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Autore: Ashla    24/12/2022    2 recensioni
Governare una Nazione dopo anni di guerra e d'oppressione non è semplice, soprattutto se a farlo è solo un ragazzo che tutti sembrano non capire.
Zuko riuscirà a sopportare da solo il peso di un'eredità sanguinosa?
[Questa storia partecipa all'iniziativa "Secret Santa Challenge II Edizione" indetta da BellaLuna sul forum "Ferisce la penna"]
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katara, Zuko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa one-shot partecipa all'iniziativa "Secret Santa Challenge II Edizione" indetta da BellaLuna sul forum "Ferisce la penna" ed è un regalo per Niny95, tanti auguri di buon Natale/feste! Ci vediamo alla fine!
 
 

Il peso dell’eredità

 
«Lunga vita al Signore del Fuoco Zuko». 
Mentre il vecchio saggio gli posava il simbolo del potere sul capo, il ragazzo fissò la folla in silenzio sentendo gravare sulle spalle il peso di quel delicato incarico che gli spettava: avrebbe dovuto riguadagnare l'onore della Nazione.
Quei terribili cento anni di guerra avevano reso il suo popolo temuto e odiato agli occhi del mondo, troppo colpito dalle malvagità subite fino a quel giorno, e ora toccava a lui governarlo, ricostruirne le fondamenta distrutte dall’odio e, riportata la pace e la giustizia, far tornare la Nazione a com'era un tempo, prima dell'inizio del conflitto.
Lui poteva, anzi doveva rimediare agli errori della sua famiglia. 
«Lunga vita al Signore del Fuoco Zuko!»
La folla si inchinò davanti al nuovo Signore del Fuoco, persino i suoi amici lo fecero e suo zio, dal posto d'onore in prima fila, gli sorrise orgoglioso prima di imitarli.
Tutti si aspettavano grandi cose da lui e Zuko lo sapeva bene ma la verità era che era pieno di dubbi: ce l'avrebbe davvero fatta?
 
*
 
«Mio signore, dobbiamo ritirare le truppe dalle colonie? Ne è sicuro?» 
Le fiamme che circondavano il trono diminuirono d'intensità mentre Zuko rifletteva guardando il comandante dell'esercito che, dalla sala davanti a lui, lo fissava con il dubbio negli occhi.
«Sì, dobbiamo dimostrarci pronti al dialogo. Se ci saranno problemi i soldati del Regno della Terra interverranno in aiuto dei nostri cittadini» 
«Ma...»
Con finta sicurezza, Zuko alzò una mano bloccando sul nascere qualunque opposizione da parte del suo sottoposto.
«Mi sono accordato personalmente con il Re della Terra. Nessun male sarà patito dai nostri. Quindi ritireremo le truppe». 
«Sì...mio signore»
Zuko, in quelle poche parole, percepì l’incertezza e capì che l'uomo avrebbe fatto volentieri a meno di seguire quegli ordini potenzialmente pericolosi per i loro sudditi.
Lo congedò con un cenno di mano e, una volta rimasto solo, sbuffò stringendo le mani a pugno mentre le fiamme intorno a sé ballavano irrequiete mostrando il suo stesso stato d’animo.
Era giusto? Forse una piccola guarnigione sarebbe dovuta rimanere. Cosa sarebbe successo se qualcuno avesse attaccato i loro coloni?
Qualcuno bussò alla porta e le fiamme si acquietarono lasciando che l’inquietudine del loro signore sparisse alla vista del futuro visitatore.
«Avanti».
 

«Ti va di ordinare una di quelle torte di frutta che mi piacciono tanto?»
Domandò Mai alzandosi dal divano per raggiungere Zuko alla finestra della sala; il ragazzo, assorto nei suoi pensieri, non rispose.
«Zuko».
«Mai, secondo te re Bumi sarebbe disponibile a siglare un accordo commerciale stabile con noi?»
La giovane sospirò infastidita alla domanda e si allontanò senza una parola.
«Così non può continuare, Zuko».
Zuko distolse lo sguardò dal giardino fuori dalla finestra per guardare Mai con aria confusa e preoccupata allo stesso tempo.
«Cosa non può continuare? Re Bumi non accetterebbe?»
L’occhiata di Mai fu più affilata di uno dei suoi pugnali.
«Almeno una sola… sola… volta la politica può aspettare? Ormai esiste solo quella per te».
«Mai, sono il Signore del Fuoco, ho una Nazione da gestire».
«E io cosa sono, Zuko?»
Il giovane Signore del Fuoco aprì la bocca per parlare ma si ritrovò senza parole.
«Bene…finiamola qua allora».
Senza esitare la ragazza abbandonò la sala.
Zuko tirò un pugno al muro sentendo la frustrazione ribollire dentro di sé come lava in un vulcano.
 
*
 
Zuko, con le braccia dietro alla schiena ed espressione crucciata, camminava avanti e indietro nella sala delle riunioni attendendo il ritorno dei suoi generali.
La porta si aprì e lui, fermatosi di scatto, alzò lo sguardo verso di essa mentre il cuore pompava veloce.
«Mio signore, la rivolta è stata sedata. La principessa è ancora in prigione». 
Zuko trattenne un sospiro di sollievo limitandosi ad annuire serio prima di congedare gli uomini che, dopo essersi inchinati, si voltarono.
Il Signore del Fuoco allora sospirò e, appoggiata la schiena ad una colonna, si lasciò scivolare a terra sostenendosi il capo con una mano.
Chiuse gli occhi esausto: quella mattina era scoppiata una rivolta nel carcere dove sua sorella era rinchiusa e lui, non potendo andarci di persona, aveva dovuto attendere fino a quel momento.
«Se mi permette, mio signore, sarebbe il caso di condannarla».
L'occhio sano di Zuko si spalancò.
Il ragazzo voltò il capo incrociando subito lo sguardo del solo generale rimasto nella stanza che ricambiò senza esitazione.
Il silenzio invase la sala mentre Zuko faticava a comprendere appieno le parole dell'uomo.
«È troppo pericolosa, mio signore».
Aggiunse l’uomo senza esitare e il cuore del Signore del Fuoco cominciò a battere furioso.
Zuko affilò lo sguardo alzandosi nuovamente in piedi mentre nascondeva, ormai abituato, ciò che provava.
«Può andare».
«Mio signore, ha sentito quel...»
Il ragazzo gli scoccò un’occhiata fredda.
«Ho sentito, se ne vada».
Il generale lo guardò con un’espressione tra il confuso e il deluso, ma annuì e uscì lasciando Zuko ancora da solo. 
Uccidere sua sorella? Aveva fatto delle cose terribili ma... 
 
«L'ex Signore del Fuoco Ozai e la principessa Azula rappresentano una minaccia, alcuni gruppi rivoluzionari potrebbero volerli al potere».
«La loro stessa sopravvivenza è un pericolo per il vostro regno».

Zuko scosse la testa cacciando via i ricordi della precedente riunione e poi sfiorò con la mano la cicatrice sul volto. 
Suo padre e sua sorella avevano compiuto azioni terribili, la Nazione era instabile, c'erano ancora troppi gruppi a loro fedeli, erano delle minacce, forse veramente doveva... 
 
«Ma è ancora un essere umano. Il Signore del Fuoco Ozai è una persona orribile, probabilmente il mondo sarà migliore senza di lui ma ci dev'essere un altro modo. Non posso andare in giro a cancellare chi non mi piace».1

Aang aveva ragione.
Zuko non poteva ucciderli, se lo avesse fatto sarebbe stato proprio come loro e lui non voleva essere come loro.
Ma allora che cosa doveva fare?
Come poteva riportare stabilità interna?
Le fiamme nei bracieri guizzarono mentre il ragazzo crollava in ginocchio terra stringendosi la testa tra le mani. 
 
*
 
«E poi? Ti dovrei forse ringraziare per questo? Per l’esilio?».
Le parole di Zuko gli morirono in gola all’attacco della sorella che, al di là delle sbarre, lo fissava con odio.
«Oggi l’esilio, domani… chissà… mi ucciderai, Zuzu?»
«No. Non lo farei, non sono…»
Azula si spinse in avanti furiosa e, inconsciamente, Zuko fece un passò indietro e l’altra ghignò prima di guardarlo con un’espressione tra scherno e pietà.
«Non sei… cosa non sei? Non sei come me? Come nostro padre?»
La sua risata amara riempì la stanza.
«Il sangue non è acqua, Zuzu, e il tempo lo dimostrerà».
Zuko strinse i pugni e, ignorando il richiamo di Suki, avanzò fino ad essere a pochi millimetri dalle sbarre.
«Il tempo dimostrerà che ti sbagli, Azula. Voglio solo il meglio per la Nazione e i suoi abitanti. Tu ne fai parte. Tu sei mia sorella».
«Risparmiami le inutili storie sull’affetto famigliare, Zuzu. Piuttosto dimmi: pensi veramente di essere degno di guidare la nostra Nazione?»
Il silenzio fu l’unica risposta e Azula sorrise sghemba.
«Vedi? Sai la risposta ma non vuoi ammetterlo… allora rispondi a questo: credi davvero di essere meglio di noi?»
Si fissarono.
«Almeno lui sa cosa vuol dire amare…»
Sobbalzarono entrambi a quel commento inaspettato, affranto, poi gli occhi di Azula si spostarono su Ty Lee, alle spalle di Zuko.
Il nuovo Signore del Fuoco notò come lo sguardo della sorella perse il solito ardore improvvisamente sostituito da qualcosa di simile al rimpianto.
Fu questione di un fugace attimo poi Azula scosse la testa e si ritrasse tornando a sedersi nella cella senza guardare nessuno.
«Non è con il semplice amore che si governa un popolo…»
Sbottò e, dopo qualche istante, alzò di nuovo lo sguardo sul fratello.
«Andatevene, la vostra compagnia mi annoia e devo fare i bagagli».
Ghignò Azula e Zuko, comprendendo che non c’era più nulla da dire, annuì girandosi e facendo cenno alle due Guerriere di Kyoshi di uscire prima di avviarsi.
La voce della sorella lo fermò mentre stava per varcare la soglia e si voltò appena per guardarla.
«Fammi un piacere, Zuko: sii sincero con te stesso ogni tanto».
 

Un rumore improvviso dietro di lui lo fece sobbalzare e Zuko si girò di scatto evocando un'ondata di fuoco che il nuovo arrivato deviò con un semplice gesto della mano proteggendo lui e chi lo accompagnava.
«Aang. Katara». 
Quasi sospirò Zuko facendo ad entrambi un cenno di saluto prima di sedersi stanco sulle scale del cortile della sua casa vacanze.
«Toph non vi ha avvertiti? Non dovreste comparirmi alle spalle».
Un fruscio, poi Katara fu accanto a lui, seduta sul gradino, e lo squadrò con aria critica riuscendo a fargli abbassare il capo; il maggiore era ben conscio di quando dovesse apparire distrutto in quell’istante e l’amica lo avrebbe di certo capito.
«Zuko… da quanto non dormi? E quella mano? Che hai fatto?» 
La voce di Katara tradiva la sua preoccupazione e Zuko non sapeva proprio che pensare a riguardo.
Se la meritava?
«Io ho...»
 
Il padre rideva nello specchio.
«Sei solo un codardo, una vergogna».
Azula lo fissava con aria critica.
«Fammi un piacere, Zuko: sii sincero con te stesso ogni tanto».
 
«Io ho rotto uno specchio». 
Sussurrò Zuko lanciando uno sguardo veloce alla mano destra sporca per il sangue fuoriuscito dai tagli sul dorso e sulle nocche.
«E avevi intenzione di lasciarla così ancora per molto? Avrebbe potuto infettarsi».
Zuko scosse il capo tornando a fissare il cortile davanti a sé per non vedere lo sguardo di disapprovazione che di sicuro si era meritato con quella silenziosa risposta.
Un sospiro, poi le mani di Katara gli presero con delicatezza la sua ferita facendolo sobbalzare per la sorpresa.
«Cosa…»
«Stai fermo. Te la curo».
Calò poi il silenzio mentre la giovane dominatrice dell’acqua lavorava sulla mano. 
«Cosa ci fate qui?»
Zuko, dopo qualche istante, ruppe il silenzio
«La Nazione del fuoco è in fermento. La scomparsa del Signore del Fuoco ha provocato molto scompiglio tra la popolazione che ha chiesto l’intervento».
Zuko abbassò lo sguardo mordendosi l'interno guancia sentendosi stupidamente deluso per quella risposta che, alla fine, era ovvia visto che, ormai quasi una settima prima, aveva lasciato il palazzo in piena notte con solo un biglietto ad annunciare la sua partenza e lo zio chiamato da Ba Sing Se per le questioni più importanti.
«Noi però non siamo venuti a cercare il Signore del Fuoco. Noi siamo venuti a cercare te, il nostro amico. Sapevamo che saresti venuto qui ad Ember». 
Il maggiore alzò la testa a quelle parole e Katara sorrise dolce finendo di curarlo senza, però, allontanare le proprie mani da quella dell’altro.
«Avevo bisogno di tranquillità. Dovevo riflettere. Non volevo far preoccupare nessuno».
Katara annuì carezzandogli distrattamente le nocche con il pollice.
«Cosa ti preoccupa Zuko?» 
«Penso che tu lo sappia già». 
Katara annuì seria. 
«Hai una grossa responsabilità sulle spalle». 
«Cento anni di guerra, un secolo di dolore per tutte le altre nazioni. È un'eredità terribile». 
«E non ti senti pronto, hai paura di sbagliare». 
«Ho paura di non capire più cosa è giusto fare». 
Silenzio, i due rimasero a fissare il cortile dove spesso si erano allenati tutti insieme prima dell'arrivo della Cometa. 
«Sai…il più grande sbaglio nella vita è quello di avere sempre paura di sbagliare»2.
«Suona molto come una frase che direbbe mio zio».
Katara si lasciò sfuggire una risatina annuendo ma, recuperata la calma, tacque aspettando in silenzio che l’altro continuasse.
«Ho paura di diventare come mio padre».
«Non lo farai».
«Come fai ad esserne così sicura?»
«Ti conosco bene. Non sei e non sarai mai come tuo padre».
Zuko alzò lo sguardo e incrociò quello dell'altra che ricambiò con un sorriso fiducioso stringendogli la mano che ancora teneva tra le sue.
«Grazie Katara, io...»
Uno sbadiglio interruppe Zuko e le ore di sonno perdute improvvisamente cominciarono a farsi sentire ancora di più.
«Torna a casa con noi, Zuko. Ne hai bisogno».
Disse Katara con dolcezza prima di alzarsi tendendogli una mano per aiutarlo a fare altrettanto.
Zuko sorrise appena e annuì accettando di buon grado l’aiuto.
Accadde in un attimo.
Le braccia di Katara gli cinsero il dorso in un dolce abbraccio e, per un breve istante, Zuko si irrigidì colto dalla sorpresa ma poi sentì la tensione sciogliersi e cedette ricambiando l’abbraccio mentre posava il mento sulla sommità della testa della ragazza.
Zuko non avrebbe saputo dire per quanto fossero rimasti così ma, quando si staccarono, il maggiore si sentì più leggero e si ritrovò a sorridere come non faceva da tempo.
«Mi pareva che ne avessi bisogno».
Il dominatore del fuoco annuì.
«Decisamente… grazie, Katara».
Si sorrisero e Katara gli prese la mano precedentemente ferita stringendola con delicatezza.
«Quando vuoi, Zuko, quando vuoi».
 
 
 
 
Bonus: breve stralcio di una conversazione nel giardino reale, mesi dopo…
«Katara, ti cercavo».
«Di cosa hai bisogno, Zuko?»
«Devo sempre avere bisogno di qualcosa nello specifico per cercarti?»
«No… non devi. Ma…»
«Ma vorrei un abbraccio».
«Solo un abbraccio?»
«Per ora sì, ma forse dopo…»
«Quando vuoi, Zuko, quando vuoi».
 
 
 
 
  1. Avatar: la leggenda di Aang (3x18)
  2. Citazione di Elbert Hubbard
 
 
 
NdA:
Non sono come Aang che arriva, lascia Katara e scompare (#AangSfruttatoPerIlDominioDelFuoco) quindi arrivo, lascio la fic e mi fermo un istante qui!
Eccomi qua, giungo per la prima volta in questo fandom!
Pur conoscendolo fin da piccola non ho mai avuto l’occasione adatta per scriverci su ma, finalmente, ce l’ho fatta!
Spero di non aver fatto i personaggi OOC visto che è la prima volta che scrivo su di loro.
 
Torno a Niny95!
Ammetto che forse sono scivolata un po’ fuori dalla letterina ma, con Zuko, l’hurt-comfort mi viene naturale (infatti penso di aver infierito un po' troppo, nei piani originari c'era meno hurt) soprattutto se si parla dei suoi primi periodi di regno che mai nella vita possono essere stati sicuri/tranquilli. In più ho finito solo ieri di vedere completamente la serie tv su Korra quindi non sono riuscita a scrivere nulla di carino/lungo abbastanza su Bolin e Opal come avrei voluto originariamente (mannaggia agli esami T.T). So che shippi Zutara quindi ho fatto separare Zuko e Mai e aggiunto il piccolo bonus tutto interpretabile.
Niente! Spero di essere stata un Babbo Natale segreto quanto meno decente!
Ancora tani auguri di buon Natale e felici feste a te e agli altri che sono arrivati fin qui!
Ciao!
Aiko

 
   
 
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