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Autore: annapuff    30/12/2022    1 recensioni
Yoongi e Isabel si sono incontrati all'aeroporto così proprio come il fato aveva deciso.
Entrambi ormai divisi da tre anni, provano ad andare avanti con le proprie vite e i propri problemi.
Continuano a essere separati, lei alle Hawaii dalla madre, e lui in tour con gli altri membri.
Ci troviamo nel 2017 che prospetta tante tragedie, tanti personaggi sia vecchi che nuovi e anche scandali!
Genere: Sentimentale, Suspence, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: AU, Missing Moments, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Maybe it's fate'
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CAPITOLO 16:  MOON LEAVE THE SUN

10 APRILE 2017 MATTINA PRESTO
Yoongi si rigirò da un lato, con la mano si mosse tastando il letto, strizzò infastidito gli occhi, e con calma gli aprì.
Rimase immobile sdraiato sul letto a vedere il posto vuoto vicino a lui, sospirò richiudendo gli occhi e si mise in pancia su, si coprì il volto con le mani e scosse la testa come a scacciare un qualche pensiero che lo infastidiva.
Questa volta era sembrato reale, non poteva essere un sogno.
L’avrebbero chiuso in qualche istituto psichiatrico, avrebbero pensato tutti che fosse pazzo, dato che aveva incominciato a scambiare i sogni con la realtà.
Si stropicciò gli occhi e decise di mettersi a sedere, ancora confuso.
La pelle di lei, il suo odore, il suo tocco, non poteva essere un sogno di nuovo, si rifiutava di crederlo.
Aprì gli occhi e si guardò intorno, leggermente spaesato.
Quella non era la stanza della casa che condivideva alle Hawaii con i ragazzi.
Si voltò di lato e la vide, sorrise spontaneamente.
Non era stato un sogno, non era impazzito, e non stava confondendo la realtà.
Lui si trovava veramente da lei, avevano fatto veramente l’amore.
Lei era lì, seduta su un divanetto vicino alla finestra, persa nei suoi pensieri a guardare il panorama che aveva di fronte.
Si alzò cautamente, con passi felpati si avvicinò a lei, inclinò leggermente la testa per poterla guardare meglio.
Era bellissima, con le prime luci del mattino che si riflettevano su di lei.
Ai suoi occhi sarebbe stata sempre bellissima.

“Amore” sussurrò lui, aspettando che lei si voltasse a guardarlo, Isabel sobbalzò, sgranò gli occhi e lo osservò confusa.
“Non mi hai mai chiamata amore…” disse con voce lieve, lui si grattò la testa a disagio e scrollò le spalle.
“Ho sempre pensato che sarebbe stato strano dirlo, invece sembra così naturale, a parte la tua reazione” disse lui guardandola imbarazzato, lei sorrise gentile e inclinò leggermente la testa di lato per osservarlo.
“Posso sedermi?” chiese lui avvicinandosi al divanetto. Isabel annuì si fece più avanti, lui si mise dietro di lei e si avvinghiò con le gambe al suo corpo tirandola più stretta, poi l’abbracciò, posando la testa su una spalla tra i suoi capelli, ispirò il profumo di gelsomini che tanto amava e li mancava.
Lei si lasciò stringere appoggiando la schiena sul suo petto, lui posò una mano sulle sue e con l’altra andò ad accarezzarli una gamba con leggerezza, chiuse gli occhi, beandosi un attimo del calore che i loro corpi emanavano.
“Mi mancava tutto ciò” disse lui al suo orecchio,  lasciandole un bacio leggero.
Lei sospirò senza riuscire a dire niente, riaprì gli occhi e tornò a contemplare il mare dalla sua finestra.
“Rimpianti?” chiese lui stringendola di più.
“Fin troppi” sussurrò, scuotendo leggermente il capo.
“Per stanotte intendevo…” disse lui con voce leggermente tremolante.
“No. Lo desideravo tanto. Non rimpiangerò l’aver fatto l’amore con te, non rimpiangerò mai nessuna delle volte in cui l’ho fatto”
“Ma… immagino che stai per mandarmi via” disse lui con voce lieve, sapeva che lei l’avrebbe fatto, che le cose non erano cambiare, la strinse di più all’udire un singhiozzò proveniente dalla ragazza.
“Ti prego non piangere, amore mio, no, non piangere” disse lui muovendosi leggermente in modo da spostare lievemente Isabel, così da poterla guardare negli occhi.
“Ehi” sussurrò passandole una mano sulle guance e asciugandole leggermente le lacrime.
“Mi sento terribilmente in colpa, per quello che ti ho fatto” sussurrò lei.
“Lo so che stavi solo cercando di proteggere entrambi. Non so quanto sia grave la situazione, mi sono rassegnato al fatto che tu non mi dirai niente. Ma comprendo che qualunque tua scelta, sia stata fatta  è stata per salvarci da qualcosa. Non avresti mai potuto farmi male intenzionalmente”
“Yoongi… io la situazione non la posso risolvere…” singhiozzò lei.
“Quindi cosa vuoi che facciamo? Che ci dimentichiamo l’uno dell’altro?” chiese lui guardandola con orrore.
Mai avrebbero potuto farlo.
“Dovremmo…. Dovremmo provarci, sono stanca. Sono tremendamente stanca  di vivere di tristezza, di essere così tremendamente sola. Mi dispiace tanto” singhiozzò lei nascondendo poi il volto tra le mani.
“Ehi… no, smettila di piangere, io voglio solo saperti felice” provò lui a confortarla, provò a toglierle le mani dal volto per guardarla in viso, lei si mosse di scatto, cercando di divincolarsi dal suo contatto, Yoongi capì che volesse alzarsi e si allontanò da lei per permetterle di farlo.

“Cazzo!” urlò lei con le lacrime, in piedi di fronte a lui.
“Cazzo. Questo amore fa talmente male, da lacerarmi dentro!” disse con voce rauca e rotta.
“Lo so.” Disse lui con tono fermo, lei lo guardò scuotendo la testa.
“Stanotte non ha fatto male. Stanotte eravamo noi” disse lui continuando a guardarla.  
“Non c’è un noi… non c’è più questo noi da tanto tempo. Ci sei tu che vai avanti con la tua vita amandomi e non avendomi. Io che provo a sopravvivere amandoti e non avendoti.”
“Scappa… vieni via con me. Vieni da me, dì a tuo padre che ti licenzi. Ti porto via. Ora in tour con me” disse lui alzandosi.
“Non posso andare via, non posso venire con te” era talmente tentata a farlo, a fuggire dalla sua vita, ma sapeva che era impossibile.
“Aigoo… Isabel se non mi dici la verità, io come posso aiutarti? Come posso riprenderti?” la guardò incredulo, fece dei passi provando a riavvicinarsi a lei.  
“Non puoi… semplice è così. Cazzo Yoongi non ci sono alternative!” trillò lei.
“Si invece, si potremmo farlo in segreto? Trovare un posto.. un modo di riuscire a contattarci senza che lui lo sappia. Yun-hee può fare da tramite?” provò a proporre lui, prendendole il viso tra le mani e guardandola.
“Non metterò a rischio Yun-hee. Lei non è alla big hit per fare da tramite, non le ho trovato il lavoro per questo” il suo sguardo cambiò improvvisamente diventando più duro. Non avrebbe mai messo a rischio la sua sorellina, non avrebbe mai potuto fare.
“Perché l’hai mandata?”  chiese lui non capendo il motivo di quell’azione.
“Perché i ragazzi hanno bisogno di un’altra Isabel… lei può amarli, come io li amavo, lei può aiutarvi, starvi accanto. Non vi vedrà mai come Idol, vi vedrà come quelli che siete” spiegò lei con voce tremolante, sapendo che lui non avrebbe capito.   
“Quindi sarebbe una tua sostituta?” chiese lui con orrore, distaccandosi leggermente da lei “Per loro sarebbe così? E io che dovrei fare?” chiese lui con rabbia.
“Tu hai Suran” disse lei chiudendo per un attimo gli occhi e riaprendoli, odiava saperlo fidanzato con quella ragazza.

“Io non la AMO” disse lui a risentito “IO AMO SOLO TE” urlò a pieni polmoni.

“Ci stai insieme però e anche da parecchio, hai una relazione stabile con lei. Incidi anche canzoni! Cazzo lei è perfetta! È dannatamente perfetta per te!” urlò anche lei.
“E quindi quel bellimbusto con cui stai? Quello sarebbe dannatamente perfetto per te?” chiese lui con un leggero sentimento nella voce.
“Co-saaa” tentennò lei, sgranando gli occhi.
“Ti ho vista,  ti ho vista con lui, ti ho vista baciarti con lui.”  Ammise con rabbia.

Lei rimase un attimo immobile a guardalo, gli aveva fatto di nuovo male.
Lui l’aveva vista baciare un altro.

“Io… è così complicato”  fece dei passi indietro, ma Yoongi si avvicinò di nuovo a lei.
“Sembravi felice, quando ti ha baciata, ti ha regalato anche un braccialetto, ho sentito quando lo ringraziavi del regalo.” disse lui  avvicinandosi prendendole il polso, ma non trovando  solo un Tiffany con diamanti.
“Che non è questo” disse lui accarezzandole il polso e toccando il bracciale, rialzò lo sguardo su di lei interrogativo, non capendo a chi appartenesse quel bracciale. Non era del nuovo ragazzo, non aveva niente di lui con sé, ma talaltro lei non aveva neanche più la sua collana. 
“Questo è di Do-yoon” sussurrò lei guardandolo dubbiosa.
“Oh… mi dispiace per lui, non lo conoscevo bene. Capisco perché è al tuo polso” disse lui comprendendo il perché lei non si distaccasse dal dono.
“Non posso toglierlo” sussurrò colpevole.
“Non ti sto rimproverando, preferisco vedere al tuo polso il bracciale di Do-yoon che quello di quel tizio”
“Yoongi….” Sussurrò lei dispiaciuta.
“Sai Do-yoon mi ha scritto” disse lui ricordandosi della lettera.
“Ti ha scritto? Quando?” chiese lei confusa, non ne sapeva nulla, Do-yoon era sempre stato fin troppo criptico nelle sue azioni, anche per lei che lo conosceva bene.
“Dopo la sua morte, oltre la tua lettera ne ha scritta una per me” disse lui, tornando a guardarla negli occhi.
“Che cosa ha scritto?”  chiese lei in panico, pensando che l’uomo avrebbe sicuramente detto tutta la verità.
“Di resistere, mi ha raccontato la sua storia, e ha detto: che le nostre sono simili. Ho capito, l’ho sempre saputo, non hai preso tu questa scelta. Che cosa ha fatto tuo padre per convincerti a lasciarmi? Perché lo so anche solo guardandoti per un attimo che tu mi ami ancora. Stanotte è stata la conferma.” Avrebbe avuto le sue risposte, alla fine dei conti lui era andato lì per quello, per sapere finalmente la verità.
“Yoongi… no. Io cazzo!” provò a divincolarsi lei, guardandolo impaurita.
“Ti prego, dimmi la verità” disse lui supplice prendendole le mani e stringendole.

Lei rimase ferma a guardarlo, suo padre aveva l’amore che provava per lui a ricattarla, aveva quello.
Aveva Yoongi.

“Isabel di qualcosa!” urlò lui facendosi prendere dalla rabbia.
“Dovresti andare via” tentennò lei.
“Cazzo, eri tu quella che diceva che dovevamo parlare, che se io non ti dicevo le cose limpidamente impazzivi! Come pensi che mi senta da tutti questi anni per via dei tuoi segreti!” l’accusò lui, doveva dirgli la verità, se la meritava.
“Non avrei dovuto, avrei dovuto mandarti via ieri!” esclamò lei a corto di parole.
 “È così che finisce? È la nostra fine? Che cosa è stato stanotte: un addio!” urlò lui.
“Mi dispiace, mi dispiace tanto!” provò a scusarsi di nuovo lei, vicino alle lacrime. Era tutto così immensamente doloroso.
“Vaffanculo Isabel! Non m’interessano le tue scuse, cazzo! Stai rovinando tutto!” le lasciò le mani con rabbia e scosse la testa, distogliendo lo sguardo.

Doveva assolutamente calmarsi, sapeva che non avrebbe concluso, poi molto urlandole in faccia .
Faceva male.
Era tutto così immensamente doloroso.

“Io? io sto rovinando tutto? È già tutto rovinato! Il modo in cui ti ho lasciato, il non averti risposto per mesi, l’averti ignorato, evitato… le bugie, l’averti detto di aver preferito Ha-rin!” urlò lei in preda al senso di colpa.
“Che cosa credi: che non sapevo il male che ti stavo infliggendo? Dicendoti che sceglievo lui, di cui tu avevi tremila dubbi! Il sentirti inadatto perché non ricco a differenza sua! Cazzo ti ho toccato nel profondo! Ti ho ferito nel profondo!” urlò lei sempre di più, diragnata dai suoi sensi di colpa.

Non si sarebbe mai perdonata per quello che gli aveva fatto.
Non avrebbe mai potuto aggiustare tutto quel dolore.

Lui la guardò scuotendo il capo.
Capiva che lei si sentiva in colpa.
Era tutto immensamente doloroso, lo era per entrambi.  

“Se io non fossi andato via quel giorno, se non mi fossi fatto da parte, ho anche io le miei colpe. Avevi un labbro rotto, e sapevo che non era stata una caduta, eri strana quell’ultimo giorno. Io non ho indagato, non ho fatto nulla!” sapeva di avere delle colpe anche lui, ci conviveva da tre anni.
“Che cosa avresti voluto fare? Che cosa avresti potuto fare? Ti ho alzato un muro di cemento! Io l’ho deciso! La colpa è mia!”
“Si. Lo è” disse lui secco “È questo che vuoi sentirti dire.  È colpa tua: ti saresti dovuta fidare di me, avresti dovuto capire che avrei fatto di tutto per te, dovresti saperlo che farei di tutto per te. Non avresti dovuto tenere il segreto. Avresti dovuto parlare!” l’accusò lui, era quello che lei voleva sentirsi dire e lui lo stava dicendo.
“Hai ragione. Yoongi io non sono abbastanza, non ti merito. Non merito il tuo amore, e non ho più le energie per continuare a sopportare tutto questo.” Disse lei con voce vuota, guardandolo supplice.
“Che cosa vuol dire che non meriti il mio amore? Da quando sei tu a pensare così, ero io a pensare di non essere abbastanza, e tu mi hai sempre confortato in questo.”

Lui la guardò confuso, non capendo come fosse possibile che si fossero invertite le parti.
Lei era stata sempre il suo sostegno, non era mai stata così fragile.

“Infatti tu sei troppo. Sono io che non vado bene, l’ho dimostrato in questi anni, ferendosi sempre di più”
“Puoi rimediare, puoi dirmi la verità.” Disse secco.

Lei si mosse piano e si andò a sedere sul letto prendendosi la testa tra le mani.
Lui la guardò affranto. Non sapendo cosa poter fare per farsi dire quel segreto.
Odiava il vederla stare così male, il suo dolore sembra peggiore di quello che provava lui.
Non sembrava più la sua Isabel, la ragazza sempre allegra, spensierata.
Quella ragazza così forte da demolire qualunque ostacolo di fronte a lei.
Lei era stata sempre il suo sostegno.
Solo guardandola si rendeva conto, che era necessario che lui diventasse la sua forza.

“Isabel, parla con me. Sono io. Ti capirò e ci sarò qualunque cosa sia. È arrivato il momento che insieme, prendiamo una decisione, perché se noti questo fare scelte separate non porta da nessuna parte. Siamo sempre al solito punto” disse lui sedendosi vicino a lei sul letto e accarezzandole la spalla.  
“I miei genitori non si sono mai amati, loro non mi hanno mai amata.” Disse lei con un soffio di voce, lui si avvicinò a lei e prese la sua mano stringendola forte.  
“Mio padre mi ha mandata qui, per recuperare informazioni che potrebbero danneggiarlo, informazioni che ha mia madre. Ho le informazioni” disse lei con un soffio di voce.
“okay… è possono aiutarci?” chiese lui confuso, non capendo bene dove lei volesse arrivare con quel discorso. Non aveva mai dato a vedere che soffrisse tanto per la sua famiglia, era la prima volta che lo ammetteva ad alta voce.
“Non credo, anzi ho paura: che quello che lui ha fatto in passato ,lo possa rifare. Lui sembrava molto preoccupato quando mi ha mandata qui, è stata la prima volta che l’ho visto impaurito da qualcosa. Sono venuta qui per questo, facendo finta di aiutarlo, ma per recuperarle” spiegò lei.
“Bene le hai, possiamo leggerle e usarle” disse lui convincente, forse c’era un modo di poter risolvere tutto, lei lo aveva.
“Le ho già lette…”
“Quindi?” chiese lui, sperando che avessero qualcosa di utile.
“Non voglio essere come loro, non voglio ricorrere alle minacce. Non voglio essere sporca oltre che rotta.” Disse lei voltando il viso verso di lui e scuotendo leggermente il capo.

Non poteva cadere così in basso, non ne aveva la forza.

“Mi sporco io le mani, lo faccio io. Ti aiuto io” disse lui, l’avrebbe fatto lui. Avrebbe fatto qualunque cosa per riprendersela.
“Non voglio che ti distruggi per colpa mia. Yoongi… io non vado bene. Qualunque cosa faccia genera sofferenza, sono causa di disastri.”
“Non è vero, tu sei gioia, sei il mio sole, il mio tutto.” Provò a dire lui.
“Come posso esserlo, se non so neanche chi sono ormai. Sai ho sempre celato il dolore che mi portavo dentro per l’assenza d’amore da parte dei miei genitori. Non ti ho mai detto di quanto io mi sentissi sola.” Disse con tono dispiaciuto.  
“Ci sono io con te, posso darti io tutto l’amore di cui hai bisogno. Devi dirmi la verità, dobbiamo lottare insieme.” provò a convincerla lui.

Avrebbe fatto di tutto per lei.
Toccava a lui farlo.

“Non posso lottare… perché la mia mente è rotta. Non sto bene, Yoongi non sono lucida. Ho solo nella testa la voce di mia madre che mi dice che non mi ha mai amata.”

Lui la guardò incredulo, era difficile da accettare che lei stesse in quello stato di sofferenza, era difficile, vederla così distrutta.
Sembrava completamente un’altra persona.

“Pensavi di risolvere con lei?” chiese lui titubante.
“Non lo so, forse si una parte di me piccola e tenuta nascosta lo sperava.” Ammise lei.
“Sono loro che non ti meritano. Lei non va bene, no tu” provò a farla ragionare lui.
“Non riesco a convincermene. Non sono convinta che io non sia il problema.”
“Non lo sei!” non era lei il problema, lo era la sua famiglia che l’aveva ridotta così.
“Invece si, sono un problema. E lo sarei diventata per te.” disse chinando il volto di nuovo.
“Stai per dirmi la verità?” chiese lui leggermente incerto, forse finalmente lei gli avrebbe detto la verità.
Isabel annuì con la testa bassa, singhiozzando leggermente.  
“Si sarebbe messo in mezzo, vi avrebbe chiuso tutte le porte, non vi sareste potuti esibire. Vi avrebbe rovinati. Vuoi la verità… è questa. Mi ha minacciata, ha minacciato Bang Si-hyuk” disse lei alzando lo sguardo su di lui.
“Perché… perché non mi hai detto che era questo il motivo” chiese lui sconvolto.
“Perché non ti avrei mai messo nella condizione di scegliere. Ho scelto io per entrambi. Questa è la verità. Io sarei stata il problema della tua carriera, sarei stata d’intralcio.” chiese lei tremante.
“No, è lui che ti ha minacciata, e lui che è crudele”
“Ti amo tantissimo, sei così buono con me, lo sei sempre stato, anche ora dopo tutto il male che ti ho fatto, tu continui a giustificare i miei comportamenti.” Disse lei lasciandoli le mani e alzandosi in piedi, era difficile dire tutto.
“Lo farò sempre, combatteremo insieme” disse lui convinto, alzandosi anche lui in piedi.
“No, dovresti smetterla. Sono una causa persa, ti porterò solo altro dolore. Non puoi salvarmi. Nessuno può. Io posso solo sopravvivere, ma senza vivere veramente.” Lei si voltò a guardarlo.

Non si sarebbe mai salvata, e non avrebbe portato affondo lui con lei.
Non l’avrebbe mai permesso.

“Non dire così non devi arrenderti”
“Non mi posso arrendere, perché ho già perso in partenza.” Rise amaramente lei, scuotendo il capo.

Sapeva che lui non avrebbe capito.

“Non è vero, ci sarà un modo. Io lo troverò, ora stai rinunciando, solo perché stai male. Perché non sai dove trovare la forza. Ma io sarò la tua forza. Io sono qui con te.” fece alcuni passi lui verso di lui per poterla riafferrare.
“Non puoi essere la mia forza. Non più, il problema non è la tua carriera ora, il problema è che le minacce sono cambiate”
“Che cosa vuol dire?” chiese lui titubante.
 “Se ti scopre vicino a me, ti ammazza, pone fine alla tua vita, ti ritroverai sul fondo del fiume. No Yoongi ora le minacce sono queste.” Disse lei con una leggera rabbia nella voce.  
“Ho i soldi ora, il successo, i bodyguard, non può farmi niente! Non può farmi niente!” urlò lui.
“Non ne sarei così sicura”
“Lo denuncio, lo faccio arrestare” disse combattivo.
“Pensi che non abbia amici nella polizia? Pensi che non possa cavarsela. Yoongi, se tu fossi veramente al sicuro, io lo saprei, Hitman me lo direbbe. Non lo sei, non lo siete. Cazzo non siete a prova di proiettile, siete un bersaglio. Jimin lo è stato per queste settimane per via di una pazza psicolabile”  urlò lei.

Lui continuava a non capire, continuava a voler lottare.
Lei ormai aveva accettato che avevano perso.
Non avrebbero mai potuto vincere.

“Non ho paura, l’ho sfidato una volta lo rifarò. Andrò da lui, io combatterò.”
“NO!” urlò lei.
“No. Tu non farai un cazzo, te ne andrai da qui, vivrai la tua vita, lontano da me al sicuro da me!”
“Non farò come Do-yoon… non avremo lo stesso destino” disse lui agguerrito.
“Si non lo avremo, nessuno dei due si suiciderà. L’abbiamo promesso anni fa, era un gioco mentre parlavamo di romeo e giulietta, ma era una promessa, nessuno si ammazza se l’altro muore.” Disse lei.
“No, non puoi pensare che io mi stia ancora fermo, no dopo aver scoperto la verità! No ora che ho potere!”
“Non hai il suo potere, non farei in tempo a scappare che sarei già morta. Cazzo ci ammazzerà entrambi!”  trillò lei impaurita.

Doveva farlo ragionare, farli capire il rischio.
Non poteva combattere, non potevano vincere.

“Io ti amo!”
“Allora rinuncia a me, ti prego, rinuncia a me! Chiudiamola qui, perché io non la sopporto più tutto questo terrore, io non sopporto più tutto questo dolore. Vivo nella paura che ti possa succedere qualcosa! Ti prego non fare nulla, non voglio che tu faccia qualcosa” si avvicinò a lui e gli prese il viso tra le mani, guardandolo sempre più supplice.
“Come faccio? Come potrei fare a lasciarti andare ora che ti ho di nuovo con me?” disse lui sconvolto, non poteva lasciarla.
“Lo fai se mi ami. Se mi hai veramente amato, lo fai. Lasci a me questo peso da portare, lasci a me le conseguenza delle mie scelte”
“Vuoi questo?” chiese lui titubante.
“Ti voglio vivo.”
“Non posso fare nulla? Sei sicura?” chiese lui in crisi, lei credeva che non c’erano alternative, che non avrebbero potuto batterlo.
“Sicura. Vivi la tua vita con Suran” disse lei.
“E tu la vivrai con lui? Vuoi che io accetti questo?” incredulo.
“Si. Voglio che lo accetti” si, allontanò da lui.

Si mosse lenta per la stanza fino ad arrivare al comò, prese la collana da lì e si avvicinò a lui porgendogliela.

“No, non la prendo” disse lui con orrore nel volto.
“Invece si. Poni fine a tutto questo. Liberami” disse lei provando a dargli la collana.
“Liberami dal peso che porto, liberami da questa sofferenza. Accetta che sia la fine, accettalo.” Chiese supplice.

Dovevano finirla solo così si sarebbero salvati.

“Non posso, no ti prego non farmi anche questo, non togliermi la speranza” disse lui scuotendo il capo.

La guardava con orrore, non poteva essere la fine, no di nuovo.
Sentiva gli occhi pizzicargli, e inumidirsi.
Non poteva crederci.

“L’hai chiesta tu la verità, te l’ho detta dopo tanto tempo. “ sussurrò lei, lo guardò triste.
“Ti prego  non piangere, ti prego finiamola.”  Disse avvicinandosi a lui e passandoli con mano leggera sulla guancia.
“Non puoi smettere di amarmi, non te lo concedo” disse lui con le lacrime agli occhi.
“Non smetterò mai di amarti, non lo farò. Ma così non posso andare avanti, Yoongi cerca di capirmi” provò a convincerlo lei.

Lui la guardò piangendo e se la tirò a sé, stringendola forte, continuando a piangere.
Era così dannatamente ingiusto.
Alla fine si sarebbe vendicato su di lui. 
Si aggrappò a lei, così come Isabel stava facendo con lui.
Lei poteva credere che fosse la fine, voleva quello.
Lui le avrebbe dato quello che voleva.
Non era più la sua ragazza, non era più la sua Isabel.
Era solo una persona così fragile, che andava in pezzi e viveva costantemente nella paura e nella sofferenza.
Se falle credere che fosse finita, l’avrebbe fatto in modo che stesse meglio, lui l’avrebbe fatto.
Doveva farlo, era l’unico modo per farla sopravvivere.

“Va bene… non ti cercherò più…  io andrò avanti con la mia vita” disse lui con le lacrime agli occhi, staccandosi da lei.
Era la morte per entrambi, per il momento poteva essere così.
“Ti amo. Perdonami” disse lei baciandolo.
“Ti perdonerò sempre prima che tu me lo chieda. Ti amo. Va bene così, è l’unica soluzione” sussurrò lui tenendola stretta a lui.

Si staccarono guardandosi negli occhi, lei gli riporse la collana.
Lui la prese.

“Sicura?” chiese tentennando, stringendo quel pegno d’amore.
“Sicura.” Disse lei continuando a piangere.

Si avvicinò a lei, le diede un leggero bacio sulla fronte, le accarezzò i capelli, e si separò da lei, raccolse i suoi vestiti dal pavimento, mentre la sentiva singhiozzare immobile di spalle.
Era l’unica cosa che poteva fare, lasciarle credere che lui andasse avanti.
Se la sarebbe ripresa, avrebbe lavorato duramente per trovare una soluzione.
Avrebbe lottato lui per entrambi e in segreto.
Si avviò con passi lenti verso la porta della camera.
L’aprì e uscì da quella camera, consapevole che la stava lasciando da sola nel dolore.
Sperava con tutto se stesso, che lei riuscisse a sopravvivere senza impazzire del tutto. Aveva visto suoi occhi, erano talmente pieni di terrore e di sofferenza che era difficile riuscire a guardarli.
Non aveva più la speranza, non aveva più la voglia di vivere.
Lui lo sapeva.
 
SERA
Jin si trovava davanti alla villa, a fare avanti e dietro.
Sbuffava innervosito e parlava da solo ad alta voce, lamentandosi della situazione.
Jin era stato l’unico con cui Yoongi si fosse confidato.
Nessuno sapeva nulla, solo lui.
Il motivo era perché sapeva bene che Yoongi non voleva far preoccupare nessuno, non voleva dire a nessuno il motivo del perché Isabel aveva chiuso con lui, e in special modo non voleva dire a nessuno di aver messo la parola fine.
Jin non riusciva a crederci che fosse realmente la fine. Il fatto che lei gli avesse ridato la collana, voleva dire quello.
Sapeva che Yoongi aveva solo finto di stare bene. sapeva che il ragazzo fosse fin troppo preoccupato per lei.
Guardò la casa con indecisione, non era certo se andare a suonare il campanello o andare in ritirata.
Era un tremendo sbaglio essere lì davanti.
Non era troppo da lui agire d’istinto. Non aveva progettato il suo doversi recare lì, era solo salito in macchina.
Era certo che lei stesse male, e quell’idiota di Dashimen era introvabile da tutta la giornata.
“Sono il più grande. Tocca a me controllare tutto.” Cercò di darsi forza con frasi motivazionali.
Doveva controllare che lei stesse bene. Doveva provarci, anche se aveva il terrore che lei lo cacciasse via.
 
Isabel si trovava seduta fuori ad osservare l’oceano, con lo sguardo perso.
Jin rimase per un attimo immobile a guardarla, sembrava così piccola e indifesa, immobile stretta nella sua vestaglietta, raggomitolata su quella sedia a guardare il mare.
Il posacenere sul tavolino ricolmo di sigarette e la bottiglia mezza vuota di alcool con il bicchiere vuoto vicino.
Deglutì a vuoto, e si fece coraggio, avvicinandosi piano al tavolino.

“Il tuo assistente mi ha fatto entrare.” Disse Jin accomodandosi su una sedia, vicino a lei, senza neanche chiedere il permesso.
 “Ti ho portato della cioccolata, ma penso si sia sciolta” disse leggermente impacciato, lasciando la tavoletta di cioccolato sul tavolino, e anche la collana con la luna.
Lei posò gli occhi sul tavolo notando la collana.
“Me la rimanda lui?” chiese con tono piatto.
“No, non sa che sono qui, e non sa che l’ho presa.” Disse leggermente in imbarazzo.
“Non la posso riprendere.” Disse lei trattenendo un singhiozzo a stento.
“Dovresti… penso che ti sia d’aiuto. È parte di te” disse Jin spostando leggermente la collana ed avvicinandola a lei.
“Lo so. Ma, non posso più.”
“Mmh.” Disse solo il ragazzo, per poi far calare il silenzio tra loro due.
C’era imbarazzo, lei ancora non lo aveva guardato in faccia, e lui non sapeva più come comportarsi, non voleva rischiare di essere trattato come l’ultima volta. Era passato tanto tempo da quando erano amici, da quando erano legati. Sentiva la pesatezza di quegli anni di assenza.
“Avresti dovuto dirmelo” ruppe il silenzio Jin, cercando di addolcire il più possibile il tono della voce.
“L’avresti tenuto lontano da me?” chiese lei, guardandolo finalmente per la prima volta.  
“Si. L’avrei fatto. Avrei mantenuto il segreto. Tu avresti condiviso il peso.”
“Mi dispiace per come ti ho trattato” sorrise triste lei, con gli occhi lucidi.
“Beh capisco….”
“No, non dovresti capire, e scusarmi. Giustificate qualunque cosa io faccia, anche se vi causa dolore” disse duramente.
“Questo è perché: sei parte della famiglia” disse lui sorridendole e avvicinando la mano, lei tolse la mano dalla sua gamba e afferrò quella di Jin, le era mancato immensamente quel tocco da fratello maggiore che lui sapeva darle, sapeva di protezione.
“Lo sarete sempre, ma solo nel mio cuore” disse lei tristemente.
“Comprendo. Grazie, per averlo protetto, grazie per averci protetto, le minacce sono anche a noi vero?” chiese pensando che fosse così, e lei annuì con la testa.
“Ho chiesto un po’ ai miei genitori, l’estate scorsa, a proposito di tuo padre”  disse lui tentennando, non sapeva se raccontargli che sapeva fin troppo della sua famiglia. Sapeva cose che non aveva detto a nessuno. Non aveva mai avuto il coraggio di dire quando il padre della fosse crudele.
“Immagino ti abbiano detto tante belle cose” disse ironica lei.
“Immagini bene, hanno detto di evitarti.” Annuì con il capo Jin, ricordava suo nonno lo aveva messo in guardia, aveva detto che doveva tenersi lontano da quella famiglia fin troppo potente e marcia all’inverosimile.
“Allora perché sei qui?” chiese lei stupita che andasse contro il volere dei suoi.
“Perché sei sola. Volevo controllare come stessi.”  Disse lui con dolcezza.
“Grazie, per volermi ancora bene.”  sorrise lei gentile colma d’amore e stringendoli la mano un po’ di più.

“Che cosa farai ora?” chiese lui.  
“Andrò avanti con Chung-hee… è la scelta giusta. Proverò a superare tutto, ma almeno starò con qualcuno che forse si potrà prendere cura di me. Non mi è rimasto nessuno.” Disse lei con voce piatta, scuotendo leggermente il capo.
“Penso sia la scelta giusta, se lui si prenderà cura di te, e tuo padre ti lascerà un po’ in pace allora direi che è meglio così” acconsentì lui.
“Lo pensi davvero?”
“Voglio che tu sia al sicuro. Isabel… so che picchiava tua madre, sai i domestici parlano. A casa di mio nonno c’è una signora che lavorava per voi un tempo. Quindi i miei mi hanno detto molte cose, perché le sanno.”  Disse titubante lui, sapeva che la madre aveva tentato il suicidio quando Isabel era piccola.
“Penso che molti sappiano che non sia una brava persona, ma nessuno si ribella, in azienda sanno anche di quando mi ha fatto del male, nessuno ha mai potuto fare nulla, hanno troppo paura.” Il suo tono era rassegnato ormai.
“Mi dispiace, per tutto quello che passi con lui. Mi dispiace, ho convinto io Yoongi a raggiungerti, non inizialmente, ma eravamo qui fuori e lui ti ha visto baciare Chung-hee e non voleva più entrare.”
“Tu l’hai convinto?” chiese lei.
“Si, era arrivato fin qui, non volevo che rimpiangesse per sempre un’occasione persa.”
“Sai sempre qual è la cosa giusta da fare Oppa.” Annuì lei con il capo.
“Ci siamo addolcite vedo?” ridacchiò Jin a disagio per il complimento.
“È la stanchezza che mi rende gentile” provò a scherzare anche lei.
“O la lontananza.” Disse lui tristemente.
“Si, molto probabilmente” annuì.

“Non posso fare nulla?” chiese lui titubante, sapeva che non poteva, ma forse lei aveva bisogno di qualcosa.  
“Si… qualcosa si.” Disse lei dopo averci pensato un attimo.
“Cosa?” chiese speranzoso.
“Accetta Dashimen, accetta che faccia parte delle vostre vite, includilo. Fidati di lui” disse lei tristemente.
“Aigo.. e io che pensavo di rimandartelo.” Scosse la testa lui.
“Sapete tutti che è collegato a me?” chiese lei incerta, immaginava che fosse stato Dashimen a dare l’indirizzo a Yoongi e che avesse svuotato il sacco su tutto.
“Mmh… no, i più piccoli lo sanno, e non avevano detto niente. Io l’ho beccato, ma l’ho raccontato solo a Namjoon, avevo bisogno di discutere con qualcuno d’intelligente”
“Quindi Hoseok e Yoongi no?” chiese lei confusa.
“No, ma dubito che ormai Yoongi non lo sospetti, Dashimen gli ha dato l’indirizzo.”
“Immaginavo è un impiccione, dovrebbe smetterla di intromettersi.” Disse lei con voce stanca, non aveva neanche la forza di essere arrabbiata.
“Yoongi pensa che ci sia qualcosa tra Hoseok e Dashimen.. tu ne sai qualcosa?” chiese, troppo curioso.  
“No, non mi ha mai detto la verità, pensa che mi ferirà. Sai vorrei tanto che Dashimen fosse felice con la persona che ama, e anche Yun-hee. Ma non riesco a sopportarlo, per quanto io voglia bene entrambi, la loro felicità mi porta solo sofferenza, e invidia nei loro riguardi. Perché io non posso fare nulla per avere la persona che amo” disse lei straziata dal dolore.
“Capisco…” sussurrò lui pensando che forse la decisione di Isabel di allontanarsi di tutto era l’unica soluzione possibile. Lui voleva solo che lei stesse bene, sapeva che non sarebbe mai stata felice nella sua prigione, ma poteva sperare che almeno non si lasciasse andare del tutto.
“Ti prenderai cura di tutti? So che lo fai già, e so che è chiederti tanto di prenderti cura anche di lui”  disse lei guardandolo speranzosa.
“Lo farò, quando mai mi sono tirato indietro?” chiese lui si avvicinò e l’abbracciò.
“Ti voglio bene oppa. Grazie per essere venuto” disse lei quasi in un sussurro, facendosi stringere.
“Ti voglio bene anche io, sorellina mia” sarebbe stata dura doverla lasciare veramente, ma aveva fatto bene ad andare da lei.
 
NOTTE
Era uscito di nascosto con Dashimen, entrambi stavano su un muretto a guardare il mare, in silenzio.
“Servirebbe una canna” disse Dashimen sovrappensiero per smorzare un po’ il momento.
“E poi come mi riaccompagni alla villa?” ridacchiò Yoongi.
“Ah… giusto ho la moto, divertito a guidarla?” chiese il ragazzo, sperava di averlo fatto stare meglio con quel gesto.  
“Mh.. direi che ha migliorato la mia giornata.” Disse sospirando.
“Ora che farai?” chiese con curiosità.
“Non lo so, mi sono ripreso la collana, sono andato di nuovo via.” Disse incerto, non sapeva bene cosa avrebbe fatto, quale sarebbe stata la prossima mossa.
“Pensavo che avresti fatto di più” disse Dashimen osservandolo perplesso.
“Non potevo Dash, era in uno stato…” non riusciva a spiegare come l’avesse trovata, distrutta era l’unica parola che aveva in mente.
“Tanto critico?” chiese Dashimen cercando di non tentennare con la voce, preoccupato per la ragazza, e pensando che forse avesse sbagliato a intromettersi.
“Si. Era l’unica scelta che io potessi fare, ti ho spiegato tutto” disse con voce lieve, aveva deciso di confidarsi con Dashimen, più che altro per informarlo. Era quasi certo che fossero amici, ma non osava chiedere, non aveva poi molta importanza il rapporto tra loro due, non erano affari suoi.
“Si, ma non capisco una cosa, perché sei qui con me a parlarne e no con i tuoi amici?” chiese lui confuso dal dover essere la sua spalla.
“Non lo so, non volevo fargli preoccupare, non sanno che sono andato da lei, non sanno nulla.” Disse Yoongi sospirando, aveva detto solo a Jin il tutto, e gli aveva fatto giurare di non dire niente a nessuno, era meglio tenere il segreto di Isabel solo per lui.  
“Non hai detto nulla a nessuno?” chiese stupito Dashimen, muovendosi leggermente sul muretto per prendere il pacchetto di sigarette.
“Solo a Jin, Penso che ora sia da lei. L’ho cercato ma Yuri mi ha detto che è uscito non sapeva dove. ” disse scuotendo le spalle, poi avvicinò la mano a Dashimen facendoli segno di dargli una sigaretta.
“Non dovresti fumare” disse dandoli lo stesso una cicca.
“Ogni tanto capita, non lo faccio spesso.” Sospirò lui prendendo la sigaretta, aveva bisogno di liberarsi del nervoso che portava dentro.
“Perché Jin è da lei?” chiese non capendo che cosa potesse andar a fare lì.
“Sa che è sola, voleva forse dargli supporto, non sono certo sia da lei” disse confuso Yoongi per poi accendersi la sigaretta e fare un profondo tiro.
“Strano tipo, come la fidanzata anche” disse Dashimen pensieroso.
“La fidanzata dici?” chiese Yoongi leggermente confuso, voltandosi a guardarlo incuriosito.
“Si, come quella di Tae anche quella è strana”
“Sai, lei di solito non parla con me, Yuri intendo. Oggi però non la finiva, mi stava tampinando. Mi ha chiesto di tenerle compagnia. Bah.” Disse stranito.
“Compagnia in che senso?” chiese Dashimen aggrottando la fronte.
“Penso per parlare, non credo ci fosse un altro senso. Anche se fosse, non mi andava proprio di parlare ed essere gentile con lei” scosse il capo Yoongi, pensando che fosse comunque strano il comportamento di quella ragazza.
“Direi che non è importante” sbuffò Dashimen.
“Si, penso che ora poco abbia importanza ormai.” Annuì Yoongi.
“Andrà meglio, starai meglio” provò a confortarlo Dashimen dandoli qualche pacca sulla spalla.
“Si, almeno devo far finta, per il bene di tutti. Comunque tu che fai ci segui in tour?” chiese guardandolo e aspettandosi una risposta affermativa.
“Si, verrò in tour”
“Buono quando avrò bisogno, verrò a dar fastidio a te” annuì Yoongi sforzandosi di ridere.
“E io ti accoglierò con una bottiglia di alcool, e forse anche una canna.” Annuì Dashimen mettendoli un braccio sulla spalla con far giocoso.
“Si, saremmo stati una coppia fantastica” ghignò Yoongi, provando a ridere di nuovo.
Non avrebbe mai smesso di lottare, quello che si era creato era solo un altro ostacolo da superare, con il tempo ce l’avrebbe fatta, per il momento era giusto provare a fare così.
Doveva provare andare avanti, e doveva far credere a lei che così stesse facendo.
 
Angolo dell’autrice:
Ah! Finalmente ho chiuso questa parte narrativa! Che liberazione, come se io avessi partorito due gemelli.
Sono estremamente distrutta. Quindi non dico nulla e vado a nascondermi sotto il piumone continuando a piangere come una pazza.
 
 
 
   
 
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