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Autore: Maqry    24/12/2022    2 recensioni
JJ sa che per quei quattro disgraziati si farebbe anche mettere dentro (lo ha fatto).
Così come sa che gli altri farebbero di tutto per tirarlo fuori (hanno fatto anche questo).
Perché per lui le persone che più contano al mondo sono lì, sul Twinkie, e le può contare sulle dita una mano.

{ Outer Banks | Pogues | JJ!centric }
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Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: JJ Maybank, John B. Routledge, Kiara Carrera, Pope Heyward, Sarah Cameron
Note: Kidfic | Avvertimenti: nessuno
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Sulle dita di una mano

 

 

 

A Delì 💙

 

 

 

Uno.

 

A contare, a scuola te lo insegnano ancora al primo anno.

Con tutte le difficoltà del caso, teoricamente è l’anno in cui lo insegnano anche a JJ, nonostante presti ben poca attenzione alla maestra e preferisca metterle puntine sotto la sedia, finendo ripetutamente in presidenza – perché JJ è tante cose, ma certo non un codardo o un infame: le sue colpe se le prende tutte, diversamente dagli altri che sono sempre pronti a scaricargli addosso le loro (il ragazzino problematico, dopo tutto, è facile da incolpare).

JJ, di fatto, al primo anno coi calcoli è bravo, ma solo se si tratta di sottrazioni: il numero di panini da rubare al baretto della scuola, mamma che se ne è andata, un padre che meno volte vede meglio è, nessun compagno che può essere un vero Pogue pronto a guardargli le spalle.

Le addizioni, invece, restano un problema.

 

 

 

 Due.

 

A contare, a JJ lo insegna un ragazzino pieno di lentiggini.

Negli anni inventeranno mille storie, per raccontare come sia andata – perché deve sembrare una roba figa, amico! –, eppure la verità su quel terzo anno e come lui e John B siano diventati migliori amici è facilissima. Non è che a JJ servisse, eh, sia chiaro, ma era stato stranamente bello, mentre si alzava facendo il medio, già pronto per il solito giro di rimproveri, che qualcun altro si alzasse a propria volta e rivendicasse l’idea di riempire la lavagna di parolacce. Poi non era servito a niente, perché che JJ non c’entrasse sembrava impossibile (e giustamente), ma intanto qualcuno si era alzato.

Da lì a costruirsi insieme la loro prima tavola da surf con cui andare a schiantarsi contro gli scogli e rompersi polso, una costola e tre denti, il passo era stato breve.

Breve come fare uno più uno.

 

 

 

Tre.

 

Per contare, e per davvero questa volta, serve però Pope.

Pope è bravissimo coi numeri, li ha imparati a dare una mano in cassa da suo padre, e quando finiscono in classe insieme alle medie, con una pazienza che JJ non ha idea da dove prenda – ma che non smetterà mai di ringraziare per tutte le volte che sarà disposto ad ascoltare i suoi sfoghi ingarbugliati e farne gomitoli ordinati –, si siede accanto al biondino, gli apre la testa come si apre una conchiglia, e ci incastra dentro tutte quelle cazzate inutili che poi così inutili non sono, e lo fa meglio di tutti gli insegnanti venuti prima di lui.

Perché Pope li capisce, JJ e John B, sotto ai libri e i bei voti è un Pogue come loro, nel sangue lo stesso identico ritmo delle onde (solo un po’ più calmo, ecco, quello che basta per pensare i piani, e tirarli indietro da quelli troppo pericolosi, e inventarne una per parare il culo a tutti e tre).

E i calcoli, ora, sono compito suo.

 

 

 

Quattro.

 

Di contare, per poco JJ si dimentica quando arriva Kie.

Si dimentica prima perché non esiste che una Kook possa far parte del gruppo – e chicazzosenefrega di quello che dice John B –, e poi perché la vede mentre rigira come calzini Rafe Cameron e amichetti, inveendo contro privilegi, classi sociali e capitalismo, e tutto quel fuoco che la brucia scalda anche lui (e sì, ovviamente si mette a darle manforte contro quei damerini del cazzo, perché un Pogue i suoi simili li riconosce, ma viene rimesso al suo posto da quella ragazzina che non ha bisogno di lui, nelle sue battaglie, e forse è qui che smette di contare e perde la testa – forse, chi lo sa, in ogni caso JJ nega).  

Kie non è sempre una somma facile, non con i suoi genitori che cercano di tenerla lontana da loro tre teppisti (due e mezzo, forse Pope un po’ di buona impressione è riuscito a farla ai Carrera), e la mandano alla Kook Academy, e la chiudono in casa, e vogliono mandarla via dalle Outer Banks.

Però Kie torna sempre – nel mezzo della notte o di una lezione – per tirarli fuori dai guai.

 

 

 

Cinque.

 

Di contare, JJ credeva non ce ne fosse più bisogno quando arriva Sarah.

Perché, tra le leggi non scritte che regolano il precario equilibrio dell’ecosistema delle Outer Banks, non ce n’è nemmeno una che parli della Principessa dei Kook che molla villa di famiglia e un’eredità da far schifo e, per amor di giustizia (e a ben vedere di un certo moro), sia disposta a testimoniare l’innocenza di un Pogue – sono cazzate da film alla Titanic, dove tanto il poraccio di turno ci crepa lo stesso nella storia (il film lo ha visto perché Pope e Kie insistevano, sia chiaro anche questo). E invece Sarah svaligia casa sua, piuttosto che abbandonarli rischia lei la vita tante – troppe – volte, sceglie una vecchia barca e quattro amici.

Alla fine la parte di isola in cui si è nati conta poco, perché sono solo ragazzini spaventati e con più traumi che anni, tutti quanti, e basta poco per rendersi conto che parlare di padri del cazzo, ma proprio tanto sia quasi più facile con lei.

E così anche l’ultima addizione diventa presto naturale.

 

 

JJ sa che per quei quattro disgraziati si farebbe anche mettere dentro (lo ha fatto).

Così come sa che gli altri farebbero di tutto per tirarlo fuori (hanno fatto anche questo).

Perché per lui le persone che più contano al mondo sono lì, sul Twinkie, e le può contare sulle dita una mano.

 

 

 

 

 

Note alla storia: a Natale siamo tutti più buoni, quindi si spera che nessuno lanci pomodori e si tentano i fandom nuovi. Outer Banks è stata (e ancora è, mi serve solo che mi diano la terza stagione!) un’ossessione poco salutare, quindi quando al Secret Santa mi è capitata Anonimadelirante come destinataria (mi dispiace, meritavi un Babbo Natale migliore), non ho avuto alcun dubbio e le ho scritto di questi cinque disgraziati – questo anche perché lei ha scritto due fic stupende sul fandom, ben più belle di questa (perché la lettrice fortunata qui sono io), e in qualche modo volevo ricambiare il favore per avermi reso tanto felice con quelle storie. 

Non si sanno bene le dinamiche con cui si siano conosciuti i ragazzi (se non che JJ e John B sono amici dal terzo anno e che Kiara, al nono, è stata spostata alla scuola dei Kook dove per un anno è diventata la migliore amica di Sarah) quindi ho bellamente inventato tutto io, spero in modo abbastanza verosimile. Dato che all'inizio della serie Kie e John B sono molto legati, ho immaginato fossero stati prima amici loro e poi lui l'avesse tirata nel gruppo.

L’ispirazione per questa storia la devo anche alla challenge indetta da Mari Lace sul forum Ferisce la penna, “Love beyond romance”, che chiedeva di mostrare un’amicizia (e per me loro sono la brotp per eccellenza!) ispirandosi a una canzone. Ho scelto “Gone gone gone” di Phillip Phillips, che per me è LA canzone per questo gruppo, e lascio il link che rimanda a un bellissimo fanvideo su di loro che usa proprio questa canzone come sottofondo.

E ora, le cose importanti: tantissimi auguri di Buon Natale, Delì! Le tue storie, nel corso di tutti questi lunghi anni in cui – a singhiozzi – ci siamo incrociate su EFP, mi hanno sempre reso tanto felice e riempito sempre il cuore. Spero che questa storia possa, nel suo piccolo, farlo anche per te. E a un anno nuovo pieno di cose belle, letture, storie, e la terza stagione di OBX, ovviamente.

E a chiunque sia arrivato fin qui, grazie per il vostro tempo e buone feste! ❤

   
 
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