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Autore: holls    01/01/2023    2 recensioni
Festeggiare il capodanno a Times Square non è per Alan un'abitudine, ma spera che altre cose lo possano diventare presto.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Nathalan'
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L’abitudine di amarti

 

 

Mancavano pochi minuti allo scoccare della mezzanotte. Alan non ricordava di aver mai passato il capodanno in Times Square, e sicuramente non abbracciato a quello che ormai era il suo ragazzo a tutti gli effetti. Aveva salutato il 2000 con un macigno sul cuore – e anzi, a ripensarci, forse per tanto tempo non lo aveva salutato proprio –, ma in quel momento si apprestava a dire addio al 2001 con un sorriso da parte a parte. Lanciò un’occhiata verso Nathan, sepolto sotto cappotto, sciarpa e cappellino di lana, ma lo trovò con lo sguardo rivolto all’insù, verso quello schermo che segnava il conto alla rovescia e la palla colorata dello One Times Square che presto avrebbe completato la sua discesa, segnando così l’inizio del nuovo anno.

«Ci siamo quasi», commentò, ma l’altro gli rispose solo con un mugolio, troppo preso dallo spettacolo che presto si sarebbe aperto davanti ai suoi occhi. In effetti mancava solo un minuto alla mezzanotte. Strinse Nathan più forte a sé e fu solo in quel momento che lui ricambiò con un’occhiata, benché fugace. Riusciva a percepire tutta la sua eccitazione, e davvero sembrava il più emozionato tra i due, nonostante – ne era certo – avesse visto quello spettacolo più volte di lui.

Mancavano meno di quindici secondi all’arrivo del nuovo anno. Nathan cominciò a urlare il conto alla rovescia come tutte le altre persone che affollavano Times Square, e allora si unì anche lui, con un sentimento di gioia e condivisione di cui, ora lo percepiva, aveva sentito una forte nostalgia.

«Cinque!, quattro!, tre!, due!, uno!…»

La palla completò la sua discesa e l’anno 2002 entrò nelle loro vite, in un coro di voci eccitate, luci e vitalità, mentre coriandoli cadevano dal cielo e si posavano sulle loro facce.

I due non fecero in tempo a scambiarsi un’occhiata che l’attimo dopo avevano già accorciato le distanze con un bacio, intervallato e poi interrotto solo dalla felicità che accomunava entrambi. Ma non baciare Nathan non significava non potersi perdere nei suoi occhi verdi, o non poter essere grato per quel miracolo che la vita aveva deciso di concedergli. Lo guardò ancora e non poté fare a meno di sentirsi come quando avevano fatto l’amore la prima volta, così si sfilò la sciarpa e con quella circondò l’altro all’altezza del collo, tirandolo a lui.

«Che c’è, hai paura che scappi?», gli domandò Nathan, col sorriso sulle labbra e gli occhi che gli brillavano.

«Forse sì.»

«E perché?»

Alan si avvicinò a lui, consapevole che in tutta quella confusione forse non lo avrebbe sentito granché, ma sicuro che avrebbe capito.

«Perché ti amo.»

Il sorriso di Nathan si mitigò con una punta di imbarazzo, che si ingigantì a tal punto che non riuscì a dire niente. Forse per un attimo il suo respiro si era addirittura fermato, ma di certo era arrossito.

«E sappi anche», continuò Alan, «che continuerò a dirtelo finché non ci farai l’abitudine.»

Nathan si lasciò scappare una risata imbarazzata e abbassò gli occhi. «Dovrai impegnarti parecchio, allora.»

Alan cercò di nuovo il suo sguardo e gli lasciò un bacio a stampo, mentre non riusciva a fare a meno di sorridere. «Accetto la sfida. E buon anno!»

 

 

   
 
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