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Autore: NyxTNeko    29/12/2022    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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Capitolo 142 - Niente si ottiene in guerra se non per mezzo di precisi calcoli -

6 maggio

- Comandante! - gridarono alcune sentinelle, tornate dalla perlustrazione delle zone circostanti, come Bonaparte aveva ordinato loro - Comandante

In quegli ultimi giorni il generale corso non aveva fatto altro che consultare e studiare, in maniera oculata, le carte geografiche e le mappe. Intuendo la portata della notizia che stavano per riferirgli, li fece entrare - Avanti su, ditemi pure - si mise ritto e li scrutò intensamente.

- Sì... comandante... - emise una di quella, dopo un inchino fugace e messasi in posizione - Alcune spie ed informatori ci hanno riferito che il generale Beaulieu si sia ritirato lungo la confluenza del Po e del Ticino e che abbia coperto Pavia e Milano con le proprie linee di comunicazione

Gli occhi di Napoleone lampeggiarono in maniera quasi sinistra e inquietante - Perfetto, era esattamente ciò che aspettavo, che volevo da lui - corse verso la cartina, distesa sulla scrivania e posizionò dei segnali sulla zona di Valenza, stando alle descrizioni fornite era proprio lì che il nemico aveva deciso di collocarsi, per proteggere l'austriaca Milano - È caduto nella trappola - poi si fece serio - Ed era ciò che desideravo, ma ora inizia anche la parte più difficile, voi congedatevi pure - fece loro segno di uscire fuori "La parte più impegnativa della Campagna comincia ora, con i Piemontesi abbiamo soltanto avuto un assaggio..."

Era stato fortunato nell'essere riuscito a fornire, ai suoi uomini, i mezzi che servivano per il proseguimento della Campagna d'Italia, nonostante non fossero del tutto soddisfacenti. La sua tattica di dividere le due forze nemiche, per affrontarli e sconfiggerli separatamente era stata vincente. Tuttavia sapeva che gli austriaci erano comunque superiori in forza, numero e rifornimenti "Continuare con questo tipo di battaglia, basata sulla velocità e sull'effetto sorpresa è l'unico modo che si può adoperare per abbatterli".

Aveva trascorso quasi una settimana su quelle carte, probabilmente alcuni dei suoi sottoposti lo aveva considerato un pazzo, un visionario, però era il suo metodo, più volte lo aveva ribadito ai suoi, quando riferiva dei probabili movimenti che il nemico avrebbe condotto - Ogni operazione deve essere fatta secondo un sistema perché il caso non fa riuscire nulla - ribadiva. La sua vasta conoscenza e la mente matematica gli erano di grande aiuto in situazioni del genere; senza dimenticare la formazione da artigliere.

Il rischio era grosso, ma Napoleone non poteva fare a meno di voler superare i limiti, di stupire tutti quanti, con la sua folle avanzata e giungere, laddove nessuno avrebbe mai immaginato potesse arrivare un semisconosciuto generale di provincia: Milano; sottrarre e avere in pugno, quindi, una delle città più importanti dell'impero asburgico. Inoltre sarebbe stata l'occasione per conoscere meglio se stesso e le proprie capacità fino in fondo, capire sin dove potesse spingersi e cosa il destino volesse da lui.

Strinse i sottili pugni, ingoiò la saliva; era deciso su come sarebbero state dislocate le truppe: l'avanguardia, composta da 3600 granatieri e 2500 cavalleggeri, quest'ultimi comandati dal generale di origine irlandese Charles de Kilmaine, sostituendo Steingel, sarebbero stati agli ordini di Dallemagne - Il colonnello Lannes - emise Napoleone. Sorrise leggermente nel ricordare la sua energia quasi feroce; emergeva prepotente il suo desiderio di battersi e sconfiggere il nemico. Pareva che niente e nessuno lo spaventasse o lo preoccupasse - E i suoi reparti saranno i primi ad attraversare il fiume, sono convinto che non fallirà ricordando quanto ha fatto a Dego con la sua carica e le sue baionette

- Non vedeva l'ora di mettersi in azione - replicò divertito Berthier, si trattenne dall'aggiungere altro, quel carattere burrascoso e battagliero lo conosceva benissimo "Per fortuna il comandante sa come farlo muovere, ha compreso al volo le sue qualità"

- Questo è l'atteggiamento giusto che esigo dagli ufficiali della Repubblica - emise Bonaparte, mise la braccia dietro la schiena e uno per uno indicò le loro posizioni e i loro movimenti - Riprendiamo... allora... i generali Laharpe e Augereau si muoveranno subito dopo il passaggio di Dallemagne - poi il giovane avanzò verso il Capo di Stato Maggiore, controllando che stesse scrivendo tutto, per fortuna la sua calligrafia era pulita, lineare, perfetta - Mentre Sérurier e Masséna resteranno nelle vicinanze, tra Alessandria e Valenza, in modo da ingannare Beaulieu e fargli credere che il passaggio del fiume si svolgerà in quelle parti

- Perfetto comandante - esclamò Berthier, gli piaceva occuparsi di queste mansioni, le trovava decisamente adeguate al suo carattere metodico; inoltre era consapevole del fatto che fosse l'unico a riscrivere, aggiustare in maniera adeguata, le direttive impartite. Bonaparte riusciva a valorizzare chiunque, serviva davvero un capo così - Immagino che la partenza sia immediata

- Esattamente, generale - ribadì Napoleone arrotolando la cartina - L'esercito si è riposato abbastanza ed io ho meditato, riflettuto, calcolato anche troppo, perciò dobbiamo passare all'azione, senza perdere tempo - cominciò a sistemare le sue cose in valigia, colto da un'euforia inspiegabile, la quale non gli faceva mai perdere la lucidità, era una sensazione particolare, non credeva di poterla provare in simili circostanze - Dobbiamo giungere il più rapidamente possibile a Piacenza, sistemare alcune piccole questioni con il ducato di Parma riguardo a rifornimenti e opere d'arte, evitando, possibilmente, che entri personalmente in guerra...sarebbe un problema - Decise di comunicare la sua decisione al Direttorio, sapendo benissimo dell'ostilità del ducato, nonostante l'apparente neutralità.

Le truppe si rimisero in marcia, Napoleone aveva chiesto loro di aumentare la velocità, promettendo a gran parte dei soldati, che avevano solamente le suole sotto i piedi, nuove scarpe. Era uno sforzo sovrumano, ma il generale corso era certo dei suoi calcoli e di poter cogliere di sorpresa il nemico. Credeva nella resistenza e nella forza dei suoi soldati.

7 maggio

Come previsto da Bonaparte, i reparti guidati dal colonnello Lannes erano giunti lungo il fiume Po, nel punto in cui la Trebbia confluiva con il grande fiume, all'alba - Visto soldati? - sbottò il guascone ventisettenne, dopo aver smentito il loro scetticismo, mostando il corso d'acqua poco distante - Seguendo le direttive di Bonaparte siamo arrivati dove ci diceva lui, nei tempi che voleva, adesso dobbiamo soltanto attraversarlo - scese da cavallo, posizionò la mano sulla fronte per proteggersi dal sole e poter osservare meglio il paesaggio - Ma prima troviamo qualcosa per poterlo fare, andiamo in perlustrazione forza! Non fate i dormiglioni svogliati, siete soldati o mammolette? - Salì nuovamente sul suo destriero e perlustrò l'intera zona con i suoi uomini, non avendo paura di nulla era facile per lui dimostrare il suo coraggio, il sangue freddo ed ottenere obbedienza e fedeltà dai propri uomini.

Assieme all'avanguardia di Dallemagne, trovarono un traghetto completamente intatto, che poteva trasportare 500 persone alla volta e molte barche di pescatori, scappati nelle cittadine per evitare di venir coinvolti negli scontri tra francesi ed austriaci. Ai loro occhi erano entrambi degli stranieri, oppressori. Dallemagne era davvero colpito dall'iniziativa del giovane colonnello, nonostante la rudezza e la mancanza di eleganza riusciva a farsi rispettare e a mantenere l'ordine: era un valido aiuto, soprattutto per guidare degli uomini stanchi e dalle divise quasi consumate "Speriamo solo che il comandante mantenga davvero la promessa fatta e che non sia stata una menzogna per tenere buoni i soldati".

Piacenza, 8 maggio

Di buon mattino Napoleone e il suo quartier generale era giunto nella città di Piacenza, dopo un lungo e poco agevole viaggio, le strade scoscese e per nulla stabili sembravano tormentarlo ad ogni viaggio, che fosse in Francia o in Italia. Era stufo della situazione - Giuro che prima o poi farò un reclamo per risolvere questo problema! Non ne posso più! Ma persino in un ducato come questo! - si toccava lo stomaco, tratteneva dei conati di vomito. Gli sembrava di aver viaggiato su una nave.

- Dovevate andare un po' più piano comandante, probabilmente la velocità ha reso la cavalcata più problematica - disse l'aiutante Marmont al suo fianco, era difficile restargli al passo, sembrava un fulmine - Anche il vostro cavallo pare esausto... - poi disse tra sé "Non è il primo che fa morire di fatica e non è facile rimpiazzarne".

Napoleone sospirò profondamente, non doveva perdere la calma, forse aveva ragione il suo sottoposto, ma non poteva permettersi di rallentare - Non sarebbe giusto nei confronti dei miei uomini, a loro chiedo tanti sforzi e sacrifici, con quel poco che hanno, stanno percorrendo miglia e miglia e poi io mi concedo il lusso di andare da una città e l'altra prendendomela comoda! Che comandante sarei se lo facessi?

Marmont però era cosciente del fatto che Napoleone non si era riposato in quei giorni, a differenza dei soldati e anche sua, che poterono recuperare un po' di energia e di sonno. Le interminabili ore di lavoro si riflettevano su quel viso e corpo giovane sì, ma stanco, aveva delle occhiaie e delle borse spaventose, il residuo della scabbia poi dava l'idea di una persona sempre malaticcia e macilenta, oltre all'aria trasandata. Si chiedeva fin quanto potesse reggere tutto quel peso da solo senza perdere il senno - E avete ragione però...

- Però cosa? - urlò Bonaparte a Marmont, il quale era particolarmente a disagio nel dover dare una risposta, senza provocare una sua reazione negativa. Non aveva alcuna voglia di farlo innervosire e sentirlo sbraitare. Per fortuna l'arrivo del Capo di Stato Maggiore lo salvò, infatti quest'ultimo era riuscito a spostare l'attenzione del comandante - Allora Berthier ditemi pure quello che dovete...

- Il rapporto, comandante - rispose prontamente quest'ultimo - Sull'evoluzione del conflitto... - aprì la cartella di pelle e gli consegnò le carte. Napoleone le prese con foga e le lesse. Sembrava che tutto stesse andando per il meglio, a giudicare dalla reazione del corso. E infatti dopo il rapido arrivo delle truppe di Lannes e dell'avanguardia, il loro avanzamento abbastanza tranquillo, vi si era unita anche la divisione di Laharpe, dall'altra riva del fiume - E fin qui è tutto come avevate previsto - si permise di aggiungere Berthier.

- Sì, dite bene fino a qui, anche se comunque se la sono cavata bene contro le armate di Liptay - sorrise Napoleone nel mentre leggeva le loro mosse nei confronti del nemico austriaco, erano state così repentine da non permettere una controffensiva efficace - Senza contare poi le rivelazioni dei prigionieri, che ci possono aiutare, sul come evitare che il generale Beaulieu possa capire la mia tattica di azione contro di lui - nel frattempo che parlavano, i due si stavano dirigendo al palazzo del governatore di Piacenza, quest'ultimo sperava che i francesi non rimanessero troppo a lungo.

- Le truppe di Augereau, per nostra fortuna, si sono spostate verso il nord del Po, dopo quella piccola battaglia hanno avuto la strada spianata - aggiunse prontamente Berthier, tenendo testa al passo di Napoleone - E hanno potuto conquistare una posizione tra Valenza e Piacenza appunto

- E soprattutto le sue truppe non si sono lamentate troppo delle marce forzate - Bonaparte tirò un sospiro di sollievo - Bene, sta andando tutto come speravo, ora dobbiamo soltanto prelevare qualche risorsa per continuare la campagna e tenere buono il Direttorio - sollevò leggermente lo sguardo verso il Capo di Stato Maggiore, gli rivolse un sorriso amichevole e d'intesa - Continuate a tenermi informato sulla situazione, io devo occuparmi di questioni... diplomatiche...sperando che non facciano troppi capricci questi signorotti al governo...

- Come ordinate comandante - disse mettendosi in posizione, dopodiché si allontanò, un po' divertito del tono utilizzato nel parlare dei potenti signori di queste zone "Non ha proprio nessuna paura di loro, ai suoi occhi sono persone come tante, nonostante mostri loro riverenza" pensò. Abituato da sempre alle maniere aristocratiche dell'Antico Regime e, avendo vissuto per un bel po' di anni alla corte di Versailles, per quanto appoggiasse e approvasse con convinzione la Rivoluzione Francese con tutte le sue innovazioni e i cambiamenti, non aveva del tutto accantonato la propria educazione e modi di fare ben controllati e pacati, anche per predisposizione.

Se fosse stato lui ad avere a che fare con un governatore, con molta probabilità lo avrebbe trattato alla pari di un sovrano. In quel momento rifletteva sul fatto che, anche la differenza di età tra i due era stata determinante, e aveva portato a sviluppare una prospettiva diversa di vedere la vita, la realtà e come rapportarsi ad essa. Pur sapendo che quel giovane comandante non fosse affatto uno sprovveduto e che sapesse come imporsi, in base alle circostanze, un pragmatismo che in molti avrebbero scambiato per mero e sterile opportunismo.

Tutto sembrava andare per il meglio, senza intoppi, ma ecco che alla sera una terribile notizia stava per raggiungere il comandante dell'Armèe d'Italie: il generale Laharpe era caduto sul campo, durante la battaglia di Fombio, contro dei contingenti austriaci, nella zona tra Casalpusterlengo e Codogno. Erano stati colti di sorpresa - E com'è morto? - chiese profondamente turbato Napoleone. Un altro valoroso era deceduto troppo presto, aveva ancora tanto da dare alla nazione e alla sua gloria.

- Non si sa bene, la confusione non ha permesso di comprendere bene le dinamiche - rispose prontamente Berthier, anch'egli molto triste, era uno dei colleghi su cui tutti potevano sempre contare - Ma si dice che sia stato un fuoco amico, mentre cercava di ricomporre le fila...

Bonaparte si alzò sala sedia sospirando, proprio non ci voleva una situazione del genere, oltrettutto era uno dei suoi sottoposti migliori, fedele, coraggioso - Una grave perdita per tutti noi... - riuscì a dire sull'argomento. Una lunga ombra era scesa su quel volto che, fino a poco tempo prima, era illuminato da una luce intensa, simile ad una stella - E purtroppo non potrò recarmi sul posto - si avvicinò a lui e lo fissò intensamente - Andrete voi, in qualità di capo di Stato Maggiore, per riportare la situazione sotto controllo, mi fido di voi come di pochi al mondo, generale - gli occhi scuri di Berthier incrociarono quelli grandi e grigi di Napoleone, intravidero il dolore e il dispiacere che quel giovane tentava di tenere a bada, come pure la stima sincera, l'alta considerazione che provava nei suoi riguardi - Io devo aspettare una delegazione di plenipotenziari proveniente da Parma con cui stipulare un accordo, è a poche ore di cammino da qui...

- Non dovete giustificarvi comandante - emise Berthier composto e comprensivo, ricambiando a sua volta quel sentimento di rispetto e di ammirazione che gli doveva, non più in modo forzato, al contrario era autentico - Tutti sanno che anche se non siete in mezzo ai soldati, pensate sempre a loro, ai nostri interessi e al proseguimento della Campagna - fece un breve inchino e s'incamminò per raggiungere la parte dell'esercito che era stanziata al di là del fiume Po, eseguendo la volontà del suo comandante. Si stava cementificando quel particolare rapporto di fiducia incondizionata e di obbedienza assoluta, tra il capo e i suoi sottoposti, che sarebbe stato l'elemento fondamentale della forza di Bonaparte, e che avrebbe fatto tremare l'intera Europa.









 

 

   
 
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