere coperto da capo a piedi di sanguisughe urlò “MERLINO!” con quanto fiato aveva in gola.

“Ti sta bene, stupida testa di fagiolo!” pensò il giovane mago guardandolo con un sorrisetto che però si spense un attimo dopo tra un colpo di tosse e l’altro.  

Artù sbuffò togliendosi una sanguisuga appiccicata alla guancia. Aveva chiamato il suo servitore come se fosse un riflesso incondizionato ma sapeva bene che malato e febbricitante com’era non lo avrebbe aiutato, e in fondo non sarebbe nemmeno stato giusto.

“Ma perché quando sono insieme a te succedono sempre guai?!”si limitò a esclamare in tono esasperato mentre staccava un paio di sanguisughe piuttosto grosse dalla camicia.

“Non è colpa mia! E poi… Pensate che vita noiosa se fosse sempre tutto perfetto!”

Artù sbuffò di nuovo continuando a ripulire i vestiti.

“Dovrei forse ringraziarti?” chiese sarcastico.

Merlino stava per rispondere con un’altra battuta quando un capogiro lo fece accasciare sulla sedia dove nel frattempo si era seduto.

Il principe preoccupato lo accompagnò a letto, dimenticandosi tutto quello che aveva detto un attimo prima.

“Riposati!”

Merlino fece un sorriso stanco, e gli allungò un bacio a tradimento sulla guancia prima di lasciarlo andare.

Artù sorrise a sua volta mentre lasciava la casa del suo servitore. Per quanto lo reputasse un idiota, non avrebbe mai voluto una persona diversa da Merlino al suo fianco.

 

 

 

 

 

 

 

Angolino dell’autrice

Grazie a questo Secret Santa ho avuto la possibilità di scrivere la mia prima storia Merthur in assoluto, nonostante siano anni che ami questa ship e ci abbia letto un sacco di bellissime fanfic nel corso del tempo. Spero di non aver fatto troppi danni!

Alla faccia dei puntuali auguri di Alex “Vlavla" Ho ammazzato Artù alla vigilia di Natale, questa volta Artù e Merlino hanno ricevuto qualche gioia da parte mia, e con queste ne approfitto per augurare a tutti voi che leggete buon Natale e buone feste! :)   

Ci ribecchiamo nel 2023!

Un abbraccio,

Barby

   
 
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