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Autore: cassiana    24/12/2022    3 recensioni
Un bardo canta una canzone di gloria dei tempi antichi, una storia di coraggio e vittoria in mezzo a un grande spargimento di sangue. Un soldato, lama a noleggio in cerca di uno scopo nella vita, lo ascolta. Una sacerdotessa, anima in pena in attesa di un’espiazione da un oscuro passato di sangue, li osserva. E tutto è cambiato e nulla è diverso.
Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2024 indetti sul forum Ferisce la penna
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Trama, personaggi, luoghi e tutti gli elementi che questa storia contiene, sono una mia creazione e appartengono solo a me.

Titolo: Ora come…allora
Fandom: originale fantasy
Rating: T
Note: Storia scritta per l’iniziativa SINTERKLAAS IS COMING TO TOWN - EVENTO DI NATALE del gruppo FB Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction
Warning: H/C, slice of life, menzioni di violenza
Sinossi: Un bardo canta una canzone di gloria dei tempi antichi, una storia di coraggio e vittoria in mezzo a un grande spargimento di sangue. Un soldato, lama a noleggio in cerca di uno scopo nella vita, lo ascolta. Una sacerdotessa, anima in pena in attesa di un’espiazione da un oscuro passato di sangue, li osserva. E tutto è cambiato e nulla è diverso.

Questa storia è candidata agli Oscar della Penna 2024 indetti sul forum Ferisce la penna



Ora come…allora




Era iniziata come una qualsiasi serata in taverna, Yggrisyl il bardo aveva cantato una canzone di gloria dei tempi antichi, una storia di coraggio e vittoria in mezzo a un grande spargimento di sangue. Quando era arrivato alla fine, si era preso un momento per godersi gli applausi e pavoneggiarsi con le donne, senza avvedersi degli sguardi truci che gli stava lanciando un uomo barbuto seduto poco lontano. Il bardo era in quell'avamposto da tre lune e trascorreva le sue serate bevendo birra, ascoltando i pettegolezzi della città e le lamentele su re, tasse e prepotenze assortite che poi trasformava in canzoni da inserire nel suo repertorio di gesta eroiche e amori tragici. Certo non poteva immaginarsi che quella sera si sarebbe trovato nel retro della locanda a farsi tamponare la brutta ferita alla testa che si era procurato azzuffandosi col mercenario barbuto. La sacerdotessa gli intimò di non muoversi mentre gli ripuliva il sangue colato su uno degli occhi. Con l'altro semichiuso Yggrisyl sbirciava la donna, la veste semplice e il velo stretto sul capo non riuscivano a dissimulare la strepitosa bellezza del suo volto nudo: lunghe ciglia velavano occhi di un cupo violetto, le labbra strette per la concentrazione erano tuttavia piene e morbide e il bardo aveva scorto un bagliore di ciocche di fuoco mentre la religiosa sistemava il velo.

"Per essere un uomo con un solo occhio funzionante ci vedi piuttosto bene."

La voce gutturale della donna lo fece sobbalzare e lui si aprì in un sorriso scanzonato che si trasformò in una smorfia quando lei premette il panno umido sulla fronte.

"Un brutto taglio, ma non profondo. Hai problemi con le cicatrici?"

Yggrisyl sobbalzò facendo ondeggiare le lunghe ciocche grigie:

"Preferirei non averne: questa faccia non sarà un granché, ma non ci tengo a essere sfigurato."

Non si avvide del sussulto della novizia che dardeggiò con occhi timorosi la sua maestra. La religiosa si era immobilizzata, la mano corsa verso la cintura in cerca di qualcosa che non era più lì da tempo.

"Ehi, Gaylean potresti occuparti anche di me, ora. Queste nuove abilità ci avrebbero fatto comodo sul campo!"
"Sta zitto, Ceilidh! E non uso più quel nome."

La sacerdotessa si voltò di scatto verso il massiccio uomo barbuto seduto dall'altra parte della stanza. Anche il suo viso era imbrattato di sangue, un occhio gonfio e bluastro, il labbro spaccato piegato in una smorfia beffarda da una vecchia cicatrice che correva sotto la macchia di peli bruni. L'uomo ridacchiò mentre Gaylean mormorava alla novizia:

"Olisya và di là e fatti dare una brocca di vino speziato. E scusati con la locandiera per il disturbo."

Fece scivolare nelle mani della ragazza qualche moneta d'oro. Ceilidh si leccò le labbra alla vista del luccichio dorato che passava di mano in mano: qualche moneta in più nella sua sacchetta non gli sarebbe dispiaciuta, non sempre la sua spada mercenaria riusciva a procurargli un ingaggio e le sue monete avevano iniziato a scarseggiare. Il lampo di avidità nei suoi occhi non sfuggì allo sguardo acuto di Yggrisyl. Il bardo fece schioccare le labbra beffardo:

"Io non ci proverei."
"Impicciati dei cazzi tuoi!"

Ringhiò Ceilidh seccato di essere stato colto in fallo, Yggrisyl allungò le labbra in un sorrisetto:

"Sei sempre stato così prevedibile."
"E tu così schifosamente moralista."

Gaylean scosse la testa e allargò le mani esasperata:

"Oh, per l'amor del Santo Caduto, voi due! Sempre ad azzuffarvi come ragazzini, ora come…allora.”

Entrambi gli uomini fecero un sorrisetto di scuse, Yggrisyl mormorò:

“Sempre in lotta per il tuo amore, màmeile.”

La donna trasalì a quel nomignolo affettuoso. Ceilidh scosse la testa:

“Sempe così sdolcinato.”
“Non è vero? Non è per questo che ci siamo arruolati nella Guardia Reale? Non è per seguire lei che abbiamo affrontato l’orrore e il disonore?”

Gaylean si morse il labbro, gli occhi viola dardeggiavano del fuoco inestinto della rabbia e della colpa. Olisya li trovò in silenzio chiusi nei propri cupi pensieri, nel ricordo di quando erano reclute fresche e verdi, così orgogliose di servire un sovrano il cui regno benevolo era durato troppo poco prima che perdesse il trono a favore di un altro re assetato di potere. Amavano il loro lavoro e si amavano l’un l’altro fieri di essere un corpo di elite, rispettati e onorati.
Gaylean si era fatta strada nei ranghi della Guardia, era diventata una dei comandanti più decisi e stimati, sempre con i suoi fidati luogotenenti Yggrisyl e Ceilidh al suo fianco, fino a che si era rifiutata di prendere parte a una battaglia in cui erano andate perse vite innocenti. Tutto era cambiato il giorno in cui la Guardia fu chiamata a reprimere le proteste civili vicino al confine. Le persone che avrebbero dovuto combattere non avevano niente a che fare con la ribellione, ma gli ordini del Re furono eseguiti. Le Guardie risposero con forza brutale. E nel mezzo della battaglia Gaylean si era fermata e aveva guardato, inorridita, mentre uno dei suoi commilitoni rompeva la testa di un uomo prima che potesse staccarlo dalla sua vittima. Guardò, inorridita mentre i suoi soldati uccidevano un uomo a mani nude. Guardò, inorridita, mentre i suoi compagni facevano a pezzi le persone. Guardò, inorridita, mentre i suoi amici rendevano le strade di Washin rosse di sangue. E poi non guardò più, lasciò cadere la spada, si spogliò della sua armatura, del suo nome e del suo passato in cerca di una redenzione. Non aveva più visto Yggrisyl e Ceilidh da allora, fino a che non li aveva trovati in quella taverna in una piccola città sperduta ai confini del mondo, che si azzuffavano come gli adolescenti che erano stati.

“Basta adesso. Olisya, cara puoi occuparti di ricucire il bardo? Io mi occuperò di questo… di lui.”

Si chinò sul viso di Ceilidh, accarezzandolo con la compressa di garza inumidita. Lui trasalì nel sentire le fresche dita sfiorargli le labbra, gli occhi castani ancora pieni di amore e lealtà mentre le sussurrava:

“Vieni con me màmeile . Lascia questa follia e torna da me.”
“Sai che non posso. Bevi il tuo vino, ora.”

Gli posò un lieve bacio sulla fronte che fece sfrigolare la pelle dell’uomo. Gaylean si avvicinò a Olysia e Yggrisyl, osservò per un momento il lavoro della novizia che stava ricucendo con piccoli punti delicati e sottili la fronte del bardo. Le posò una mano su braccio:

“Ottimo lavoro, piccola! Sai, era una sarta.”

A Yggrisyl non sfuggì lo sguardo adorante che le rivolse la novizia. Si passò una mano tra i lunghi capelli grigi, le labbra piegate nel suo solito sorriso smaliziato:

“Ti ha chiesto di andare con lui, vero? Potrei farti la stessa proposta, ma so che non accetterai. Eppure ti amo anche io, lo sai. Come ti ama questa piccola.”

Olisya divenne rossa in volto e inciampò all’indietro, Gaylean le accarezzò il capo:

“Non farti sconvolgere da lui, gli piace solo provocare. Non è così? Bevi il tuo vino, ora.”

Posò anche a lui un bacio delicato sulla fronte che lo lasciò sorpreso e deliziato. I due uomini si sentirono intorpiditi e febbricitanti e caddero addormentati lì dov’erano. Quando si ripresero della sacerdotessa e della sua novizia non c’era traccia.
   
 
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