Anime & Manga > Demon Slayer/Kimetsu no Yaiba
Ricorda la storia  |      
Autore: Princess Kurenai    28/12/2022    0 recensioni
Akaren Week 2022 | Day 6 - Wings
Akaza era l'unico tra le Dodici Lune Demoniache, e probabilmente anche tra tutti i demoni creati da Muzan, a non avere mai avuto delle ali.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hakuji/Akaza, Kyoujurou Rengoku
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'AkaRen Week 2022'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Rating rosso per via di una scena violenta.

----

Akaza era l'unico tra le Dodici Lune Demoniache, e probabilmente anche tra tutti i demoni creati da Muzan, a non avere mai avuto delle ali.

I demoni venivano creati attraverso il debole corpo degli umani e questi, esclusi alcuni rari casi legati a malattie o amputazioni, avevano tutti delle ali. Di conseguenza anche i demoni ne erano dotati, e grazie alle loro abilità rigenerative erano anche in grado di farle ricrescere o di ottenerne un paio del tutto nuovo se per per caso da umani non ne erano dotati.

Ma Akaza? Sin da quando aveva memoria, ovvero sin dalla sua nascita come demone, non le aveva mai avute. Aveva tentato di usare i suoi poteri rigenerativi, più e più volte, ma le ali non erano mai uscite.

"Sono una seccatura in combattimento," si era abituato a dire per giustificarne l'assenza, ma aveva sempre notato lo sguardo di biasimo e di scherno delle altre Lune, perfino di quelle sotto il suo rango.

Aveva sempre cercato di convincersi che non gli importava, che stava davvero meglio senza. 

D’altro canto, a cosa servivano le orribili ali dei demoni, fatte di cartilagine e membrana? A nulla. E quelle degli umani? Erano semplicemente un punto debole, nulla di più.

Ma era cambiato tutto quando aveva incontrato Kyojuro e, durante il loro scontro, gli aveva crudelmente strappato via una manciata di piume.

Le aveva tenute in mano per tutto lo scontro con il Pilastro della Fiamma e anche durante la sua fuga dal sole che, quasi richiamato dal luminoso spirito combattivo di Kyojuro, aveva interrotto una battaglia il cui esito era stato scritto fino a quel momento.

Il sole aveva salvato Kyojuro da morte certa, e Akaza aveva continuato a tenere stretta quella manciata di piume morbide e dai colori caldi del fuoco anche dopo aver smesso di correre.

Le aveva tenute con sé anche dopo la punizione di Muzan, quando ogni logica gli suggeriva di lasciarle e di concentrarsi sul compito assegnatogli dal suo padrone. Ma non ne era stato in grado.

Le aveva conservate e osservate a lungo, sfiorandole con reverenza e studiandone i colori simili ad una fiamma. Erano state il suo tesoro fino a quando non aveva deciso di 'restituirle' al suo proprietario in un gesto simbolico che doveva mostrargli quanto fosse dispiaciuto per averlo ferito.

Erano trascorsi otto mesi dalla sua battaglia contro Kyojuro e sette da quando Akaza aveva iniziato a fargli visita assiduamente, spinto dalla curiosità e dal 'bisogno' . Il bisogno di combatterci ancora, di convincerlo a diventare un demone, di comprendere il segreto della sua forza... di stargli vicino e sentire il suo calore, così umano e vivo . Akaza sentiva la necessità di stare accanto a Kyojuro.

Kyojuro, pur avendo rifiutato le piume, aveva accettato le sue scuse, e Akaza aveva tenuto ancora in mano quelle piume: pronto a continuare a custodirle gelosamente.

Forse era stato quel gesto a spingere il Pilastro della Fiamma a chiedergli perché non avesse anche lui delle ali. Era ovvio che si fosse già posto più volte quella domanda, ma probabilmente aveva sempre evitato di entrare nell'argomento reputandolo... intimo

Akaza non sapeva il perché avesse esitato tanto a porgergli quella domanda, ma per la prima volta non aveva sentito il bisogno di mentire, usando come scusa la scomodità delle ali in battaglia.

«Non le ho mai avute,» aveva infatti risposto, mettendo a nudo quel qualcosa che lo aveva sempre fatto sentire incompleto. «Ho provato a farle crescere, ma non sono mai... uscite

Kyojuro non lo aveva guardato con biasimo né con scherno. Si era al contrario mostrato dispiaciuto e forse anche preoccupato, e in silenzio, mentre osservavano il cielo notturno seduti sull' engawa della residenza dei Rengoku, gli aveva avvolto le spalle con una delle sue ali. Una sorta di abbracciò, timido e piacevole, che fece ricordare ad Akaza un abbraccio simile che doveva aver ricevuto quando ancora era umano.

Era stata una strana sensazione, ma il calore e la morbidezza di quelle piume color del fuoco gli aveva portato alla mente un qualcosa che era certo di aver abbandonato o che, cosa che gli fece sentire un dolore all'altezza del petto, gli era stata portata via .

«Qualcun altro mi aveva abbracciato così…», mormorò cercando di inseguire quel ricordo così sfuggente ed attirando su di sé lo sguardo di Kyojuro.

«Ti infastidisce?»

Akaza scosse il capo, allungando la mano per sfiorare le piume delle ali del Pilastro. Le percorse lentamente, restando sorpreso sia per il calore che avvertì al tatto che per la fiducia di Kyojuro, che non si ritrasse alla sua carezza. Come se quelle stesse mani non lo avessero ferito e non fossero macchiate del sangue di tante persone.

«Mi infastidisce solo non ricordare chi fosse…» ammise. «Mi sembra quasi di inseguire un fantasma.»

Kyojuro emise un verso a labbra chiuse, incrociando le braccia al petto ed inclinando il capo come per pensare ad una soluzione.

«Forse non devi inseguirlo,» propose, e Akaza lo guardò con un mezzo sorriso.

«Come faccio a ricordare se non cerco di inseguirlo?»

«Il ricordo potrebbe venire da te spontaneamente, così come ti sei ricordato di averlo,» spiegò in una logica tutta sua che fece scaldare il petto di Akaza.

Forse sforzarsi di ricordare non era la via giusta e Kyojuro aveva ragione. Rischiava solo di accumulare frustrazione, e Akaza in quegli istanti voleva solo godersi il calore del Pilastro della Fiamma prima di dover fuggire dall'alba come ogni giorno.



.-.-.-.-.-.-.



Aveva ricordato delle mani, grandi e ruvide, che lo tenevano schiacciato per terra per i polsi e per le caviglie. Il suo corpo era più piccolo e sicuramente troppo debole per scacciare quelle mani adulte, ma era altrettanto forte da nascondere dietro delle risate isteriche la paura e il dolore.

La schiena pulsava per delle frustate ricevute qualche ora prima - venti , aveva ricevuto venti frustate -, e gli avambracci erano sanguinanti e intorpiditi. Una seconda linea d'inchiostro nero spiccava contro la pelle chiara, abbracciando l'avambraccio.

Era il secondo avvertimento, ma quella che stava ricevendo non era la punizione del magistrato. Era una vendetta per aver rubato alla persona sbagliata.

Aveva paura ma rideva ugualmente, sperando in quel modo di scoraggiare le persone che lo avevano preso.

Tuttavia, una mano sulle sue ali riuscì a bloccare le sue risate isteriche.

Le sue ali erano piccole, forse perché era malnutrito o perché era solo un bambino , e vennero accarezzate lentamente da quella mano. Un tocco troppo delicato per essere vero, e che infatti si trasformò in un pugno chiuso qualche attimo dopo.

Uno strattone, forte e crudele, e una manciata di piume venne strappata via insieme ad un urlo che lasciò le sue labbra.

Si agitò con forza, sbattendo le ali per allontanare chi lo stava tenendo bloccato, ma la mano tornò di nuovo su di lui. Ancora e ancora .

Manciate di piume venivano strappate, lasciando solo la carne, piume spezzate e tanto sangue.

Era stato torturato per quella che gli era sembrata essere un'eternità, e alla fine era stato lasciato nel vicoletto nel quale era stato trascinato contro la sua volontà. Le ali spezzate e insanguinate.

Una volta a casa, erano state le ali di suo padre ad abbracciarlo. Si erano avvolte attorno al suo corpo come per creare uno scudo.

Suo padre lo aveva stretto forte, piangendo e chiedendogli scusa.

Le ali di suo padre erano belle, nere come quelle dei corvi, ma erano deboli e chiaramente malate… ma erano ugualmente stupende per lui. Erano calde e rassicuranti, ed era tutto quello di cui aveva bisogno in quel momento.

.-.-.-.-.-.-.



Il primo sentimento che aveva investito Akaza era stata una rabbia cieca che lo aveva portato a sfogare quell'ira contro il tronco di un albero.

I pugni si erano abbattuti contro il legno. Le nocche delle sue mani si erano ricoperte di tagli e graffi che neanche facevano in tempo a rigenerarsi.

Colpiva quell'albero come se volesse distruggere le persone del suo ricordo. Quelli che lo avevano torturato e fatto piangere suo padre , quelli che lo avevano ferito a tal punto da costringerlo a farsi amputare le ali per evitare un'infezione.

Ma soprattutto, colpiva quel tronco per distruggere se stesso

Come aveva potuto dimenticare suo padre? Quante altre cose e persone aveva dimenticato?

"Quanto mi è stato portato via?" pensò mentre l'albero cadeva per terra un un cupo rumore di rami spezzati.

Non era stato lui a dimenticare.

Quei ricordi gli erano stati sottratti e il nome di chi lo aveva privato della sua identità pesava sulla sua lingua come una condanna a morte.

Lo odiava, tanto quanto sapeva di dover odiare se stesso.



.-.-.-.-.-.-.



«Per un momento ho temuto che non saresti più tornato,» dichiarò Kyojuro quando Akaza, dopo una settimana di assenza, apparve di nuovo sulla porta della sua camera.

«Non credevo potessi sentire così tanto la mia mancanza, Kyojuro~» ribatté il demone, facendo ridacchiare il Pilastro.

«Credo sia normale quando due persone si frequentano assiduamente per così tanto tempo,» rispose senza alcun imbarazzo.

Akaza sorrise, ma le sue labbra assunsero presto una piega più triste e abbattuta.

I ricordi, lentamente, stavano tornando. Sentiva ancora dei buchi, dettagli che continuavano a sfuggirgli… ma aveva visto tutto il male che c'era stato nella sua vita.

Aveva visto le torture. Il suicidio di suo padre. Le notti passate nascosto sotto delle coperte logore per non morire di freddo.

Aveva visto due corpi privi di vita, avvelenati, e aveva sentit o il suo cuore riempirsi di altrettanto veleno mentre le sue mani si tingevano di rosso sangue. Aveva ucciso e la sua vita come umano era finita lì.

L'unico ricordo felice che era riuscito ad afferrare era stato proprio l'abbraccio di suo padre… ed era quasi certo che non ci fossero molti altri ricordi lieti se la sua mente lo aveva portato a mostrargli solo dolore.

«Che cosa è successo?» la voce seria di Kyojuro spezzò il silenzio che Akaza aveva lasciato calare, e il demone esitò prima di rispondere.

«Ho ritrovato quel ricordo,» ammise, osservando la reazione del Pilastro.

Notò un fremito nelle ali e un lampo di curiosità attraversare il viso di Kyojuro, ma quando parlò si mostrò serio e controllato, forse comprendendo il peso di ciò cui Akaza gli stava per rivelare.

«Che cosa hai ricordato?»

«Chi mi ha abbracciato… e chi mi ha portato via le ali,» rispose, cercando poi di articolare quei ricordi per raccontare a Kyojuro la patetica vita umana che aveva ricordato fino a quel momento.

Finirono per sedersi l'uno di fronte all'altro, con il Pilastro che, con naturalezza e senza proferir parola, gli aveva preso entrambe le mani per stringerle nelle sue.

Lo faceva spesso. Kyojuro toccava spesso le sue mani, sedeva sempre vicino a lui in modo che le loro spalle o gambe si sfiorassero. C’era un qualcosa di non espresso in quei gesti così intimi, perché sarebbero dovuti essere nemici e quello rendeva tutto molto più complicato.

Il Pilastro aveva ascoltato in silenzio il suo racconto, paziente e senza mai interromperlo fino a quando la voce di Akaza non si spense, lasciando calare il silenzio.

«Penso... che non sia tutto qui,» rispose Kyojuro, muovendo lentamente il pollice per accarezzargli con piccoli movimenti circolari le mani. «Hai ricordato molte cose negative, ma sono certo che ci sia stato anche dell'altro…»

«Forse,» concesse Akaza. «Ma alla fine conta come è finita la storia.»

«Non è finita se sei ancora qui,» gli fece presente il Pilastro. «Puoi ancora fare qualcosa e ricordare il resto della tua vita.»

Akaza non ne vedeva l'utilità. Alla fine, felicità o meno, aveva perso tutto. Suo padre, le ali,  il suo nome e quelle due persone avvelenate… ed era diventato un mostro .

Kyojuro sembrò quasi avvertire i suoi pensieri perché si sollevò sulle ginocchia e, lasciandogli le mani, allungò le braccia per abbracciarlo, coprendo entrambi con le sue grandi ali calde e morbide.

Era rassicurante e non poté fare a meno di lasciarsi andare, sussultando un poco nel sentire le dita di Kyojuro accarezzargli la schiena dove sarebbero dovute esserci le sue ali.

«Forse pensi di non meritare le ali… di averle perse per sempre,» gli disse piano. «Ma secondo me meriti una seconda possibilità, di guarire e recuperare la libertà che ti è stata negata.»

Akaza chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dalle carezza delicate di Kyojuro e dalle sue parole, così fiduciose da insinuarsi nel suo petto, accendendo quel piccolo barlume di speranza al quale il demone sentiva di non poter credere… ma se Kyojuro credeva in lui, forse non era irrecuperabile.

Era facile credere nel Pilastro. Facile come respirare.

Quando il sole sarebbe sorto, Akaza sapeva che la speranza lo avrebbe di nuovo abbandonato come ogni volta, ma in quel momento voleva permettersi di vivere e di credere a Kyojuro.

Sorrise, permettendo ad un lungo sospirò di lasciare il suo corpo. Sentì un peso scivolare via e il respiro del Pilastro mozzarsi per un secondo.

«Kyojuro?» preoccupato da quella reazione, sollevò il capo per cercare il viso dell'altro che, tra sorpresa e ammirazione, gli rivolse un sorriso.

«Akaza…. sono bellissime, » gli disse causando nel demone un'espressione confusa.

«Cosa?»

Kyojuro ridacchiò e lo accarezzò ancora tra le spalle, sfiorando qualcosa all'altezza delle scapole. Un punto sensibile che strappò ad Akaza un sussulto.

« Le tue ali . Sono del colore del cielo dopo il tramonto,» dichiarò con dolcezza ed emozione, e il demone, spiazzato, girò il capo stendendo inconsciamente quelle che erano le sue ali.

Non ali demoniache, fatte di cartilagine e membrane, ma ali fatte di piume nere come la notte dalle punte blu e rosee… come quelle di suo padre.

Erano le sue ali .

Le ripiegò verso di sé, portando una mano ad accarezzarle. Erano calde e reali… ed erano belle , come aveva detto Kyojuro.

Per un momento si chiese perché fossero così diverse da quelle di tutti i demoni e un cieco terrore gli artigliò il petto.

Quelle ali non sarebbero piaciute a Muzan , pensò. Tuttavia a quel pensiero si aggiunse subito un’altra certezza: non avrebbe più permesso a nessuno di strappargli le ali.

Muzan lo aveva reso un demone privandolo di tutti i suoi ricordi. Aveva esasperato ciò che già lo rendeva un mostro da umano… ma Kyojuro aveva creduto in lui, gli aveva detto che poteva ancora essere libero e fare qualcosa per continuare a scrivere la sua storia. E se quelle ali rappresentavano la libertà che stava cercando di riprendersi… allora Akaza sapeva che cosa avrebbe fatto da quel momento in poi. Sapeva a cosa avrebbe votato la sua vita.

Guardò Kyojuro che sorrideva ammirando le ali che si erano di nuovo aperte davanti a lui. Gli prese il viso tra le mani per costringerlo a guardarlo in viso, rivolgendogli un sorriso grato.

«Grazie, Kyojuro.»

«Non ho fatto nulla!»

«Hai creduto in me, e queste ali sono la prova di ciò che voglio fare. Voglio essere libero e... combattere per restare libero.»

Gli occhi del Pilastro brillarono, speranzosi. Le ali sembrarono quasi vibrare per l'eccitazione di quel momento.

«E che cosa vuoi fare per prima cosa ora che sei libero?»

La presa di Akaza si fece più sicura sul volto di Kyojuro, se aveva davvero ritrovato la libertà, se poteva davvero agire come desiderava… allora poteva permettersi quel passo che avevano sempre esitato a fare.

«Credo che tu lo sappia, Kyojuro~» rispose e fu proprio il Pilastro a prendere l'iniziativa, spingendosi verso Akaza per far incontrare le loro labbra, mugugnando con sollievo come se non avesse aspettato altro fino a quel momento.



-----
Twitter
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Demon Slayer/Kimetsu no Yaiba / Vai alla pagina dell'autore: Princess Kurenai