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Autore: Akane    26/12/2022    0 recensioni
'Forse, in fin di conti, era proprio quella la sua specialità. Il suo potere reale.
Essere inconsapevolmente puro, un diamante grezzo.'
Il Seirin ha battuto il Kaijo e Aomine provvede subito a fare i complimenti a Kagami e a ricordargli che deve ancora parlare al suo ex, Himuro.
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Daiki Aomine, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La cosa più preziosa'
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incentivi

NOTE: dodicesima fic della serie La cosa più preziosa. Siamo nel dopo Seirin-Kaijo, perciò Kagami e Kuroko hanno appena battuto Kise. I due eroi parlano di come ci sono riusciti e poi arriva Aomine con il premio per la vittoria, che finisce per essere anche un incentivo affinché Kagami si muova a parlare al suo ex, Himuro. C’è un accenno ad una seconda ship di cui pensavo di scrivere uno spin off, cosa che ancora non ho fatto, ma chi lo sa. Al finale mancano solo due fic che metterò come al solito una per settimana circa. Come sempre le fan art non sono mie ma trovate in rete e sono parzialmente usate come ispirazione per certe scene. Buon natale a tutti e buona lettura. Baci Akane 

INCENTIVI

aokagaaokagaaokagaaokagaaokaga


- Non sono entrato nella zona... - asserì orgoglioso Taiga, gli occhi dai riflessi rossi erano accesi come se fosse appena successo qualcosa di incredibilmente bello. 
Kuroko lo guardò sorpreso. 
- Ne sei contento? Di solito cerchi sempre di entrarci... - non ci arrivò subito, ma quando Taiga lo guardò, mentre si dirigevano insieme negli spogliatoi per cambiarsi, dopo la partita con la Kaijo, lo capì. 
Taiga infatti glielo confermò tornando a guardare davanti a sé, come se non vedesse le schiene dei loro compagni tutti stanchi, bensì un orizzonte azzurro e pieno di sogni realizzabili.
- È una cosa che mi ha detto Daiki prima al campetto. Devo essere forte anche senza la zona. Non posso affidarmi solo alla zona per battere i più forti. Ed oggi ci sono riuscito. Sebbene per battere Kise in fase Perfect Copy siamo serviti noi due in combinazione... 
Kuroko a quel punto si sentì in dovere di correggerlo, per dovere di verità:
- In realtà non l’abbiamo realmente fermato, avremmo avuto bisogno di un po’ più di tempo, ma ci eravamo arrivati al suo schema. 
- Era questione di tempo, ci saremmo riusciti. Anche se non ho ancora capito come superare la mossa di Akashi che ti fa sedere. 
- Ci saresti arrivato come riesci in tutto. E poi lui non è riuscito a segnare con una delle mosse dei ragazzi, perché l’avevamo messo alle strette spingendolo a fare ciò che volevamo. Alla fine poteva provare a fare il tiro che gli avevamo costretto noi ed essere fermato oppure passare a qualcuno, ma in quel momento non era più lui contro noi. 
Kuroko ci tenne a precisare il finale della partita, consapevole che era più utile a lui che a Taiga, il quale ormai era già contento di suo.
- Mi è dispiaciuto che piangesse. 
A Tetsuya no invece, significava che il suo scopo di restituire l’amore per il basket ai suoi amici della Teiko che l’avevano perso diventando troppo forti, era riuscito. Lui era contento delle sue lacrime, così come di quelle degli altri. Ma non in modo sadico, bensì in modo affettuoso. 
A quello i due si fermarono prima di entrare nello spogliatoio, girandosi insieme verso quello del Keijo, alla ricerca di Kise. Lo videro in procinto di varcare la soglia, ancora sorretto dal suo senpai.
- Se avesse giocato tutta la partita sarebbe stata più dura. 
- Se l’avesse fatto, avremmo avuto più tempo per perfezionare la nostra tecnica d’annullamento della Perfect Copy. Ci siamo praticamente riusciti in meno di 4 minuti. - puntualizzò Kuroko. Taiga ridacchiò, ma infine convenne con lui. Era vero. 
- Dovrei andare a parlargli? - si chiese a fior di labbra Kuroko, Taiga lo guardò sorpreso. 
- Vorresti? 
Kuroko gli sorrise imbarazzato, arrossendo leggermente. Taiga lo notò meravigliato, non avendolo mai visto in quello stato. 
- Beh, credo che... 
Dal fondo del corridoio appena percorso, notarono la presenza di un ragazzo che si accingeva a raggiungere una delle due squadre. 
Entrambi lo riconobbero e Kuroko fu come se si ricordasse di un dettaglio che aveva notato durante la partita: 
- Ho visto che appena è arrivato gli hai fatto un gran sorriso spontaneo! - Taiga lo fissò come un gatto dalla coda pestata, i peli quasi dritti, il viso di nuovo rosso come i capelli.
- Che... che dici... davvero l’ho fatto? Beh, cosa credi, che sia qua per me? Sarà venuto a complimentarsi col suo pupillo... 
Kuroko ignorò totalmente lo scatto di gelosia verso Kise e proseguì pensieroso, come se lui non avesse detto nulla, sempre guardando la figura alta, snella e atletica che si avvicinava a loro con la sua giacca blu scuro aperta addosso. 
- Sai, ieri sera dopo l’ultima partita, Aomine ha dato un pugno ad Haiazaki. Non gli era piaciuto il pestone al piede di Kise e poi aveva qualche questione sospesa con lui. 
E questo, improvvisamente, come un fulmine a ciel sereno, cambiò tutto. 
Taiga guardò Kuroko shoccato per capire se fosse vero ciò che diceva, poi constatando che lo era dalla sua espressione limpida e serena, scosse il capo ed insultandolo a mezza voce, gli andò incontro. 
Tetsuya sorrise soddisfatto decidendo di prendere spunto da lui e così, invece di entrare nello spogliatoio, si diresse in quello della Kaijo, deciso a parlare con Kise. Non aveva ben preciso in mente niente, non sapeva cosa avrebbe fatto o detto, ma aveva il sentore che ci fosse qualcosa che gli doveva in privato, senza occhi e orecchie. Solo loro due da soli e basta.
Un po’ come Kagami ed Aomine. 

Daiki vide arrivare Taiga a passo di carica, la faccia tutta rossa ma non di fatica. Aveva qualcosa e da come lo conosceva, probabilmente era imbarazzato per qualcosa che voleva fare o dire. 
Così si bloccò curioso di vedere cosa avesse in mente. Era sicuro di non aver fatto nulla di particolare, gli aveva solo regalato delle scarpe eccellenti. 
Taiga lo raggiunse, gli prese diretto la mano e lo tirò verso il loro consueto spogliatoio libero. Era uno di quelli più piccoli che solitamente venivano usati da arbitri o membri dello staff organizzativo, ma venivano usati poco e liberati subito. 
Come immaginato, lo trovarono vuoto, una volta dentro Taiga gli lasciò la mano, gli prese il viso fra le mani e appoggiandosi a lui, mise la fronte contro la sua, poi ancora con un evidente imbarazzo, mormorò: 
- Grazie. - finendo poi per baciarlo delicatamente sulle labbra. 
Daiki rimase sorpreso di quel gesto semplice ed estremamente poco invadente. Per un momento si era immaginato, non poco eccitato, che gli saltasse addosso per costringerlo a fare sesso con lui. Sarebbe stato un gran peccato cedere alle sue avance. Voleva che chiarisse con il suo ex per una serie di motivi, fra cui la propria coscienza nel continuare a frequentare il proprio ex in amicizia, ma se quell’idiota avrebbe insistito tanto, avrebbe potuto fare uno strappo all regola e sbatterselo una volta per tutte come voleva. 
Però, invece, l’aveva tirato in quel modo imbarazzante nel ‘loro’ spogliatoio solo per baciarlo e ringraziarlo. 
Un momento, ringraziarlo per cosa? 
- Ehi, vedi che le scarpe sono un prestito anticipato, devi ancora finire di conquistartele in campo... appena finisce la Winter Cup... 
Brontolò sulla sua bocca, separandosi di qualche centimetro e borbottando poco comprensibilmente per via del bacio non finito. 
Taiga scosse il capo e gli circondò il collo con le braccia, stringendosi di più a lui. Lo appoggiò alla porta e gli si mise sopra, un po’ stanco, un po’ bisognoso del suo corpo, della sua consistenza solida e sicura. 
- È per quello stronzo a cui hai dato un pugno ieri. - mormorò sulla sua pelle, scivolando con la bocca sul mento e leccandolo. I brividi colpirono impetuosi ed immediati Daiki che andò con le mani sul suo sedere, stringendo le natiche sode, attirandolo maggiormente a sé. La lingua di Taiga raggiunse il suo orecchio, continuando a leccarlo fino a scioglierlo in una lava rovente. 
- Te l’ha detto? 
Non aveva avuto dubbi che l’avrebbe fatto e che lui avesse capito subito che oltre alla vendetta su Ryota, c’era anche quella per lui ed i suoi amici. 
- Avevi ragione... - continuò mormorandogli sull’orecchio, mentre gli accendeva mille voglie tradotte perfettamente nella sua erezione che si gonfiava fra le gambe. 
- Ho sempre ragione. - fece per partito preso, la mente annebbiata e la totale incapacità di pensare. Taiga scese sul collo mentre con le mani gli portava la giacca sulle braccia. - Su cosa? - chiese poi. 
Taiga sorrise malizioso, scivolando sempre più giù, accucciandosi sulle gambe provate. Arrivato alla vita, gli aprì i jeans con una chiara intenzione, la luce accesa nei suoi occhi maliziosi che vedeva dall’alto della sua posizione in piedi, lui chino davanti. 
Taiga sollevò lo sguardo mentre le sue dita trafficavano coi suoi vestiti. 
- Sul fatto che devo sistemare le cose con Tatsuya. Ma lo farò domani. Prima non ne ero convinto, ma finché ci sono fantasmi fra noi, non ci godremo realmente questo. 
Con ‘questo’ chiarì con una dimostrazione pratica di cosa parlava. 
Taiga gli tirò fuori l’erezione e gliela prese subito in bocca, dopo averlo massaggiato con le mani. 
Leccando dalla punta, passò alla base tracciando scie umide con la lingua su tutta la lunghezza.
Daiki divenne subito dritto e duro e prenderlo in bocca e succhiarlo fu un autentico piacere. 
Non lo faceva da una vita, non ne aveva solo voglia, lo desiderava da matti. 
Le mani di Daiki raggiunsero la sua nuca, i capelli rossi spettinati e ancora bagnati di sudore. Strinsero aiutandolo ad aumentare il ritmo con cui lo faceva suo. 
- Mmm... beh, niente ci impedisce di fare la prova prima e poi dopo, per vedere le differenze... - disse senza nemmeno rendersene conto, preso da una tale voglia incontenibile da capire che ora come ora non si sarebbe potuto fermare. 
Taiga rise sul suo membro duro, ma non si fermò. Proseguì aiutandosi con le mani fino ad aumentare vertiginosamente l’intensità. Lo sentì raggiungere l’apice con uno strattone sui suoi capelli. Daiki glielo tolse dalla bocca un momento prima di venire e schizzò per terra, evitando di soffocarlo con qualcosa che non sempre era apprezzato.
Ci sarebbero arrivati per gradi. 
Uno degli insegnamenti più importanti di Ryota sul sesso. Non andare subito a cento, passa per gli altri decimi e alla fine godrai come non mai. 
Certo, ci provava, ma con Taiga non era facile.
Ci era riuscito con tutti, anche con Tetsu, ma con Taiga era così maledettamente difficile. E dire che aveva delle ottime ragioni per frenare le cose, oltre che una questione sessuale.
Quando vide che lo faceva venire subito, capì che non intendeva andare fino in fondo e frustrato per la sua decisione saggia che ormai non condivideva più, nonostante fosse stato lui ad imporla da giorni, lo alzò prendendolo per la divisa. Taiga si appoggiò al suo corpo per risalire al suo viso, gli si appoggiò addosso. Lo sentiva fremere, la giacca ancora calata sui gomiti, abbandonata e dimenticata lì. Le mani di Daiki tornarono sui suoi glutei, la bocca di Taiga trovò quella del compagno ancora nella pace dei sensi, ma scocciato. 
- Proprio adesso l’hai capito? - brontolò sulle sue labbra, gli occhi chiusi. 
- Che avevi ragione a voler aspettare di risolvere le questioni importanti prima di scopare? - Taiga se la stava godendo. In realtà non era venuto, ma era realmente molto stanco per pensarci. Anche se era estremamente eccitato e lo desiderava da matti, come mai aveva desiderato nessuno in vita sua, sapeva che non sarebbe riuscito a godere. Non come avrebbe voluto. Il suo corpo reclamava riposo. 
- Mm... - sembrò più un ringhio contro la sua bocca, contro cui parlava ancora nella pace dei sensi. Sensi con sempre meno pace mano a mano che realizzava che non avrebbe avuto il resto. Ormai che lo voleva. - Maledetto Taiga. - aggiunse facendolo ridere. La sua risata contro la bocca rischiarò le nuvole di Daiki, come ultimamente capitava spesso, e sospirando si rilassò anche lui salendo con le mani dal sedere alla schiena. Lo strinse a sé e nascose il viso contro il suo collo. 
- Non farmi aspettare ancora. Ti voglio da impazzire. 
Con questo sussurro contro il suo collo, Taiga si ritrovò eccitato tutto d’un colpo e con una voglia infinita di saltargli addosso senza fermarsi. 
Improvvisamente non era più stanco e non aveva più giocato una partita massacrante. 
- Pensavo saresti andato a consolare Kise... - disse ironico, cercando di riprendersi per non calarsi davvero gli shorts, girarsi e chiedergli di entrare subito. 
- Pensavo saresti andato tu. - rispose pronto. 
Taiga si staccò per guardarlo in viso, da vicino e sempre abbracciati ed appoggiati alla porta. 
- Per questo sei venuto? A controllare che non reclamasse il premio di consolazione? 
Alla fine, tutto sommato, quel gioco di gelosie cominciava ad avere più senso che mai. 
Lo capiva eccome. Non era bella di per sé la gelosia, non quella seria e vera. Ma quella così aveva un suo gran senso. 
I due ridacchiarono guardandosi negli occhi da vicino, accesi di una luce vitale che era sempre più vibrante, poi Taiga si ricordò di Kuroko.
- Anche se credo che qualcuno glielo abbia dato, alla fine, il premio di consolazione... 
Daiki alzò il sopracciglio curioso. 
- Quando sono venuto da te mi sono accorto che Kuroko andava verso lo spogliatoio del Keijo. - Taiga rimase a sorridere soddisfatto e realizzato, Daiki lo guardò sorpreso per capire se fosse serio. Ma lui lo era eccome. 
- Tetsu e Ryota, eh? - ci pensò guardando in alto, ricordò alcune delle loro dinamiche e come Ryota in realtà avesse sempre avuto riguardo verso Tetsu. - Perché no... hanno del potenziale... soprattutto ora... - perché li conosceva e sapeva, sapeva molto bene ciò che era stato il loro rapporto all’epoca, il modo in cui Ryota aveva sempre guardato Tetsu dall’alto in basso credendosi migliore e più bravo e come poi, piano piano, l’aveva rivalutato diventando prima suo amico ed ora una sorta di ammiratore e guardiano. 
Sapeva che ormai lo rispettava, non aveva sentito ciò che si erano detti alla fine della partita, quando si erano salutati, però li conosceva. Soprattutto loro due. 
Daiki annuì più convinto, sentendosi sinceramente contento per loro e quasi sollevato, in un certo senso.
Dopotutto era felice che anche loro avessero quel tipo di felicità, perché ci teneva a loro. Loro in particolare rispetto a tutti gli altri della Generazione dei Miracoli. Poi guardò Taiga probabilmente perso in altre considerazioni, del tipo come parlare al suo ex, e sorrise con sollievo. 
- L’importante è trovare la felicità, non conta con chi e quando. 
Solo allo sguardo sconvolto di Taiga capì d’averlo detto ad alta voce ed avvampò da solo, spingendolo brutalmente via nel disperato tentativo di ritrovare la sua faccia persa. Ma la risata di presa in giro bonaria non se la risparmiò, soprattutto perché proseguì anche fuori dallo spogliatoio, quando continuarono a prendersi in giro, insultarsi e minacciarsi come al solito. Come se non avessero appena consumato un mezzo amplesso, o meglio un preludio di esso. 
Un preludio di qualcosa che, se tutto andava bene, si sarebbe consumato il giorno dopo. 
“Che si muova o gli salto davvero addosso e non rispondo di me. Sto stronzo! Prima entra a forza nella mia vita e mi salva da un’esistenza triste e solitaria, poi ci mette un secolo a risolvere le sue robe! Come osa?”
Certo, in amore vinceva chi si faceva desiderare, ma il limite di Daiki era davvero all’orlo ed il bello, dopotutto, era che Taiga nemmeno se ne rendeva conto. 
Forse, in fin di conti, era proprio quella la sua specialità. Il suo potere reale. 
Essere inconsapevolmente puro, un diamante grezzo. 
Forse un giorno, diventando il più forte di tutti si sarebbe rovinato. O forse no. Con qualcuno vicino, la persona giusta, magari, si sarebbe salvato. Magari lui era diverso. 

   
 
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