A differenza di Andromeda
Bellatrix Black

Castello Lestrange, Cornovaglia, autunno 1997

“Non sei poi così diversa da Andromeda.”

Le parole di Rodolphus hanno lo stesso effetto di una Cruciatus. È sempre stato più bravo a ferire con le parole, che si tratti di intessere maledizioni o di colpire nei sentimenti. 

Bellatrix boccheggia, non riesce a dire altro che: “Tu non capisci. Tu non puoi paragonarli.”

“Forse hai ragione.” Un sorriso crudele gli taglia il volto. “L’albero genealogico, però, non mente, è un oggetto molto potente e il cognome che è comparso non è di un appartenente alle Sacre Ventotto.” Lo sguardo è gelido, anche la voce ha il gelo dei Dissennatori nella rabbia che nasconde. “Deduco che tu non sia poi così diversa da Andromeda.”

Le ripetizioni gli sono sempre piaciute. Sottolineare l’ovvio è l’unica cosa che gli è rimasta in quel matrimonio, si trova a pensare. Bellatrix potrebbe obiettare che il Signore Oscuro ha il sangue di Salazar Serpeverde e persino che ciò che si sta formando nel suo grembo è solo l’ennesimo esperimento di magia oscura, ma la fiducia di Rodolphus non vale il prezzo del tradimento di quella del suo Padrone che le ha imposto il silenzio. 

C’è una sola cosa che può fare, prima che la gravidanza le impedisca i movimenti e il suo Signore la destini ad altre missioni.

Ted Tonks è stato riconosciuto da un gruppo di Ghermidori nei boschi della Northumbria. Localizzarlo è un gioco da ragazzi per lei che ha imparato a piegare gli elementi della natura al suo volere e se le Arti Oscure hanno sempre chiesto un prezzo, lei è stata ben disposta a pagarlo ed è qui che le strade con Andromeda si sono divise. 

Rodolphus non capisce che non si tratta di sangue, ma di magia, di quello che è il posto che spetta ai maghi nel mondo. È certa che se qualsiasi Mangiamorte potesse offrire il grembo a un simile esperimento di magia, non esiterebbero a mettere mano alla bacchetta pur di aggiudicarsi quel privilegio. 

Eccolo. Ted Tonks.

“Mi hai trovato, infine.” La voce di Tonks non è spaventata, sa di resa e di accettazione. 

“Mi è bastato seguire l’olezzo del sangue,” ridacchia, “Questo è per l’imbarazzo causato ai Black! Crucio!”

Tonks si contorce sotto l’effetto della maledizione, ma non abbastanza per placare la sete di sangue, non abbastanza da renderlo divertente. Sente solo rabbia e odio, la formula scivola sulle sue labbra: “Avada Kedavra.”

Prima Sirius, ora Tonks, seguiranno Andromeda, la figlia Mezzosangue e il nipote mezzo Mannaro. Finirà il lavoro iniziato da zia Walburga, ché non basta bruciare un arazzo, occorre potare i rami infetti. Nel ventre qualcuno si muove e Bellatrix sa che gli è piaciuto, il potere e le Arti Oscure.